L’apertura di una Società a Responsabilità Limitata Semplificata (Srls) rappresenta per molti un’opportunità di avviare un’attività imprenditoriale con costi ridotti e procedure semplificate. Tuttavia, quando le difficoltà economiche portano alla crisi o al fallimento, gli amministratori si trovano di fronte a responsabilità e conseguenze spesso impreviste. Cosa accade in questi casi? Quali sono i rischi per chi ha gestito l’azienda? È possibile difendersi e limitare gli effetti negativi?
Negli ultimi anni, il quadro normativo è cambiato significativamente, con l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), che ha ridefinito le modalità di gestione della crisi aziendale. In questo contesto, l’amministratore di una Srls può trovarsi a dover rispondere non solo sul piano civilistico, ma anche penalmente, in base alle azioni compiute durante la gestione della società.
Se la società accumula debiti verso fornitori, banche o il Fisco e non riesce a farvi fronte, il rischio di procedure concorsuali aumenta. Un errore comune è pensare che la responsabilità sia sempre limitata al capitale sociale: esistono circostanze in cui l’amministratore può essere chiamato a rispondere personalmente.
Un altro elemento da considerare è la capacità dell’amministratore di dimostrare di aver operato con la dovuta diligenza. In un contesto economico sempre più complesso, la trasparenza nella gestione aziendale diventa essenziale per evitare sanzioni o responsabilità personali. La documentazione contabile, le decisioni del consiglio e l’adozione di misure tempestive per prevenire il dissesto sono fattori determinanti nell’eventuale valutazione di responsabilità da parte degli organi competenti.
Il fallimento di una Srls non implica automaticamente conseguenze per l’amministratore, ma alcune condotte possono portare a conseguenze gravi. Quando si configurano responsabilità personali? Come evitare il coinvolgimento diretto nei debiti della società? Quali strumenti di tutela esistono?
Una questione fondamentale riguarda il ruolo che l’amministratore ha svolto nel momento in cui la società ha iniziato a trovarsi in difficoltà. Se è stato dimostrato che ha tentato di sanare la situazione con strumenti leciti e conformi alla legge, sarà più semplice escludere responsabilità dirette. Non tutte le crisi aziendali si traducono in colpa dell’amministratore, ed è importante saper distinguere tra errori gestionali e condotte dolose.
L’analisi delle normative attuali e delle sentenze più recenti fornisce un quadro chiaro dei rischi e delle possibili difese per gli amministratori. Vediamo ora nel dettaglio quali sono le principali domande che un imprenditore dovrebbe porsi in caso di crisi aziendale e quali risposte fornisce la legge.
Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti di SRLS:
Se Fallisce una SRLS, Cosa Succede all’Amministratore? Spiegato nei Dettagli
La SRLS (Società a Responsabilità Limitata Semplificata) è un tipo di società con capitale ridotto e costi di costituzione più bassi rispetto a una SRL tradizionale. Tuttavia, quando una SRLS fallisce, l’amministratore può affrontare diverse conseguenze, a seconda di come ha gestito la società.
Ma l’amministratore di una SRLS rischia con il proprio patrimonio? Può subire sanzioni civili o penali?
In questa guida analizziamo nel dettaglio cosa succede all’amministratore di una SRLS in caso di fallimento, quali sono i rischi e come può difendersi.
📌 1. Il fallimento di una SRLS coinvolge il patrimonio personale dell’amministratore?
La SRLS, come la SRL tradizionale, ha responsabilità limitata, quindi i soci e l’amministratore non rispondono con il proprio patrimonio personale per i debiti della società. Tuttavia, esistono alcune eccezioni in cui l’amministratore può essere chiamato a rispondere personalmente.
✅ L’amministratore NON risponde con il proprio patrimonio se:
- Ha gestito correttamente la società, rispettando la legge.
- Ha tenuto una contabilità trasparente e regolare.
- Ha chiuso la società in tempo, evitando di accumulare debiti senza possibilità di pagarli.
❌ L’amministratore può essere chiamato a rispondere personalmente se:
- Ha continuato a operare pur sapendo che la società era insolvente.
- Ha sottratto beni aziendali o nascosto fondi per evitare di pagare i creditori.
- Ha commesso reati fallimentari come bancarotta fraudolenta.
📌 Se l’amministratore ha gestito la società con trasparenza e correttezza, non ha nulla da temere. Se invece ha compiuto azioni illecite, rischia sanzioni civili e penali.
📌 2. Quali sono le responsabilità civili dell’amministratore di una SRLS?
L’amministratore può essere ritenuto responsabile civilmente se il fallimento è dovuto a una sua cattiva gestione.
✅ L’amministratore può essere ritenuto responsabile se:
- Ha nascosto o distrutto documenti contabili per evitare controlli.
- Ha continuato l’attività senza possibilità di ripagare i debiti.
- Ha favorito alcuni creditori a discapito di altri.
- Ha sottratto beni aziendali o ha usato la SRLS per scopi personali.
👉 Conseguenze civili per l’amministratore:
- Il curatore fallimentare può chiedere il risarcimento per i danni causati dalla cattiva gestione.
- Se riconosciuto colpevole, l’amministratore può essere obbligato a pagare personalmente i creditori.
📌 Se la società viene gestita in modo trasparente, il fallimento non porta conseguenze personali all’amministratore.
📌 3. Quali sono le responsabilità penali dell’amministratore di una SRLS?
Se l’amministratore ha commesso illeciti nella gestione della società, può subire procedimenti penali.
✅ Principali reati fallimentari previsti dalla legge:
Reato | Descrizione | Pena prevista |
---|---|---|
Bancarotta fraudolenta | L’amministratore ha sottratto beni o falsificato documenti. | Fino a 10 anni di reclusione |
Bancarotta semplice | Ha gestito la società in modo negligente, causando il fallimento. | Fino a 2 anni di reclusione |
Preferenza di alcuni creditori | Ha pagato solo alcuni creditori, lasciando gli altri senza nulla. | Fino a 2 anni di reclusione |
Omessa dichiarazione di fallimento | Non ha richiesto il fallimento pur sapendo che la società era insolvente. | Fino a 3 anni di reclusione |
📌 Se l’amministratore ha rispettato la legge, non rischia nulla. Se invece ha commesso irregolarità, può subire conseguenze molto gravi.
📌 4. L’amministratore di una SRLS fallita può essere interdetto?
Sì, se viene riconosciuto colpevole di gravi violazioni, il tribunale può interdirlo dall’amministrare altre società.
✅ Possibili sanzioni accessorie per l’amministratore:
- Interdizione temporanea o permanente dall’amministrazione di aziende.
- Sanzioni economiche per danni ai creditori.
- Segnalazione nella Centrale Rischi, con difficoltà a ottenere finanziamenti bancari.
📌 Se l’amministratore ha gestito male il fallimento, potrebbe non poter più gestire altre imprese in futuro.
📌 5. Cosa può fare l’amministratore per difendersi?
Se la SRLS è in difficoltà, l’amministratore deve agire subito per evitare conseguenze personali.
✅ 1. Dichiarare tempestivamente la crisi
- Se la società non riesce a pagare i debiti, l’amministratore deve richiedere la procedura di sovraindebitamento o liquidazione controllata.
- Aspettare troppo a lungo può peggiorare la situazione e portare a sanzioni.
✅ 2. Evitare pagamenti preferenziali
- Non deve pagare alcuni creditori lasciandone altri senza nulla.
- Deve garantire la parità tra i creditori.
✅ 3. Tenere una contabilità chiara e corretta
- I bilanci devono essere veritieri e aggiornati.
- È importante documentare tutte le operazioni finanziarie per dimostrare la corretta gestione.
✅ 4. Nominare un avvocato esperto in diritto fallimentare
- Un legale può aiutare l’amministratore a evitare sanzioni civili e penali.
- Se il fallimento è già stato dichiarato, un avvocato può difendere l’amministratore da eventuali accuse di bancarotta.
📌 Se la società è in crisi, è fondamentale agire subito per evitare problemi legali e personali.
📌 6. Conclusione: Cosa rischia davvero l’amministratore di una SRLS fallita?
✅ Se ha gestito la società correttamente, non ha conseguenze personali.
✅ Se ha commesso irregolarità, può essere ritenuto responsabile e dover pagare di tasca propria.
✅ Se ha commesso reati fallimentari, rischia fino a 10 anni di carcere.
✅ Può essere interdetto dall’amministrazione di altre società.
📌 L’amministratore di una SRLS deve sempre agire con trasparenza e dichiarare la crisi aziendale prima che la situazione diventi irreversibile.
⚠️ Se la tua SRLS è in difficoltà, consulta subito un avvocato per evitare problemi legali e proteggerti da eventuali responsabilità personali!
L’amministratore risponde dei debiti della Srls?
Il principale vantaggio di una Srls è la responsabilità limitata al capitale sociale, che in teoria protegge il patrimonio personale dell’amministratore. Tuttavia, questa protezione può venire meno in presenza di specifiche circostanze, come la mala gestio, ovvero una gestione negligente o fraudolenta della società.
In base all’articolo 2476 del Codice Civile, l’amministratore è responsabile nei confronti della società, dei creditori e dei soci in caso di danni derivanti da comportamenti illeciti. Tra le principali cause che possono portare alla sua responsabilità personale vi sono:
- Gestione in perdita prolungata senza intervenire, aggravata dalla mancata adozione di misure correttive adeguate e dall’assenza di strategie di risanamento, che possono costituire una violazione dei doveri dell’amministratore, esponendolo a responsabilità personali e patrimoniali. La persistenza di bilanci negativi senza un’azione concreta per riequilibrare la situazione economica-finanziaria dell’azienda potrebbe essere interpretata come una gestione negligente o addirittura dolosa, con conseguenze potenzialmente rilevanti in ambito civile e penale.
- Omesso versamento di imposte e contributi, una delle principali cause di responsabilità per l’amministratore, soprattutto quando l’omissione si protrae nel tempo senza adottare misure correttive. Il mancato pagamento delle imposte dirette, IVA e contributi previdenziali può comportare non solo sanzioni amministrative, ma anche conseguenze penali, con il rischio di reati come l’omesso versamento IVA (art. 10-ter D.Lgs. 74/2000) o l’omesso versamento delle ritenute previdenziali (art. 2 D.Lgs. 74/2000). Inoltre, un amministratore che continui a operare nonostante l’accumulo di debiti fiscali potrebbe essere accusato di bancarotta fraudolenta, qualora il comportamento venga interpretato come una volontaria dissipazione di risorse a discapito dell’Erario. Difendersi in queste situazioni richiede un’attenta documentazione delle difficoltà finanziarie aziendali e la dimostrazione di eventuali tentativi di regolarizzazione attraverso piani di rientro o rateizzazioni con l’Agenzia delle Entrate e gli enti previdenziali.
- Utilizzo scorretto delle risorse aziendali, che si manifesta attraverso una gestione non prudente o addirittura opportunistica degli asset societari, può condurre a conseguenze particolarmente gravi per l’amministratore. Questo comportamento può includere l’impiego di beni aziendali per scopi personali, il trasferimento di fondi a società collegate senza giustificazione economica, o l’acquisto di beni e servizi non funzionali all’attività d’impresa. Inoltre, l’uso improprio di finanziamenti ottenuti dalla società, ad esempio attraverso operazioni prive di una logica aziendale solida o senza adeguata copertura finanziaria, può essere interpretato come un tentativo di sottrarre risorse alla società e ai suoi creditori. Le autorità possono considerare queste condotte come atti di mala gestio, che possono configurare responsabilità sia in ambito civile che penale. È quindi essenziale che l’amministratore mantenga un atteggiamento trasparente e documenti in modo accurato ogni decisione di spesa per dimostrare la legittimità delle proprie scelte, evitando così il rischio di contestazioni in sede fallimentare.
- Pagamenti preferenziali a danno di altri creditori, una pratica che può esporre l’amministratore a gravi conseguenze giuridiche e finanziarie. In una situazione di difficoltà economica, alcuni amministratori possono essere tentati di privilegiare determinati creditori rispetto ad altri, ad esempio pagando fornitori strategici, istituti bancari con cui intrattengono rapporti di fiducia o creditori personali, lasciando scoperti altri obblighi finanziari. Questo comportamento, se compiuto in modo sistematico e in violazione della par condicio creditorum, può essere considerato un atto di bancarotta preferenziale ai sensi dell’articolo 216 della Legge Fallimentare, con conseguenze penali che prevedono reclusioni da uno a cinque anni.
Inoltre, la giurisprudenza ha spesso sottolineato che, nel caso in cui il pagamento preferenziale sia stato effettuato in un contesto di dissesto aziendale già conclamato, l’amministratore potrebbe essere ritenuto responsabile per la distrazione di risorse in danno degli altri creditori. Se il curatore fallimentare individua operazioni di questo tipo, può proporre un’azione revocatoria fallimentare per recuperare le somme erogate in via preferenziale e redistribuirle equamente tra i creditori.
Per evitare contestazioni, è fondamentale che l’amministratore documenti sempre le motivazioni che hanno portato alla scelta di privilegiare determinati pagamenti, dimostrandone l’imprescindibile necessità per la continuità aziendale e l’assenza di un intento fraudolento. Una gestione attenta e trasparente delle risorse economiche può ridurre significativamente il rischio di contestazioni e di conseguenze legali gravi.
Se la società fallisce e viene dimostrato che l’amministratore ha agito con dolo o colpa grave, può essere chiamato a rispondere con il proprio patrimonio.
Quali sono le conseguenze per l’amministratore in caso di fallimento?
Il fallimento di una Srls può comportare diverse conseguenze per l’amministratore, sia dal punto di vista civile che penale. In particolare:
- Azione di responsabilità promossa dai creditori o dal curatore fallimentare per ottenere il risarcimento dei danni, che può derivare da una gestione negligente, fraudolenta o imprudente della società. Se l’amministratore ha omesso di adottare misure necessarie per evitare il dissesto finanziario, o ha effettuato operazioni in danno dei creditori, può essere chiamato a rispondere personalmente. L’azione di responsabilità può essere promossa dai creditori nel caso in cui dimostrino che il comportamento dell’amministratore abbia arrecato loro un pregiudizio economico. In alternativa, il curatore fallimentare, nell’ambito della procedura concorsuale, può agire per conto della società fallita al fine di recuperare somme indebitamente disperse. È fondamentale che l’amministratore sia in grado di dimostrare di aver operato nel rispetto della normativa e con la diligenza richiesta dal proprio ruolo. La documentazione contabile, i verbali delle assemblee e la tracciabilità delle operazioni finanziarie possono costituire elementi determinanti per la sua difesa in un’eventuale azione di responsabilità. Inoltre, la recente giurisprudenza ha chiarito che la responsabilità dell’amministratore può estendersi anche oltre il periodo di sua gestione qualora vengano accertate omissioni che abbiano contribuito alla crisi dell’impresa. Questo significa che anche ex amministratori possono essere coinvolti in azioni di responsabilità, rendendo ancora più importante la corretta gestione della documentazione aziendale e il rispetto delle normative vigenti.
- Interdizione dall’attività imprenditoriale per un periodo determinato, in caso di condotta scorretta, che può variare in durata a seconda della gravità delle violazioni commesse dall’amministratore. Questo provvedimento viene solitamente applicato nei casi in cui emergano irregolarità gestionali gravi, come la mancata tenuta della contabilità, la falsificazione di bilanci, o operazioni dannose per la società e i creditori. La misura interdittiva può essere disposta dal tribunale fallimentare o in sede penale nei confronti di amministratori che abbiano posto in essere comportamenti dolosi o gravemente colposi. Tra le cause più frequenti di interdizione vi sono la bancarotta fraudolenta, l’abuso di gestione societaria e la violazione degli obblighi di trasparenza contabile. L’amministratore colpito da interdizione non potrà assumere incarichi di gestione in altre imprese per tutta la durata della misura, compromettendo la sua possibilità di operare nel mondo degli affari. Inoltre, nei casi più gravi, l’interdizione può essere permanente, con effetti devastanti sulla carriera imprenditoriale del soggetto coinvolto. Per evitare questa sanzione, è fondamentale che l’amministratore adotti un comportamento prudente e conforme alla legge, documentando tutte le decisioni aziendali e garantendo la massima trasparenza nella gestione finanziaria della società.
- Sanzioni penali, se emergono reati come bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali o sottrazione di beni ai creditori. In questi casi, l’amministratore può subire non solo un procedimento giudiziario, ma anche misure cautelari, come il sequestro dei beni o l’interdizione temporanea da incarichi societari. La bancarotta fraudolenta, ad esempio, è un reato grave che può comportare una condanna alla reclusione da tre a dieci anni, a seconda delle circostanze aggravanti, come la sottrazione o la distrazione del patrimonio aziendale a danno dei creditori. Le false comunicazioni sociali, più comunemente note come falso in bilancio, possono derivare dall’alterazione dei dati contabili con lo scopo di nascondere le reali condizioni economiche della società. Questo reato può essere perseguito penalmente anche in assenza di danno concreto, con pene che variano in base alla gravità dell’alterazione e all’intento fraudolento dell’amministratore. Un altro rischio rilevante è rappresentato dalla sottrazione di beni ai creditori, pratica che può assumere forme diverse, come la vendita sottocosto di asset aziendali, il trasferimento occulto di denaro o l’uso improprio dei fondi aziendali per scopi personali. In questi casi, oltre alle sanzioni penali, l’amministratore potrebbe essere chiamato a risarcire i danni causati alla società e ai creditori attraverso un’azione di responsabilità civile. Per evitare tali conseguenze, è essenziale che l’amministratore operi con la massima trasparenza, rispettando i principi contabili e documentando accuratamente ogni operazione societaria, così da poter dimostrare la propria buona fede in caso di contestazioni legali. La normativa prevede che, in caso di bancarotta, l’amministratore possa essere perseguito penalmente, con pene che variano da tre a dieci anni di reclusione, a seconda della gravità dei fatti accertati.
Come può difendersi un amministratore in caso di fallimento della Srls?
Esistono diversi strumenti di difesa che possono ridurre il rischio di conseguenze personali per l’amministratore. La corretta gestione documentale e contabile è il primo passo fondamentale: dimostrare di aver agito in buona fede e di aver preso le decisioni migliori per la società è essenziale per evitare responsabilità.
La tenuta precisa e aggiornata della contabilità aziendale non solo consente di monitorare la situazione finanziaria in modo costante, ma rappresenta anche una prova concreta della diligenza dell’amministratore. La registrazione dettagliata delle operazioni aziendali, l’archiviazione di contratti, fatture e documenti di bilancio sono elementi essenziali per ricostruire la gestione della società in caso di controversie legali.
Un altro aspetto fondamentale è la trasparenza nella comunicazione con i soci e gli organi di controllo. Fornire informazioni tempestive e complete sulla situazione economica dell’impresa può aiutare a prevenire contestazioni, dimostrando che le decisioni prese erano basate su una valutazione accurata del contesto e non su intenti fraudolenti.
Infine, è consigliabile coinvolgere consulenti esperti, come commercialisti e legali specializzati, per ottenere un supporto strategico nella gestione della crisi aziendale. Una consulenza tempestiva può fare la differenza tra una risoluzione efficace delle difficoltà economiche e una responsabilità personale dell’amministratore.
In particolare:
- Dimostrare di aver informato i soci e adottato misure per evitare il dissesto, attraverso comunicazioni ufficiali, verbali di assemblea e piani di ristrutturazione chiari e documentati. È essenziale che l’amministratore fornisca aggiornamenti tempestivi sulla situazione finanziaria della società, coinvolgendo gli altri soci nelle decisioni strategiche e cercando di adottare soluzioni che possano arginare la crisi prima che diventi irreversibile. Le misure preventive possono includere il ricorso a strumenti di allerta precoce, come previsto dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, la rinegoziazione dei debiti con i creditori e la ricerca di nuove fonti di finanziamento. Inoltre, la predisposizione di piani industriali realistici e sostenibili può dimostrare la volontà dell’amministratore di garantire la continuità aziendale. Se l’amministratore riesce a dimostrare di aver esplorato ogni possibile soluzione per evitare il fallimento, avrà maggiori possibilità di difendersi da eventuali azioni di responsabilità promosse dai creditori o dal curatore fallimentare. Il principio cardine è agire con diligenza, trasparenza e tempestività, elementi che possono fare la differenza nel determinare l’eventuale responsabilità personale dell’amministratore in caso di dissesto.
- Evitare distrazioni di capitale o pagamenti non giustificati, poiché tali operazioni possono costituire una grave violazione dei doveri fiduciari dell’amministratore. Le distrazioni di capitale si verificano quando le risorse finanziarie della società vengono utilizzate per fini non aziendali, come pagamenti personali, spostamenti di fondi a società collegate senza giustificato motivo, o operazioni che non portano alcun beneficio alla società stessa. Questo tipo di condotta può essere interpretato come un atto di mala gestio, con conseguenze civili e penali per l’amministratore. Un altro aspetto da considerare riguarda i pagamenti non giustificati, che possono includere la concessione di compensi eccessivi, l’erogazione di prestiti infruttiferi a soggetti terzi, o il pagamento di fatture fittizie a società di comodo. In questi casi, le autorità giudiziarie potrebbero ravvisare il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, con pene particolarmente severe, che possono arrivare fino a dieci anni di reclusione. Per evitare tali problematiche, è fondamentale che ogni transazione sia adeguatamente documentata e giustificata da un effettivo interesse aziendale. Inoltre, l’amministratore dovrebbe sempre assicurarsi che tutte le operazioni siano coerenti con il principio di correttezza gestionale e conformi agli obblighi di trasparenza contabile. Il rispetto di tali precauzioni può costituire una difesa efficace in caso di contestazioni o azioni legali promosse dai creditori o dal curatore fallimentare..
- Rispettare gli obblighi fiscali e contributivi, anche in situazioni di crisi. Un altro strumento di tutela è rappresentato dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, che prevede la possibilità per l’imprenditore di accedere a procedure di ristrutturazione del debito prima che la situazione diventi irreparabile. Questo codice introduce diversi strumenti per prevenire il dissesto finanziario e agevolare una gestione responsabile della crisi d’impresa. Tra le misure più rilevanti vi è la composizione negoziata della crisi, che consente all’imprenditore di avviare un percorso di risanamento con l’aiuto di un esperto indipendente, cercando un accordo con i creditori senza dover ricorrere immediatamente a procedure concorsuali. Inoltre, il codice stabilisce obblighi precisi per gli amministratori, imponendo l’adozione di strumenti di allerta e controllo interno, che consentono di individuare tempestivamente segnali di difficoltà economica. L’imprenditore può accedere a diverse forme di risoluzione della crisi, tra cui accordi di ristrutturazione del debito, il piano attestato di risanamento e il concordato preventivo, strumenti pensati per consentire alle aziende di riorganizzarsi e proseguire l’attività senza arrivare alla liquidazione giudiziale. L’importanza di questi strumenti risiede nella loro capacità di offrire soluzioni alternative al fallimento, riducendo le responsabilità per l’amministratore che dimostri di aver agito in modo proattivo per salvaguardare l’impresa e i suoi creditori. Affidarsi a professionisti specializzati nella gestione della crisi aziendale diventa quindi essenziale per valutare la strategia più efficace da adottare in base alla situazione specifica dell’azienda
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Affrontare un fallimento societario senza una strategia adeguata può avere conseguenze devastanti, sia sul piano economico che legale. Comprendere i rischi, adottare misure preventive e affidarsi a professionisti esperti è essenziale per tutelarsi e affrontare al meglio la crisi aziendale. Un amministratore ben informato e supportato da specialisti del settore può non solo ridurre i danni derivanti dal fallimento, ma anche intraprendere percorsi di risanamento o soluzioni alternative per mitigare l’impatto delle difficoltà finanziarie.
L’Avvocato Monardo rappresenta un punto di riferimento per chi si trova ad affrontare situazioni di crisi aziendale, fornendo assistenza specifica per la gestione del fallimento di una Srls. Con una consolidata rete di avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nel diritto bancario e tributario, garantisce supporto in tutte le fasi del procedimento, dalla prevenzione della crisi alla gestione delle responsabilità dell’amministratore. L’esperienza e la competenza nel settore permettono di individuare le migliori strategie per proteggere il patrimonio personale dell’amministratore e limitare le conseguenze legali del fallimento.
Inoltre, è Gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi), offrendo così soluzioni concrete per chi si trova in una situazione di grave indebitamento personale a seguito del fallimento della società.
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