Hai ricevuto cartelle di pagamento da Equitalia (oggi Agenzia delle Entrate Riscossione) ma non hai beni intestati, né un reddito stabile? Ti chiedi cosa può fare davvero il Fisco se sei nullatenente e non riesci a pagare?
Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in sovraindebitamento e tutela del patrimonio – ti spiega cosa rischi se non paghi Equitalia, quali sono i limiti per chi è nullatenente, e quali soluzioni legali puoi attivare per uscire dal debito in modo sicuro.
Cosa succede se non pago le cartelle Equitalia?
Se non paghi, l’Agenzia delle Entrate Riscossione può avviare azioni come fermi amministrativi, ipoteche, pignoramenti di beni, conti o stipendi. Ma se sei davvero nullatenente – cioè non hai immobili, conti, né redditi ufficiali aggredibili – queste azioni risultano spesso inefficaci.
Il debito resta per sempre?
No. I debiti fiscali non sono eterni. Esiste la prescrizione, che varia in base al tipo di imposta (generalmente tra 5 e 10 anni). Ma attenzione: ogni notifica o atto interruttivo può far ripartire i termini. Per questo è fondamentale verificare ogni cartella, anche se datata.
Possono pignorare il mio stipendio o la pensione?
Solo se superano i minimi previsti dalla legge. Se hai una pensione o uno stipendio basso, al di sotto delle soglie di impignorabilità, non possono toccarlo. Lo stesso vale per la prima casa se non è di lusso e non hai altri immobili.
Essere nullatenente mi protegge per sempre?
Non del tutto. Se in futuro acquisti un immobile, apri un conto con somme importanti, o inizi un lavoro regolare, i debiti possono essere riscossi. Per questo è importante affrontare il problema, anche se oggi sei senza beni.
Esiste una soluzione per uscire definitivamente dal debito?
Sì: si chiama esdebitazione. È prevista dal Codice della Crisi e può essere richiesta da chi non ha patrimonio, né prospettive di rientro. In alternativa, puoi accedere a un piano del consumatore o alla liquidazione controllata, per definire la tua posizione con un pagamento minimo o simbolico.
Hai ricevuto cartelle esattoriali ma sei nullatenente?
Richiedi una consulenza riservata con l’Avvocato Monardo: analizzeremo insieme la tua posizione con l’Agente della Riscossione e costruiremo una strategia per bloccare le azioni esecutive, verificare la prescrizione dei debiti e, se ne hai diritto, ottenere la cancellazione definitiva di quanto devi.
1. Introduzione: Equitalia, Agenzia Entrate-Riscossione e debitori nullatenenti
Nel linguaggio comune ancora oggi si sente dire “non pago Equitalia, tanto sono nullatenente”. Con Equitalia si fa riferimento all’ente pubblico incaricato della riscossione coattiva dei tributi fino al 2017, ora sostituito dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER). Prima di addentrarci nelle conseguenze legali per un debitore nullatenente, è importante chiarire il contesto istituzionale e normativo:
- Equitalia S.p.A. era la società pubblica incaricata della riscossione dei tributi a livello nazionale (esclusa la regione Sicilia) fino al 30 giugno 2017.
- Dal 1° luglio 2017 Equitalia è stata soppressa e le sue funzioni sono passate all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, ente pubblico economico sotto la vigilanza del MEF. L’AdER è subentrata a titolo universale in tutti i rapporti attivi e passivi di Equitalia, garantendo continuità operativa (stessi sportelli, stesso personale trasferito, ma nuovo logo e inquadramento pubblico).
Questa evoluzione ha comportato alcune modifiche procedurali (ad esempio, l’eliminazione dal 2022 dell’aggio di riscossione a carico del contribuente) ma, di fondo, le attività e i poteri dell’agente della riscossione sono rimasti simili. L’AdER, come prima Equitalia, può emettere cartelle di pagamento, notificare intimazioni, disporre fermi amministrativi, ipoteche e pignoramenti secondo le norme del D.P.R. 602/1973 e del codice di procedura civile.
All’interno di questo sistema di riscossione, il debitore nullatenente occupa una posizione peculiare: è colui che, in termini semplici, “non ha nulla” su cui i creditori possano rivalersi. Più precisamente, si definisce nullatenente quel soggetto che non possiede beni pignorabili (né immobili, né mobili registrati, né conti con disponibilità significative) e non percepisce redditi ufficialmente aggredibili (stipendi, pensioni o altri redditi superiori alle soglie di legge). In pratica, anche se vi è un debito verso il Fisco, mancano le basi patrimoniali e reddituali per dar corso all’esecuzione forzata.
Perché questa guida?
Essere nullatenenti “sulla carta” fa sì che nel breve termine il debitore “non rischi nulla” in termini di esecuzione forzata – non avendo beni intestati, non potrà subire pignoramenti immediati. Questa situazione spesso induce l’idea (sbagliata) di essere al riparo da ogni conseguenza. Tuttavia, come vedremo, il debito fiscale non scompare per il solo fatto di non possedere nulla: l’Agenzia Entrate-Riscossione mantiene il credito iscritto a ruolo e può agire in vari modi, anche indiretti o futuri, per tutelarlo. Inoltre, lo status di nullatenente può mutare nel tempo (basti pensare al caso di chi trovi un lavoro, erediti un bene o riceva somme di denaro): in tali circostanze, l’AdER sarà pronta a intervenire.
Questa guida si propone di analizzare in modo organico e aggiornato (a maggio 2025) tutte le implicazioni giuridiche del mancato pagamento di cartelle esattoriali da parte di debitori nullatenenti, distinguendo tra persone fisiche e persone giuridiche. Verranno affrontati tutti i tipi di debito verso il Fisco e gli enti pubblici (tributi statali come IRPEF e IVA, tributi locali come IMU, sanzioni amministrative come le multe stradali, contributi previdenziali, ecc.), evidenziando le differenze in termini di prescrizione, trattamenti e poteri esecutivi.
Saranno illustrati i poteri che la legge attribuisce all’agente della riscossione per “mettere pressione” anche al nullatenente, ad esempio tramite misure cautelari come l’iscrizione di ipoteche sugli immobili (anche se non si può procedere alla vendita forzata della prima casa in certi casi) o il fermo amministrativo sui veicoli (anche per debiti modesti, data l’assenza di una soglia legale). Si esamineranno anche le possibili strategie alternative: l’attesa di tempi migliori, le periodiche definizioni agevolate dei debiti (rottamazioni e stralci), fino alle procedure di esdebitazione per chi è realmente incapiente.
Importante: Non pagare i propri debiti fiscali non comporta sanzioni penali di per sé, salvo specifiche ipotesi di reato tributario (ad esempio il mancato versamento di IVA o ritenute oltre soglie di punibilità) di cui parleremo. In generale, però, non esiste in Italia il carcere per debiti tributari non pagati, e l’ordinamento tutela un minimo vitale di reddito impignorabile per garantire la sopravvivenza del debitore. Ciò non significa che il debitore nullatenente possa ignorare indefinitamente le richieste del Fisco: se il credito erariale non viene soddisfatto, resterà pendente per anni (finché non interviene la prescrizione o un provvedimento di annullamento) e il debitore potrebbe trovarsi limitato in molte attività economiche e finanziarie.
Nei prossimi capitoli partiremo dall’evoluzione normativa di Equitalia/AdER, poi definiremo con precisione lo status di nullatenente e analizzeremo, separatamente per persone fisiche e giuridiche, cosa succede se non pago una cartella esattoriale e non ho nulla da perdere. Forniremo infine una serie di esempi concreti e risposte ai quesiti frequenti su questo tema.
2. Evoluzione da Equitalia ad Agenzia Entrate-Riscossione: quadro normativo
Per contestualizzare il problema, è utile ripercorrere sinteticamente l’evoluzione normativa che ha portato dall’Equitalia all’attuale Agenzia delle Entrate-Riscossione, evidenziando le differenze operative più significative, soprattutto in relazione ai poteri verso i debitori insolventi.
Equitalia S.p.A. è stata, fino al 2017, la società (partecipata dall’Agenzia delle Entrate e dall’INPS) incaricata della riscossione coattiva su tutto il territorio nazionale ad eccezione della Sicilia. I poteri di Equitalia derivavano principalmente dal D.P.R. 29 settembre 1973 n.602 (disciplina della riscossione delle imposte dirette) e dalle norme successive che le hanno attribuito il ruolo di concessionario della riscossione. Equitalia notificava le cartelle di pagamento (il famoso “ruolo” o “cartella esattoriale”) e, in caso di mancato pagamento entro 60 giorni, poteva attivare le procedure esecutive o cautelari previste: pignoramenti, fermi, ipoteche, ecc.
A partire dal 2010 vi sono state varie misure legislative per rendere più “umana” la riscossione ed evitare eccessi: ad esempio, sono state introdotte soglie minime per alcune azioni (Equitalia stessa, con direttive interne, evitava i fermi auto sotto una certa soglia di debito) e tutele per il debitore in buona fede (come il divieto di ipoteca e pignoramento sulla prima casa in determinate condizioni, introdotto nel 2013 – il cosiddetto Decreto del Fare). Inoltre, sono stati ampliati i piani di rateizzazione concedibili (fino a 72 rate ordinarie, estensibili a 120 rate in casi di grave difficoltà). Queste misure hanno segnato un cambiamento di approccio: dalla riscossione “spietata” a una riscossione più graduale e attenta a bilanciare il diritto del Fisco con la condizione del contribuente.
La svolta principale è avvenuta nel 2016 con il DL 22 ottobre 2016 n.193 (conv. in L. 225/2016), che ha disposto la soppressione di Equitalia e il passaggio delle sue funzioni all’Agenzia delle Entrate. Dal 1° luglio 2017, infatti, è operativo il nuovo ente Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER), qualificato dalla legge come ente pubblico economico. Ciò significa che non è più una società per azioni di diritto privato, ma un ente inserito nella struttura pubblica (sotto l’indirizzo e controllo del Ministero dell’Economia). L’AdER agisce quale agente della riscossione unico a livello nazionale, succedendo a Equitalia in tutti i rapporti giuridici e processuali. In Sicilia, per specificità statutarie, opera separatamente Riscossione Sicilia S.p.A., ma con funzioni analoghe.
Dal punto di vista pratico, per i contribuenti debitori poco è cambiato nella sostanza: la cartella esattoriale ha mantenuto la sua struttura di titolo esecutivo, i termini di pagamento (60 giorni) e le modalità di notifica; le procedure esecutive attivabili dall’AdER sono le stesse previste dalla normativa previgente. Tuttavia, ci sono alcune novità degne di nota introdotte negli ultimi anni che è opportuno menzionare, in quanto fanno parte del quadro normativo attuale in cui si inserisce il tema del nullatenente:
- Integrazione banche dati: l’AdER, essendo parte dell’Agenzia delle Entrate, ha un accesso ancora più rapido e completo alle banche dati fiscali e patrimoniali dei contribuenti (anagrafe tributaria, catasto, PRA per i veicoli, anagrafe dei rapporti finanziari, ecc.). Già dal 2015, le norme (art. 3 del DL 3/2015) consentono all’agente della riscossione di accedere a tutte le informazioni patrimoniali per individuare beni da pignorare. Ciò significa che l’AdER può monitorare costantemente la situazione del debitore: se un nullatenente dovesse improvvisamente risultare titolare di un conto con saldo attivo, di un’auto o di un immobile, l’Agente può venirne a conoscenza e attivarsi di conseguenza (nei limiti delle procedure previste).
- Eliminazione dell’aggio di riscossione: fino al 2021, sulle somme iscritte a ruolo Equitalia (prima) e AdER (poi) applicavano un aggio a carico del debitore (una percentuale, di norma 6-8%, sulle somme riscosse, a titolo di remunerazione del servizio di riscossione). La Legge di Bilancio 2022 ha abolito l’aggio a partire dai carichi affidati dal 1/1/2022: non troveremo più voci aggiuntive percentuali nelle cartelle di pagamento emesse oggi. Permangono solo gli oneri di notifica e pochi altri costi fissi, mentre il finanziamento dell’AdER avviene tramite trasferimenti statali. Per il debitore, ciò significa che il debito iscritto a ruolo non subisce più l’aumento dell’aggio in caso di pagamento tardivo (restano naturalmente interessi di mora e sanzioni).
- Norme “salva-contribuente”: sono state prorogate e ampliate le tutele per i beni essenziali. Ad esempio, il divieto di pignorare l’abitazione principale del debitore introdotto dal DL 69/2013 (se sono rispettate certe condizioni, vedi sez. 7.1) è oggi parte integrante del sistema. Inoltre, restano impignorabili (o parzialmente pignorabili) per legge vari beni indispensabili: strumenti di lavoro, l’ultimo stipendio accreditato in banca (entro certi limiti), i sussidi di assistenza, ecc. Queste norme proteggono il nullatenente quel tanto che basta a non compromettere la sua sopravvivenza dignitosa, ma come vedremo non impediscono al Fisco di apporre vincoli (come ipoteche o fermi) su eventuali beni futuri.
- Definizioni agevolate recenti (“Rottamazioni” e “Stralci”): negli ultimi anni il legislatore è intervenuto spesso per agevolare la posizione dei debitori, specialmente quelli in difficoltà, attraverso condoni parziali o rateizzazioni di favore. Per citare gli interventi più rilevanti aggiornati a maggio 2025: la “Rottamazione-quater” (prevista dalla L. 197/2022) ha consentito ai debitori di estinguere i carichi 2000-2022 senza sanzioni né interessi di mora, pagando solo l’imposta e un interesse ridotto del 2%; contestualmente è stato disposto lo “Stralcio” automatico dei debiti residui fino a 1.000 € relativi al 2000-2015. Molti piccoli debiti di soggetti nullatenenti sono stati dunque cancellati d’ufficio entro il 31 marzo 2023. In seguito, il Decreto “Milleproroghe 2023/2024” ha ulteriormente prorogato alcune scadenze di pagamento per la rottamazione-quater e riaperto i termini per chi era decaduto, prevedendo ad esempio la possibilità di riammissione entro il 30 aprile 2025 per chi non avesse pagato le rate 2024. Queste misure, pur temporanee, fanno parte del quadro: un nullatenente con debiti fiscali spesso spera in un condono o saldo e stralcio legislativo, possibilità tutt’altro che teorica visto il susseguirsi di tali provvedimenti negli ultimi anni.
In sintesi, la transizione da Equitalia ad AdER non ha eliminato il problema del debitore insolvente, ma ha rafforzato la capacità dell’Amministrazione di individuarne eventuali risorse nascoste o future. D’altro canto, il legislatore ha bilanciato introducendo paletti alle esecuzioni più invasive (pignoramento immobiliare della prima casa) e offrendo occasionali vie d’uscita collettive (rottamazioni e condoni). L’AdER oggi opera in un contesto normativo più flessibile: ha strumenti potenti di indagine e intervento, ma deve rispettare determinate soglie e procedure di garanzia a tutela del contribuente.
Nei prossimi capitoli, con questo scenario in mente, analizzeremo cosa accade concretamente a persone fisiche nullatenenti e imprese nullatenenti che non pagano i propri debiti esattoriali. Scopriremo che “non rischiare nulla” è vero solo in parte e solo temporaneamente: il quadro delle conseguenze è articolato e merita un esame approfondito.
3. Il debitore nullatenente: definizione e implicazioni legali
Chiariamo ora con precisione il concetto di nullatenente, essenziale per capire quali siano i margini di manovra del Fisco. In ambito fiscale e giuridico, il termine indica un soggetto privo di patrimonio aggredibile. Ciò comprende due aspetti:
- Assenza di beni mobili o immobili intestati – Il nullatenente non risulta proprietario di immobili, terreni, automobili, motocicli o altri beni registrati di valore. Neppure quote societarie o altri cespiti patrimoniali figurano formalmente a suo nome.
- Assenza di redditi ufficiali pignorabili – Il nullatenente non gode di uno stipendio, di una pensione superiore al minimo vitale, o di entrate regolari tracciabili. Può darsi che sia disoccupato, oppure che svolga lavori irregolari “in nero” o che viva a carico di familiari. In ogni caso, non percepisce redditi dimostrabili sui quali i creditori possano effettuare un prelievo forzoso (come la classica trattenuta di un quinto sullo stipendio).
È importante notare che la qualifica di nullatenente è fattuale, non formale: non esiste una certificazione ufficiale di “nullatenenza” rilasciata da un ente. È una condizione che emerge dall’insieme delle informazioni patrimoniali disponibili: un soggetto che risulti, all’anagrafe tributaria e alle altre banche dati, privo di proprietà e di redditi, verrà di fatto trattato come nullatenente.
Va precisato altresì che rientra nella condizione di nullatenenza anche chi possiede esclusivamente beni non pignorabili o redditi non aggredibili. Ad esempio, se Tizio ha come unico bene la sua abitazione principale, e questa ricade nei requisiti di impignorabilità fiscale (unico immobile, casa non di lusso, residenza anagrafica), ai fini del Fisco egli è assimilabile a un nullatenente relativamente a quella proprietà (il Fisco potrà al massimo iscrivere ipoteca ma non potrà espropriarla). Oppure pensiamo a Caio, il quale percepisce solo una pensione sociale di importo molto basso: tale pensione è integralmente impignorabile (fino a 1,5 volte l’assegno sociale, v. sez. 4.1), dunque Caio è nullatenente sotto il profilo esecutivo poiché il suo unico reddito è tutelato.
In pratica, nullatenente è colui che agli occhi dei creditori risulta “invisibile” o “insolvente di fatto”. Può trattarsi di persone in reale difficoltà economica (disoccupati, senza fissa dimora, piccoli imprenditori che hanno perso tutto), ma anche di soggetti che apparentemente non possiedono nulla perché intestano i propri averi a terzi o li occultano (casi non rari, che però configurano illeciti). Nel prosieguo, ci occuperemo principalmente del nullatenente “genuino”, ossia di chi davvero non ha disponibilità, ma faremo cenno anche alle conseguenze per chi volontariamente si spoglia dei beni per sfuggire ai creditori.
Implicazioni legali della nullatenenza: dal punto di vista del diritto civile ed esecutivo, essere nullatenenti significa che un eventuale tentativo di pignoramento da parte di un creditore risulterà infruttuoso. Un ufficiale giudiziario che si recasse presso la residenza del debitore per pignorare beni mobili troverebbe magari arredi di scarso valore o di proprietà altrui; un accesso alle banche dati immobiliari e mobiliari darebbe esito negativo (nessun immobile, nessun veicolo intestato); un ordine di pignoramento presso terzi (su conti correnti, datori di lavoro, enti pensionistici) non avrebbe efficacia perché non ci sono conti con saldo attivo né rapporti di lavoro dichiarati. In gergo si direbbe che l’esecuzione non può “aggredire” il patrimonio del debitore perché questo patrimonio manca o è giuridicamente inesistente.
Va però sottolineato che lo status di nullatenente non estingue l’obbligazione. Il debito permane integro e dovuto. Semplicemente, allo stato attuale, quel debito è inesigibile (nel senso pratico di impossibile da riscuotere forzosamente). L’Agenzia delle Entrate-Riscossione classificherà il credito come di difficile riscossione e potrà periodicamente monitorare se la situazione del debitore cambia. Ma finché il debitore resta nullatenente, non subirà conseguenze esecutive immediate: non potendo pignorare nulla, l’AdER si limiterà magari a notificare solleciti di pagamento o provvedimenti cautelari “dormienti” (come un’ipoteca iscritta in assenza di beni, o un fermo su un veicolo che il debitore ancora non ha ma potrebbe acquistare in futuro).
In altre parole, essere nullatenente protegge dal punto di vista dell’esecuzione forzata: nemo ad impossibilia tenetur, dicevano i latini – nessuno può essere costretto a fare l’impossibile, e pagare i debiti senza avere denaro o beni è impossibile. La legge e i giudici ne tengono conto: non a caso non esiste più in Italia la carcerazione per debiti civili, e i principi costituzionali (es. art. 2 e 3 Cost.) impongono di non privare il cittadino dei mezzi minimi per vivere.
Tuttavia, come anticipato, la nullatenenza è spesso uno stato transitorio o relativo. Pochissime persone riescono a vivere davvero al di fuori di ogni circuito patrimoniale per sempre. Molti nullatenenti cronici sono in realtà persone che utilizzano beni intestati ad altri (auto, case, conti correnti di familiari, ecc.), esponendosi peraltro a rischi legali, come il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte (art. 11 D.Lgs. 74/2000), ipotizzabile quando un contribuente con grosso debito fiscale aliena o intesta a terzi i propri beni per evitare la riscossione. Ad esempio, vendere un immobile o cedere un’azienda per sottrarla ai creditori fiscali può portare a una denuncia penale se il debito erariale supera una certa soglia (circa 50.000 €, come indicato dalla giurisprudenza). Quindi attenzione: dichiararsi nullatenenti dopo aver occultato attivamente i propri beni non è affatto lecito e anzi può aggravare la situazione.
Riassumendo, il debitore nullatenente in sé non subisce nell’immediato espropriazioni, ma resta esposto a una serie di conseguenze indirette:
- Interessi e sanzioni in crescita: il debito non pagato genera interessi di mora e mantiene le sanzioni amministrative applicate, che si accumulano finché non si paga o finché un condono non li annulla.
- Limitazioni patrimoniali potenziali: l’AdER può iscrivere ipoteca su future proprietà o disporre fermi appena emergesse la disponibilità di un veicolo, può notificare atti di pignoramento “in bianco” (ad esempio verso conti correnti, che rimangono inefficaci finché non vi affluisce del denaro).
- Impossibilità di accedere a crediti o rimborsi statali: se il nullatenente vantasse un credito verso la Pubblica Amministrazione (ad es. un rimborso fiscale), questo potrebbe essere bloccato grazie al meccanismo della compensazione e segnalazione per debiti > 5.000 € (art. 48-bis DPR 602/1973). In pratica, il nullatenente non beneficerebbe di eventuali crediti perché verrebbero intercettati dal Fisco.
- Problemi nei rapporti economici privati: avere cartelle esattoriali non pagate comporta l’iscrizione a ruolo; pur non esistendo un albo pubblico dei debitori, i protesti e altre segnalazioni creditizie possono rendere il soggetto non affidabile per il sistema bancario. Ottenere finanziamenti diventa arduo se risultano debiti fiscali pendenti significativi.
- Prescrizione o decadenza come unica “via di uscita” naturale: il nullatenente di solito può sperare che, trascorso il termine di prescrizione del debito senza che l’AdER sia riuscita a incassare o a rinnovare le notifiche, il debito si estingua. Tuttavia, l’agente della riscossione tende a evitare la prescrizione, inviando atti interruttivi (intimazioni di pagamento, nuove cartelle, ecc.). Ecco perché molti debiti di nullatenenti rimangono pendenti per decenni, in uno stato di limbo: non vengono pagati ma nemmeno si prescrivono perché periodicamente un atto li “rianima”.
Nei prossimi capitoli vedremo in concreto come tutto ciò si declina per le persone fisiche (ad esempio un individuo disoccupato con debiti IRPEF, multe, ecc.) e per le persone giuridiche (una società senza più asset che lascia debiti erariali insoluti). Sarà utile comprendere le differenze: ad esempio, una persona fisica nullatenente può sottrarsi ai pagamenti confidando nella propria incapienza, mentre per una società nullatenente entrano in gioco altre normative (fallimento, responsabilità dei soci/amministratori, ecc.).
Prima, però, anticipiamo un concetto chiave: non pagare Equitalia/AdER da nullatenenti non comporta pene aggiuntive o reati, di per sé. Lo confermano fonti divulgative: “se non paghi Equitalia e sei nullatenente, non rischi nulla… non ci sono conseguenze sanzionatorie per chi è in questa situazione”. Questa affermazione, letta così, è vera solo in termini di sanzioni esecutive immediate – nessuno può portar via beni che non hai. Ma, come chiarito, non significa che il problema sia risolto: il debito resta e con esso le possibili azioni future. Il nullatenente dorme sonni più tranquilli del debitore con patrimonio, ma con una spada di Damocle sul capo: il giorno in cui avrà qualcosa, quel qualcosa potrà essere aggredito per i vecchi debiti (fatti salvi i limiti di legge).
Passiamo ora ad analizzare separatamente le persone fisiche e le persone giuridiche nullatenenti di fronte al mancato pagamento delle cartelle esattoriali.
4. Persone fisiche nullatenenti: conseguenze del mancato pagamento
In questa sezione ci focalizziamo sulle persone fisiche (il cittadino contribuente, il titolare di partita IVA persona fisica, l’ex imprenditore individuale, ecc.) che non pagano le somme richieste dall’Agenzia Entrate-Riscossione e si trovano in condizione di nullatenenza. È una situazione abbastanza comune: si pensi al caso di un contribuente che, a seguito di controlli fiscali o di multe non pagate, accumuli cartelle esattoriali, ma che nel frattempo abbia perso il lavoro, non possegga una casa di proprietà né altri beni. Oppure al piccolo imprenditore fallito che ha debiti IVA e IRPEF ma ha chiuso l’attività cedendo (o perdendo) ogni asset.
Vediamo cosa succede passo dopo passo e quali strumenti ha in mano l’AdER.
4.1 Azioni esecutive e cautelari possibili su un nullatenente persona fisica
Per iniziare, passiamo in rassegna le principali azioni di riscossione coattiva previste dalla legge, valutando caso per caso come si applicano (o non si applicano) se il debitore è nullatenente:
- Pignoramento mobiliare (beni mobili presso il debitore): L’ufficiale giudiziario, su incarico dell’AdER, può recarsi all’indirizzo del debitore e tentare il pignoramento di beni presenti (mobili, elettrodomestici, oggetti di valore). Nullatenente: in genere, se il debitore non possiede beni di valore oppure se quelli che ha sono essenziali (le norme escludono dal pignoramento, ad esempio, letto, tavoli, armadi, utensili di casa, ecc.), questo tipo di azione risulta infruttuosa. È raro che l’Agenzia tenti un pignoramento mobiliare in casa di un nullatenente assoluto, proprio perché sa di non trovare nulla di utile – sarebbe solo una spesa inutile. In pratica, quindi, il nullatenente non subisce pignoramenti di mobili; al più, in casi eccezionali, potrebbero pignorare un televisore, un computer o altri beni non indispensabili se di un certo valore, ma se il soggetto è in indigenza è molto difficile che si proceda.
- Pignoramento presso terzi – conti correnti: AdER può notificare alla banca un atto di pignoramento delle somme depositate sul conto corrente del debitore, bloccando l’importo disponibile fino a concorrenza del debito. Nullatenente: tipicamente, il nullatenente non ha conti correnti attivi con saldo positivo. Magari può avere un conto base con pochi euro o un conto cointestato con familiari (caso più complesso), ma se non c’è liquidità depositata il pignoramento non raccoglie nulla. Va detto che oggi l’AdER prima di pignorare un conto verifica tramite l’Anagrafe dei rapporti finanziari se quel conto esiste e se presenta movimenti; se vede saldo zero o pochi spiccioli, potrebbe anche non procedere. Qualora proceda e non vi siano fondi, il pignoramento si chiude con esito negativo – l’atto resta sulla carta ma la banca comunicherà l’assenza di disponibilità. Attenzione che qui c’è una sfumatura: se il nullatenente riceve accrediti futuri su quel conto (es. un bonifico, un pagamento), e il pignoramento è attivo, anche entro i 90 giorni successivi alla notifica, la banca potrebbe dover congelare tali somme per girarle al Fisco. Dunque avere un atto di pignoramento sul conto può creare problemi qualora arrivi improvvisamente del denaro (ad esempio, un aiuto da un parente, una vincita, ecc.).
- Pignoramento dello stipendio o della pensione: se il debitore ha un datore di lavoro o un ente pensionistico erogante, l’AdER può inviare loro un atto di pignoramento “presso terzi” per ottenere la trattenuta di una quota mensile (solitamente 1/10, 1/7 o 1/5 a seconda dell’importo dello stipendio, comunque max 20% dello stipendio netto per i debiti fiscali). Nullatenente: colui che non ha un lavoro regolare né pensione, non potrà subire questa forma di pignoramento. Non c’è un “terzo” a cui notificare nulla perché manca proprio il rapporto di lavoro. Dunque nessuna trattenuta verrà effettuata. Caso diverso: se il nullatenente percepisce un sussidio o reddito di cittadinanza (o assegno di inclusione, dal 2024) – queste forme di assistenza non sono pignorabili in quanto assistenziali. Se invece percepisse una pensione minima, essa è pignorabile solo per l’eventuale parte eccedente il minimo vitale (nel 2025 circa €1.077 mensili sono impignorabili): quindi se uno prende una pensione di €800, non gliela toccano; se ne prende €1.200, gli possono pignorare solo la parte sopra €1.077, cioè poco più di €120 al mese, e comunque nel limite del quinto. In sostanza, per importi modesti di stipendio/pensione il nullatenente è al riparo. Nel nostro caso, assumiamo proprio che non ci sia alcun reddito ufficiale: nessun pignoramento è possibile.
- Fermo amministrativo di autoveicoli: questa è un’azione cautelare, non espropriativa, con cui l’AdER iscrive un fermo sul veicolo di proprietà del debitore al PRA, impedendone la circolazione e la vendita finché il debito non è saldato. Serve a “costringere” il debitore a pagare, privandolo dell’uso dell’auto. Nullatenente: se la persona non ha alcun veicolo intestato, l’AdER non potrà iscrivere alcun fermo (non c’è il bersaglio su cui apporre il vincolo). Quindi in quel momento nessuna conseguenza. Va segnalato però che se il nullatenente acquista in futuro un veicolo, anche usato, e il debito è ancora pendente, il fermo potrebbe scattare. Non esiste più dal 2018 una soglia di debito minimo fissata per legge per il fermo amministrativo: teoricamente, anche un debito di poche centinaia di euro potrebbe dar luogo a fermo (Equitalia aveva un limite interno di €800 sotto il quale evitava di procedere, ma l’AdER non è tenuta a rispettarlo e la Cassazione ha confermato la legittimità del fermo indipendentemente dall’importo). In pratica comunque, l’AdER oggi invia un preavviso di fermo dando 30 giorni di tempo al contribuente per pagare prima di iscriverlo. Quindi un nullatenente potrebbe un domani ricevere questo preavviso se risultasse intestatario di un’auto. Se non paga, il fermo verrebbe iscritto e l’auto non potrebbe circolare (pena sanzioni e sequestro). Segnaliamo infine che il fermo su un veicolo strumentale unico per il lavoro può essere contestato: ad esempio, una Commissione Tributaria ha ritenuto illegittimo il fermo sull’unica auto necessaria al debitore per recarsi al lavoro, equiparandola a bene strumentale essenziale. Similmente, la legge esenta dalle ganasce le auto adibite al trasporto disabili. Sono però eccezioni: il default è che l’AdER può bloccare l’auto di un debitore, e se questi è nullatenente senza auto, semplicemente attenderà la comparsa di un veicolo.
- Iscrizione di ipoteca su immobili: l’AdER può iscrivere ipoteca su beni immobili del debitore a garanzia del credito. Questa è un’azione cautelare: l’ipoteca non comporta l’immediata perdita della casa, ma è un vincolo che prepara eventualmente l’espropriazione. Nullatenente: per definizione, se il soggetto non ha immobili, non può essere iscritta ipoteca ora. Tuttavia, se in futuro dovesse entrare in possesso di un immobile (ad esempio per eredità), l’AdER potrebbe procedere. Il legislatore ha posto una soglia: l’ipoteca fiscale può essere iscritta solo per debiti complessivi sopra €20.000. Quindi, se un nullatenente ha un debito di €5.000, anche se ereditasse una casa domani, l’AdER non potrebbe ipotecarla (dovrebbe prima cumulare almeno 20k di debiti eventualmente). Viceversa, se il debito è di €30.000 e il soggetto acquisisce un immobile, l’Agenzia invierà un preavviso di ipoteca e, trascorsi 30 giorni senza pagamento, iscriverà ipoteca sull’immobile. Nota bene: La legge (DL 69/2013) vieta all’AdER di espropriare la prima casa del debitore a certe condizioni (unico immobile, non di lusso, residenza); ma non vieta di ipotecarla. Ciò significa che un nullatenente che dovesse avere un domani la sola casa di abitazione, se ha debiti >€20.000, se la vedrà ipotecata; non potrà però subire l’asta forzata di quella casa salvo eccezioni (vedi più avanti). L’ipoteca in sé non priva del godimento dell’immobile, ma lo vincola (non si potrà venderlo liberamente senza prima pagare il debito o trovare accordi, e resta il rischio di esproprio se cambiano le condizioni).
- Pignoramento immobiliare (espropriazione della casa): è l’atto più drastico, in cui l’AdER, dopo aver iscritto ipoteca e atteso almeno 30 giorni, avvia l’esecuzione forzata sull’immobile, con esito potenziale di vendita all’asta. Nullatenente: se non possiede immobili, ovviamente la questione non si pone. Se in futuro ne possedesse, qui le condizioni sono stringenti per legge: la prima casa abitazione principale, unico immobile non di lusso, non è pignorabile dall’Agente della riscossione. Se invece il debitore possiede più immobili, oppure un immobile che non è prima casa (es. una seconda casa, un terreno, un fabbricato commerciale), l’AdER può pignorare solo se il debito supera €120.000 e previa iscrizione di ipoteca da almeno 6 mesi. Quindi un nullatenente che ereditasse un terreno o un garage e avesse debiti elevati potrebbe, in teoria, subire un pignoramento di quel bene. Ma non prima che il debito superi la soglia e che siano state fatte le procedure propedeutiche (cartella, intimazioni, ipoteca). Per un nullatenente puro presente, questa è una minaccia latente più che attuale.
Riassumendo la situazione nell’immediato: una persona fisica nullatenente che non paga le cartelle non subisce prelievi né perdite patrimoniali immediate, perché non c’è nulla su cui rivalersi. In termini semplici, il Fisco “non può cavare sangue dalle rape” – se al soggetto non intestato nulla, nessuna esecuzione è praticabile.
Di converso, l’AdER attiverà le azioni cautelari possibili per mettere pressione e tutelarsi: se c’è anche un solo bene (es. un’auto vecchia, o magari scoprono che il debitore ha una piccola quota di un terreno ereditario), quell’unico bene verrà con probabilità colpito (fermo sull’auto, ipoteca sulla quota di terreno, ecc.). Se davvero non c’è niente, l’Agente formalmente può iscrivere comunque il debitore al ruolo e notificargli un’intimazione di pagamento periodica (un sollecito che intima il pagamento entro 5 giorni, atto che serve anche a interrompere la prescrizione).
Il nullatenente potrebbe quindi trovarsi a ricevere comunicazioni ricorrenti dall’AdER: ad esempio, trascorsi 6 mesi o 1 anno dal primo mancato pagamento, l’AdER invia una “intimazione ad adempiere” per ricordare il debito; se passano altri anni, magari un nuovo sollecito o una lettera di “comunicazione di persistenza del debito”. In alcuni casi inviano raccomandate semplici per debiti sotto 1.000 € (dando 120 giorni prima di procedere, come da normativa vigente), ma per un nullatenente non cambierà l’esito.
Da notare che il nullatenente non rischia sanzioni penali per il solo fatto di non pagare. La morosità tributaria (a differenza dell’evasione) non è reato. Esiste semmai il rovescio: pagare con assegni scoperti o commettere frodi per non pagare sarebbero reati, ma qui parliamo di inerzia. Unica eccezione, come si vedrà al §4.6, sono i casi in cui il mancato pagamento riguarda tributi “sensibili” come IVA o ritenute e supera certe soglie: lì scatta un reato specifico, ma dipende dal quantum e dal tipo di tributo, non dallo stato di nullatenente in sé.
4.2 Effetti immediati: interessi, sanzioni e comunicazioni in assenza di beni
Anche se il nullatenente di fatto non viene spossessato di nulla (non possedendo beni), il mancato pagamento di cartelle esattoriali produce comunque alcuni effetti giuridici ed economici immediati di cui bisogna essere consapevoli:
- Maturazione di interessi di mora: dal giorno successivo ai 60 giorni dalla notifica della cartella, iniziano a decorrere gli interessi moratori sulle somme dovute. Il tasso di interesse di mora è stabilito annualmente con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, sulla base del rendimento medio dei titoli di Stato aumentato di 1 punto. Negli ultimi anni questo tasso si è mantenuto relativamente contenuto (es. intorno al 2,68% annuo per alcuni periodi recenti, benché vada rivisto con l’aumento generale dei tassi). In ogni caso, il debito del nullatenente cresce col passare del tempo a causa degli interessi. Se ad esempio aveva €10.000 da pagare, dopo qualche anno potrebbe ritrovarsi con €11.000 o più iscritti a ruolo. Questa crescita non è esorbitante (gli interessi fiscali non sono usurari, ed anzi talvolta sono stati inferiori al tasso legale in certi periodi), però pesa. A ciò si aggiunge che rimangono dovute le sanzioni amministrative tributarie originarie (tipicamente il 30% per omesso versamento, ridotto se paghi entro certi termini ma al nullatenente ciò non giova perché non paga affatto). Le sanzioni non aumentano nel tempo (sono importi fissi una tantum) ma restano lì. Dunque il quadro economico è: il nullatenente vede il proprio debito lievitare moderatamente anno dopo anno.
- Iscrizione a ruolo e conseguente preclusione di compensazioni: dal momento in cui una somma viene iscritta a ruolo (e notificata con cartella), il contribuente non può più compensarla con crediti fiscali successivi. Ad esempio, se un nullatenente l’anno seguente matura un credito IRPEF da dichiarazione, l’Agenzia potrebbe trattenere quel credito per compensare il debito a ruolo. In genere, se vi sono debiti iscritti, l’AdER segnala all’Agenzia delle Entrate di bloccare eventuali rimborsi dovuti al contribuente. Ciò significa che un nullatenente non beneficerà di eventuali crediti futuri verso il Fisco: se un anno avesse un conguaglio IRPEF a credito, difficilmente vedrà quei soldi, perché verranno portati a riduzione del debito in sospeso (senza bisogno del suo consenso).
- Comunicazioni e solleciti da parte dell’AdER: non avendo ottenuto il pagamento, l’Agenzia periodicamente ricorderà al debitore la situazione. La prima comunicazione tipica è l’avviso di intimazione: trascorsi 6 mesi dalla cartella non pagata, l’AdER invia una “intimazione di pagamento” ex art. 50 DPR 602/73, che dà al debitore altri 5 giorni per pagare prima di avviare esecuzioni. In caso di nullatenente, quell’intimazione scadrà senza effetti pratici (non c’è nulla da pignorare, come sappiamo). L’Agente potrebbe allora effettuare un nuovo tentativo esecutivo blando – ad esempio, pignorare il conto (trovandolo vuoto) o notificare un preavviso di fermo se c’è un veicolo (spesso i nullatenenti non hanno neppure auto, comunque). Dopodiché, se nulla accade, passa del tempo. Ogni tot anni (spesso 2 o 3) l’AdER può inviare un sollecito cumulativo con l’elenco delle cartelle ancora aperte. Specialmente in occasione di nuovi provvedimenti di definizione agevolata, l’Agenzia invia lettere per informare il debitore che potrebbe aderire per sanare i debiti (ad esempio nel 2023 molti debitori hanno ricevuto comunicazioni sulle possibilità di rottamazione-quater). Il nullatenente si vedrà recapitare queste missive, che hanno un valore più che altro informativo e di pressione psicologica. Finché rimane nullatenente, può anche ignorarle senza subire conseguenze ulteriori (a parte l’aggiornamento dello stato del debito).
- Registro dei debiti e possibile segnalazione creditizia: pur non esistendo un registro pubblico delle cartelle esattoriali non pagate consultabile liberamente, di fatto un debito verso l’AdER può emergere in diversi contesti. Ad esempio, se il nullatenente chiede un finanziamento a una banca, questa potrebbe richiedere al cliente una dichiarazione di essere in regola con i versamenti fiscali (soprattutto per importi rilevanti o mutui); inoltre, se c’è un’ipoteca iscritta o un fermo su un veicolo, queste informazioni sono pubbliche nei registri immobiliari e PRA, e segnalano che la persona ha pendenze. Di per sé, l’iscrizione a ruolo non comporta un’informativa al CRIF (la centrale rischi finanziari, che è per i crediti privati), ma nel caso di procedure concorsuali o di importi elevati l’Agenzia può iscrivere privilegio e trascriverlo, rendendolo noto. Insomma, chi non paga le cartelle e vuole mantenere un profilo basso finanziariamente, di solito evita di cercare credito, perché queste situazioni vengono a galla.
In sintesi, nell’immediato il nullatenente prova un’apparente sensazione di “impunità” – nessuno gli porta via nulla – ma il debito resta come un macigno. Anzi, cresce con gli interessi, e l’Agenzia lo ricorderà di tanto in tanto con atti formali. Non c’è un termine breve entro cui tutto decade: solo la prescrizione può porre fine alla vicenda, ma come vedremo, essa è spesso interrotta da questi stessi atti e dunque si allontana nel tempo.
Va anche detto che il nullatenente non è obbligato a dichiarare la propria nullatenenza all’AdER: non esiste alcun modulo per “segnalare” di non avere nulla, né avrebbe senso farlo (anzi, suonerebbe come una provocazione). Semplicemente, l’inerzia dei pagamenti e gli esiti negativi delle ricerche di beni parlano da soli. L’AdER a un certo punto può classificare quel credito come temporaneamente inesigibile. Ma attenzione: non è affatto cancellato, rimane pendente finché… o il debitore paga, o interviene un condono, o il Fisco perde per prescrizione.
Un segnale tangibile per il nullatenente è che, dopo vari tentativi infruttuosi, l’AdER sospende le azioni esecutive attive e mette il debito “a riposo”: tecnicamente, lo inserisce tra i crediti inesigibili da controllare in futuro. Può perfino darsi che, dopo 5 anni senza segni di miglioramento, l’Agente della riscossione restituisca il carico all’ente creditore (Agenzia Entrate, Comune, ecc.) come inesigibile. Questo non significa che il debitore è libero dal debito, significa solo che l’AdER attesta di non essere riuscita a recuperare. L’ente creditore potrebbe a quel punto, volendo, affidarsi ad altri metodi (ad es. ingiunzioni autonome del Comune nel caso di tributi locali). Queste sono questioni procedurali interne, che il nullatenente spesso nemmeno percepisce. In sostanza, finché la prescrizione legale non matura, il debito fiscale è come un vulcano dormiente: non erutta perché manca il combustibile (i beni del debitore), ma resta caldo sotto la cenere, pronto a risvegliarsi se alimentato (da future disponibilità).
4.3 Possibili azioni future se il debitore acquisisce beni o redditi
Come più volte sottolineato, lo scenario cambia se e quando il debitore nullatenente esce dalla nullatenenza totale o parziale, ovvero se acquisisce dei beni o inizia a percepire redditi ufficiali. Analizziamo le situazioni più comuni e come l’AdER reagisce:
- Inizio di un lavoro dipendente o assimilato: il caso tipico è il nullatenente disoccupato che trova un lavoro regolare (o si mette in pensione con un importo decente). Appena tale informazione emerge (e l’AdER può venirne a conoscenza in vari modi: tramite l’INPS per i contributi, tramite comunicazioni fiscali periodiche, ecc.), è probabile che l’Agenzia attivi un pignoramento presso terzi sul datore di lavoro o ente pensionistico. In base all’art. 72-ter DPR 602/73, l’atto di pignoramento dello stipendio può essere emesso direttamente dall’Agente della riscossione senza passare dal tribunale, e notificato al datore/INPS. La quota pignorabile è di norma 1/10 dello stipendio se questo non supera 2.500 € mensili, 1/7 se tra 2.500 e 5.000 €, 1/5 oltre 5.000 € (sono scaglioni previsti dalla legge). E comunque, come detto, deve lasciare intatto il minimo vitale per le pensioni (per gli stipendi normalmente uno stipendio molto basso – es. part-time da 600 € – di fatto non viene toccato perché 1/10 sarebbe 60 €, ma se porta la persona sotto la soglia minima vitale, c’è di solito un limite implicito; tuttavia per prudenza consideriamo che qualche decina di euro potrebbero prenderla). Dunque, appena il nullatenente trova un impiego, il Fisco si presenta in busta paga. Questo scenario può essere drammatico per il contribuente, che magari dopo anni di difficoltà trova un lavoro ma si vede decurtare lo stipendio per vecchi debiti. È però la norma giuridica: i debiti pendenti “seguono” il debitore e colpiscono la sua capacità contributiva non appena si manifesta. Molti nullatenenti cronici cercano di ovviare a ciò continuando a lavorare in nero o a farsi pagare in modo informale, proprio per evitare la falcidia del quinto.
- Apertura di una partita IVA e redditi da lavoro autonomo: se il debitore avvia un’attività (es. diventa libero professionista o imprenditore individuale) e inizia a fatturare, l’AdER può agire in modo simile: può notificare un pignoramento presso terzi ai suoi clienti (ad esempio, se sa che Tizio nullatenente ora è un artigiano e fattura a Caio Srl, l’AdER potrebbe intimare a Caio Srl di pagare direttamente il Fisco anziché Tizio, per le somme dovute a Tizio). Questo strumento è meno automatico e richiede che l’Agenzia individui i crediti commerciali, ma è possibile. Inoltre, i redditi da lavoro autonomo quando confluiscono su un conto corrente, possono essere pignorati come saldo (non c’è la protezione del quinto come per i salari – prima che arrivino in banca, i compensi professionali possono essere presi per intero se vengono intercettati presso il debitore). Quindi in pratica un nullatenente che formalizza la propria attività economica perde la protezione dell’invisibilità e diventa attaccabile su più fronti: incassi, beni strumentali (potrebbero pignorare ad es. un furgone acquistato per l’attività, se intestato a lui), crediti futuri.
- Acquisto o eredità di un immobile: se il nullatenente entra in possesso di una casa, terreno o altro immobile, come detto scatta la possibilità per AdER di iscrivere ipoteca (in presenza di debiti >20.000 €). L’ipoteca viene iscritta anche se magari quell’immobile è protetto dal divieto di esproprio (es. prima casa non di lusso): il Fisco la iscrive a tutela, anche se non potrà procedere all’asta immediatamente. L’effetto per il debitore è che non potrà vendere serenamente l’immobile, perché l’ipoteca iscritta dall’Agente impone che per cancellarla si paghi il debito. Ciò vincola il patrimonio. Inoltre, se l’immobile non è prima casa o se il debitore possiede più immobili, come visto, con debiti >120.000 € l’AdER potrebbe dopo qualche tempo anche avviare il pignoramento immobiliare. In pratica, il nullatenente che domani diventasse proprietario di un bene di pregio vedrà riattivarsi in pieno le procedure esecutive fino alla vendita forzata, a meno che la natura del bene e della sua situazione (prima casa unica) non lo mettano al riparo dall’asta. Ma anche in tal caso rimarrebbe ipotecato.
- Acquisto di un’auto o altro veicolo: come già accennato, l’intestazione di un’auto comporterà tipicamente, se c’è un debito a ruolo non prescritto, la notifica di un preavviso di fermo amministrativo e poi del fermo sul veicolo. L’AdER periodicamente fa controlli incrociati tra l’archivio dei debitori e il Pubblico Registro Automobilistico: quando individua un match (debitore X risulta proprietario del veicolo targato Y), verifica l’importo del debito e se opportuno procede al fermo. Non c’è un termine fisso, ma si può presumere che entro qualche mese dall’acquisto l’azione venga intrapresa. Ciò significa che il nullatenente, se vuole mantenere la possibilità di usare un’auto, spesso evita di intestarla a sé (molti ricorrono a intestazioni familiari o società di comodo, con tutti i rischi del caso). Se invece la intesta a sé, deve mettere in conto di non poter usare legalmente il mezzo finché non risolve i debiti (oppure di dover ricorrere a un ricorso giudiziario sostenendo, ad esempio, che è bene strumentale necessario per il suo lavoro – difesa non garantita).
- Disponibilità liquide e depositi bancari: qualora un nullatenente riceva una somma di denaro significativa – per esempio, una vincita, una donazione, un TFR arretrato – e la versi su un conto a lui intestato, esiste un’alta probabilità che l’AdER lo scopra e proceda con un pignoramento del conto per prelevare quella liquidità a copertura (totale o parziale) del debito. L’Agente ha accesso all’Anagrafe dei conti e può vedere saldi e movimenti. Può anche succedere che la banca stessa, se vede un cliente con carichi pendenti noti (ad es. se c’era stato un pignoramento infruttuoso pregresso su quel conto), avvisi informalmente l’AdER quando il conto si “riempie” – non è prassi codificata, ma l’Agenzia può reiterare un ordine di pignoramento in qualsiasi momento. Quindi è rischioso per un nullatenente intestare a sé dei risparmi: di fatto, finché ha debiti aperti, non può accumulare denaro su conti nominativi senza il concreto timore di vederselo sottratto. Questo spiega perché molti debitori cronici cercano di tenere il denaro contante fuori dal sistema bancario (con tutte le scomodità e rischi che ciò comporta).
- Ricezione di crediti da enti pubblici: particolare attenzione meritano i casi in cui un nullatenente dovrebbe ricevere un pagamento da un ente pubblico (diverso da rimborsi fiscali di cui già si è detto). C’è infatti il meccanismo di blocco dei pagamenti della PA sopra 5.000 €: se un debitore ha un credito verso la Pubblica Amministrazione (ad esempio, ha venduto un servizio a un Comune, o deve ricevere un risarcimento da un Ministero) superiore a 5.000 €, l’ente pubblico deve consultare il Fisco e, se risultano debiti a ruolo sopra quella soglia, sospendere il pagamento e segnalare l’importo all’AdER (art. 48-bis DPR 602/1973). L’AdER può quindi pignorare quelle somme direttamente. Dunque il nullatenente che magari vince una causa contro un ente statale per 10.000 €, ma ha un debito col Fisco di 8.000 €, scoprirà che non vedrà quei soldi: verranno dirottati per pagare il debito fiscale.
In generale, la posizione del nullatenente è quindi reversibile: appena il soggetto affiora nel sistema economico ufficiale, i suoi debiti riemergono con efficacia. L’AdER, possiamo dire, “ha buona memoria” e non dimentica chi le deve dei soldi: monitora e approfitta di qualsiasi occasione. Questo meccanismo può sembrare spietato, ma risponde alla logica per cui tutti i contribuenti devono pagare il dovuto non appena ne hanno la capacità. Il rovescio della medaglia è che a volte si creano situazioni dove chi ha svoltato pagina (ad es. trova un lavoro stabile dopo anni) viene subito gravato da decurtazioni per debiti passati, rischiando di ricadere in difficoltà. Proprio per evitare di “punire” eccessivamente chi torna in bonis, il legislatore ha concesso strumenti come la rateizzazione e la definizione agevolata (rottamazione) dei debiti: un nullatenente che ad un certo punto ha un reddito può rivolgersi all’AdER per rateizzare il debito residuo (fino a 72 rate standard, o 120 rate in casi di grave e comprovata difficoltà). Con una rateazione attiva, l’Agenzia in genere sospende le azioni esecutive: quindi, ad esempio, concordando una rata sostenibile, il neodinamitore di reddito può evitare il pignoramento del quinto e pagare in forma più gestibile (si veda §4.5 per dettagli sulla rateazione).
Inoltre, grazie alle misure di “tregua fiscale”, chi torna ad avere reddito può cogliere l’opportunità di sanare i debiti a costi ridotti se c’è una rottamazione in corso. Molti debitori nullatenenti hanno sfruttato ad esempio la Rottamazione-ter o quater quando hanno avuto liquidità, per chiudere posizioni pagando solo il capitale senza sanzioni. Certo, bisogna avere almeno il capitale: ma a volte un piccolo capitale (es. un familiare aiuta) può estinguere un grosso debito condonato degli accessori.
4.4 Prescrizione dei debiti tributari e cancellazione nel tempo
Un aspetto cruciale è: per quanto tempo il Fisco può rimanere alle calcagna del nullatenente? I debiti fiscali e le cartelle esattoriali non pagate hanno un termine di prescrizione, decorso il quale non sono più legalmente esigibili. La prescrizione però varia a seconda della natura del debito e, come accennato, può essere interrotta da atti notificati. Analizziamo la situazione:
- Prescrizione ordinaria decennale vs quinquennale: Su quale termine si prescrive una cartella esattoriale? La questione è stata a lungo dibattuta. Oggi possiamo sintetizzare così: la Cassazione a Sezioni Unite (sent. n.23397/2016) ha stabilito che “il termine prescrizionale dipende dalla natura del credito azionato”. Tradotto: ogni tributo o entrata ha il suo termine proprio (spesso quinquennale) salvo che non vi sia già un titolo definitivo. Se la cartella deriva, ad esempio, da un accertamento divenuto definitivo (non impugnato) o da una sentenza passata in giudicato, allora si applica il termine lungo decennale; altrimenti si applica il termine breve previsto per quel tipo di tributo. In pratica, per la maggior parte dei crediti di natura tributaria o contributiva, la prescrizione è di 5 anni, salvo eccezioni. Fanno eccezione i tributi erariali come IRPEF, IVA, IRES, che secondo orientamento recente avrebbero 10 anni perché considerati basati su accertamenti definitivi o su norme ad hoc. I tributi locali, le sanzioni e i contributi previdenziali sono invece cinque anni per esplicita previsione di legge o costante giurisprudenza. Ad esempio: IRPEF e IVA: 10 anni; IMU, TARI: 5 anni; Contravvenzioni del Codice della Strada: 5 anni; Contributi INPS: 5 anni. Nella tabella al §6.5 forniremo un riepilogo completo dei termini di prescrizione per ciascun tipo di debito.
- Decorrenza del termine: il termine di prescrizione per le cartelle esattoriali inizia a decorrere, in genere, dallo scadere dei 60 giorni dalla notifica della cartella stessa. Quindi, se ho ricevuto una cartella il 1° febbraio 2020, il termine inizia dal 2 aprile 2020 (60 gg dopo). Da lì in poi, bisogna vedere quanti anni servono a prescrivere quel credito (5 o 10). Se nessun atto interruttivo viene notificato entro quel periodo, il debito non è più esigibile trascorso il termine. Ad esempio: cartella per multa stradale (5 anni) notificata il 1/2/2020 → se entro il 2/4/2025 l’AdER non ha notificato né un sollecito né altro, il 3/4/2025 il debito è prescritto e il contribuente potrebbe opporsi a qualsiasi pagamento successivo.
- Interruzione della prescrizione: ogni atto notificato al debitore che contenga una richiesta o costituisca un atto di esecuzione (un’intimazione, un preavviso di fermo, un pignoramento, ecc.) interrompe la prescrizione, facendo ripartire da capo il conteggio del termine. Questo è il motivo per cui i debiti difficilmente “muoiono” spontaneamente: l’AdER provvede a interromperli con cadenza regolare. Anche una semplice raccomandata di sollecito può valere come interruttiva (su questo vi è dibattito: per alcuni atti come la comunicazione bonaria l’efficacia interruttiva è dubbia, ma l’AdER solitamente invia atti formalmente ineccepibili per interrompere, come l’intimazione di pagamento ex art.50 DPR 602/73).
- Decadenza vs prescrizione: da non confondere è la decadenza, che riguarda il termine entro cui l’ente originario (Agenzia Entrate, Comune, INPS, ecc.) deve notificare la cartella dal momento in cui il tributo era dovuto o l’accertamento è definitivo. La decadenza opera prima dell’iscrizione a ruolo. Ad esempio l’Agenzia Entrate ha (salvo casi particolari) fino al 31 dicembre del secondo anno successivo a quello in cui l’accertamento è definitivo per affidare il carico all’AdER. Se perde quel treno, la cartella è nulla. Ma se la cartella è stata validamente notificata, poi subentra il tema prescrizione. In questo contesto, per un nullatenente, conta di più la prescrizione perché spesso la cartella è già stata emessa.
- Prescrizione e nullatenenti: i debitori nullatenenti spesso sperano nella prescrizione, facendo passare il tempo senza pagare. Una strategia passiva può essere proprio “fare melina” e confidare che l’Amministrazione si dimentichi di inviare atti. Ci sono casi in cui ciò è accaduto: Equitalia/AdER con mole di crediti enorme a volte dimentica di seguire puntualmente tutte le posizioni, e alcuni debiti vanno in prescrizione senza azioni. Il nullatenente, in sede di eventuale ripresa di riscossione (ad esempio se dopo 8 anni gli notificano un sollecito), può far valere la prescrizione presentando ricorso al giudice competente (giudice tributario per tributi, giudice ordinario per multe e contributi) e far annullare l’atto per intervenuta prescrizione. Ma attenzione: sta al debitore eccepire la prescrizione, non avviene in automatico. Se il nullatenente, ignorando tutto, paga comunque una cartella ormai prescritta, non ha diritto al rimborso di quanto pagato (perché ha pagato volontariamente un debito che non era più esigibile, ma legalmente il pagamento lo chiude senza restituzioni).
- Atti nulli o vizi di notifica: a volte i nullatenenti contestano le cartelle o le intimazioni sostenendo di non averle mai ricevute (magari perché senza fissa dimora, o perché la notifica è stata fatta a indirizzo errato). Se un atto fondamentale (la cartella stessa) non è stato notificato regolarmente, si può far valere anche a distanza di anni e ottenere l’annullamento del debito. Tuttavia, questo esula un po’ dalla condizione di nullatenenza: sono questioni procedurali che qualunque debitore può sollevare. Il nullatenente può aver trascurato di impugnare a suo tempo perché non aveva avvocati o risorse, ma in extremis potrebbe ancora giocarsi la carta dell’eccezione di notifica nulla, se provabile.
- Cancellazione del debito per legge: infine, c’è la possibilità che arrivi Pantalone (lo Stato) e cancelli direttamente alcuni debiti. Come accennato, la L. 197/2022 ha disposto lo stralcio automatico dei debiti fino 1.000 € affidati dal 2000 al 2015. In passato, un provvedimento analogo nel 2019 aveva stralciato quelli fino 1.000 € del periodo 2000-2010. Insomma, capita che lo Stato sani i “crediti inesigibili” piccoli e vecchi per pulire i bilanci. Il nullatenente spesso rientra in questi target, perché i suoi debiti sono inesigibili per definizione. Non è però garantito: lo stralcio 2023 escludeva, ad esempio, multe e alcune entrate locali a discrezione dell’ente (molti comuni infatti hanno deciso di non aderire allo stralcio, incassando loro stessi qualcosa). In ogni caso, se un debito viene cancellato per legge, il nullatenente ne beneficia senza dover fare nulla (era automatico al 31/3/2023). Diversamente, la definizione agevolata (rottamazione) richiede una domanda e il pagamento di una quota (il capitale); ciò è poco utile al nullatenente puro che non ha soldi per pagare nemmeno il capitale. Però se riesce a racimolare quella somma, la rottamazione permette di chiudere definitivamente la partita senza sanzioni e interessi. Pertanto, la cancellazione ope legis è l’evento auspicato dal nullatenente che non vede via d’uscita, mentre la prescrizione è il meccanismo giuridico naturale che in ultima analisi libera dai debiti – ma in tempi lunghi e con la necessità, in genere, di fare opposizione se il Fisco tenta di riscuotere oltre termine.
In conclusione, quanto può durare la “persecuzione” fiscale? Teoricamente, decenni. Un debito IRPEF notificato nel 2020 potrebbe essere tenuto in vita fino al 2030 con un atto interruttivo nel 2025; poi di nuovo fino al 2040 con un altro atto nel 2030; e così via, potenzialmente. C’è un limite? Alcuni giuristi parlano, in analogia, di un limite ultradecennale ragionevole oltre il quale scatta un principio di desuetudine; ma non c’è nulla di chiaro in legge. In sostanza, se l’AdER non molla, il debito può attraversare anche l’intera vita del debitore e poi ricadere sugli eredi (che però potranno rinunciare all’eredità se vedono solo debiti).
Un nullatenente anziano, ad esempio, potrebbe “portarsi nella tomba” i suoi debiti fiscali: se muore e non lascia patrimonio, l’AdER dovrà accontentarsi di chiudere la pratica per evento morte senza realizzo (i debiti personali si estinguono con la morte se non ci sono eredi che accettano). Per un nullatenente giovane, la prospettiva è di avere il fisco alle calcagna per molti anni, a meno di ricorrere ad altri strumenti – uno dei quali è la procedura di esdebitazione di cui diremo a breve.
4.5 Strumenti di tutela e soluzioni per il debitore nullatenente: rateazione, definizioni agevolate, sovraindebitamento
Pur trovandosi in oggettiva difficoltà, il debitore nullatenente non è privo di strumenti legali per gestire o risolvere la propria posizione debitoria. Qui esaminiamo le principali opzioni a disposizione di una persona fisica nullatenente che voglia, per così dire, “affrontare” la situazione:
- Rateizzazione ordinaria delle cartelle: Il nullatenente, anche se privo di reddito, può chiedere all’AdER una rateizzazione del debito iscritto a ruolo, fino a 72 rate mensili (6 anni). Per importi fino a €120.000 la concessione è praticamente automatica su semplice richiesta, senza bisogno di documentare il reddito (è stata elevata a questa soglia la rateazione “semplice” dal DL 50/2022). Per importi superiori, occorre provare lo stato di difficoltà tramite ISEE o altri indicatori, e si possono ottenere fino a 120 rate in casi gravi. Il nullatenente doc può trovarsi in un paradosso: chiede la rateazione ma poi non è in grado di pagare nemmeno la prima rata. Tuttavia, qualcuno lo fa strategicamente per guadagnare tempo e bloccare le azioni esecutive: va detto che con la concessione della rateizzazione, l’AdER sospende ogni procedura esecutiva (non può iscrivere fermi/ipoteche né pignorare finché il piano è rispettato). Se il nullatenente ottiene la dilazione e poi salta i pagamenti, dopo 5 rate non pagate la rateazione decade e l’AdER riprende i poteri. Però nel frattempo magari è passato un anno o due. Questa non è certamente una soluzione definitiva, ma una tattica dilatoria. Diverso è il caso del nullatenente che ha prospettiva di reddito: può darsi che preferisca rateizzare un debito di 5.000 € in 6 anni pagando circa €70/mese, un importo che spera di ricavare magari da piccoli lavori. La rateazione inoltre congela gli interessi di mora ulteriori (nel senso che una volta concessa, si applica un tasso ridotto attualmente al 2% annuo sulle rate per il futuro). Quindi è uno strumento da considerare.
- Sospensione per grave difficoltà: in situazioni particolari, il contribuente può chiedere all’AdER una sospensione temporanea della riscossione dimostrando che il pagamento integrale comporterebbe danni gravi e irreparabili. Questa istanza ex art.19 DPR 602/73 in genere viene usata per sospendere procedure esecutive in attesa di una rateazione o di eventi. Un nullatenente assoluto, non avendo beni pignorati, non ha molto da sospendere; potrebbe però ad esempio chiedere la sospensione di un fermo auto se dimostra che quell’auto (magari intestata a lui erroneamente) gli serve per lavorare. L’esito è incerto: la norma sulla impugnazione del fermo per veicolo indispensabile è più passata da sentenze (Commissione tributaria di Milano 2014 citata prima, ad esempio) che da legge.
- Ricorsi e opposizioni: il nullatenente potrebbe valutare con un legale se ci sono vizi formali nelle cartelle o negli atti, e fare ricorso alle Commissioni Tributarie o al Giudice di Pace/Tribunale per farli annullare. Ad esempio, molte cartelle Equitalia notificate per compiuta giacenza (in assenza del destinatario) possono essere contestate se la procedura di notifica non è stata regolare. Oppure, se sono trascorsi i termini di prescrizione, presentare ricorso per far dichiarare estinto il debito. Queste vie richiedono competenza tecnica e spesso anticipazione di spese (contributo unificato, parcelle legali) che un nullatenente potrebbe non potersi permettere. Però, se i debiti sono molto alti, talvolta vale la pena un investimento: ad esempio, se un nullatenente ha €50.000 di cartelle, trovare 2-3 mila euro per un ricorso può sembrare assurdo per lui, ma se c’è un vizio che può azzerare tutto è ben speso. Purtroppo molti nullatenenti non hanno proprio questa possibilità, oppure se la hanno preferiscono usare i soldi per vivere. In tal caso, confidano nella prescrizione spontanea senza fare ricorsi – ma come detto la prescrizione va eccepita attivamente.
- Definizioni agevolate (rottamazioni): quando il legislatore apre finestre di definizione agevolata, anche il nullatenente può aderire presentando la domanda. La rottamazione-quater 2023 non aveva limiti di importo: bastava chiedere entro il 30 aprile 2023 di aderire, e poi versare la prima rata entro il 31 ottobre 2023 (poi prorogata al 2024) per attivare il beneficio. Il nullatenente poteva fare l’istanza per prendere tempo, ma poi se non paga la prima rata la definizione decade. Tuttavia, c’è un aspetto: presentare domanda di definizione blocca le azioni esecutive fino alla scadenza della prima rata. Quindi ancora, qualcuno ne ha approfittato come “respiro”. Nel migliore dei casi, il nullatenente cerca l’aiuto di parenti o amici per raccogliere almeno il capitale dovuto e sfruttare la rottamazione (che abbatte sanzioni e interessi di mora, e consente dilazioni fino a 5 anni). Se il debito è in gran parte costituito da sanzioni e aggi, la rottamazione può ridurlo anche del 50%. Per esempio, un debito da cartella di €5.000 potrebbe scendere a €3.000 in rottamazione. Ci sono casi in cui comunità di volontariato o enti assistenziali aiutano persone indigenti a pagare queste somme ridotte per liberarli dai debiti fiscali. Dunque, questa può essere una soluzione finale quando disponibile: pagare una parte e cancellare il resto. Bisogna attendere che il governo di turno offra la pace fiscale, ma come la storia recente insegna, capita spesso.
- Saldo e stralcio per contribuenti in difficoltà: un provvedimento particolare c’è stato con la Legge di Bilancio 2019 (L.145/2018) che prevedeva un “saldo e stralcio” per persone fisiche con ISEE sotto €20.000: consisteva nel pagare una percentuale variabile (16%, 20% o 35%) delle cartelle 2000-2017 derivanti da omessi versamenti, annullando il resto. Quella fu un’agevolazione mirata proprio ai nullatenenti o quasi. Perché la citiamo? Per dire che talvolta il legislatore riconosce esplicitamente la situazione di chi non può pagare e concede sconti drastici. Se in futuro verrà replicato, sarebbe un’ottima via per un nullatenente: pagare, ad esempio, solo il 20% del dovuto e chiudere la partita. Nel 2019 molti debitori incapienti hanno risolto così. Al momento (2025) non c’è un saldo e stralcio attivo con quelle caratteristiche, ma potrebbero essercene altri.
- Procedura di sovraindebitamento (esdebitazione): arriviamo a uno strumento spesso poco conosciuto ma potenzialmente risolutivo: la legge sul sovraindebitamento (Legge 3/2012, oggi trasfusa nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, D.Lgs. 14/2019). Questa normativa consente al debitore non fallibile (cittadino, piccolo imprenditore sotto soglie di fallibilità) di rivolgersi al tribunale per ottenere un piano di ristrutturazione dei debiti o la liquidazione del patrimonio, e infine la cancellazione dei debiti residui (esdebitazione). Una particolare versione introdotta nel 2021 è la cosiddetta “esdebitazione del debitore incapiente”: in pratica, il debitore totalmente nullatenente e meritevole (cioè che non ha colpe gravi nel suo indebitamento né ha frodato i creditori) può chiedere al giudice di essere esdebitato anche senza offrire nulla ai creditori. È una sorta di “fallimento personale” a zero attivo. Se il tribunale accerta che il debitore è realmente incapace di pagare e che non ci sono atti in frode, può emettere un decreto che cancella tutti i debiti (fiscali compresi) dandogli una seconda chance. Questa procedura è complessa e concessa una tantum nella vita. Inoltre, comporta alcune obbligazioni per il debitore: ad esempio, nei 4 anni successivi, se dovessero comparire sopravvenienze attive significative (tipo vince alla lotteria, eredita qualcosa), è tenuto a pagarle ai vecchi creditori fino a concorrenza dei debiti cancellati. Ma a parte ciò, è un vero “colpo di spugna” legale. Per un nullatenente sopraffatto dai debiti, può essere la soluzione definitiva, soprattutto se la persona vuole tornare ad essere economicamente attiva senza l’ombra dei debiti. Bisogna però passare per un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) e il vaglio di un giudice, con costi professionali (ridotti se incapiente, ma qualcosa si paga). È, per così dire, l’equivalente di una “procedura concorsuale” per la persona fisica. Ancora non diffusissima, ma in aumento. Quindi il nullatenente che vuole chiudere col passato potrebbe valutare con un legale questa strada, specie se i debiti fiscali sono molto alti e senza prospettiva di condono.
In definitiva, il nullatenente non è affatto privo di opzioni: può prendere tempo (rateazioni, sospensioni, ricorsi), sperare in aiuti normativi (rottamazioni, stralci), oppure percorrere la via dell’esdebitazione giudiziaria per resettare i debiti. La scelta dipende dal contesto: se i debiti sono modesti conviene attendere la prescrizione o un mini-stralcio; se sono enormi e la persona vuole tornare “pulita”, l’esdebitazione è la mossa più drastica.
Va detto che molte persone, scoraggiate, subiscono passivamente la situazione, limitandosi a non avere nulla intestato e a vivere ai margini dell’economia formale. Questa è una scelta di fatto che tanti nullatenenti fanno: “tirare avanti sperando che il Fisco si stanchi”. Non è una scelta priva di costi, psicologici e pratici, ma talvolta è l’unica via percepita. Uno scopo di questa guida è proprio mostrare che esistono anche percorsi legali per uscire dal tunnel, benché possano sembrare difficili.
4.6 Profili penali: quando l’omesso pagamento diventa reato tributario
È fondamentale chiarire un punto: il semplice fatto di non pagare una cartella esattoriale, di per sé, non configura reato. L’ordinamento italiano punisce penalmente alcuni comportamenti evasivi o fraudolenti in materia fiscale (ad esempio, dichiarare il falso, emettere fatture false, occultare documenti contabili, ecc.), ma non punisce penalmente il contribuente che, pur avendo dichiarato il dovuto, non lo versa per mancanza di soldi. Questa è considerata un’inadempienza civile/amministrativa, sanzionata con sanzioni pecuniarie e procedure esecutive, ma non con il carcere.
Tuttavia, ci sono due fattispecie specifiche di reato tributario che possono colpire anche il nullatenente, legate all’omesso versamento di tributi certi oltre soglie elevate:
- Omesso versamento di ritenute dovute o certificate (art.10-bis D.Lgs.74/2000): è il caso ad esempio del datore di lavoro che trattiene le ritenute IRPEF ai dipendenti, le certifica nella CU, ma non le versa all’Erario. Se l’importo non versato supera €150.000 per periodo d’imposta, scatta il reato penale punito con la reclusione fino a 2 anni. Un nullatenente potrebbe incorrervi se era un sostituto d’imposta che non ha pagato ritenute consistenti. Ad esempio, il titolare di un’azienda poi fallita, nullatenente, potrebbe comunque essere chiamato a rispondere penalmente se ha lasciato €200.000 di ritenute non versate. L’essere nullatenente non è una scusante penale: il giudice valuta semmai se c’era forza maggiore (situazione finanziaria che impediva di pagare), ma la giurisprudenza su questo è altalenante. Nel 2022 la Consulta ha mitigato un po’ la norma, ma in generale resta un reato. Va detto che pagare il debito prima del processo estingue il reato; ma il nullatenente non potrà farlo, quindi rischia la condanna.
- Omesso versamento IVA (art.10-ter D.Lgs.74/2000): chi, avendo presentato la liquidazione annuale IVA, non versa l’IVA dovuta oltre soglia di €250.000 per anno, commette reato (reclusione 6 mesi – 2 anni). Anche qui, immaginiamo l’imprenditore individuale che ha dichiarato IVA ma non l’ha versata per €300.000: se poi diventa nullatenente, intanto avrà un processo penale sulle spalle. L’assenza di beni non lo salva dal processo; al più, se dimostra che la sua inadempienza fu dovuta a crisi di liquidità non evitabile, potrebbe ottenere un’assoluzione perché mancava il dolo (discussioni dottrinali attuali). Ma è un terreno scivoloso: molti sono stati condannati anche se la loro azienda era in crisi, perché la norma presuppone che chi non versa lo faccia “al fine di evadere le imposte”. In ogni caso, soglia elevata significa che il piccolo contribuente nullatenente (debiti IVA di qualche migliaio di euro) non ha problemi penali: solo situazioni di grosso calibro finiscono in penale.
Oltre a questi, citiamo per completezza:
- Sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte (art.11 D.Lgs.74/2000): ne parlavamo sopra: se uno aliena o simula atti sui propri beni per evitare il pagamento di imposte, e l’importo superava €50.000, commette reato (fino a 4 anni di reclusione). Ad esempio, vendere la casa al figlio per 1€ quando si hanno debiti fiscali rilevanti può integrare questo reato. Un nullatenente che sia divenuto tale di proposito trasferendo i beni rischia questa incriminazione. Se invece è nullatenente perché non ha mai avuto niente o ha perso tutto “onestamente”, non commette questo reato.
- Bancarotta tributaria: se il nullatenente era imprenditore ed è fallito, certi debiti fiscali non pagati rientrano nella bancarotta fraudolenta se vengono considerati distratti attivi a danno dell’Erario. Ma sono situazioni molto peculiari (legate al diritto fallimentare). Lo citiamo solo per dire che se la persona fisica era un imprenditore poi fallito, può avere anche implicazioni penali dal lato del fallimento, ma non entriamo nel dettaglio.
Per la persona fisica comune, quindi, non c’è alcun rischio di arresto o processo penale soltanto perché nullatenente e non pagante, tranne i casi detti (che riguardano ex datori di lavoro o soggetti con grosse evasioni IVA dichiarate). Questo è un punto spesso da ribadire: il carcere per debiti in Italia è abolito per la generalità dei casi, coerentemente con i principi costituzionali (art. 25 Cost. e altri). Il nullatenente non deve temere “di finire dentro” per le cartelle esattoriali, ma deve temere di finire in miseria se mai avesse dei soldi, perché glieli prenderebbero. In un certo senso, la pena per lui è già la sua condizione di indigenza, non serve altro.
Conclusione per le persone fisiche: un individuo nullatenente che non paga Equitalia/AdER nell’immediato non subirà espropriazioni, ma rimane vincolato al debito per anni e anni. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha facoltà di colpire qualsiasi miglioramento delle sue condizioni economiche future, con l’unica attenuante di dover rispettare certe soglie (es. lasciare il minimo vitale su stipendi/pensioni, non poter mettere all’asta la prima casa). Il debitore da parte sua ha strumenti per difendersi (prescrizione, opposizioni, procedure concorsuali) ma deve attivarsi. Molti preferiscono convivere con il debito sperando di “farla franca” almeno finché restano senza nulla: come dice un adagio popolare, “tanto vale restare nullatenenti: se non possiedi nulla, non possono prenderti nulla”. Questo è vero solo staticamente; dinamicamente, la vita può cambiare e il Fisco rimane all’erta.
Dopo questa disamina sulle persone fisiche, passiamo ad esaminare il caso delle persone giuridiche (società, imprese) nullatenenti che non adempiono ai loro debiti verso il Fisco. Ci accorgeremo che alcune logiche sono simili, ma esistono importanti differenze dovute alla diversa forma giuridica.
5. Persone giuridiche nullatenenti: società e imprese insolventi
Quando il soggetto debitore è una persona giuridica – tipicamente una società – il tema “cosa succede se non pago Equitalia e sono nullatenente” assume connotati peculiari. In primo luogo, una società nullatenente (ossia priva di attivi) spesso coincide con una società insolvente o in procinto di chiudere. Bisogna distinguere diverse tipologie societarie e contesti:
- Società di capitali (S.r.l., S.p.A.) dove i soci hanno responsabilità limitata al capitale.
- Società di persone (S.n.c., S.a.s.) dove i soci (illimitatamente responsabili) rispondono anche con il loro patrimonio.
- Imprese individuali (ditta individuale) che giuridicamente non sono distinte dalla persona fisica del titolare.
- Altre entità (associazioni, fondazioni) che raramente sono soggette a riscossione coattiva fiscale a meno che svolgano attività economiche.
In questo capitolo esamineremo principalmente le società di capitali e di persone, perché sono quelle che possono trovarsi con cartelle esattoriali non pagate senza avere beni su cui Equitalia/AdER possa soddisfarsi. Spesso il caso pratico è: una S.r.l. accumula debiti (IVA non versata, ritenute non versate, contributi dipendenti, ecc.), poi cessa l’attività e rimane un guscio vuoto, o addirittura viene cancellata dal registro imprese. L’AdER si trova con ruoli da riscuotere verso un soggetto formalmente esistente ma sostanzialmente privo di patrimonio. Cosa può fare e cosa rischiano i soci o amministratori in queste situazioni?
5.1 Società di capitali (S.r.l., S.p.A.) nullatenenti
Le società di capitali godono per definizione di autonomia patrimoniale perfetta: i debiti sociali sono a carico esclusivo della società, e i soci rispondono solo col capitale sottoscritto (già versato o da versare). Ciò significa che, in linea generale, i soci non rischiano il proprio patrimonio personale per i debiti fiscali della società (fatte salve eccezioni che vedremo). Questa barriera giuridica implica che se una S.r.l. non paga Equitalia/AdER e contemporaneamente non possiede beni aggredibili, il Fisco non può rifarsi né sui soci né sugli amministratori, salvo casi di responsabilità specifica.
Esaminiamo il tipico scenario: S.R.L. A ha €100.000 di debiti con AdER (IVA, IRAP, contributi, sanzioni) e nessun asset: niente immobili, macchinari venduti, conto in rosso. Magari l’attività è ferma o chiusa.
Azioni su beni sociali: L’AdER tenterà le usuali azioni esecutive sul patrimonio sociale, ma troverà poco/nulla. Può mettere un fermo auto se la società aveva veicoli (spesso li aveva in leasing e li ha persi, quindi niente). Può iscrivere ipoteca su eventuali immobili: se la società ne aveva ma li ha venduti, al momento niente; se ne aveva e li ha ancora, allora non sarebbe nullatenente. Diciamo quindi società veramente vuota. In mancanza di beni, l’AdER non recupererà niente in via esecutiva immediata.
Procedura concorsuale: Un creditore con un credito significativo può chiedere il fallimento (liquidazione giudiziale) della società se ne ricorrono i presupposti (insolvenza conclamata e superamento di soglie minime di debito). L’Agenzia delle Entrate (e l’INPS) spesso promuovono istanze di fallimento per società con debiti elevati, soprattutto se sospettano che ci siano state irregolarità. Tuttavia, se la società è palesemente nullatenente, il fallimento rischia di essere una procedura costosa e “a vuoto”. Capita allora che l’AdER non insista nel far fallire società del tutto vuote, limitandosi a iscrivere il debito a ruolo e magari segnalarlo. Se la società non viene dichiarata fallita e viene cancellata dal Registro Imprese, i debiti fiscali residui restano a carico della società estinta (teoricamente: in realtà dopo la cancellazione una società di capitali non ha più soggettività giuridica). Su questo la giurisprudenza ha elaborato il principio che i debiti rimasti non si trasferiscono automaticamente ai soci, tranne alcune ipotesi. In particolare, la Suprema Corte ha stabilito che, salvo prove di abuso, la cancellazione della società estingue i debiti sociali non soddisfatti, eccetto il caso in cui i soci abbiano incassato in sede di liquidazione qualcosa: in tal caso, i creditori insoddisfatti possono rivalersi sui soci entro il limite di quanto riscosso in liquidazione (art. 2495 c.c.).
Quindi: se la S.r.l. nullatenente viene formalmente liquidata e cancellata, e i soci non hanno ricevuto nulla in riparto (tipico se era nulla tenente), i creditori fiscali non hanno più un soggetto giuridico da aggredire. Non possono neppure perseguire i soci, perché i soci non hanno beneficiato di alcun patrimonio residuo. Questo in teoria chiude la partita: il debito resterebbe “inesigibile per estinzione del debitore”. L’AdER potrà solo prendere atto e segnalare all’ente creditore che la società è estinta.
Tuttavia, l’Agenzia Entrate spesso cerca appigli per far sì che il debito non muoia con la società. Alcune possibili linee di intervento:
- Responsabilità degli amministratori o liquidatori per mancato pagamento di tributi dovuti a liquidazione: esiste una norma (art. 36 D.P.R. 602/1973) che rende i liquidatori di società personalmente responsabili verso il fisco se, durante la liquidazione, hanno distribuito attivi ai soci senza prima pagare i tributi dovuti. Questo non significa che il liquidatore diventa debitore di tutte le imposte; risponde però nei limiti di quanto distribuito indebitamente ai soci. Esempio: la S.r.l. aveva €50.000 in cassa, debiti fiscali €40.000, il liquidatore dà €50.000 ai soci e chiude senza pagare il Fisco – i soci prendono soldi, il Fisco nulla. In tal caso il Fisco può chiedere al liquidatore quei €40.000 (e il liquidatore poi rifarà causa ai soci se del caso). Se però non c’è stata alcuna distribuzione (società nulla già prima, zero da dare), questa norma non si applica: non si può imputare nulla al liquidatore se non c’era attivo.
- Responsabilità solidale dei soci per debiti tributari in caso di comportamento abusivo: normalmente i soci non rispondono, ma l’Agenzia delle Entrate potrebbe tentare di dimostrare che la società era usata come schermo per frodare. Ad esempio, se i soci hanno svuotato la società portandone gli asset altrove (altra società, loro stessi) per non pagare il fisco, l’Amministrazione potrebbe agire con azioni revocatorie o far valere la teoria dell’abuso di personalità giuridica. Quest’ultima è piuttosto estrema: raramente i giudici “bucano il velo” della S.r.l. per colpire i soci, a meno di frodi evidenti. Ma se provato, può succedere che i soci siano considerati alter ego della società e ne rispondano. AdER in genere preferisce strade più concrete: se c’è stata distrazione di beni, può avviare cause civili (revocatoria fallimentare se la società fallisce, o azione ordinaria se no) per far dichiarare inefficaci quegli atti e recuperare beni su cui soddisfarsi.
- Reati tributari a carico degli amministratori: dal lato penale, se i debiti riguardano IVA o ritenute oltre soglia, l’amministratore della società (persona fisica) incorrerà nei reati art.10-bis o 10-ter come visto al §4.6. Quindi potrà avere conseguenze penali personali, anche se civilmente non paga. Questo è un deterrente importante: il socio può non perdere i suoi beni, ma l’amministratore può rischiare il processo e la pena. Ad esempio, amministratore di Srl che non versa €300k IVA: reato, indipendentemente dal futuro della società. Quindi il nullatenente “società di capitali” ha un risvolto sulle persone fisiche coinvolte dal punto di vista penale, se grandi importi.
- Fallimento e azione di responsabilità: se la società viene dichiarata fallita, il curatore fallimentare (e i creditori, ergo anche l’AdER) possono esercitare azioni di responsabilità verso gli amministratori colpevoli di mala gestio che ha causato il dissesto e i debiti. Ad esempio, se gli amministratori hanno aggravato il buco non pagando tributi, il curatore potrebbe citarli chiedendo danni. Spesso però se la società è nullatenente, pure gli amministratori non hanno grandi patrimoni, ma non è detto: a volte i soci hanno drenato risorse per sé. In sintesi, il fallimento apre scenari di possibile coinvolgimento patrimoniale indiretto degli amministratori/soci tramite sentenze risarcitorie. Tuttavia, questo esula un po’ dall’ambito strettamente fiscale e rientra nel diritto fallimentare.
Quindi, cosa succede in pratica?
Se una S.r.l. non paga e non ha nulla, nella maggior parte dei casi il Fisco rimane insoddisfatto e il debito viene classificato come inesigibile. L’AdER effettuerà le rituali iscrizioni (ruolo, eventuale ipoteca se c’erano immobili, fermi se c’erano veicoli, pignoramenti sui conti che magari erano a zero), poi visto l’esito, segnalerà la situazione all’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima potrà valutare se far fallire la società o se lasciar perdere. Molto dipende dall’entità dei debiti e dall’eventuale necessità di indagare su possibili reati. In passato Equitalia avviava molti fallimenti su società morose; oggi l’AdER, integrata con AE, sembra più selettiva, puntando i casi con beni occultabili.
Per i soci di S.r.l. nullatenente, generalmente non succede nulla a livello di dover pagare i debiti sociali. Possono però subire sequestro/revoca se hanno ricevuto distribuzioni anomale dalla società poco prima che si liberasse dei debiti.
Un aspetto importante: se i soci decidono di continuare l’attività con un’altra società, trasferendo di fatto l’azienda e lasciando la vecchia vuota con i debiti (pratica nota come “fuga da debiti fiscali” via cambio di società), rischiano anche lì reati (bancarotta fraudolenta se c’è fallimento, o sottrazione fraudolenta ex art.11 DLgs 74/2000 se fatto per il fisco). L’AdER in questi casi può inseguire la continuità aziendale: ad esempio, se Alfa Srl aveva debiti e Beta Srl di stessi soci rileva l’azienda, l’AdER può tentare di dimostrare che Beta è un successore di Alfa e provare a recuperare da Beta (a volte ci sono norme specifiche, es. art.14 DL 472/97 sulla responsabilità di cessionari d’azienda per sanzioni tributarie, etc.). Sono operazioni complesse ma l’Agenzia può.
In conclusione, per la società di capitali nullatenente, il mancato pagamento porta quasi sempre a: insolvenza irreversibile e chiusura dell’ente, con debiti fiscali che rimangono formalmente ma diventano inesigibili, salvo che si scopra qualcosa da aggredire. Il Fisco potrà reagire con misure concorsuali o penali contro chi l’ha amministrata. Se nessuna risorsa appare, il debito fiscale muore con la società.
Dal punto di vista pragmatico, molti imprenditori hanno in passato abusato di questa impostazione: “lascio morire la mia Srl coi debiti e apro un’altra daccapo”. Le autorità hanno cercato di contrastare questi abusi, con alterne fortune. Ma va detto: se uno ha agito entro i confini legali (ha perso soldi, la società è andata male, non ha nascosto asset), non pagare e lasciare la società vuota non è reato né illecito civile in sé. I creditori purtroppo resteranno a bocca asciutta. L’Erario è un creditore come gli altri (anzi privilegiato, ma se non c’è niente poco conta il privilegio).
5.2 Imprese individuali e società di persone nullatenenti
Per imprese individuali e società di persone, il discorso cambia perché qui non c’è separazione patrimoniale piena.
- Nel caso dell’impresa individuale, i debiti fiscali dell’impresa sono debiti della persona fisica titolare. Dunque, un imprenditore individuale nullatenente si identifica con quanto trattato nel capitolo sulle persone fisiche. Se Mario Rossi ditta individuale “Rossi Service” ha debiti IVA e INPS e non ha nulla, Mario Rossi nullatenente risponde come persona fisica: l’AdER può colpirlo se e quando potrà. Non c’è uno scudo societario. L’unica particolarità potrebbe essere il fallimento personale: se quell’impresa individuale è fallibile (supera parametri di fallibilità) e viene dichiarata fallita, allora i debiti andranno trattati in procedura concorsuale. Ma se non ci sono beni, il fallimento verrà chiuso per insufficienza di attivo e i debiti rimarranno insoddisfatti. Dopo la chiusura, il debitore persona fisica resta comunque obbligato verso il Fisco (il fallimento non cancella il debito residuo verso l’Erario a meno di riparti). Potrà semmai chiedere l’esdebitazione fallimentare, altro istituto, per liberarsi (simile all’esdebitazione sovraindebitato, ma in ambito fallimentare classico).
- Nel caso delle società di persone (S.n.c., S.a.s.), vige il principio per cui i soci con responsabilità illimitata rispondono dei debiti sociali in solido con la società. Ciò significa che se la società non paga, l’AdER può rivalersi direttamente sui soci, senza bisogno di passare per la società. Una S.n.c. nullatenente che non paga le cartelle fiscali espone dunque i singoli soci (illimitatamente responsabili) alle azioni esecutive come fossero debitori essi stessi. E il creditore pubblico non deve attendere lo scioglimento o altro: può pignorare beni personali dei soci immediatamente sulla base della cartella intestata alla società (dopo la notifica anche a loro eventualmente). Generalmente, l’AdER notifica la cartella alla società e per conoscenza ai soci, dopodiché, se la società non paga, i soci diventano bersagli. Se i soci sono nullatenenti pure loro? Allora siamo al caso già trattato: nulla da prendere neanche dai soci. Ma se anche uno solo dei soci ha un reddito o un bene, l’AdER può aggredirlo per l’intero debito sociale (salvo diritto di regresso tra soci). Quindi, in società di persone, non esiste il concetto di “società nullatenente” separato dai soci: o sono tutti nullatenenti (società e soci), oppure se i soci hanno qualcosa, quel qualcosa è aggredibile. Un esempio: S.n.c. Alfa di due soci, nessun attivo sociale, €50k di debiti fiscali. Socio1 proprietario di casa e stipendio, Socio2 nullatenente. L’AdER metterà ipoteca sulla casa di Socio1 e pignorerà 1/5 stipendio di Socio1 per l’intero debito. Socio2 non ha nulla, non darà nulla, ma Socio1 potenzialmente paga tutto. Questo scenario è molto severo, ed è uno dei motivi per cui le società di persone sono meno diffuse attualmente: i soci rischiano in proprio. Se invece entrambi i soci fossero nullatenenti, allora la società di persone nullatenente avrà lo stesso effetto di non recupero che per la persona fisica: l’AdER tenterà sui soci e troverà nulla. Potrà chiedere comunque di fallire la società e i soci (nelle società di persone il fallimento coinvolge anche i soci illimitatamente responsabili automaticamente). Ma se non ci sono asset, il fallimento chiuderà in fretta.
- Soci accomandanti nelle S.a.s.: sono responsabili limitatamente alla quota conferita, quindi come i soci di S.r.l. di fatto: l’AdER su di loro non può rifarsi oltre quanto eventualmente dovuto del conferimento (ma se hanno interamente versato le quote, di regola non devono altro). Quindi se una S.a.s. nullatenente ha accomandanti con patrimonio personale, questi in teoria non rispondono dei debiti sociali, a meno che l’AdER provi che erano di fatto amministratori (perdendo lo “schermo” accomandante) o che ci sono state irregolarità. L’accomandatario invece è come socio di S.n.c., illimitatamente responsabile.
In pratica, i casi di società di persone nullatenenti spesso coincidono con situazioni drammatiche in cui anche i soci sono nullatenenti (es. piccola S.n.c. familiare andata male, soci rimasti senza nulla). Se uno dei soci non lo è, il Fisco recupererà da lui. Se nessuno lo è, idem come per la persona fisica: i debiti resteranno insoluti finché prescritti o condonati, con i soci che dovranno comunque guardarsi da eventuali futuri miglioramenti economici (perché il Fisco li inseguirà).
Sintesi per società di persone: non pagando i debiti fiscali e non avendo patrimonio sociale, il peso si trasferisce direttamente sui soci. Dunque la nullatenenza deve essere totale: tanto la società quanto i soci devono essere a “mani vuote” perché il Fisco resti a bocca asciutta. Altrimenti, colpisce i soci (a differenza delle S.r.l. dove colpisce i soci solo in casi eccezionali).
5.3 Responsabilità di amministratori, soci e liquidatori verso il Fisco
Abbiamo già accennato ad alcune forme di responsabilità personali che possono emergere per chi gestiva la persona giuridica nullatenente. Qui le riassumiamo e integriamo, perché spesso la domanda pratica dell’imprenditore è: “Non posso pagare con la società: rischio che poi Equitalia se la prenda con me personalmente?”.
Le possibili responsabilità sono:
- Responsabilità dei soci di società di persone: come detto, illimitata e solidale per i debiti sociali (artt. 2267 e 2291 c.c.). Il Fisco equipara la società al socio ai fini esecutivi, per cui sì, se la società non paga, i soci ne rispondono con il loro patrimonio presente e futuro. Un socio nullatenente persona fisica si troverà nella situazione di persona fisica nullatenente (cap.4), quindi tecnicamente può replicare lo stesso scenario di “inseguimento per anni” del Fisco. Finché lui rimane nullatenente, niente; se un giorno acquista beni, glieli piglieranno. Se muore, debito finito con lui, salvo eredi.
- Responsabilità dei soci di capitali per debiti sociali: in generale no, salvo:
- distribuzioni post-liquidazione (limitata a quanto ricevuto);
- casi di abuso della personalità giuridica (dimostrare che la società era fittizia e confusa coi soci, rarissimo in giudizio tributario);
- socio che sia anche garante del debito: a volte, in accordi con Equitalia, i soci firmavano piani di rientro come garanti solidali – allora in quel caso contrattuale sì, ma è un’ipotesi volontaria, non legale imposta;
- socio accomandante: escluso come detto, se ha rispettato i limiti del suo ruolo.
- Responsabilità degli amministratori (non paganti) verso il Fisco: L’amministratore in quanto tale non è debitore dei tributi sociali. Però:
- se ha compiuto manovre distrattive, ne risponde in sede fallimentare o penale;
- se ha omesso versamenti rilevanti, ne risponde penalmente come persona (art.10-bis/10-ter), vedi prima;
- se ha presentato dichiarazioni infedeli o fraudolente, risponderà di quei reati;
- se la società viene sottoposta a atti esecutivi durante la sua gestione, può essere destinatario di misure: es. se la società subisce pignoramento di conti e l’amministratore li svuota prima, quello è reato (sottrazione di beni a pignoramento, art. 388 c.p.). Per dire che l’amministratore rischia se tenta di vanificare le azioni.
- Caso del liquidatore: come menzionato, l’art. 36 DPR 602/73 dice che il liquidatore di società o enti è responsabile personalmente per le imposte dovute e non versate, nei limiti di quanto di attivo ha distribuito ai soci senza soddisfare il Fisco. Questa norma colpisce molti liquidatori distratti: se chiudono la società pagando tutti tranne l’erario, poi arriva l’AdER a presentare il conto. Quindi un liquidatore prudente, se ci sono pochi soldi, tende a pagare prima i privilegiati (Erario, dipendenti, ecc.) altrimenti si espone lui. Per il liquidatore di società nullatenente (senza attivo), in teoria non scatta responsabilità perché non c’è stata distribuzione.
- Altri casi particolari: ad esempio, i rappresentanti legali rispondono in solido con l’ente per le sanzioni amministrative tributarie se l’ente è ente non economico (tipo associazioni) – non il nostro focus. Oppure, nelle S.r.l. c.d. trasparenti fiscalmente (rare, di solito SRL con pochi soci che optano per tassazione per trasparenza), i soci devono comunque pagare le imposte sui redditi prodotti dalla società (non la cartella, ma l’imposta stessa in dichiarazione). Ma sono dettagli marginali al nostro discorso.
In sintesi, nel mondo delle società, se la legge prevede una responsabilità illimitata (soci di persone), l’AdER persegue i singoli; se la responsabilità è limitata (srl, spa), l’AdER può colpire i singoli solo se c’è stato un uso scorretto dello schermo societario o se c’è una norma specifica (liquidatore).
5.4 Fallimento, liquidazione e altre procedure: impatto sui debiti fiscali
Chiudiamo la parte sulle persone giuridiche con qualche cenno alle procedure concorsuali e di crisi, perché spesso la fine di una società nullatenente passa di lì.
- Fallimento (Liquidazione giudiziale): se la società viene dichiarata fallita, i debiti fiscali (per tributi e contributi) rientrano nel passivo come crediti privilegiati (lo Stato ha privilegio generale sui mobili e ipoteca sui beni per alcuni tributi) o chirografari per sanzioni. In un fallimento senza attivo, il Fisco non prende nulla ma formalmente la procedura si chiude con esdebitazione della società irrilevante perché la società si estingue comunque. Se invece c’è qualche attivo, il Fisco parteciperà al riparto. Per i nostri fini: se la società fallisce e i soci erano limitatamente responsabili, il curatore potrebbe cercare di aggredire i soci in caso di azioni di massa (per società di persone li dichiara falliti pure; per SRL potrebbe far cause di responsabilità se lecite). L’AdER in caso di fallimento sospende le azioni esecutive individuali (per legge, col fallimento tutto passa al concorso). Quindi se la società nullatenente viene fallita, paradossalmente il Fisco deve fermarsi, e dopo la chiusura per insufficienza di attivo i debiti restano ma con debitore estinto. Per l’AdER è un game over (salvo rivalsa su coobbligati come soci se applicabile). Un nullatenente potrebbe preferire far fallire la propria società per far cessare l’emorragia di interessi e sanzioni – ma siccome per lui comunque non pagherà, è più rilevante per i creditori privati che così non possono più tormentarlo con esecuzioni (che però il Fisco neanche l’aveva tormentato se nullatenente).
- Liquidazione volontaria e cancellazione: se i soci sciolgono la società e la liquidano da nullatenente, come detto i debiti rimangono, però con la cancellazione l’AdER perde il soggetto contro cui procedere. L’ente creditore (Agenzia Entrate) potrebbe tentare di notificare ai soci atti di accertamento per far valere il principio di cui sopra (art. 2495 c.c.), ma in ambito tributario l’escamotage non è immediato. Diciamo che se la liquidazione avviene regolarmente e non emergono attivi occultati, lo Stato dovrà prenderne atto.
- Concordati preventivi o ristrutturazioni del debito: raramente le società nullatenenti utilizzano procedure concorsuali minori (concordato preventivo, accordi di ristrutturazione) perché mancano le risorse per proporre qualcosa. Il Fisco tra l’altro può acconsentire a falcidie del credito erariale in concordato (oggi è ammesso) ma serve un minimo di pagamento in percentuale. Se la società è nullatenente, non c’è niente da offrire, quindi l’unico concordato possibile sarebbe liquidatorio a zero, che non è ammesso (bisogna dare almeno qualcosa ai creditori). Quindi di solito società totalmente insolventi saltano direttamente alla liquidazione/fallimento.
- Transazioni fiscali e definizioni nel concordato: Nota: esiste l’istituto della transazione fiscale (art. 182-ter L.Fall.) per cui in un concordato o accordo, l’azienda può proporre di pagare parzialmente i debiti fiscali e contributivi. Ma di nuovo, serve che l’azienda abbia prospettiva di continuare o asset. La classica scatola vuota non lo fa. Quindi direi irrilevante qui.
- Morte dell’imprenditore o estinzione della società: per l’imprenditore individuale, la morte trasferisce i debiti agli eredi (che però possono rinunciare all’eredità). Per la società, l’estinzione per cancellazione “uccide” il soggetto debitore. Non c’è eredità (i soci non sono eredi della società, la società non è persona fisica). Quindi se nulla si può imputare ai soci, i debiti restano senza titolare. Lo Stato li deve stralciare contabilmente (è uno dei motivi per cui fanno le operazioni di stralcio: pulire crediti divenuti inesigibili per cessazione del debitore).
In conclusione per le persone giuridiche: non pagando Equitalia/AdER e non avendo beni, la società inevitabilmente va incontro alla cessazione (de facto o formale). I debiti tributari rimangono in sospeso ma per lo più irrecuperabili, a meno di colpire soci o amministratori in via eccezionale. Per i soci di capitali, in genere nessuna conseguenza patrimoniale diretta (ma possibili guai penali per gli amministratori se c’erano grossi omessi versamenti). Per i soci di persone, pagheranno loro se hanno beni; se non ne hanno neanche loro, siamo daccapo allo scenario nullatenenza personale.
Possiamo ora ricapitolare alcune peculiarità per tipologia di debito e poi proporre esempi concreti e rispondere a domande comuni.
6. Tipologie di debiti fiscali e loro peculiarità
La guida sarebbe incompleta senza uno sguardo alle diverse tipologie di tributi, imposte, tasse o sanzioni che possono generare cartelle esattoriali, evidenziando eventuali differenze nel trattamento verso il debitore nullatenente. In linea generale, come abbiamo spiegato, l’agente della riscossione ha gli stessi poteri esecutivi a prescindere dal tipo di credito iscritto a ruolo. Che si tratti di IRPEF, IVA, IMU, multa stradale o contributi INPS, la cartella di pagamento è il titolo esecutivo e l’AdER potrà procedere con fermo, ipoteca, pignoramenti ecc. Tuttavia, le differenze riguardano:
- La prescrizione del debito (diversa per ciascuna entrata, come già visto).
- L’eventuale presenza di soglie penali (per IVA e ritenute).
- Le sanzioni e interessi specifici applicabili.
- La natura del creditore (statale vs locale vs ente previdenziale) che può implicare procedure leggermente diverse (p.es. ingiunzioni fiscali comunali al posto della cartella in alcuni casi).
- La possibilità di definizioni agevolate differenziate: a volte i provvedimenti di condono escludono certe voci (ad esempio le multe stradali hanno sconti diversi o non includono interessi di mora in rottamazione, ecc.).
- L’impatto sul patrimonio: per es., un debito IMU presuppone che c’è un immobile – quindi il debitore non è nullatenente in senso assoluto se deve IMU, possiede un immobile! A meno che quell’immobile sia protetto o di valore molto basso.
Di seguito esaminiamo le principali categorie di debito oggetto di riscossione coattiva, con riferimenti specifici:
6.1 Tributi erariali (IRPEF, IVA, IRES, IRAP, addizionali, ecc.)
I tributi erariali sono le imposte di competenza statale: l’IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche), l’IVA, l’IRES (imposta sul reddito delle società), l’IRAP (regionale ma assimilata per riscossione), le addizionali, l’imposta di registro, bollo, successione, ecc. Quando non versati spontaneamente, o accertati a seguito di controlli, confluiscono in cartelle esattoriali o in avvisi di accertamento esecutivi (oggi alcuni atti dell’Agenzia Entrate valgono già come titolo per la riscossione senza cartella).
Trattamento verso nullatenenti: non vi è differenza di trattamento nell’esecuzione – se non puoi pagare IRPEF non pagata, il Fisco ti inseguirà come abbiamo visto, ma senza strumenti speciali diversi da quelli già analizzati. Un aspetto da rilevare è che gli interessi di mora su queste imposte decorrono e sono dovuti fino al pagamento; e le sanzioni tributarie (per omesso versamento, per infedele dichiarazione, ecc.) sono aggiunte nel carico. Le sanzioni tributarie però, se il contribuente è nullatenente e muore, non si trasmettono agli eredi (per legge, le sanzioni amministrative non passano agli eredi, a differenza dell’imposta). Ma finché è in vita, il nullatenente se le vede addossate.
Prescrizione e decadenza: come da tabella successiva, i tributi erariali come IRPEF, IRES, IVA tendono ad avere prescrizione decennale in base all’orientamento attuale, in quanto derivanti da atti impositivi definitivi (se non impugnati). Attenzione però: spesso si discute se anche per IRPEF e IVA, se la cartella non è stata preceduta da un accertamento definito ma è emessa a fronte di controlli automatizzati (es. omesso versamento a saldo), valga invece la prescrizione breve di 5 anni ai sensi dell’art. 2948 c.c. e 20 D.Lgs.472/97 sulle sanzioni. La Cassazione ha oscillato; diciamo che il filone più recente propenderebbe per 10 anni in ogni caso di imposte, ma non è granitico. Comunque l’AdER si comporta come se fosse 10 per IRPEF/IVA e 5 per molte altre cose, interrompendo quando serve.
Reati tributari: come già spiegato, IVA non versata oltre 250k e ritenute non versate oltre 150k per anno integrano reati. L’IRPEF non versata (in sede di saldo dichiarazione) paradossalmente non ha un reato corrispondente, a meno che non consista in ritenute non versate (che è quell’altro reato). Quindi un nullatenente che non versa IRPEF sui suoi redditi dichiarati non è un criminale; se invece il nullatenente è un sostituto d’imposta che non versa le ritenute su dipendenti, può esserlo se supera soglia.
Rimedi specifici: per tributi erariali, c’è la possibilità di atti di autotutela dall’Agenzia Entrate se il contribuente riscontra errori (ad es. chiedere annullamento di cartella se l’imposta in realtà fu pagata). Il nullatenente dovrebbe comunque interagire con l’ente impositore per eventuali sgravi se giustificati (non paga nulla ma potrebbe farsi annullare sanzioni per obiettiva impossibilità? Non previsto, la “incapienza” non è causa di esonero da sanzioni tributarie).
In caso di definizioni agevolate: lo Stato tende sempre a includere i tributi erariali nelle rottamazioni (sono il bersaglio principale). Quindi un nullatenente con soli debiti IRPEF/IVA può approfittarne se può racimolare il capitale. Lo stralcio 1000€ si è applicato a IRPEF/IVA ecc. per ruoli 2000-2015.
6.2 Tributi locali (IMU, TARI, TASI, bollo auto regionale, multe al Codice della Strada, ecc.)
Ho raggruppato qui tributi locali e alcune entrate para-tributarie locali:
- IMU (Imposta Municipale sugli Immobili), TARI (tassa rifiuti), TASI (fino al 2019, ora inglobata in IMU in parte), bollo auto (tassa automobilistica regionale), canone RAI (anche se nazionale, è un’entrata minore), ecc.
- Multe stradali per violazioni del Codice della Strada, che originano da verbali di Polizia Locale, quindi credito del Comune o Stato a seconda.
Queste entrate hanno alcune particolarità:
- La riscossione può essere affidata all’AdER (molti Comuni lo fanno, specie per ruoli fino a qualche anno fa), ma alcuni enti usano ingiunzioni fiscali autonome (R.D. 639/1910) gestite da concessionari locali. Tuttavia, se parliamo di “Equitalia (ex)” in domanda, supponiamo che i casi considerati siano quelli in cui sono finiti in cartella.
- Prescrizioni brevi: questi debiti in genere prescrivono in 5 anni, salvo il bollo auto che ha 3 anni. Le multe C.d.S. 5 anni dal momento in cui il ruolo diviene esecutivo o la multa è definitiva.
- IMU e nullatenenza: per dovere IMU devi avere un immobile, ergo non sei nullatenente puro. Tuttavia, come visto, se quell’immobile è la prima casa (esente IMU se non di lusso) allora non dovevi IMU; se è seconda casa e tu non hai altro reddito, sei nullatenente tranne quella casa. Il Fisco può mettere ipoteca su quel immobile (debito >20k) e può pignorarla se >120k e non unica abitazione. Se quell’immobile è l’unico bene, di fatto sei nullatenente in termini di reddito ma possiedi un bene che può essere colpito. Dunque i debiti IMU di regola l’ente li recupera sull’immobile stesso (ipoteca e se possibile espropriazione). Un nullatenente che proprio non può pagare l’IMU dovrà affrontare magari l’asta della seconda casa. Se invece è prima casa esente, non nasce il debito IMU.
- TARI e altre tasse comunali: se non paghi la tassa rifiuti e non hai nulla, il Comune/AdER poco potrà fare (pignoramenti se trovano conti ecc. come al solito). La prescrizione è 5 anni dal dovuto. Spesso i Comuni attendono rottamazioni per recuperare almeno sanzioni ridotte, oppure offrono rateizzazioni lunghe.
- Bollo auto: richiede che tu abbia un veicolo. Se non lo paghi e sei nullatenente, hai però un’auto intestata. Quindi il Fisco (in questo caso la Regione per competenza, tramite AdER) potrà mettere fermo su quell’auto per costringerti. Il bollo auto prescrive in 3 anni rapidamente, quindi a volte la gente se lo fa prescrivere consapevolmente, ma occhio: molte regioni ora delegano subito ad AdER che notifica cartella, e quella interrompe la prescrizione se entro 3 anni notificata.
- Multe stradali: non sono tributi, ma sanzioni amministrative. Se non paghi una multa entro 60 giorni, raddoppia (maggiorazione di 10% semestrale fino al raddoppio, ex art. 203 CdS). Passata a ruolo, la riscuote AdER con poteri soliti. Particolarità: le multe stradali non pagate non danno luogo a reati (a differenza tributi) e spesso in rottamazione si è permesso di eliminare interessi di mora e maggiorazioni di legge. Ad esempio, nella Rottamazione-quater 2023, le multe rientravano ma andavano comunque pagate interamente capitale + maggiorazione 10% + spese, con abbuono solo di interessi di mora. Lo stralcio fino 1000€ ha incluso anche multe (ma i Comuni potevano scegliere di escluderle: molti lo hanno fatto perché incide sui loro bilanci). In genere prescrivono in 5 anni dall’ultimo atto valido. Se sei nullatenente e non paghi multe, ti becchi fermi auto come piovesse se hai veicoli. Se non hai né veicoli né redditi, la multa resta lì e magari scade in 5 anni se non mandano altro.
- Altre sanzioni amministrative: simili alle multe, 5 anni prescrizione.
- Contributi consortili, tasse locali minori: rientrano tra tributi locali, di solito 5 anni.
In generale, i debiti verso enti locali (Comuni, Regioni) hanno un tasso di recupero più basso soprattutto se il debitore non ha beni nel territorio. Un nullatenente che si sposti magari e risulti irreperibile rende difficile anche la notifica di atti successivi. I Comuni spesso non hanno la stessa efficienza del Fisco centrale. Non a caso, molti piccoli debiti locali vengono periodicamente annullati nelle sanatorie perché recuperarli costerebbe di più.
6.3 Multe stradali e altre sanzioni amministrative: particolarità
Abbiamo incluso le multe sopra, ma meritano un paragrafo separato per le domande frequenti che suscitano. Anche perché l’immaginario comune “Equitalia e nullatenza” spesso si riferisce proprio alle multe: “Non pago le multe tanto non ho nulla, che mi fanno?”. La risposta è: finché non hai nulla, non possono fare più di tanto. Nel concreto:
- Possono impedirti di rinnovare il bollo auto se hai fermi? (In teoria se c’è fermo non dovresti circolare, ma il bollo in sé rimane dovuto).
- Possono rifiutare il rilascio del passaporto? (No, non per debiti, solo per pendenze penali in casi limitati).
- Possono iscrivere ipoteca sulla casa per multe? Sì, se superano €20.000 complessivi. E potrebbero, in teoria, anche pignorare una casa per sole multe se superasse €120.000 e non prima casa? Giuridicamente possibile, ma rarissimo.
- Possono pignorare stipendio per multe? Assolutamente sì, come per altri debiti (limite sempre 1/10-1/5).
- Se non pago una multa perdo punti patente o subisco altre sanzioni? No, punti e sospensioni patente sono legati alla violazione, non al pagamento.
- Le multe hanno interessi? Sì, 10% semestrale fino a raddoppio (sanzione accessoria fissa) e poi interessi moratori legali dal ruolo. Ma in rottamazione spesso tolgono interessi.
- Nullatenente e multe prescritte: se passano 5 anni senza nuove notifiche, il Comune non può più esigerle. Spesso i Comuni notificano un “avviso di pagamento” entro 5 anni che interrompe. Un nullatenente che vuole farsele prescrivere deve ignorare tutto per 5 anni (e non farsele arrivare a nuova residenza, magari nel frattempo è senza residenza fissa – molti lo fanno, se non trovano non notificano e rischiano la prescrizione).
In definitiva, le sanzioni amministrative seguono la regola generale: nulla da pignorare = nulla ottenuto. La differenza è che non implicano fallimento, né reati, né altro – sono puramente pecuniarie.
6.4 Contributi previdenziali (INPS, INAIL) e altri oneri non tributari
Anche i contributi obbligatori (pensionistici, assicurativi) vengono riscossi tramite cartella esattoriale se non pagati spontaneamente. Ad esempio, i contributi INPS di artigiani/commercianti o il lavoro domestico, i contributi dovuti da aziende per dipendenti, i premi INAIL, ecc.
Nullatenente e contributi INPS: La particolarità è che l’INPS, a differenza del Fisco, negli ultimi anni ha tempi di prescrizione più brevi definitivamente fissati a 5 anni per la generalità dei contributi, dopo intervento della Corte Costituzionale (sent. 153/2016) e il DL 338/1989. Quindi se l’INPS non notifica nulla in 5 anni, i contributi cadono. Spesso però notifica avvisi di addebito (che valgono come cartella) o li affida ad AdER in tempo, e poi AdER interrompe. L’INPS può anche avvalersi di recupero crediti diretti su pensioni, ma se sei nullatenente non hai pensione.
Un nullatenente tipico è l’artigiano cessato che ha debiti coi contributi minimi INPS: se non possiede nulla, l’INPS/AdER faranno un po’ di atti (fermo auto se l’aveva, ecc.) ma finirà spesso con la prescrizione dopo anni. Non esistono reati penali per omissione contributiva se non in casi limitati (omesso versamento ritenute previdenziali sopra una soglia mensile, prima era reato sopra ~€10k annui ma dal 2008 è depenalizzato per importi sotto certa soglia e comunque trasformato in sanzione amministrativa: insomma, oggi il datore di lavoro che non versa contributi dipendenti risponde con sanzione amministrativa, salvo importi enormi dove può scattare reato di appropriazione indebita contributiva, che però mi pare depenalizzata se inferiore a certa soglia).
In qualsiasi caso, per il nullatenente:
- Se è un lavoratore autonomo nullatenente con contributi dovuti INPS: l’INPS non può prendere nulla, aspetta tempi migliori o condoni (nel 2023 c’è stato un condono contributi particolare: l’INPS ha abbattuto sanzioni e interessi su contributi 2000-2017 se si pagava il dovuto in 120 rate, e stralcio sotto 1000 per quelli 2000-2010).
- Se è un datore di lavoro nullatenente: non potrà pagare i contributi dei dipendenti, l’INPS li chiederà a lui come persona (qui c’è solidarietà: i contributi aziendali restano a carico della società, ma le quote trattenute al lavoratore e non versate l’INPS può chiederle anche al dipendente – raramente lo fa, preferisce colpire il datore comunque). Se fallisce l’azienda, l’INPS insinua il credito; se il datore è persona, vedasi la sezione persona fisica.
INAIL (assicurazione infortuni): contributi anche qui, prescrizione 5 anni, simile a INPS.
Altre categorie:
- Agenzia delle Dogane e Monopoli: crediti per accise, dazi, etc. Anche quelli vanno a ruolo. Se uno è nullatenente con debito doganale (ad es. un importatore fallito), stesse regole: privilegio sui beni se ci fossero, se niente arrivederci. Crediti doganali in genere prescrizione 5 o 10 anni a seconda, e condonabili in definizioni generali come rottamazioni.
- Sanzioni amministrative di altri enti: es. Antitrust multa un’azienda, quella non paga e è nullatenente, l’AdER tenta ma se non c’è niente nulla recupera. L’Antitrust magari non potrà far altro.
- Entrate patrimoniali dello Stato: a volte Equitalia riscuoteva anche cose come canoni concessori, indennizzi vari. Anche questi sono crediti ma fuori dall’alveo tributario, comunque se in cartella seguono stesse regole (soli tempi prescrizione dipendono dal diritto sottostante, di solito 10 anni se civile generale, o 5 se periodico).
6.5 Tabella riepilogativa: prescrizione e azioni per i diversi tipi di debito
Di seguito riportiamo una tabella riepilogativa con le principali tipologie di entrate oggetto di cartella esattoriale, il relativo termine di prescrizione (salvo interruzioni), e note sulle azioni tipiche che l’AdER può intraprendere e sulle tutele particolari del nullatenente. Questo aiuterà a visualizzare le differenze:
Tipo di debito | Prescrizione (salvo atti interr.) | Azioni tipiche AdER | Note per nullatenenti |
---|---|---|---|
IRPEF (imposta reddito persone fisiche) | 10 anni (dalla notifica cartella). Dibattiti per 5 anni se non da accertamento, ma orient. maggioritario 10 anni. | Ipoteca e pignoramenti per debiti >€20k. Pignoramento stipendi/pensioni oltre minimi. Fermo su auto eventuali. | Nessuna partic. tutela se non quelle generali (no casa pignorata se prima e unica). Se nullatenente, atti interruttivi periodici. Niente reato per omesso versamento IRPEF in sé. |
IVA (imposta sul valore aggiunto) | 10 anni (come sopra IRPEF). | Ipoteca su immobili >€20k, possibile esproprio >€120k. Pignoramento conti, crediti verso clienti, ecc. | Reato penale se omesso versamento >€250k. Nullatenente: uguale IRPEF, debito resta salvo condoni. |
IRES (imposta reddito società) | 10 anni (simile IRPEF). | Idem IRPEF/IVA applicabile a società. | Società nullatenente risponde come da cap.5, soci no se Srl. |
IRAP (imposta regionale att. prod.) | 10 anni (equiparata tributi erariali nelle riscossioni). | Azioni come per IVA. | Nessun reato specifico. Seguono logiche IRPEF/IVA. |
Addizionali regionali/comunali IRPEF | 5 anni (sono tributi periodici locali). | Pignoramenti standard, raramente importi alti. | Somme modeste di solito. Nullatenente raramente inseguito forte per questi. |
Contributi INPS (gestioni lavoratori) | 5 anni (dalla scadenza) per tutti i contributi (dopo interpello Cass. e norma). | Ipoteca immobili >€20k, pignoramenti stipendi, conti. Fermisu auto. INPS può iscrivere ipoteca anche su prima casa? Sì, non ha limitazioni prima casa perché è credito privilegiato ma segue stesse soglie di AdER per iscriverla. | Un nullatenente debitore di contributi vedrà agire come AdER farebbe per tributi. Nessun reato penale oggi per omesso versamento contributi, depenalizzato sotto soglie. |
Contributi INAIL (assicurativi) | 5 anni (equiparati a contributi). | Idem INPS. | – |
IMU (imposta municipale unica) | 5 anni (dal anno successivo dovuto). | Ipoteca su immobili per debiti >€20k (spesso stesso immobile è oggetto del debito). Esproprio possibile se >€120k e non prima casa protetta. | Nullatenente puro non avrebbe IMU (perché se prima casa esente, se seconda casa non è nullatenente perché ha casa a disposizione). Se unico immobile, non espropriabile se prima casa standard, però ipotecabile se >€20k. |
TARI/TASI (tassa rifiuti, serv. indiv.) | 5 anni. | Fermo auto se auto intestate (Comuni usano molto fermi per tari). Pignoramenti conti modesti. | Debiti spesso piccoli. Nullatenente spesso li lascia prescrivere. Possibile stralcio in condoni locali. |
Bollo auto (tassa auto) | 3 anni (dall’anno successivo). | Fermo amministrativo del veicolo quasi automatico se importo rilevante (regioni sollecitano fermi). | Presenza veicolo = nullatenenza non assoluta. Nullatenente spesso non paga bollo→fermo→non può usare auto. Stralcio 2023 ha cancellato bolli <1000€ 2000-2015. |
Multe Codice della Strada | 5 anni (dalla definitività, rinnovabile con atti). | Fermoadministrativo auto molto utilizzato (per costringere a pagare). Pignoramenti stipendi conti per importi alti possibili ma rari. | Nessuna inibizione su casa specifica (possono pignorarla come qualunque credito >€120k – ma di solito multe di quell’importo solo cumulate). Nullatenente: se niente da prendere, non subisce altro se non fermi. Nessun reato per mancato pagamento multe. |
Sanzioni amm. varie (non CdS) | 5 anni (generale L.689/81). | Cartella esattoriale e azioni standard. | Come multe, ma senza neanche fermo veicolo perché quello è solo per multe stradali e tributi. In genere pignoramenti se importi grandi. |
Altre entrate Stato (dazi, accise) | 5 anni o 10 a seconda della legge doganale (dazi UE spesso 5). | Ipoteca, fermi, pignoramenti normali. | Debiti doganali possono avere preferenza in fallimento, ma se nullatenente niente di che. |
Rate di finanziamenti agevolati pubblici (recuperate via AdER) | Variabile da natura (di solito 10 anni contrattuale). | Pignoramenti standard. | Nullatenente stesso discorso di creditore privato, solo che AdER esegue. |
Spese di giustizia, pene pecuniarie (es: ammende) | 10 anni (come titolo giudiziario) salvo diversa disposizione. | Cartella esattoriale dallo Stato. Pignoramenti standard. | Un nullatenente condannato a multa penale non pagata: Stato iscrive a ruolo, ma se non paga? Possibile conversione pena se è multa penale e insolvibilità, ma in generale oggi non c’è più carcere per insolvenza di multa pecuniaria (salvo reati molto gravi). Alla fine rimane debito verso erario, inesigibile se nullatenente. |
N.B.: i termini indicati decorrono, per le cartelle, di regola dalla scadenza dei 60 giorni dalla notifica, salvo diversa specifica. Interruzioni fanno ripartire da capo i termini. Soglie fermi/ipoteche/pignoramenti: fermo amministrativo auto nessun minimo legale, ipoteca €20.000, pignoramento immobiliare €120.000, come da norme attuali. Prima casa non espropriabile dal Fisco se condizioni DL 69/2013 (unica, non lusso, residenza); non vietata ipoteca in tal caso.
Questa tabella offre una panoramica schematica: come si nota, dal punto di vista del nullatenente le differenze tra categorie di debito non influiscono sulla sostanza: se non hai beni o redditi, resterai tendenzialmente non escutibile per qualsiasi tipo di credito. Conta piuttosto la durata della perseguibilità (prescrizione) e se la legge concede al Fisco qualche arma in più o in meno. Ad esempio, per i tributi lo Stato può essere più aggressivo perché ha ipoteche e privilegi; per le multe può solo aspettare di bloccare l’auto.
7. Le strategie della riscossione verso i nullatenenti
Alla luce di tutto quanto esposto, possiamo chiederci: qual è l’approccio pratico dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione nei confronti dei debitori nullatenenti? Cosa fa l’AdER, sapendo che un soggetto risulta non avere beni aggredibili? Ci sono “azioni alternative” o particolari strategie che vengono messe in campo? Nel corso della trattazione abbiamo già citato diversi strumenti (cautelari, futuri, psicologici). Ora li sistematizziamo:
7.1 Iscrizione di ipoteca su beni immobili: funzione cautelare e limiti
L’ipoteca fiscale è un’arma fondamentale per il riscossore. Consiste nell’iscrizione, nei registri immobiliari, di una garanzia ipotecaria a carico di un immobile del debitore, a tutela del credito per cui si procede. Viene disciplinata dall’art. 77 del DPR 602/1973.
- Condizioni: Può essere iscritta se il debito complessivo supera €20.000. Occorre che sia trascorso il termine di 60 giorni dalla notifica della cartella senza pagamento. Inoltre, per disposizione di legge, l’Agente deve notificare un preavviso di ipoteca al debitore e attendere 30 giorni: se entro tale termine il debitore non paga né propone un piano regolare di rateazione, si procede con l’iscrizione. La mancata comunicazione preventiva rende nulla l’ipoteca.
- Effetti: L’ipoteca non espropria l’immobile, ma lo vincola: costituisce titolo di prelazione, cioè se l’immobile viene venduto volontariamente o all’asta per altro creditore, l’AdER ha diritto di essere soddisfatta sul prezzo con priorità (fino a 70% del valore nei gradi ipotecari). Inoltre, l’ipoteca vincolando l’immobile di fatto ne impedisce la libera commerciabilità: pochi acquisterebbero un immobile ipotecato da Equitalia senza pretendere lo stralcio del debito dal prezzo.
- Durata: l’ipoteca dura 20 anni rinnovabile. Se il debito si prescrive o viene annullato, occorre procedura per cancellare l’ipoteca (di solito l’AdER la cancella se il credito è estinto, altrimenti rimarrebbe come errore).
- Uso verso nullatenenti: Ecco il punto: la prima cosa che l’AdER fa quando un debitore ha un immobile e un debito >€20.000, è iscrivere ipoteca. Anche se sa che il debitore è nullatenente a parte quell’immobile. Perché? Per cautela: l’ipoteca garantisce che se in futuro quell’immobile genera valore (es. viene venduto), l’Erario prenderà il suo. Inoltre, mette pressione sul debitore: sapere la casa ipotecata spesso lo sprona a trovare un accordo (es. pagare un po’ e chiedere cancellazione, magari vendendo la casa stessa). Come detto, la legge oggi vieta di procedere al pignoramento della prima casa in certe condizioni, ma non vieta affatto di ipotecarla. Quindi anche la casa di abitazione del nullatenente può essere ipotecata (ed è prassi che l’AdER lo faccia, superati i €20k di ruolo). Esempio: Tizio nullatenente con unica casa dove vive, valore modesto, debito €30k. L’AdER non può metterla all’asta (prima casa e debito sotto 120k), ma può iscrivere ipoteca di primo grado per €30k. Tizio non subisce sfratto o altro, però la casa resta “bloccata”. Se volesse chiedere un mutuo su di essa, non potrebbe (la banca vedrebbe l’ipoteca pubblica). Se volesse venderla per trasferirsi, il notaio vedrebbe l’ipoteca e pretenderebbe di pagare l’AdER dal prezzo. Di fatto Tizio è inchiodato.
- Nullatenente puro senza immobili: se il debitore davvero non possiede immobili, l’AdER non può iscrivere ipoteca ovviamente. Però monitorerà nel tempo: se appare un acquisto immobiliare (magari lo scoprono tramite dichiarazioni dei redditi o registri), e il debito c’è ancora, potrebbe affrettarsi a farlo.
- Rimozione dell’ipoteca: l’ipoteca fiscale viene cancellata a seguito di pagamento integrale del debito (o definizione agevolata, con pagamento secondo accordo) oppure se il debito viene annullato (vittoria in giudizio del contribuente) o prescritto – ma in caso di prescrizione serve comunque un’ordinanza del giudice per farla cancellare, o l’AdER lo fa spontaneamente se riconosce la prescrizione (cosa non scontata). Il nullatenente spesso si trova con la casa ancora ipotecata anche decenni dopo, perché magari non ha mai formalmente eccepito la prescrizione e l’AdER non cancella d’ufficio senza riscossione o ordine.
In sintesi, l’ipoteca è la misura cautelare principe: l’AdER la usa per assicurarsi margini futuri. Dalla prospettiva del nullatenente, non toglie immediatamente il bene, ma è un “lucchetto” sul proprio patrimonio. Se la casa è l’unica e ci vivi, stai tranquillo a metà: non ti cacciano, ma resta il peso. Se la casa è non prima casa, ipoteca preludio a esecuzione dopo 6 mesi se importo alto.
Per l’AdER, avere ipoteche su beni di nullatenenti è comunque un modo per mettere crediti a riserva: nell’eventualità, ad esempio, che un domani lo Stato decida di vendere in blocco questi crediti o intervenire in altro modo.
7.2 Fermo amministrativo di veicoli: strumento di pressione sul debitore
Il fermo amministrativo sui veicoli è quell’atto con cui l’Agente della riscossione iscrive al Pubblico Registro Automobilistico un vincolo che impedisce al proprietario di utilizzare e rottamare il veicolo. È un tipico strumento di coercizione indiretta: non soddisfa il credito (il mezzo non viene venduto dal Fisco di solito), ma sanziona il debitore privandolo dell’uso del veicolo finché non paga.
- Nessuna soglia di importo per legge: La normativa (art. 86 DPR 602/73) non prevede un minimo di debito per il fermo. Equitalia in passato adottava soglie interne (detto “codice di autoregolamentazione”: sotto 500€ niente fermo; 500-2.000 fermo su un veicolo; 2.000-10.000 fino 10 veicoli; oltre 10.000 su tutti). AdER, come confermato, considera superate quelle soglie e può legittimamente fare fermi anche per debiti piccoli. Cassazione 32506/2022 lo ha sancito: nessun importo minimo per fermo. Quindi il nullatenente con anche soli 300€ di debito potrebbe teoricamente subire fermo auto. In pratica, l’AdER spesso aspetta accumuli maggiori, ma non garantito.
- Procedura: Anche per il fermo è previsto un preavviso al debitore, con concessione di 30 giorni per pagare o rateizzare prima di iscrivere il vincolo. Se entro 30 giorni nulla cambia, scatta l’iscrizione al PRA. Il fermo viene comunicato e comporta il divieto di circolazione del mezzo (se sorpreso a circolare con fermo, sanzione e confisca). Non impedisce però di maturare bollo e assicurazione (fastidio per il debitore, che a volte radia il mezzo pur di non pagare costi inutili).
- Strategia d’uso: L’AdER utilizza il fermo prevalentemente per spingere al pagamento. Molti debitori, trovandosi l’auto bloccata, si attivano, specie se ne hanno bisogno per lavoro. Per il nullatenente puro, però, il fermo può essere meno efficace: se è disoccupato magari usa poco l’auto, oppure è disposto a rinunciarvi perché non può mantenere neanche quella. Alcuni nullatenenti “furbi” intestano le auto ad altri (moglie, figli) per evitare il fermo. La Cassazione però ha stabilito che il fermo è legittimo a prescindere da ragioni di proporzionalità col debito.
- Limiti ed eccezioni: Non esiste un divieto legale di mettere fermo sull’unico veicolo strumentale, ma come visto c’è giurisprudenza (CTP Milano) che lo ha considerato illegittimo in caso di unica auto necessaria al lavoro. Anche l’auto di un disabile (o per disabile) ha tutela: la legge 214/2011 vieta il fermo su veicoli destinati al trasporto di invalidi (es. auto acquistate con IVA agevolata e adattamenti L.104/92). Altra circostanza: se il debitore stipula un piano di rateazione, l’AdER sospende il fermo in corso (di solito, su richiesta, concede la sospensione del fermo con il pagamento della prima rata).
- Rimozione del fermo: Avviene pagando tutto il debito (o oggi, pagando almeno la soglia di 80% in rottamazione e garantendo restante, c’è stata deroga per rottamazioni) oppure ottenendo provvedimento di annullamento (es. se si vince un ricorso e la cartella viene annullata, il fermo conseguente viene cancellato). Durante Covid era stata data la possibilità di circolare con fermo se usata per attività di impresa essenziale, ma era eccezione.
Per il nullatenente, il fermo è spesso la prima vera seccatura concreta: finché uno non ha immobili o stipendi, se ha un’auto, se la vede bloccata. Questo spinge molti a cercare scorciatoie (auto intestate a terzi, fittizie). Attenzione: intestare fittiziamente i propri beni ad altri può configurare reato di sottrazione fraudolenta se fatto post-debito, quindi non è un consiglio da dare.
In pratica l’AdER contro i nullatenenti usa massicciamente i fermi, perché è uno dei pochi modi per “toccarli”. Ad esempio, se uno vive di lavoretti e ha solo un’auto vecchia, ecco che quell’auto sarà oggetto di fermo per cercare di fargli pagare almeno un po’. In tanti casi, essendo nullatenenti, non pagano comunque e l’auto marcisce ferma. L’AdER non se ne appropria (non c’è confisca a suo favore, solo blocco d’uso). Dopo anni, a volte, può rimuovere il fermo se è palese che non incasserà e magari rottamare il credito. Ma formalmente rimane.
In conclusione: fermo auto = leva psicologica e di disagio, sfruttata anche per debiti modesti. Un nullatenente deve aspettarselo non appena appare con un veicolo registrato.
7.3 Pignoramenti presenti e futuri (stipendi, conti correnti, immobili all’asta)
I pignoramenti sono gli atti esecutivi veri e propri, con cui si aggrediscono i beni del debitore per destinarli alla soddisfazione coattiva del credito. Nel contesto nullatenente, abbiamo spesso ribadito: oggi non c’è nulla da pignorare, ma domani potrebbe esserci. L’AdER, specie grazie alle banche dati, adotta delle strategie di sorveglianza e intervento tempestivo:
- Pignoramento di stipendi/pensioni: come menzionato, l’Agenzia può inviare un atto di pignoramento direttamente al datore di lavoro o ente pensioni (art. 72-ter DPR 602/73), e questo anche senza passare dal giudice (titolo esecutivo è la cartella). Nel caso del nullatenente che trova lavoro, è probabile che l’AdER in breve tempo scopra l’assunzione (via Uniemens INPS o dichiarazioni fiscali) e attivi il pignoramento del quinto dello stipendio. Lo stesso per la pensione: l’INPS registra subito se c’è carico debitorio (in effetti l’INPS stessa può trattenere fino a 1/5 della pensione su richiesta dell’AdER). Quindi la strategia è: monitorare periodicamente i flussi reddituali. L’AdER ha accesso all’anagrafe tributaria che incrocia anche CU, 730, modelli Redditi: per esempio, se uno nel 2024 presenta un 730 con sostituto d’imposta, l’AdER sa che ha un reddito di lavoro e un datore: partirà il pignoramento presso quell’azienda. Magari non lo fa su importi microscopici (se lo stipendio è 800 € e pignorabile solo mini quota, l’AdER potrebbe rimandare, o magari no, dipende), ma su stipendi decenti sicuramente sì.
- Pignoramento di conti correnti e depositi: grazie all’accesso all’Anagrafe dei conti, l’AdER è in grado di sapere presso quali banche o Poste il contribuente ha rapporti finanziari. Non vede saldo in tempo reale senza chiedere, ma può chiedere e ottenerlo (è autorizzata). Le normative hanno semplificato anche la procedura: l’art. 72-bis DPR 602/73 permette il pignoramento diretto presso banche, con atto unico a firma AdER, senza attendere udienza di assegnazione: la somma pignorata viene direttamente vincolata e assegnata fino a concorrenza del debito.
- Per un nullatenente senza conti, nulla succede.
- Se un nullatenente apre un conto e vi versa denaro (stipendio o altro), l’AdER può scoprirlo e inviare il pignoramento.
- C’è una tutela introdotta dal DL 83/2015: se il pignoramento colpisce un conto su cui viene accreditato lo stipendio/pensione, allora la banca deve lasciare libero l’importo pari al triplo dell’assegno sociale (circa €1500) se i soldi sono affluiti prima del pignoramento; se dopo, si applica regola del quinto. In breve: se il nullatenente con stipendio versa sul conto 3 mesi di stipendi accumulati prima del pignoramento, quei 3 mesi (fino a 1500€) non dovrebbero essere toccati, il resto sì.
- Per conti esclusivamente cointestati con terzi: l’AdER può pignorare la quota riferibile al debitore (presuntivamente il 50%). Non è così immediato come un conto solo suo, ma può farlo.
- Pignoramento immobiliare e vendita all’asta: per i nullatenenti totali non succede ora, ma se acquisissero immobili (non protetti) e debiti grossi, l’AdER può far partire esecuzione come un creditore qualunque (dopo ipoteca iscritta e 30 giorni da intimazione art.50). L’AdER, anzi, ha vantaggi: non deve presentare istanza in tribunale per precetto, la cartella è già titolo, può procedere direttamente nominando il professionista per l’asta. A dire il vero, negli ultimi anni Equitalia/AdER sono state più caute sulle espropriazioni immobiliari, soprattutto per motivi sociali e di opportunità (pignorare case per debiti fiscali si è rivelato impopolare). Dal 2013 appunto quel divieto su prima casa ha calmierato. Quindi oggi le vendite giudiziarie iniziate da AdER non sono frequentissime, a meno di immobili non abitativi o plurimi. Comunque, rimane una spada: se il nullatenente un giorno ha, per assurdo, 2 case, l’AdER gliene può espropriare una se il debito è sopra soglia.
- Pignoramento di crediti verso terzi diversi da stipendio: l’AdER può pignorare qualsiasi credito il debitore vanti contro altri. Esempio: un nullatenente vince una causa contro qualcuno per risarcimento, quell’importo prima di essere incassato può essere pignorato dall’AdER se ne viene a conoscenza (lo vede da pubblici registri se è una causa civile registrata? Non facile, più probabile se è un credito verso PA come discorso art.48-bis). Oppure se il nullatenente presta servizi per un cliente e deve ricevere pagamento e AdER lo sa, può intimare al cliente di pagare il Fisco. Questo spesso succede in contesti di lavoro autonomo formalizzato. Un nullatenente che lavora in nero ovviamente sfugge a questo.
Sorveglianza continua: come accennato, l’AdER ha accesso integrato a database incrociati:
- Catasto/Conservatoria per immobili (possono impostare alert? Non so se c’è un alert automatico, ma volendo potrebbero fare interrogazioni periodiche nominative).
- PRA per veicoli (facilissimo: inviano periodicamente file al PRA per vedere nuovi veicoli intestati a debitori, e scatta preavviso fermo).
- INPS per rapporti di lavoro (l’INPS ha un database DM10/Uniemens su dipendenti, e le CP per autonomi).
- Agenzia Entrate per redditi dichiarati.
- Anagrafe tributaria per atti di compravendita (ogni volta che registri un atto, c’è codice fiscale, potrebbero intercettarlo).
- Anagrafe dei conti, come detto.
In sostanza, il nullatenente è monitorato. Magari non il singolo signor nessuno per 1000€, ma per importi più elevati sicuramente, e comunque con l’automazione attuale molti controlli incrociati partono a prescindere dall’importo (es. il preavviso di fermo per debiti <1000 atteso 120 giorni è già legge, quindi anche micro debito prima di fermo aspetta 120 gg con letterina ordinaria come da art. p.e. 86 c.2 DPR 602/73 modif. recente: la trovavamo prima: “per debiti fino a 1000 euro non si attivano azioni cautelari prima di 120 gg da avviso ordinario”).
Dunque la strategia AdER verso il nullatenente:
- Applica tutte le misure cautelari disponibili (fermo e ipoteca) su eventuali futuri beni appena possibile.
- Interrompe regolarmente la prescrizione con atti di intimazione per mantenere vivo il credito.
- Appena percepisce segnali di “riemersione” economica del debitore, parte all’attacco con pignoramenti su redditi, conti, ecc.
- Se il debitore ha partecipazioni o ruoli in altre aziende, l’AdER a volte estende l’attenzione: ad esempio, se Tizio nullatenente diventa amministratore di una nuova società, e la vecchia è estinta, l’AdER può vigilare su quella società (non può prendere denaro direttamente, ma sa che quell’azienda potrebbe remunerare Tizio).
- In alcuni casi può proporre al debitore soluzioni bonarie: c’è la possibilità di chiedere, ad esempio, una dilazione con decadenza lunga se importo altissimo (piani straordinari) o segnalare che si può aderire a definizione agevolata. AdER spesso invia comunicazioni quando escono rottamazioni, perché preferisce incassare qualcosa piuttosto che nulla.
Per il debitore nullatenente, sapere di queste strategie serve a capire che:
- Non è “libero e dimenticato”: il Fisco non dimentica, anche se non può prendere nulla oggi.
- Ogni mossa economica ufficiale che farà, verrà probabilmente accompagnata da un’azione di recupero.
Molti scelgono la via dell’economia sommersa per sfuggire: lavorare in nero, tenere contanti nascosti. Questa è però una sconfitta sia per lo Stato sia per il cittadino (niente contributi, precarietà, ecc.). Lo Stato nel 2021 ha introdotto quell’esdebitazione per dare una chance di rientro in legalità ai nullatenenti travolti dai debiti, proprio per riportarli nel sistema.
Insomma, AdER gioca sul tempo: aspetta, sorveglia, e agisce al momento opportuno.
7.4 Segnalazioni e verifiche patrimoniali incrociate
Oltre agli atti esecutivi in senso stretto, l’Agenzia può attuare ulteriori misure di indagine e segnalazione:
- Accesso alla Centrale Rischi e banche dati credito: se i debiti sono molto alti (sopra 100k), l’AdER può segnalare il nominativo alla Banca d’Italia (Centrale Rischi) come cattivo pagatore verso la PA. Anche se non è un credito bancario, credo esista un meccanismo per grosse posizioni pubbliche. In ogni caso, certamente se uno ha ipoteca da Equitalia, appare in Conservatoria, e le banche lo considerano negativamente. Quindi di riflesso il nullatenente con debito esattoriale difficilmente otterrà credito.
- Stop a rimborsi e compensazioni: come trattato, l’AdER si attiva via art.48-bis: se un nullatenente un giorno vince una gara pubblica o aspetta un rimborso fiscale, c’è un filtro: debiti >5k fanno bloccare quel pagamento. Anche le eventuali compensazioni di crediti fiscali in F24 vengono inibite se risulta che hai debiti a ruolo >1500€ (c’è norma che vieta di compensare crediti se hai ruoli esecutivi oltre 1500 senza aver preso provvedimenti). Dunque quell’azienda o persona non può neanche compensare IVA a credito con debito se c’è pendenza a ruolo > 1500 a meno che non paghi prima il ruolo.
- Trasmissione a ente creditore per eventuali azioni penali: AdER stessa non fa indagini penali, ma se riscontra situazioni anomale (es. nullatenente che ha palesemente occultato beni), può segnalare all’Agenzia delle Entrate o alla Procura per valutare reati come la sottrazione fraudolenta o bancarotta. Ci sono protocolli di collaborazione. Quindi un nullatenente ostinato che magari ostenta tenore di vita (classico: nulla a me, ma vive in villa intestata moglie, guida SUV intestato società estera) potrebbe finire nel mirino di GdF su input Fisco.
- Indagini finanziarie mirate: L’AdER ha potere di richiedere documentazione al debitore su eventuali sue disponibilità, ma di solito non lo fa perché ha già i suoi canali (era più comune con Equitalia nei pignoramenti presso terzi).
- Atti di escussione di coobbligati: se il debito vede più condebitori (es. soci di snc, coobbligati in solido), l’AdER punta quello solvibile. Quindi se un nullatenente è debitore in solido con qualcun altro (es. in caso di successione ereditaria con accettazione, più eredi) colpirà i più solvibili. Questo esce un po’ dallo scenario isolato, ma nel caso di eredi: se Tizio nullatenente ha debiti e muore, e Caio eredita (accettando) ed è solvibile, Caio pagherà tutto perché gli eredi rispondono in solido dei debiti ereditari (fino valore eredità).
- Utilizzo di concessionari esterni: se AdER fatica, per crediti <100k può anche cedere a società di recupero? Non per tributi di solito, però c’è stata ipotesi di cessione crediti inesigibili a privati. Finora non attuata su larga scala. Ma se lo facessero, i privati potrebbero essere più aggressivi (finché legalmente possibile) nel tampinare il debitore. Ad oggi, di fatto i crediti non riscossi restano in pancia ad AdER in attesa di stralci.
7.5 Sospensione e inesigibilità del credito: quando l’AdER “molla la presa”
L’Agenzia, a fronte di reiterati tentativi infruttuosi, può decidere di sospendere l’attività di recupero attivo su un credito. Ciò avviene internamente con la classificazione a “credito inesigibile”. AdER periodicamente, come da regole contabili, forma elenchi di ruoli inesigibili e li sottopone all’ente creditore per discarico. Se l’ente approva, AdER toglie il carico dal suo attivo patrimoniale. Ma attenzione: inesigibile non vuol dire prescritto né annullato. Significa solo che per ora quell’importo non è riscuotibile. Tuttavia, c’è differenza:
- Se un credito viene “sgravato” (ad esempio, l’ente creditore dice che in effetti quell’imposta non era dovuta o c’è stata prescrizione legale riconosciuta), allora il debitore viene liberato ufficialmente e AdER annulla la cartella.
- Se è dichiarato “inesigibile” perché nullatenente e scaduti termini, l’ente creditore può (dopo controlli) accettare il discarico e AdER non proverà più a riscuoterlo. Ma formalmente il debito c’è ancora, solo che rimane all’ente originario che potrà forse re-iscriverlo se emergessero elementi. Nella pratica, spesso i debiti discaricati finiscono poi stralciati per legge in blocco.
Per il debitore nullatenente, non c’è una comunicazione di “lasciato stare”. Semplicemente smette di ricevere atti per lungo tempo. Potrebbe supporre che il suo debito sia stato messo in soffitta, ma non è mai certo. A volte uno pensa: “sono 8 anni che non mi mandano nulla, forse è finita” – magari invece 7 anni fa gli hanno notificato qualcosa all’indirizzo vecchio che lui non ha visto ed ha interrotto prescrizione, e ora AdER attende magari condono. Oppure effettivamente l’han messo da parte e ai 10 anni decideranno di non rinnovare atti perché costoso.
In conclusione sulle strategie AdER:
L’approccio è persistente ma non persecutorio senza scopo. L’AdER non spende risorse indefinitamente dove sa di non cavare un ragno dal buco. Ma mantiene il radar acceso per rilevare cambiamenti. Quindi il nullatenente non viene magari importunato quotidianamente – l’Agenzia fa un paio di tentativi, poi dirada – però rimane in archivio come debitore vigilato.
L’AdER può decidere di congelare il recupero in attesa di normative (es. se sa che arriva sanatoria, sospende azioni per quell’importo). Durante il Covid, per esempio, la riscossione è stata sospesa su tutti per legge. In futuro chissà, magari sospenderanno per categorie deboli? Ci sono stati progetti di legge per introdurre l’esdebitazione fiscale di ufficio per soggetti nulla tenenti (fino a certe soglie), ma per ora si fa tramite giudice su istanza come detto.
Dopo questo ampio excursus teorico-pratico, può essere utile vedere alcuni casi concreti simulati e poi rispondere sinteticamente alle domande frequenti in materia.
8. Esempi pratici e simulazioni
Presentiamo ora alcuni casi ipotetici di debitori nullatenenti, sia persone fisiche che giuridiche, per illustrare in modo narrativo l’evoluzione tipica della situazione negli anni. Queste simulazioni, pur semplificate, si basano su situazioni ricorrenti nella pratica.
8.1 Caso 1 – Persona fisica disoccupata con debiti IRPEF
Scenario: Mario, ex lavoratore autonomo, ha cessato l’attività nel 2022 e risulta disoccupato, senza immobili né auto (vive in casa in affitto modesto). Ha debiti fiscali per circa €15.000 con l’Erario, derivanti da IRPEF e IVA non versate relative a un paio d’anni di attività in perdita. Non ha risparmi, né redditi. È quindi un nullatenente totale. Cosa accade dal momento in cui riceve le cartelle esattoriali?
- 2023: L’Agenzia Entrate-Riscossione gli notifica due cartelle (una per IRPEF €5.000, una per IVA €10.000). Mario, in totale indigenza, non paga entro 60 giorni. Non chiede nemmeno rateazione perché non riuscirebbe a onorare le rate. Dopo la scadenza, l’AdER iscrive a ruolo il debito completo con interessi e avvia le prime procedure:
- Verifica in banca dati: nessun immobile intestato → niente ipoteca.
- Veicoli: risulta che Mario non possiede autoveicoli (forse aveva un vecchio furgone venduto nel 2022). Quindi non può scattare un fermo.
- Conti correnti: tramite anagrafe, appare un conto BancoPosta intestato a Mario, con saldo praticamente zero (Mario lo tiene aperto solo per ricevere eventualmente il sussidio, infatti ha chiesto la NASpI). L’AdER potrebbe pignorarlo ma decidere di attendere che abbia saldo (un conto vuoto non vale la spesa).
- L’AdER allora invia (dopo 6 mesi) un’intimazione di pagamento a Mario: atto formale che gli ingiunge di pagare entro 5 giorni per evitare azioni. Mario la riceve, ma non paga comunque.
- Non avendo trovato nulla, l’AdER sospende ulteriori azioni esecutive attive per il momento. Classifica Mario come “temporaneamente inesigibile, da monitorare”.
- 2024: Mario trova, a metà 2024, un lavoro saltuario a progetto per qualche mese, con compenso totale €4.000. Non apre partita IVA, lavora con ritenuta d’acconto. Questo reddito apparirà nella Certificazione Unica 2025. A fine 2024, Mario inoltre ottiene dall’INPS l’assegno di disoccupazione (NASpI), circa €700 al mese, per 6 mesi. La NASpI è impignorabile (trattamento assistenziale). L’AdER viene a conoscenza del suo rapporto di lavoro temporaneo soltanto nella primavera 2025 (tramite i flussi fiscali), quando però quel lavoro è già terminato. Dunque non riesce a pignorare nulla (non c’è datore in quel momento).
- A novembre 2024 entra in vigore la Rottamazione-Quater (il governo la proroga dal 2023), Mario viene avvisato con una lettera: potrebbe saldare i €15.000 senza sanzioni né interessi di mora, pagando solo €12.000 in comode rate. Mario però non ha nemmeno quelli, dunque non aderisce.
- Per tutto il 2024 nessuna nuova azione AdER significativa: non essendoci redditi stabili, l’Agente sta a vedere. Mario riceve solo un generico sollecito cumulo a dicembre 2024 con l’elenco dei suoi debiti e gli interessi maturati (ora sono €15.500). Butta la lettera.
- 2025: Mario a maggio 2025 trova finalmente un impiego regolare come magazziniere, con stipendio netto di €1.300/mese. Appena l’informazione confluisce nei sistemi (magari ad agosto 2025 con Uniemens di INPS), AdER reagisce: in settembre 2025 notifica al datore di lavoro un atto di pignoramento presso terzi per il quinto dello stipendio di Mario, fino a €15.500 (quanto risulta dovuto, compresi interessi).
- Mario viene contestualmente informato. Dal cedolino di ottobre 2025, il datore trattiene circa €260 al mese (1/5 di 1300) e li accantona per l’AdER. Mario si ritrova quindi €1.040 netti.
- Mario a questo punto, sebbene non abbia beni, sta “pagando” tramite il pignoramento. Si rende conto che andrà avanti così per circa 60 mesi (5 anni) per coprire tutto. Decide allora di prendere in considerazione una rateazione volontaria: scopre che se concorda un piano con AdER, può ridurre la trattenuta (perché col pignoramento è fisso 1/5, con rateazione può negoziare rate minori di 260 se il piano più lungo lo consente). A novembre 2025 presenta istanza di rateazione per €15.000 in 72 rate = €208/mese.
- AdER accoglie il piano (sotto €120k è automatica). A questo punto, Mario comunica al giudice dell’esecuzione il piano e il pignoramento sullo stipendio viene sospeso (o comunque AdER allenta perché preferisce la rateazione concordata).
- Mario da dicembre 2025 paga €208/mese di rata. Lo stipendio torna integro (nessun pignoramento, ma paga la rata).
- Purtroppo, nel 2026 Mario perde di nuovo il lavoro (l’azienda chiude). Dopo aver pagato magari 6 rate, smette (decade dal piano). AdER in 2026 lo tornerà a classificare come inadempiente.
- 2027: Mario è di nuovo disoccupato, nessun bene, nessun reddito. Il debito residuo, un po’ ridotto dai pagamenti (ora sarà sui €14.000 per via di interessi e decadenza rate), è di nuovo in stand-by. AdER ha però interrotto la prescrizione con un atto di precetto nel 2026 quando la rateazione è decaduta. Mario nel 2027 decide di emigrare all’estero per lavoro. Non avvisa nessuno, parte. L’AdER nel 2028 prova un nuovo pignoramento stipendio su un’azienda dove pensa che Mario lavori (aveva un indizio), ma scopre che Mario si è cancellato dall’AIRE e non risulta assunto in Italia. Sospende di nuovo.
- 2033: Sono passati 10 anni dalla notifica delle cartelle originali. Mario non ha più ricevuto atti dal 2026. Formalmente, la prescrizione decennale sarebbe maturata, ma AdER ha notificato un’intimazione nel 2026 che ha interrotto, quindi il termine scade 10 anni da lì (2036). Mario nel frattempo ha costruito vita all’estero. Torna in Italia solo da pensionato nel 2040, con una pensione estera e comprando una casetta modesta. Chiede la residenza e mette qualche risparmio in banca. Attenzione: AdER potrebbe ancora avere il suo debito vivo (non prescritto perché interrotto, e magari nel 2035 con un ultimo atto).
- Trovandolo proprietario di casa e con conto, AdER ipoteca la casa (il debito con interessi e more è salito a €20k), e pignora una parte della pensione estera se transita su banca italiana (difficile, ma può provarci).
- Mario a 70 anni si vede riapparire i fantasmi fiscali di gioventù. Decide allora di rivolgersi a un OCC e chiedere esdebitazione del debitore incapiente (dato che la sua pensione base rientra nei parametri e ha solo quella casa modesta). Il Tribunale gliela concede ex art. 283 CCII, e nel 2041 cancella tutti i debiti residui di Mario compreso quello fiscale.
- L’AdER a quel punto prende atto (il decreto di esdebitazione è opponibile anche all’Erario) e cancella ipoteca.
- Mario ha chiuso il cerchio, ma c’è voluto quasi un ventennio di vicissitudini.
Sintesi caso 1: Durante la sua nullatenza attiva (2022-2024), Mario non ha subito effetti tangibili oltre a lettere. Appena ha avuto reddito, il Fisco gli è piombato addosso con pignoramento del quinto. Ha cercato sollievo in un piano di rateazione, ma poi è ricaduto in difficoltà e il debito è rimasto. Solo con un intervento finale del tribunale è riuscito a liberarsene in tarda età. Se non avesse fatto nulla, magari l’avrebbe portato per sempre (o l’avrebbero prescritto oltre i 30 anni in un eventuale scenario). Il caso mostra come il Fisco agisce non appena può e come gli strumenti come rateazione ed esdebitazione possano aiutare.
8.2 Caso 2 – Multe stradali non pagate da un nullatenente
Scenario: Anna è una ragazza di 25 anni, disoccupata, vive con i genitori, nessun bene intestato salvo una vecchia auto utilitaria (valore €1.000). Negli ultimi anni ha collezionato varie multe stradali (divieto di sosta, eccesso velocità, mancata assicurazione) per un totale di €3.000 di sanzioni. Non avendo reddito, non le ha pagate. Cosa succede?
- 2021-2022: Riceve i verbali di multa, non paga entro 60 giorni, le multe raddoppiano e vengono iscritte a ruolo dal Comune. Nel 2022 e 2023 riceve cartelle esattoriali dall’AdER per totali €3.000. Lei le ignora (non ha soldi né beni).
- AdER, visti importi e dato che risulta intestataria di un’auto, nel 2023 le invia preavviso di fermo per l’auto, riferito alle cartelle non pagate. Anna non reagisce entro 30 gg, così scatta il fermo amministrativo sull’auto. Nel PRA risulta “fermo Equitalia”. Anna continua comunque ad usare l’auto inizialmente, finché a un controllo scopre che l’auto è sotto fermo: la Polizia le fa una multa ulteriore e dispone il sequestro del veicolo.
- Ora Anna resta a piedi e accumula un’altra sanzione (guidare con fermo).
- Senza veicolo, l’AdER non ha altre leve su di lei (niente stipendio, niente casa). Non può pignorare nulla. Si limita a notificare un’intimazione nel 2024, tanto per interrompere i 5 anni di prescrizione.
- 2025: Anna trova un lavoro come commessa, stipendio €1.100. Non appena appare in INPS, l’AdER le notifica un pignoramento stipendio presso il suo datore, chiedendo 1/10 (trattandosi di debiti di natura sanzionatoria minori). Quindi circa €110/mese le vengono detratti. In poco più di due anni salderebbe i €3.000.
- Anna, non volendo rogne con il datore, opta per chiedere al Comune una rateizzazione delle multe (in teoria possibile prima che passino al ruolo o tramite AdER stessa dopo ruolo). Ormai però è a ruolo, quindi dovrebbe rateizzare con AdER. Presenta istanza, e ottiene 18 rate da ~€170 al mese (lei chiede poche rate per finirla presto e togliere il pignoramento).
- AdER sospende il pignoramento appena vede rispettate le prime rate. Anna paga regolarmente e termina i pagamenti entro il 2026.
- A fine 2026 l’AdER emette provvedimento di revoca del fermo (perché il debito è stato saldato). Anna riesce così a recuperare la sua auto dal deposito pagando le spese di custodia (che quasi ne superano il valore).
- Impara la lezione: da allora evita di collezionare altre multe, oppure se succede le paga subito nei 60 gg (con l’aiuto magari dei genitori, ora che ha reddito).
Sintesi caso 2: Per un periodo Anna nullatenente non ha subito nulla se non accumulo di debiti. Quando ha avuto un’auto, è scattato il fermo amministrativo: quello è stato percepito in modo doloroso (perdere l’uso auto e ulteriori guai). Appena ha avuto uno stipendio, il Fisco locale le ha preso una fetta. Nel suo caso, la soluzione è stata la rateizzazione per chiudere la partita (visti importi non enormi). Il fermo auto è la misura che l’ha colpita di più nella fase di nullatenza. Anche il caso evidenzia come per multe l’azione principale è il fermo e poi eventualmente il pignoramento stipendio, non essendoci ipoteche di norma su importi così piccoli.
8.3 Caso 3 – Società a responsabilità limitata senza attivi
Scenario: Beta S.r.l. operava nel settore edilizio, ma ha chiuso i cantieri nel 2024 a causa di difficoltà. Ha debiti con l’Erario: €50.000 di IVA non versata e €20.000 di ritenute non versate (2022-23), più €10.000 di IRAP. Totale €80.000. La società però non ha più attivi: ha venduto gli automezzi per pagare dipendenti, e i soci non hanno conferito altro. È rimasta con cassa quasi zero. I soci (due fratelli) non vogliono fallire, pensano di “lasciarla morire da sola”. Che succede?
- 2024: L’Agenzia Entrate notifica avvisi di accertamento e li rende esecutivi (o iscrive a ruolo) per IVA, IRAP, ritenute. La Srl non paga. L’AdER nel 2025 inizia a muoversi:
- Scopre che Beta Srl aveva 2 furgoni: verifica al PRA, ma risultano venduti nel 2024 (trasferiti a terzi). Non può fermare veicoli (non ce ne sono).
- Immobili: Beta Srl non possiede immobili (operava in appalti conto terzi, aveva solo un ufficio in affitto). Dunque niente ipoteca.
- Conti bancari: c’è un conto aziendale con saldo €500 residui. AdER notifica nel 2025 un pignoramento presso banca, che viene eseguito: la banca blocca €500 e li manda all’AdER. Spiccioli su 80k.
- Non ci sono clienti debitori (la società aveva finito i lavori e incassato quel poco).
- A questo punto l’AdER vede che la Srl è di fatto inattiva e valuta l’azione fallimentare: il debito >€80k la rende fallibile.
- Nel 2025 AdER deposita istanza di fallimento di Beta Srl per insolvenza. Il Tribunale accerta che la società è insolvente (debiti totali 200k, attivo zero) e dichiara il fallimento. Nomina un curatore.
- Il curatore appura che non ci sono beni da liquidare. Nota però che nel 2024 Beta Srl ha venduto 2 furgoni ai soci per €5.000 ciascuno; stima che il valore di mercato era €15.000 l’uno. Rileva una possibile distrazione a danno creditori.
- Avvia un’azione revocatoria o risarcitoria contro i soci per questa cessione sottocosto. Nel frattempo segnala il fatto anche alla Procura. I soci patteggiano restituzione di €20.000 al fallimento per chiudere la causa. Questi €20k il curatore li ripartisce: vanno in gran parte all’Erario creditore privilegiato (IVA ha privilegio, ritenute pure).
- Il fallimento chiude per insufficienza di attivo residuo e viene chiuso nel 2026. I debiti rimasti insoddisfatti (tipo IRAP chirografaria, sanzioni) restano senza soddisfo e la società Beta viene cancellata d’ufficio.
- I crediti fiscali non soddisfatti, formalmente, “muoiono” con la società, salvo le possibilità di cui sotto.
- Conseguenze per soci e amministratori:
- Gli amministratori (i due soci) vengono indagati per omesso versamento IVA >250k? In questo caso l’IVA era 50k, sotto soglia penalmente rilevante fino al 2023 (soglia 250k). Le ritenute 20k, soglia reato 150k, quindi niente reato. Dunque penalmente non gli contestano omessi versamenti.
- Viene però contestata la distrazione dei furgoni come bancarotta fraudolenta (post fallimento, la vendita ai soci sotto valore è atto distrattivo). Per evitare guai peggiori, i soci pagano quei €20k come detto e patteggiano una pena sospesa. Ciò chiude la vicenda per loro penalmente.
- L’Agenzia Entrate potrebbe far valere la responsabilità art.36 DPR 602 verso il liquidatore se avesse distribuito attivi. Ma qui non c’è stata liquidazione formale prima del fallimento; i soci liquidatori hanno in effetti preso i furgoni come attivo… ma questo rientra nella bancarotta già valutata.
- Nessuna azione diretta AdER verso i soci per i tributi in quanto tali, perché Srl. L’unica rivalsa è stata mediatavia fallimento (curatore).
- Nel 2027 i soci, che hanno aperto una nuova Srl (Gamma Srl) per proseguire l’attività, scoprono che AdER ha iscritti loro nomi in un elenco dei soci di società fallite con debiti: di per sé niente di formale, ma quando Gamma Srl chiede un DURC o partecipa a gara pubblica, emergono i precedenti. Riescono comunque a operare perché formalmente i debiti Beta Srl sono stati chiusi nel fallimento.
Sintesi caso 3: La Srl nullatenente Beta di per sé non ha potuto essere escussa (nullatenenza patrimoniale totale). Il Fisco ha usato la leva del fallimento per indagare e punire eventuali condotte dei soci, e recuperare qualcosa da lì. Senza fallimento, i soci sarebbero rimasti indenni ma il Fisco a zero. Con fallimento, almeno 20k recuperati (dai soci stessi). Il resto è andato perduto. I soci non hanno dovuto pagare il resto a titolo di debito fiscale (responsabilità limitata li ha protetti, a parte la questione dei furgoni). Beta Srl come ente è sparita con i debiti. L’Erario ha dovuto digerire la perdita per la quota non recuperata (magari in parte stralciata in rottamazione anni dopo, o solo contabilizzata come insoluto).
8.4 Caso 4 – Ditta individuale nullatenente con cartelle esattoriali
Scenario: Carlo è un artigiano idraulico individuale. Ha accumulato debiti fiscali (IRPEF, IVA) per €30.000 e contributivi INPS per €10.000, perché la sua attività andava male. Decide nel 2023 di chiudere la partita IVA e cercare un lavoro dipendente. Al momento della chiusura, possiede ancora il furgone da lavoro e gli attrezzi, ma vende tutto per sopravvivere (incassa €5.000 che spende in spese di famiglia). Rimane con nulla. Ha 55 anni, nessuna casa (vive in affitto). È nullatenente.
- 2024: AdER notifica cartelle per le varie imposte e contributi. Carlo non paga.
- AdER vede il furgone ancora a nome suo perché non ha fatto passaggio (lo ha venduto ma formalmente non trascritto: errore suo!). Quindi nel 2024 mette fermo sul furgone. Carlo poco importa, l’ha ceduto comunque.
- AdER ipoteca? Carlo non ha immobili, quindi no.
- Pignoramento conto: Carlo aveva un conto con pochi euro, AdER magari prova pignoramento e porta via 100€ residui.
- Carlo è disoccupato, nessun stipendio da pignorare. Dunque AdER per ora ferma.
- 2025: Carlo trova impiego come manutentore dipendente, stipendio €1.400. AdER notificato pignoramento di 1/5 stipendio (copre tributi e contributi insieme come crediti privilegiati).
- Carlo, spaventato, va all’AdER e chiede rateazione su 8 anni (96 rate, data la somma 40k). Rata ~€450. Troppo alta: AdER riduce a 120 rate (eccezionale) da €333. Comunque più di 1/5 stipendio. Non fattibile.
- Carlo scopre la procedura di composizione da sovraindebitamento. Si rivolge OCC e propone: “cedo il TFR futuro e 1/10 stipendio per 4 anni, in cambio esdebitazione del resto”. L’INPS come creditore e AE votano pro (tanto altrimenti prenderebbero 1/5 per 10 anni, lui 55 anni, ecc).
- Il giudice omologa l’accordo di ristrutturazione: Carlo pagherà €15.000 in 4 anni (prelevati dal TFR maturando e un contributo mensile).
- AdER sospende il pignoramento e accetta i versamenti secondo accordo. Nel 2029 Carlo finisce di pagare i 15k stabiliti; il tribunale lo esdebita dal residuo. Debiti cancellati.
- Carlo può così respirare e andare avanti senza debiti.
- Se Carlo non avesse fatto ciò, avrebbe subito pignoramento quinto e avrebbe finito di pagare in circa 10 anni, con molte difficoltà economiche.
- Se Carlo non avesse trovato lavoro, i suoi debiti sarebbero rimasti fino a prescrizione decennale (tributi) e 5 anni (INPS) – quest’ultimi forse prescritti se AdER non inviava solleciti. Magari l’INPS avrebbe stralciato i 10k contributi in un condono.
Sintesi caso 4: L’impresa individuale nullatenente, essendo persona fisica, di fatto ricalca la situazione persona fisica. Solo che in più, contributi e debiti vari tutti sul suo capo. Abbiamo illustrato come una soluzione giudiziale di accordo può essere preferibile alla lunga agonia del pignoramento del quinto.
Questi esempi, lungi dall’essere esaustivi, evidenziano alcuni punti chiave:
- Il fermo dei veicoli e l’ipoteca sugli immobili sono armi immediate contro i nullatenenti con quel tipo di beni.
- Il pignoramento del quinto scatta appena c’è un reddito formale, e può durare anni.
- La prescrizione è lunga e viene spesso interrotta, quindi confidare solo nel tempo può significare restare decenni col debito.
- Strumenti di composizione e condono possono accorciare il calvario, se usati.
- Le società offrono uno scudo ai soci, ma non totale: procedure concorsuali e reati possono chiamarli in causa.
9. Domande frequenti (FAQ)
Passiamo ora a una sezione di domande e risposte sintetiche sui temi trattati, per chiarire i dubbi più comuni riguardo al mancato pagamento delle cartelle esattoriali da parte di nullatenenti:
D: Se non pago Equitalia (AdER) e sono nullatenente, cosa rischio veramente?
R: Nell’immediato, non rischi l’espropriazione di beni, perché non ne hai. Non puoi subire pignoramenti se non c’è nulla da pignorare. Tuttavia, il debito rimane e il Fisco userà misure come fermi amministrativi su eventuali veicoli e ipoteche se hai (o avrai) immobili, per cautelarsi. Inoltre, maturano interessi e sanzioni sul debito. Non ci sono sanzioni penali solo per il mancato pagamento (a meno di casi specifici di omessi versamenti ingenti). In sintesi: finché rimani nullatenente, non possono prenderti denaro o beni, ma il debito resta pendente indefinitamente in attesa che tu abbia disponibilità, e il Fisco adotterà tutte le azioni possibili (vincoli su beni futuri, solleciti, ecc.) per assicurarsi il recupero appena possibile.
D: Possono mettermi in carcere se non pago le cartelle esattoriali?
R: No, in Italia non esiste il carcere per debiti tributari non pagati. Il mancato pagamento in sé non è reato. Le uniche ipotesi penali riguardano specifici tributi: omesso versamento di IVA sopra €250.000 o di ritenute sopra €150.000, o manovre fraudolente sui beni (sottrarre beni al Fisco oltre €50.000 di debito). Ma se sei nullatenente proprio perché non hai soldi, di norma non rientri in quei casi (saresti incapiente, non fraudolento). Quindi, nessuna pena detentiva per non aver pagato cartelle. Al massimo potresti avere un processo penale se rientrassi nelle soglie citate (ad esempio, eri imprenditore e non hai versato €300k di IVA); ma anche lì, la tua nullatenenza non aggrava la pena, anzi potrebbe essere vista come conseguenza della crisi.
D: Il Fisco può prendere la mia casa se non pago e sono nullatenente?
R: Dipende dalla casa. La legge protegge l’abitazione principale (prima casa non di lusso, unica di proprietà): l’AdER non può pignorare la prima casa in cui risiedi, a meno che tu non abbia altri immobili. Quindi, se sei nullatenente ma proprietario solo della casa dove vivi, non te la possono portare via finché rispetti quelle condizioni (unica casa, non categoria lusso). Attenzione però: possono iscrivere ipoteca sulla casa anche se è prima casa, purché il debito superi €20.000. L’ipoteca non ti caccia di casa ma vincola l’immobile. Se invece hai altre case o immobili e il debito supera €120.000, l’AdER può pignorare ed espropriare quei immobili (inclusa l’eventuale prima casa se possiedi più di un immobile). In sostanza: la prima casa unica è protetta dall’asta, ma non dall’ipoteca; seconde case o situazioni diverse non sono protette, e quindi se avessi proprietà (cosa in contrasto col concetto di nullatenente puro) potrebbero aggredirle. Se sei nullatenente assoluto (niente casa di proprietà), ovviamente la domanda non si pone.
D: E la mia auto/moto? Possono prendermi quella?
R: L’AdER non “prende” fisicamente l’auto, ma può applicare il fermo amministrativo sul veicolo, che di fatto ti impedisce di usarlo (e di venderlo). Se continui a circolare, rischi sanzioni e il sequestro del mezzo. Quindi, di fatto perdi la disponibilità dell’auto finché non paghi il debito. Il fermo si iscrive per qualsiasi importo (non c’è minimo di legge), previa notifica di preavviso. Non vendere l’auto per evitare il fermo: la vendita dopo la notifica del debito può essere considerata atto in frode. Se l’auto ti serve per lavorare ed è l’unica, in teoria la giurisprudenza l’ha considerata essenziale e ha escluso il fermo in alcuni casi, ma non c’è garanzia: dovresti ricorrere e convincere un giudice che è strumentale al lavoro. Dunque, in pratica, sì, ti bloccheranno il veicolo. Non viene portato via dal Fisco, ma tu non potrai più usarlo legalmente.
D: Ho solo la pensione (o uno stipendio basso). Possono pignorare anche quella?
R: Parzialmente sì. La legge tutela un minimo vitale sulle entrate da lavoro/pensione. In particolare, la pensione è impignorabile per la parte pari all’assegno sociale aumentato della metà (circa €1.077 mensili nel 2025). L’eventuale eccedenza oltre tale soglia può essere pignorata fino a 1/5. Quindi se percepisci, ad es., €800 di pensione, non possono toccarla perché è sotto il minimo vitale. Se prendi €1.200, la parte pignorabile è €1.200 – €1.077 = €123, e di questa possono prendere al massimo un quinto, quindi ~€25 al mese. Per stipendi da lavoro, non c’è un minimo fisso (a parte che non può scendere sotto il minimo vitale complessivo), ma c’è la regola del pignoramento fino a 1/5 del netto per crediti fiscali. Quindi se hai uno stipendio, tipicamente ti toglieranno il 20%. Se è molto basso, di fatto il giudice può modulare (ad esempio, su €600 di stipendio è improbabile autorizzino €120 di prelievo, perché ti lascerebbe sotto la soglia di sopravvivenza). Ma su cifre normali, sì. Riassumendo: pensioni molto basse e alcuni sussidi sono intoccabili al 100%, stipendi e pensioni sopra soglia sono pignorabili nella misura di 1/5 (o meno, a seconda degli scaglioni).
D: I debiti con Equitalia/AdER vanno mai in prescrizione o mi inseguiranno per sempre?
R: Ogni debito ha un termine di prescrizione (di solito 5 anni per multe, contributi e tributi locali; 10 anni per tributi erariali come IRPEF, IVA). Se in tutto quel tempo l’Agente della riscossione non compie alcun atto verso di te, allo scadere il debito si estingue per prescrizione. Tuttavia, nella pratica l’AdER interrompe la prescrizione inviando atti (solleciti, intimazioni, pignoramenti) entro quei termini. Ogni volta che la prescrizione è interrotta, il termine ricomincia da capo. Ciò significa che, potenzialmente, il credito può rimanere in vita molto a lungo – basta che l’AdER invii un’intimazione ogni 4-5 anni. Molti debiti quindi non cadono mai in prescrizione. Per contro, può accadere che per dimenticanza o carenza di notifiche alcuni ruoli vadano in prescrizione (specialmente multe o tributi locali). In quel caso, sta a te eccepirla: se l’AdER tenta riscossione dopo il termine prescritto, devi fare ricorso e far valere la prescrizione, altrimenti se paghi è come riconoscere il debito. Quindi, sì, in teoria dopo 5-10 anni i debiti si prescrivono; in pratica l’AdER cercherà di non farteli prescrivere, a meno che non sia del tutto disinteressata (ad esempio debiti molto piccoli o in casi di disorganizzazione). E attento: la prescrizione non cancella automaticamente il debito, serve comunque un’azione o quantomeno un’eccezione formale per chiuderla.
D: Se non ho pagato e continuo a non pagare, il debito può essere cancellato da qualche sanatoria?
R: È possibile. Negli ultimi anni lo Stato ha varato diverse definizioni agevolate e stralci. Ad esempio, nel 2023 i debiti fino a 1.000 € (dal 2000-2015) sono stati automaticamente annullati. Inoltre ci sono le rottamazioni, che permettono di pagare solo il capitale (o poco più) e scontare sanzioni e interessi. Se sei nullatenente totale, però, anche pagare il solo capitale può essere difficile. Esistono stati in passato misure come il “saldo e stralcio” per contribuenti in difficoltà (2019) dove pagavi solo una percentuale minima se avevi ISEE basso. Futuri governi potrebbero replicare condoni simili. Quindi, sì, c’è la possibilità che il debito venga prima o poi cancellato per legge, soprattutto se di importo piccolo o molto vecchio. Non è garantito e non puoi farci affidamento certo, ma è successo e potrebbe succedere ancora. Tieniti informato sulle “tregue fiscali” o chiedi a un professionista in caso di nuovi provvedimenti.
D: Posso fare qualcosa per liberarmi legalmente dei debiti se proprio non posso pagarli?
R: Oltre ad aspettare prescrizioni o condoni, c’è una via legale: la procedura di sovraindebitamento (oggi nel Codice della Crisi). In particolare, la legge consente al debitore persona fisica nullatenente di chiedere al tribunale l’esdebitazione dell’incapiente, cioè la cancellazione di tutti i debiti, a certe condizioni. Occorre dimostrare buona fede (di essersi indebitato senza frodi, e di non poter offrire nulla ai creditori). È un’opzione straordinaria, concessa una sola volta nella vita, e richiede l’assistenza di un Organismo di Composizione della Crisi. Se approvata dal giudice, ti libera dai debiti residui (fiscali compresi). In alternativa, puoi proporre un piano di ristrutturazione ai sensi della stessa legge: ad esempio, pagare una parte in base alle tue effettive capacità e far stralciare il resto. Queste procedure hanno dei costi procedurali e vanno valutate con un avvocato/gestore della crisi, ma rappresentano una soluzione definitiva se la situazione è disperata. Molti nullatenenti non ne sono a conoscenza: è bene invece sapere che c’è questa possibilità di ottenere una “fresh start” (seconda chance).
D: Ho dei debiti con Agenzia Entrate-Riscossione, ma sono anche intestatario di un conto cointestato con il coniuge (o ho una quota di eredità). Possono prendere da lì?
R: Sì, ma con cautele. Se hai un conto cointestato, l’AdER in genere pignora il conto per la tua quota parte (presuntivamente il 50%). Il contitolare (coniuge, etc.) può opporsi se i fondi erano tutti suoi, ma intanto il vincolo scatta. Se sei erede di una proprietà, la tua quota di quell’immobile è pignorabile come un normale bene tuo (possono pignorare la quota indivisa). In sostanza, qualsiasi diritto patrimoniale formalmente a te intestato può essere bersagliato. A volte magari non lo fanno per questioni di opportunità (pignorare la metà di una casa in comunione può essere poco fruttuoso), ma ne hanno facoltà. Quindi, anche beni in comproprietà non sono immuni: lo sono solo nella misura in cui la legge li rende impignorabili (es. stipendio del coniuge non debitore, quello no, a meno che tu non sia garante per lui).
D: I miei familiari (coniugi, figli, genitori) dovranno farsi carico dei miei debiti?
R: No, i familiari non rispondono dei debiti fiscali di un congiunto, a meno che non siano coobbligati per legge. Caso tipico di coobbligato: soci di società di persone (responsabili solidali tra loro), o cofirmatari di una fideiussione, o eredi. Quindi:
- Il coniuge non è tenuto a pagare le tue cartelle (a meno che le abbiate emesse insieme, es. dichiarazione congiunta con debito coniuge deceduto, ma sono casi rari).
- I figli non rispondono dei debiti dei genitori vivi. Se il genitore muore, i figli eredi possono scegliere di non accettare l’eredità (o accettare con beneficio d’inventario) per non pagare i debiti. Quindi possono evitare di farsene carico.
- I genitori non pagano per i figli (salvo che abbiano fatto da garanti in qualcosa, ma non per tributi).
- I coobbligati legali ci sono per esempio in sanzioni amministrative: se un minorenne prende una multa, paga il genitore in solido. Ma parliamo di situazioni particolari.
- Attenzione: se tu da nullatenente intestassi tutto a un familiare per sfuggire al Fisco, potresti metterlo nei guai – il Fisco può accusarti di frode e aggredire quei beni presso il familiare (revocatoria di atti di trasferimento). Quindi non è una via lecita.
Insomma, il debito è personale. I tuoi cari non ne rispondono, se non decidono di accollarsi l’eredità di un defunto con debiti. Il Fisco non può “chiederlo al marito/moglie o ai figli”: se lo fa (a volte manda lettere automatiche), si può contestare. Eccezione: società di persone – lì i soci (che spesso sono familiari) rispondono insieme, ma è perché la legge li considera un unico soggetto economico.
D: Se un giorno dovessi ricevere un’eredità o vincere alla lotteria mentre ho debiti col Fisco, me li portano via?
R: In larga parte, sì. Se ricevi una eredità, i creditori (incluso il Fisco) possono attaccarla non appena i beni diventano tuoi. Spesso anzi, se l’AdER sa che hai una grossa eredità in arrivo, può iscrivere ipoteca su immobili ereditati immediatamente. Non c’è protezione: l’unico modo per non far arrivare l’eredità ai tuoi creditori sarebbe rinunciare all’eredità (ma ovviamente perdi anche tu quell’attivo). Se “vinci alla lotteria” o gioco, la vincita è accreditata sul tuo conto: l’AdER potrà pignorarla appena appare, o comunque pretenderla se lo viene a sapere. Per premi molto grandi, credo che l’Agenzia delle Dogane (che gestisce le lotterie) debba verificare eventuali debiti erariali: non è certo, ma potrebbero fare controlli per maxi vincite. In generale, qualsiasi incremento patrimoniale improvviso del nullatenente è soggetto a esser aggredito: il Fisco ha memoria lunga. Quindi se un domani diventi benestante, aspettati subito ipoteche, pignoramenti e quant’altro sul nuovo patrimonio, a saldare i vecchi conti.
D: Dopo quanti anni Equitalia/AER “abbandona” il recupero?
R: Formalmente, se il credito non è prescritto, mai del tutto. Però in pratica, come dicevamo, l’AdER dopo alcuni tentativi falliti può classificare il debito come inesigibile e non investire ulteriori risorse su di esso. Ad esempio, se per 5-6 anni ha provato di tutto e nulla ottenuto, può sospendere l’invio di atti. Quei debiti giacciono in uno stato latente. Possono essere riattivati se emergono segnali di solvibilità (allora l’AdER “resuscita” la pratica). Oppure restano lì finché un condono li cancella oppure finché decorre la prescrizione senza interruzioni (difficile). Possiamo dire che per debiti modesti (<€1000) spesso dopo qualche anno smettono di inviarti cose (anche perché come visto li hanno stralciati per legge recentemente). Per debiti grandi, il Fisco non li molla finché c’è speranza, quindi li rinnoverà ad ogni occasione. Non c’è un termine fisso (“dopo 20 anni cancelliamo tutto” – no, a meno di prescrizione come detto). Moralmente, se dopo 15-20 anni non hanno mai raccolto nulla, è probabile che o siano prescritti o finiscano in qualche sanatoria, perché lo Stato tende a ripulire i crediti vecchissimi inesigibili. Ma non è un diritto del contribuente, è una scelta politica quando avviene.
D: In sintesi, mi conviene non pagare nulla e restare nullatenente per non dare soldi a Equitalia?
R: Questa domanda, che pare provocatoria, in realtà riflette un atteggiamento diffuso. Alcuni pensano: “Mi conviene non avere nulla, lavorare in nero, così non potranno mai prendermi niente”. Legalmente, come visto, il Fisco non può costringerti a pagare se non hai denaro né beni, quindi quella strategia di fatto blocca il recupero. Però considera le conseguenze:
- Vivrai ai margini (niente beni intestati, niente conti legali, impossibilità di accedere a mutui, finanziamenti, ecc.).
- Ogni tanto subirai misure fastidiose (fermo all’auto, ad esempio).
- Resterai con l’ansia che qualsiasi miglioramento dev’essere nascosto, il che è limitante.
- Inoltre, se deliberatamente occulti redditi per sembrare nullatenente, commetti reati (occultamento o frode).
- Insomma, è una non-vita finanziaria, accettabile magari per periodi brevi di difficoltà, ma non come condizione permanente. Il nostro consiglio professionale sarebbe di cercare soluzioni legali per chiudere la posizione debitoria (rateazioni, definizioni, procedure concorsuali), in modo da poter tornare “pulito” nel circuito economico. È comprensibile che qualcuno pensi di fare il “nullatenente a vita”, ma è una strategia che comporta sacrifici e rischi (oltre che danneggiare il sistema Paese in generale).
In definitiva, affrontare il problema (con un piano di rientro sostenibile, o con l’esdebitazione se impossibile pagare) è preferibile altrimenti rimani bloccato. Detto ciò, dal mero punto di vista coercitivo, è vero: se rimani nullatenente, non possono prenderti nulla. Questa è la fredda realtà del diritto esecutivo: “niente (in latino nulla) teneo, niente do”.
10. Conclusioni
Il viaggio attraverso le norme e le prassi della riscossione coattiva nei confronti dei debitori nullatenenti ci ha mostrato un panorama complesso. Essere nullatenenti non è un reato né una colpa, e il nostro ordinamento – pur prevedendo strumenti incisivi di recupero – riconosce che “dove non c’è, il re perde i diritti”. Un antico brocardo dice: ubi nihil, ibi nihil – dove non c’è nulla, nulla si può ottenere. Questo principio si riflette nelle parole stesse reperibili in varie fonti: un nullatenente non può essere soggetto a pignoramento, poiché non possiede beni aggredibili. E dunque, nonostante il debitore sia insolvente, non è possibile sequestrare alcunché.
Tuttavia, la nostra analisi approfondita ci porta a relativizzare quel “non rischia nulla” spesso frettolosamente citato. Se per “nulla” intendiamo l’assenza di immediate perdite patrimoniali, allora l’affermazione è corretta: un soggetto privo di beni non subirà un pignoramento oggi. Ma abbiamo visto che le conseguenze esistono eccome, solo che si manifestano su altri piani e in tempi più lunghi:
- Il debito fiscale rimane vivo, potenzialmente per decenni, con interessi che si accumulano.
- L’Agente della riscossione può ipotecare beni futuri e bloccare l’utilizzo di beni presenti (come i veicoli).
- Appena il nullatenente accede a un reddito o un patrimonio, scatteranno azioni esecutive (pignoramenti) che eroderanno quelle risorse (stipendi, conti, eredità).
- Il nullatenente si vede di fatto tagliato fuori dal circuito finanziario regolare: difficile ottenere credito, partecipare ad attività economiche ufficiali, aprire nuove società senza incorrere in rischi di responsabilità.
- Dal punto di vista esistenziale, vivere nell’ombra patrimoniale non è una condizione sana né auspicabile: è, come abbiamo detto, una sopravvivenza ai margini, che spesso comporta lavoro irregolare, niente contributi pensionistici, e la costante incertezza del domani.
Alla luce di ciò, imprese e cittadini in situazioni debitorie gravi dovrebbero valutare con professionisti il da farsi. Per un imprenditore, magari la strada è una liquidazione del business con concordato o saldo stralcio fiscale; per un privato, ricorrere alla legge “salva suicidi” (sovraindebitamento) può ridare dignità a una vita creditizia compromessa.
Ricordiamo anche che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione oggi opera con maggior integrazione e intelligenza rispetto al passato: grazie alle banche dati incrociate, “sa aspettare” il momento opportuno. Potremmo paragonarla a un creditore paziente: non può cogliere frutti da un albero spoglio oggi, ma pianta attorno ad esso delle recinzioni (ipoteche, fermi) e appena vede germogliare qualcosa, è pronta a coglierlo. Il passaggio da Equitalia a AdER non ha quindi eliminato la “memoria” del credito: anzi, l’ha rafforzata e resa più pervasiva (basti pensare all’accesso diretto ai dati finanziari e immobiliari). D’altro canto, il legislatore ha temperato i poteri esecutivi per evitare ingiustizie (impignorabilità prima casa, minimi vitali su stipendi/pensioni, divieto di azioni affrettate su piccoli debiti). Si cerca un equilibrio: far rispettare il Fisco senza infierire sui più deboli. Ne sono testimonianza anche i frequenti condoni parziali, atti a chiudere milioni di micro-posizioni che spesso appartengono proprio a nullatenenti.
Per i professionisti (avvocati, commercialisti) che assistono nullatenenti, il messaggio è duplice:
- Conoscere i limiti della riscossione: poter rassicurare il cliente che non perderà la casa se è protetta, che non andrà in carcere per i debiti, ma anche spiegargli che il debito non sparirà con un colpo di spugna se non si interviene.
- Esplorare soluzioni proattive: negoziare rateizzazioni sostenibili, sollecitare adesione a definizioni agevolate, valutare procedure di esdebitazione. Far capire al debitore che ignorare sine die può non essere la strategia ottimale, specie se ha prospettive di reddito futuro o se vuole “ripulirsi” per tornare ad investire.
Per imprenditori e aziende, la lezione è di non abusare della responsabilità limitata confidando che i debiti svaniscano: casi pratici mostrano che Equitalia/AdER può inseguire sul piano fallimentare e penale, e i nodi vengono al pettine. Meglio affrontare ristrutturazioni del debito con l’Agenzia (ad esempio tramite transazione fiscale in concordato preventivo) quando l’azienda è in crisi ma non ancora completamente nullatenente: si può salvare l’attività e soddisfare parzialmente il Fisco, evitando che il debito diventi non gestibile e l’azienda muoia lasciando strascichi a soci e amministratori.
In conclusione, essere nullatenenti di fronte a Equitalia (oggi AdER) è come trovarsi in un limbo: non subisci l’inferno dell’esecuzione forzata immediata, ma nemmeno accedi al paradiso dell’esdebitazione spontanea (salvo eventi eccezionali). Rimani in una sorta di purgatorio fiscale, con catene invisibili legate ai polsi che ti permettono di muoverti solo entro confini ristretti. Sta al debitore, con l’aiuto di consulenti, decidere se aspettare passivamente che quelle catene forse cadano da sole arrugginite (prescrizioni/condoni), oppure prendere in mano la situazione e spezzarle attivamente (accordi, procedure concorsuali).
Ogni caso è a sé: c’è chi, non avendo davvero nulla da perdere, opterà per l’attesa confidando che “nulla sarà preso dal nulla”; c’è chi, intravedendo una possibilità di riscossa economica, preferirà ripulire il passato per poter costruire il futuro senza zavorre. L’importante è che queste scelte siano fatte con consapevolezza, conoscendo i propri diritti e doveri. Se un tempo l’immagine di Equitalia evocava paura anche nel nullatenente, oggi si può dire che un certo bilanciamento è stato raggiunto: il nullatenente ha dalla sua la protezione minima di legge, ma il Fisco ha i mezzi per non “dimenticarsi” di lui.
Sapere tutto questo permette di affrontare la situazione con lucidità, senza false speranze ma anche senza terrori infondati. Come abbiamo visto: «non pagare Equitalia da nullatenente non comporta conseguenze immediate», ma bisogna essere preparati a quelle differite. La guida ha fornito gli strumenti per valutare tali conseguenze e le possibili vie d’uscita.
In definitiva, il motto per il nullatenente dovrebbe essere: “Spero nel meglio, mi preparo al peggio”. Sperare in un condono o in anni di tregua fiscale, ma nel frattempo preparare un piano B (che sia la rateazione, la causa per prescrizione, o la procedura di sovraindebitamento) per liberarsi una volta per tutte da quel peso, qualora diventi insostenibile. Solo così si potrà voltare pagina in modo definitivo e tornare ad essere un contribuente “libero”, con l’opportunità – perché no – di ricostruire anche la propria affidabilità verso il sistema fiscale.
11. Fonti normative e giurisprudenziali
(In questa sezione elenchiamo, a completamento dello studio, le principali fonti di legge e pronunce giurisprudenziali citate o rilevanti in materia, con riferimento alla disciplina aggiornata a maggio 2025.)
Normativa primaria:
- D.P.R. 29 settembre 1973, n.602: articoli 50 (intimazione prima di esecuzione), 72-bis e 72-ter (pignoramenti presso terzi semplificati), 77 (iscrizione ipotecaria) e 86 (fermo amministrativo) – Disciplina della riscossione coattiva delle imposte.
- D.Lgs. 13 aprile 1999, n.112: art. 36 – Responsabilità dei liquidatori per pagamento di creditori sociali in pregiudizio dell’Erario.
- Decreto-Legge 22 ottobre 2016, n.193, convertito in L.225/2016: art.1 – Soppressione di Equitalia e istituzione dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ente pubblico economico).
- Decreto-Legge 21 giugno 2013, n.69 (“Decreto del Fare”), convertito in L.98/2013: art.52 – Divieto di azioni esecutive sulla prima casa (se unica, non di lusso, residenza del debitore).
- Codice di Procedura Civile: art. 545 – Limiti di pignorabilità di stipendi e pensioni (minimo vitale pari a 1,5 volte l’assegno sociale).
- D.Lgs. 10 marzo 2000, n.74: art.10-bis e 10-ter – Reati di omesso versamento di ritenute certificate (soglia €150.000) e IVA (soglia €250.000); art.11 – Reato di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte (soglia €50.000).
- Legge 30 dicembre 2022, n.197 (Legge di Bilancio 2023): commi 222-230 – Stralcio automatico dei debiti fino €1.000 affidati dal 2000-2015 (annullamento al 31/3/2023); commi 231-252 – Definizione agevolata (“Rottamazione-quater”) dei debiti 2000-2022 (esonero sanzioni e interessi, pagamento rateale del solo imposta/capitale).
- Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs.14/2019): art. 282-283 – Procedura di esdebitazione del debitore civile incapiente (cancellazione debiti residui a certe condizioni).
- Legge 8 agosto 1995, n.335: (Riforma pensioni) art. 3, comma 9 – Prescrizione quinquennale dei contributi previdenziali obbligatori (richiamata da Corte Cost. 153/2016).
- Codice della Strada (D.Lgs. 285/1992): art. 209 – Prescrizione quinquennale delle sanzioni amministrative (multe); art. 214-ter – Divieto di fermo amministrativo per veicoli destinati a uso di persone disabili (L.104/1992).
- Legge 27 dicembre 2019, n.160 (Bilancio 2020): art.1 co. 815-816 – Impignorabilità di pensioni per importo fino a 1,5 volte assegno sociale e modalità pignoramento conti per somme accreditate (recepisce DL 83/2015).
Prassi e documenti amministrativi:
- Provvedimento Dir. AE 1° marzo 2022: Nuovo modello di cartella di pagamento senza addebito dell’aggio (a seguito abolizione oneri di riscossione dal 2022).
- Circolare Equitalia n.105/2013: Codice di autoregolamentazione fermi amministrativi – soglie minime (€800) e numero veicoli per scaglioni di debito (poi superato dall’AdER nel 2018).
- Comunicati Agenzia Entrate-Riscossione 2023: in merito all’attuazione stralcio debiti fino 1000€ e rottamazione-quater.
Giurisprudenza di legittimità e merito:
- Cass., Sez. Unite civ., 17/11/2016, n.23397: principio di diritto su prescrizione cartelle: “termine di prescrizione dipende dalla natura del credito; in genere tributi erariali 10 anni, tributi locali e contributi 5 anni”.
- Cass., Sez. VI, 04/11/2022, n.32506: legittimità del fermo amministrativo indipendentemente dall’importo del debito; l’agente può scegliere fermo o esecuzione a sua discrezione.
- Cass., Sez. III, 13/09/2017, n.19667: necessità di preavviso al contribuente prima di iscrivere ipoteca esattoriale; omesso preavviso comporta nullità dell’ipoteca.
- Cass., Sez. V, 30/06/2014, n.14434: conferma divieto espropriazione prima casa da Equitalia introdotto dal DL 69/2013; l’ipoteca invece ammessa (distinzione misure cautelari/esecutive).
- Cass., Sez. III pen., 31/01/2019, n.43029: soglia di punibilità omesso versamento IVA elevata a €250.000 (recepisce modif. D.Lgs.158/2015); integra reato solo superamento soglia risultante da dichiarazione IVA.
- Cass., Sez. III pen., 22/02/2017, n.8875: omesso versamento ritenute art.10-bis soglia €150.000; condizioni per escludere il dolo in caso di crisi di liquidità (giurisprudenza oscillante sull’accettabilità della “forza maggiore”).
- Comm. Trib. Prov. Milano, sez. III, 02/12/2014, n.10474: afferma illegittimità del fermo auto su unico veicolo indispensabile al lavoro del contribuente privo di mezzi alternativi, qualificandolo bene strumentale ex art.515 c.p.c..
- Corte Costituzionale, 22/07/2022, n.175: ha dichiarato illegittima parziale l’originaria formulazione art.10-bis D.Lgs.74/2000 riguardo causa di non punibilità per versamento integrale del debito tributario, aprendo alla possibilità di scriminare l’omesso versamento in caso di assoluta impossibilità (indicazione rilevante per giudizi penali di nullatenenti).
- Cass., Sez. III, 11/04/2018, n.9071: ribadisce che i soci di società estinta rispondono dei debiti sociali solo nei limiti di quanto riscosso in sede di liquidazione, ex art.2495 c.c. (importante per debiti erariali residuali).
- Cass., Sez. Lavoro, 08/02/2017, n.3315: prescrizione quinquennale contributi INPS applicabile anche a cartelle non opposte (superando precedente orientamento decennale), in linea con Corte Cost. 153/2016.
- Cass., Sez. Unite, 12/12/2014, n.26283: chiarisce che l’aggio di riscossione non è dovuto se l’atto è annullato (oggi l’aggio è abolito, ma pronuncia storica). Rileva per capire evoluzione abolizione aggio dal 2022.
Non Paghi Equitalia (Ex) e Sei Nullatenente? Fatti Aiutare Da Studio Monardo
Hai ricevuto cartelle dall’Agenzia delle Entrate Riscossione, ma non hai nulla da perdere?
Non hai beni, casa, stipendio o reddito regolare e ti chiedi cosa possa farti realmente il Fisco?
⚠️ Essere nullatenente non elimina il debito, ma cambia radicalmente cosa può (e non può) fare il Fisco nei tuoi confronti.
E in molti casi, non rischi pignoramenti né sequestri, ma serve cautela per evitare problemi futuri.
Cosa si intende per “nullatenente”?
📌 Sei considerato nullatenente se:
- Non possiedi immobili o veicoli registrati
- Non hai redditi fissi (es. stipendio, pensione, partita IVA attiva)
- Non hai conti con saldi rilevanti o movimenti tracciabili
- Non sei titolare di beni intestati che possano essere pignorati
📍 In questi casi, l’Agenzia può iscriverti a ruolo, ma non può eseguire azioni forzate finché non cambia la tua situazione patrimoniale.
Cosa può (e non può) fare il Fisco se sei nullatenente
🚫 Non può pignorare nulla se non hai nulla intestato
🚫 Non può bloccare stipendi o pensioni che non esistono
🚫 Non può vendere beni all’asta se non ci sono beni da aggredire
✅ Può continuare a notificare atti (cartelle, avvisi, solleciti)
✅ Può mantenere il debito “congelato” per anni, in attesa che tu acquisisca beni o reddito
Attenzione: cosa devi evitare
❌ Ignorare completamente le comunicazioni ufficiali
❌ Acquistare beni intestandoli a te subito dopo le notifiche
❌ Accumulare altri debiti (sanzioni, interessi e mora crescono nel tempo)
❌ Fare movimenti bancari non coerenti con la tua situazione (potrebbero riattivare l’azione esecutiva)
Quando e come puoi liberarti del debito
🛡️ Anche se sei nullatenente, hai diritto a chiedere l’esdebitazione:
🔹 Procedura per debitori incapienti: se sei in buona fede e non puoi pagare nulla, puoi ottenere l’annullamento totale del debito
🔹 Piano del Consumatore o Concordato Minore: se un domani ricevi un’eredità, un reddito o vendi un bene, puoi proporre un piano sostenibile e bloccare ogni azione esecutiva
🛡️ Come può aiutarti l’Avvocato Giuseppe Monardo
📂 Verifica la tua situazione patrimoniale e fiscale
📑 Ti difende da eventuali atti illegittimi o eccessivi
⚖️ Attiva la procedura di esdebitazione per nullatenenti
🔁 Ti protegge da segnalazioni e aggressioni future del patrimonio
🧩 Ti guida nella gestione legale della tua posizione con il Fisco
🎓 Le qualifiche dell’Avvocato Giuseppe Monardo
✔️ Avvocato esperto in cartelle esattoriali e difesa dei contribuenti nullatenenti
✔️ Gestore della Crisi – iscritto al Ministero della Giustizia
✔️ Consulente legale per famiglie e cittadini sovraindebitati
Conclusione
Se sei nullatenente, il Fisco può bussare… ma non entrare.
E con le giuste tutele legali, puoi difenderti oggi ed evitare problemi domani.
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