Le Società Di Recupero Crediti Possono Pignorare Il Conto Corrente?

Ricevere continue chiamate e lettere da una società di recupero crediti può essere un’esperienza stressante e preoccupante, soprattutto quando si teme che possano arrivare a pignorare il proprio conto corrente. Molti debitori si chiedono: le società di recupero crediti hanno davvero il potere di pignorare il conto corrente? Possono agire direttamente oppure devono passare per il tribunale?

Le società di recupero crediti sono aziende private che acquistano i debiti da banche, finanziarie o altri creditori e cercano di riscuoterli in modo autonomo. Non hanno gli stessi poteri dell’Agenzia delle Entrate Riscossione o di un tribunale e non possono eseguire un pignoramento senza un titolo esecutivo.

In questo articolo vedremo come operano le società di recupero crediti, quando possono richiedere il pignoramento del conto corrente, quali sono i diritti del debitore e come difendersi legalmente da un’azione esecutiva illegittima. Inoltre, esamineremo le possibilità offerte dalla Legge 3/2012 sul sovraindebitamento e dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) per chi si trova in una situazione economica insostenibile.

Se hai ricevuto solleciti da una società di recupero crediti e temi per il tuo conto corrente, continua a leggere per capire cosa possono fare veramente e quali sono le soluzioni disponibili.

Ma andiamo ora ad approfondire con Studio Monardo, gli avvocati esperti in cancellazione debiti con le società di recupero crediti:

Le Società Di Recupero Crediti Possono Pignorare Il Conto Corrente Spiegato Nei Dettagli

Le Società di Recupero Crediti Possono Pignorare il Conto Corrente? Spiegato nei Dettagli

Le società di recupero crediti sono incaricate di recuperare somme non pagate per conto di banche, finanziarie, aziende o altri creditori. Ma possono pignorare direttamente il conto corrente del debitore?

Vediamo nel dettaglio quando e come una società di recupero crediti può procedere con il pignoramento del conto corrente, quali sono i limiti e come difendersi legalmente.

📌 1. Le società di recupero crediti possono pignorare direttamente il conto corrente?

No, le società di recupero crediti non possono pignorare direttamente il conto corrente, perché non hanno poteri esecutivi come un tribunale o un ente statale.

Per avviare il pignoramento del conto, la società di recupero crediti deve:
1️⃣ Dimostrare che il debito è effettivamente dovuto.
2️⃣ Ottenere un titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo o una sentenza del tribunale.
3️⃣ Notificare l’atto di precetto, concedendo 10 giorni per saldare il debito.
4️⃣ Chiedere al giudice l’autorizzazione al pignoramento se il debitore non paga.
5️⃣ Ordinare alla banca il blocco delle somme presenti sul conto.

📌 Le società di recupero crediti NON possono pignorare un conto corrente senza un ordine del tribunale.

📌 2. Cosa succede se una società di recupero crediti ottiene un pignoramento del conto?

Se la società di recupero crediti ha seguito la procedura corretta e ha ottenuto un titolo esecutivo, può chiedere alla banca di bloccare le somme presenti sul conto fino all’importo del debito.

Passaggi del pignoramento del conto corrente:
1️⃣ La banca riceve l’ordine di pignoramento dal tribunale.
2️⃣ Il conto viene bloccato fino alla somma pignorata (se ci sono fondi disponibili).
3️⃣ Il debitore viene informato del blocco e ha 20 giorni per fare opposizione.
4️⃣ Dopo 60 giorni, le somme pignorate vengono trasferite al creditore, se non ci sono opposizioni.

📌 Se il conto è vuoto o ha saldo insufficiente, il creditore può attendere nuovi accrediti e pignorarli successivamente.

📌 3. Quali somme sul conto corrente sono impignorabili?

Anche se una società di recupero crediti ottiene un pignoramento, non può prendere tutti i soldi presenti sul conto.

Le somme impignorabili sono:

  • Il minimo vitale della pensione, pari a 1,5 volte l’assegno sociale (circa 754,90 € nel 2024).
  • I redditi di sussistenza (es. assegni di invalidità, reddito di cittadinanza, assegno sociale).
  • Il 50% dello stipendio accreditato sul conto, se il pignoramento avviene successivamente all’accredito.

📌 Se hai solo somme impignorabili sul conto, puoi contestare il pignoramento in tribunale.

📌 4. Esempi pratici di pignoramento del conto corrente da parte di una società di recupero crediti

🔹 Esempio 1: Conto con saldo sufficiente per coprire il debito

🔹 Debito con una finanziaria: 3.000 €
🔹 Saldo sul conto corrente: 5.000 €

👉 Cosa succede?

  • La banca blocca 3.000 € e li trasferisce alla società di recupero crediti.
  • Il debitore può usare i 2.000 € rimanenti senza restrizioni.

📌 Se il conto ha abbastanza soldi, il pignoramento viene eseguito rapidamente.

🔹 Esempio 2: Conto con saldo insufficiente

🔹 Debito con una finanziaria: 5.000 €
🔹 Saldo sul conto corrente: 1.500 €

👉 Cosa succede?

  • La banca blocca 1.500 € e li trasferisce al creditore.
  • Il debitore ha ancora un debito residuo di 3.500 €, che il creditore potrebbe tentare di recuperare con altri pignoramenti.

📌 Se il conto non ha fondi sufficienti, il pignoramento avviene solo per l’importo disponibile.

🔹 Esempio 3: Conto con solo stipendio accreditato

🔹 Debito con una finanziaria: 4.000 €
🔹 Stipendio mensile accreditato: 1.200 €
🔹 Pignoramento successivo all’accredito dello stipendio

👉 Cosa succede?

  • La banca lascia 600 € disponibili (50% dello stipendio).
  • Il creditore può pignorare solo 600 €.

📌 Se il pignoramento avviene dopo l’accredito dello stipendio, il debitore ha diritto a trattenere il 50% del salario.

📌 5. Come difendersi dal pignoramento del conto corrente?

Se ricevi una notifica di pignoramento da una società di recupero crediti, puoi adottare diverse strategie per proteggerti.

1. Controllare la validità del pignoramento

  • Verifica se la società di recupero crediti ha effettivamente ottenuto un titolo esecutivo.
  • Se non ha un decreto ingiuntivo o una sentenza, il pignoramento è illegittimo e puoi contestarlo.

2. Presentare opposizione in tribunale

  • Se ritieni che il pignoramento sia ingiusto, eccessivo o illegittimo, puoi fare opposizione entro 20 giorni.
  • Un avvocato può aiutarti a dimostrare eventuali errori nella procedura.

3. Dimostrare che sul conto ci sono somme impignorabili

  • Se il conto contiene solo pensione, assegni sociali o stipendio, puoi chiedere la revoca del pignoramento.
  • Il giudice può ordinare lo sblocco delle somme protette.

4. Chiedere una rateizzazione del debito

  • Se il pignoramento riguarda una cartella esattoriale, puoi chiedere una rateizzazione all’Agenzia Entrate Riscossione per sospendere il pignoramento.
  • Se il debito è con una banca o finanziaria, puoi proporre un saldo e stralcio.

📌 Se il pignoramento è eccessivo o illegittimo, puoi contestarlo e ridurre l’importo trattenuto.

📌 6. Riepilogo: Le società di recupero crediti possono pignorare il conto corrente?

DomandaRisposta
Le società di recupero crediti possono pignorare direttamente il conto?❌ No, serve un titolo esecutivo del tribunale.
Cosa devono fare prima di pignorare il conto?✅ Ottenere un decreto ingiuntivo e notificare l’atto di precetto.
Tutti i soldi sul conto possono essere pignorati?❌ No, pensione minima, assegni sociali e 50% dello stipendio sono protetti.
Cosa succede se il conto è vuoto?❌ Il pignoramento rimane attivo in attesa di futuri accrediti.
Come difendersi da un pignoramento ingiusto?✅ Opposizione in tribunale, dimostrazione della natura impignorabile delle somme, saldo e stralcio.

📌 7. Conclusione: Cosa fare se ricevi un pignoramento da una società di recupero crediti?

Verifica se hanno ottenuto un titolo esecutivo valido.
Se il pignoramento è ingiusto, fai opposizione entro 20 giorni.
Se hai solo somme impignorabili, chiedi lo sblocco delle somme.
Se possibile, negozia una rateizzazione o un saldo e stralcio.

📌 Non ignorare una notifica di pignoramento: più agisci in fretta, più possibilità hai di proteggere il tuo conto corrente!

Le società di recupero crediti possono bloccare un conto corrente senza il tribunale?

Le società di recupero crediti non possono bloccare un conto corrente senza l’intervento del tribunale. Queste società agiscono come intermediari per conto di banche, finanziarie o altri creditori, ma non hanno poteri esecutivi diretti per pignorare un conto o imporre un blocco sui fondi del debitore senza una decisione del giudice.

Perché una società di recupero crediti possa ottenere il blocco di un conto corrente, è necessario che il creditore abbia un titolo esecutivo valido e che un giudice autorizzi l’azione esecutiva. Il processo tipico prevede le seguenti fasi:

  1. Invio di solleciti e lettere di diffida: La società di recupero crediti contatta il debitore con chiamate, email o lettere per sollecitare il pagamento. Questi avvisi non hanno valore legale e servono solo a spingere il debitore a pagare spontaneamente.
  2. Messa in mora e minacce di azione legale: Se il debitore non paga, la società può inviare una comunicazione formale di messa in mora, avvisando della possibilità di un’azione legale. Tuttavia, questa lettera non implica automaticamente il blocco del conto.
  3. Azione legale e ottenimento di un titolo esecutivo: Se il credito è contestato o il debitore continua a non pagare, il creditore deve ottenere un titolo esecutivo tramite il tribunale (come un decreto ingiuntivo).
  4. Notifica dell’atto di pignoramento: Solo dopo aver ottenuto un titolo esecutivo, il creditore può chiedere al giudice di autorizzare il pignoramento del conto corrente. A quel punto, la banca riceve l’ordine di bloccare le somme presenti sul conto fino all’importo del debito.

Se una società di recupero crediti minaccia di bloccare un conto corrente senza un provvedimento del tribunale, si tratta di una pratica scorretta o di un tentativo di intimidazione. Nessuna società di recupero crediti ha l’autorità per ordinare a una banca il blocco dei fondi senza un procedimento legale.

Ci sono solo alcuni casi in cui il blocco del conto può avvenire senza un’azione diretta del tribunale, ma mai per iniziativa di una società di recupero crediti:

  • Se il conto è soggetto a un accordo volontario con la banca per il rientro da uno scoperto di conto o da un finanziamento non pagato. In questo caso, il blocco può derivare da clausole contrattuali già firmate dal correntista.
  • Se il creditore è l’Agenzia delle Entrate Riscossione. In questo caso, l’ente può procedere con un pignoramento presso terzi senza dover passare dal tribunale, ma comunque con una comunicazione formale al debitore.
  • Se il conto è stato segnalato per sospette operazioni fraudolente. In alcuni casi, una banca può temporaneamente bloccare un conto se ci sono segnalazioni di frode, ma ciò non riguarda il recupero crediti ordinario.

Se una società di recupero crediti minaccia di bloccare il conto senza un procedimento legale, il debitore può segnalare la pratica come abusiva all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) o all’Autorità per la protezione dei dati personali, in caso di comportamenti invasivi e pressioni eccessive. Inoltre, può rivolgersi a un avvocato per verificare se le minacce ricevute costituiscono una violazione della normativa sul recupero crediti.

In conclusione, una società di recupero crediti non può bloccare un conto corrente senza passare attraverso il tribunale. Il debitore ha diritto a opporsi a qualsiasi tentativo di blocco non autorizzato e può contestare eventuali pressioni indebite. Se viene notificato un atto di pignoramento legittimo, il debitore può valutare azioni legali per opporsi, richiedere una rateizzazione o accedere alla Legge Salva Debiti per ottenere una sospensione dell’azione esecutiva.

Quando una società di recupero crediti può pignorare il conto corrente?

Una società di recupero crediti può pignorare il conto corrente solo dopo aver ottenuto un titolo esecutivo tramite un procedimento legale e l’autorizzazione del tribunale. Contrariamente a quanto alcuni debitori potrebbero temere, una società di recupero crediti non ha il potere di bloccare direttamente un conto corrente senza aver prima seguito un iter giuridico ben preciso.

Il pignoramento del conto corrente da parte di una società di recupero crediti segue questi passaggi obbligatori:

  1. Invio di solleciti e diffide di pagamento
    • La società di recupero crediti inizia con il contattare il debitore attraverso chiamate, email o lettere di sollecito.
    • Se il debitore non risponde, può inviare una diffida di pagamento, in cui si invita il debitore a saldare l’importo entro un termine stabilito.
    • Questi avvisi non hanno valore esecutivo e servono solo a convincere il debitore a pagare spontaneamente.
  2. Messa in mora formale
    • Se il debitore continua a non pagare, il creditore può inviare una lettera di messa in mora, che costituisce il primo passo ufficiale verso un’eventuale azione legale.
    • Tuttavia, questa comunicazione non autorizza ancora il pignoramento del conto corrente.
  3. Azione legale e ottenimento del titolo esecutivo
    • Per pignorare il conto corrente, la società di recupero crediti deve avviare un’azione legale e ottenere un titolo esecutivo, che può essere:
      • Un decreto ingiuntivo emesso dal tribunale.
      • Una sentenza di condanna nei confronti del debitore.
      • Un contratto notarile con clausola esecutiva, se il debito deriva da un accordo formale sottoscritto con il creditore originario.
    • Una volta ottenuto il titolo esecutivo, il creditore può procedere con un atto di precetto, che è una diffida legale che concede al debitore 10 giorni di tempo per pagare prima di avviare il pignoramento.
  4. Richiesta di pignoramento del conto corrente
    • Se il debitore non paga entro i 10 giorni previsti dall’atto di precetto, la società di recupero crediti può rivolgersi al tribunale per chiedere il pignoramento del conto corrente.
    • Il giudice autorizza il pignoramento e notifica l’atto alla banca, che deve congelare le somme presenti sul conto fino a concorrenza del debito.
  5. Blocco delle somme e notifica al debitore
    • Una volta ricevuto l’ordine di pignoramento, la banca blocca le somme presenti sul conto e ne informa il debitore.
    • Se sul conto non ci sono fondi sufficienti, il pignoramento rimane attivo e la banca può trattenere eventuali accrediti futuri fino alla copertura del debito.

Limiti al pignoramento del conto corrente

  • Se il conto è vuoto, il pignoramento resta attivo, ma il creditore non può prelevare nulla fino a quando non vi sono nuovi accrediti.
  • Se sul conto vengono accreditati stipendi o pensioni, esistono delle soglie di impignorabilità:
    • Per stipendi e pensioni accreditati sul conto, è impignorabile una somma pari a tre volte l’assegno sociale (circa 1.600 euro nel 2024).
    • L’eventuale eccedenza può essere pignorata solo entro i limiti di un quinto dello stipendio o della pensione.

Come difendersi dal pignoramento del conto corrente

Se una società di recupero crediti ha ottenuto un pignoramento del conto corrente, il debitore ha diverse opzioni per limitare i danni o opporsi all’azione esecutiva:

  • Verificare la legittimità del pignoramento
    • Se il debito è prescritto, già pagato o non dovuto, il debitore può presentare un’opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.), chiedendo al giudice di annullare il pignoramento.
  • Richiedere una rateizzazione del debito
    • Se il creditore accetta un piano di rientro, il debitore può negoziare il pagamento in rate più sostenibili ed evitare il blocco del conto.
  • Accedere alla Legge Salva Debiti (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza)
    • Se il debitore si trova in grave difficoltà economica, può attivare una procedura di sovraindebitamento e ottenere la sospensione o la revoca del pignoramento.
    • Se il piano di ristrutturazione dei debiti viene approvato, il pignoramento viene annullato e il debitore può saldare il debito in modo più sostenibile.
  • Aprire un nuovo conto presso un’altra banca
    • In alcuni casi, il debitore può aprire un nuovo conto per evitare ulteriori blocchi sul proprio reddito. Tuttavia, se il creditore individua il nuovo conto, può richiedere un nuovo pignoramento.

In conclusione, una società di recupero crediti può pignorare il conto corrente solo dopo aver ottenuto un titolo esecutivo e un provvedimento del tribunale. Senza questi passaggi, nessuna società ha il potere di bloccare direttamente un conto. Il debitore ha il diritto di contestare il pignoramento, negoziare un accordo o accedere alla Legge Salva Debiti per trovare una soluzione più sostenibile e recuperare il controllo della propria situazione finanziaria.

Quali somme sul conto corrente non possono essere pignorate?

Anche se la società di recupero crediti ottiene un decreto esecutivo, non tutto il denaro sul conto può essere pignorato. La legge prevede delle tutele per il debitore:

  • Pensioni e stipendi accreditati sul conto sono pignorabili solo nei limiti previsti dalla legge.
  • Il minimo vitale (1,5 volte l’assegno sociale, circa 795€ nel 2025) deve rimanere sempre disponibile.
  • Sussidi e aiuti sociali non possono essere pignorati.
  • Somme inferiori a 1.344,21€ su un conto con solo accrediti da stipendio o pensione non sono pignorabili.

Se la banca blocca l’intero saldo del conto, è possibile chiedere lo sblocco delle somme impignorabili al giudice.

Se una società di recupero crediti minaccia un pignoramento, è importante conoscere i propri diritti e capire quali azioni si possono intraprendere per proteggersi. Le società di recupero crediti non hanno il potere di pignorare beni o conti correnti senza un provvedimento del tribunale. Tuttavia, spesso utilizzano tecniche intimidatorie per spingere i debitori a pagare, anche senza avere un titolo esecutivo valido. Sapere come rispondere a queste minacce e quali strumenti legali si possono utilizzare è fondamentale per evitare errori e affrontare la situazione nel modo corretto.

1. Verificare la validità della minaccia

La prima cosa da fare è accertarsi se la società di recupero crediti ha realmente il diritto di procedere con un pignoramento. Per poterlo fare, deve essere in possesso di un titolo esecutivo, che può essere:

  • Un decreto ingiuntivo emesso dal tribunale, notificato ufficialmente al debitore.
  • Una sentenza di condanna che riconosce il debito e autorizza l’azione esecutiva.
  • Un contratto notarile con clausola esecutiva, valido come titolo esecutivo.

Se la società non ha ottenuto uno di questi documenti, non può procedere con il pignoramento e la minaccia non ha valore legale.

2. Non farsi intimidire da telefonate o lettere minatorie

Le società di recupero crediti utilizzano frequentemente telefonate aggressive o lettere con frasi come “Se non paghi, pigneremo il tuo stipendio o il conto corrente”. Tuttavia:

  • Se non c’è un titolo esecutivo, la società non può pignorare nulla.
  • I recuperatori di crediti non sono ufficiali giudiziari e non possono disporre pignoramenti senza passare per un giudice.
  • Minacciare azioni legali senza un titolo valido può configurarsi come pratica commerciale scorretta e può essere segnalato all’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato).

3. Richiedere la documentazione che prova il debito

Se la società di recupero crediti insiste, è possibile inviare una richiesta scritta per ottenere:

  • Una copia del contratto originale del debito (se deriva da un prestito, finanziamento, bolletta, ecc.).
  • L’eventuale titolo esecutivo, se è già stato ottenuto dal creditore.
  • Un dettaglio delle somme richieste, per verificare se ci sono spese o interessi non dovuti.

Se la società di recupero crediti non è in grado di fornire questi documenti, il debitore non è obbligato a pagare e la minaccia di pignoramento è infondata.

4. Controllare la prescrizione del debito

Molti debiti si prescrivono dopo un certo periodo di tempo, a seconda della loro natura:

  • Debiti bancari o finanziari10 anni
  • Bollettazioni (luce, gas, acqua, telefono)5 anni
  • Multe stradali5 anni
  • Tasse e imposte10 anni (o meno, a seconda del tributo)

Se il debito è prescritto, il debitore può rifiutarsi di pagare e opporsi a qualsiasi azione della società di recupero crediti.

5. Presentare un’opposizione se la società tenta un pignoramento illegittimo

Se la società di recupero crediti dovesse effettivamente avviare un’azione esecutiva senza un titolo valido, il debitore può presentare un’opposizione al pignoramento (art. 615 c.p.c.), dimostrando che:

  • Il debito è già stato saldato o prescritto.
  • Il titolo esecutivo non è valido o non è stato correttamente notificato.
  • La società di recupero crediti non ha il diritto di agire in proprio nome.

Il giudice può sospendere l’azione esecutiva e, in alcuni casi, annullare il pignoramento.

6. Valutare una negoziazione o un piano di rateizzazione

Se il debito è effettivamente dovuto e si vuole evitare un’azione legale, è possibile contattare la società di recupero crediti per negoziare:

  • Una riduzione dell’importo (saldo e stralcio).
  • Un piano di pagamento rateale, evitando così eventuali azioni esecutive.

È importante ottenere sempre un accordo scritto prima di effettuare qualsiasi pagamento, per evitare che il debito venga richiesto nuovamente.

7. Accedere alla Legge Salva Debiti per bloccare il pignoramento

Se il debitore si trova in una situazione di grave difficoltà economica e il debito accumulato è troppo alto, può accedere alle procedure previste dalla Legge Salva Debiti (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, D.Lgs. 14/2019).

Questa legge permette di:

  • Bloccare qualsiasi azione esecutiva, incluso il pignoramento.
  • Ristrutturare il debito con un piano di pagamento sostenibile.
  • Ridurre o cancellare il debito in caso di sovraindebitamento grave.

L’accesso a queste procedure deve essere richiesto tramite un avvocato o un Organismo di Composizione della Crisi (OCC).

8. Segnalare le pratiche scorrette alle autorità

Se la società di recupero crediti usa minacce illegittime o pressioni eccessive, il debitore può:

  • Segnalare la società all’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) per pratiche commerciali scorrette.
  • Presentare un reclamo all’Autorità per la Protezione dei Dati Personali se la società usa informazioni personali in modo illecito o eccessivamente invasivo.
  • Denunciare la società alla polizia postale se utilizza telefonate moleste o minacce ripetute.

Cosa fare se una società di recupero crediti minaccia un pignoramento?

Se una società di recupero crediti minaccia un pignoramento, è importante conoscere i propri diritti e capire quali azioni si possono intraprendere per proteggersi. Le società di recupero crediti non hanno il potere di pignorare beni o conti correnti senza un provvedimento del tribunale. Tuttavia, spesso utilizzano tecniche intimidatorie per spingere i debitori a pagare, anche senza avere un titolo esecutivo valido. Sapere come rispondere a queste minacce e quali strumenti legali si possono utilizzare è fondamentale per evitare errori e affrontare la situazione nel modo corretto.

1. Verificare la validità della minaccia

La prima cosa da fare è accertarsi se la società di recupero crediti ha realmente il diritto di procedere con un pignoramento. Per poterlo fare, deve essere in possesso di un titolo esecutivo, che può essere:

  • Un decreto ingiuntivo emesso dal tribunale, notificato ufficialmente al debitore.
  • Una sentenza di condanna che riconosce il debito e autorizza l’azione esecutiva.
  • Un contratto notarile con clausola esecutiva, valido come titolo esecutivo.

Se la società non ha ottenuto uno di questi documenti, non può procedere con il pignoramento e la minaccia non ha valore legale.

2. Non farsi intimidire da telefonate o lettere minatorie

Le società di recupero crediti utilizzano frequentemente telefonate aggressive o lettere con frasi come “Se non paghi, pigneremo il tuo stipendio o il conto corrente”. Tuttavia:

  • Se non c’è un titolo esecutivo, la società non può pignorare nulla.
  • I recuperatori di crediti non sono ufficiali giudiziari e non possono disporre pignoramenti senza passare per un giudice.
  • Minacciare azioni legali senza un titolo valido può configurarsi come pratica commerciale scorretta e può essere segnalato all’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato).

3. Richiedere la documentazione che prova il debito

Se la società di recupero crediti insiste, è possibile inviare una richiesta scritta per ottenere:

  • Una copia del contratto originale del debito (se deriva da un prestito, finanziamento, bolletta, ecc.).
  • L’eventuale titolo esecutivo, se è già stato ottenuto dal creditore.
  • Un dettaglio delle somme richieste, per verificare se ci sono spese o interessi non dovuti.

Se la società di recupero crediti non è in grado di fornire questi documenti, il debitore non è obbligato a pagare e la minaccia di pignoramento è infondata.

4. Controllare la prescrizione del debito

Molti debiti si prescrivono dopo un certo periodo di tempo, a seconda della loro natura:

  • Debiti bancari o finanziari10 anni
  • Bollettazioni (luce, gas, acqua, telefono)5 anni
  • Multe stradali5 anni
  • Tasse e imposte10 anni (o meno, a seconda del tributo)

Se il debito è prescritto, il debitore può rifiutarsi di pagare e opporsi a qualsiasi azione della società di recupero crediti.

5. Presentare un’opposizione se la società tenta un pignoramento illegittimo

Se la società di recupero crediti dovesse effettivamente avviare un’azione esecutiva senza un titolo valido, il debitore può presentare un’opposizione al pignoramento (art. 615 c.p.c.), dimostrando che:

  • Il debito è già stato saldato o prescritto.
  • Il titolo esecutivo non è valido o non è stato correttamente notificato.
  • La società di recupero crediti non ha il diritto di agire in proprio nome.

Il giudice può sospendere l’azione esecutiva e, in alcuni casi, annullare il pignoramento.

6. Valutare una negoziazione o un piano di rateizzazione

Se il debito è effettivamente dovuto e si vuole evitare un’azione legale, è possibile contattare la società di recupero crediti per negoziare:

  • Una riduzione dell’importo (saldo e stralcio).
  • Un piano di pagamento rateale, evitando così eventuali azioni esecutive.

È importante ottenere sempre un accordo scritto prima di effettuare qualsiasi pagamento, per evitare che il debito venga richiesto nuovamente.

7. Accedere alla Legge Salva Debiti per bloccare il pignoramento

Se il debitore si trova in una situazione di grave difficoltà economica e il debito accumulato è troppo alto, può accedere alle procedure previste dalla Legge Salva Debiti (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, D.Lgs. 14/2019).

Questa legge permette di:

  • Bloccare qualsiasi azione esecutiva, incluso il pignoramento.
  • Ristrutturare il debito con un piano di pagamento sostenibile.
  • Ridurre o cancellare il debito in caso di sovraindebitamento grave.

L’accesso a queste procedure deve essere richiesto tramite un avvocato o un Organismo di Composizione della Crisi (OCC).

8. Segnalare le pratiche scorrette alle autorità

Se la società di recupero crediti usa minacce illegittime o pressioni eccessive, il debitore può:

  • Segnalare la società all’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) per pratiche commerciali scorrette.
  • Presentare un reclamo all’Autorità per la Protezione dei Dati Personali se la società usa informazioni personali in modo illecito o eccessivamente invasivo.
  • Denunciare la società alla polizia postale se utilizza telefonate moleste o minacce ripetute.

Come funziona l’esdebitazione per chi ha debiti insostenibili?

L’esdebitazione è un meccanismo legale che consente a chi ha debiti insostenibili di ottenere la cancellazione totale o parziale delle obbligazioni residue, liberandosi definitivamente dai debiti che non può più pagare. Questa procedura è prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019) ed è una delle misure più importanti della Legge Salva Debiti, che tutela chi si trova in una situazione di sovraindebitamento e non ha più mezzi per far fronte ai propri impegni finanziari.

Chi può accedere all’esdebitazione?

L’esdebitazione è riservata alle persone fisiche e alle piccole imprese che si trovano in una situazione di sovraindebitamento, ovvero quando le entrate non sono più sufficienti per pagare i debiti accumulati. Possono richiederla:

  • Privati cittadini con debiti personali, finanziari o fiscali.
  • Lavoratori autonomi, liberi professionisti e piccoli imprenditori non fallibili.
  • Ex imprenditori che hanno cessato l’attività e non possono più pagare i debiti derivanti dall’attività imprenditoriale.
  • Consumatori sovraindebitati che hanno contratto mutui, prestiti o altre obbligazioni finanziarie che non riescono più a onorare.

Quali debiti si possono cancellare con l’esdebitazione?

L’esdebitazione consente la cancellazione dei debiti residui dopo che il debitore ha affrontato una delle procedure di sovraindebitamento previste dalla legge. Possono essere cancellati:

  • Debiti bancari e finanziari (prestiti, carte di credito, scoperti di conto corrente).
  • Debiti con fornitori per chi ha avuto un’attività autonoma o commerciale.
  • Debiti fiscali e contributivi (cartelle esattoriali, tasse non pagate, contributi previdenziali).
  • Debiti da fideiussioni o garanzie personali prestate per altri soggetti.

Non possono essere cancellati invece:

  • Obblighi di mantenimento (ad esempio, assegni divorzili o alimentari).
  • Obblighi risarcitori derivanti da reati o da responsabilità civili extracontrattuali.
  • Debiti per danni causati da dolo o colpa grave del debitore.

Le tre procedure per ottenere l’esdebitazione

La cancellazione dei debiti può avvenire attraverso tre diversi percorsi legali, a seconda della situazione del debitore.

1. Esdebitazione dopo la liquidazione controllata

Se il debitore non ha alcuna possibilità di ripagare i debiti, può chiedere la liquidazione controllata del patrimonio. Questo significa che i beni di sua proprietà vengono venduti per pagare i creditori, ma se l’importo ricavato non copre tutto il debito, il residuo viene cancellato con l’esdebitazione.

Come funziona:

  • Il debitore presenta richiesta di liquidazione controllata al tribunale.
  • Un gestore nominato dal tribunale analizza i beni del debitore (ad esempio, immobili, conti correnti, veicoli, ecc.).
  • Se il debitore non ha beni significativi, la procedura si chiude senza alcun versamento.
  • Al termine della liquidazione, i debiti residui vengono cancellati definitivamente.

Questa procedura è indicata per chi non ha reddito o beni sufficienti per pagare il debito, consentendo di ottenere una liberazione completa dalle obbligazioni finanziarie.

2. Esdebitazione per il debitore incapiente (Cancellazione dei debiti senza pagare nulla)

Questa è una misura eccezionale introdotta per i debitori che non hanno nulla da vendere né redditi disponibili per pagare i creditori. Se il debitore è privo di beni e non ha alcuna prospettiva di migliorare la propria situazione economica, può chiedere l’esdebitazione immediata senza dover restituire nulla ai creditori.

Condizioni per ottenere questa esdebitazione:

  • Il debitore non deve possedere beni immobili, risparmi o redditi significativi.
  • Deve dimostrare che il sovraindebitamento non è stato causato da dolo o colpa grave.
  • Non deve aver già ottenuto un’esdebitazione negli ultimi 4 anni.

Se il tribunale accetta la richiesta, tutti i debiti vengono cancellati immediatamente, senza che il debitore debba pagare nulla.

3. Esdebitazione dopo un piano di ristrutturazione dei debiti

Se il debitore ha qualche reddito ma non può sostenere le rate dei debiti, può presentare un piano di ristrutturazione dei debiti. In questo caso, il tribunale approva un nuovo piano di pagamento ridotto e sostenibile, e alla fine del piano il debitore ottiene l’esdebitazione per i debiti residui non ancora pagati.

Come funziona:

  • Il debitore propone un piano di pagamento in base alle proprie possibilità economiche.
  • I creditori non possono opporsi se il tribunale lo approva.
  • Se il piano viene rispettato, alla fine vengono cancellati i debiti rimanenti.

Vantaggi dell’esdebitazione

Cancellazione definitiva dei debiti non pagabili
Protezione dai creditori e blocco delle azioni esecutive (pignoramenti, fermi amministrativi, ipoteche)
Possibilità di ricominciare da zero senza più obblighi finanziari insostenibili
Procedura accessibile anche ai privati cittadini e ai piccoli imprenditori non fallibili

Come richiedere l’esdebitazione?

Il debitore deve presentare una domanda al tribunale competente con l’aiuto di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) o di un avvocato esperto in sovraindebitamento. Il tribunale valuterà la situazione economica del richiedente e, se riterrà che le condizioni sono rispettate, concederà l’esdebitazione.

In conclusione, l’esdebitazione è uno strumento fondamentale per chi ha debiti insostenibili e non ha più possibilità di pagarli. A seconda della situazione economica, è possibile ottenere la cancellazione totale dei debiti attraverso la liquidazione controllata, l’esdebitazione per debitore incapiente o il piano di ristrutturazione dei debiti. Questa procedura permette di ripartire senza il peso delle vecchie obbligazioni, evitando il rischio di pignoramenti e altre azioni esecutive.

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