Cosa Non Possono Fare Le Società Di Recupero Crediti?

Ricevere telefonate insistenti e lettere minacciose da parte di una società di recupero crediti può essere fonte di grande preoccupazione. Molti debitori si chiedono fino a che punto possano spingersi queste società e quali sono i loro limiti legali. È importante sapere che, sebbene possano sollecitare il pagamento di un debito, non possono compiere azioni illegali o aggressive nei confronti del debitore.

Le società di recupero crediti operano acquistando i crediti insoluti da banche, finanziarie o altri soggetti creditori e tentano di recuperarli con attività di sollecito e negoziazione. Non hanno poteri esecutivi autonomi, ovvero non possono agire come un tribunale o l’Agenzia delle Entrate Riscossione per procedere direttamente con il pignoramento di beni o conti correnti.

In questo articolo vedremo cosa non possono fare le società di recupero crediti, quali sono i limiti imposti dalla legge, come difendersi da eventuali pratiche scorrette e quali strumenti legali ha il debitore per proteggersi. Inoltre, analizzeremo le soluzioni offerte dalla Legge 3/2012 sul sovraindebitamento e dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) per chi si trova in una situazione economica difficile e non riesce a far fronte ai propri debiti.

Se hai ricevuto contatti da una società di recupero crediti e vuoi sapere quali sono i tuoi diritti, continua a leggere per scoprire come difenderti da eventuali abusi.

Cosa Non Possono Fare le Società di Recupero Crediti: Spiegato nei Dettagli

Le società di recupero crediti sono incaricate di riscuotere debiti per conto di banche, finanziarie, aziende o enti pubblici. Tuttavia, la loro attività è regolata da precise norme di legge, che impongono limiti sui comportamenti che possono adottare.

Ma cosa NON possono fare? Possono minacciarti? Possono pignorare direttamente i tuoi beni? Possono contattare amici o parenti?

Vediamo nel dettaglio tutte le pratiche vietate alle società di recupero crediti e come difendersi da eventuali abusi.

📌 1. Le società di recupero crediti NON possono pignorare direttamente i tuoi beni

Le società di recupero crediti non hanno poteri giudiziari e quindi non possono procedere direttamente con il pignoramento di stipendio, pensione, conto corrente o beni immobili.

Per avviare un pignoramento, devono seguire questa procedura:
1️⃣ Dimostrare che il debito è legittimo e che il debitore è ancora tenuto a pagarlo.
2️⃣ Chiedere un decreto ingiuntivo al tribunale, che riconosca il debito.
3️⃣ Notificare un atto di precetto, che concede 10 giorni per pagare.
4️⃣ Se il debitore non paga, chiedere al giudice l’autorizzazione al pignoramento.
5️⃣ Solo dopo l’autorizzazione del giudice, possono richiedere il pignoramento di conto corrente, stipendio o beni.

📌 Se una società di recupero crediti minaccia di pignorare immediatamente i tuoi beni senza un atto del tribunale, sta violando la legge.

📌 2. Le società di recupero crediti NON possono minacciarti o intimidire

Molti debitori si trovano a dover affrontare pressioni psicologiche da parte delle società di recupero crediti, che cercano di spaventarli per ottenere il pagamento.

Le società di recupero crediti NON possono:

  • Minacciare azioni legali immediate senza titolo esecutivo.
  • Usare toni aggressivi o intimidatori.
  • Simulare atti giudiziari falsi per far credere che il pignoramento sia già in corso.
  • Insultare, umiliare o offendere il debitore.
  • Minacciare il carcere, perché il debito civile non è un reato.

📌 Se ricevi telefonate o messaggi minacciosi, segnala subito il comportamento scorretto all’Autorità Garante o all’AGCM.

📌 3. Le società di recupero crediti NON possono chiamarti in qualsiasi momento

Il recupero crediti è regolato dalla legge sulla privacy e dal codice di condotta della categoria.

Orari e modalità di contatto consentiti:

  • Possono contattarti solo in orari ragionevoli, solitamente dalle 8:00 alle 20:00 nei giorni feriali.
  • Non possono chiamarti di notte, nei giorni festivi o in orari non lavorativi.
  • Devono rispettare le regole sulla privacy e non possono diffondere informazioni sul debito a terzi.

📌 Se ti chiamano continuamente o in orari non consentiti, puoi segnalare il comportamento all’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato).

📌 4. Le società di recupero crediti NON possono contattare parenti, amici o datori di lavoro

Molti debitori ricevono segnalazioni da parenti, amici o persino colleghi di lavoro, perché la società di recupero crediti li ha contattati. Questo è illegale.

Le società di recupero crediti NON possono:

  • Telefonare a parenti, amici o colleghi per informare del debito.
  • Contattare il datore di lavoro per metterlo al corrente della situazione debitoria.
  • Lasciare messaggi in segreteria o presso terzi con dettagli sul debito.

📌 Se qualcuno ti riferisce di essere stato contattato per un tuo debito, puoi denunciare la violazione della privacy al Garante per la Protezione dei Dati Personali.

📌 5. Le società di recupero crediti NON possono aggiungere costi illegittimi al debito

Le società di recupero crediti non possono aumentare arbitrariamente l’importo del debito con spese fittizie o interessi non previsti dal contratto originale.

Le uniche spese aggiuntive legittime possono essere:

  • Gli interessi di mora previsti dal contratto.
  • Le spese legali se il recupero crediti passa attraverso un tribunale.

Non possono invece:

  • Aggiungere penali non previste dal contratto.
  • Richiedere costi di gestione della pratica o spese amministrative extra.
  • Minacciare di aumentare l’importo del debito senza un giustificato motivo.

📌 Se ricevi richieste di pagamento superiori a quelle dovute, chiedi sempre un rendiconto dettagliato e verifica che gli importi siano legittimi.

📌 6. Le società di recupero crediti NON possono segnalarti al CRIF senza titolo valido

Molti debitori temono di essere segnalati come cattivi pagatori al CRIF (Centrale Rischi Finanziari) o ad altre banche dati.

Le società di recupero crediti possono segnalarti solo se:

  • Il debito è reale e riconosciuto.
  • La segnalazione è effettuata da una banca o finanziaria e non da una semplice società di recupero crediti.

Le società di recupero crediti NON possono:

  • Minacciare una segnalazione illegittima se il debito è contestato.
  • Iscriverti nelle banche dati senza una comunicazione ufficiale e preavviso.

📌 Se ritieni che la tua segnalazione al CRIF sia ingiusta, puoi chiedere la correzione dei dati o presentare un reclamo alla Banca d’Italia.

📌 7. Come difendersi da pratiche scorrette delle società di recupero crediti?

Se una società di recupero crediti viola la legge, hai diversi strumenti per proteggerti:

1. Richiedere la documentazione del debito

  • Chiedi sempre prove scritte del debito e verifica che sia legittimo.
  • Se la società di recupero crediti non fornisce documenti chiari, il debito potrebbe non essere valido.

2. Bloccare contatti aggressivi o illegali

  • Se ricevi telefonate insistenti o minacciose, puoi segnalare la società alle autorità competenti.
  • Registra le chiamate e denuncia all’AGCM o al Garante della Privacy.

3. Contestare il debito se è prescritto

  • Molti debiti si prescrivono dopo 5 o 10 anni, a seconda del tipo di credito.
  • Se il debito è scaduto, la società di recupero crediti non può più richiedere il pagamento in tribunale.

4. Fare opposizione in tribunale

  • Se ricevi un decreto ingiuntivo senza prove sufficienti, puoi opporti entro 40 giorni e bloccare la procedura.

📌 Se una società di recupero crediti agisce in modo illegale, non restare in silenzio: difendi i tuoi diritti!

📌 8. Conclusione: Cosa NON possono fare le società di recupero crediti?

Non possono pignorare direttamente i tuoi beni senza un ordine del tribunale.
Non possono minacciarti o insultarti.
Non possono contattare parenti, amici o datore di lavoro.
Non possono aumentare il debito con costi illegittimi.
Non possono segnalarti al CRIF senza titolo valido.

📌 Se subisci abusi da parte di una società di recupero crediti, puoi difenderti legalmente e denunciare le violazioni!

Le società di recupero crediti possono minacciare azioni legali immediate?

Le società di recupero crediti non possono minacciare azioni legali immediate senza aver seguito il procedimento previsto dalla legge. Spesso utilizzano strategie aggressive per spingere il debitore a pagare, ma è importante sapere che non hanno il potere di agire direttamente con un pignoramento o altre misure esecutive senza prima ottenere un titolo esecutivo dal tribunale.

1. Cosa può e cosa non può fare una società di recupero crediti

Le società di recupero crediti agiscono per conto di banche, finanziarie o aziende creditrici e cercano di recuperare il debito attraverso solleciti e negoziazioni. Non sono ufficiali giudiziari né enti pubblici, quindi non possono direttamente eseguire un pignoramento o bloccare beni senza un procedimento legale.

Possono:

  • Inviare lettere di sollecito di pagamento.
  • Telefonare per cercare un accordo.
  • Proporre piani di pagamento o saldo e stralcio.

Non possono:

  • Minacciare azioni legali immediate senza titolo esecutivo.
  • Simulare atti ufficiali o fingere di essere autorità giudiziarie.
  • Eseguire direttamente pignoramenti, bloccare conti o stipendi senza passare per il tribunale.
  • Contattare familiari o datori di lavoro per fare pressione sul debitore.

2. Quando una società di recupero crediti può avviare un’azione legale?

Per avviare un’azione legale e arrivare a un pignoramento, la società di recupero crediti deve seguire questi passaggi:

1️⃣ Invio di solleciti e diffide → Non hanno valore legale, servono solo a spingere il debitore a pagare volontariamente.
2️⃣ Messa in mora → Una lettera formale che invita al pagamento, ma non è ancora un titolo esecutivo.
3️⃣ Decreto ingiuntivo o sentenza del tribunale → Solo dopo aver ottenuto un titolo esecutivo, la società può richiedere un pignoramento.
4️⃣ Notifica dell’atto di precetto → Il debitore ha 10 giorni per pagare prima che parta l’azione esecutiva.

Senza questi passaggi, qualsiasi minaccia di azioni legali immediate è una pressione indebita e può essere segnalata alle autorità.

3. Cosa fare se si ricevono minacce di azioni legali immediate

Se una società di recupero crediti minaccia pignoramenti o altre azioni senza avere un titolo esecutivo, ecco cosa fare:

🔹 Verificare se esiste un titolo esecutivo
Chiedere alla società una prova documentale del debito, come un decreto ingiuntivo o una sentenza. Senza questi documenti, la minaccia non ha valore.

🔹 Chiedere la prescrizione del debito
Molti debiti si prescrivono dopo 5 o 10 anni. Se il debito è prescritto, la società non può più agire legalmente per recuperarlo.

🔹 Segnalare le minacce alle autorità
Se la società usa intimidazioni illegali, si può segnalare il comportamento all’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) per pratiche scorrette.

🔹 Valutare un’opposizione legale
Se la società avvia davvero un’azione legale ingiustificata, si può presentare un’opposizione al tribunale per bloccare l’azione esecutiva.

🔹 Considerare una negoziazione
Se il debito è legittimo, si può trattare per una rateizzazione o un saldo e stralcio, ma sempre con un accordo scritto.

4. La Legge Salva Debiti può proteggere il debitore?

Se il debito è insostenibile, il debitore può accedere alla Legge Salva Debiti (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, D.Lgs. 14/2019). Questa legge permette di:

  • Bloccare qualsiasi azione esecutiva o pignoramento.
  • Ristrutturare il debito con un piano di pagamento sostenibile.
  • Ridurre o cancellare il debito in caso di sovraindebitamento grave.

Il debitore può avviare la procedura con l’aiuto di un avvocato o di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC).

In conclusione, le società di recupero crediti non possono minacciare azioni legali immediate senza aver ottenuto un titolo esecutivo dal tribunale. Se ricevute, queste minacce vanno verificate e, se infondate, si possono segnalare alle autorità o contestare legalmente. Il debitore ha strumenti di difesa e può anche accedere alla Legge Salva Debiti per proteggersi da azioni esecutive indebite.

Le società di recupero crediti possono chiamare a qualsiasi ora del giorno?

Le società di recupero crediti non possono contattare i debitori senza limiti di orario e frequenza, poiché devono rispettare precise normative che regolano il recupero crediti e la tutela della privacy. Molti debitori, infatti, subiscono pressioni indebite attraverso telefonate continue, spesso in orari poco opportuni, con l’obiettivo di spingerli a saldare il proprio debito nel minor tempo possibile. Tuttavia, il quadro normativo vigente impone vincoli ben precisi che impediscono ai recuperatori di crediti di disturbare i cittadini in qualsiasi momento della giornata e con modalità invasive o scorrette.

Secondo le direttive stabilite dal Garante per la Protezione dei Dati Personali e dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), le chiamate di recupero crediti devono avvenire in fasce orarie ragionevoli e non possono essere effettuate con frequenza eccessiva. In particolare, è vietato telefonare in orari notturni, nei giorni festivi e con modalità che possano arrecare un disagio ingiustificato al debitore. La regola generale stabilisce che le chiamate possono essere effettuate nei giorni feriali tra le 8:00 e le 21:00, mentre il sabato il limite è ridotto tra le 9:00 e le 13:00. La domenica e nei giorni festivi le telefonate non sono consentite, salvo che il debitore abbia espressamente autorizzato la società a contattarlo in quelle giornate.

Un altro limite fondamentale riguarda la frequenza delle chiamate. Non è lecito contattare ripetutamente il debitore nello stesso giorno o in più giorni consecutivi con insistenza. L’obiettivo di questa regolamentazione è impedire che il recupero crediti si trasformi in una forma di pressione psicologica che possa danneggiare la tranquillità e la vita quotidiana della persona indebitata. Se una società chiama più volte al giorno o con intervalli molto ravvicinati, potrebbe incorrere in una sanzione per pratica commerciale scorretta. Alcuni debitori riferiscono di essere contattati anche 5 o 10 volte al giorno, con operatori che insistono sul pagamento e che, in alcuni casi, utilizzano toni intimidatori. Questi comportamenti sono vietati e possono essere segnalati alle autorità competenti.

Le società di recupero crediti devono inoltre rispettare la privacy del debitore e non possono comunicare informazioni sul debito a terzi, come parenti, amici o colleghi di lavoro. È una violazione della normativa sulla protezione dei dati personali il fatto di chiamare altre persone per esercitare pressioni sul debitore. Ogni comunicazione deve avvenire direttamente con l’interessato, senza coinvolgere terzi non autorizzati. Alcuni recuperatori, tuttavia, ricorrono a stratagemmi per contattare indirettamente il debitore, come telefonare a familiari e chiedere di farlo richiamare. Questo comportamento è irregolare e può essere segnalato al Garante per la Privacy.

Nel caso in cui una società di recupero crediti chiami fuori dagli orari consentiti, con troppa frequenza o contatti terze persone, il debitore ha diversi strumenti per difendersi. Il primo passo è richiedere alla società di interrompere immediatamente le chiamate abusive inviando una diffida scritta, in cui si specificano i comportamenti illeciti e si chiede il rispetto della normativa. Se le chiamate non cessano, si può procedere con una segnalazione al Garante per la Privacy, che può imporre sanzioni alla società per violazione delle regole sulla gestione dei dati personali. Un’altra strada è presentare un esposto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), che può intervenire contro pratiche commerciali scorrette. Infine, nei casi più gravi, quando le telefonate sono particolarmente insistenti o intimidatorie, è possibile sporgere denuncia alle forze dell’ordine per molestia telefonica o stalking commerciale.

Molti debitori si trovano in difficoltà perché temono che non rispondere alle telefonate possa peggiorare la loro situazione. In realtà, la legge non obbliga nessuno a rispondere a queste chiamate e non rispondere non comporta conseguenze legali. Le società di recupero crediti devono rispettare un iter specifico per poter avviare un’azione legale e, senza un titolo esecutivo ottenuto dal tribunale, non possono procedere con un pignoramento o con altre misure coercitive. Se il debitore riceve minacce di azioni legali immediate, può chiedere alla società di fornire la documentazione ufficiale che dimostri l’esistenza di un titolo esecutivo. Se la società non è in grado di presentarlo, la minaccia è infondata e può essere segnalata come tentativo di pressione indebita.

In alcuni casi, i debitori possono negoziare un piano di rientro con la società di recupero crediti, ma è fondamentale farlo solo dopo aver verificato l’effettiva esistenza del debito e la legittimità della richiesta. Se si decide di procedere con un pagamento, è importante richiedere un accordo scritto, che specifichi l’importo, il numero di rate e la dichiarazione della società di non intraprendere ulteriori azioni una volta completato il pagamento. Senza un accordo scritto, c’è il rischio che la società richieda ulteriori somme anche dopo il saldo dell’importo pattuito.

Quando le telefonate da parte di una società di recupero crediti diventano eccessive o avvengono fuori dagli orari consentiti, il debitore può tutelarsi con diversi strumenti legali. La conoscenza dei propri diritti è il primo passo per evitare di subire pressioni indebite e per gestire la situazione in modo consapevole. Chi subisce molestie telefoniche da parte di un’agenzia di recupero crediti può agire legalmente per interrompere questi comportamenti e ottenere sanzioni contro la società responsabile.

Tabella riepilogativa sui limiti delle telefonate di recupero crediti

AspettoCosa dice la legge?
Orari consentiti nei giorni ferialiDalle 8:00 alle 21:00
Orari consentiti il sabatoDalle 9:00 alle 13:00
Chiamate nei giorni festiviNon consentite (salvo consenso esplicito)
Frequenza delle chiamateNon possono essere eccessive o ripetitive nello stesso giorno
Contatto con parenti o datori di lavoroVietato per motivi di privacy
Minacce di azioni legali immediateIllecite se non esiste un titolo esecutivo
Possibilità di segnalazioneGarante Privacy, AGCM, forze dell’ordine
Obbligo di rispondere alle chiamateNon esiste alcun obbligo legale
Negoziazione di un pagamentoSolo con accordo scritto e verifica del debito

Le telefonate di recupero crediti devono rispettare orari e modalità stabilite dalla legge e non possono diventare un mezzo di pressione psicologica sul debitore. Se una società di recupero crediti chiama fuori dagli orari consentiti, con frequenza eccessiva o contatta terze persone, il debitore ha il diritto di opporsi e segnalare eventuali violazioni alle autorità competenti.

Le società di recupero crediti possono contattare i parenti o il datore di lavoro?

Le società di recupero crediti non possono contattare parenti, datori di lavoro o terze persone per sollecitare il pagamento di un debito, poiché ciò costituisce una violazione della privacy e può configurarsi come pratica commerciale scorretta. La normativa sulla protezione dei dati personali vieta espressamente la divulgazione di informazioni relative a debiti e obblighi finanziari a soggetti diversi dal diretto interessato. Non è lecito esercitare pressioni indirette sul debitore coinvolgendo persone esterne alla sua situazione finanziaria.

Uno dei principi fondamentali stabiliti dal Garante per la Privacy è che le informazioni relative ai debiti devono essere trattate con la massima riservatezza e non possono essere comunicate a soggetti non autorizzati. Questo significa che un recuperatore di crediti non può chiamare la famiglia del debitore o il suo datore di lavoro per discutere del debito, chiedere informazioni finanziarie o sollecitare il pagamento. Ogni comunicazione deve avvenire esclusivamente tra il debitore e la società di recupero crediti, senza coinvolgimento di terzi.

In alcuni casi, le società di recupero crediti tentano di contattare i parenti o il datore di lavoro con il pretesto di cercare il debitore, fingendo di non avere il suo numero di telefono o il suo indirizzo aggiornato. Questa pratica è considerata abusiva e può essere segnalata alle autorità competenti. Se un recuperatore di crediti contatta i familiari o il datore di lavoro con il chiaro intento di mettere pressione sul debitore, si tratta di una violazione grave che può comportare sanzioni per la società.

Il Codice della Privacy e le linee guida del Garante stabiliscono chiaramente che il trattamento dei dati personali deve avvenire nel rispetto della riservatezza del debitore. La società di recupero crediti non può rivelare a terzi dettagli sull’ammontare del debito, sulla sua natura o su eventuali azioni legali in corso. Anche solo confermare a un familiare o a un collega che il debitore ha una posizione debitoria aperta è un comportamento illecito.

Se una società di recupero crediti contatta il datore di lavoro del debitore per segnalare il mancato pagamento o esercitare pressioni affinché il lavoratore paghi il debito, può essere denunciata per violazione della privacy. Questo tipo di comportamento può causare danni gravi alla reputazione del debitore e creare problemi sul posto di lavoro. L’azienda che riceve una telefonata del genere non è obbligata a fornire alcuna informazione e può segnalare l’episodio alle autorità.

Alcune società di recupero crediti utilizzano metodi indiretti per far pressione sul debitore attraverso familiari o datori di lavoro. In alcuni casi, chiamano i parenti fingendo di voler parlare con il debitore per “motivi personali” o chiedendo di farlo richiamare urgentemente. Queste tattiche sono spesso accompagnate da un linguaggio vago, ma il vero obiettivo è creare disagio e imbarazzo al debitore affinché si senta obbligato a contattare la società di recupero crediti. Se il familiare o il datore di lavoro riceve una chiamata simile, deve sapere che non è tenuto a fornire alcuna informazione e può rifiutarsi di collaborare.

Se una società di recupero crediti contatta terze persone per esercitare pressione sul debitore, è possibile agire per tutelarsi. Il primo passo è inviare una diffida scritta alla società di recupero crediti, richiedendo l’immediata cessazione di questi contatti illeciti. Se le chiamate proseguono, si può presentare un reclamo al Garante per la Privacy, che può imporre multe elevate per violazione delle norme sulla protezione dei dati personali. Inoltre, se il comportamento della società assume un carattere persecutorio, può configurarsi come molestia o stalking commerciale, reati che possono essere denunciati alle forze dell’ordine.

Un’altra possibile azione è segnalare il comportamento della società all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), che può sanzionare le pratiche commerciali scorrette. Se un datore di lavoro riceve una chiamata per un debito di un dipendente, può rifiutarsi di fornire qualsiasi informazione e può segnalare l’accaduto agli enti di regolamentazione. È essenziale sapere che le società di recupero crediti non hanno alcuna autorità per contattare terze persone e che qualsiasi tentativo di farlo è un illecito.

Molti debitori temono che il mancato pagamento di un debito possa essere reso pubblico o comunicato a conoscenti e colleghi, ma la legge garantisce che queste informazioni restino riservate. Se una società di recupero crediti minaccia di contattare i familiari o il datore di lavoro per spingere il debitore a pagare, sta violando le norme e può essere denunciata. Nessun debitore è obbligato a subire pressioni psicologiche o minacce che violano la sua privacy.

Tabella riepilogativa sulle regole per le chiamate ai parenti o al datore di lavoro

SituazioneÈ legale?Note
Contattare il debitore direttamenteDeve avvenire negli orari consentiti
Contattare il datore di lavoro per segnalare il debitoNoViola la privacy del debitore
Contattare un familiare per sollecitare il pagamentoNoCostituisce una violazione della privacy
Chiamare un familiare con il pretesto di cercare il debitoreNoPratica scorretta e sanzionabile
Rivelare informazioni sul debito a terziNoVietato dal Codice della Privacy
Il debitore può opporsi e segnalare la violazionePuò presentare un reclamo al Garante Privacy
Il datore di lavoro può rifiutarsi di collaborareNon è obbligato a fornire alcuna informazione

Le società di recupero crediti devono rispettare regole precise e non possono contattare i parenti o il datore di lavoro di un debitore per esercitare pressioni sul pagamento. Se ciò accade, il debitore ha diritto a opporsi e a segnalare la violazione alle autorità competenti.

Le società di recupero crediti possono prelevare soldi dal conto corrente senza autorizzazione?

Le società di recupero crediti non possono prelevare soldi dal conto corrente di un debitore senza il suo consenso o senza un provvedimento del tribunale. Non hanno poteri esecutivi diretti e non possono accedere ai fondi di una persona senza aver prima seguito un preciso iter legale. Qualsiasi prelievo non autorizzato dal conto corrente è una pratica illegale e può configurarsi come appropriazione indebita o truffa.

Perché una società di recupero crediti possa procedere al pignoramento del conto corrente, è necessario che il creditore abbia ottenuto un titolo esecutivo e che il tribunale abbia autorizzato l’azione esecutiva. Il percorso obbligatorio per un pignoramento bancario prevede diverse fasi: innanzitutto, la società deve notificare al debitore un atto di precetto, con cui lo invita a pagare il debito entro 10 giorni. Se il pagamento non avviene, la società di recupero crediti può chiedere al tribunale l’emissione di un pignoramento presso terzi, che viene notificato alla banca. Solo dopo questo passaggio la banca sarà obbligata a congelare le somme disponibili sul conto e trasferirle al creditore. Senza questo iter legale, qualsiasi prelievo è illecito.

Alcuni debitori temono che, avendo fornito l’IBAN alla banca o alla finanziaria che ha erogato il prestito, la società di recupero crediti possa prelevare direttamente dal conto corrente. Tuttavia, ciò è possibile solo se il debitore ha sottoscritto un’autorizzazione di addebito automatico (RID o SDD) al momento della stipula del contratto di finanziamento. In questo caso, il creditore può prelevare le rate dal conto, ma il debitore ha sempre la possibilità di revocare il mandato di addebito diretto tramite la propria banca. Se una società di recupero crediti preleva denaro senza il consenso del titolare del conto, il debitore può contestare l’operazione e richiedere il rimborso immediato.

Se la società di recupero crediti ottiene un pignoramento del conto, il debitore ha comunque alcuni diritti e tutele. Esistono limiti precisi che impediscono il prelievo indiscriminato di tutte le somme depositate. Se il conto contiene stipendi o pensioni, la legge stabilisce una soglia di impignorabilità pari a tre volte l’assegno sociale (circa 1.600 euro nel 2024). Questo significa che, se il saldo è inferiore a questa soglia, il creditore non può prelevare nulla. Se invece il saldo è superiore, la parte eccedente può essere pignorata, ma sempre nei limiti previsti dalla legge.

Alcune società di recupero crediti tentano di convincere il debitore a fornire spontaneamente i dati del conto per procedere al pagamento, magari proponendo un addebito diretto rateale o un accordo transattivo. È importante sapere che il debitore non è obbligato a fornire il proprio IBAN e che qualsiasi pagamento deve avvenire solo con il suo consenso esplicito. Se una società insiste per ottenere i dati bancari o propone un pagamento forzato, il debitore può rifiutarsi e, in caso di pressioni indebite, segnalare il comportamento alle autorità.

Nel caso in cui una società di recupero crediti prelevi denaro dal conto corrente senza autorizzazione, il debitore può agire in diversi modi per difendersi. Il primo passo è contattare immediatamente la banca per verificare la natura del prelievo e, se si tratta di un’operazione non autorizzata, chiedere il rimborso delle somme prelevate. Se la banca non fornisce una risposta adeguata, il debitore può presentare un reclamo formale e, se necessario, rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), che può ordinare la restituzione delle somme sottratte.

Se la società di recupero crediti ha ottenuto un pignoramento illecito del conto, il debitore può opporsi presentando un ricorso al tribunale, contestando la validità dell’azione esecutiva. In particolare, il debitore può dimostrare che il pignoramento è stato effettuato su somme impignorabili o che il debito era già stato saldato. L’opposizione deve essere presentata tempestivamente, preferibilmente con l’assistenza di un avvocato, per evitare che il prelievo venga completato.

Un’altra possibilità per evitare il pignoramento del conto corrente è accedere alla Legge Salva Debiti, che permette di bloccare le azioni esecutive in corso e di ristrutturare il debito in un piano di pagamento sostenibile. Se il debitore dimostra di trovarsi in una situazione di grave sovraindebitamento, il tribunale può sospendere il pignoramento e imporre ai creditori un nuovo piano di rientro, con rate più basse e condizioni più favorevoli. Una volta attivata questa procedura, il conto corrente non può più essere oggetto di pignoramento e il debitore può gestire il proprio denaro in modo più sicuro.

Molti debitori si preoccupano del fatto che una società di recupero crediti possa accedere direttamente ai propri fondi, ma la realtà è che senza un’autorizzazione esplicita o un provvedimento del tribunale, nessuna società può prelevare somme dal conto. Se un debitore riceve una richiesta sospetta o nota un prelievo non autorizzato, deve immediatamente intervenire per tutelarsi, segnalando l’illecito e, se necessario, avviando un’azione legale per ottenere la restituzione delle somme sottratte.

Tabella riepilogativa sulle regole per il prelievo da conto corrente

SituazioneÈ legale?Note
Il debitore autorizza l’addebito direttoSolo se c’è un consenso scritto
La società di recupero crediti preleva senza autorizzazioneNoConfigura un illecito
Il pignoramento avviene con autorizzazione del tribunaleSolo dopo l’emissione di un titolo esecutivo
Il debitore revoca l’addebito direttoLa banca deve interrompere i pagamenti
Il pignoramento colpisce stipendi o pensioni sul contoParzialmenteLa soglia impignorabile è 1.600 euro (2024)
Il debitore può opporsi a un pignoramento illegittimoPuò fare ricorso al tribunale
Il debitore può segnalare un prelievo illecito alla bancaPuò chiedere il rimborso immediato

Le società di recupero crediti non possono prelevare soldi dal conto corrente senza autorizzazione del debitore o un provvedimento del tribunale. Se ciò accade, il debitore ha il diritto di opporsi e di richiedere il rimborso delle somme prelevate in modo illegittimo. Conoscere i propri diritti è essenziale per evitare abusi e proteggere il proprio denaro.

Cosa fare se si subiscono pressioni indebite da un’agenzia di recupero crediti?

Cosa fare se si subiscono pressioni indebite da un’agenzia di recupero crediti?

Le agenzie di recupero crediti devono rispettare precise regole di condotta e non possono esercitare pressioni indebite sui debitori. Tuttavia, molte di esse adottano metodi aggressivi per ottenere il pagamento, ricorrendo a telefonate insistenti, minacce velate, contatti con parenti o datori di lavoro e intimidazioni di azioni legali immediate. Queste pratiche non solo sono eticamente scorrette, ma possono anche configurarsi come illecite.

Se un’agenzia di recupero crediti esercita pressioni indebite, il primo passo è mantenere la calma e non lasciarsi intimidire. Nessuna agenzia ha il potere di pignorare beni o bloccare il conto corrente senza aver seguito un regolare procedimento giudiziario. Le minacce di azioni legali immediate o di conseguenze irreparabili sono spesso usate solo per spingere il debitore a pagare in fretta, anche se non può permetterselo. Prima di prendere qualsiasi decisione, è fondamentale verificare la legittimità della richiesta.

È importante distinguere tra un recupero crediti legittimo e una pratica illecita. Un’agenzia può sollecitare il pagamento solo nei limiti stabiliti dalla legge, senza violare la privacy e senza adottare comportamenti intimidatori. Non può contattare il debitore a qualsiasi ora del giorno, né effettuare chiamate ripetute in modo ossessivo. La legge stabilisce che le telefonate possono avvenire solo negli orari compresi tra le 8:00 e le 21:00 nei giorni feriali e tra le 9:00 e le 13:00 il sabato. La domenica e nei giorni festivi le chiamate non sono consentite. Se si ricevono telefonate fuori da questi orari, si può segnalare l’abuso alle autorità competenti.

Un’agenzia di recupero crediti non può contattare parenti, amici o il datore di lavoro del debitore per informare del debito o esercitare pressioni indirette. Qualsiasi comunicazione deve avvenire solo con il debitore e nel rispetto della sua privacy. Se l’agenzia contatta persone estranee al debito per metterlo in difficoltà o fargli pressione, si tratta di una violazione della normativa sulla protezione dei dati personali.

Se si ricevono telefonate minacciose o insistenti, è consigliabile non rispondere alle provocazioni e registrare le chiamate, se possibile. Raccogliere prove può essere utile per denunciare eventuali abusi. È fondamentale chiedere sempre l’identità dell’operatore e il nome dell’agenzia di recupero crediti, annotando data, ora e contenuto della telefonata. Se l’operatore si rifiuta di fornire queste informazioni o utilizza toni intimidatori, il debitore ha il diritto di interrompere la conversazione.

Se l’agenzia di recupero crediti minaccia azioni legali immediate o pignoramenti senza aver ottenuto un titolo esecutivo dal tribunale, sta mentendo. Senza un decreto ingiuntivo o una sentenza giudiziaria, nessuna società può avviare un pignoramento o prelevare denaro dal conto corrente. Se un’agenzia afferma il contrario, il debitore può chiedere copia della documentazione che dimostra l’esistenza di un titolo esecutivo. Se non viene fornita, si tratta di una minaccia priva di fondamento.

Se il debitore ritiene che l’importo richiesto non sia corretto o che il debito sia prescritto, può inviare una richiesta scritta all’agenzia per ottenere dettagli sulla sua posizione. I debiti si prescrivono dopo un certo numero di anni, a seconda della loro natura. Se il debito è prescritto, il debitore può rifiutarsi di pagarlo e segnalare qualsiasi tentativo di riscossione illegittima.

Se le pressioni indebite continuano, il debitore può inviare una diffida formale all’agenzia di recupero crediti. Nella lettera è opportuno specificare che si richiede la cessazione immediata delle telefonate insistenti o delle pratiche scorrette e che, in caso contrario, si procederà con una segnalazione alle autorità competenti. La diffida deve essere inviata tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o tramite PEC per avere una prova documentale della richiesta.

Se la diffida non viene rispettata e l’agenzia continua a esercitare pressioni indebite, il debitore può presentare un reclamo al Garante per la Privacy. Se vengono violati i diritti sulla protezione dei dati personali, il Garante può imporre sanzioni all’agenzia responsabile. Anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) può intervenire in caso di pratiche commerciali scorrette, imponendo multe e altre misure sanzionatorie.

Nei casi più gravi, quando le telefonate diventano persecutorie o assumono carattere minaccioso, si può sporgere denuncia per molestie telefoniche o stalking commerciale. Se il comportamento dell’agenzia crea ansia e disagio psicologico, può configurarsi un reato punibile penalmente. La denuncia può essere presentata alle forze dell’ordine, fornendo tutte le prove disponibili, come registrazioni di telefonate, messaggi o email ricevute.

Se il debito è elevato e il debitore non è in grado di pagarlo, può accedere alla Legge Salva Debiti per ottenere una protezione legale e bloccare le azioni esecutive. Questa normativa consente di ristrutturare il debito e di ottenere una riduzione o una cancellazione parziale dell’importo dovuto. Se il tribunale approva il piano di ristrutturazione, l’agenzia di recupero crediti deve rispettarlo e non può più esercitare pressioni indebite.

Un debitore non è obbligato a rispondere alle telefonate di un’agenzia di recupero crediti e non può essere perseguito legalmente per il solo fatto di non aver risposto. Se si sceglie di interagire, è consigliabile farlo solo per iscritto, evitando conversazioni telefoniche che potrebbero essere manipolate. In ogni caso, ogni pagamento deve essere effettuato solo dopo aver verificato l’esattezza del debito e solo previa firma di un accordo scritto che specifichi le condizioni del pagamento.

Tabella riepilogativa delle azioni da intraprendere contro le pressioni indebite

SituazioneAzione consigliata
Telefonate insistenti o fuori orarioIgnorare, registrare e segnalare alle autorità
Minacce di pignoramento senza titolo esecutivoChiedere documentazione, inviare diffida
Contatto con parenti o datore di lavoroSegnalare al Garante per la Privacy
Rifiuto dell’agenzia di fornire informazioni scritteInviare richiesta formale per iscritto
Debito prescritto o erratoContestare e rifiutare il pagamento
Diffida non rispettataPresentare reclamo al Garante Privacy o all’AGCM
Telefonate intimidatorie e ripetuteSporgere denuncia per molestie o stalking commerciale
Debito elevato e impossibilità di pagareAccedere alla Legge Salva Debiti per sospendere le azioni esecutive

Subire pressioni indebite da un’agenzia di recupero crediti non significa dover cedere a richieste illegittime. Il debitore ha strumenti legali per difendersi e può segnalare ogni abuso alle autorità competenti. Conoscere i propri diritti è fondamentale per proteggersi e gestire la situazione senza subire intimidazioni.

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