Quando Perde Efficacia Un Pignoramento Immobiliare e Decade?

Il pignoramento immobiliare rappresenta un momento critico per chiunque si trovi ad affrontare difficoltà economiche. Quando un creditore ottiene un titolo esecutivo e avvia l’esecuzione forzata su un immobile, il debitore si trova in una situazione complessa e delicata, spesso senza alternative immediate apparenti. Tuttavia, non sempre il pignoramento mantiene la sua efficacia nel tempo, e ciò dipende da molteplici fattori, sia di natura procedurale che giuridica. Vi sono diverse circostanze in cui l’azione esecutiva può perdere validità, portando alla liberazione del bene o a un diverso esito della procedura. Questo può avvenire in caso di vizi formali, errori commessi dal creditore, mancata prosecuzione degli atti esecutivi o attraverso strumenti legali a tutela del debitore.

In un contesto in cui sempre più famiglie e imprenditori si trovano a fronteggiare difficoltà finanziarie, conoscere le condizioni in cui un pignoramento perde efficacia è essenziale per poter adottare le giuste strategie di difesa. L’intervento tempestivo di un professionista può fare la differenza tra perdere la proprietà dell’immobile o trovare una soluzione che permetta di mantenere la propria casa o la propria attività commerciale.

Le domande a cui risponderemo in questo articolo di Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione di pignoramenti immobiliari, sono cruciali per comprendere le possibili vie d’uscita e i rimedi previsti dalla legge. Analizzeremo le cause di inefficacia del pignoramento immobiliare, le tempistiche previste dalla normativa vigente, le possibili opposizioni del debitore e le conseguenze giuridiche derivanti da eventuali irregolarità. Saranno esaminati anche i più recenti orientamenti giurisprudenziali che hanno influenzato l’evoluzione della materia, fornendo ulteriori spunti di riflessione su come contrastare efficacemente un pignoramento.

Il quadro normativo di riferimento include il Codice di Procedura Civile, le disposizioni sulla crisi da sovraindebitamento e le modifiche introdotte dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Quest’ultima normativa, infatti, ha introdotto nuovi strumenti che possono incidere direttamente sulla validità e sull’efficacia dei pignoramenti, permettendo ai debitori di rientrare da situazioni di difficoltà economica in modo più strutturato e con il supporto di procedure giudiziali specifiche. Esploreremo come queste disposizioni possano essere utilizzate per proteggere il proprio patrimonio e contrastare un pignoramento già avviato o in corso di esecuzione.

Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti immobiliari

Quando il pignoramento immobiliare perde efficacia e decade?

Quando il pignoramento immobiliare perde efficacia e decade? Questa è una domanda cruciale per chi si trova ad affrontare una procedura esecutiva. Il pignoramento immobiliare è uno strumento giuridico attraverso cui un creditore può ottenere il soddisfacimento del proprio credito forzando la vendita di un immobile di proprietà del debitore. Tuttavia, la legge italiana prevede specifici casi in cui il pignoramento può perdere efficacia o decadere.

Innanzitutto, il pignoramento immobiliare perde efficacia se, entro 45 giorni dalla sua esecuzione, non viene effettuata l’iscrizione a ruolo presso il tribunale competente. Questo termine, stabilito dall’art. 557 del Codice di Procedura Civile, è perentorio e la sua inosservanza comporta la decadenza automatica del pignoramento. Ciò significa che, in assenza di iscrizione a ruolo, il pignoramento diventa inefficace e l’immobile non può essere venduto forzatamente.

Un altro motivo di decadenza riguarda il mancato deposito dell’istanza di vendita o dell’istanza di assegnazione entro 90 giorni dall’iscrizione a ruolo. Ai sensi dell’art. 497 c.p.c., se il creditore non prosegue con queste formalità, il pignoramento si estingue. Questo meccanismo è stato introdotto per evitare che i beni rimangano vincolati senza che la procedura esecutiva venga effettivamente portata avanti.

La procedura di pignoramento immobiliare può decadere anche per effetto della prescrizione del credito. Secondo l’art. 2946 del Codice Civile, la prescrizione ordinaria dei diritti di credito è di 10 anni, salvo casi particolari in cui il termine è più breve. Se il creditore non compie atti interruttivi della prescrizione entro tale termine, perde il diritto di procedere all’esecuzione forzata.

Un’ulteriore causa di inefficacia è rappresentata dalla mancata notifica dell’atto di pignoramento entro 30 giorni dall’adozione del provvedimento di esecuzione forzata. L’art. 555 c.p.c. stabilisce che la notifica tempestiva è fondamentale per la validità del pignoramento. Se la notifica non avviene nei tempi previsti, il pignoramento decade automaticamente.

La legge prevede anche la possibilità di ottenere la cancellazione del pignoramento in caso di pagamento integrale del debito. Ai sensi dell’art. 612 c.p.c., se il debitore salda il proprio debito, comprese le spese legali e gli interessi maturati, il creditore è obbligato a richiedere la cancellazione del pignoramento. In mancanza di tale richiesta, il debitore può rivolgersi al giudice per ottenere la cancellazione d’ufficio.

Un’altra situazione che determina la decadenza del pignoramento è il mancato rispetto delle norme procedurali da parte del creditore o dell’ufficiale giudiziario. Ad esempio, se l’atto di pignoramento non contiene le indicazioni richieste dall’art. 492 c.p.c., come la descrizione precisa dell’immobile o il valore stimato, il pignoramento può essere dichiarato nullo. La nullità dell’atto comporta la perdita di efficacia del pignoramento e la possibilità per il debitore di opporsi in sede giudiziale.

Infine, è importante considerare che il pignoramento immobiliare decade anche in caso di conversione del pignoramento. Ai sensi dell’art. 495 c.p.c., il debitore può chiedere la conversione offrendo una somma di denaro pari all’importo del debito, aumentato del 20% per coprire le spese della procedura. Se il giudice accoglie la richiesta, il pignoramento sull’immobile viene estinto e sostituito dal vincolo sulla somma di denaro depositata.

In sintesi, il pignoramento immobiliare può perdere efficacia e decadere per diversi motivi, tra cui la mancata iscrizione a ruolo, la mancata istanza di vendita, la prescrizione del credito, la mancata notifica dell’atto, il pagamento del debito, la nullità procedurale e la conversione del pignoramento. Ogni caso richiede un’attenta valutazione delle circostanze specifiche e, spesso, l’assistenza di un professionista esperto in diritto esecutivo può fare la differenza per tutelare i propri diritti.

Cosa succede se il pignoramento non viene rinnovato?

Questa è una domanda fondamentale per chi si trova coinvolto in una procedura esecutiva. Il pignoramento è un atto giuridico che consente al creditore di vincolare i beni del debitore per soddisfare un credito attraverso la vendita forzata. Tuttavia, la legge italiana prevede che il pignoramento abbia una durata limitata nel tempo, oltre la quale perde efficacia se non viene rinnovato.

Secondo l’art. 497 del Codice di Procedura Civile, il pignoramento perde efficacia se il creditore non compie atti esecutivi entro 90 giorni dall’iscrizione a ruolo. Questo termine è perentorio e la sua inosservanza comporta l’estinzione automatica della procedura esecutiva. Ciò significa che il creditore deve attivarsi tempestivamente per proseguire l’esecuzione forzata, altrimenti il pignoramento decade.

Nel caso specifico del pignoramento immobiliare, la legge prevede ulteriori scadenze. L’art. 555 c.p.c. stabilisce che il pignoramento perde efficacia se non viene rinnovato entro 20 anni dalla sua trascrizione nei registri immobiliari. Se il creditore non provvede al rinnovo, il pignoramento si estingue e l’immobile torna libero da vincoli, con la conseguente cancellazione della trascrizione.

La mancata rinnovazione del pignoramento comporta conseguenze significative sia per il creditore che per il debitore. Per il creditore, significa la perdita del diritto di procedere all’esecuzione forzata su quel bene specifico. Dovrà quindi avviare una nuova procedura, con i costi e i tempi che ne derivano. Per il debitore, invece, la decadenza del pignoramento rappresenta un’opportunità per recuperare la piena disponibilità dei propri beni.

Un aspetto importante riguarda la possibilità di cancellare il pignoramento decaduto. Ai sensi dell’art. 2668 del Codice Civile, la cancellazione può essere richiesta direttamente al conservatore dei registri immobiliari, allegando la documentazione che attesta l’estinzione del pignoramento. In caso di rifiuto, il debitore può rivolgersi al giudice per ottenere un provvedimento di cancellazione d’ufficio.

Un altro elemento da considerare è la prescrizione del credito sottostante. Anche se il pignoramento decade per mancato rinnovo, il credito potrebbe essere ancora esigibile, a meno che non sia decorso il termine di prescrizione previsto dall’art. 2946 del Codice Civile, generalmente pari a 10 anni. In tal caso, il creditore può intraprendere nuove azioni legali per recuperare il credito, ma dovrà ripartire da zero.

In alcuni casi, il creditore può evitare la decadenza del pignoramento richiedendo la proroga dei termini. Tuttavia, tale richiesta deve essere giustificata da motivi validi e approvata dal giudice dell’esecuzione. Se la proroga non viene concessa, il pignoramento perde comunque efficacia.

Per difendersi da un pignoramento non rinnovato, il debitore può presentare un’istanza di estinzione della procedura esecutiva presso il tribunale competente. L’istanza deve essere supportata da prove documentali che dimostrino il mancato rispetto dei termini di legge da parte del creditore. In caso di accoglimento, il giudice dichiara l’estinzione del pignoramento e ordina la cancellazione dei vincoli registrati.

In conclusione, il pignoramento che non viene rinnovato perde efficacia e decade, liberando il bene vincolato e impedendo al creditore di proseguire l’azione esecutiva su di esso. Tuttavia, il credito sottostante potrebbe restare esigibile, a meno che non sia prescritto. Per questo motivo, è fondamentale per entrambe le parti coinvolte monitorare attentamente i termini e le scadenze previsti dalla legge, al fine di tutelare i propri diritti.

Può essere dichiarato nullo un pignoramento irregolare?

Sì, il pignoramento può essere dichiarato nullo se presenta vizi di forma o di sostanza. Alcuni esempi sono:

  • Notifica errata dell’atto di pignoramento o mancata notifica dell’atto di precetto, che può verificarsi quando l’atto non viene consegnato al debitore nei modi e nei termini stabiliti dalla legge. Se la notifica avviene a un indirizzo errato, a una persona non legittimata a riceverla, o se non rispetta i requisiti procedurali formali, il pignoramento può essere contestato e annullato. La giurisprudenza ha più volte sottolineato l’importanza della corretta notifica per garantire il diritto di difesa del debitore, sancendo che ogni vizio in questa fase può rendere inefficace l’intera procedura esecutiva. Inoltre, un’eventuale notifica tardiva dell’atto di precetto può compromettere la validità del pignoramento stesso, dando al debitore ulteriori strumenti per opporsi all’azione esecutiva.
  • Mancata iscrizione a ruolo nei termini previsti, un aspetto cruciale che può portare all’inefficacia del pignoramento. La legge stabilisce che il creditore deve iscrivere a ruolo il pignoramento entro 30 giorni dalla sua trascrizione nei registri immobiliari. Se tale iscrizione non avviene nei tempi previsti, il pignoramento decade automaticamente, rendendo inefficace qualsiasi ulteriore azione esecutiva. Questo obbligo procedurale è fondamentale per garantire che il processo esecutivo si svolga con tempestività e trasparenza.

Inoltre, se il creditore non procede con gli atti esecutivi successivi entro termini definiti, il debitore ha il diritto di sollevare eccezioni e richiedere la cancellazione del pignoramento. Tale omissione rappresenta una negligenza che può compromettere l’intero iter dell’esecuzione forzata. In molti casi, una mancata iscrizione a ruolo nei termini previsti può derivare da errori procedurali o da una strategia del creditore volta a dilatare i tempi della procedura, ma ciò non esime dall’obbligo legale di rispettare le tempistiche stabilite dalla normativa vigente.

La giurisprudenza ha più volte ribadito che la mancata iscrizione a ruolo costituisce una causa di nullità insanabile del pignoramento, a tutela del debitore. Di conseguenza, il debitore deve monitorare attentamente lo stato della procedura e, in caso di mancata iscrizione nei termini, valutare con il proprio legale le azioni da intraprendere per far valere i propri diritti e ottenere l’estinzione della procedura esecutiva.

  • Irregolarità nel titolo esecutivo, come un decreto ingiuntivo non definitivo o non notificato correttamente, possono avere conseguenze significative sull’intera procedura di pignoramento. Se il titolo esecutivo presenta vizi di natura formale o sostanziale, il debitore può eccepirne l’inefficacia attraverso un’opposizione agli atti esecutivi. Ad esempio, un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo, ma ancora soggetto a una possibile revoca in fase di opposizione, potrebbe non costituire una base giuridica solida per avviare il pignoramento. Inoltre, la mancata notifica del titolo esecutivo o la notifica effettuata in modo irregolare (ad esempio, a un indirizzo errato o senza il rispetto delle formalità di legge) può determinare la nullità dell’intero procedimento. La giurisprudenza ha più volte ribadito che la regolarità del titolo esecutivo è un requisito imprescindibile per la validità del pignoramento, pertanto un’attenta analisi di eventuali difetti può fornire al debitore un’opportunità concreta di opporsi con successo all’azione esecutiva.

Un’opposizione tempestiva del debitore può portare all’annullamento del pignoramento, salvaguardando il proprio immobile.

Il pignoramento decade con l’estinzione della procedura esecutiva?

Se la procedura esecutiva si estingue, il pignoramento decade e perde ogni efficacia. L’estinzione può avvenire per diverse ragioni:

  • Mancata vendita dell’immobile entro i termini di legge, un aspetto cruciale che può determinare l’estinzione della procedura esecutiva. Secondo le disposizioni normative vigenti, l’immobile pignorato deve essere venduto entro un tempo ragionevole, altrimenti il procedimento può essere dichiarato inefficace. Se il giudice ritiene che non vi sia stata un’adeguata prosecuzione dell’iter di vendita, può pronunciarsi per la sua estinzione, facendo decadere gli effetti del pignoramento.

Inoltre, la mancata vendita può derivare da un’asta deserta ripetuta più volte. In questi casi, il giudice dell’esecuzione può decidere di chiudere la procedura, liberando il bene pignorato. Ciò accade specialmente quando il valore del bene viene progressivamente ridotto a causa delle aste andate deserte, rendendo impossibile soddisfare il credito del creditore procedente. Se l’immobile non trova acquirenti e il valore di mercato non giustifica una nuova asta, il pignoramento può perdere efficacia.

Un ulteriore motivo che può portare alla mancata vendita è la contestazione della procedura da parte del debitore o di terzi soggetti che vantano diritti sull’immobile. Eventuali vizi nella procedura di vendita possono portare alla sospensione delle aste e, se non sanati entro un certo periodo, alla definitiva estinzione dell’azione esecutiva. Il debitore deve monitorare attentamente il decorso della procedura per valutare se esistano i presupposti per richiederne la chiusura e la cancellazione del pignoramento.

  • Inattività del creditore nel proseguire la procedura, un elemento determinante che può portare all’estinzione del pignoramento e alla sua inefficacia. La legge stabilisce che il creditore deve compiere atti concreti e tempestivi per portare avanti l’esecuzione forzata. Se il creditore non procede con la vendita dell’immobile, non richiede il decreto di trasferimento o non partecipa attivamente alle fasi processuali, il giudice dell’esecuzione può dichiarare l’estinzione della procedura su richiesta del debitore o d’ufficio.

Inoltre, l’inerzia del creditore può derivare da vari fattori, tra cui difficoltà nel reperire acquirenti, contestazioni giuridiche in corso o valutazioni economiche sfavorevoli. In alcuni casi, la mancanza di interesse del creditore può essere dovuta alla volontà di ottenere una soluzione stragiudiziale, ma ciò non esonera dall’obbligo di rispettare i termini previsti dalla normativa.

Un’eventuale inattività prolungata può quindi diventare un’opportunità per il debitore, il quale può presentare istanza per l’estinzione del pignoramento e la conseguente cancellazione della trascrizione nei registri immobiliari. Monitorare i tempi e gli atti esecutivi è essenziale per poter intervenire nei modi e nei tempi giusti al fine di evitare un’esecuzione immobiliare che si protragga ingiustificatamente nel tempo.

  • Sopravvenuta impossibilità dell’esecuzione, come nel caso di un accordo tra le parti, una sentenza che dichiara nullo il titolo esecutivo o circostanze che rendono oggettivamente impossibile procedere con l’azione esecutiva.

Un esempio tipico è il raggiungimento di un’intesa tra debitore e creditore, con la conseguente rinuncia all’esecuzione da parte di quest’ultimo. Accordi di saldo e stralcio o rinegoziazioni del debito possono interrompere la procedura, rendendo inefficace il pignoramento.

Un altro caso riguarda le pronunce giudiziarie che invalidano il titolo esecutivo, come nel caso in cui venga riconosciuta l’inesistenza del debito o la nullità del contratto da cui esso trae origine.

Infine, possono verificarsi situazioni in cui il bene pignorato non è più disponibile per cause di forza maggiore, come la demolizione dell’immobile o un provvedimento amministrativo che ne impedisca la vendita. In tali casi, l’impossibilità oggettiva di eseguire il pignoramento porta alla sua decadenza e alla liberazione dell’immobile dal vincolo esecutivo.

Una volta estinta la procedura, il debitore può chiedere la cancellazione della trascrizione del pignoramento.

Il saldo e stralcio può fermare il pignoramento?

Il saldo e stralcio rappresenta una soluzione concreta per fermare il pignoramento. Si tratta di un accordo tra debitore e creditore in cui il primo paga una somma inferiore al debito originario per ottenere la rinuncia all’azione esecutiva. Questo strumento consente di risolvere la situazione debitoria senza dover affrontare l’intero iter della vendita forzata, evitando costi aggiuntivi e lungaggini processuali.

Se il creditore accetta la proposta, il pignoramento viene revocato e l’immobile torna nella piena disponibilità del debitore. Tuttavia, affinché l’accordo sia efficace, è necessario negoziare con il creditore in modo strategico, dimostrando che il saldo e stralcio rappresenta l’opzione più conveniente rispetto alla vendita giudiziaria, che potrebbe non garantire il recupero dell’intero credito.

In alcuni casi, i creditori potrebbero essere restii ad accettare offerte di saldo e stralcio, ma attraverso un’adeguata assistenza legale e la presentazione di una proposta ben strutturata, è possibile aumentare le possibilità di successo. L’importanza di un professionista in questa fase è fondamentale per mediare tra le parti e assicurarsi che l’accordo venga formalizzato correttamente, evitando contestazioni future.

La legge sul sovraindebitamento può bloccare il pignoramento?

Con l’introduzione del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), la normativa sul sovraindebitamento offre un’ulteriore possibilità di difesa ai debitori, ampliando gli strumenti di tutela nei confronti delle azioni esecutive, compresi i pignoramenti immobiliari. Questo codice ha modificato significativamente l’approccio alla gestione delle crisi finanziarie, fornendo ai debitori nuove opportunità per affrontare le difficoltà economiche senza subire necessariamente l’esecuzione forzata del proprio patrimonio.

Il Piano del Consumatore o la Liquidazione del Patrimonio possono portare alla sospensione o alla chiusura della procedura esecutiva, permettendo al debitore di rinegoziare il proprio debito o addirittura ottenere l’esdebitazione. Il Piano del Consumatore consente a soggetti sovraindebitati di proporre un piano di rientro compatibile con la propria situazione economica, evitando così la vendita forzata del proprio immobile. La Liquidazione del Patrimonio, invece, può risultare utile per garantire un soddisfacimento dei creditori in un’ottica più vantaggiosa rispetto all’esecuzione giudiziaria, riducendo il rischio di svendita del bene pignorato.

L’esdebitazione del debitore incapiente, inoltre, permette di cancellare i debiti residui se il debitore dimostra di non avere alcuna possibilità di soddisfare i creditori, anche in futuro. Si tratta di una misura particolarmente importante per quei soggetti che, pur trovandosi in uno stato di insolvenza, non dispongono di beni o redditi sufficienti per affrontare il pagamento dei debiti contratti. In tali casi, una volta riconosciuta l’incapienza, il debitore viene liberato dall’obbligo di pagamento, ponendo definitivamente fine alle pretese creditorie nei suoi confronti. Questa disposizione rappresenta un’importante tutela sociale, garantendo una seconda possibilità ai soggetti economicamente più fragili e permettendo loro di ricostruire la propria stabilità finanziaria senza il peso di debiti insostenibili.

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L’Avvocato Monardo coordina un team di avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, con un focus specifico sulle problematiche legate alle esecuzioni immobiliari e alle soluzioni di ristrutturazione del debito.

È gestore della Crisi da Sovraindebitamento ai sensi della L. 3/2012 e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi), iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia. Grazie alla sua esperienza, è in grado di individuare le migliori strategie per evitare la perdita del patrimonio immobiliare e trovare soluzioni sostenibili per la ristrutturazione dei debiti.

Con anni di esperienza nel settore, assiste i debitori in difficoltà nella gestione delle esecuzioni immobiliari, individuando la strategia più efficace per ogni singolo caso. La sua attività include la consulenza per la rinegoziazione del debito con gli istituti di credito, l’accesso alle procedure di sovraindebitamento e la tutela legale in ambito esecutivo, garantendo un approccio personalizzato e mirato alle esigenze specifiche di ogni cliente.

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