Pignoramento Pensione Agenzia delle Entrate 2025

Nel 2025, il pignoramento della pensione da parte dell’Agenzia delle Entrate rappresenta una delle problematiche più delicate per i contribuenti italiani, specialmente per coloro che si trovano in difficoltà economiche. Il numero di cittadini che si trovano a fronteggiare tali problematiche è in costante crescita, complice anche la crisi economica e le difficoltà nel rispettare gli obblighi tributari. Il tema è regolato da precise normative che stabiliscono i limiti entro i quali l’Agenzia delle Entrate può intervenire, ma molti pensionati ignorano i propri diritti e non sanno come difendersi da tali azioni esecutive.

Il pignoramento della pensione può rappresentare un vero e proprio dramma per chi ha già difficoltà a far fronte alle spese quotidiane. L’impatto di una trattenuta forzata sul reddito di chi non ha altre entrate può portare a situazioni di estrema precarietà. Per questo motivo, è fondamentale conoscere tutte le possibilità di tutela previste dalla legge, le modalità di opposizione a eventuali provvedimenti illegittimi e le strategie per ridurre l’impatto di un eventuale pignoramento.

Le regole attuali prevedono delle soglie minime di impignorabilità della pensione, che garantiscono un livello di sussistenza al debitore. Tuttavia, la normativa non è sempre di facile interpretazione e i pensionati spesso si trovano a dover affrontare problematiche burocratiche complesse senza l’aiuto di un professionista. Inoltre, esistono casi in cui il pignoramento viene applicato in modo non corretto, arrecando danni economici significativi a chi lo subisce.

Per comprendere al meglio il funzionamento di queste procedure, è necessario analizzare nel dettaglio i limiti imposti dalla legge, le modalità con cui l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può agire e le soluzioni pratiche per tutelare il proprio reddito pensionistico. Conoscere le proprie possibilità di difesa è il primo passo per affrontare questa problematica in modo efficace e consapevole.

Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti della pensione.

La pensione può essere pignorata?

Sì, ma con limiti ben definiti e regole precise che ne disciplinano l’attuazione. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può procedere con il pignoramento della pensione quando il contribuente ha debiti fiscali o contributivi non saldati, ma non può farlo senza rispettare determinati parametri stabiliti dalla legge. La normativa vigente impone delle soglie minime di impignorabilità proprio per garantire la sussistenza del pensionato, impedendo che questi si ritrovi privo delle risorse essenziali per il proprio sostentamento.

Un elemento chiave da considerare è che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non può agire indiscriminatamente sul reddito pensionistico del debitore. L’iter per l’attuazione del pignoramento prevede la notifica di un atto formale e la possibilità di presentare opposizione qualora vengano riscontrate irregolarità. In particolare, il pensionato può contestare il pignoramento se questo non rispetta i limiti previsti dalla legge o se sono presenti motivi validi per una riduzione dell’importo trattenuto.

Inoltre, è importante sottolineare che non tutte le tipologie di pensione sono pignorabili. Alcuni trattamenti pensionistici godono di tutele particolari, come le pensioni di invalidità civile e gli assegni sociali, che risultano generalmente impignorabili o soggetti a restrizioni ancora più rigide. Il pensionato che si trova in difficoltà economica deve quindi informarsi adeguatamente e valutare le possibili soluzioni per proteggere il proprio reddito, comprese le opzioni di rateizzazione del debito o l’accesso a strumenti di tutela come la legge sul sovraindebitamento.

Quali sono i limiti di impignorabilità della pensione nel 2025?

Nel 2025, il limite minimo impignorabile è pari all’importo dell’assegno sociale aumentato della metà, come previsto dall’art. 545 del Codice di Procedura Civile. Questo significa che la legge tutela i pensionati garantendo loro un importo minimo al di sotto del quale la pensione non può essere toccata da azioni di pignoramento. Attualmente, se l’assegno sociale è fissato a 534,41 euro, la quota minima impignorabile sale a circa 801,62 euro. Questo importo rappresenta la soglia oltre la quale l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può intervenire per prelevare una parte della pensione a copertura di eventuali debiti. Tuttavia, la normativa stabilisce anche che l’importo eccedente la soglia può essere pignorato solo entro limiti ben definiti. Ad esempio, nel caso in cui una pensione superi questa soglia, non è possibile pignorare l’intero importo rimanente, ma solo una percentuale stabilita per legge.

Va inoltre considerato che le modalità di pignoramento possono variare a seconda del caso specifico. Se il pignoramento viene effettuato direttamente presso l’ente erogatore della pensione, come l’INPS, l’importo trattenuto verrà calcolato automaticamente in base ai criteri stabiliti dalla normativa vigente. Nel caso in cui il pignoramento avvenga tramite il conto corrente del pensionato, la banca sarà tenuta a rispettare la soglia di impignorabilità, garantendo che almeno la parte minima rimanga disponibile per il titolare della pensione. È quindi fondamentale conoscere in dettaglio i propri diritti per evitare situazioni di indebita trattenuta e per poter agire tempestivamente in caso di irregolarità o errori nel calcolo delle somme pignorabili.

Di quanto può essere pignorata la pensione?

La quota pignorabile della pensione segue regole specifiche e deve essere calcolata tenendo conto delle soglie di impignorabilità stabilite dalla legge. Quando il pignoramento avviene presso l’INPS, l’importo massimo trattenibile non può superare un quinto della parte eccedente la soglia minima stabilita. Questo significa che, se la pensione supera il limite di impignorabilità, solo una porzione dell’importo residuo potrà essere oggetto di pignoramento. Tuttavia, la percentuale può variare in presenza di determinati tipi di debiti, come quelli di natura alimentare o giudiziale, per i quali il giudice potrebbe autorizzare una trattenuta superiore.

Se il pignoramento avviene invece sul conto corrente, le modalità di applicazione cambiano. Le somme accreditate prima della notifica del pignoramento rimangono intoccabili fino all’ammontare della pensione minima stabilita dalla normativa vigente, in modo da garantire la sussistenza del pensionato. Tuttavia, le somme accreditate successivamente sono pignorabili entro i limiti stabiliti, e la banca avrà il compito di verificare la corretta applicazione della normativa. In caso di irregolarità, il pensionato può fare ricorso per opporsi all’azione esecutiva e dimostrare l’eventuale non conformità delle trattenute effettuate.

Va anche considerato che la giurisprudenza ha più volte chiarito che il pignoramento della pensione non può privare il debitore di mezzi di sussistenza, motivo per cui la soglia di impignorabilità deve essere sempre garantita. Esistono inoltre soluzioni per limitare l’impatto del pignoramento, come la rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate o l’adesione a procedure di composizione della crisi, strumenti che possono consentire una riduzione delle somme prelevabili. In ogni caso, è fondamentale conoscere i propri diritti e valutare tutte le opzioni disponibili per evitare conseguenze economiche gravose.

Quali debiti possono portare al pignoramento della pensione?

Il pignoramento può avvenire per diverse tipologie di debiti, tra cui quelli fiscali derivanti da cartelle esattoriali non pagate, che rappresentano una delle cause più comuni di azioni esecutive. Anche i debiti contributivi nei confronti dell’INPS o di altri enti previdenziali possono dare origine a provvedimenti di pignoramento, mettendo a rischio la pensione del debitore. Oltre a ciò, il mancato pagamento di multe amministrative o tributi locali, come IMU o TARI, può comportare l’avvio di procedure esecutive che incidono direttamente sulla pensione.

Un’altra causa rilevante è rappresentata dagli obblighi di mantenimento stabiliti dal giudice, ad esempio in caso di separazione o divorzio. In tali situazioni, il pignoramento della pensione può essere richiesto dal coniuge o dai figli a cui spettano gli alimenti. In questi casi, il giudice può autorizzare trattenute superiori rispetto ai limiti ordinari previsti per altre categorie di debiti, garantendo che il creditore riceva le somme necessarie.

Va inoltre considerato che le azioni esecutive possono scaturire da debiti bancari o finanziari, soprattutto nel caso di prestiti o mutui non rimborsati. Anche se meno frequente rispetto ai pignoramenti per debiti fiscali o contributivi, il mancato pagamento di rate a istituti di credito può portare a richieste di pignoramento pensionistico.

È importante che il pensionato sia consapevole delle diverse categorie di debiti che possono portare al pignoramento, così da poter adottare strategie preventive e difensive adeguate per proteggere il proprio reddito da trattenute eccessive o ingiustificate.

Come avviene il pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate?

L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può notificare l’atto di pignoramento direttamente all’INPS o alla banca in cui viene accreditata la pensione. L’INPS, una volta ricevuta la notifica dell’atto di pignoramento, provvederà a trattenere automaticamente la quota pignorata e a versarla all’ente riscossore, nel rispetto delle soglie di impignorabilità previste dalla normativa vigente. Questo processo avviene in modo sistematico e senza necessità di un’ulteriore azione da parte del pensionato, il quale potrebbe trovarsi improvvisamente con una pensione ridotta senza una chiara comprensione dell’accaduto. Per questo motivo, è sempre consigliabile monitorare la propria situazione debitoria e verificare eventuali atti di pignoramento notificati.

In caso di pignoramento del conto corrente, la procedura è diversa. La banca, una volta ricevuta la notifica, è tenuta a bloccare le somme pignorabili, applicando le norme che prevedono la protezione dell’importo minimo impignorabile. Questo significa che il pensionato deve fare attenzione agli accrediti sul proprio conto corrente, poiché il pignoramento potrebbe colpire le somme disponibili prima ancora che vengano utilizzate per le spese quotidiane. È fondamentale sapere che il blocco può avvenire senza preavviso immediato al titolare del conto, il quale potrebbe accorgersi della limitazione solo nel momento in cui tenta di effettuare un prelievo o una transazione.

Per prevenire situazioni di difficoltà, il pensionato può valutare strategie di protezione del proprio reddito, come l’apertura di un conto dedicato esclusivamente alla pensione o l’attivazione di procedure di rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate. In alcuni casi, se il pignoramento viene ritenuto eccessivo o non conforme alla normativa, è possibile presentare opposizione tramite un ricorso formale, richiedendo la revisione dell’atto di pignoramento da parte del giudice dell’esecuzione. Conoscere i propri diritti e agire tempestivamente può fare la differenza nel ridurre l’impatto di un pignoramento sulla propria stabilità economica.

Si può evitare il pignoramento della pensione?

Esistono diverse strategie per evitare o ridurre il pignoramento, ognuna delle quali può essere più o meno adatta a seconda della situazione specifica del pensionato. Una delle opzioni più comuni è la rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate, che consente di dilazionare il pagamento nel tempo ed evitare azioni esecutive immediate. Questa soluzione può rappresentare un vantaggio significativo per chi ha difficoltà a saldare l’importo dovuto in un’unica soluzione, permettendo di mantenere il controllo sulle proprie finanze senza subire un’improvvisa riduzione della pensione.

Un’altra soluzione praticabile è l’opposizione al pignoramento, che può essere attuata se non sono rispettati i limiti di legge. Spesso i pensionati non sono consapevoli del fatto che alcuni pignoramenti possono essere contestati per irregolarità procedurali, errori di calcolo o per il mancato rispetto delle soglie minime di impignorabilità. In questi casi, è possibile rivolgersi a un avvocato esperto per presentare un’istanza al giudice dell’esecuzione, che potrebbe ridurre o annullare l’azione esecutiva.

Un ulteriore strumento di tutela è rappresentato dalla legge sul sovraindebitamento, che offre ai debitori in grave difficoltà economica la possibilità di accedere a procedure di ristrutturazione del debito o, in alcuni casi, di ottenere l’esdebitazione. Grazie alle disposizioni previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, i pensionati che non sono in grado di far fronte ai propri debiti possono richiedere una soluzione legale per ridurre o eliminare il peso economico delle somme dovute, evitando così che il loro reddito venga compromesso irrimediabilmente. Comprendere quali strumenti siano disponibili e scegliere la strategia più adeguata è essenziale per garantire una maggiore protezione della pensione e una gestione più efficace della propria situazione finanziaria.

La legge sul sovraindebitamento può aiutare?

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) prevede una serie di strumenti per proteggere i pensionati sovraindebitati, offrendo loro la possibilità di ripristinare un equilibrio economico senza subire conseguenze irreversibili. Questo codice introduce meccanismi che consentono ai soggetti in gravi difficoltà economiche di ristrutturare i propri debiti e, nei casi più estremi, di ottenere l’esdebitazione totale.

La procedura di esdebitazione per il debitore incapiente rappresenta una delle soluzioni più importanti previste dalla normativa, in quanto permette di ottenere la cancellazione dei debiti non pagabili, evitando che il pensionato si trovi privato delle risorse minime necessarie alla sopravvivenza. Tale procedura si basa su una valutazione approfondita della situazione patrimoniale del debitore e prevede il coinvolgimento dell’Organismo di Composizione della Crisi (OCC), che aiuta a determinare la reale impossibilità di adempiere ai pagamenti e a garantire che la richiesta di esdebitazione sia conforme ai requisiti di legge.

Un elemento centrale di questa normativa è che l’esdebitazione non si applica in modo automatico, ma deve essere richiesta e giustificata attraverso una documentazione dettagliata che dimostri la reale situazione di sovraindebitamento. È quindi fondamentale che il pensionato sia adeguatamente informato sulle possibilità offerte dalla legge e che si avvalga del supporto di un professionista esperto per seguire correttamente l’iter burocratico necessario per ottenere la cancellazione dei debiti. Con la giusta assistenza, il debitore incapiente può avviare un percorso che gli permetta di liberarsi dal peso delle obbligazioni insostenibili e di recuperare una condizione di maggiore stabilità economica.

Quali sono i requisiti per accedere all’esdebitazione?

Per accedere a questa misura, il pensionato deve dimostrare di non possedere beni mobili o immobili di valore che possano essere utilizzati per saldare il debito, oltre a dimostrare che il reddito di cui dispone non è sufficiente a far fronte agli obblighi finanziari senza compromettere la propria sussistenza. La legge richiede inoltre che il debitore non abbia agito con dolo o colpa grave nel contrarre i debiti, elemento fondamentale per garantire che la procedura di esdebitazione sia riservata a chi si trova in difficoltà economiche reali e non a chi ha accumulato debiti in modo irresponsabile.

Un altro requisito essenziale è la meritevolezza della tutela, che deve essere valutata attentamente dall’Organismo di Composizione della Crisi (OCC). Questo ente verifica che il pensionato abbia tentato ogni possibile soluzione per rientrare dai debiti e che non abbia adottato comportamenti scorretti nel gestire la propria situazione finanziaria. La valutazione tiene conto della documentazione fornita dal debitore, dell’analisi della sua situazione patrimoniale e reddituale e della presenza di eventuali altri strumenti di rientro dal debito già attivati o tentati in passato.

Infine, è importante sottolineare che l’esdebitazione non è un processo immediato né automatico. Il pensionato deve seguire un iter burocratico ben preciso, presentando un’istanza dettagliata con tutti i documenti necessari per dimostrare la sua condizione di sovraindebitamento e ottenere il riconoscimento della sua richiesta. Questo passaggio richiede l’assistenza di un professionista esperto che possa guidarlo nella compilazione della documentazione e nella gestione del percorso legale, aumentando così le probabilità di ottenere un esito positivo e la definitiva cancellazione dei debiti non sostenibili.

Perché Affidarsi Ad Un Avvocato Esperto In Pignoramenti Per Gestire La Situazione

Gestire un pignoramento della pensione non è semplice e commettere errori può aggravare la situazione, portando a conseguenze finanziarie ancora più gravi. Un errore nella gestione della pratica può tradursi in trattenute superiori al dovuto o nell’impossibilità di accedere a strumenti di tutela che potrebbero alleggerire il peso del debito. Per questo motivo, è essenziale essere consapevoli delle norme vigenti, delle possibilità di opposizione e delle strategie di riduzione del debito che un esperto può suggerire.

Un altro aspetto da non sottovalutare è la rapidità di intervento. Il tempo gioca un ruolo fondamentale: quanto prima si agisce, tanto maggiori sono le possibilità di evitare l’aggravamento della situazione. L’assistenza di un professionista specializzato consente di valutare le migliori strategie per ridurre il debito e proteggere il proprio reddito, evitando errori procedurali e sfruttando tutte le possibilità di tutela previste dalla legge.

L’Avvocato Monardo e il suo team

L’Avvocato Monardo coordina un team di avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nel diritto bancario e tributario, fornendo consulenza e assistenza specializzata per chi si trova ad affrontare problemi di sovraindebitamento o pignoramento della pensione. L’esperienza maturata in anni di pratica consente di individuare le soluzioni più efficaci per ogni singolo caso, sia attraverso strumenti di composizione della crisi che tramite azioni legali mirate a tutelare il pensionato dalle richieste eccessive degli enti riscossori.

È gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012) ed è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia, figurando tra i professionisti fiduciari di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC).

Grazie alla sua esperienza, l’Avv. Monardo supporta i pensionati che si trovano in difficoltà con soluzioni concrete per ridurre il peso dei debiti, prevenire il pignoramento della pensione e, laddove possibile, ottenere l’esdebitazione. Il suo team analizza ogni situazione con attenzione, proponendo interventi personalizzati che possono includere la rateizzazione del debito, la presentazione di opposizioni o la richiesta di accesso agli strumenti previsti dalla legge sul sovraindebitamento.

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