Pignoramento Conto Corrente Aziendale Agenzia Delle Entrate: Come Funziona

L’argomento del pignoramento del conto corrente aziendale da parte dell’Agenzia delle Entrate coinvolge numerosi imprenditori e amministratori di società che, per vari motivi, hanno accumulato debiti fiscali o tributari. Le implicazioni pratiche e legali di una simile procedura possono essere molto serie, poiché il blocco dei fondi su cui l’azienda fa affidamento per la gestione quotidiana può ostacolare pesantemente la continuità operativa e generare un effetto a catena su fornitori, dipendenti e clienti. Comprendere in che modo l’Agenzia delle Entrate proceda al pignoramento di un conto corrente aziendale, quali norme disciplinino la materia fino al 2025 e quali contromisure possano essere adottate è di cruciale importanza per chiunque svolga attività economica e desideri tutelarsi dai rischi di escussione.

Ma andiamo ad approfondire con i legali di Studio Monardo, gli avvocati esperti in cancellazione debiti delle aziende.

L’obiettivo di questo articolo è quello di fornire un quadro esaustivo e autorevole sul funzionamento del pignoramento del conto corrente aziendale da parte dell’Agenzia delle Entrate, illustrando i passaggi fondamentali di tale procedura, i diritti e le prerogative del debitore e gli strumenti di tutela a sua disposizione. Le aziende, indipendentemente dalla loro dimensione, si trovano spesso a gestire flussi di cassa delicati e, in presenza di debiti tributari o fiscali, possono divenire oggetto di azioni di recupero sempre più strutturate e aggressive. Proprio per questo, l’approfondimento non si limiterà alla mera descrizione dell’iter del pignoramento, ma metterà in luce i rimedi disponibili e le possibili soluzioni, incluse le procedure previste dalla legge sul sovraindebitamento, ora confluite nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), con particolare attenzione all’esdebitazione del debitore incapiente.

L’Agenzia delle Entrate e, nello specifico, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (in passato Equitalia), si avvale di poteri piuttosto ampi per recuperare i crediti vantati dallo Stato o da enti locali, soprattutto quando il debitore ignora o non riesce a rispettare le scadenze per il pagamento di tasse, imposte o contributi. Il pignoramento del conto corrente è una delle misure più temute, poiché colpisce direttamente la liquidità aziendale, paralizzando le operazioni più basilari e mettendo a rischio l’ordinaria gestione dell’impresa. L’azienda potrebbe vedersi congelata la possibilità di emettere bonifici, di pagare i fornitori e di versare gli stipendi, con conseguenze immediate e di vasta portata. È pertanto opportuno conoscere nel dettaglio come avviene il pignoramento, quali sono i limiti fissati dalla legge, quali sono i passi formali seguiti dall’Agenzia e in che modo l’impresa può reagire, difendersi o cercare di concordare una soluzione transattiva.

Nel corso di questo lungo approfondimento saranno indicati dati e statistiche fino al 2025, per mettere in luce le tendenze legislative e operative che governano l’azione dell’esattore nei confronti dei conti correnti aziendali, nonché forniti numerosi esempi concreti. Nella parte conclusiva, verranno elencate le competenze dell’Avvocato Monardo, che coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nel diritto bancario e tributario, gestisce le crisi da sovraindebitamento (L. 3/2012) ed è iscritto negli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi). Conoscere il ruolo di un legale specializzato e l’importanza di una difesa integrata può rivelarsi decisivo per un imprenditore che si trovi a fronteggiare un pignoramento.

Il codice di procedura civile, affiancato dalle leggi speciali in materia tributaria, determina il quadro normativo entro cui l’Agenzia delle Entrate può pignorare il conto corrente aziendale. La crescita delle difficoltà finanziarie e l’aumento dei debiti tributari in questi ultimi anni, uniti alla spinta legislativa verso procedimenti di riscossione più celeri ed efficaci, hanno incrementato i casi di pignoramento, rendendo questa tematica estremamente attuale. Tuttavia, numerose disposizioni consentono al debitore di opporsi, di verificare la regolarità degli atti, di proporre piani di rateizzazione o di accordo, e di richiedere la sospensione delle esecuzioni qualora sussistano i presupposti per un sovraindebitamento riconosciuto meritevole di tutela. Nelle sezioni seguenti, tutto ciò verrà illustrato in modo approfondito, con l’obiettivo di offrire a imprenditori e professionisti uno strumento di conoscenza e di difesa concreto e autorevole.

Che Cos’è Il Pignoramento Del Conto Corrente Aziendale Da Parte Dell’Agenzia Delle Entrate?

Il pignoramento del conto corrente aziendale, eseguito dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, è una procedura esecutiva che consente di bloccare le somme depositate presso un istituto di credito a nome dell’azienda debitrice. Lo scopo è garantire all’erario il recupero di crediti tributari o fiscali non corrisposti, attraverso la successiva assegnazione, in tutto o in parte, del denaro vincolato. Il pignoramento presso terzi, in questo caso la banca, avviene quando l’Agenzia delle Entrate ha già ottenuto un titolo esecutivo (come una cartella di pagamento scaduta) e ha avviato le ordinarie procedure di riscossione coattiva.

Il procedimento si fonda sul codice di procedura civile, che disciplina il pignoramento presso terzi all’articolo 543 e seguenti. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione notifica un atto di pignoramento sia alla banca, in qualità di “terzo pignorato”, sia all’azienda, in qualità di debitore esecutato. Quest’ultima si trova, da un giorno all’altro, nell’impossibilità di utilizzare i fondi disponibili sul conto fino a concorrenza di quanto pignorato, con effetti immediati e potenzialmente devastanti per la gestione corrente.

Se non intervengono opposizioni del debitore o altre iniziative che possano sospendere la procedura, la banca è tenuta a versare all’erario le somme dovute, nel limite del saldo pignorato. In presenza di importi elevati, la questione si complica, poiché il blocco potrebbe riguardare gran parte delle disponibilità aziendali, mettendo seriamente a rischio l’operatività e le scadenze dei pagamenti. Da un punto di vista procedurale, quindi, il pignoramento del conto corrente aziendale non differisce molto da qualsiasi altro pignoramento presso terzi, ma assume un rilievo particolare per la centralità della cassa aziendale nella vita d’impresa.

Come Si Avvia E Si Sviluppa La Procedura Di Pignoramento Di Un Conto Corrente Aziendale?

La procedura di pignoramento si avvia con la notifica di una cartella esattoriale. Quando la cartella non viene pagata e non è oggetto di sospensioni o opposizioni tempestive, l’Agenzia delle Entrate è legittimata a procedere con azioni esecutive. Di norma, prima del pignoramento, il debitore riceve un preavviso (salvo casi eccezionali) che gli intima di saldare la somma entro un certo termine, pena l’avvio del pignoramento di beni mobili, immobili, crediti verso terzi o conti correnti.

Nel caso del pignoramento del conto corrente, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione notifica l’atto di pignoramento all’istituto bancario, che è obbligato a bloccare l’utilizzo di determinate somme. La banca deve dichiarare all’esattore se sul conto esistono fondi sufficienti, e se vi sono eventuali precedenti vincoli, come ipoteche o sequestri, che ne limitano la disponibilità. Contestualmente, l’azienda riceve anch’essa la notifica del pignoramento, ritrovandosi così improvvisamente con il conto corrente parzialmente o totalmente inaccessibile.

Il pignoramento rimane valido fino a quando la procedura non viene estinta, sia per effetto del pagamento integrale della somma pretesa, sia per sopravvenute cause di sospensione o annullamento (ad esempio, un provvedimento giudiziale di sospensione, un accordo con l’ente riscossore, un vizio formale accertato in sede di opposizione). Una delle caratteristiche salienti di questa tipologia di pignoramento è la rapidità con cui può essere eseguito e l’immediato impatto che produce. Diversamente dal pignoramento di un bene immobile, per il quale occorrono valutazioni e aste giudiziarie, con il pignoramento del conto corrente l’Ente può recuperare direttamente la liquidità.

Quali Sono I Limiti Al Pignoramento Del Conto Aziendale E Le Tutele Previste Dalla Legge?

Sebbene l’Agenzia delle Entrate disponga di ampi poteri di riscossione, esistono limiti e tutele a favore del debitore. La normativa italiana pone alcuni divieti e soglie di impignorabilità, soprattutto in relazione ai conti correnti personali e ai crediti da lavoro dipendente o da pensione. Tuttavia, quando si parla di un conto corrente aziendale, la situazione è più delicata, poiché la legge non prevede espressamente “minimi vitali” o franchigie in favore dell’azienda.

Vi sono però vincoli di altra natura: se, ad esempio, l’azienda agisce nel settore agroalimentare, potrebbe invocare le regole speciali sulla protezione di alcuni beni strumentali essenziali. Nella prassi, la difesa si concentra più spesso sulla forma e sulla validità della procedura di pignoramento. Se l’atto è viziato nella notifica, se il debito è prescritto o se l’ammontare richiesto è sproporzionato, l’azienda può promuovere un’opposizione davanti al giudice competente.

Un altro limite significativo è quello relativo ai conti correnti in cui confluiscono somme derivanti da stipendi o compensi di lavoro autonomo. Nel caso di un conto aziendale, però, ciò si applica solo parzialmente, giacché potrebbe trattarsi di importi ricevuti a vario titolo (vendite, prestazioni e via dicendo). La giurisprudenza ha affrontato più volte il tema della pignorabilità dei crediti professionali, mettendo in evidenza che se su un conto confluiscono anche compensi non aventi natura puramente retributiva, l’intera disponibilità può essere sottoposta a pignoramento, salvo provare con certezza la natura esatta delle singole somme.

Come Difendersi Da Un Pignoramento Di Un Conto Corrente Aziendale È Già Avvenuto?

Una volta ricevuta la notifica del pignoramento, l’azienda non deve rassegnarsi automaticamente alla perdita dei propri fondi. È possibile, in certi casi, tentare di ridurre o sospendere gli effetti del pignoramento, ad esempio proponendo un piano di rientro con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione o presentando un’istanza di rateizzazione. Quando il piano viene accolto, i vincoli possono essere allentati, consentendo al debitore di riutilizzare parte della liquidità, pur versando le rate concordate.

Un altro strumento di difesa consiste nell’opposizione all’esecuzione, che può essere promossa se l’azienda ritiene che il pignoramento sia illegittimo, ad esempio perché il debito è stato già estinto o non è mai sorto validamente. Occorre rivolgersi al tribunale e provare in giudizio l’irregolarità della procedura. Questa via è complessa, poiché richiede un fondamento giuridico solido e può comportare lunghi tempi di controversia.

Importante ricordare che la difesa non si limita al momento in cui il pignoramento viene attuato. Esistono misure preventive che possono ridurre il rischio di subire un pignoramento, come il monitoraggio costante delle cartelle di pagamento, la verifica della correttezza delle pretese tributarie e la ricollocazione strategica dei flussi di cassa. Alcune aziende, ad esempio, preferiscono limitare i saldi sui conti correnti e utilizzare strumenti di incasso differenti, pur rimanendo entro i confini della legalità.

Che Effetto Ha Il Pignoramento Del Conto Aziendale Sull’Operatività Dell’Azienda?

Uno degli aspetti più critici del pignoramento del conto corrente aziendale è l’effetto dirompente sull’operatività quotidiana. Se il pignoramento congela gran parte o la totalità dei fondi, l’azienda può trovarsi nell’impossibilità di pagare fornitori, dipendenti e utenze, con la conseguente sospensione delle attività produttive e commerciali. Si innesca così un circolo vizioso: l’azienda perde credibilità sul mercato, i fornitori possono interrompere le forniture e il personale potrebbe non ricevere gli stipendi.

La salvaguardia della continuità aziendale è un tema centrale nella normativa, tanto che il Codice della Crisi d’Impresa ha introdotto procedure di allerta e composizione negoziata finalizzate a prevenire il tracollo. Se il debito tributario è di ampie proporzioni, l’azienda dovrebbe valutare, in via anticipata, la possibilità di accedere a un piano di ristrutturazione del debito o a un accordo di composizione con il fisco, evitando di arrivare al pignoramento.

D’altro canto, l’Agenzia delle Entrate opera in base a un principio di legalità: se il debito è certo, liquido ed esigibile, la riscossione coattiva rappresenta uno strumento di garanzia per le casse dello Stato. Il bilanciamento tra l’esigenza erariale e la sopravvivenza dell’impresa è uno dei nodi chiave della riforma della crisi d’impresa, che ambisce a risolvere le situazioni di insolvenza prima che si giunga a soluzioni irreparabili come il pignoramento e la successiva paralisi dell’attività.

Quali Strategie E Strumenti Possono Evitare O Superare Il Pignoramento Del Conto Corrente Aziendale?

Evitare o superare un pignoramento del conto corrente aziendale richiede un mix di strategia legale, finanziaria e gestionale. La prevenzione riveste un ruolo fondamentale, poiché individuare per tempo un potenziale debito con il fisco consente di avviare trattative o richiedere piani di rateizzazione prima che l’ente riscossore proceda con azioni esecutive. In alcuni casi, l’azienda può accedere a procedure concorsuali minori o a strumenti di composizione negoziata dei debiti, regolamentati dal Codice della Crisi e dell’Insolvenza, per proporre una soluzione che preveda il pagamento dilazionato e parziale dei crediti tributari.

Un’altra strategia concerne la dimostrazione che i fondi presenti sul conto corrente, in tutto o in parte, sono destinati a finalità specifiche, come il pagamento degli stipendi. In talune circostanze, il giudice dell’esecuzione può valutare la liberazione di una quota della liquidità indispensabile per garantire la continuità aziendale. Il presupposto, però, è che vi sia già una procedura in corso e che vengano accolte le relative istanze di sospensione o riduzione del pignoramento.

In estrema ipotesi, se la situazione debitoria è tale da rendere impossibile qualsiasi pagamento, e se l’azienda rientra nei parametri di applicabilità, si può valutare la legge sul sovraindebitamento (L. 3/2012) nel caso di imprese che non rientrano nelle categorie fallibili. Il nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza ha esteso la portata di questa procedura, prevedendo anche l’esdebitazione del debitore incapiente, un’ancora di salvezza per realtà ormai prive di ogni possibilità di risanamento.

Approfondimenti e Domande e Risposte Importanti

Le sei questioni precedenti affrontano i temi cruciali dell’iter e degli effetti del pignoramento del conto corrente aziendale, ma gli imprenditori e i professionisti si trovano spesso a porre domande più specifiche e orientate alla pratica. Di seguito, cinque domande frequenti e le relative risposte, pensate per chiarire ulteriormente alcuni dubbi ricorrenti.

Qual è il momento esatto in cui l’azienda scopre di avere il conto pignorato?

Il conto aziendale risulta pignorato appena la banca riceve l’atto di pignoramento notificato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione e procede a bloccare le somme fino a concorrenza del debito segnalato. L’azienda riceve la notifica contestualmente o poco dopo, ma nella pratica potrebbe accorgersi del blocco già all’atto di un pagamento o bonifico rifiutato. Questa tempestività d’azione deriva dal fatto che l’ente di riscossione invia simultaneamente l’atto sia all’istituto bancario sia al debitore, tuttavia gli effetti reali si concretizzano fin dal momento in cui la banca registra il pignoramento.

È possibile continuare a utilizzare il conto aziendale per incassare pagamenti da parte dei clienti?

Dipende dall’importo pignorato e dalla disposizione della banca. Se il saldo era sufficiente a coprire il debito contestato, l’intero conto può risultare bloccato fino alla definizione dell’esecuzione e l’azienda potrebbe non poter disporre di alcun importo. In taluni casi, se le somme pignorate non raggiungono l’ammontare del credito richiesto, ulteriori versamenti sul conto potrebbero essere anch’essi vincolati, poiché la banca deve garantire all’erario l’intero importo. Ci sono situazioni in cui, ottenendo un provvedimento di sospensione o avviando una trattativa con l’ente riscossore, è possibile sbloccare parzialmente il conto. Tuttavia, in mancanza di tali azioni, la banca generalmente mantiene l’indisponibilità di tutte le somme.

Cosa succede se sul conto aziendale ci sono meno fondi rispetto al debito richiesto?

Se il saldo del conto corrente aziendale è inferiore al debito reclamato dall’Agenzia delle Entrate, la banca blocca comunque la disponibilità dei fondi esistenti, comunicando all’ente che il conto non è capiente. Di conseguenza, l’Agenzia può decidere di aggredire ulteriori beni o altri conti dell’azienda, oppure attendere eventuali futuri accrediti per prelevarli sino a soddisfare integralmente la pretesa. Una volta conclusa la fase esecutiva, se resta una parte di debito insoluto, l’ente proseguirà con altre forme di pignoramento (immobili, attrezzature, crediti verso terzi), finché non sarà raggiunto l’obiettivo del recupero.

Come funziona la rateizzazione dopo il pignoramento e quali sono i vantaggi?

La rateizzazione può essere richiesta anche dopo il pignoramento, ma è opportuno muoversi con tempestività. Una volta ricevuta la proposta, se l’ente riscossore ritiene che il debitore sia affidabile e che la rateizzazione sia sostenibile, può accettarla, sospendendo o revocando gli atti esecutivi in corso. Il principale vantaggio di questa scelta è la possibilità di sbloccare il conto, restituendo liquidità all’azienda, che potrà così riprendere a operare. Inoltre, la rateizzazione tutela parzialmente l’impresa da azioni aggressive future, purché le rate siano pagate regolarmente.

È vero che la legge del sovraindebitamento può aiutare anche le imprese non fallibili a liberarsi dai debiti con l’Agenzia delle Entrate?

Sì, la legge sul sovraindebitamento (L. 3/2012), integrata dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, consente a determinate tipologie di imprese non fallibili (piccoli imprenditori, imprenditori agricoli, start-up di dimensioni limitate) di accedere a procedure di composizione della crisi e di esdebitazione. Ciò significa che, se si dimostra di non poter far fronte ai debiti in modo tradizionale, è possibile proporre un piano di ristrutturazione del debito con falcidia parziale, da sottoporre all’omologazione di un giudice. Se il progetto viene approvato e risulta sostenibile, anche i crediti fiscali rientrano nella proposta e l’azienda può rifiorire, liberandosi gradualmente dal carico debitorio. Nei casi più estremi, per il debitore incapiente, la legge prevede la possibilità di una liberazione totale dai debiti, garantita dal tribunale, purché sussistano rigorosi requisiti di meritevolezza e buona fede.

Esempi Concreti Di Pignoramento Del Conto Corrente Aziendale Su Cui Dovete Riflettere

Gli esempi pratici aiutano a comprendere come si sviluppi effettivamente la procedura. Si pensi a una piccola impresa artigianale che, a causa di un calo di commesse, tarda nel versare l’IVA e non riesce a pagare alcune rate di contributi INPS per i dipendenti. L’Agenzia delle Entrate invia le cartelle, l’impresa non fa in tempo a chiedere la rateizzazione e, dopo il termine di intimazione, arriva il pignoramento sul conto aziendale. Il saldo di 15.000 euro viene interamente bloccato, ma il debito totale è di 25.000 euro. L’artigiano scopre di non poter fare più bonifici e, con il fermo del conto, non riesce a pagare i materiali ai fornitori. Sente l’istituto bancario che gli spiega di aver ricevuto la notifica di pignoramento. Solo a quel punto cerca di correre ai ripari, chiedendo all’ente riscossore un piano di rateizzazione. Se quest’ultimo viene accolto, parte del conto può essere sbloccata, ma l’imprenditore ha perso tempo prezioso, rischiando la fornitura dei materiali e il rapporto con i propri dipendenti.

Un altro esempio riguarda un’azienda di servizi digitali, con margini esigui e un ritardo nel pagamento delle ritenute d’acconto sui compensi dei collaboratori. L’azienda non presta attenzione agli avvisi bonari, subisce la notifica di una cartella esattoriale, ignora le scadenze e si ritrova con il pignoramento del conto corrente. Dovendo ancora ricevere dei pagamenti da alcuni clienti, i nuovi accrediti restano intrappolati nel conto e vengono anch’essi pignorati. L’amministratore si rende conto di non poter pagare gli stipendi e di essere vicino alla cessazione dell’attività. Solo la consulenza di un avvocato specializzato, che predispone un’istanza di rateizzazione e ottiene una temporanea sospensione degli atti, consente all’azienda di riprendere fiato.

Un caso diverso è quello di un’azienda già molto indebitata, che si avvale della legge sul sovraindebitamento per proporre un accordo di ristrutturazione dei debiti fiscali, rateizzando l’ammontare dovuto e ottenendo, in sede giudiziaria, l’omologa del piano. In tal modo, l’azienda riesce a evitare il pignoramento sul conto, dimostrando di avere un progetto credibile di rilancio. Qui il pignoramento diventa uno spettro scongiurato grazie alla prevenzione e all’uso consapevole degli strumenti di risoluzione della crisi.

Come Interviene Il Codice Della Crisi D’impresa E Dell’insolvenza Per Quanto Riguarda Il Pignoramento Del Conto Corrente Aziendale

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) rappresenta un corpus normativo che mira a riformare in modo organico la disciplina delle procedure concorsuali. Per le imprese di dimensioni maggiori, il Codice introduce l’allerta e la composizione assistita della crisi, cercando di evitare che la situazione debitoria sfugga di mano e sfoci in procedure esecutive traumatiche. Per le aziende più piccole, non soggette a fallimento, trova applicazione la legge sul sovraindebitamento, rinnovata e perfezionata dal Codice stesso, specialmente in relazione al ruolo degli Organismi di Composizione della Crisi.

Il pignoramento del conto corrente, perciò, non è un destino inevitabile se l’azienda si attiva per tempo nel segnalare la propria difficoltà e ottenere un accordo con i creditori, incluso il fisco. Una volta avviata la procedura di composizione o di ristrutturazione del debito, molte azioni esecutive possono essere sospese o comunque coordinate con il piano negoziato. Questa è la direzione in cui si muove il legislatore: privilegiare la continuità aziendale quando possibile, purché l’impresa agisca in buona fede e non abusi degli strumenti concessi.

Esiste poi la figura dell’esdebitazione del debitore incapiente, una novità di rilievo: se un imprenditore si trova in condizioni economiche tali da non poter offrire nulla ai creditori e dimostra di aver agito senza frode, può chiedere la liberazione totale dai debiti. Si tratta di un’extrema ratio, raramente praticabile quando l’impresa è ancora in attività, ma rilevante in caso di cessazione, affinché l’imprenditore non rimanga per sempre schiacciato dagli oneri tributari. Il Codice della Crisi, dunque, offre soluzioni che vanno ben oltre l’ordinaria riscossione coattiva, lasciando spazio a una visione più ampia e moderna della composizione dei debiti.

Come Funziona Quindi Il Pignoramento Del Conto Corrente Aziendale

Il pignoramento del conto corrente aziendale da parte dell’Agenzia delle Entrate, in sintesi, rappresenta la fase terminale di una procedura di riscossione che si attiva quando un’impresa non onora i propri debiti tributari o fiscali entro i termini e non riesce, oppure non tenta, di trovare soluzioni alternative (rateizzazioni, accordi, piani di ristrutturazione). La conseguenza è il blocco della liquidità detenuta in banca, un’azione che può compromettere gravemente la sopravvivenza dell’impresa, specialmente se le somme pignorate rappresentano l’unica risorsa disponibile per la gestione ordinaria.

Per evitare di subire questa misura o per attenuarne gli effetti, l’imprenditore deve agire con consapevolezza e in modo tempestivo: monitorare la propria situazione debitoria, reagire subito alla notifica di cartelle esattoriali, valutare la possibilità di accedere a procedure di sovraindebitamento o di composizione con i creditori, proporre piani di rateizzazione che siano realmente sostenibili. Un ritardo di qualche settimana può fare la differenza tra un semplice debito tributario e la paralisi del conto corrente, con successivi problemi di liquidità, mancato pagamento degli stipendi e blocco delle forniture.

La normativa fino al 2025 non mostra segnali di riduzione dei poteri di pignoramento dell’Agenzia delle Entrate, ma anzi conferma la direzione di un sistema che punta a semplificare e velocizzare il recupero coattivo dei crediti. Parallelamente, il Codice della Crisi e le procedure di sovraindebitamento offrono canali privilegiati per chi, consapevole della propria difficoltà, desideri risanare la posizione prima che si arrivi alle estreme conseguenze.

In un quadro tanto complesso, la consulenza di avvocati e commercialisti specializzati nel diritto bancario e tributario diventa cruciale, non solo per difendersi dall’esecuzione in essere, ma anche per ridisegnare il profilo debitorio in modo sostenibile. Intervenendo con rapidità e competenza, l’imprenditore può talvolta ripristinare la funzionalità del proprio conto e guadagnare il tempo necessario per rilanciare l’azienda.

Come Ti Può Aiutare Lo Studio Monardo Per Cancellare I Debiti Societari e Risolvere I Pignoramenti Del Conto Corrente Aziendale

In tale contesto, riveste particolare importanza il ruolo di professionisti altamente qualificati che sappiano navigare con disinvoltura tra le normative fiscali e quelle sulla crisi d’impresa. L’Avvocato Monardo coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, offrendo ai propri clienti una consulenza integrata che mette insieme conoscenze legali e competenze amministrative. Questo approccio multidisciplinare consente di affrontare i problemi con un quadro completo, individuando di volta in volta le soluzioni più efficaci per scongiurare o contenere il pignoramento.

In qualità di gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), l’Avvocato Monardo è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi). Questo significa che può assistere le imprese e i professionisti che necessitino di avviare procedure di composizione della crisi, come il piano del consumatore o l’accordo con i creditori, sino a ipotesi più estreme di liquidazione del patrimonio e di esdebitazione del debitore incapiente. Conoscere a fondo le opportunità e i vincoli della legge sul sovraindebitamento è fondamentale per chi si trovi in una situazione debitoria complicata, con il rischio di subire azioni esecutive bloccanti, come il pignoramento del conto corrente.

Il pignoramento del conto corrente aziendale dell’Agenzia delle Entrate non è un evento ineluttabile, ma un rischio che può essere gestito con professionalità, conoscenza delle norme e interventi rapidi. La legge, pur garantendo ampi poteri all’ente riscossore, offre anche spazi di dialogo e di ristrutturazione del debito, purché si agisca in tempi congrui e con il giusto supporto legale. Affidarsi all’Avvocato Monardo significa usufruire di una consulenza completa e di alto profilo, volta non solo a fronteggiare l’emergenza del pignoramento, ma anche a pianificare in prospettiva il risanamento dell’impresa, riducendo il rischio di future aggressioni e rilanciando la continuità operativa. È fondamentale evitare reazioni improvvisate e consultare professionisti specializzati non appena si intravedono i segnali di difficoltà, poiché questa rapidità di azione può fare la differenza tra un semplice problema di liquidità e la crisi irreversibile dell’azienda.

Qui per richiedere maggiori informazioni ed un primo supporto del nostro studio legale:

Leggi con attenzione: Se stai affrontando difficoltà con il Fisco e hai bisogno di una rapida valutazione delle tue cartelle esattoriali e dei debiti, non esitare a contattarci. Siamo pronti ad aiutarti immediatamente! Scrivici su WhatsApp al numero 351.3169721 oppure inviaci un’e-mail all’indirizzo info@fattirimborsare.com. Ti ricontatteremo entro un’ora per offrirti supporto immediato.

Informazioni importanti: Studio Monardo e avvocaticartellesattoriali.com operano su tutto il territorio italiano attraverso due modalità.

  1. Consulenza digitale: si svolge esclusivamente tramite contatti telefonici e successiva comunicazione digitale via e-mail o posta elettronica certificata. La prima valutazione, interamente digitale (telefonica), è gratuita, ha una durata di circa 15 minuti e viene effettuata entro un massimo di 72 ore. Consulenze di durata superiore sono a pagamento, calcolate in base alla tariffa oraria di categoria.
  2. Consulenza fisica: è sempre a pagamento, incluso il primo consulto, il cui costo parte da 500€ + IVA, da saldare anticipatamente. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamento presso sedi fisiche specifiche in Italia dedicate alla consulenza iniziale o successiva (quali azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali in partnership, uffici temporanei). Anche in questo caso, sono previste comunicazioni successive tramite e-mail o posta elettronica certificata.

La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
Si invita a leggere attentamente il disclaimer del sito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Privacy and Consent by My Agile Privacy

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. 

Puoi accettare, rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati. 

Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare. 

Torna in alto

Abbiamo Notato Che Stai Leggendo L’Articolo. Desideri Una Prima Consulenza Gratuita A Riguardo? Clicca Qui e Prenotala Subito!