Chi Risponde Dei Debiti Di Una SAS?

La Società in Accomandita Semplice (SAS) è una forma societaria molto utilizzata per le piccole e medie imprese, caratterizzata dalla presenza di due categorie di soci: gli accomandatari, che amministrano la società e rispondono illimitatamente per le obbligazioni sociali, e gli accomandanti, che rispondono solo nei limiti della loro quota di partecipazione. Tuttavia, quando una SAS accumula debiti, la questione di chi sia effettivamente responsabile del loro pagamento può diventare complessa e sollevare dubbi legali.

Chi paga i debiti di una SAS? Gli accomandanti possono essere chiamati a risponderne? Quali sono le conseguenze per gli ex soci se la società viene chiusa senza saldare tutte le passività?

Secondo il Codice Civile, la responsabilità dei soci di una SAS varia in base alla loro posizione all’interno della società. Gli accomandatari sono responsabili in modo illimitato e solidale, mentre gli accomandanti godono di una responsabilità limitata, a meno che non abbiano interferito nella gestione della società. Tuttavia, in caso di chiusura della SAS con debiti residui, la responsabilità può estendersi anche a situazioni meno prevedibili.

Per comprendere meglio chi risponde delle obbligazioni di una SAS, analizzeremo in dettaglio la normativa vigente, gli scenari possibili e le strategie che i soci possono adottare per proteggere il proprio patrimonio.

Ma andiamo ora ad approfondire con Studio Monardo, gli avvocati esperti in cancellazione di debiti SAS:

Gli accomandatari devono pagare i debiti della SAS?

Nelle Società in Accomandita Semplice (SAS), la responsabilità dei soci varia a seconda della loro posizione all’interno della società. Gli accomandatari, che hanno il potere di amministrare la società, rispondono illimitatamente e solidalmente per i debiti sociali, proprio come accade nelle Società in Nome Collettivo (SNC). Questo significa che, se la SAS non è in grado di saldare i propri debiti, i creditori possono agire direttamente sul patrimonio personale degli accomandatari per il recupero delle somme dovute.

Gli accomandanti, invece, hanno una responsabilità limitata alla quota conferita nella società e non possono essere chiamati a rispondere con il proprio patrimonio personale, a meno che non abbiano partecipato alla gestione della società in modo attivo. Se un accomandante ha svolto atti di amministrazione o ha agito come un accomandatario di fatto, potrebbe essere chiamato a rispondere come un socio illimitatamente responsabile.

Anche dopo la chiusura della società, gli accomandatari continuano a rispondere dei debiti contratti dalla SAS. La cancellazione dal Registro delle Imprese non estingue le obbligazioni della società, e i creditori possono ancora rivalersi sui soci accomandatari per ottenere il pagamento delle somme dovute. Gli accomandanti, invece, non possono essere coinvolti nei debiti eccedenti la loro quota di capitale, a meno che non abbiano assunto obbligazioni personali.

Per limitare l’impatto economico, gli accomandatari possono cercare di negoziare con i creditori un accordo di rientro del debito o valutare la possibilità di accedere alla procedura di sovraindebitamento. Se rientrano nei requisiti previsti dalla legge, possono richiedere una ristrutturazione del debito o, nei casi più gravi, l’esdebitazione, ottenendo la cancellazione delle somme non più pagabili.

Se la SAS ha debiti con il fisco o con enti previdenziali, è possibile accedere a forme di rateizzazione e definizione agevolata per ridurre l’importo complessivo da versare ed evitare azioni esecutive come pignoramenti e ipoteche. È essenziale valutare ogni possibilità per evitare il rischio di esecuzioni forzate sul patrimonio personale degli accomandatari.

In conclusione, gli accomandatari devono pagare i debiti della SAS con il proprio patrimonio personale, mentre gli accomandanti rispondono solo nei limiti della loro quota, a meno che non abbiano assunto ruoli amministrativi. È fondamentale conoscere la propria posizione giuridica nella società e valutare strategie di tutela per evitare gravi conseguenze economiche. Affidarsi a un esperto del settore può essere determinante per scegliere la soluzione migliore e proteggere il proprio patrimonio.

Gli accomandanti possono essere chiamati a pagare i debiti della SAS?

Nelle Società in Accomandita Semplice (SAS), la responsabilità dei soci varia in base al loro ruolo. Gli accomandanti, per definizione, hanno una responsabilità limitata alla quota di capitale conferita e non rispondono con il proprio patrimonio personale per i debiti della società. Tuttavia, esistono situazioni in cui possono essere chiamati a rispondere delle obbligazioni sociali.

Se un accomandante partecipa attivamente alla gestione della società, assumendo funzioni amministrative, può perdere il beneficio della responsabilità limitata. In questo caso, viene considerato alla stregua di un accomandatario e diventa responsabile illimitatamente per i debiti sociali. Questa condizione si verifica quando il socio compie atti di amministrazione o prende decisioni rilevanti per l’operatività aziendale, violando le disposizioni che riservano la gestione agli accomandatari.

Un altro caso in cui l’accomandante può essere coinvolto nel pagamento dei debiti è quando ha rilasciato garanzie personali, fideiussioni o ha sottoscritto obbligazioni in nome della società. In queste situazioni, il creditore può rivalersi direttamente sul patrimonio personale dell’accomandante, indipendentemente dalla sua posizione all’interno della società.

Se la SAS viene chiusa con debiti non saldati, gli accomandanti non sono automaticamente chiamati a risponderne, a meno che non rientrino nelle ipotesi sopra indicate. Tuttavia, i creditori possono tentare di dimostrare che l’accomandante ha avuto un ruolo attivo nella gestione, cercando di estendere la responsabilità anche a lui.

Per evitare rischi, è fondamentale che gli accomandanti rispettino il loro ruolo passivo e si limitino a esercitare i diritti di controllo previsti dalla legge, senza ingerirsi nella gestione operativa della società. Inoltre, devono prestare particolare attenzione prima di firmare garanzie per la società, valutando con attenzione le conseguenze legali ed economiche.

In conclusione, gli accomandanti non possono essere chiamati a pagare i debiti della SAS, a meno che non abbiano violato i limiti del loro ruolo o abbiano fornito garanzie personali. Per tutelarsi, è consigliabile mantenere una netta separazione tra il proprio ruolo e l’amministrazione della società, oltre a evitare di assumere obbligazioni in nome della SAS senza un’adeguata valutazione legale.

Cosa succede ai debiti se la SAS viene chiusa?

La chiusura di una Società in Accomandita Semplice (SAS) non comporta automaticamente l’estinzione dei debiti. I debiti della società continuano a esistere anche dopo la cancellazione dal Registro delle Imprese, e i creditori possono agire nei confronti dei soci in base alla loro tipologia e responsabilità.

Gli accomandatari, avendo una responsabilità illimitata e solidale, sono tenuti a rispondere con il proprio patrimonio personale per i debiti non saldati dalla società. Questo significa che, se la SAS non è in grado di pagare i creditori, questi ultimi possono agire direttamente sui beni degli accomandatari per il recupero delle somme dovute. Anche dopo la chiusura della società, le azioni esecutive nei loro confronti possono continuare fino all’estinzione del debito.

Gli accomandanti, invece, hanno una responsabilità limitata alla quota di capitale conferita nella società. Essi non sono tenuti a rispondere con il proprio patrimonio personale per i debiti della SAS, a meno che non abbiano assunto ruoli di gestione all’interno della società. Se un accomandante ha agito come un amministratore o ha partecipato attivamente alle decisioni aziendali, potrebbe essere considerato responsabile come un accomandatario.

I creditori possono continuare a perseguire i soci accomandatari anche dopo la cessazione della SAS per il recupero dei debiti pregressi. La chiusura della società, infatti, non impedisce ai creditori di richiedere il pagamento degli importi dovuti, né sospende le azioni di riscossione forzata come pignoramenti o ipoteche.

Se la SAS ha debiti fiscali o previdenziali, l’Agenzia delle Entrate e gli enti previdenziali possono proseguire le attività di recupero del credito nei confronti degli accomandatari. In questi casi, è possibile valutare la rateizzazione del debito o l’adesione a procedure di definizione agevolata per ridurre l’impatto economico.

In caso di difficoltà finanziarie, gli accomandatari possono accedere alle procedure di sovraindebitamento per cercare una ristrutturazione del debito o, nei casi più estremi, ottenere l’esdebitazione. Questo strumento consente di ottenere una riduzione o cancellazione dei debiti residui, permettendo ai soci di ripartire senza l’onere delle passività pregresse.

In conclusione, la chiusura di una SAS non cancella i debiti, e gli accomandatari continuano a risponderne con il proprio patrimonio. Gli accomandanti, invece, non subiscono conseguenze dirette, a meno che non abbiano svolto attività gestionali. Per limitare le responsabilità e trovare soluzioni per il pagamento dei debiti, è fondamentale valutare le opzioni disponibili e, se necessario, rivolgersi a un professionista esperto in diritto societario e crisi d’impresa.

Esistono soluzioni per ridurre o cancellare i debiti della SAS?

I soci di una Società in Accomandita Semplice (SAS) che si trovano a dover affrontare debiti dopo la chiusura della società possono accedere a diverse soluzioni per ridurre o cancellare le loro obbligazioni. La SAS è una società di persone caratterizzata dalla presenza di due categorie di soci: gli accomandatari, che rispondono illimitatamente e solidalmente per i debiti sociali, e gli accomandanti, che rispondono nei limiti della quota conferita. Questa distinzione è fondamentale per comprendere le possibilità di riduzione o cancellazione del debito.

Per i soci accomandatari, la chiusura della SAS non estingue automaticamente i debiti. Essendo responsabili in modo personale e illimitato per le obbligazioni sociali, i creditori possono agire direttamente sui loro beni personali anche dopo la cancellazione della società dal Registro delle Imprese. Tuttavia, esistono strumenti legali che permettono di ridurre l’esposizione debitoria o, in alcuni casi, ottenere una cancellazione parziale o totale del debito.

Gli accomandanti, invece, godono di una responsabilità limitata e, in linea di principio, non possono essere chiamati a rispondere per i debiti oltre il capitale sottoscritto. Se hanno già versato la loro quota, non dovrebbero essere coinvolti nel recupero dei crediti, a meno che non abbiano assunto obbligazioni personali o abbiano violato il divieto di amministrazione della società, comportandosi come accomandatari di fatto.

Una delle prime soluzioni per ridurre i debiti della SAS è la rinegoziazione con i creditori. Prima che vengano avviate procedure esecutive, è possibile cercare un accordo per ottenere una riduzione dell’importo dovuto o una dilazione nei pagamenti. Molti creditori, di fronte alla prospettiva di un’insolvenza del debitore, preferiscono accettare una transazione piuttosto che rischiare di non recuperare nulla.

Il saldo e stralcio rappresenta una delle strategie più efficaci per ridurre il debito. Questa soluzione prevede il pagamento di una somma inferiore rispetto all’importo totale dovuto, in cambio dell’estinzione definitiva del debito. Il saldo e stralcio può essere negoziato direttamente con i creditori o con l’intervento di un professionista esperto in gestione della crisi d’impresa.

Se i debiti sono troppo elevati per essere gestiti attraverso un accordo stragiudiziale, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) offre strumenti più strutturati. La composizione negoziata della crisi è un percorso che permette di trovare soluzioni concordate con i creditori prima che la situazione diventi irrecuperabile. Attraverso un esperto nominato dalla Camera di Commercio, si può cercare di riorganizzare il debito e prevenire azioni esecutive.

Per i soci accomandatari in grave difficoltà economica, la liquidazione controllata rappresenta un’opzione per gestire il debito in modo ordinato. Questa procedura permette di liquidare il patrimonio del debitore sotto la supervisione di un organo giudiziario, evitando il rischio di pignoramenti e procedure esecutive frammentarie. Al termine della liquidazione controllata, il debitore può anche ottenere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione dei debiti residui.

L’esdebitazione è uno degli strumenti più potenti per liberarsi dai debiti una volta chiusa la SAS. Se un socio accomandatario ha esaurito le proprie risorse nel tentativo di saldare i crediti e non è più in grado di far fronte alle richieste dei creditori, può accedere alla procedura di esdebitazione prevista dal CCII. Questa possibilità gli permette di ottenere la cancellazione dei debiti non ancora soddisfatti, consentendogli di ripartire senza l’oppressione delle passività pregresse.

Un’altra soluzione per ridurre o cancellare i debiti della SAS è la ristrutturazione del debito. Attraverso un piano di rientro concordato con i creditori, il socio può ottenere una riduzione dell’importo complessivo e una maggiore flessibilità nei pagamenti. Questa soluzione è particolarmente utile se il debitore ha ancora una capacità di generare reddito ma non riesce a sostenere l’intero debito nei tempi richiesti.

Per le situazioni di sovraindebitamento, il Codice della Crisi d’Impresa offre ulteriori strumenti di tutela. Se un ex socio di una SAS si trova in una condizione di difficoltà economica grave e non riesce a soddisfare i creditori, può accedere alle procedure di ristrutturazione dei debiti per il consumatore o alla liquidazione controllata. Queste procedure sono pensate per chi non è fallibile e consentono di gestire il debito in maniera più sostenibile.

La transazione fiscale e contributiva è un’opzione per chi ha debiti con l’Agenzia delle Entrate e l’INPS. Questa misura permette di negoziare una riduzione delle imposte e dei contributi previdenziali dovuti, ottenendo uno sconto su sanzioni e interessi. Anche se non sempre disponibile, la transazione fiscale può essere un’opportunità per alleggerire il carico debitorio e chiudere in modo più favorevole la posizione fiscale.

Un aspetto importante da considerare è la prescrizione dei debiti. I debiti fiscali e contributivi hanno termini di prescrizione specifici (generalmente cinque o dieci anni), mentre i debiti contrattuali possono prescriversi in dieci anni. Se un socio accomandatario si trova con debiti che non sono stati richiesti dai creditori entro i termini previsti dalla legge, potrebbe opporre l’eccezione di prescrizione per evitare il pagamento.

La protezione del patrimonio personale è un altro elemento chiave nella gestione dei debiti della SAS. Prima di chiudere la società, è fondamentale valutare le strategie di tutela patrimoniale, come il fondo patrimoniale o l’intestazione fiduciaria di beni, per evitare che i creditori possano aggredire completamente il patrimonio personale del socio accomandatario. Tuttavia, è importante attuare queste strategie con largo anticipo, poiché operazioni sospette possono essere impugnate dai creditori con l’azione revocatoria.

Per ridurre il rischio di problemi futuri, i soci accomandatari devono affrontare la chiusura della SAS con una strategia ben definita. Agire tempestivamente, negoziare con i creditori e valutare gli strumenti previsti dalla legge può fare la differenza tra un recupero graduale della stabilità finanziaria e una situazione di crisi permanente.

Affidarsi a un esperto in crisi d’impresa o a un avvocato specializzato può essere la scelta giusta per trovare la soluzione più adatta e minimizzare le conseguenze economiche dei debiti della SAS. Ogni situazione ha peculiarità specifiche, e una consulenza professionale può aiutare a individuare il percorso migliore per ridurre o cancellare le obbligazioni residue.

Il Codice Della Crisi D’impresa E Dell’insolvenza Può Aiutare Gli Ex Soci Di Sas Chiusa Per Debiti?

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre strumenti utili per gli ex soci di una Società in Accomandita Semplice (SAS) chiusa per debiti, aiutandoli a gestire le obbligazioni residue ed evitare il tracollo finanziario. Uno degli strumenti più rilevanti è la procedura di sovraindebitamento, prevista per i soggetti non fallibili, tra cui rientrano gli ex soci accomandatari di una SAS. Questa procedura consente di ottenere una ristrutturazione del debito attraverso un piano di rientro sostenibile o, nei casi più gravi, l’esdebitazione, ovvero la cancellazione dei debiti residui.

Gli accomandatari di una SAS chiusa per debiti continuano a rispondere illimitatamente e solidalmente delle obbligazioni sociali, anche dopo la cessazione della società. Questo significa che i creditori possono agire direttamente sul loro patrimonio personale per il recupero delle somme dovute. Tuttavia, il Codice della Crisi d’Impresa prevede soluzioni per evitare che il debitore si trovi in una condizione di insolvenza permanente.

Se l’ex socio accomandatario non è in grado di far fronte ai debiti con il proprio reddito e patrimonio, può accedere alla liquidazione controllata del patrimonio. Questa procedura permette di liquidare i beni disponibili in modo ordinato e sotto il controllo del tribunale, garantendo un trattamento equo dei creditori e limitando il rischio di azioni esecutive aggressive come pignoramenti e ipoteche.

L’esdebitazione rappresenta un’altra soluzione chiave per gli ex soci di una SAS chiusa con debiti. Se il debitore dimostra di aver agito in buona fede e di non avere più alcuna possibilità di saldare le obbligazioni residue, il tribunale può concedere la cancellazione definitiva dei debiti, permettendo al soggetto di ripartire senza il peso delle passività pregresse.

Per avviare una delle procedure previste dal Codice della Crisi d’Impresa, l’ex socio deve presentare un’istanza al Tribunale competente, allegando la documentazione necessaria per dimostrare la propria condizione di difficoltà finanziaria. Un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) può fornire supporto nella gestione della pratica e nella negoziazione con i creditori, facilitando l’accesso alle misure di tutela.

In conclusione, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre strumenti concreti per aiutare gli ex soci di una SAS chiusa per debiti, permettendo loro di ristrutturare le obbligazioni o ottenere la cancellazione dei debiti irrecuperabili. Affidarsi a un professionista specializzato in crisi d’impresa è essenziale per individuare la soluzione più adatta e avviare il percorso di risanamento finanziario in modo efficace.

Come Ti Può Aiutare Studio Monardo Se Hai Chiuso Una SAS Con Debiti

L’Avvocato Monardo è un punto di riferimento per la gestione delle problematiche relative ai debiti di una SAS chiusa, offrendo assistenza qualificata per la tutela del patrimonio personale degli ex soci.

È Gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), iscritto negli elenchi del Ministero della Giustizia e tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Grazie alla sua esperienza, può assistere gli ex soci di una SAS in:

  • Negoziazione con i creditori per ridurre il debito residuo

La negoziazione con i creditori rappresenta una delle strategie più efficaci per ridurre il debito residuo di una SAS chiusa e limitare il rischio di azioni esecutive contro i soci accomandatari. Spesso, i creditori preferiscono raggiungere un accordo piuttosto che avviare lunghe e costose procedure legali di recupero del credito, ed è per questo che la trattativa diventa uno strumento utile per evitare conseguenze patrimoniali pesanti.

Un’opzione comune è il saldo e stralcio, che permette di chiudere una pendenza pagando una somma inferiore rispetto al totale dovuto. Questo strumento è particolarmente vantaggioso quando il debitore dimostra di non essere in grado di pagare l’intero importo e offre una soluzione economicamente sostenibile per entrambi le parti.

Un’altra possibilità è la rateizzazione del debito, che consente di suddividere l’importo in pagamenti più gestibili nel tempo. I creditori possono accettare piani di rientro a lungo termine, purché il debitore dimostri di poter sostenere il piano senza incorrere in ulteriori insolvenze.

In alcuni casi, la transazione stragiudiziale può rivelarsi un’ottima alternativa. Attraverso un accordo scritto tra le parti, il debitore e il creditore definiscono una riduzione dell’importo complessivo o condizioni di pagamento più favorevoli, evitando di ricorrere al tribunale. Questa soluzione consente di ridurre l’incertezza e di risolvere la questione in tempi più rapidi.

Infine, nei casi di grave difficoltà economica, è possibile valutare l’accesso alle procedure di sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Queste procedure consentono di ristrutturare il debito o ottenere la sua cancellazione parziale o totale, rappresentando un’ancora di salvezza per chi non ha più risorse per affrontare le richieste dei creditori.

Ogni situazione richiede una strategia su misura. Affidarsi a un professionista esperto nella gestione delle negoziazioni con i creditori è fondamentale per ottenere condizioni vantaggiose e proteggere il proprio patrimonio personale.

  • Accesso alle procedure di sovraindebitamento per ottenere la cancellazione dei debiti

Le procedure di sovraindebitamento rappresentano una risorsa fondamentale per gli ex soci accomandatari di una SAS che si trovano nell’impossibilità di far fronte ai debiti accumulati. Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) ha introdotto strumenti specifici che consentono di ridurre il peso delle passività o, in determinati casi, di ottenere l’esdebitazione totale.

Uno dei principali strumenti è il piano del consumatore, che permette ai debitori di proporre un piano di rientro sostenibile in base alle proprie capacità economiche. Questo strumento è particolarmente utile per i soci di una SAS che hanno accumulato debiti personali derivanti dalla gestione societaria e che necessitano di una soluzione legalmente riconosciuta per riequilibrare la propria situazione finanziaria.

Un’altra opzione è l’accordo con i creditori, che consente di rinegoziare i debiti e ottenere condizioni di pagamento più favorevoli. Questo strumento richiede l’approvazione della maggioranza dei creditori ed è un’alternativa valida per evitare il ricorso a esecuzioni forzate come pignoramenti o sequestri.

Per coloro che non possiedono alcuna risorsa finanziaria per ripagare i debiti, è prevista l’esdebitazione del debitore incapiente, che permette la cancellazione totale delle obbligazioni finanziarie. Questa misura è applicabile nei casi in cui il debitore dimostra di non avere beni o redditi sufficienti per soddisfare le pretese dei creditori e offre una possibilità concreta di ripartenza senza il peso delle passività passate.

Infine, la liquidazione controllata del patrimonio è un’opzione per chi possiede beni aggredibili dai creditori e desidera gestire la propria situazione debitoria in modo regolamentato, evitando procedure esecutive disordinate. Questa soluzione consente di destinare il ricavato della vendita dei beni al pagamento dei creditori, con la possibilità di ottenere l’esdebitazione al termine del processo.

Accedere a queste procedure richiede una valutazione approfondita della propria posizione debitoria e il supporto di un gestore della crisi da sovraindebitamento, figura professionale iscritta negli elenchi del Ministero della Giustizia, che aiuta il debitore nella preparazione della documentazione e nella gestione della procedura di esdebitazione.

  • Tutela legale contro azioni esecutive come pignoramenti o ipoteche personali

Affrontare azioni esecutive come pignoramenti o ipoteche personali può avere conseguenze gravi per gli ex soci accomandatari di una SAS chiusa. Quando i creditori avviano procedure di recupero forzoso, il debitore ha diverse possibilità per difendersi e ridurre l’impatto economico delle azioni esecutive.

Uno degli strumenti più efficaci è l’opposizione all’esecuzione, che può essere presentata quando vi sono vizi nei titoli esecutivi, errori procedurali o irregolarità nell’atto di pignoramento. Se il debitore dimostra che l’esecuzione è ingiustificata o sproporzionata rispetto alla sua situazione patrimoniale, il giudice può sospendere o revocare l’azione esecutiva.

Un’altra strategia è la conversione del pignoramento, che consente al debitore di sostituire i beni pignorati con il pagamento di una somma concordata con il tribunale. In questo modo, si evita la vendita forzata dei beni e si mantiene il controllo sulla propria situazione finanziaria.

Per quanto riguarda le ipoteche, il debitore può valutare la possibilità di ottenere la riduzione o la cancellazione dell’ipoteca in presenza di irregolarità nella sua iscrizione o se il debito è stato in parte saldato. Inoltre, esistono casi in cui l’ipoteca può essere estinta per decadenza del diritto di credito del creditore.

Nei casi in cui il debitore si trovi in difficoltà economiche, le procedure di sovraindebitamento possono rappresentare una soluzione per bloccare le azioni esecutive e ottenere un piano di ristrutturazione del debito più sostenibile. Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) offre strumenti specifici per la protezione del patrimonio del debitore, come l’accordo di ristrutturazione o l’esdebitazione totale in caso di incapienza.

Affrontare un’azione esecutiva senza una strategia adeguata può portare a conseguenze disastrose. Consultare un avvocato esperto in diritto dell’esecuzione forzata è fondamentale per individuare le migliori soluzioni difensive e tutelare il proprio patrimonio personale.

  • Gestione delle richieste di rivalsa tra ex soci

Quando una SAS viene chiusa lasciando debiti residui, può nascere il problema della rivalsa tra ex soci, specialmente tra gli accomandatari, che rispondono illimitatamente e solidalmente delle obbligazioni della società. Il principio della solidarietà implica che un solo socio potrebbe essere chiamato a saldare l’intero debito, anche se la responsabilità era condivisa con altri.

Se uno degli ex soci ha pagato più della sua quota, ha diritto a chiedere il rimborso degli importi eccedenti dagli altri soci, proporzionalmente alle quote di partecipazione nella società. Tuttavia, ottenere il rimborso non è automatico e spesso richiede un’azione legale, specialmente se gli altri soci si trovano in difficoltà economiche o contestano l’importo richiesto.

In questi casi, è possibile attivare un’azione di regresso, regolata dal Codice Civile, che permette al socio che ha pagato il debito di agire in giudizio per recuperare la sua parte dagli altri ex soci. Se il socio obbligato non dispone di risorse immediate per far valere la sua rivalsa, può proporre un piano di pagamento dilazionato o cercare un accordo stragiudiziale.

Un’altra opzione è la mediazione tra ex soci, che può consentire di trovare una soluzione condivisa senza dover ricorrere a un lungo contenzioso. Attraverso un accordo scritto, le parti possono stabilire importi e modalità di rimborso, evitando tensioni e possibili azioni esecutive.

Se uno o più soci non hanno risorse per pagare la loro quota di debito, potrebbero valutare l’accesso alle procedure di sovraindebitamento, che consentono di ottenere una riduzione o cancellazione dei debiti. In particolare, l’esdebitazione del debitore incapiente può essere una soluzione per chi si trova nell’impossibilità di onorare le obbligazioni residue e rischia di subire ulteriori azioni esecutive.

Affrontare le richieste di rivalsa tra ex soci in modo tempestivo e con un’adeguata assistenza legale è fondamentale per evitare ulteriori problematiche finanziarie e patrimoniali. Un avvocato esperto in diritto societario può aiutare a negoziare un accordo o avviare le azioni necessarie per garantire un’equa ripartizione del debito tra tutti i soci coinvolti.

Perciò, se sei un ex socio di una SAS chiusa e ti trovi in difficoltà con i debiti residui, non aspettare che la situazione peggiori. I creditori possono avviare azioni esecutive, come il pignoramento del conto corrente, l’iscrizione di ipoteca sugli immobili o il blocco di somme dovute da terzi. Tuttavia, esistono strumenti legali efficaci per ridurre o cancellare il debito e impedire che il tuo patrimonio venga compromesso.

L’Avvocato Monardo offre consulenze specializzate per individuare la strategia migliore per la tua situazione. Potrai valutare la possibilità di negoziare con i creditori, accedere alle procedure di sovraindebitamento o intraprendere azioni legali per proteggere i tuoi beni. Un’assistenza tempestiva può fare la differenza tra il subire passivamente una procedura esecutiva e la possibilità di trovare una soluzione sostenibile.

Non affrontare da solo il problema dei debiti della SAS chiusa. Contatta subito l’Avvocato Monardo per un’analisi personalizzata e scopri quali soluzioni possono aiutarti a proteggere il tuo patrimonio e a gestire la situazione nel modo più efficace.

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La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
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