Impresa Edile Con Debiti E Cartelle Esattoriali: Come Difendersi Bene E Subito

Se gestisci un’impresa edile e ti trovi sommerso da debiti, cartelle esattoriali, avvisi di accertamento, solleciti delle banche o dei fornitori, sappi che non sei solo: il settore delle costruzioni è uno dei più esposti a crisi di liquidità, contenziosi fiscali e pressioni da parte dei creditori.
La buona notizia è che, anche nelle situazioni più difficili, esistono strategie legali rapide ed efficaci per bloccare pignoramenti, sospendere la riscossione e ristrutturare i debiti in modo sostenibile. Con l’aiuto di un avvocato specializzato in diritto tributario e crisi d’impresa, puoi difenderti subito e salvare la tua azienda.

Perché un’impresa edile arriva facilmente ai debiti

Nel settore delle costruzioni, i debiti possono nascere da molte cause:

  • ritardi nei pagamenti dei committenti pubblici e privati
  • aumento dei costi dei materiali (cemento, ferro, legname, isolanti)
  • difficoltà nel reperire manodopera o nel rispettare i tempi di consegna
  • IVA, ritenute e contributi accumulati durante periodi di liquidità ridotta
  • revoca dei fidi bancari o rientri forzati
  • costi elevati di mezzi, attrezzature, manutenzioni e carburante
  • errori fiscali o accertamenti dell’Agenzia delle Entrate

In poco tempo, la situazione può degenerare in cartelle esattoriali, pignoramenti e blocchi operativi.

Cosa fare subito per difendere la tua impresa edile

Gli interventi urgenti da mettere in atto sono questi:

  1. Non ignorare cartelle e avvisi: ogni atto ha scadenze precise.
  2. Fai analizzare tutta la tua posizione fiscale da un avvocato: molte cartelle sono prescritte, illegittime o basate su errori.
  3. Richiedi la sospensione della riscossione: puoi bloccare pignoramenti e fermi amministrativi in tempi rapidi.
  4. Metti in sicurezza mezzi e attrezzature essenziali, se a rischio di pignoramento.
  5. Avvia trattative ufficiali con banche e fornitori tramite un legale, per ottenere rinegoziazioni, moratorie o sconti.

Le soluzioni legali migliori per un’impresa edile indebitata

Ci sono diversi strumenti per salvare l’azienda e ridurre l’esposizione debitoria:

  • Rateizzazione delle cartelle esattoriali fino a 120 rate mensili
  • Saldo e stralcio dei debiti con banche, fornitori e finanziarie
  • Composizione negoziata della crisi, con blocco delle azioni esecutive e piano di risanamento
  • Impugnazione di cartelle, accertamenti e avvisi di addebito davanti alla Corte di Giustizia Tributaria
  • Opposizione a pignoramenti, fermi e ipoteche illegittimi
  • Rinegoziazione dei mutui e dei leasing, con riduzione delle rate e allungamento delle scadenze
  • Procedure per il sovraindebitamento, se la ditta è individuale o di piccole dimensioni

Un avvocato tributarista può combinare più strumenti per ottenere il risultato migliore.

Quando i debiti possono essere ridotti o cancellati

Molti debiti possono essere tagliati o annullati completamente se:

  • le cartelle sono prescritte (5 o 10 anni, a seconda del tributo)
  • le notifiche sono irregolari o addirittura inesistenti
  • l’Agenzia delle Entrate ha commesso errori nei calcoli
  • ci sono duplicazioni di imposte o sanzioni
  • le banche hanno applicato interessi anatocistici o usurari
  • i creditori non riescono a dimostrare il debito in modo documentale

Una verifica approfondita permette spesso di eliminare una parte importante del debito.

Le strategie difensive più efficaci

Per mettere al sicuro la tua impresa edile e garantirle continuità operativa, ecco le mosse chiave:

  • impugnare subito atti illegittimi o viziati
  • bloccare pignoramenti su conti, mezzi e liquidità aziendale
  • negoziare riduzioni significative del debito complessivo
  • richiedere la sospensione della riscossione durante il ricorso
  • avviare trattative con creditori strategici per evitare blocchi delle forniture
  • mettere in sicurezza mezzi d’opera, attrezzature e cantieri

Perché affidarsi a un avvocato esperto in imprese edili e crisi aziendale

Un avvocato specializzato può:

  • verificare la legittimità dei debiti fiscali, bancari e commerciali
  • bloccare rapidamente azioni esecutive
  • ottenere riduzioni importanti tramite saldo e stralcio
  • impugnare accertamenti errati davanti alla Corte di Giustizia Tributaria
  • proteggere mezzi, immobili e attrezzature dell’impresa
  • riorganizzare la situazione debitoria con strumenti legali efficaci

Senza una difesa esperta, il rischio è di pagare più del dovuto o subire blocchi che paralizzano l’attività.

Cosa succede se non agisci

I rischi per un’azienda edile che ignora la situazione sono gravi:

  • pignoramenti di conti, crediti verso i clienti e mezzi d’opera
  • fermi amministrativi su camion, gru e attrezzature
  • blocco dei cantieri per mancanza di liquidità
  • revoca dei fidi bancari e perdita dei fornitori
  • impossibilità di partecipare a gare d’appalto
  • rischio di chiusura o liquidazione dell’impresa

Agire subito ti permette invece di salvare la tua azienda e tornare operativo.

Quando rivolgersi a un avvocato

Contatta un avvocato se:

  • la tua impresa ha ricevuto cartelle esattoriali o accertamenti
  • rischi pignoramenti su conti, mezzi o immobili
  • non riesci più a pagare IVA, contributi o fornitori
  • le banche hanno revocato affidamenti o chiesto rientri
  • vuoi evitare il blocco totale dell’attività

Un avvocato esperto può:

  • impugnare atti illegittimi
  • sospendere la riscossione
  • ottenere riduzioni dei debiti
  • rinegoziare condizioni con banche e creditori
  • proporre un piano per salvare la tua impresa

⚠️ Attenzione: moltissime imprese edili pagano debiti che non devono pagare o subiscono pignoramenti che si possono evitare. Con un intervento rapido è possibile bloccare la riscossione, ridurre i debiti e mettere in sicurezza l’intera attività.

Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in diritto tributario, crisi d’impresa e difesa delle imprese edili ti spiega come proteggerti davvero e cosa fare subito per salvare la tua azienda.

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Introduzione

Un’impresa edile in difficoltà finanziaria deve affrontare non solo le insolvenze verso fornitori e banche, ma spesso anche il carico delle cartelle esattoriali (ex-Equitalia) per tasse e contributi arretrati. È quindi fondamentale conoscere gli strumenti di difesa immediata (come l’impugnazione delle cartelle o le sospensioni coattive) e i rimedi strutturali previsti dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (D.Lgs. 14/2019) e altre norme, al fine di salvaguardare l’azienda edile. Questo vademecum, aggiornato a ottobre 2025, illustra – dal punto di vista del debitore – ogni aspetto utile: dalle strategie fiscali (rottamazioni, rateizzazioni, transazioni fiscali) agli strumenti di risanamento (composizione negoziata, accordi di ristrutturazione, concordato preventivo), fino alle implicazioni penali (indebita compensazione, frode fiscale). Ogni strumento è commentato con linguaggio tecnico ma divulgativo, corredato da tabelle riepilogative, domande/risposte frequenti e simulazioni pratiche di casi tipici per piccole e medie imprese edili.

1. Crisi d’impresa e definizione di “impresa minore”

Per prima cosa occorre inquadrare l’impresa edile nell’attuale disciplina: secondo l’art. 2 del Codice della crisi, si definisce crisi d’impresa «lo stato di difficoltà economico-finanziaria che rende probabile l’insolvenza del debitore, e che per le imprese si manifesta come inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate» . In pratica, un’impresa edile è in crisi quando non dispone di liquidità o flussi tali da coprire i debiti futuri e quelli già scaduti.

Il Codice della crisi distingue inoltre tra imprese di diverse dimensioni. Rientrano nella categoria di impresa minore (o microimpresa) quelle che, congiuntamente, nei tre esercizi precedenti alla crisi, hanno un attivo patrimoniale ≤ 300.000 €, ricavi ≤ 200.000 € e debiti complessivi (anche non scaduti) ≤ 500.000 € . Questi parametri sono importanti perché alcune procedure semplificate (come piani di composizione negoziata o sovraindebitamento) sono pensate proprio per PMI e microimprese. In generale, comunque, tutti gli strumenti del Codice della crisi (composizione negoziata, accordi di ristrutturazione, concordato) sono aperti anche alle imprese edili medio-piccole, purché in stato di crisi e con debiti superiori alle soglie previste (ad es. 10 milioni di fatturato o 1 milione di debiti nell’accordo di ristrutturazione, salvo deroga per microimprese).

Punto essenziale: crisi significa difficoltà tale da far ipotizzare l’insolvenza; non serve essere già insolventi per attivare gli strumenti di allerta e composizione offerti dal legislatore . Un’impresa edile che stenta a pagare gli operai o i fornitori, ad esempio per un cantiere non chiuso, può quindi anticipare la crisi e usare gli strumenti di risanamento prima che arrivi il fallimento.

2. Le cartelle esattoriali: contestazione e sospensione

Il primo problema concreto per un’azienda con debiti è la ricezione delle cartelle esattoriali per tributi o contributi non versati. Queste attivano azioni esecutive (ipoteche, pignoramenti, fermi amministrativi). È quindi cruciale intervenire tempestivamente:

  • Impugnazione della cartella. La cartella esattoriale va contestata entro i termini di legge, altrimenti diventa definitiva. Se il debito riguarda imposte o tasse (IVA, IRAP, IRES, tributi locali, ecc.), il termine è generalmente di 60 giorni dalla notifica . Il ricorso si presenta di norma alla Commissione Tributaria Provinciale (dopo obbligatoria mediazione tributaria per importi ≤50.000€) . Se invece la cartella riguarda contributi INPS o INAIL, il termine è di 40 giorni, con ricorso al Tribunale ordinario – Sezione Lavoro . In ogni caso conviene ricorrere appena possibile, contestando vizi di forma (notifica irregolare, errori di calcolo, ecc.) o sostanziali (accertamenti illegittimi).
  • Sospensione amministrativa dei pagamenti. La legge prevede procedure amministrative per sospendere l’esecuzione delle cartelle. Ad esempio, esiste la cosiddetta istanza di sospensione ope legis: il debitore può inviare all’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ex Equitalia) una richiesta motivata di sospensione delle azioni esecutive, entro certi termini dalla notifica . In pratica, dall’atto di presentazione dell’istanza cessa l’efficacia delle misure esecutive (pignoramenti, ipoteche, fermi) fino alla decisione dell’Agenzia creditrice . Tale strumento aiuta a “congelare” la situazione durante l’esame dell’istanza, evitando aggravi ulteriori del debito.
  • Definizioni agevolate (“rottamazioni”). Se l’impresa ha ancora flussi sufficienti, può valutare le definizioni agevolate introdotte negli ultimi anni. Ad esempio, la rottamazione-ter o quater (Legge di Bilancio 2017 e 2022) consentono di pagare le cartelle con sanzioni/interessi ridotti, dilazioni in più rate (fino a 10 anni) o addirittura l’abbattimento parziale del debito per taluni importi. Analoghe misure riguardano i ruoli notifica di enti locali (es. sanatorie comunali per IMU/TARI). Tali strumenti richiedono solitamente il pagamento di alcune rate “in corso” per mantenere gli effetti: se si salta una rata si decade dal beneficio e il debito torna integrale.
  • Rateizzazione del debito. Per gli importi non definibili, è possibile chiedere una rateazione ordinaria: l’Agenzia delle Entrate-Riscossione consente piani di pagamento fino a 60-72 mesi, previa istruttoria sulla capacità di rimborso dell’impresa. Anche questa strada è però condizionata: se in passato si era già decaduti da una rateizzazione analoga, si può negare una nuova dilazione. È quindi fondamentale valutare insieme al commercialista o consulente se eventuali obblighi già in corso permettono una nuova rateizzazione.

Tabella riepilogativa – Cartelle esattoriali e rimedi immediati

Tipo di attoTermine impugnazioneGiudice/Autorità competenteMisure sospensive / note
Tributi e tasse60 giorni dalla notificaCommissione Tributaria Provinciale (mediazione obbligatoria fino €50k)Possibile istanza di sospensione ope legis ; se scaduta rottamazione, decaduto dai benefici
Contributi INPS/INAIL40 giorniTribunale Ordinario – Sezione LavoroIdem; i contributi possono essere oggetto di transazione fiscale (vedi oltre)
Multe (strada)30 giorniGiudice di PaceAltro percorso, non tipicamente impugnabile con cartella esattoriale

3. Strumenti di difesa dal punto di vista processuale

Nella fase pre-concorsuale l’impresa edile può sfruttare anche:

  • Opposizione agli atti di riscossione: oltre alla contestazione giurisdizionale, ricordiamo l’istituto della sospensione giudiziale (pignoramenti), che si chiede al giudice competente per vizi procedurali, o il ricorso per revocazione, nel caso emergano errori gravi nel processo tributario (questi ultimi strumenti richiedono tempo e procedure aggiuntive).
  • Ricorso al Tar o al giudice civile: in alcuni casi molto specifici, può essere percorribile (se esiste un interesse leso) un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica o al TAR (ad es. su provvedimenti amministrativi di accertamento esecutivo), oppure procedimenti di natura civilistica per far valere diritti patrimoniali.

Questi strumenti però sono specialistici; nella pratica quotidiana dell’impresa edile è più importante puntare su opzioni economiche e concorsuali.

4. Strumenti fiscali e convenienza all’azione

Quando l’impresa edile è indebitata, un aspetto cruciale è valutare la convenienza economica degli interventi. Ad esempio:

  • Valutare i costi di contenzioso fiscale: impugnare tutte le cartelle può bloccare immediatamente gli esecutivi, ma richiede professionisti specializzati e tempi medio-lunghi (il giudizio tributario impiega spesso anni). Se si può comunque pagare una parte del debito, conviene magari negoziare una rateizzazione o una transazione fiscale (vedi oltre) anziché impugnare tutto.
  • Definizione in bilancio e continuità aziendale: per le imprese di costruzioni, la capacità di continuare i cantieri (cioè la continuità aziendale) è elemento fondamentale di valutazione del piano di risanamento. Il legislatore, peraltro, impone che qualsiasi proposta di concordato o piano concordatario riservi ai crediti tributari un trattamento “non inferiore” a quello che si otterrebbe in liquidazione (cfr. art. 88 CCII ).
  • Impatto penale delle scelte fiscali: va sempre tenuto conto che alcune manovre rischiose (uso di crediti d’imposta indebiti, false fatturazioni, compensazioni non spettanti) possono configurare reati tributari gravi. Nel corso di un piano concordatario, inoltre, eventuali atti di discriminazione verso alcuni creditori o distrazione di beni potrebbero integrare reati fallimentari (per approfondimenti, v. §8).

In breve, l’analisi iniziale deve basarsi su un calcolo economico dettagliato: se le soluzioni “extra-fallimentari” (rottamazioni, rateizzazioni, transazioni, accordi) possono ridurre il debito e preservare l’attività, è meglio seguirle prima di richiedere il fallimento. In ogni caso, il legislatore richiede sempre trasparenza e collaborazione: l’imprenditore deve produrre in giudizio tutta la documentazione (bilanci, F24, ecc.) che attesti la reale situazione patrimoniale .

5. Il Codice della crisi d’impresa: panoramica degli strumenti di risanamento

Negli ultimi anni il nostro ordinamento ha introdotto procedure concorsuali preventive meno drastiche del fallimento. Le principali da considerare sono:

  • Composizione negoziata della crisi (artt. 21-28 CCII): è uno strumento extragiudiziale introdotto dal D.Lgs. 147/2020 e operativo dal 1° settembre 2021. Un imprenditore in crisi può chiedere la nomina di un professionista indipendente (iscritto all’Albo Gestori Crisi) che media con i creditori. La procedura ha durata limitata (fino a 210 giorni iniziali, prorogabili) ed è riservata a chi gode di certa continuità aziendale e risorse (imprese con fatturato o debito sotto certi limiti). Durante la negoziazione, il debitore può ottenere dal tribunale misure protettive urgenti per preservare il patrimonio d’impresa (art. 18 CCII: ad es. decreto ingiuntivo c.d. “balzana” che sospende sequestri, o norme di buona gestione) . Novità importante (2024): con il D.Lgs. 136/2024 (cd. “correttivo-ter”), l’imprenditore in composizione negoziata può proporre sin dall’inizio anche una transazione fiscale/contributiva con Fisco e INPS, come vedremo più avanti .
  • Accordi di ristrutturazione dei debiti (artt. 57-71 CCII): sono accordi diretti tra l’impresa (tramite piano finanziario) e i suoi creditori, anche con voto in tribunale per l’omologazione. L’impresa propone ai creditori (es. banche, fornitori, Agenzia delle Entrate) un piano di ristrutturazione che può prevedere riduzioni di capitale, cambiali, dilazioni etc. Fondamentale è l’attestazione di convenienza redatta da un professionista indipendente, che verificata la fattibilità e convenienza per i creditori . Nei piani di ristrutturazione è prevista anche la transazione fiscale (art. 63 CCII): il debitore può proporre contestualmente il pagamento parziale o dilazionato di tributi e contributi, allegando l’attestazione relativa alla convenienza di questa soluzione rispetto all’ipotesi di liquidazione fallimentare . In pratica, si tratta di estendere anche ai debiti pubblici (fisco e previdenza) le stesse trattative dei debiti privati.
  • Concordato preventivo (artt. 90-111 CCII): è la procedura concorsuale “tradizionale” successiva alla riforma (rimpiazza il fallimento con riserva). L’impresa propone al tribunale un piano di soddisfacimento dei creditori, che può prevedere liquidazione del patrimonio o continuità aziendale. Il novità rilevante è che anche nel concordato è previsto il trattamento dei debiti fiscali e contributivi. In base all’art. 88 CCII (come modificato), il debitore con il piano di concordato può proporre il pagamento parziale/dilazionato dei tributi e contributi, a condizione che il soddisfacimento garantito sia almeno pari a quello che si otterrebbe in caso di liquidazione . L’attestazione professionale deve valutare convenienza o non-deteriorità del piano rispetto alla liquidazione . In pratica, la norma obbliga a inserire i debiti erariali nel piano concordatario, limitando la possibilità di mandarli in sfavore degli altri creditori.
  • Transazione fiscale e contributiva: strumento peculiare introdotto originariamente dalla L. 14/2019 (attuazione Codice della crisi, confermato dall’art. 63 CCII), che consente di trattare preventivamente con l’Agenzia delle Entrate e l’INPS la riduzione o dilazione dei debiti fiscali e previdenziali. In buona sostanza, l’impresa in crisi può formulare ai creditori pubblici una proposta di transazione, cioè un’offerta di pagamento ridotto o spalmato su più anni. Questa proposta si inserisce nei contesti di cui sopra:
  • Negoziazione privata (composizione negoziata): dall’autunno 2024, per la prima volta anche in composizione negoziata è possibile presentare una proposta di transazione fiscale/contributiva diretta all’Agenzia delle Entrate, alle Dogane, all’INPS e all’Agenzia delle Entrate-Riscossione .
  • Accordi di ristrutturazione e concordato: la disciplina originaria prevedeva la necessità dell’adesione del Fisco perché l’accordo sia efficace. Oggi, per il concordato con continuità, le Sezioni Unite della Cassazione hanno affermato che è possibile l’omologazione anche in mancanza di adesione del Fisco, purché l’offerta non sia inferiore al trattamento liquidatorio . In pratica, non serve più il consenso formale del Fisco se il tribunale valuta che la proposta sia ragionevole.

Tabella riepilogativa – Strumenti del Codice della Crisi (esempi)

StrumentoDebiti trattabiliBlocco pignoramenti (misure protettive)Note principali
Composizione negoziata (art.21-28 CCII)Tutti (inclusi tributi)Sì (art.18 CCII: decreto ingiuntivo “civetta”, ecc.)Esperto indipendente; ora ammessa transazione fiscale
Accordi di ristrutturazione (art.57-61 CCII)Tutti (anche tributi con transazione)Sì (stop automatico una volta depositati)Richiede attestazione di convenienza (art.57)
Concordato preventivo con transazione fiscale (art.88 CCII)Tutti (fiscali e previdenziali)Sì (dal deposito domanda e fino a omologazione)Se continuità: offerta non-deteriorante per Fisco; se liquidatorio: convenienza verificata
Rottamazione/Riclassificazione cartelleSolo tributi gestiti dall’Agenzia (e se autorizzato, locali)Sì (fino alla decisione finale)Benefici condizionati al pagamento puntuale delle rate in corso; richiede verifiche reddituali
Piano attestato di risanamento (art. 67 CCII)(Imprenditore escluso liquidazione giudiziale)Sì (procedura stragiudiziale)Per micro-impresa non soggetta a liquidazione; valida anche per crediti fiscali se incluso piano concordatario o accordo sottoscritto

Note: Nella colonna «Debiti trattabili» si intende che lo strumento può integrare anche tributi e contributi. Ad esempio, accordi di ristrutturazione e concordati possono includere una “transazione fiscale” (art. 63 CCII) ; la composizione negoziata ora formalmente lo permette . Le misure protettive di cui si parla includono anche la sospensione di ipoteche e pignoramenti.

6. Transazione fiscale: in cosa consiste

La transazione fiscale è un istituto di particolare interesse per le imprese indebitate con il fisco. In sintesi, permette di contrattare con l’Agenzia delle Entrate (o INPS/INAIL) la riduzione eccezionale del debito tributario/previdenziale: si propone di pagare una somma inferiore a quella dovuta (quota capitale e interessi) nell’ambito di un piano concordatario o di accordo di ristrutturazione. Le condizioni sono stabilite dalla legge (art. 63 CCII) e devono essere validate da un professionista indipendente.

Secondo l’art. 63 del Codice della crisi , l’imprenditore può, al momento di depositare accordi di ristrutturazione (o concordato liquidatorio), proporre il pagamento parziale o dilazionato dei tributi e contributi maturati fino a quella data. Occorre allegare la documentazione e una dichiarazione sostitutiva di veridicità che attesti la situazione patrimoniale . La proposta transattiva viene valutata in parallelo alle trattative con gli altri creditori, e l’Agenzia delle Entrate (o l’INPS) deve esprimere un «parere conforme» sulla convenienza dell’offerta rispetto alla liquidazione. Se la riduzione è significativa (es. falcidia oltre certa percentuale), viene coinvolta anche la struttura centrale del Fisco .

Punti chiave della transazione fiscale: – Convenienza per l’Erario: la legge impone che l’importo proposto al Fisco sia almeno pari (o migliore, in continuità) a ciò che si otterrebbe dalla liquidazione del patrimonio aziendale. L’attestatore indipendente deve confermare questo aspetto . In pratica, se la proposta è di coprire almeno l’80–90% dei debiti, l’Agenzia sarà motivata ad accettarla, poiché anche dalla vendita dei beni aziendali con i costi della procedura il recupero sarebbe simile o inferiore. – Cram-down fiscale: per i concordati in continuità, la Cassazione (Sezioni Unite) ha precisato che non serve più l’adesione formale del Fisco per omologare comunque il concordato, purché l’offerta al Fisco non sia peggiorativa rispetto alla liquidazione. Ciò significa che il giudice può imporre la transazione fiscale anche senza consenso dell’Agenzia, se ritiene legarmente e finanziariamente corretto . – Complementare alla ristrutturazione privata: la transazione fiscale va di pari passo con gli accordi privati. Ad esempio, un accordo di ristrutturazione può prevedere la riduzione del debito verso banche e fornitori, unitamente a un’offerta al Fisco tramite transazione fiscale . In alternativa, si può procedere prima con un accordo privato e poi con un concordato con transazione. – Ambito dei debiti: tributi amministrati vs locali: attualmente la transazione fiscale copre solo tributi gestiti dalle Agenzie fiscali e i contributi INPS/INAIL . I tributi locali (es. IMU, TARI) non rientrano formalmente . Ciò crea una lacuna: l’impresa edile non può ottenere riduzioni automatiche da Comune o Regione (a meno che non esistano iniziative locali ad hoc). Il problema è stato evidenziato da giurisprudenza contabile e si attende un intervento normativo (magari nella prossima legge di Bilancio) per allineare anche i tributi locali.

7. Le tutele giurisdizionali rapide

Oltre agli strumenti consensuali, l’ordinamento prevede alcune azioni processuali volte a fermare o ridurre immediatamente le pretese fiscali e patrimoniali:

  • Opposizione all’ingiunzione fiscale: se l’Agenzia delle Entrate notificava un provvedimento di accertamento (antesignano della cartella), l’impresa avrebbe potuto opporsi entro 40 giorni all’ordinario Tribunale Tributario. Con la cartella esattoriale, invece, non c’è più il tempo di ricorso preventivo. Però rimane la possibilità di impugnare la cartella stessa e addurre vizi dell’atto impositivo originario (l’“atto prodromico” come lo chiama la dottrina ). Ad es., se l’impresa dimostra che l’Agenzia non ha correttamente notificato un avviso di accertamento, potrà far annullare la cartella per difetto di notifica . In pratica, bisogna far valere ogni vizio procedurale degli atti a monte.
  • Opposizione a pignoramenti mobiliari/immobiliari: se l’impresa subisce pignoramenti di beni (mezzi edili, immobili, conti correnti, auto aziendali), è possibile fare opposizione specifica. Ad esempio, un conto corrente pignorato può essere sottratto all’esecuzione dimostrando che è spento o che il credito era effettivamente azzerato; analogamente, è possibile opporsi ai pignoramenti immobiliari sostenendo l’insussistenza del debito o la prescrizione. Queste opposizioni vanno fatte nel giudice competente (Tribunale ordinario) nei termini di legge, ed è un modo per bloccare la perdita immediata di asset.
  • Opposizione dinnanzi all’Agente della Riscossione: esiste anche un rimedio amministrativo: nei casi di cartella illegittima l’impresa può inviare all’Agenzia delle Entrate-Riscossione un’istanza di revisione/annullamento della cartella. Se l’Agenzia accoglie l’istanza, la cartella viene annullata senza bisogno di giudizio (utile ad esempio quando l’importo è chiaramente sbagliato o già pagato). Se l’istanza viene respinta, allora si può impugnare il rifiuto con un ricorso giurisdizionale. Questo strumento può interrompere la corsa esecutiva per qualche settimana, consentendo un confronto con l’Agenzia.
  • Ricorso al TAR o al Giudice ordinario: in situazioni particolari (ad es. diniego di accesso a finanziamenti pubblici con obbligo di regolarità fiscale) l’impresa può anche agire davanti al giudice amministrativo o civile per far valere i propri diritti. Tuttavia, questi ricorsi richiedono di norma un credito di valore superiore al contenzioso tributario, e sono meno utilizzati per le piccole PMI.

Tabella riepilogativa – Rimedi processuali

RimediQuando conviene usarliEffetti principali
Impugnazione cartella esattorialeSempre entro termini di legge (60gg/40gg)Blocca efficacia definitiva del ruolo; possibile sospensione attività esecutive se istanza sospensiva viene accolta
Opposizione a pignoramentoSe già in atto pignoramenti sui beni aziendaliFerma la procedura esecutiva se fondata; evita la perdita di beni
Opposizione atti prodromiciSe la cartella è basata su avvisi non notificati o nulliAnnullo della cartella per carenza di atto presupposto
Istanza di annullamento amministrativoSe ci sono errori evidenti di calcolo o notifichePossibile annullamento in autotutela senza contenzioso
Ricorso al TAR/Giudice civileCasi speciali (es. illegittimità di un vincolo amministrativo)Dipende dal caso – spesso sospensivo cautelare attuabile

8. Aspetti penali e responsabilità dell’imprenditore

Un imprenditore edile in difficoltà deve agire con cautela: alcune condotte, anche se finalizzate al risanamento, possono integrare reati tributari o fallimentari. In particolare:

  • Indebita compensazione (art. 10-quater D.Lgs. 74/2000): è il reato di chi utilizza in compensazione crediti d’imposta che sono inesistenti o non spettanti. In pratica, se l’impresa ha un credito fiscale (ad es. Superbonus edilizio, R&S, crediti INAIL, ecc.) che in realtà non le spetta (perché il presupposto non c’è o è infedele) e lo “estingue” indebitamente pagando altre imposte, incorre nel reato di indebito utilizzo. Le pene variano da 6 mesi a 2 anni di reclusione (più sanzioni fino al 200%) e aumentano se il credito supera certi importi. Di recente la Cassazione ha stabilito che per provare questo reato non è obbligatorio produrre il modulo F24 utilizzato : possono bastare prove dirette, documentali o contabili alternative.
  • Credito non spettante vs inesistente: dal 2024 il legislatore ha ridefinito i due concetti (art. 1 D.Lgs. 87/2024): un credito è “inesistente” se manca del tutto il presupposto sostanziale o è frutto di frode documentale; è “non spettante” se il presupposto c’è ma ci sono errori o superamenti quantitativi nell’utilizzo. La distinzione è rilevante perché altera pene e termini di accertamento: la Cassazione richiede ora doppio requisito per qualificare come inesistente .
  • Frode fiscale (art. 2-4 D.Lgs. 74/2000): si verifica se l’impresa (attraverso il legale rappresentante) omette di dichiarare ricavi, emette fatture per operazioni inesistenti o inserisce dati falsi per evadere imposte in misura rilevante. Ad esempio, nell’edilizia le frodi spesso riguardano la sovrafatturazione o autocertificazioni infedeli relative ai bonus fiscali. La frode fiscale viene punita con reclusione da 1 a 4 anni (da 2 a 7 se superiore a 100.000€). Negli anni recenti la Cassazione ha consolidato la distinzione tra frode fiscale propria (uso di fatture false) e frode impropria (omissione di ricavi reali). Chi guida un’impresa deve quindi porre massima diligenza nell’osservanza degli obblighi tributari: anche in crisi non è permesso simulare vendite o acquisizioni inesistenti per creare crediti fittizi.
  • Responsabilità dei legali rappresentanti: l’amministratore di fatto o di diritto di una Srl edile può essere ritenuto responsabile penalmente se, durante la crisi, pone in essere frodi (tributarie o fallimentari) o indebite distrazioni di beni. Ad esempio, se vende beni dell’azienda in perdita per pagarli ad un familiare (bancarotta per distrazione) o se omette il versamento di contributi (fallimento contributivo), rischia il carcere. Inoltre, l’omessa iscrizione a ruolo di imposte già riscosse, o l’uso indebito di compensazioni non consentite, configurano reati perseguibili d’ufficio.

Q&A penale: Domanda: “Se a fronte di un fallimento prevedibile utilizzo crediti fiscali che poi si rivelano irregolari, posso essere perseguito?” Risposta: Sì, perché il reato di indebito utilizzo di crediti d’imposta si configura anche in situazioni di crisi d’impresa . Anche un’amministrazione giudiziaria nominata in concordato potrebbe denunciare tali fatti. Per evitare il rischio penale, è importante distinguere netta-mente crediti legittimi da inesistenti e, in caso di dubbi, non utilizzarli in compensazione.

9. Simulazione pratica (solo Italia)

EsempioImpresa edile “Costruzioni Alfa srl”: fatturato annuo €500k, debiti tributari (IVA e IRPEF) per €150k da anni passati, debiti previdenziali (INPS) per €100k, fornitori per €400k, mutuo bancario €200k, cartella esattoriale notificata da ADER per €80k (IVA 2022). L’impresa riceve precetto di pignoramento sul conto corrente e un preavviso di iscrizione ipotecaria sull’immobile della sede.

  1. Analisi iniziale: si verifica che la cartella esattoriale di €80k non comprende i 15k di IVA già pagati tramite F24 di acconto; si decide di impugnare la cartella (entro 60 gg) e notificare opposizione al pignoramento. Nel frattempo, viene inviata una istanza di sospensione all’Agente della riscossione per fermare le azioni coattive .
  2. Opzioni fiscali: l’amministratore contatta l’Agenzia Entrate per rateizzare il debito residuo (€140k iva+irpef) in 72 mesi. Viene verificata l’eventuale possibilità di beneficiare della “rottamazione quater”: se la richiesta di pagamento avviene entro fine 2024, può estinguere il debito pagando in rate ridotte, evitando decadenza immediata. Parallelamente, si valuta la transazione fiscale: se l’impresa è in crisi, potrebbe proporre di pagare solo, ad esempio, il 50% di IVA/IRPEF dovuta, giustificando la mancanza di liquidità.
  3. Strumenti concorsuali: constatata la crisi (flussi in calo, sommatoria debiti > capitale), l’impresa può optare per la composizione negoziata: nomina un professionista indipendente e avvia trattative con tutti i creditori. Nel piano negoziale includerà una proposta di transazione fiscale all’Agenzia delle Entrate (ad es. pagare €70k su €140k complessivi, dilazionati in 5 anni) . Se i creditori privati (banche, fornitori) accettano l’accordo e anche l’Agenzia non si oppone, si formalizzerà un accordo che sospende tutti i pignoramenti (garantendo il pagamento di somme minori).
  4. Concordato preventivo: in alternativa (o in combinato), l’impresa può presentare domanda di concordato preventivo con continuità: ciò blocca immediatamente le esecuzioni (art. 47 CCII) e prevede la vendita dei cantieri in corso, il pagamento parziale di tributi e contributi (proposta transattiva) e la ristrutturazione dei debiti bancari e verso fornitori. Se il piano (redatto dai consulenti) risulta conveniente rispetto a un’ipotetica liquidazione fallimentare, il Tribunale omologherà il concordato anche senza il voto favorevole del Fisco .

In sintesi, questa simulazione mostra come un’impresa edile in difficoltà può combinare ricorsi giurisdizionali (per bloccare pignoramenti), definizioni agevolate (per risparmiare sanzioni), e strumenti di crisi del Codice (per risanare l’azienda), ottenendo un risultato sostenibile.

10. Domande frequenti (Q&A)

  • D: Cosa succede se ricevo una cartella esattoriale e so di non poter pagare subito?
    R: Prima di tutto, non ignorare l’atto. Entro 60 giorni (IVA/IRAP) o 40 giorni (INPS) puoi impugnarlo , dimostrando eventuali errori. Contemporaneamente, valuta di presentare istanza di sospensione all’Agente di Riscossione per bloccare i pignoramenti. Parallelamente, verifica se hai diritto a qualche definizione agevolata (p.es. rottamazione) o se puoi rateizzare. Infine, se la crisi è grave, contatta subito un professionista per valutare composizione negoziata o concordato.
  • D: Quali sono i vantaggi pratici della composizione negoziata per una microimpresa edile?
    R: La composizione negoziata permette di avere 6–7 mesi di tregua (iniziali 4 mesi più eventuali proroghe) durante i quali l’azienda può fermare i creditori tramite misure protettive ed elaborare un piano di risanamento. Consente di negoziare con tutti i creditori (banche, fornitori, fisco), anche se il credito con il Fisco non era rinegoziabile prima del 2024. Dopo il D.Lgs. 136/2024, è possibile includere subito una transazione fiscale anche in questa fase . Per una PMI edile significa poter gestire con calma i debiti e salvare il valore aziendale senza andare subito al concordato o al fallimento.
  • D: La legge fallimentare prevedeva la “salvaguardia del patrimonio”. Qual è il corrispondente nel nuovo Codice?
    R: Il nuovo Codice non usa il termine “salvaguardia”, ma contiene misure protettive (art. 18-19 CCII) simili. Ad es., l’art. 18 prevede che, una volta presentata domanda di concordato o accordo, il tribunale può concedere “decreti ingiuntivi di moderato ammontare” (detti “civetta”) per proteggere l’azienda dal pregiudizio maggiorare; in composizione negoziata esistono analoghi provvedimenti. Inoltre, con la conversione dei crediti bancari in equity (se possibile) o la sospensione dei pagamenti, l’impresa può continuare l’attività. La ratio è sempre tutelare i creditori: se l’impresa va in mani terze, i creditori (incluso il fisco) potrebbero recuperare meno.
  • D: Se uso un credito d’imposta Bonus Edilizi non spettante in compensazione e poi non riesco a pagare le rate future, rischio il fallimento o il penale?
    R: Se il credito era illegittimo (totale o parziale), usarlo dà adito al reato di indebita compensazione . Ciò può comportare una condanna penale (reclusione e sanzioni) per il legale rappresentante, indipendentemente dal fallimento. Inoltre, l’Erario recupera comunque la somma con sanzioni e interessi. Dal punto di vista fallimentare, l’ammontare di crediti fraudolentemente utilizzati potrebbe essere considerato come detrazione indebita dal patrimonio, aggravando la posizione del debitore nel concordato o fallimento. In sintesi: usare bonifici o F24 irregolari è sconsigliato anche in crisi.
  • D: Gli amministratori rischiano il carcere se non pagano i contributi INPS?
    R: Sì. L’omesso versamento dei contributi per oltre 3 mesi (se l’ammontare supera 50.000€) configura un reato di omissione di versamenti previdenziali (art. 12, L. 12/1979), punito con arresto fino a 2 anni. Se l’INPS denuncia e viene dimostrata la volontarietà (ad es. appropriazione indebita di somme), può scattare anche la reclusione. In ogni caso, nel concordato il Tribunale valuta molto l’offerta all’INPS; non pagare INPS e chiedere condizioni leggere può giustificare un rigetto dell’accordo da parte del giudice.

11. Conclusioni

Affrontare le cartelle esattoriali e i debiti quando un’impresa edile è in crisi richiede un approccio integrato. Il punto di vista del debitore esige tempestività (impugnare le cartelle, ottenere sospensioni), ma anche strategia (valutare definizioni agevolate, attivare la composizione della crisi o il concordato). Il Codice della crisi d’impresa offre strumenti flessibili e potenzialmente vantaggiosi, soprattutto dopo le ultime modifiche legislative (D.Lgs. 136/2024), che hanno esteso alle piccole imprese e alla composizione negoziata le possibilità di «transazione fiscale» e strutturazione dei debiti. Bisogna però procedere con rigore: ogni piano deve essere sostenibile e trasparente (attestato da professionisti), altrimenti il tribunale – o il fisco – potrà negare l’omologazione. Infine, non dimentichiamo che la dimensione penale continua a pesare: la semplice commistione fra tributo e bilancio aziendale (ad es. crediti ecobonus indebiti) può trasformare una crisi fiscale in un procedimento penale .

Conoscere a fondo tutte queste norme e giurisprudenze (incluse le sentenze più recenti) è fondamentale. In ogni fase è opportuno avvalersi di un team multidisciplinare (commercialista, avvocato civilista/tributarista, esperto CCII), in modo da ottimizzare le risorse dell’impresa e proteggere i patrimoni personali degli amministratori. La prospettiva del debitore è chiara: evitare il fallimento, ridurre il passivo, e continuare l’attività costruttiva, compatibilmente con quanto consente la legge.

Fonti normative e giurisprudenziali (principali aggiornate a ottobre 2025)

  • Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (D.Lgs. 12/01/2019 n. 14), art. 2 (definizioni) , art. 63 (transazione fiscale negli accordi di ristrutturazione) , art. 88 (trattamento crediti tributari nel concordato) , nonché Disposizioni di coordinamento nei decreti correttivi (D.Lgs. 147/2020, 83/2022, 136/2024, ecc.).
  • Legge 11/02/1990 n. 109 (legge fallimentare), Art. 104-105 (cfr. par. 5).
  • Norme tributarie: D.P.R. 29/09/1973 n. 602 (iscrizione a ruolo e riscossione), D.Lgs. 74/2000 (reati tributari, in particolare art. 10-quater: indebita compensazione; artt. 2-4: frode fiscale).
  • Legge 27/07/2000 n. 212 (Statuto del contribuente) e Legge 27/12/2019 n. 160 (Fisco: art. 29-sexies, 29-septies).
  • Sentenze Cassazione penale recenti: ad es. Cass. Sez. Pen., n. 30773/2025 (inde­bita compensazione, prova F24 non necessaria) ; Cass. Sez. Un., 14/05/2019 n. 13099 (indebita compensazione); Cass. civ., sez. un., 18/02/2022 n. 5328 (concordato con voto del Fisco).
  • Cassazione civile/tributaria: ord. n. 7615/2022 (criteri inesistente vs non spettante); ord. n. 24822/2025 (crediti inesistenti e non spettanti).
  • Circolari Agenzia Entrate n. 18/E/2020, 34/E/2020 (spiegazioni su transazione fiscale).
  • Risposte Agenzia Entrate-Riscossione: schede su impugnazione cartelle e sospensione riscossione (sospensione ope legis).

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👉 Sei nella situazione in cui si trovano molte imprese di costruzioni oggi, ma puoi difenderti e salvare la tua azienda se agisci con tempestività.

In questa guida ti spiego come funziona la difesa di un’impresa edile indebitata, quali strumenti legali esistono e come bloccare subito cartelle e pignoramenti.


💥 Perché le Imprese Edili Finiscono in Crisi

Il settore delle costruzioni è tra i più esposti a crisi finanziarie, per ragioni come:

  • ritardi nei pagamenti di privati e Pubblica Amministrazione;
  • aumento dei costi di materiali, trasporti e manodopera;
  • anticipi di cassa per cantieri e forniture;
  • difficoltà di accesso al credito;
  • costi elevati per attrezzature e mezzi;
  • accumulo di debiti fiscali, contributivi e bancari;
  • sospensioni di lavori per irregolarità documentali.

📌 Basta un cantiere in ritardo, una contestazione o un mancato pagamento per innescare una spirale di debiti pericolosissima.


⚠️ I Rischi per un’Impresa Edile Indebitata

Se non intervieni in tempo, rischi:

  • 🏦 pignoramento dei conti correnti aziendali;
  • 🧱 fermo o sequestro di mezzi e attrezzature;
  • 🏚️ ipoteche sugli immobili dell’impresa o dell’imprenditore;
  • 📉 sospensione o revoca del DURC;
  • 🚫 blocco dell’accesso a gare, appalti e subappalti;
  • 💥 revoca degli affidamenti bancari;
  • 🧾 iscrizione a ruolo di nuove cartelle esattoriali.

📌 Senza una difesa immediata, l’impresa rischia di fermarsi completamente.


💠 Come Difendersi Subito: Le Azioni Urgenti

1️⃣ Analisi completa dei debiti

Prima di tutto, serve verificare:

  • cartelle esattoriali attive;
  • debiti con INPS/INAIL;
  • esposizioni bancarie;
  • debiti con fornitori strategici;
  • eventuali decreti ingiuntivi o pignoramenti;
  • stato dei cantieri e dei crediti da incassare.

📌 Solo un quadro chiaro permette una strategia efficace.


2️⃣ Sospensione immediata di cartelle e pignoramenti

L’avvocato può chiedere:

  • sospensione in autotutela;
  • sospensione giudiziale urgente;
  • blocco di pignoramenti in corso;
  • sospensione di ipoteche e fermi.

📌 Nei casi urgenti è possibile ottenere la sospensione in 48 ore.


3️⃣ Ristrutturazione del debito

Le imprese edili possono accedere a strumenti molto efficaci:

  • Piano di ristrutturazione soggetto a omologazione (PRO);
  • Concordato minore;
  • Accordo di ristrutturazione dei debiti;
  • Composizione negoziata della crisi;
  • Liquidazione controllata (come extrema ratio).

Queste procedure consentono:

  • riduzione dei debiti fino al 70–90%;
  • blocco immediato delle azioni dei creditori;
  • protezione totale di mezzi, attrezzature e cantieri;
  • continuità dell’attività edile.

📌 Sono le procedure più sicure per evitare il fallimento dell’impresa.


4️⃣ Negoziazione con banche e fornitori

Un avvocato può trattare:

  • dilazioni sostenibili;
  • rinegoziazione dei debiti;
  • sospensione rate per leasing e finanziamenti;
  • accordi di saldo e stralcio.

📌 I fornitori preferiscono recuperare qualcosa piuttosto che perdere un cliente.


5️⃣ Difesa contro Agenzia delle Entrate e INPS

Molti debiti fiscali e contributivi possono essere:

  • annullati per notifica irregolare;
  • ridotti per prescrizione;
  • sospesi tramite ricorso;
  • contestati perché calcolati in modo errato.

📌 Non dare mai per “giusto” un importo: va verificato legalmente riga per riga.


🧩 Cosa Fare Subito: La Checklist

  1. Raccogli tutta la documentazione: cartelle, conti, contratti, atti giudiziari.
  2. Evita di firmare piani di rientro impossibili da sostenere.
  3. Blocca subito le azioni dei creditori tramite un legale.
  4. Proteggi i mezzi aziendali, spesso i primi a essere pignorati.
  5. Avvia una procedura di ristrutturazione se i debiti sono ingenti.
  6. Recupera i crediti attivi: molti cantieri hanno insoluti da incassare.

📌 Il tempo è determinante: più aspetti, più aumentano sanzioni e rischi.


🧾 Documenti da Consegnare all’Avvocato

  • Estratti conto bancari;
  • Estratto di ruolo Agenzia Entrate-Riscossione;
  • Situazione contributiva INPS/INAIL;
  • Leasing e finanziamenti;
  • Elenco cantieri attivi e crediti da incassare;
  • Contratti e fatture dei fornitori;
  • Notifiche ricevute (cartelle, ingiunzioni, atti di pignoramento).

⏱️ Tempistiche realistiche

  • Sospensione pignoramenti: 48 ore – 7 giorni
  • Fase di ristrutturazione: 30–60 giorni
  • Blocco totale dei creditori: immediato dal deposito della procedura
  • Chiusura definitiva della crisi: 6–18 mesi

📌 L’importante è bloccare subito gli effetti peggiori della crisi.


⚖️ I Vantaggi di una Difesa Legale Specializzata

✅ Sospensione immediata di pignoramenti e cartelle
✅ Protezione dei mezzi, attrezzature e cantieri
✅ Possibile riduzione del debito fino al 90%
✅ Continuità operativa garantita
✅ Tutela del patrimonio personale dell’imprenditore
✅ Difesa contro banche, fornitori e Fisco


🚫 Errori da Evitare

❌ Ignorare cartelle, decreti o avvisi
❌ Pagare debiti fiscali senza controllarne la legittimità
❌ Attivare nuovi finanziamenti per coprire debiti vecchi
❌ Firmare accordi svantaggiosi senza assistenza legale
❌ Attendere troppo: il tempo gioca contro l’impresa

📌 Le imprese edili non falliscono per i debiti… ma per la mancata gestione dei debiti.


🛡️ Come Può Aiutarti l’Avv. Giuseppe Monardo

📂 Analisi completa della situazione debitoria
📌 Blocco immediato delle azioni esecutive e delle cartelle
✍️ Pianificazione di un percorso di ristrutturazione del debito
⚖️ Difesa contro Agenzia delle Entrate, INPS e creditori
🔁 Assistenza continua fino alla chiusura della crisi


🎓 Le Qualifiche dell’Avv. Giuseppe Monardo

✔️ Avvocato cassazionista esperto in diritto tributario e crisi d’impresa
✔️ Specializzato nella difesa di imprese edili e aziende con mezzi produttivi
✔️ Gestore della crisi da sovraindebitamento
✔️ Esperienza pluriennale nella tutela di PMI in difficoltà


Conclusione

Una impresa edile con debiti e cartelle esattoriali può salvarsi, ma solo agendo con rapidità e strategia.
Con l’assistenza di un avvocato esperto puoi bloccare la riscossione, difenderti dalle cartelle, proteggere attrezzature e cantieri e ridurre i debiti, fino a rimettere l’azienda in carreggiata.

⏱️ Ogni giorno è prezioso: la difesa deve partire subito.

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Leggi con attenzione: se in questo momento ti trovi in difficoltà con il Fisco ed hai la necessità di una veloce valutazione sulle tue cartelle esattoriali e sui debiti, non esitare a contattarci. Ti aiuteremo subito. Scrivici ora. Ti ricontattiamo immediatamente con un messaggio e ti aiutiamo subito.

Informazioni importanti: Studio Monardo e avvocaticartellesattoriali.com operano su tutto il territorio italiano attraverso due modalità.

  1. Consulenza digitale: si svolge esclusivamente tramite contatti telefonici e successiva comunicazione digitale via e-mail o posta elettronica certificata. La prima valutazione, interamente digitale (telefonica), è gratuita, ha una durata di circa 15 minuti e viene effettuata entro un massimo di 72 ore. Consulenze di durata superiore sono a pagamento, calcolate in base alla tariffa oraria di categoria.
  2. Consulenza fisica: è sempre a pagamento, incluso il primo consulto, il cui costo parte da 500€ + IVA, da saldare anticipatamente. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamento presso sedi fisiche specifiche in Italia dedicate alla consulenza iniziale o successiva (quali azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali in partnership, uffici temporanei). Anche in questo caso, sono previste comunicazioni successive tramite e-mail o posta elettronica certificata.

La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
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