Se sei un cittadino colombiano che ha vissuto, lavorato o svolto attività in Italia e oggi hai debiti fiscali, contributivi o cartelle esattoriali, è normale chiedersi se questi debiti possano essere riscossi in Colombia, se rischi pignoramenti e cosa puoi fare per proteggerti senza tornare in Italia.
La buona notizia è fondamentale: i debiti italiani non possono essere riscossi in Colombia, perché non esiste alcun accordo bilaterale Italia–Colombia che consenta allo Stato italiano di recuperare imposte, multe o cartelle esattoriali sul territorio colombiano.
Tuttavia, i debiti restano attivi in Italia e possono causare problemi se un giorno torni nel Paese o se possiedi beni italiani. Con il supporto di un avvocato tributarista esperto in casi internazionali, puoi contestare gli atti, bloccare la riscossione e chiudere definitivamente la tua posizione fiscale.
Cosa sono le cartelle esattoriali italiane
Le cartelle esattoriali sono notifiche dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AER) che richiedono il pagamento di:
- imposte non versate (IRPEF, IVA, IRES, IRAP)
- contributi INPS arretrati
- tasse comunali (IMU, TARI, bollo auto)
- multe stradali o sanzioni amministrative
- interessi di mora e spese di riscossione
Dopo 60 giorni dalla notifica, la cartella diventa esecutiva, permettendo pignoramenti, fermi e ipoteche solo in Italia.
Cosa succede se vivi in Colombia
Se ora risiedi in Colombia, la tua situazione è protetta:
- l’Agenzia delle Entrate italiana non può avviare alcuna azione esecutiva in Colombia
- le autorità colombiane non sono obbligate a collaborare alla riscossione
- nessun immobile, conto bancario o stipendio colombiano può essere toccato
Ma è importante sapere che:
- il debito non sparisce automaticamente
- resta attivo nei registri italiani
- può crescere ogni anno con sanzioni e interessi
- se torni in Italia, rischi pignoramenti immediati
- beni, conti o eredità in Italia possono essere bloccati o sequestrati
Per questo è importante affrontare la situazione, anche a distanza.
Quando i debiti italiani possono essere annullati o ridotti
Molte cartelle esattoriali possono essere cancellate o ridotte quando:
- la notifica è stata inviata a un indirizzo errato o dopo il trasferimento in Colombia
- il debito è prescritto (5 anni per multe e tributi locali, 10 anni per imposte statali)
- non ci sono atti interruttivi della prescrizione
- l’accertamento alla base del debito non è definitivo o contiene errori
- la cartella presenta calcoli sbagliati, duplicazioni o sanzioni illegittime
- il credito è stato ceduto senza documentazione valida
- sono stati violati i termini di legge
Con una verifica legale, spesso si scopre che una parte dei debiti non è più dovuta.
Cosa fare subito se hai debiti italiani
- Richiedi l’estratto di ruolo tramite SPID o tramite un avvocato: mostra tutti i debiti ancora attivi.
- Controlla la notifica: molte cartelle sono nulle perché notificate male.
- Verifica la prescrizione: numerosi debiti sono già estinti da anni.
- Non pagare né rispondere senza assistenza legale: potresti peggiorare la tua posizione.
- Rivolgiti a un avvocato tributarista per contestare gli atti e bloccare ogni procedura.
Le soluzioni legali più efficaci
Un avvocato può intervenire con:
- ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria, per annullare cartelle e accertamenti
- sospensione della riscossione, se hai beni in Italia
- istanza di autotutela, per cancellare cartelle irregolari senza fare ricorso
- saldo e stralcio, quando previsto dalle norme italiane
- rateizzazione, per regolarizzare debiti ancora validi
- contestazione della prescrizione
Tutto questo può essere gestito a distanza, senza che tu debba rientrare in Italia.
Cosa può fare un avvocato per te
Un avvocato esperto può:
- verificare la validità di ogni debito
- recuperare tutta la documentazione presso Agenzia delle Entrate e INPS
- contestare notifiche errate o prescrizioni non rispettate
- bloccare pignoramenti su beni italiani
- ottenere riduzioni, annullamenti o sospensioni
- chiudere definitivamente la tua posizione fiscale
Cosa succede se non fai nulla
Ignorare la situazione può portare a:
- aumento continuo del debito
- blocco di eventuali beni o conti italiani
- pignoramenti se torni anche temporaneamente in Italia
- perdita di eventuali eredità nel Paese
- impossibilità di usufruire di future sanatorie o rottamazioni
- maggiore difficoltà a contestare gli atti con il tempo
Agire subito significa proteggere il tuo futuro economico, in Italia e in Colombia.
Quando rivolgersi a un avvocato
Dovresti chiedere assistenza legale se:
- sei un cittadino colombiano con cartelle o debiti in Italia
- hai ricevuto comunicazioni dall’Agenzia delle Entrate anche vivendo all’estero
- vuoi sapere se i debiti sono prescritti o annullabili
- possiedi beni italiani da proteggere
- desideri chiudere definitivamente la tua posizione fiscale
Un avvocato può gestire tutto senza che tu debba tornare in Italia.
⚠️ Attenzione: molti cittadini stranieri pagano debiti non dovuti, solo perché non conoscono le regole italiane su notifiche e prescrizioni. Prima di pagare, fai verificare ogni cartella da un professionista.
Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in diritto tributario internazionale e difesa dei cittadini stranieri con debiti in Italia ti spiega come difenderti e come chiudere la tua posizione fiscale anche vivendo in Colombia.
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Introduzione
L’Italia e la Colombia hanno stipulato un accordo per evitare la doppia imposizione in materia di redditi (entrato in vigore il 7 ottobre 2021) , ma non esiste alcuna convenzione italo‑colombiana sulla sicurezza sociale . Ciò significa che un cittadino colombiano che risiede o lavora in Italia è soggetto alle stesse regole fiscali e previdenziali di un italiano: deve pagare imposte sui redditi di fonte italiana e contributi INPS per l’attività svolta in Italia, senza benefici particolari. In assenza di accordi, l’Italia può recuperare i crediti di imposta e contributo sul territorio nazionale, ma non dispone di procedure automatiche per pignorare beni in Colombia. Tuttavia, le obbligazioni già sorto in Italia non si estinguono trasferendo la residenza all’estero: il debitore rimane tenuto al pagamento dei tributi e contributi dovuti, salvo prescrizione o opposizioni valide.
Quadro normativo e residenza fiscale
Residenza fiscale. La residenza ai fini tributari è definita dall’art. 2 del TUIR (D.P.R. 917/1986): un soggetto è fiscalmente residente in Italia se (anche alternativamente) vi dimora abitualmente o ha il centro dei propri interessi economici. Il cittadino colombiano che vive in Italia diviene di norma residente fiscale e dichiara i redditi prodotti in tutto il mondo. Se invece è iscritto all’AIRE (Anagrafe italiani residenti all’estero), in teoria esce dalla residenza fiscale italiana; tuttavia l’Italia potrà recuperare i debiti localizzati nel proprio territorio anche a cittadini non residenti, comunicando le cartelle all’estero o agendo su beni in Italia . In particolare, le autorità fiscali italiane possono notificare atti esattoriali anche all’estero grazie agli accordi internazionali e all’assistenza reciproca fiscale (modello OCSE e Convenzione antielusione) . Se il contribuente non comunica il cambio di residenza, gli atti depositati in Italia possono comunque essere efficaci se il debitore è rintracciabile al rientro .
Doppia imposizione e convenzioni internazionali. La Convenzione italo‑colombiana contro le doppie imposizioni (in vigore dal 2021) disciplina la tassazione dei redditi comuni ai due paesi, ma non abroga l’obbligo di pagare imposte già dovute nel paese sorgente. In assenza di trattati specifici di esecuzione, l’Italia non può imporre tasse colombiane né viceversa, ma può pretendere il pagamento dei tributi italiani dovuti. Per quanto riguarda i contributi previdenziali, poiché l’Italia non ha una convenzione di sicurezza sociale con la Colombia , i contributi versati in Italia non si totalizzano con quelli versati in Colombia, e non esiste un meccanismo diretto di trasferimento. Ciò implica che eventuali debiti INPS restano interamente regolati dalle norme italiane e non possono essere “spostati” nel sistema previdenziale colombiano.
Diritti di cittadinanza. Se il cittadino colombiano ha anche cittadinanza italiana, gli obblighi fiscali seguono la residenza: iscritto all’AIRE mantiene la cittadinanza ma non la residenza fiscale italiana. Se risiede in Italia, potrà godere di eventuali benefit fiscali per residenti (come detrazioni) ma sarà tassato sui redditi globali. Se residente all’estero, l’Italia agisce solo sui redditi da fonte italiana. In ogni caso, il debito già “munito di ruolo” non si annulla cambiando domicilio, e la riscossione coattiva può colpire i beni rimasti in Italia.
Debiti fiscali in Italia: cartelle esattoriali e riscossione
Organismi coinvolti. I debiti erariali e locali (ad esempio IRPEF, IRES, IVA, IMU, TARI, sanzioni) vengono accertati dall’Agenzia delle Entrate e riscossi tramite l’Agenzia delle Entrate‑Riscossione (ex-Equitalia) mediante l’iscrizione a ruolo e la notifica delle cartelle di pagamento. I tributi delle amministrazioni locali (comuni, regioni) seguono analoghe procedure di riscossione coattiva con le cartelle. Per i tributi (imposte) vanno seguiti i termini di impugnazione del giudizio tributario (Commissioni Tributarie), mentre le cartelle possono essere contestate anche davanti al giudice ordinario di esecuzione.
Cartella esattoriale. La cartella di pagamento (o cartella esattoriale) è l’atto con cui l’agente riscossore chiede il pagamento immediato delle somme iscritte a ruolo. Contiene le somme dovute per tributi, interessi e sanzioni, nonché l’invito a pagare entro 60 giorni o a proporre ricorso entro i termini. La sua notifica apre la fase esecutiva: se il debitore non paga né si oppone, l’agente può procedere a pignoramenti. Anche un contribuente residente all’estero può ricevere cartelle notificate tramite il consolato o a mezzo posta internazionale. In ogni caso il termine per reagire inizia a decorrere dal momento della notifica all’indirizzo del debitore .
Prescrizione dei debiti tributari. I termini di prescrizione variano in base alla tipologia di imposta: in linea generale le imposte sui redditi (IRPEF, IRES, IRAP, IVA) vanno in prescrizione dopo 10 anni dalla notifica dell’accertamento o cartella (salvo casi particolari) . Per i tributi locali (es. IMU, TARI) e per i contributi previdenziali INPS in genere il termine è di 5 anni . Ad esempio, la Corte di Cassazione ha confermato che le cartelle relative a tributi locali, multe o contributi usufruiscono del termine quinquennale di prescrizione (art. 2948 c.c.), mentre quelle di tributi erariali definitivi decorrono per 10 anni . Un caso tipico riguarda il tardivo invio dei ruoli: se il ruolo è consegnato all’esattore oltre i termini di legge, la cartella può prescrivere in 5 anni anziché 10 . In pratica, la prescrizione della cartella dipende dal tributo sottostante: local tax e contributi 5 anni, imposte sui redditi 10 anni . Va però sottolineato che cartelle non impugnate nei termini ordinarî (60 giorni) cadono comunque in prescrizione trascorsi 5 o 10 anni dalla notifica, indipendentemente da eventuali atti successivi di intimazione .
Opposizione e ricorsi. Al debitore italiano o straniero è riconosciuto il diritto di contestare le cartelle emesse nei suoi confronti. Se la cartella riguarda imposte o accertamenti non contestati in tempo nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, l’impugnazione principale deve seguire il rito tributario. In concreto: – Cartelle tributarie (imposte, accertamenti): il contribuente può presentare ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale entro 60 giorni dalla notifica, impugnando il titolo di accertamento sottostante. Se il tempo è scaduto, non è più possibile ricorrere in Commissione, ma resta l’azione ordinaria. – Cartelle previdenziali (contributi INPS): vengono solitamente impugnate con “opposizione all’esecuzione” davanti al giudice ordinario (generalmente il Tribunale del Lavoro) entro 40 giorni dalla notifica . La Corte di Cassazione ha esplicitamente riconosciuto la legittimità dell’opposizione giudiziale alla cartella INPS, anche quando originata da crediti contributivi (Cass. n. 6428/2018) . – Cartelle di multe o sanzioni: vanno proposte in opposizione davanti al Giudice di Pace o al Tribunale (a seconda del valore), di norma entro 30 giorni . – Cartelle patrimoniali (es. pignoramenti): in generale si utilizza l’opposizione all’esecuzione ex art. 615 c.p.c. davanti al giudice ordinario competente, entro 40 giorni dalla notifica del pignoramento o dell’estratto di ruolo .
È fondamentale scegliere il giusto percorso procedurale: ad esempio, contestare un’accertamento IRPEF in Commissione tributaria nei termini è diverso dal proporre opposizione all’esecuzione di una cartella presso il Tribunale. In ogni caso, la prescrizione va tempestivamente eccepita: la Cassazione ha precisato che la prescrizione delle somme iscritte a ruolo va fatta valere all’atto dell’impugnazione (ad es. nel ricorso tributario o nell’opposizione) altrimenti può decadere .
Tabella: prescrizioni e termini di impugnazione
| Tipo di credito | Termine ordinario di prescrizione | Termine di impugnazione / ricorso | Giudice competente |
|---|---|---|---|
| IRPEF, IRES, IRAP, IVA | 10 anni (cartelle definitive) | 60 giorni dalla notifica (ricorso tributario) | Commissione Tributaria |
| Tributi locali (IMU, TARI), contributi INPS | 5 anni (cartelle esattoriali) | 40 giorni dalla notifica (opposizione esecuzione) | Tribunale Ordinario (Lavoro) |
| Multe e sanzioni amministrative | 5 anni (salvo casi speciali) | 30 giorni (Giudice di Pace) o 60 (Giudice Trib.) | Giudice di Pace o Trib. |
| Bollo auto (su cartella) | 3 anni (cartella) | 30 giorni (Giudice di Pace) | Giudice di Pace |
Fonte: Cass. n.20213/2015 e orientamenti consolidati. I termini di impugnazione sono quelli previsti dalla normativa tributaria e civile (d.lgs. 546/1992, art. 19; c.p.c. art. 615).
Esecuzione forzata: pignoramenti e tutela del patrimonio
Se il debitore non paga né contesta con successo le cartelle, l’agente della riscossione può procedere alla espropriazione forzata dei suoi beni in Italia. Le principali forme sono:
- Pignoramento presso terzi (art. 72-bis DPR 602/1973). L’agente può pignorare direttamente crediti verso terzi (in primis stipendi e pensioni) senza avviso al debitore, ordinando al terzo di pagare l’importo al concessionario. Esistono limiti e percentuali, come specificato nella normativa (art. 72-ter). Ad esempio, ai sensi della legge attuale, il pignoramento di somme dovute a titolo di stipendio o pensione si effettua nei seguenti limiti: un decimo delle somme mensili fino a 500 €; un settimo delle somme da 501 a 5.000 €; un quinto per le eccedenze oltre 5.000 € . Inoltre, la legge dispone che l’ultimo stipendio o l’ultima rata di pensione non possono essere toccati: l’importo minimo vitale rimane sempre indisponibile per il debitore . Queste disposizioni tutelano il reddito da lavoro/pensione residuo perché considerato necessario alla sussistenza.
- Pignoramento di conti correnti e beni mobili. L’agente può anche ordinare il pignoramento di depositi bancari, conti correnti o altri crediti del debitore presso terzi, nei limiti del debito iscritto. Se il conto è cointestato, spesso si applicano regole particolari (ad es. il pignoramento delle somme individuate come patrimonio comune può essere sospeso). Su beni mobili (auto, gioielli, attrezzature di lavoro ecc.) si può procedere con pignoramento e vendita all’asta, salvo i beni dichiarati impignorabili.
- Pignoramento immobiliare (art. 72 DPR 602/1973). L’ipoteca è iscritta di norma con la cartella e consente il pignoramento degli immobili di proprietà del debitore. Tuttavia, esistono limiti: ad esempio la cosiddetta “prima casa” comprata prima del 2006 con mutuo agevolato non è esecutabile ai fini espropriativi (art. 72, commi 3-4). In linea generale, non sono pignorabili i beni indispensabili alla vita del debitore e della sua famiglia (vestiario, alimenti, letti, lavatrici ecc.) né gli attrezzi di lavoro o professionali necessari all’attività (cfr. art. 514 c.p.c.). Anche se tali norme non sono specifiche del D.P.R. 602/1973, il principio di impignorabilità dei beni minimi di sussistenza è riconosciuto dal codice civile e dal codice di procedura, e si applica anche alle esecuzioni tributarie.
Tutela del patrimonio. Chi teme il pignoramento dei propri beni può adottare misure di protezione patrimoniale, ma sempre entro i limiti della legge. Ad esempio, la costituzione di trust (legge 2006) o polizze assicurative vita è legale solo se non si configura quale atto simulato o fraudolento. Infatti, il trasferimento di beni compiuto in fraudolenta pregiudizievolezza verso i creditori è revocabile: il Codice civile (art. 2901 c.c.) e la legge fallimentare (art. 67 n. 6 l.f.) prevedono la revoca di atti a titolo gratuito eseguiti nell’ultimo anno prima dell’insolvenza. In pratica, svuotare il patrimonio per sottrarlo ai creditori può esporre a conseguenze penali e civili. È consigliabile invece far valere in via preventiva gli strumenti legittimi di protezione: – mantenere una parte di patrimonio immobiliare o mobiliare intestata, per esempio, al coniuge non obbligato in solido (nel rispetto delle regole sulla famiglia e sulla finanza aziendale); – stipulare polizze vita con beneficiario terzo, oppure piani pensionistici integrativi; – usufruire di eventuali nozioni di insolvibilità (ad es. crisi d’impresa) per ristrutturare i debiti.
Tuttavia, qualsiasi atto che abbia l’effetto di sottrarre indebitamente ricchezza ai creditori può essere fatto valere revocato in giudizio. Si raccomanda sempre cautela: la migliore tutela rimane procedere con la gestione ordinaria del debito (rateizzazioni, opposizioni) piuttosto che tentare “fughe all’estero” improprie.
Prescrizione e decadenza: tempi essenziali
- Prescrizione dei contributi INPS. Come ricordato, i contributi previdenziali vanno in prescrizione ordinariamente in 5 anni (art. 3, comma 9, L. 335/1995) . La Cassazione (ord. 30/5/2025 n. 14548) ha ribadito che il decorso della prescrizione inizia dal momento in cui la retribuzione matura, anche se non è materialmente corrisposta o accertata giudizialmente . Pertanto, anche se il lavoratore impugna in giudizio una sentenza sul salario, ciò non interrompe la prescrizione contributiva, che è ragionevolmente quinquennale . Attenzione però alle novità: la legge di bilancio 2024 (L. 203/2024) ha introdotto il diritto imprescrittibile per il lavoratore di ottenere a proprie spese la “rendita vitalizia” per i contributi non versati e ormai prescritti (art. 13, comma 7, L. 1338/1962) . In pratica, dopo 10 anni di prescrizione contributiva, il lavoratore può chiedere direttamente all’INPS di ottenere la pensione a carico proprio, facendo valere indirettamente il diritto ai contributi non versati senza limiti di tempo .
- Prescrizione delle cartelle. Le cartelle di pagamento si estinguono una volta che il credito è prescritto. Come già visto, per i tributi erariali serve in genere il termine decennale (art. 2946 c.c.), mentre per gli altri tributi e contributi si applica il quinquennale (art. 2948 c.c.). La Cassazione ha più volte ribadito che la cartella, pur essendo un atto esecutivo, segue la stessa regola: senza titolo definitivo l’esecuzione pende su “atto non definitivo” e si prescrive in 5 anni . Per il cittadino, è cruciale eccepire la prescrizione al momento della prima impugnazione utile: ad es. nel ricorso alla Commissione Tributaria o nell’opposizione all’esecuzione. In particolare, la Corte ha stabilito che, anche se non si impugna un primo avviso di intimazione, si può far valere l’eventuale prescrizione maturata tra le cartelle e l’avviso in questione al momento dell’impugnazione di un secondo avviso . Ciò conferma che le intimazioni di pagamento (primo, secondo, terzo avviso) interrompono la prescrizione (come un sollecito di pagamento) ma non pongono un obbligo di impugnazione formale; se la prescrizione è già maturata, il contribuente può farla valere appena contesta qualsiasi atto successivo.
- Decadenza da benefici e rateazioni. Il codice e i regolamenti prevedono termini di decadenza specifici per determinati vantaggi fiscali (es. riscossione agevolata, ravvedimento). Ad esempio, la mancata impugnazione tempestiva di una cartella fa decadere dalla possibilità di contestarla (art. 25 DPR 602/1973). Altre decadenze possono derivare da piani di rientro: pagamenti tardivi di rate possono far perdere benefici di dilazione. È quindi importante rispettare i termini per non perdere diritti processuali.
Possibilità di dilazione e composizione del debito
An imprenditore o privato con debiti in Italia può chiedere soluzioni alternative all’esecuzione coattiva:
- Rateizzazione ordinaria: l’Agenzia delle Entrate‑Riscossione consente di rateizzare fino a 72 mesi (se importo ≤ 60.000 €) se si dimostra grave difficoltà, o fino a 120 mesi per importi maggiori o in caso di grave crisi aziendale. Recenti norme emergenziali hanno ulteriormente allungato i piani di rientro: ad esempio, per domande presentate nel 2025‑2026 si prevede la possibilità di dilazionare in 84 rate mensili (fino a 120 rate da 2027 in poi) .
- Rateizzazione straordinaria (Dl n. 193/2016 c.d. “rottamazione”): in passato sono state lanciate misure di definizione agevolata, ma i termini di adesione sono scaduti. Comunque, l’Agenzia spesso annuncia piani di rientro straordinari periodicamente.
- Strumenti concorsuali: se il debitore è un imprenditore e versa in crisi economica, può valutare accesso a procedure di ristrutturazione (concordato preventivo, composizione negoziata) che sospendono le azioni esecutive. Queste soluzioni richiedono però requisiti di legge e un progetto di recupero.
- Ricorso alla rateizzazione INPS: per i debiti contributivi INPS, l’INPS stesso può accettare la rateizzazione della cartella fino a 120 rate (come da art. 19, DPR 602/73 modificato). Dal 2025 sono previste dilazioni fino a 120 rate mensili su semplice richiesta, se si documenta una momentanea difficoltà . Anche il datore di lavoro può chiedere all’INPS la dilazione del pagamento per rate mensili come sopra.
Prima di intraprendere una residenza all’estero o azioni di protezione patrimoniale, è consigliabile verificare la propria posizione fiscale in Italia: conoscere l’ammontare dei debiti iscritti a ruolo, la presenza di cartelle o pignoramenti già avviati, e valutare l’opportunità di definire bonariamente la posizione (ad esempio accordi con i creditori) piuttosto che affrontare conseguenze legali.
Simulazioni pratiche
- Scenario 1 – Debito non contestato, debitore ancora in Italia. Maria, cittadina colombiana, vive a Milano e ha lavorato come dipendente. Non ha dichiarato un reddito del 2020 e riceve una cartella IRPEF da parte dell’Agenzia delle Entrate. Entro 60 giorni potrà proporre ricorso in Commissione Tributaria contestando la cartella (ad esempio, perché l’atto è illegittimo). Se invece i 60 giorni sono trascorsi senza fare nulla, la cartella diventa esecutiva. A quel punto, Maria può chiedere rateizzazione del debito o, se impossibilitata a pagare, proporre opposizione all’esecuzione in Tribunale (farsi assistere da un avvocato). Dovrà altrimenti prepararsi a eventuali pignoramenti di stipendio (fino alle quote ammesse dalla legge ) o di beni mobili.
- Scenario 2 – Debito non noto e trasferimento all’estero. Juan, lavoratore autonomo colombiano che ha esercitato attività in Italia, ignora di avere IVA e contributi non versati. Decide di trasferirsi definitivamente in Colombia nel 2024. Se in Italia gli è stata notificata una cartella e Juan non la paga, l’Agenzia delle Entrate‑Riscossione può inviargli un avviso anche all’estero (via consolato o posta raccomandata internazionale). Se Juan non comunica all’Agenzia il cambio di residenza, il ruolo resterebbe “irrogabile” e gli eventuali pignoramenti potrebbero essere attesi al suo rientro in Italia . Se invece Juan dichiara la nuova residenza, l’Italia potrà tentare il recupero dei crediti chiedendo riconoscimento del titolo giudiziale (o atto esecutivo) in Colombia. Tuttavia, senza trattati, Juan difficilmente vedrà pignorati i suoi beni in Colombia: i creditori italiani dovranno rivolgersi ai tribunali colombiani per far valere il titolo italiano (procedura lunga e incerta). In ogni caso, Juan rimane formalmente obbligato al pagamento del debito italiano finché non ricorre un fattore estintivo (come la prescrizione, scaduta entro 5‑10 anni dalla notifica ) o un accordo con il fisco.
- Scenario 3 – Debiti contributivi INPS. Carlo, cittadino colombiano proprietario di una ditta in Italia dal 2015 al 2018, deve contributi INPS per €50.000 del 2016 non versati. L’INPS iscrive a ruolo il debito e notifica cartella nel 2020. Carlo ha 40 giorni per fare opposizione all’esecuzione avanti al giudice del lavoro (Tribunale), eccependo vizi formali o chiedendo rateazione al datore di lavoro in caso di cassazione del debito. Intanto, il debito si prescrive in 5 anni (termine che scadeva nel 2025) . Se Carlo fosse in difficoltà finanziaria, dal 2024 potrebbe anche valutare il nuovo istituto della rendita vitalizia: dopo 10 anni (non più 5) dalla prescrizione, Carlo (o i suoi eredi) potrebbe chiedere di percepire la pensione da quell’anno in poi, pagando però di tasca propria le somme non versate . Questo meccanismo garantisce al lavoratore la possibilità di “convertire” in pensione i contributi omessi, ma è un diritto esercitabile solo dopo il decorso dei 10 anni prescrizionali.
Domande e risposte frequenti
- D: Che succede se resto in Italia con debiti e poi mi trasferisco in Colombia?
R: Il fatto di trasferirsi all’estero non cancella il debito in Italia. Se non hai saldato le cartelle, l’Italia potrebbe notificare atti all’estero e conservare l’iscrizione ipotecaria sui tuoi beni italiani. In mancanza di beni in Italia, i creditori possono tentare il recupero in Colombia, ma senza trattati specifici il titolo italiano va fatto riconoscere da un tribunale colombiano. Nel frattempo, vale la prescrizione italiana: se i termini di 5 o 10 anni sono trascorsi, il debito si estingue (in assenza di interruzioni) . - D: Posso impugnare una cartella esattoriale ricevuta dall’Italia, pur essendo cittadino colombiano?
R: Sì, assolutamente. L’appartenenza a cittadinanza colombiana non limita i tuoi diritti processuali in Italia. Puoi contestare la cartella come un qualsiasi altro contribuente: presentare ricorso in Commissione Tributaria se riguarda imposte dirette (entro 60 giorni), oppure proporre opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.) entro 40 giorni davanti al Tribunale (ordinario o del lavoro se contributiva) . L’importante è rispettare i termini e gli organi giusti. - D: Posso far riconoscere automaticamente in Colombia un debito italiano?
R: No, non esiste un riconoscimento automatico. L’Italia e la Colombia non sono nello stesso spazio giuridico (non esiste Convenzione sulla reciproca esecuzione forzata dei crediti), quindi se i tuoi creditori in Italia vogliono pignorare beni in Colombia, devono ottenere un titolo esecutivo colombiano. Normalmente dovrebbero far convalidare in Colombia la sentenza o il provvedimento italiano, seguendo le regole del diritto internazionale privato colombiano. In pratica, un provvedimento italiano non vale di per sé in Colombia. - D: Quali beni posso perdere in caso di pignoramento?
R: In Italia valgono le norme generali delle esecuzioni civili (artt. 514-519 c.p.c.) e gli artt. 72 e 72-bis del DPR 602/1973. In sintesi, possono essere pignorati: quote di stipendi, pensioni e conti correnti (entro i limiti di legge); immobili di proprietà (sul primo immobile comprato con mutuo agevolato c’è un’esenzione parziale); beni mobili come auto, gioielli, attrezzature di lavoro (salvo gli oggetti indispensabili). Non si toccano la vettura familiare necessaria per lavoro, i mobili essenziali (letto, frigorifero, etc.) e – come già detto – l’ultimo stipendio o l’ultima rata di pensione mensile , che devono restare liberi per il sostentamento. Ad esempio, se ricevi uno stipendio di 1.000 €, l’esattore può pignorarti al massimo 1/7 di esso (circa 142 €) . Il coniuge convivente in genere mantiene l’usufrutto degli arredi domestici di uso comune, che non sono aggredibili. In ogni caso, compiere atti fraudolenti per sottrarre beni ai creditori (ad es. vendite fittizie) è rischioso: tali atti possono essere impugnati come simulazione o eversione della garanzia e invalidati. - D: Quando prescrive la cartella esattoriale che ho ricevuto?
R: Dipende dal tipo di tributo. In generale: se la cartella reca debiti per IMU, TARI, sanzioni o contributi INPS, il termine di prescrizione è di 5 anni dalla notifica . Se invece riguarda imposte sui redditi (IRPEF, IRES, IVA, ecc.) in seguito a un accertamento definitivo, il termine è 10 anni . In pratica, la cartella non “scade” in un tempo fisso: il contribuente deve controllare la causale per sapere quale termine si applica. Una volta decorso tale termine (senza che il credito sia stato riscattato con atti validi), il debito si estingue e puoi fare opposizione anche tardivamente. La Cassazione, con l’ordinanza n. 20213/2015, ha chiarito che le cartelle derivanti da atti non ancora definitivi si prescrivono in 5 anni anziché 10 . - D: Cosa devo fare se ho già ricevuto un avviso di intimazione di pagamento?
R: L’avviso di intimazione è un preavviso che “sollecita” il pagamento di somme iscritte a ruolo, ed è atto meramente strumentale alla riscossione (non rientra tra quelli impugnabili in Commissione tributaria). Tuttavia, interrompe la prescrizione del debito. La Cassazione (ord. 16743/2024) ha stabilito che non sei obbligato a impugnare il primo avviso di intimazione: puoi far valere l’eventuale prescrizione maturata dalle cartelle all’atto dell’impugnazione di un secondo (o terzo) avviso . Detto altrimenti: se non hai fatto opposizione al primo preavviso, non hai perso il diritto di eccepire la prescrizione; potrai sollevarla avanti al giudice nel giudizio sull’avviso successivo. Questo perché gli avvisi di intimazione, pur interrompendo il decorso della prescrizione, non vincolano il contribuente a impugnarli se non vuole. - D: Posso chiedere una rateazione o una dilazione del debito?
R: Sì. In prima battuta, è consigliabile contattare l’Agenzia delle Entrate‑Riscossione (o l’INPS) per ottenere un piano di dilazione. Fino a cifre moderate esiste la possibilità di concordare una rateizzazione su istanza del debitore: da pochi anni sono state allungate sensibilmente le rate consentite. Ad esempio, con domanda presentata nel 2025 o 2026 è possibile ottenere fino a 84 rate mensili (7 anni) per pagare il debito ; dal 2027 in poi il limite sale a 96 rate e poi a 108. In pratica, nelle condizioni di comprovata difficoltà è possibile dilazionare molti debiti tributari anche in oltre 10 anni senza interessi aggiuntivi (restano dovuti solamente gli interessi di mora legali, che però possono essere spesso scontati). Per i contributi INPS iscritti a ruolo, l’INPS concede analoghe rateazioni fino a 120 rate mensili (cfr. art. 19, DPR 602/1973). In alternativa, se l’ammontare del debito è contenuto, vale la pena valutare anche strumenti di ristrutturazione del debito con l’assistenza di un professionista (sovraindebitamento, composizione negoziata, ecc.). - D: Esempio pratico – Debitore in difficoltà economica. Immaginiamo che José, colombiano titolare di un’officina in Italia, abbia accumulato debiti fiscali e previdenziali per €150.000. Ha ricevuto numerose cartelle in questi anni. José può: (1) verificare la prescrizione di ciascuna cartella (alcune potrebbero essere ormai estinte dopo 5 o 10 anni); (2) fare opposizione alle cartelle ancora attuali entro i termini (o eccepire vizi e nullità formali dell’atto); (3) richiedere immediatamente la rateazione presso l’Agenzia delle Entrate, cercando di dilazionare quanto possibile ; (4) valutare la presentazione di una procedura di ristrutturazione (es. piano del consumatore o accordo con i creditori) per bloccare i pignoramenti, se è in grave crisi; (5) evitare di commettere ulteriori violazioni (ulteriori ritardi o false dichiarazioni) che possano aggravare la situazione. In ogni caso, l’intervento tempestivo di un consulente legale/tributario è fondamentale per orientarsi fra le molte opzioni e scadenze.
Conclusioni
Il cittadino colombiano con debiti in Italia si trova di fronte a un regime molto articolato ma applicabile a tutti i contribuenti allo stesso modo. È importante agire con cognizione dei fatti: verificare se le somme richieste sono fondate, impugnare tempestivamente atti viziati, e conversare con l’ente riscossore per eventuali dilazioni. Se risiede in Italia, i creditori possono agire normalmente (pignoramenti di stipendi, conti, immobili). Se risiede all’estero, la cooperazione è più difficile e spesso il debitore rischia soprattutto le misure prese prima della partenza (es. ipoteche e sequestri di beni già nella procedura). Ad ogni modo, le leggi italiane offrono percorsi di difesa (opposizioni giudiziali, rateizzazioni, impugnazioni tributarie) che vanno attentamente valutati. È inoltre opportuno considerare l’evoluzione normativa: per esempio, la recente introduzione del diritto imprescrittibile alla rendita vitalizia apre nuove prospettive per i lavoratori che non hanno ricevuto i contributi versati dai datori di lavoro. Tutte queste questioni, naturalmente, richiedono un approccio personalizzato; questa guida fornisce gli strumenti giuridici generali, ma in caso di situazioni complesse è consigliabile rivolgersi a un esperto (avvocato tributarista o consulente del lavoro) per un’assistenza dedicata.
Fonti e riferimenti
- Normativa primaria italiana: D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602 (norme sulla riscossione delle imposte sul reddito); D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633 (IVA); D.P.R. 917/1986 (TUIR, art. 2 su residenza fiscale); Codice Civile (artt. 2740 ss., 2946‑2948, 2901, 2923); Codice di Procedura Civile (artt. 514‑519, 615); D.lgs. 18 dicembre 1997, n. 462 e D.lgs. 19 giugno 1997, n. 218 (riforme della riscossione); Legge 335/1995 (art. 3, comma 9 – termine prescrizione contributi); Legge 13 dicembre 1962, n. 1338 (art. 13 su rendita vitalizia), come modificata dalla L. 203/2024; disposizioni sul fallimento e sovraindebitamento.
- Normativa sovranazionale: Convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e Colombia (firmata 2018, in vigore dal 7 ottobre 2021); Regolamento UE n. 655/2014 (mutua assistenza sulle esecuzioni civili in UE, non applicabile alla Colombia).
- Giurisprudenza rilevante: Cass. Sez. Lav. n. 6428/2018 (opposizione cartella INPS) ; Cass. ord. 20213/2015 (prescrizione cartelle non definitive) ; Cass. Sez. Lav. ord. 14548/2025 (prescrizione contributi) ; Cass. ord. 16743/2024 (prescrizione tra avvisi di intimazione) ; Cass. ord. 2616/2015, n. 26129/2017, n. 1230/2020 (provvedimenti su prescrizione nei solleciti).
- Fonti istituzionali e dottrina giuridica: Circolare INPS n.48/2025 (interpretazione del diritto alla rendita vitalizia) ; siti web di Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Entrate‑Riscossione, INPS (informazioni su dilazione contributi, tabelle di pignorabilità, termini), Ambasciata d’Italia a Bogotá (guida previdenziale) ; pubblicazioni e approfondimenti degli ordini professionali e riviste giuridiche (es. rapporti sulla cooperazione fiscale internazionale e su pignoramenti ).
Cittadino Colombiano con Debiti in Italia e Cartelle Esattoriali: Cosa Fare e Come Difendersi
Hai vissuto o lavorato in Italia come cittadino colombiano e ora hai ricevuto cartelle esattoriali, avvisi di pagamento o solleciti dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione?
Sei tornato in Colombia e temi che i debiti italiani possano crearti problemi anche lì?
👉 Non preoccuparti: puoi difenderti e sistemare la tua posizione fiscale, anche vivendo dall’altra parte del mondo.
In questa guida scoprirai cosa può fare (e cosa non può fare) il Fisco italiano, quali rischi reali esistono e come bloccare, ridurre o annullare le cartelle esattoriali, anche a distanza dalla Colombia.
💥 Cosa Succede ai Debiti in Italia
Se hai avuto residenza, lavoro o un’attività in Italia, puoi avere debiti verso:
- Agenzia delle Entrate-Riscossione (tasse, imposte, cartelle);
- INPS/INAIL (contributi non pagati);
- Comuni (multe, IMU, TARI);
- banche o finanziarie (prestiti, carte, mutui);
- creditori privati tramite decreti ingiuntivi.
📌 Se non impugni o non paghi, il debito diventa esecutivo, e in Italia possono partire pignoramenti e blocchi.
⚖️ L’Agenzia delle Entrate Può Riscuotere in Colombia?
La risposta è NO.
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione non può intervenire in Colombia, perché:
- la Colombia non fa parte dell’Unione Europea;
- non esiste nessun accordo Italia–Colombia per la riscossione forzata;
- gli atti fiscali italiani non hanno alcun valore legale in Colombia.
📌 Se vivi e hai beni solo in Colombia, non possono essere pignorati dal Fisco italiano.
⚠️ Cosa Può Fare Allora il Fisco Italiano?
Anche se non può agire in Colombia, il Fisco può comunque agire in Italia, ad esempio:
- 🏦 pignorando conti correnti italiani;
- 🏠 mettendo ipoteca su immobili in Italia;
- 🚗 bloccando veicoli con fermo amministrativo;
- 💰 aumentando il debito con interessi e sanzioni;
- ⚖️ attivando esecuzioni se rientri in Italia.
📌 I debiti non spariscono da soli: vanno contestati o risolti legalmente.
💠 Cosa Fare Subito per Difendersi
1️⃣ Ottenere l’Estratto di Ruolo
Il documento che mostra:
- cartelle attive;
- importi aggiornati;
- eventuali pignoramenti;
- notifiche spedite.
📌 L’avvocato può recuperarlo per te anche mentre vivi in Colombia.
2️⃣ Controllare la Notifica
Molte cartelle sono irregolari, perché:
- inviate a vecchi indirizzi;
- mai consegnate davvero;
- notificate fuori dai termini;
- mancanti degli allegati obbligatori.
📌 Una notifica errata rende la cartella annullabile.
3️⃣ Verificare la Prescrizione
Ogni debito ha una scadenza:
- 5 anni per multe, contributi, cartelle;
- 10 anni per imposte come IRPEF, IVA, IRES.
📌 Se non hai ricevuto atti validi per anni, il debito può essere già prescritto.
4️⃣ Chiedere la Sospensione della Riscossione
Puoi ottenerla se:
- la cartella è irregolare;
- il debito è prescritto;
- l’importo è errato;
- il debito è stato pagato.
📌 L’avvocato può bloccare tutto in 48 ore.
5️⃣ Presentare Ricorso (entro 60 giorni)
Il ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria può:
- annullare la cartella;
- ridurre l’importo;
- sospendere la riscossione.
📌 Il ricorso è la difesa più forte e va presentato nei termini.
6️⃣ Rateizzazione o Saldo e Stralcio
Se il debito è reale ma elevato:
- puoi chiedere fino a 120 rate;
- puoi aderire alle rottamazioni;
- puoi ottenere un saldo e stralcio con forte riduzione.
📌 Tutto valido anche dalla Colombia.
🧩 Difendersi dalla Colombia È Semplicissimo
Un avvocato può rappresentarti a distanza, senza alcun viaggio.
Può:
- ottenere documenti;
- presentare ricorsi;
- sospendere la riscossione;
- bloccare pignoramenti;
- negoziare un saldo e stralcio;
- proteggere eventuali beni rimasti in Italia.
📌 Serve solo una procura telematica.
🧾 Documenti da Fornire all’Avvocato
- Documento d’identità e codice fiscale;
- Cartelle ricevute;
- Estratto di ruolo;
- Prove di eventuali pagamenti;
- Indirizzo attuale in Colombia.
⏱️ Tempistiche
- Verifica posizione: 5–10 giorni
- Sospensione cartelle: 48 ore – 7 giorni
- Ricorso: entro 60 giorni
- Chiusura della pratica: 1–3 mesi
📌 Durante la sospensione, il Fisco non può agire.
⚖️ Vantaggi di una Difesa Legale Specializzata
✔️ Blocco immediato delle cartelle e dei pignoramenti
✔️ Annullamento delle cartelle irregolari
✔️ Riduzione del debito tramite negoziazione
✔️ Protezione dei beni in Italia
✔️ Assistenza completa anche dall’estero
🚫 Errori da Evitare
❌ Pensare “vivo in Colombia, non possono farmi nulla”
❌ Pagare senza verificare la prescrizione
❌ Ignorare gli atti e far scadere i termini
❌ Affidarsi a consulenti non esperti
📌 Tantissime cartelle possono essere cancellate o ridotte, ma solo se intervieni rapidamente.
🛡️ Come può aiutarti l’Avv. Giuseppe Monardo
📂 Analisi completa della tua posizione debitoria
📌 Blocca immediatamente la riscossione
✍️ Presenta ricorsi efficaci alla Corte Tributaria
⚖️ Difende contro Fisco, INPS e creditori privati
🔁 Tratta saldo e stralcio o piani di rateizzazione
🎓 Le qualifiche dell’Avv. Giuseppe Monardo
✔️ Avvocato cassazionista esperto in riscossione internazionale
✔️ Specializzato nella difesa di cittadini stranieri con debiti in Italia
✔️ Gestore della crisi da sovraindebitamento
✔️ Pluriennale esperienza contro Agenzia Entrate, INPS e Riscossione
Conclusione
Essere un cittadino colombiano con debiti o cartelle esattoriali in Italia non significa essere senza vie d’uscita.
Con una difesa legale tempestiva puoi bloccare la riscossione, annullare gli atti irregolari o prescritti e ridurre drasticamente il debito, anche se vivi all’estero.
⏱️ Agisci subito: ogni giorno può fare la differenza.
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