Hai sentito parlare del saldo e stralcio ma non sai esattamente come funziona o se puoi usarlo per ridurre i tuoi debiti? Si tratta di uno degli strumenti legali più efficaci per chiudere le posizioni debitorie pagando solo una parte dell’importo dovuto, spesso con sconti che arrivano fino al 70-80%.
È una soluzione concreta per chi ha debiti bancari, fiscali o con società di recupero crediti, e consente di liberarsi definitivamente senza dover affrontare pignoramenti o anni di rate insostenibili. Con l’assistenza di un avvocato esperto in diritto tributario e crisi debitoria, puoi attivare una trattativa strategica e ottenere un accordo vantaggioso e sicuro.
Cos’è il saldo e stralcio
Il saldo e stralcio è un accordo tra debitore e creditore con cui si chiude una posizione pagando una somma inferiore rispetto al totale dovuto. In cambio, il creditore rinuncia al residuo e considera il debito estinto definitivamente.
Può essere:
- stragiudiziale, se avviene tramite trattativa privata con banche, finanziarie o società di recupero crediti;
- giudiziale, se approvato nell’ambito di una procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento o da un Tribunale.
L’accordo deve sempre essere messo per iscritto e sottoscritto da entrambe le parti, per avere pieno valore legale.
Quando conviene usare il saldo e stralcio
Il saldo e stralcio è particolarmente utile se:
- hai debiti bancari o finanziari (mutui, prestiti, carte revolving);
- hai cartelle esattoriali o debiti fiscali con Agenzia delle Entrate;
- sei in ritardo con rate o piani di rientro;
- ricevi richieste da società di recupero crediti o fondi speculativi;
- vuoi chiudere vecchi debiti prescritti o incagliati;
- stai affrontando una crisi economica o aziendale e desideri ripartire.
Il creditore, pur incassando meno, accetta spesso la proposta per evitare lunghi contenziosi o la perdita totale del credito.
Come funziona concretamente il saldo e stralcio
- Analisi della situazione debitoria: l’avvocato esamina tutti i debiti, verifica la loro validità e calcola l’importo realistico dovuto.
- Definizione della proposta: viene stabilita una cifra sostenibile da offrire al creditore, in un’unica soluzione o con un breve piano di pagamento.
- Trattativa legale: l’avvocato contatta il creditore o la società di recupero e negozia la riduzione del debito, puntando su vizi, prescrizioni o difficoltà economiche documentate.
- Accordo scritto di saldo e stralcio: viene firmato un atto che dichiara il debito estinto a fronte del pagamento concordato.
- Cancellazione delle segnalazioni: una volta pagato, il creditore deve eliminare ogni segnalazione negativa (CRIF, Centrale Rischi, CAI).
Esempi pratici di saldo e stralcio
- Un debito bancario di 50.000 euro può essere chiuso pagando 20.000 euro, se la banca accetta di rinunciare al resto.
- Un debito fiscale da 15.000 euro può ridursi a 7.000 euro, se si dimostra una reale difficoltà economica.
- Una finanziaria che ha ceduto il credito a una società di recupero può accettare un pagamento unico del 30-40% per chiudere definitivamente la posizione.
In ogni caso, è fondamentale che l’accordo sia formalizzato da un avvocato, per evitare clausole ambigue o future pretese.
Saldo e stralcio fiscale con l’Agenzia delle Entrate
Anche l’Agenzia delle Entrate-Riscossione prevede strumenti di saldo e stralcio per i debiti fiscali e contributivi.
Puoi accedervi se:
- sei una persona fisica o ditta individuale in difficoltà economica;
- i tuoi redditi non superano determinati limiti ISEE;
- hai debiti fino a 100.000 euro per imposte, sanzioni o contributi.
Grazie alle leggi sul saldo e stralcio e sulla rottamazione dei debiti, è possibile ottenere:
- cancellazione totale delle sanzioni e degli interessi di mora;
- riduzione consistente del capitale;
- rateizzazione agevolata fino a 120 mesi.
Quando il saldo e stralcio è vantaggioso
Il saldo e stralcio è la scelta ideale se:
- vuoi chiudere i debiti in modo definitivo e certo;
- non puoi sostenere lunghi piani di rateizzazione;
- il creditore è una società di recupero che ha acquistato il credito a prezzo ridotto;
- vuoi ripulire la tua posizione creditizia e tornare a essere finanziabile;
- desideri evitare il fallimento personale o aziendale.
Le strategie legali più efficaci per un saldo e stralcio vincente
- Verificare che il credito sia legittimo, non prescritto e documentato;
- Far emergere i vizi contrattuali o bancari (anatocismo, usura, errori di calcolo);
- Dimostrare la difficoltà economica reale con documenti e bilanci;
- Formulare una proposta sostenibile e convincente, supportata da un avvocato;
- Pretendere sempre un accordo scritto che dichiari la totale estinzione del debito;
- Richiedere la cancellazione di ogni segnalazione negativa al termine del pagamento.
Perché affidarsi a un avvocato esperto
Un avvocato specializzato in diritto tributario e bancario può:
- trattare direttamente con banche, finanziarie o Agenzia delle Entrate;
- ottenere sconti significativi grazie alla conoscenza delle procedure e delle normative;
- redigere un accordo di saldo e stralcio sicuro e vincolante;
- impedire successive pretese da parte di altri creditori;
- assisterti nella rimozione delle segnalazioni e nella chiusura definitiva della posizione.
Cosa succede se non ti difendi o agisci in ritardo
Ignorare i debiti o accettare proposte informali può portare a:
- pignoramenti, ipoteche e fermi amministrativi;
- azioni esecutive e interessi crescenti;
- segnalazioni negative nelle banche dati creditizie;
- impossibilità di accedere a nuovi finanziamenti.
Con il saldo e stralcio gestito da un legale, invece, puoi ridurre drasticamente il debito, bloccare la riscossione e ripartire pulito.
Quando rivolgersi a un avvocato
Contatta subito un avvocato se:
- hai ricevuto solleciti o richieste di pagamento da banche, Agenzia delle Entrate o recupero crediti;
- vuoi chiudere vecchi debiti con una trattativa unica;
- hai bisogno di verificare la legittimità e la prescrizione delle somme dovute;
- desideri una soluzione definitiva e legale per liberarti dai debiti.
Un avvocato tributarista può:
- analizzare la tua posizione;
- calcolare l’importo realistico da offrire;
- negoziare il saldo e stralcio più vantaggioso;
- formalizzare un accordo sicuro e vincolante per la chiusura totale del debito.
⚠️ Attenzione: il saldo e stralcio è uno strumento legale potente, ma va gestito con competenza. Senza l’assistenza di un avvocato rischi di firmare accordi incompleti o inefficaci. Con un legale esperto, invece, puoi tagliare i tuoi debiti, evitare cause e tornare libero economicamente.
Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in diritto tributario, bancario e composizione delle crisi debitorie – spiega cos’è il saldo e stralcio, quando conviene e come utilizzarlo concretamente per ridurre o cancellare i debiti in modo definitivo e legale.
👉 Hai debiti bancari o fiscali e vuoi chiuderli con un saldo e stralcio?
Richiedi in fondo alla guida una consulenza riservata con l’Avvocato Monardo. Analizzeremo la tua posizione, verificheremo i margini di riduzione e costruiremo una trattativa personalizzata per tagliare i debiti, sospendere la riscossione e ripartire senza pesi economici.
Introduzione
Il saldo e stralcio è una soluzione negoziale sempre più diffusa per ridurre e chiudere posizioni debitorie onerose. Consiste in un accordo tra debitore e creditore in cui, a fronte del pagamento immediato di una parte del dovuto, il restante debito viene “stralciato”, ossia cancellato definitivamente . In altri termini il creditore accetta di considerare estinta l’intera obbligazione, rinunciando a una quota del credito, purché il debitore versi tempestivamente la somma concordata . Dal punto di vista del debitore ciò significa liberarsi di un debito insostenibile pagando meno del totale originario, mentre per il creditore significa recuperare subito almeno una parte del credito invece di rischiare di non incassare nulla .
Perché i creditori accettano? In contesti di difficoltà finanziaria del debitore, il saldo e stralcio può risultare vantaggioso anche per il creditore. Ad esempio una banca, invece di affrontare lunghe e costose azioni legali, può preferire incassare immediatamente una percentuale del credito e rinunciare al residuo . Le procedure esecutive (pignoramenti, aste, ecc.) sono spesso lente e dall’esito incerto: in Italia il recupero giudiziale di un credito può richiedere mediamente 4 anni . Inoltre, il creditore che agisce in via giudiziale deve anticipare spese legali non trascurabili (atti di precetto, pignoramenti, ecc.) senza garanzia di soddisfazione . Dal punto di vista del debitore, invece, il beneficio principale è evidente: ottenere un forte sconto sul debito ed evitare il peggioramento della propria situazione (ulteriori interessi di mora, spese legali e possibili azioni esecutive) . Una volta onorato l’accordo di saldo e stralcio, il debitore viene liberato da ogni obbligo residuo verso il creditore, che non potrà più avanzare pretese per il debito originario .
Normativa di riferimento: il saldo e stralcio è essenzialmente un accordo transattivo stragiudiziale disciplinato dalle norme generali in materia di obbligazioni e contratti nel codice civile italiano. La base giuridica si rinviene negli artt. 1236–1238 c.c. (remissione del debito) e 1965 c.c. (transazione) . In pratica, infatti, il creditore “rinuncia” a una parte del proprio credito (remissione parziale) oppure le parti concludono una transazione in senso stretto: quest’ultima richiede reciproche concessioni e presuppone spesso l’esistenza di una contestazione o quanto meno di una situazione di incertezza che le parti intendono definire consensualmente . Nel saldo e stralcio la reciproca concessione è evidente: il debitore paga una somma che non sarebbe tenuto a versare immediatamente (ad esempio perché non ancora scaduta o perché spera di sottrarsi per insolvenza), mentre il creditore accetta un importo minore rinunciando al resto . Questo accordo ha natura contrattuale e, per sua validità, richiede il consenso di entrambi: non esiste un “diritto” del debitore allo stralcio, ma solo la facoltà di proporre una transazione che il creditore è libero di accettare o rifiutare.
Va evidenziato che “saldo e stralcio” non è un termine tecnico di legge, ma un’espressione del linguaggio comune e bancario. In documenti normativi compare in contesti specifici (ad es. “saldo e stralcio delle cartelle esattoriali” nelle recenti leggi di bilancio), mentre a livello generale equivale a una transazione a saldo definitivo. Pertanto, al di fuori delle ipotesi previste da leggi speciali, l’operazione di saldo e stralcio rientra nella ordinaria autonomia contrattuale delle parti (art. 1322 c.c.) e nei limiti della libera disponibilità dei diritti di credito. Di seguito verranno analizzati il funzionamento pratico dell’accordo, gli effetti legali che ne derivano (incluse le tutele per evitare che il creditore possa avanzare pretese dopo aver dichiarato chiuso il debito) e i diversi ambiti applicativi: bancario, finanziario, commerciale e tributario. Saranno inoltre illustrati i pro e i contro di questa soluzione, con tabelle riepilogative, esempi numerici e un’ampia sezione di domande e risposte basate sulla normativa vigente aggiornata a ottobre 2025 e sulla più recente giurisprudenza.
Cos’è il saldo e stralcio e come funziona
Definizione: il saldo e stralcio è un accordo transattivo col quale un debitore in difficoltà estingue un debito pagando un importo inferiore a quello dovuto, ottenendo la cancellazione (stralcio) del residuo . Questo comporta che, al momento del pagamento concordato, il debito residuo viene giuridicamente estinto e il creditore non potrà più reclamarlo in futuro . La formula classica utilizzata nelle quietanze liberatorie è “ricevuto tot a saldo e stralcio di ogni spettanza”, proprio a indicare che quella somma chiude ogni pendenza.
Meccanismo pratico: il funzionamento di un saldo e stralcio può essere sintetizzato in alcune fasi operative :
- Valutazione e negoziazione iniziale: il debitore (o un suo rappresentante, ad es. avvocato o consulente) avvia un dialogo con il creditore per esplorare la possibilità di un accordo. Si analizza la situazione debitoria complessiva e si evidenziano le difficoltà economiche, cercando di persuadere il creditore che un pagamento parziale immediato è preferibile all’incertezza di un recupero forzoso . Spesso il creditore stesso, constatata l’insolvibilità parziale del debitore (ad es. rate scadute non pagate, stato di sofferenza bancaria, ecc.), può mostrarsi disponibile a “ascoltare eventuali proposte bonarie” invece di procedere immediatamente con azioni legali .
- Offerta formale: il debitore presenta una proposta scritta di saldo e stralcio, indicando l’importo che si impegna a pagare e i tempi di pagamento (di solito unica soluzione, oppure poche rate ravvicinate) . È fondamentale che l’offerta sia realistica e sostenibile: una somma troppo bassa potrebbe essere respinta dal creditore, una troppo alta potrebbe essere inutile se il debitore poi non riesce a raccoglierla. La proposta va calibrata in base alle proprie risorse e alla consistenza del credito: più il debitore è in difficoltà e privo di beni aggredibili, più può spuntare percentuali ridotte (vedi oltre).
- Valutazione da parte del creditore: il creditore esamina l’offerta ponderando vari fattori, tra cui: l’importo proposto in rapporto al debito, le prospettive di recupero integrale (esistenza di garanzie, stipendi pignorabili, altri debiti concorrenti, ecc.), i tempi e costi di un’azione legale e l’affidabilità del debitore nel reperire la somma offerta . Se il creditore ritiene l’accordo “più conveniente” del proseguimento del recupero ordinario, comunicherà la propria adesione alla proposta, eventualmente negoziando piccoli aggiustamenti (ad es. richiesta di un importo leggermente maggiore, o di pagamento entro una certa data ravvicinata).
- Formalizzazione dell’accordo: una volta raggiunta un’intesa verbale, è cruciale mettere tutto per iscritto. L’accordo transattivo può assumere la forma di una scrittura privata firmata da entrambe le parti, di uno scambio di lettere o PEC contenenti proposta e accettazione, oppure di un verbale sottoscritto (se si è in una fase di causa o mediazione) . Nel documento devono essere chiariti tutti i dettagli: l’importo a saldo da pagare, la data entro cui versarlo, e la dichiarazione che tale pagamento verrà considerato come piena ed intera soddisfazione del credito (clausola di “nulla più a pretendere”) . È opportuno prevedere anche le modalità del pagamento (bonifico, assegno circolare, ecc.) e l’obbligo per il creditore di rilasciare prontamente una quietanza liberatoria.
- Pagamento e stralcio del debito: il debitore esegue il versamento concordato nei tempi stabiliti. Contestualmente, il creditore rilascia una quietanza attestante il ricevimento della somma “a saldo e stralcio” e provvede a eliminare eventuali segnalazioni o gravami (es. ipoteche, iscrizioni a sofferenze) legati a quel debito . Da questo momento il debito può considerarsi estinto in via definitiva e il creditore non potrà più pretendere nulla per quel rapporto obbligatorio .
L’ultima fase – l’estinzione definitiva del debito – è il risultato principale che il debitore mira a ottenere con il saldo e stralcio. Dal lato pratico, il debitore verrà liberato da eventuali procedure esecutive in corso e non risulterà più obbligato verso il creditore originario né verso eventuali cessionari futuri di quel credito . È però fondamentale che l’accordo sia correttamente perfezionato e documentato, per evitare che residuino dubbi sull’avvenuto stralcio. Approfondiamo quindi gli aspetti legali di tutela del debitore, in particolare l’importanza della quietanza liberatoria.
Tutele legali: quietanza liberatoria e rinuncia a pretese future
Un elemento essenziale del saldo e stralcio è la quietanza liberatoria rilasciata dal creditore. La quietanza è la dichiarazione con cui il creditore attesta di aver ricevuto un pagamento ; se redatta “a saldo e stralcio di ogni pretesa”, essa certifica che il creditore ha ricevuto la somma e considera nulla più dovuto dal debitore . In teoria, ciò dovrebbe mettere al riparo il debitore da qualsiasi ulteriore richiesta. Attenzione: secondo la recente giurisprudenza della Corte di Cassazione, una semplice quietanza liberatoria – pur formulata con la frase “nulla più a pretendere” – potrebbe non bastare a garantire la chiusura definitiva, se non è accompagnata da una chiara volontà transattiva.
In particolare, con la sentenza n. 17033 del 25 giugno 2025 la Cassazione ha stabilito che la quietanza a saldo di ogni pretesa, di regola, vale solo come “dichiarazione di scienza” (ovvero constatazione soggettiva di essere soddisfatti) e non ha efficacia negoziale di rinuncia ai diritti, a meno che dal testo o dal contesto emerga che il creditore l’ha rilasciata con piena consapevolezza di voler rinunciare definitivamente al credito . In assenza di elementi inequivoci, dunque, la quietanza potrebbe non impedire al creditore di avanzare successivamente ulteriori richieste. La Cassazione precisa che servono “elementi… idonei ad evidenziarne inequivocamente la portata liberatoria ed abdicativa, e cioè la volontà dell’autore di rinunciare ad ogni ulteriore pretesa” . Solo così la quietanza assume valore di vero e proprio negozio di transazione o rinuncia e preclude qualunque altra azione del creditore.
Questo principio, già presente in precedenti decisioni di legittimità, è stato confermato nel 2025 per un caso in cui un avvocato aveva dato quietanza per onorari già parzialmente pagati ma in seguito richiedeva un saldo ulteriore . La Suprema Corte ha appunto negato efficacia piena alla quietanza “a saldo” in assenza di prova che fosse frutto di un accordo transattivo consapevole . Implicazione pratica per il debitore: per tutelarsi, il debitore deve assicurarsi che l’accordo di saldo e stralcio sia messo nero su bianco in modo dettagliato, meglio se sottoscritto dal creditore (o comunque con accettazione espressa via PEC/firma digitale). La quietanza dovrebbe far riferimento esplicito all’accordo intervenuto e contenere formule chiare di liberazione totale. Ad esempio: “Si attesta di aver ricevuto € XYZ a completa soddisfazione ed estinzione di ogni credito vantato verso Tizio, nulla più restando a pretendere per qualsivoglia titolo relativo al rapporto XYZ”. In questo modo, oltre a costituire prova del pagamento, la quietanza assume valore di scrittura contrattuale che integra gli estremi di una transazione/rinuncia definita .
È sempre consigliabile farsi assistere da un legale di fiducia nella redazione dell’accordo di saldo e stralcio. Un avvocato esperto farà in modo di inserire tutte le clausole necessarie (compresa, ad esempio, la regolamentazione delle spese legali eventualmente incluse nell’accordo, l’eventuale accollo fiscale della parte stralciata – si veda oltre, ecc.). Inoltre, il legale potrà verificare che il soggetto che firma per il creditore abbia i poteri per impegnarlo (specie se si tratta di società o enti). Infine, tramite l’avvocato il debitore potrà condizionare il pagamento alla contestuale consegna della quietanza liberatoria firmata, evitando di versare somme senza ottenere il documento liberatorio contestuale.
Un’ulteriore tutela deriva dalla disciplina civilistica dell’inadempimento degli accordi transattivi. La regola generale (art. 1453 c.c.) prevede che, se una parte non adempie, l’altra può agire per la risoluzione del contratto e chiedere quanto originariamente dovuto. Tuttavia, l’art. 1976 c.c. pone un limite importante: se la transazione è stata novativa, cioè ha estinto il precedente rapporto obbligatorio sostituendolo con il nuovo accordo, non è ammessa la risoluzione per inadempimento (salvo che tale diritto sia stato espressamente pattuito) . In altre parole, se le parti hanno convenuto che il vecchio debito è immediatamente estinto e rimpiazzato dalla nuova obbligazione ridotta, il creditore in caso di mancato pagamento non può “resuscitare” il debito originario (potrà semmai agire per recuperare la somma ridotta, se dovuta). Viceversa, se la transazione non è novativa, il rapporto originario rimane sospeso e “rivive” qualora l’accordo a saldo non venga eseguito . Nella prassi, spesso gli accordi di saldo e stralcio escludono la novazione, proprio per consentire al creditore di ripristinare la situazione precedente se il debitore non paga come promesso. Tale volontà emerge ad esempio da clausole del tipo: “le parti convengono che l’accordo ha natura di transazione semplice e non novativa; in caso di mancato pagamento alle scadenze convenute, la transazione si intenderà risolta di diritto ex art.1456 c.c. e il credito originario resterà dovuto al netto degli importi eventualmente già incassati a titolo di acconto”. Anche questo aspetto evidenzia l’importanza di definire contrattualmente ogni dettaglio: un debitore che sottoscrive un accordo non novativo deve essere consapevole che, se poi non riesce a versare tutto l’importo concordato, il creditore potrà pretendere l’intero debito iniziale (sottraendo gli acconti ricevuti). D’altra parte, se l’accordo è novativo e manca una clausola risolutiva espressa, il creditore insoddisfatto potrebbe trovarsi vincolato alla riduzione pattuita senza aver ottenuto il pagamento: è per questo che i creditori sono tendenzialmente propensi a inserire l’effetto risolutivo automatico in caso di inadempimento del debitore .
In sintesi, dal punto di vista del debitore è fondamentale: (a) ottenere una quietanza o scrittura chiara e completa, che attesti la volontà del creditore di estinguere ogni pretesa ulteriore ; (b) rispettare rigorosamente i termini di pagamento convenuti, pena la perdita dei benefici dell’accordo (e possibili azioni immediate del creditore senza ulteriori avvisi). Rispettando queste cautele, il saldo e stralcio può offrire una chiusura definitiva e sicura del debito.
Vantaggi e svantaggi del saldo e stralcio (pro e contro)
Vantaggi principali per il debitore:
– Riduzione significativa del debito: è il beneficio fondamentale. In molti casi si riesce a pagare solo una frazione dell’importo dovuto, liberandosi del restante senza dover ricorrere a procedure concorsuali formali . Ad esempio, un accordo potrebbe prevedere di versare 30.000 € a fronte di un debito di 50.000 €, ottenendo lo stralcio di 20.000 € (40% di taglio). La percentuale di riduzione varia caso per caso, ma può essere molto consistente (si vedano oltre alcune percentuali tipiche accettate) . – Rapidità di soluzione: rispetto a dilazioni pluriennali o contenziosi giudiziari, il saldo e stralcio consente di chiudere la posizione in tempi brevi . Una volta raggiunto l’accordo e pagata la somma pattuita, il debito è immediatamente estinto . Ciò permette al debitore di voltare pagina e al creditore di incassare liquidità senza attendere anni. – Stop ad azioni legali ed esecutive: con l’accordo il creditore di norma si impegna a rinunciare alle azioni esecutive avviate (pignoramenti in corso, procedure d’asta, decreti ingiuntivi, etc.) e a non intraprenderne di nuove. Il debitore evita così il prosieguo di cause e pignoramenti, scongiurando anche i relativi costi aggiuntivi. Ad esempio, un saldo e stralcio raggiunto prima dell’asta giudiziaria consente di bloccare la vendita forzata dell’immobile ipotecato . – Minor impatto economico complessivo: pagando meno di quanto dovuto, il debitore risparmia non solo sulla sorte capitale ma anche sugli interessi futuri e sulle spese legali che inevitabilmente maturerebbero proseguendo il recupero. Spesso si evita di aggiungere al debito originario ulteriori oneri di mora o spese di giudizio. Il saldo e stralcio può quindi rappresentare la soluzione più economica nel medio-lungo periodo per uscire dalla spirale debitoria. – Benefici psicologici e reputazionali: liberarsi di un debito pesante riduce lo stress e l’incertezza sul futuro finanziario proprio e della famiglia . Anche dal punto di vista reputazionale, sebbene l’accordo venga segnalato come “saldo parziale” nelle banche dati creditizie (vedi infra), aver chiuso la posizione è comunque meglio che restare in morosità o in procedura concorsuale. Il debitore potrà iniziare a ricostruire la propria affidabilità creditizia a partire da una tabula rasa (debito azzerato) .
Svantaggi e rischi per il debitore:
– Necessità di liquidità immediata: il saldo e stralcio richiede in genere un pagamento in un’unica soluzione o in pochissime rate ravvicinate. Il debitore quindi deve reperire rapidamente la somma offerta (spesso migliaia o decine di migliaia di euro). Ciò può comportare sforzi notevoli: vendere beni di famiglia, farsi aiutare da parenti, oppure ricorrere a un nuovo finanziamento. Chi non dispone di liquidità potrebbe dover valutare altre opzioni (es. procedure concorsuali) perché difficilmente un creditore accetta uno stralcio pagabile in dilazioni lunghe. Come vedremo, esistono prodotti di prestito per consolidamento pensati proprio per finanziare somme utili a chiudere debiti a saldo e stralcio , ma naturalmente ciò comporta contrarre un nuovo debito (seppur a condizioni più sostenibili). – Impatto sui dati creditizi: un debito chiuso a saldo e stralcio viene comunque segnalato nelle banche dati creditizie come “pagato parzialmente” o “saldo stralcio”. Questo genere di segnalazione è un’informazione negativa, che può influire sul merito creditizio del debitore . In concreto, dopo un saldo e stralcio il debitore potrebbe incontrare difficoltà ad ottenere nuovi prestiti o mutui finché la segnalazione permane nei sistemi di informazione creditizia (di solito alcuni anni). Ad esempio, CRIF e altri SIC conservano le posizioni chiuse con stralcio per 36 mesi dalla data di cessazione del rapporto . In Centrale Rischi Banca d’Italia, il credito verrà classificato come “sofferenza Ristrutturata/estinzione parziale” e anche lì la notizia resta alcuni anni a fini statistici. Dunque, nel breve termine la capacità di accesso al credito del debitore resta compromessa, sebbene nel medio periodo la situazione si normalizzi (trascorsi i 2–3 anni, la posizione si “ripulisce”) . – Possibile tassazione della parte stralciata: un aspetto spesso trascurato sono le conseguenze fiscali del saldo e stralcio. Se il debitore è un’impresa o un professionista, la porzione di debito cancellata costituisce una sopravvenienza attiva contabilmente rilevante e, salvo eccezioni di legge, andrà a formare un reddito tassabile . In generale, fuori dalle procedure concorsuali formalizzate, il debito annullato genera reddito imponibile per il debitore (impresa) . Ciò significa che, ad esempio, se una società ha ottenuto lo stralcio di 50.000 € di debito verso banca, dovrà contabilizzare tale importo come provento e pagarci le relative imposte (IRES/IRAP) come se fosse un ricavo straordinario . Un importante correttivo normativo è che le sopravvenienze derivanti da concordati preventivi, accordi di ristrutturazione o piani attestati (procedure di crisi omologate) non sono imponibili , così da non scoraggiare i risanamenti. Ma il saldo e stralcio ottenuto stragiudizialmente non gode di questa esclusione . Per le persone fisiche non esercenti impresa, in linea di massima il condono di un debito privato non è un fatto imponibile IRPEF (non configurandosi come reddito da lavoro, capitale o altro); tuttavia bisogna fare attenzione: somme rilevanti condonate da banche/finanziarie potrebbero, in via eccezionale, essere oggetto di imposizione come redditi diversi o donazioni. Ad esempio, gli esperti segnalano che per importi molto alti stralciati da istituti finanziari potrebbe profilarsi una tassazione, e comunque va valutato caso per caso con un consulente fiscale . In sintesi, il debitore farebbe bene a consultare un esperto per capire le eventuali implicazioni tributarie dello stralcio ottenuto. – Perdita di eventuali diritti o azioni legali: accettando un saldo e stralcio, il debitore solitamente rinuncia a contestare il debito in futuro. L’accordo transattivo infatti comporta reciproche concessioni e normalmente include la rinuncia ad azioni e eccezioni relative al rapporto. Ciò significa che, se anche il debitore aveva potenziali motivi per opporsi (ad es. interessi anatocistici illegittimi, vizi nel contratto originario, ecc.), con lo stralcio quegli aspetti vengono chiusi e non potranno più essere fatti valere. Pertanto, prima di transigere è importante valutare se si avevano chance di vittoria in giudizio tali da eliminare il debito integralmente. In pratica però, spesso il debitore in difficoltà preferisce uno sconto certo e immediato piuttosto che l’incertezza e i tempi di una causa legale dall’esito non garantito. – Difficoltà negoziali e rischio di fallimento dell’accordo: non è scontato che il creditore accetti la proposta di stralcio. Alcuni creditori sono notoriamente “rigidi” e preferiscono procedere per vie legali, soprattutto se intravedono la possibilità di recuperare gran parte del credito (es. presenza di un immobile pignorabile di valore). Se la trattativa fallisce, il debitore avrà solo ritardato l’inevitabile azione esecutiva aggravando nel frattempo il debito (interessi di mora maturati ulteriormente, ecc.). Inoltre, qualora l’accordo venga avviato ma non perfezionato (ad es. il debitore non riesce a versare la somma pattuita entro il termine stabilito), il debitore potrebbe trovarsi in posizione peggiore di prima: il creditore, sentendosi temporeggiato, potrebbe irrigidirsi e agire immediatamente, chiedendo eventualmente misure cautelari (pignoramenti, ipoteche giudiziali) per evitare altri tentativi di dilazione. Dunque proporre un saldo e stralcio è un’arma da usare al momento giusto e con serietà, preparando da subito i fondi necessari per onorare l’accordo qualora il creditore accetti.
Di seguito, nella Tabella 1, sono sintetizzati i principali pro e contro del saldo e stralcio per il debitore, confrontati con altre possibili soluzioni (pagamento integrale a rate, procedura concorsuale, ecc.):
Tabella 1 – Confronto tra saldo e stralcio e altre soluzioni debitorie
| Aspetto | Saldo e stralcio (accordo stragiudiziale) | Rateizzazione integrale (piano di rientro) | Procedura concorsuale (es. sovraindebitamento) |
|---|---|---|---|
| Riduzione importo dovuto | Sì, accordata dal creditore (sconto su quota debito) . Percentuale variabile caso per caso. | No, va pagato l’intero debito (salvo eventuale sconto interessi in piani ex art.182-ter). | Sì, possibile falcidia di debiti (percentuale stabilita nel piano e soggetta ad approvazione). |
| Tempo per uscirne | Breve – pagamento immediato o in poche rate . Debito estinto subito dopo il versamento concordato. | Medio-lungo – dilazioni fino a 5-10 anni (aumenta rischio di difficoltà lungo il percorso). | Medio – iter procedurale di qualche mese + esecuzione piano (può prevedere rate pluriennali). |
| Esposizione a azioni legali | Cessano appena concluso l’accordo (creditore rinuncia a cause/aste in corso) . | Sospesa solo se il creditore acconsente (spesso serve moratoria). In difetto, rischio di azioni se si saltano rate. | Sospese in forza di legge all’ammissione della procedura. Il giudice blocca le azioni esecutive dei creditori concorrenti. |
| Impatto su patrimonio | Evita esecuzioni forzate; eventuali beni rimangono al debitore (se non usati per trovare liquidità). | Evita esecuzioni purché si paghi regolarmente. Se si salta, i beni possono essere aggrediti. | Può prevedere la liquidazione controllata di alcuni beni, ma consente di salvarne altri (es. prima casa in certi casi). |
| Costi aggiuntivi | Minimi – eventuali spese notarili se accordo complesso (es. saldo stralcio immobiliare), compenso consulenti. | Interessi su rate (se previsti) e possibili costi notarili per garanzie. | Costi procedurali: compenso OCC o curatore, spese legali, eventuali perizie. |
| Impatto su credit score | Negativo nel breve: segnalazione “pagamento parziale” fino a 36 mesi . Positivo nel lungo: posizione chiusa. | Neutro se puntuale (anzi, continua a risultare in CR fino a fine piani). | Grave nel breve: apertura procedura concorsuale segnalata (es. registro protesti, Bollettino). Nel lungo termine, possibilità di riabilitazione post-esdebitazione. |
| Tassazione debito stralciato | Sì per imprese (sopravvenienza attiva imponibile salvo procedure concorsuali) . No in genere per privati (tranne eccezioni). | Non applicabile (nessuno sconto con rilevanza fiscale, debito pagato per intero). | Esclusa per legge su falcidie concorsuali (art.88 TUIR: esenz. concordato, accordi omologati) . |
Nota: la scelta tra saldo e stralcio, semplice rateazione o procedure concorsuali dipende dalla situazione del debitore (numero di creditori, importo debiti, disponibilità immediata, ecc.). Si rimanda ai paragrafi successivi per una disamina su quando conviene l’una o l’altra opzione.
Quando (e a chi) conviene il saldo e stralcio? Alternative a confronto
Il saldo e stralcio è uno strumento efficace ma non sempre praticabile o consigliabile. La sua convenienza dipende dalle circostanze del debitore: numero di creditori, entità complessiva dei debiti, eventuale presenza di beni pignorabili, capacità di reperire liquidità. In generale:
- Il saldo e stralcio è indicato e fattibile se il debitore ha un numero limitato di creditori (meglio ancora uno solo) e un ammontare debitorio relativamente contenuto, tale da poter essere coperto in parte con risorse reperibili . Ad esempio, un privato con 2-3 debiti per complessivi 30.000 € potrebbe puntare a chiuderli con stralcio se riesce a raccogliere, poniamo, 10-15 mila euro. Situazioni tipiche: insolvenza su un singolo prestito personale, carta di credito o fido; esposizione verso una banca per mutuo residuo dopo vendita immobile; pochi debiti con fornitori. In questi casi l’accordo stragiudiziale è spesso la via più rapida ed economica.
- Il saldo e stralcio presuppone che il debitore disponga (o possa procurarsi) una somma liquida in tempi brevi . Se il debitore non ha risorse immediate, neanche derivanti da terzi (familiari, soci, ecc.), diventa arduo proporre uno stralcio. In tali frangenti può convenire cercare un nuovo finanziamento di consolidamento (se la situazione creditizia lo consente) oppure valutare misure concorsuali che permettano dilazioni più lunghe.
- Se i debiti sono molteplici e di importo elevato, magari verso vari creditori aggressivi (banche, fisco, fornitori, finanziarie), allora tentare accordi separati con ciascuno può rivelarsi complicato. In simili situazioni una procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento o un concordato preventivo (per imprenditori) potrebbe essere la soluzione più adatta . Tali procedure consentono di affrontare tutti i debiti in modo coordinato, con un piano unico approvato dall’autorità giudiziaria che impone ai creditori dissenzienti le riduzioni proposte se la maggioranza concorda. Certo, i costi e la complessità aumentano, ma quando si hanno decine di creditori e centinaia di migliaia di euro di esposizione, un accordo globale in tribunale (con eventuale esdebitazione finale) è spesso l’unica via per “ripulire completamente” la posizione debitoria .
- La presenza di un bene già pignorato è un fattore da considerare: se, ad esempio, la casa del debitore è già all’asta per un mutuo impagato, il saldo e stralcio immobiliare è possibile ma richiede tempi rapidissimi e l’accordo di tutti i creditori intervenuti nell’esecuzione . Qualora ciò non sia fattibile, potrebbe essere preferibile gestire la vendita nell’ambito di un concordato minore o una liquidazione controllata così da liberare comunque il debitore dai residui.
- Un caso particolare è quello del debitore totalmente incapiente, cioè senza reddito né patrimonio: qui il saldo e stralcio è quasi impossibile (non avendo nulla da offrire) e paradossalmente potrebbe essere più indicata la procedura di esdebitazione del debitore incapiente introdotta dal nuovo Codice della Crisi (D.Lgs. 14/2019). Questa procedura permette al debitore persona fisica, in determinate condizioni, di ottenere l’esdebitazione (cancellazione dei debiti) senza alcun pagamento, una volta nella vita, purché non vi siano atti in frode e il giudice valuti meritevole la richiesta. Si tratta però di uno strumento di “ultima istanza” utilizzabile se davvero non si ha alcuna capacità di rimborso. In alternativa, per il debitore civile non fallibile rimane la liquidazione controllata dei beni (ex legge sul sovraindebitamento) che porta all’esdebitazione ma comporta la cessione di tutti gli eventuali beni.
- Dal punto di vista soggettivo, il saldo e stralcio è utilizzato sia da privati (consumatori, piccoli imprenditori) sia da aziende. Per le aziende si configura come una ristrutturazione del debito individuale con singoli creditori; se però i debiti aziendali sono molti, conviene ricorrere a strumenti come accordi di ristrutturazione ex art. 182-bis L.F./CCII o concordati preventivi. Va detto comunque che, in fase di crisi d’impresa, spesso si negoziano stralci individuali preliminari (ad es. con banche) anche in preparazione di un successivo accordo di ristrutturazione formale.
Riassumendo: saldo e stralcio ideale quando «ho pochi creditori e posso racimolare subito una cifra per chiudere»; procedura concorsuale preferibile quando «ho tanti debiti/creditori e non ho soldi immediati, ma posso offrire qualcosa nel tempo (o liquidare beni) sotto controllo del tribunale» . Una strategia non esclude l’altra: talvolta si inizia tentando stralci stragiudiziali e, se non si ottengono risultati sufficienti, si ripiega sul percorso giudiziale. Importante è non tergiversare troppo: se la situazione debitoria peggiora, anche le opzioni si restringono (ad esempio, se partono troppi pignoramenti diventa più complesso impostare sia accordi che procedure).
Saldo e stralcio dei debiti bancari e finanziari
L’ambito bancario e finanziario è forse quello dove più comunemente si parla di saldo e stralcio. Qui rientrano debiti derivanti da mutui, prestiti personali, scoperti di conto, leasing, carte di credito, finanziamenti da società di credito al consumo, ecc. Quando un debitore non riesce più a pagare regolarmente queste obbligazioni (diventa “cattivo pagatore”), dopo tentativi di recupero bonario la banca o finanziaria può valutare soluzioni transattive. Vediamo le peculiarità di questo settore:
- Sofferenze bancarie e NPL: Gli istituti di credito classificano come “sofferenza” un credito verso un cliente in stato di insolvenza rilevata (anche non giudiziale). Dopo varie rate non pagate, ad esempio, il rapporto di mutuo o prestito viene “incagliato” e poi portato a sofferenza. A questo punto la banca spesso effettua svalutazioni a bilancio e può decidere di cedere il credito a società specializzate (c.d. NPL – Non Performing Loans) . Proprio in questa fase aumentano le possibilità di accordo a saldo e stralcio: sia la banca, prima di cedere il credito, sia soprattutto la società cessionaria (che in genere acquista il credito a prezzi molto ridotti, anche 10-20% del valore) potrebbero essere disposte ad accettare un pagamento parziale immediato dal debitore pur di chiudere la partita . Ad esempio, un prestito non rimborsato da 15.000 € lievitato a 18.000 € con interessi di mora, potrebbe essere ceduto dalla banca a un recuperatore per 3.000 €. Il debitore, che magari è disoccupato e possiede solo la casa di abitazione già ipotecata per il mutuo , potrebbe proporre (con l’aiuto di un amico, come nell’esempio) 6.000 € per transare . Se il creditore (banca o cessionario) giudica credibile che non recupererà di più neanche pignorando, probabilmente accetterà .
- Percentuali tipiche accettate: Quanto offrire in un saldo e stralcio bancario? Non c’è una regola fissa, ma l’esperienza suggerisce alcuni range. Per crediti chirografari non garantiti (prestiti personali, carte revolving, cessioni del quinto non rimborsate, scoperti di conto non garantiti) gli istituti tendono ad accettare importi tra 40% e 60% del debito residuo . In situazioni di forte deterioramento (debito molto vecchio, debitore senza reddito né beni) si può arrivare anche al 30% o meno, specie con società di recupero crediti aggressive ma consapevoli della difficoltà di riscossione. Viceversa, per debiti bancari ipotecari (mutui con garanzia su immobile) la leva del debitore è minore: solitamente banche o servicer NPL pretendono almeno il 70-80% del dovuto . Ciò perché, in mancanza di accordo, c’è l’alternativa concreta della esecuzione immobiliare, attraverso la quale la banca spera di recuperare gran parte del credito mettendo all’asta la casa . Ovviamente più l’immobile ha valore e più basso è il debito residuo, meno sconto verrà concesso (se il debito è quasi coperto dal valore di perizia, la banca vorrà il 90-100%). Di contro, se il mercato immobiliare è debole e le aste darebbero forse il 50%, la banca potrebbe accontentarsi di una cifra intermedia offerta subito. In Tabella 2 sono riassunte indicativamente le percentuali di stralcio in base al tipo di credito.
Tabella 2 – Percentuali indicative di saldo e stralcio accettate (debiti finanziari)
| Tipo di debito | % sul debito accettata (valori medi indicativi) | Note |
|---|---|---|
| Prestiti personali non garantiti, carte di credito, finanziamenti al consumo, fidi di c/c scoperti | 30% – 60% (del totale dovuto) | Dipende da anzianità del debito e solvibilità del debitore. Se credito ceduto a società recupero, spesso possibili sconti maggiori (anche <30% in casi estremi). |
| Mutui ipotecari su immobili | 70% – 85% (del residuo capitale + interessi) | In presenza di ipoteca, il creditore tende a volere somme elevate: lo sconto di solito riguarda solo interessi di mora e piccola parte di capitale. Solo se immobile di difficile collocazione o già con aste deserte la percentuale può scendere sotto 70%. |
| Debiti con fideiussione (garante) | 50% – 100% (in base alle garanzie) | Se c’è un fideiussore solido, il creditore può esigere il 100% da lui. Uno stralcio è possibile solo se anche il garante è in difficoltà e tratta insieme al debitore, oppure offre comunque una parte significativa. |
| Debiti ceduti a NPL/recupero crediti | 20% – 50% (in media, dipende dal prezzo di acquisto) | Spesso le società comprano a <20% del valore, quindi anche offrendo il 30% realizzano profitto. Tuttavia, alcune puntano a recuperi più alti minacciando azioni legali se il debitore è aggredibile (es. stipendio). |
Legenda: le percentuali indicate sono stime medie. Ogni caso concreto può discostarsi sensibilmente in funzione di molte variabili (importo assoluto, condizione economica del debitore, politiche interne del creditore, eventuali offerte concorrenti all’asta, ecc.).
- Impatto sulle segnalazioni creditizie: i debiti bancari in sofferenza sono segnalati nella Centrale Rischi della Banca d’Italia (per importi > €30.000) e/o nei Sistemi di Informazioni Creditizie privati (CRIF, Experian, Cerved ecc.) per qualsiasi importo. Quando si raggiunge un saldo e stralcio, la segnalazione viene aggiornata per riflettere l’accordo. In CRIF generalmente lo status diventa “saldo e stralcio” o “pagamento parziale accordato”, dopodiché la posizione rimane visibile per 36 mesi dalla data di aggiornamento finale . In Centrale Rischi Bankitalia la posizione da “sofferenza” passa a “estinzione per ristrutturazione” o simile, e gradualmente (dopo qualche mese/anno) esce dalle esposizioni segnalate, restando solo negli storici. È importante verificare che dopo l’accordo il creditore comunichi correttamente la chiusura a saldo: vi sono stati casi di ritardo o omissione, per cui il debitore risultava ancora a sofferenza nonostante avesse pagato quanto concordato. In una vicenda emblematica, una banca tardò oltre 8 mesi a declassare la segnalazione in CR nonostante l’avvenuto pagamento iniziale dell’accordo: ciò cagionò al debitore la revoca di fidi da altre banche e gravi danni finanziari . La Cassazione ha poi confermato che la banca deve risarcire i danni per ritardata rettifica della segnalazione, avendo tenuto il cliente indebitamente in “sofferenza” quando ormai la posizione era da considerarsi ristrutturata . Dunque, dopo il saldo e stralcio, è buona prassi controllare l’esito: se entro 1-2 mesi le banche dati non risultano aggiornate, si sollecita formalmente il creditore a provvedere.
- Procedura operativa con le banche: per attuare un saldo e stralcio bancario, tipicamente si interagisce con l’ufficio contenzioso o sofferenze della banca (o con la società di recupero a cui è affidata la pratica). Il debitore o il suo avvocato inviano una lettera PEC con la proposta, spiegando le ragioni (perdita lavoro, crisi di liquidità, ecc.) e allegando magari documentazione utile (ISEE, stato di famiglia, elenchi di altri debiti) per dimostrare la condizione di difficoltà . La banca valuterà internamente (spesso tramite appositi comitati crediti deteriorati) e risponderà. Se la risposta è positiva, chiederà la firma di un accordo transattivo: di solito redige una lettera di quietanza liberatoria da firmare. Nota: è prassi che le banche vogliano l’accordo firmato prima di ricevere il pagamento, mentre il debitore vorrebbe pagare dopo avere in mano la liberatoria firmata. Si risolve inviando la somma mediante assegno circolare non trasferibile intestato alla banca, consegnato materialmente contestualmente alla sottoscrizione della transazione (in questo modo né banca né debitore “rischiano” in anticipo). In alternativa, si può concordare un pagamento a ridosso della firma, con impegno della banca a inviare quietanza immediatamente dopo l’accredito. L’importante è prevedere tutto nel testo dell’accordo.
- Presenza di coobbligati o garanti: se il debito bancario vede coinvolti fideiussori (es. un familiare garante) o coobbligati solidali (es. cointestatari), il saldo e stralcio deve possibilmente includere la posizione di tutti. Di norma, infatti, la liberatoria rilasciata al debitore principale giova anche ai coobbligati (perché il credito si estingue per intero). Tuttavia, può accadere che la banca tenti di escutere il garante per la parte non pagata: ciò è controverso, perché se l’accordo dice che nulla più è dovuto, anche il fideiussore va liberato. È però preferibile evitare ambiguità facendo sottoscrivere l’accordo anche al garante, oppure ottenendo dalla banca dichiarazione espressa che la rinuncia al credito vale verso chiunque obbligato. Se così non fosse, il rischio è che un garante non coinvolto nell’accordo si veda chiedere il saldo residuo – evenienza rara ma che ha generato contenziosi. La Cassazione in passato ha affermato che la liberazione del debitore principale libera il fideiussore salvo patto contrario, quindi conviene eliminare sul nascere ogni dubbio inserendo una clausola di estensione ai garanti della clamatoria di saldo e stralcio.
- Saldo e stralcio immobiliare: merita una nota specifica il caso dei mutui ipotecari in sofferenza con immobile oggetto di esecuzione. Si parla di saldo e stralcio immobiliare quando il debitore, spesso per evitare l’asta giudiziaria, trova un acquirente per la casa e ottiene dalla banca l’assenso a vendere a un prezzo inferiore al debito residuo, concordando contestualmente lo stralcio del residuo debito non coperto dal ricavato . In pratica: Tizio ha un mutuo residuo di €200.000, ma la sua casa pignorata ne vale forse €150.000 sul mercato libero (all’asta magari andrebbe anche peggio). Trova un acquirente disposto a pagarla €150.000 immediatamente. La banca accetta che l’immobile sia venduto a quel prezzo (anziché attendere l’asta) e contestualmente si accorda che, incassati i 150k, il mutuo venga estinto e i restanti 50k siano stralciati. Il tutto avviene in cooperazione col Giudice dell’esecuzione (che deve autorizzare la vendita privata se l’immobile è già pignorato) e viene formalizzato nell’atto notarile di vendita, in cui si dichiara che la banca accetta quella somma a saldo e provvede a cancellare ipoteca e pignoramento . Il vantaggio: la banca recupera in tempi rapidi un importo magari superiore a quello che avrebbe ottenuto in aste ripetute al ribasso; il debitore evita di subire un’asta (che spesso deprime il prezzo) e soprattutto non resta debitore residuo dopo la vendita (perché il residuo è appunto condonato). Inoltre, evita la segnalazione a sofferenza perché tecnicamente il mutuo viene considerato rimborsato contestualmente alla vendita (posizione in bonis fino al rogito). Questo tipo di operazione richiede comunque l’accordo di tutti i creditori intervenuti: ad esempio, se sulla casa ci sono più ipoteche (più banche o Equitalia), bisogna negoziare con ognuno la quota di riparto e lo stralcio eventuale. Non sempre è possibile, ma quando c’è margine di accordo, il saldo e stralcio immobiliare è una soluzione win-win per evitare la perdita totale dell’immobile all’asta e liberare il debitore più dignitosamente.
Saldo e stralcio dei debiti commerciali e tra privati
In ambito commerciale e tra soggetti privati diversi dalle banche, il saldo e stralcio risponde alle stesse logiche negoziali, con alcuni adattamenti. Parliamo di debiti come: forniture non pagate tra aziende, canoni arretrati verso un locatore, parcelle professionali non saldate, finanziamenti tra privati, ecc.
Caratteristiche e aspetti da considerare:
- Libera negoziabilità: a differenza del settore finanziario regolato, qui le parti hanno massima libertà di trattativa. Non esistono restrizioni normative (se non generali, es. antiusura se ci fossero interessi) alla possibilità di condonare parzialmente un credito. Quindi qualsiasi debito di natura civile o commerciale può teoricamente essere oggetto di saldo e stralcio. L’importante, come sempre, è il consenso del creditore. Anche per debiti tra privati, vale l’art. 1236 c.c.: il creditore può rinunciare al credito (remissione) e ciò libera il debitore, e vale l’art. 1274 c.c.: il pagamento parziale libera solo se c’è accettazione del creditore in tal senso .
- Formalità richieste: pur non essendoci forme obbligatorie, è altamente raccomandabile mettere per iscritto l’accordo anche in questi casi. Spesso tra privati ci si accontenta di una scrittura privata con firme semplici. Tuttavia, se in gioco vi sono diritti rilevanti (es. crediti da decine di migliaia di euro o più, o comunque situazioni potenzialmente litigiose) può essere prudente autenticare le firme o scambiarsi raccomandate/PEC, così da avere data certa. In contesti commerciali, specie se collegati a contratti scritti originari, a volte l’accordo di stralcio assume la forma di un atto transattivo predisposto dagli avvocati e sottoscritto dalle parti, magari con scambio contestuale di assegni circolari. Nei casi più complessi (ad es. stralcio di esposizioni tra società con previsione di pagamenti futuri garantiti da garanzie reali o fideiussioni) si può perfino ricorrere a un atto notarile o scrittura autenticata per formalizzare la transazione.
- Efficacia liberatoria: la struttura del patto è la medesima già discussa: il debitore paga X a saldo, il creditore rinuncia al resto. Anche qui va inserita la clausola di rinuncia a ogni ulteriore pretesa e le eventuali condizioni risolutive in caso di mancato pagamento. Negli accordi tra aziende può essere previsto, ad esempio, che se il debitore non paga entro la data pattuita, la transazione si risolve e il credito originario (magari derivante da fatture) sarà nuovamente dovuto per intero, dedotti eventualmente acconti già versati. Questo incentiva il debitore a rispettare l’impegno.
- Aspetti contabili e IVA per l’azienda creditrice: quando un creditore commerciale (es. un fornitore) accetta un saldo e stralcio, contabilmente registra una perdita su crediti per la parte condonata. Dal lato fiscale, questa perdita è deducibile dal reddito d’impresa alle condizioni stabilite dall’art. 101 TUIR (ora 106 TUIR dopo riforma): in genere, se il debitore è soggetto a procedure concorsuali o c’è un elemento certo e preciso dell’inesigibilità, la perdita è deducibile. Un accordo transattivo bonario può costituire elemento certo dell’insolvibilità parziale e quindi la perdita dovrebbe essere deducibile nell’esercizio (specie se motivato dalla difficoltà economica del debitore) . In fattura, se erano state emesse fatture con IVA e il debitore non le ha pagate interamente, il fornitore può emettere una nota di credito per stornare la parte di corrispettivo non incassata e recuperare l’IVA relativa (a patto che sussistano i presupposti ex art. 26 DPR 633/72: tipicamente la transazione stragiudiziale può consentire la nota di credito per concordato transattivo, come da chiarimenti di prassi). Dunque il creditore commerciale oltre a subire la perdita sul capitale, dovrà regolare l’IVA: l’Erario oggi consente il recupero IVA su crediti non riscossi a seguito di accordo transattivo che abbia natura di concordato preventivo o sia omologato, mentre per transazioni extra-giudiziali serve che il mancato incasso sia definitivo (dopo azioni legali concluse negativamente, etc.). Questo è un dettaglio tecnico-fiscale per il creditore, che comunque non tocca direttamente il debitore, ma spiega perché talvolta i creditori esigono certe formalità per accettare stralci (es. attendono almeno un decreto ingiuntivo e un pignoramento negativo, così sono sicuri di poter dedurre la perdita).
- Tassazione per il debitore: se il debitore è un’impresa, valgono le considerazioni già fatte sulle sopravvenienze attive tassabili. Se invece è una persona fisica o una società semplice, la parte di debito condonata da un creditore privato di solito non genera reddito imponibile (non essendo inquadrabile nelle categorie IRPEF usuali). Non esiste in Italia una tassazione generalizzata sul “forgiveness of debt” come in altri ordinamenti. Tuttavia, un caso peculiare potrebbe essere il condono di un debito da parte di un familiare o socio: in taluni casi l’Agenzia Entrate ha ricondotto questi atti a donazioni indirette soggette a imposta sulle donazioni (con franchigia se tra parenti). È una materia sfumata, ma se ad esempio un padre condona un debito di 100.000 € al figlio, si potrebbe profilare l’applicazione dell’imposta di donazione oltre franchigia (anche se raramente contestata in pratica). Per scrupolo, nelle transazioni di importo molto elevato tra privati legati da vincoli familiari, si può valutare la formalizzazione come atto di donazione di credito condonato con registrazione. Per debiti commerciali tra estranei, nessuna imposta di donazione si applica perché l’atto transattivo è oneroso (il debitore comunque paga una parte e il creditore rinuncia per convenienza reciproca).
- Esempi comuni di saldo e stralcio commerciale: (a) Fornitore vs cliente insolvente: il fornitore ha emesso fatture per €50.000, il cliente ne offre €20.000 subito perché è in crisi e ha altri debiti. Il fornitore valuta che portarlo in tribunale forse lo farebbe fallire e recupererebbe ancora meno, quindi accetta 20k e straccia le altre fatture. (b) Locatore vs conduttore moroso: l’inquilino deve 12 mensilità di affitto (€6.000), offre 3.000€ immediati a saldo uscendo dall’immobile. Il proprietario preferisce evitar causa lunga e accetta, rinunciando al resto. (c) Professionista vs cliente: l’avvocato ha parcella di €10.000 non pagata, ma il cliente lamenta qualche disservizio; si accordano per 5.000€ a saldo, chiudendo ogni contestazione reciproca. In tutti questi casi l’accordo conviene quando la prospettiva alternativa (causa legale, procedura concorsuale del debitore, ecc.) è incerta o peggiore in termini di tempi e costi.
In sintesi, anche nei rapporti commerciali e privati il saldo e stralcio è uno strumento flessibile per gestire situazioni di inadempimento. Dal punto di vista del debitore (sia esso un consumatore o un’impresa), conviene proporlo quando si vuole evitare il fallimento di una relazione (commerciale o personale) o prevenire azioni legali costose, e si ha la possibilità di offrire subito almeno una parte significativa del dovuto. Dal punto di vista del creditore, accettare uno stralcio può essere razionale se il debitore è in difficoltà conclamata e insistere potrebbe condurre al fallimento o a lungaggini: meglio “pochi, maledetti e subito” che niente. Il tutto, ovviamente, va formalizzato con attenzione (quietanze, rinunce, ecc. come già detto).
Saldo e stralcio dei debiti fiscali e contributivi (verso Fisco e enti pubblici)
Un capitolo a sé riguarda i debiti verso l’Erario (Agenzia Entrate, Agenzia Entrate-Riscossione ex Equitalia) e gli enti previdenziali (INPS, casse professionali). In questi casi, la possibilità di saldo e stralcio è molto più limitata, poiché il Fisco non può liberamente “patteggiare” il tributo dovuto salvo previsione di legge . Diversamente da un creditore privato, l’agente della riscossione ha per legge il compito di riscuotere l’intero importo iscritto a ruolo e non ha il potere discrezionale di accettare pagamenti parziali a fondo perduto su semplice richiesta del contribuente . Dunque, fuori da specifiche norme di “definizione agevolata” o da procedure concorsuali previste dalla legge, un contribuente non può ottenere sconti sulle cartelle esattoriali per accordo privato . Se ad esempio si deve €10.000 di imposte e sanzioni, proporre a Agenzia Riscossione di pagarne 5.000 in cambio dello stralcio del resto non sortisce effetto: l’ente non è autorizzato ad aderire a tale proposta.
Le uniche situazioni in cui si può parlare di saldo e stralcio di debiti fiscali/contributivi sono:
- Sanatorie fiscali previste per legge (definizioni agevolate): periodicamente lo Stato introduce misure di condono o pace fiscale che consentono a certe condizioni di pagare solo una parte dei debiti tributari e previdenziali iscritti a ruolo . Queste misure sono rivolte generalmente a persone fisiche in difficoltà economica (come nel saldo e stralcio 2019 di cui diremo) oppure alla generalità dei contribuenti ma limitatamente a interessi e sanzioni (come le rottamazioni delle cartelle). In tali casi è la legge stessa a stabilire la quota da versare e quella da condonare: il contribuente deve presentare una domanda di adesione entro termini fissati e versare quanto dovuto secondo il piano stabilito dalla norma. Ad esempio, la Legge di Bilancio 2019 (L. 145/2018) ha introdotto il Saldo e stralcio per persone fisiche in comprovata difficoltà economica: per i carichi affidati dal 2000 al 2017, i debitori con ISEE familiare ≤ 20.000 € potevano estinguere i debiti pagando solo una percentuale tra il 16% e il 35% del dovuto (oltre a piccole spese) . In particolare: 16% se ISEE fino a €8.500; 20% se ISEE tra €8.500 e €12.500; 35% se ISEE tra €12.500 e €20.000 . Erano condonati integralmente sanzioni e interessi di mora, restando a carico appunto solo la percentuale ridotta di imposta e interessi “da ritardata iscrizione a ruolo” . Chi aderiva doveva pagare in max 5 rate (entro novembre 2021). Questa misura, limitata a tributi dichiarati e contributi previdenziali di artigiani/commercianti, ha permesso forti riduzioni (fino all’84% del debito in meno) ai soggetti con ISEE più basso . Sempre nel 2019 è stata prevista una Rottamazione-ter per tutti i contribuenti: in quel caso non c’era taglio del capitale ma solo azzeramento sanzioni e interessi di mora . Aggiornamento 2023: la Legge di Bilancio 2023 (L.197/2022) ha previsto due importanti definizioni agevolate: lo Stralcio automatico dei debiti fino a €1.000 affidati dal 2000 al 2015, e la Rottamazione-quater per debiti fino al 30/6/2022. Lo stralcio automatico ha cancellato d’ufficio (senza bisogno di domanda) tutte le cartelle sotto €1.000 di importo residuo, relative a carichi statali dal 2000-2015 . L’annullamento è avvenuto al 31 marzo 2023 ex art.1 commi 222-230 L.197/2022, salvo che per carichi di Comuni (per multe etc, i Comuni potevano decidere se aderire). Ciò significa che milioni di micro-debiti (multe, tasse locali, imposte minori) anteriori al 2015 sono stati azzerati per legge. La rottamazione-quater invece ha consentito di pagare i ruoli 2000-2022 senza sanzioni né interessi di mora, diluendo il pagamento in 18 rate fino al 2027. Non c’è un vero “saldo e stralcio” del capitale, ma comunque uno sconto sugli oneri accessori molto vantaggioso. Migliaia di contribuenti hanno aderito entro il 30/6/2023. Va notato che tali definizioni agevolate non richiedono di dimostrare insolvenza o difficoltà: sono strumenti di carattere generale offerti dallo Stato per migliorare la riscossione in cambio di uno sconto. Altre sanatorie recenti includono: rottamazione-bis (DL 148/2017), saldo e stralcio 2021 dei debiti fino 5.000 € per redditi <30.000 € (DL 41/2021 art.4, misura una tantum che ha condonato vecchi ruoli 2000-2010) , e varie edizioni di rottamazione. Queste misure vengono annunciate dal legislatore nelle leggi di bilancio o decreti fiscali ed è fondamentale fare attenzione a requisiti e scadenze per aderire.
- Procedure concorsuali con transazione fiscale: la seconda ipotesi in cui il debito tributario/contributivo può essere stralciato è quando il contribuente viene ammesso a una procedura di insolvenza prevista dalla legge – ad esempio un concordato preventivo, un accordo di ristrutturazione dei debiti omologato, oppure una procedura di sovraindebitamento – all’interno della quale è contemplata la falcidia dei crediti erariali . In questi casi il taglio del debito pubblico avviene sotto il controllo del tribunale e secondo le regole specifiche: ad esempio, nel concordato preventivo il debitore può proporre il pagamento parziale di imposte e contributi purché almeno in misura non inferiore a quanto otterrebbero in liquidazione (e con il voto favorevole dell’erario se chirografario, oppure oggi è ammessa la cram-down coattiva con parere dell’apposito Comitato ministeriale). Nelle procedure di sovraindebitamento (ora composizione delle crisi da sovraindebitamento nel Codice della Crisi) il debitore non fallibile può inserire nel piano la transazione fiscale sui tributi: occorre il parere dell’Agenzia delle Entrate, ma se motivato il giudice può omologare anche senza pieno assenso, grazie alle modifiche normative del 2021 che hanno reso più efficaci queste procedure. Ad esempio, un consumatore sovraindebitato con debiti Equitalia può ottenere l’omologazione di un piano del consumatore che preveda il pagamento del 10% delle cartelle e lo stralcio del resto: se il giudice valuta che il 10% è il massimo delle sue capacità e i creditori vengono trattati equamente, il piano viene approvato e i debiti fiscali residui sono cancellati a fine procedura. Analogamente, un piccolo imprenditore può presentare un concordato minore offrendo una percentuale sui debiti tributari. La legge (art. 63 D.Lgs.14/2019 e succ. mod.) oggi permette anche il cram down fiscale, ma con un meccanismo di controllo: se la proposta prevede un abbattimento sopra una certa soglia (ad es. più del 65-70%), viene richiesto un parere obbligatorio di un apposito ufficio ministeriale (Ufficio centrale crisi d’impresa) per valutare la convenienza della proposta . Ad ogni modo, se la procedura viene omologata, i debiti tributari sono cristallizzati alle condizioni approvate e, a completamento del piano, la parte non pagata viene esdebitata, liberando il debitore . Questa è la forma “concorsuale” di saldo e stralcio legale, che però richiede di passare per il tribunale e coinvolgere tutti i creditori in un piano. Non è percorribile per gestire un singolo debito isolato col fisco, ma serve per crisi generalizzate.
- Stralcio automatico per legge: come anticipato, talvolta il legislatore cancella d’ufficio certi debiti di modesto importo o antichi. L’esempio recente è lo stralcio 2023 dei debiti ≤ €1.000 del 2000-2015 . Un altro esempio: il DL 119/2018 prevedeva lo stralcio dei debiti INPS sotto €1.000 per artigiani, commercianti e gestione separata, riferiti a periodi fino al 2010 (con ricadute però sui contributi pensionistici, tant’è che nel 2023 l’INPS ha dato la facoltà di rinuncia allo stralcio per chi volesse versarli al fine pensionistico ). In ogni caso, quando avviene uno stralcio automatico, il debitore non deve fare nulla se non verificare che l’agente della riscossione abbia effettivamente aggiornato la sua posizione. Ad esempio, per le cartelle <€1000 annullate al 31/3/2023, è utile controllare nel proprio cassetto fiscale online che esse risultino annullate . Se così non fosse, si può segnalare all’ente.
In assenza di una delle condizioni sopra, il contribuente con debiti fiscali ha poche alternative: o paga integralmente (magari chiedendo una rateazione fino a 6 anni ex art.19 DPR 602/73, che però non abbatte l’importo ma diluisce le rate) , oppure – se ritiene il debito illegittimo – lo impugna in Commissione Tributaria per farlo annullare (ma quella è sede contenziosa, non conciliativa) . Non c’è modo di negoziare liberamente una riduzione ad personam. L’art. 1274 c.c. sulla accettazione del pagamento parziale trova un limite insormontabile: l’ente pubblico non può accettare un pagamento ridotto se questo equivale a uno sconto su imposte dovute per legge, salvo appunto situazioni regolate normativamente .
Conclusione sul fisco: il saldo e stralcio “volontario” non è ammesso, mentre il saldo e stralcio “legale” è possibile sfruttando gli strumenti straordinari (sanatorie, procedure concorsuali) previsti nell’ordinamento . Questa diversità è bene nota agli operatori: i debitori che cercano di “offrire qualcosa” al fisco direttamente restano delusi, ma possono avere soddisfazione aderendo a condoni quando ci sono o aprendo procedure concorsuali quando necessario.
Implicazioni per il debitore fiscale: se hai cartelle esattoriali, tieniti informato sulle eventuali definizioni agevolate attive (nel 2025, ad esempio, è in corso la Rottamazione-quater con pagamenti dilazionati fino al 2027). Se la tua situazione è insostenibile e fuori dalle sanatorie, valuta la procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento: potrai includere i debiti fiscali e contributivi proponendo di pagarne solo una parte, con l’assistenza di un Organismo di Composizione della Crisi e l’omologazione del giudice . Questo è, in sostanza, il modo di ottenere un saldo e stralcio dei debiti pubblici quando non vi sono “scorciatoie” legislative generali. Ricorda che eventuali dilazioni con l’Agenzia Riscossione (rateizzazioni) non riducono il debito, servono solo a guadagnare tempo ma l’importo resta pieno (con interessi ridotti al tasso legale). Pertanto, se la somma è enorme e non pagabile integralmente, meglio valutare un piano di ristrutturazione giudiziale.
Aspetti fiscali e contabili del saldo e stralcio per il debitore
Abbiamo accennato alla questione fiscale: qui riepiloghiamo i punti salienti, perché si tratta di un profilo spesso trascurato ma importante, specie per debitori imprenditori.
- Imprese e professionisti (soggetti a IRES/IRPEF d’impresa): la parte di debito annullata grazie a un saldo e stralcio costituisce, contabilmente, una sopravvenienza attiva straordinaria. In bilancio, secondo i principi OIC 6, va rilevata come componente positiva di reddito nell’esercizio in cui l’accordo diventa efficace . Fiscalmente questa sopravvenienza concorre al reddito imponibile (IRES/IRPEF) come qualsiasi altro provento, a meno che non si tratti di accordo concluso nell’ambito di procedure concorsuali omologate . L’art. 88 TUIR infatti esenta da imposizione le sopravvenienze attive derivanti da concordati preventivi, accordi di ristrutturazione ex art.182-bis LF/CCII e piani attestati pubblicati, purché il debitore completi l’esecuzione degli stessi . Al di fuori di queste ipotesi, l’impresa che ottiene uno stralcio dovrà pagare le imposte sulla quota di debito perdonata. Esempio: Alfa Srl aveva un debito verso fornitori di €100.000; ottiene un saldo e stralcio pagando €40.000 e vedendosi abbuonati €60.000. Nel conto economico 2025 rileverà +€60.000 di provento straordinario; fiscalmente, a meno che Alfa Srl non sia in concordato, quei 60k costituiranno reddito tassabile (circa €14.400 di IRES al 24% dovuti, più eventuale IRAP). Paradossalmente, dunque, un accordo di stralcio per un’impresa riduce il debito commerciale ma genera un debito verso il fisco (per le imposte dovute sul “guadagno” realizzato) se l’utile prodotto non trova altre compensazioni o perdite pregresse. Questo effetto va tenuto presente: spesso i consulenti pianificano l’operazione in modo da avere basi imponibili negative compensative (ad es. perdite, interessi passivi deducibili generati). In alternativa, cercare di inquadrare l’accordo in una procedura di composizione della crisi evita la tassazione , ma ciò non sempre è possibile o conveniente. In ogni caso, ignorare questo aspetto può riservare spiacevoli sorprese in sede di dichiarazione dei redditi post-stralcio.
- Persone fisiche (debitori consumatori): come detto, il condono di un debito personale non rientra di norma in alcuna categoria reddituale imponibile IRPEF. Non si tratta di reddito da lavoro, né di reddito d’impresa (se il soggetto non è imprenditore), né di reddito di capitale. L’Agenzia delle Entrate ha in passato provato a qualificare talune situazioni come “redditi diversi”, ma è una forzatura. Ad esempio, se una banca cancella un debito a un privato, talvolta invia per prudenza una comunicazione fiscale (modello 77) come “altro reddito” al beneficiario. In realtà, manca una specifica norma che renda imponibile questo arricchimento patrimoniale occasionale. Nel 2020 era stata prospettata l’introduzione di una tassazione sulle riduzioni di debiti bancari a favore di consumatori, ma non risulta concretizzata. Dunque, per il consumatore debitore lo stralcio ottenuto da banche o altri privati non genera IRPEF (e non va dichiarato), fatte salve situazioni anomale (una potenziale eccezione: se il debitore avesse dedotto fiscalmente in passato oneri poi non pagati – caso raro per un privato, più tipico per imprese – allora il recupero di quei costi potrebbe far scattare tassazione, ma ripetiamo: scenario non frequente). Più concretamente, l’unico riflesso fiscale per il privato può essere l’imposta di registro sull’accordo scritto: se la transazione viene formalizzata per atto notarile o scrittura autenticata, si pagherà l’imposta di registro in misura fissa (€200) perché è un atto contenente prestazioni a contenuto patrimoniale (non c’è invece proporzionale perché non è un atto traslativo di beni). Se l’accordo è informale (scambio lettere), di solito non viene registrato affatto. Inoltre, qualora l’operazione configuri una donazione (es. genitore che formalmente rinuncia al credito verso figlio), in linea teorica potrebbe esserci imposta sulle donazioni oltre franchigia, ma nella prassi transattiva questo non avviene quasi mai.
- Detraibilità/deducibilità per il debitore: attenzione a un aspetto spesso trascurato: se il debito originario era legato a una spesa dedotta o detratta dal debitore, la parte non pagata potrebbe dover essere rettificata. Ciò vale più che altro per imprese (es. un costo di merce dedotto che poi non si paga integralmente: la quota non pagata diventa sopravvenienza attiva tassabile, come già detto) . Per un privato, potrebbe riguardare ad esempio un mutuo: se aveva detratto interessi passivi su un mutuo poi saldo-stralciato in parte, la quota di interessi su capitale non pagato andrebbe forse ricalcolata (ma qui entriamo in tecnicismi; in generale per mutui prima casa, la detrazione non va restituita se il mutuo viene estinto anticipatamente, e lo stralcio è equiparabile a estinzione anticipata parziale). In ogni caso, si tratta di dettagli per i consulenti fiscali.
In sintesi per il debitore: se sei un’azienda, calcola l’effetto fiscale del saldo e stralcio ottenuto, perché dovrai probabilmente pagarci le tasse come fosse un ricavo . Se sei un privato, non avrai imposte dirette da pagare sullo stralcio, ma fai attenzione se l’accordo è formalizzato da un notaio (possibile registro €200) o se emergono questioni di eventuale donazione. In caso di dubbi, consulta un commercialista per quella che viene chiamata “pianificazione dell’esdebitazione”.
Domande e risposte frequenti sul saldo e stralcio (FAQ)
D: Che cosa significa esattamente “saldo e stralcio” di un debito?
R: Significa che debitore e creditore hanno raggiunto un accordo transattivo in base al quale il debitore paga una certa somma (saldo) e il creditore cancella/annulla (stralcia) tutto il residuo debito . In pratica, versando la somma concordata, il debitore chiude definitivamente la pendenza e il creditore rinuncia a qualsiasi ulteriore pretesa su quel rapporto . Esempio: Tizio deve 10.000 €, la transazione prevede che paghi 4.000 € a saldo e, così facendo, gli altri 6.000 € vengono condonati dal creditore. Il debito, una volta pagati i 4.000 €, è estinto e “stralciato” quanto al resto.
D: Come si fa a proporre un saldo e stralcio?
R: Non esiste un modulo standard valido per tutti i casi. In generale, bisogna contattare il creditore (direttamente o tramite un legale) e manifestare la volontà di trovare un accordo. Conviene farlo per iscritto (una lettera raccomandata o PEC) spiegando la propria situazione di difficoltà e formulando una proposta concreta, ossia indicando l’importo che si è in grado di pagare e in che tempistiche . La proposta dev’essere credibile: idealmente includere alla lettera documenti come ISEE basso, stato di disoccupazione, spese mediche, ecc., per dimostrare che la capacità di pagamento è limitata. È utile anche far presente che, se l’accordo non si raggiunge, il rischio per il creditore è di recuperare meno o nulla dopo anni. In alcuni casi, il creditore (es. una finanziaria) può aver già incaricato una società di recupero crediti: in tal caso la proposta va discussa con quest’ultima (tenendo presente che spesso i recuperatori hanno margini di sconto limitati autorizzati dal creditore stesso). Se ci si rivolge a un avvocato, sarà lui a occuparsi delle trattative secondo mandato.
D: Quanto devo offrire? C’è una percentuale “giusta” per proporre lo stralcio?
R: Dipende dal tipo di debito e dalla tua situazione. Non esiste una formula universale. In pratica devi offrire il massimo che riesci a mettere insieme senza rovinarti, cercando però di non esagerare al rialzo se sai che il creditore sarebbe disposto ad accettare anche meno. Alcune linee guida empiriche: per debiti chirografari (senza garanzie reali) spesso i creditori accettano tra il 30% e il 60% . Se il debitore è nullatenente, a volte chiudono anche al 20% o meno. Per debiti con ipoteca o altre garanzie, di solito vogliono almeno il 70-80% . Diciamo che per un prestito personale insoluto di 10.000 €, offrire inizialmente 3.000-4.000 € può essere un punto di partenza; per un mutuo residuo di 100.000 € con casa pignorata, magari bisogna arrivare a 70-80.000 €. Ogni caso è unico: valuta anche cosa recupererebbe il creditore altrimenti – se pensi recupererebbe zero (perché sei disoccupato e senza beni), puoi provare a offrire anche il 10%. Se invece sa di poterti pignorare lo stipendio, devi avvicinarti a ciò che otterrebbe via pignoramento (es. il 50% del debito in 4-5 anni). Può essere utile farsi fare una consulenza da esperti del settore per capire la strategia: ad es. società specializzate o avvocati che trattano spesso con quella banca/finanziaria sanno qual è la soglia tipica di accettazione .
D: Il creditore può rifiutare la mia proposta di saldo e stralcio?
R: Certamente sì, è nel suo diritto. Nessuno può obbligare un creditore ad accettare meno del dovuto. Se la proposta è troppo bassa rispetto alle aspettative, o se il creditore ritiene di avere altri mezzi efficaci (pignoramenti, garanzie da escutere, ecc.), potrebbe rifiutare o non rispondere affatto (silenzio = rifiuto implicito). In tal caso, tu debitore resti obbligato all’intero importo. Però attenzione: un rifiuto iniziale non esclude che il creditore possa diventare più disponibile in seguito, magari se passano i mesi e non riesce a riscuotere nulla, o se emergono nuove circostanze (es. tu fai capire che stai valutando la procedura di sovraindebitamento, nella quale potrebbe prenderci ancor meno). Quindi un rifiuto non è la fine: si può rilanciare con un’offerta leggermente migliorata oppure attendere un momento più opportuno. L’importante è non irrigidirsi: mantenere un canale di dialogo può portare a un accordo più avanti. Se invece il creditore rimane fermo sul “pagare tutto”, come estrema ratio dovrai considerare le alternative (rateizzazione integrale, oppure azioni legali di opposizione se ci sono motivi validi, o procedure concorsuali se il debito è impagabile).
D: E se il creditore non risponde proprio alla proposta?
R: In molti casi le finanziarie o banche rispondono alle proposte di saldo e stralcio, anche solo per dire “no, troppo bassa”. Ma può succedere che non arrivi alcuna risposta formale. Dopo un tempo congruo (es. 30 giorni), puoi sollecitare chiedendo se la proposta è stata valutata. Se ancora nulla, puoi provare a contattare telefonicamente l’ufficio contenzioso per avere un riscontro informale. Se continuano a ignorare, è segno che al momento non intendono aderire. Potresti allora: (a) attendere qualche mese e riproporre (magari offrendo qualcosa in più o segnalando un peggioramento ulteriore della tua situazione); (b) se hai spazio, procedere comunque con un pagamento parziale spontaneo indicando “a saldo e stralcio” – mossa rischiosa e non consigliabile però, perché se il creditore incassa e non conferma lo stralcio, ti troveresti ad aver pagato solo una parte e dover comunque il resto; (c) intraprendere tu stesso un’azione, ad esempio una procedura di sovraindebitamento (che li costringerà a venire a patti in tribunale). In sintesi, se non rispondono potrebbe voler dire che non sono interessati a trattare, ma la porta non è chiusa per sempre – magari aspettano di vedere se intanto paghi qualcosa o se arrivi tu a dichiarare fallimento (scenario in cui potrebbero recuperare meno, e allora poi accettano uno stralcio tardivo per convenienza).
D: Cosa succede se l’accordo di saldo e stralcio “salta” perché non riesco a pagare la somma pattuita?
R: Purtroppo, in tal caso, perdi il beneficio dello stralcio. Gli effetti dipendono da cosa c’era scritto nel contratto transattivo: quasi sempre è previsto che, se il debitore non paga puntualmente, l’accordo si risolve e il creditore riacquista il diritto di chiedere l’intero importo originario (magari detraendo gli acconti già eventualmente versati) . Significa che torni a dovere quanto dovevi prima, come se lo stralcio non fosse mai esistito, e il creditore a quel punto difficilmente ti concederà un secondo tentativo. Anzi, è probabile che proceda immediatamente con azioni legali dure (pignoramenti) avendo ormai poca fiducia. Se invece l’accordo non conteneva clausole risolutive e costituiva novazione (ipotesi rara), tecnicamente il creditore può solo chiedere il nuovo importo ridotto, ma quasi sempre gli accordi a saldo e stralcio non vengono concepiti in tal modo proprio per evitare questa situazione penalizzante per il creditore . Quindi, in parole semplici: non promettere somme che non sei sicuro di poter raccogliere! Meglio negoziare magari un importo un po’ più alto ma pagabile magari in due rate sostenibili, piuttosto che uno più basso ma che poi non riesci a trovare per tempo. Se proprio ti accorgi di non farcela, avvisa subito il creditore, spiega la situazione, e prova a ottenere una proroga o a rinegoziare (es. hai offerto 10.000 entro il 31/12 ma per quella data ne hai solo 7.000: proponi di versare quelli subito e i restanti 3.000 dopo 2 mesi, chiedendo di non far decadere l’accordo). Non c’è garanzia che accetti, ma tentare è meglio che tacere e far scadere il termine.
D: Dopo il saldo e stralcio, la mia “fedina finanziaria” torna pulita? Potrò chiedere altri prestiti?
R: Nel breve periodo rimarrà un segno negativo sui tuoi dati creditizi. Come spiegato, le centrali rischi private tengono la traccia fino a 3 anni per un debito risolto con stralcio . Significa che per quel periodo le banche vedranno che hai avuto un problema e hai rimborsato solo parzialmente. Questo ti renderà un cliente a rischio, e probabilmente eventuali nuove richieste di prestito verranno respinte almeno finché la segnalazione è attiva. Anche in Centrale Rischi Banca d’Italia, se eri segnalato a sofferenza, risulterà la sofferenza estinata per stralcio e ciò può frenare le banche dal concederti credito per un po’. Dopo qualche anno, però, le segnalazioni decadono (36 mesi per i SIC, in CR Bankitalia solitamente dopo 36 mesi di dati chiusi non appari più nelle visure) e a quel punto se la tua situazione reddituale è buona potresti ottenere nuovo credito. C’è da dire che avere un “pregresso” di saldo e stralcio, anche se non più visibile nei sistemi, può comunque essere intuibile dal fatto che in quegli anni magari non hai preso finanziamenti: ma questo è un dettaglio. In conclusione: a breve termine no, non aspettarti di poter chiedere un mutuo subito dopo aver stralciato un debito (a meno che non trovi un finanziatore privato o prodotti particolari con garanzie reali); a medio-lungo termine sì, potrai tornare “affidabile” agli occhi del sistema creditizio purché nel frattempo tu abbia tenuto comportamenti finanziari virtuosi. Un aspetto positivo: meglio un debito chiuso parzialmente che un debito aperto e insoluto: quindi hai fatto comunque un passo verso la riabilitazione, perché il tuo debito non risulta più in essere (aperto) ma chiuso – ancorché con nota negativa.
D: Il saldo e stralcio ha conseguenze fiscali per me debitore? Devo pagarci le tasse sopra?
R: Dipende dalla tua qualifica. Se sei una società o un imprenditore individuale e il debito riguardava la tua attività, sì, come spiegato la parte stralciata viene considerata un ricavo tassabile (sopravvenienza attiva) salvo tu fossi in procedura concorsuale . Quindi, dovrai inserire quel provento nella dichiarazione dei redditi e pagarci imposte. Se invece sei un privato non imprenditore, nella generalità dei casi no, non hai tasse dirette da pagare sullo “sconto” ricevuto . Uniche eccezioni remote: se si configura una donazione (potrebbe esserci imposta di donazione, ma scenario raro nei rapporti commerciali); oppure, come paventato da alcuni, se una banca ti fa un maxi-stralcio, potrebbe segnalare fiscalmente l’importo (ma ad oggi non risulta un quadro normativo che ti imponga di dichiararlo). Ad ogni modo, il consiglio è: dopo lo stralcio, chiedi al tuo commercialista conferma per evitare sorprese. L’ultima cosa: se il creditore ti rilascia quietanza con firma autenticata, quell’atto andrebbe in teoria registrato all’Agenzia Entrate (con imposta fissa €200 a carico delle parti). Nella prassi però quasi nessuno registra le quietanze salvo siano notarili.
D: Ho più debiti con diversi creditori: devo fare un saldo e stralcio con ciascuno?
R: Puoi provare a trattare con ciascun creditore separatamente, ma la cosa potrebbe essere ingestibile se i creditori sono tanti. Ad esempio, se hai 10 finanziarie e banche da cui hai ricevuto prestiti, dovresti negoziare 10 accordi diversi, trovando magari 10 somme distinte – un’impresa! Inoltre, uno potrebbe accettare, un altro no, e tu ti troveresti ancora inseguito da alcuni e libero da altri. Quando i debiti sono numerosi e superano ampiamente le tue capacità, forse è meglio valutare un procedimento unico come la composizione della crisi da sovraindebitamento. In quella sede presenti un piano unico e sarà il giudice a imporlo a tutti se la maggioranza approva (o anche senza maggioranza nel piano del consumatore). In pratica fai una specie di saldo e stralcio collettivo sotto l’egida del tribunale. Ciò ha il vantaggio che, se omologato, libera da tutti i debiti residui con un colpo solo. Lo svantaggio è che è più lungo e costoso da impostare (ti serve l’assistenza di un OCC e di legali, e devi rispettare certe formalità). In linea di massima, se hai più di 4-5 debiti significativi e per un totale che supera il tuo reddito annuo di parecchie volte, considera seriamente la procedura concorsuale; se invece hai 2-3 debiti e gli importi non sono astronomici, puoi tentare stralci individuali. Un aspetto tattico: potresti iniziare a stralciare con uno o due creditori e, per gli altri recalcitranti, inserire i loro crediti in una procedura di sovraindebitamento. Spesso il fatto che tu abbia chiuso alcune posizioni ti aiuta a presentare un piano migliore per i restanti (ad es. hai liberato un immobile da un’ipoteca facendone saldo e stralcio, e ora quell’immobile libero puoi venderlo per pagare gli altri in concordato).
D: Ho un garante (fideiussore) per il mio debito: se faccio un saldo e stralcio, il garante è salvo?
R: Sì, generalmente sì, ma con cautela. Quando il debitore principale viene liberato dal debito, anche il fideiussore che lo garantiva non è più tenuto, perché l’obbligazione principale si estingue. Questo in linea di principio. È comunque opportuno che il garante partecipi all’accordo o almeno che sia menzionato: l’ideale è far firmare anche a lui, così il creditore dichiara che nulla è più dovuto “né da Tizio né dal fideiussore Caio”. Perché tanta attenzione? Perché vi sono stati casi – border line a dire il vero – in cui il creditore, pur avendo liberato il debitore principale con un accordo, ha sostenuto che la garanzia fosse indipendente e ha provato a chiedere la differenza al fideiussore. In teoria la legge non glielo consente (se il debitore non deve più nulla, la fideiussione si estingue), ma non si può escludere un contenzioso se i testi non erano chiari. Quindi coinvolgere il garante è prudente. Se il garante ha le risorse, magari può contribuire all’offerta a saldo e stralcio (spesso sono i genitori garanti a pagare una parte per chiudere la posizione del figlio). In definitiva: il garante è al sicuro a condizione che l’accordo preveda l’estinzione totale del debito. Se invece il creditore gli facesse firmare qualcosa dove lui riconosce comunque di dover pagare il residuo, allora no (ma sarebbe un suicidio per il garante firmare ciò). Pertanto, state attenti a cosa firmate: tutti liberati, o nessuno.
D: Il mio debito è stato ceduto a una società di recupero crediti. Posso fare saldo e stralcio anche con loro?
R: Assolutamente sì, anzi spesso le società di recupero (o gli investitori che hanno comprato il credito) sono ancora più propensi della banca originaria a chiudere a stralcio . Questo perché in genere l’hanno acquistato a prezzi stracciati e possono fare un buon margine anche accettando che tu paghi molto meno del valore facciale. Fai però attenzione: verifica che la cessione sia legittima, ossia fatti mostrare dalla società cessionaria documenti che provino che ora sono loro i titolari del credito (ci sono stati casi di truffe con finti esattori). Una volta accertato ciò, la trattativa è identica: offri una somma e chiedi la liberatoria. Le società di recupero di solito hanno mandati temporanei (cioè lavorano su commissione per la banca) oppure hanno acquistato il credito. Se è un mandato, la proposta deve comunque essere approvata dal creditore originario; se hanno acquistato, decidono loro. In ogni caso, pretendi sempre la quietanza scritta a firma di chi ha potere nella società, e conserva traccia di tutti i pagamenti. Dopo aver pagato, controlla anche che eventuali segnalazioni (CRIF, centrale rischi) vengano aggiornate a “chiuso per stralcio” anche dal nuovo soggetto. Un problema tipico con certe società poco serie è la pratica scorretta: incassano la tua somma a saldo e poi magari, dopo qualche anno, rivendono il residuo a qualcun altro! È illegale, ma può succedere se non c’è un documento chiaro. Con la quietanza liberatoria in mano, potrai difenderti agevolmente (mostri che il debito è estinto), però per prevenire cerca di farti rilasciare anche una comunicazione di svincolo o di cessione del credito residuo a zero euro. Alcune società inseriscono i dati su banche dati interne e talvolta capita che un residuo stralciato venga per errore ancora esposto. Quindi, occhi aperti: documenta tutto.
D: È vero che se invio un assegno con dicitura “a saldo e stralcio” e il creditore lo incassa, il debito è chiuso automaticamente?
R: Questa è una “leggenda” con un fondo di verità ma da prendere con le pinze. In passato, diverse sentenze (anche della Cassazione) hanno ritenuto che l’incasso da parte del creditore di un assegno o bonifico recante la causale “saldo e stralcio” possa costituire accettazione tacita della proposta transattiva, vincolandolo a non pretendere altro. Il ragionamento è: il creditore, vedendo quella clausola sulla causale, se non era d’accordo avrebbe dovuto restituire il titolo; incassandolo, di fatto accetta la condizione posta dal debitore, cioè che quel pagamento chiude il conto. Tuttavia, questo principio non è assoluto e dipende dalle circostanze. Recentemente la Cassazione tende a chiedere comunque la prova di un accordo completo (come visto, la quietanza da sola non basta). Quindi contare su un “trucco” così può essere rischioso: il creditore potrebbe incassare e poi sostenere che era un acconto e di non aver accettato alcun saldo-stralcio (magari restituendo in seguito la somma per evitare contestazioni di acquiescenza). In giudizio la decisione non è scontata, anzi. Pertanto sconsiglio di procedere unilateralmente: meglio ottenere un sì scritto prima di pagare. Usare la causale “a saldo di ogni pretesa” sul pagamento è ottima cosa, ma come conferma di un accordo già raggiunto verbalmente o per iscritto. Se la mettete come escamotage sperando nel silenzio-assenso, potreste poi dovervi far valere in giudizio – con esito incerto e spese legali. Insomma: non lasciate le cose all’ambiguità, negoziate sempre in modo chiaro.
D: Dopo un saldo e stralcio con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, devo fare qualcosa per formalizzare la chiusura?
R: Se hai aderito a una definizione agevolata (rottamazione o saldo e stralcio fiscale) e hai pagato tutte le rate previste, la posizione viene automaticamente aggiornata nei terminali di AER come “Definita” e le cartelle si considerano estinte. Non serve ulteriore documentazione, ma ti conviene conservare tutte le ricevute di pagamento e la comunicazione formale di AER di avvenuta definizione. Per sicurezza, puoi ottenere dall’ente una situazione debitoria aggiornata dopo qualche mese, così vedi che quelle cartelle risultano a zero. Se invece hai chiuso il debito fiscale all’interno di una procedura concorsuale (es. un piano del consumatore omologato) allora ti conviene, una volta eseguito il piano, notificare ad Agenzia Entrate-Riscossione l’attestazione di avvenuto adempimento e l’ordinanza del giudice di esdebitazione, chiedendo la cancellazione di eventuali fermi o ipoteche e l’aggiornamento a sofferenza chiusa. In generale, l’ente pubblico è abbastanza solerte nell’applicare la legge (ad esempio le cartelle sotto €1000 sono state annullate d’ufficio il 31/3/2023 senza bisogno di richieste) . Ma trust but verify: controllare è sempre buona pratica.
D: Ho letto di gente che fa saldo e stralcio anche su mutui ipotecari vendendo casa all’asta a un amico. È legale?
R: Attenzione a non confondere cose diverse. Il saldo e stralcio immobiliare di cui parlavamo è fatto alla luce del sole con accordo della banca e autorizzazione del giudice, se l’immobile è già pignorato . “Vendere casa all’asta a un amico” potrebbe sottintendere delle operazioni opache o collusive (tipo far partecipare un prestanome all’asta per aggiudicarsela a poco, poi accordarsi con la banca per non procedere sul residuo…). Queste cose sconfinano facilmente nella fraude ai creditori se non sono trasparenti. La via corretta è: se trovi un acquirente (anche amico) che compra la casa a prezzo di mercato o comunque congruo, informi il giudice e la banca, fate l’istanza di vendita privata a quel prezzo, la banca dà l’ok a considerare estinto il mutuo incassando quel ricavato e stralciando il resto. Se invece la casa viene svenduta di nascosto e rimane un grosso residuo, la banca potrebbe non rinunciare affatto a quel residuo e continuare a perseguitarti (ad es. su stipendio). Quindi evita scorciatoie furbe: coinvolgi la banca nel piano di vendita. Le banche serie preferiscono ricavare qualcosa in più con la vendita privata piuttosto che buttarti fuori e prendere meno all’asta.
D: Mi conviene farmi aiutare da qualcuno (avvocato, società di debiti) per fare saldo e stralcio, o posso fare da solo?
R: Dipende dall’ammontare e dalla complessità. Se si tratta di un piccolo debito (qualche migliaio di euro) e hai una certa dimestichezza, potresti provare da solo: scrivi al creditore, negozia, etc. Tieni presente però che un professionista esperto conosce trucchi del mestiere, sa fino a che punto tirare la corda, e soprattutto tutela che i documenti siano a posto. Ad esempio, un avvocato noterà clausole sfavorevoli e le modificherà prima che tu firmi l’accordo, oppure saprà contestare eventuali voci non dovute per ottenere uno sconto maggiore. Ci sono anche società di consulenza debiti: alcune sono serie e preparate, altre improvvisate – informati bene sul loro background legale. In generale, se la somma in gioco è elevata (diciamo oltre €10.000) o se ci sono di mezzo beni importanti (casa, ipoteche) o più di un creditore, io consiglio vivamente di farti assistere. I costi dell’assistenza spesso si ripagano con condizioni migliori ottenute e la sicurezza di avere una liberatoria a prova di bomba. Alcuni professionisti chiedono un compenso a success fee (percentuale sul risparmio ottenuto), altri a forfait: valuta tu, l’importante è che abbiano competenza specifica su queste pratiche. Diffida di chi garantisce stralci miracolosi senza nemmeno analizzare il tuo caso.
D: Dopo un saldo e stralcio, il creditore può cedermi ancora il residuo a qualcun altro?
R: In teoria no, perché non esiste più alcun residuo: il debito residuo è stato annullato dall’accordo, quindi non c’è nulla da cedere. Se un creditore cedesse “il debito” dopo avertelo stralciato, sarebbe una cessione di un credito inesistente – dunque nulla. Tuttavia, ci sono stati episodi di malaffare in cui società poco serie hanno venduto portafogli di crediti includendoci anche posizioni stralciate e chiuse, magari per errore o negligenza. Se malauguratamente capitasse, tu sei protetto dalla quietanza liberatoria: quella è opponibile a qualsiasi terzo cessionario. Quindi, se un nuovo soggetto dovesse avanzare pretese per quel vecchio debito, gli mostri la liberatoria “nulla più a pretendere” e legalmente non avrebbe appigli. Consiglio però di farti consegnare, subito dopo lo stralcio, un documento dal creditore originario che attesti che la posizione è chiusa e “non esistono ulteriori crediti residui”. Così eviterai eventuali scocciature future. Comunque, ripeto, è improbabile subire richieste dopo anni su un debito già stralciato: semmai può succedere, più semplicemente, che ti contatti qualche recuperatore non informato dell’accordo (ad es. perché i sistemi non sono stati aggiornati). In quel caso basta fargli avere copia dell’accordo e tutto si chiude lì.
D: Se ho già subito un pignoramento (es. sulla busta paga), posso ancora trattare un saldo e stralcio?
R: Sì, è possibile, ma la tua forza contrattuale è ridotta. Se ad esempio il creditore è riuscito a pignorarti il quinto dello stipendio, dal suo punto di vista ha una fonte di recupero certa (ogni mese riceve una quota). Per convincerlo a uno stralcio devi in genere offrire una somma immediata e significativa. Ad esempio, se manca ancora da pignorare circa €20.000 di qui a fine piano, potresti proporre magari €10.000 subito. Se ne hai la disponibilità, potrebbe accettare per accelerare i tempi e liberarsi della pratica. Ma se offri troppo poco, preferirà continuare col pignoramento che gli dà sicurezza del 100% del credito (anche se in più anni) . Quindi, con pignoramenti in corso, l’unica leva è la liquidità immediata: più è alta rispetto al dovuto residuo, più chance hai. Idem se c’è un’ipoteca e l’asta è già fissata: puoi cercare di stoppare l’asta offrendo un saldo e stralcio, ma devi raccogliere una cifra prossima al ricavato atteso dall’asta stessa (magari un po’ di più per ingolosire la banca a risparmiare tempo). In sintesi, sì puoi trattare “in extremis”, ma devi mettere sul piatto un’offerta molto concreta e velocissima, altrimenti il creditore andrà avanti col procedimento avviato. Se invece prevedi di non riuscire a mettere insieme nulla di paragonabile, allora tanto vale lasciare proseguire l’esecuzione e magari puntare all’esdebitazione finale: quando l’esecuzione (o la procedura concorsuale) si chiuderà, se rimarrà un debito insoddisfatto potrai chiedere al giudice l’esdebitazione, almeno per le persone fisiche è ammessa una volta (per gli imprenditori in fallimento, l’esdebitazione post-fallimentare è un istituto analogo).
D: Cosa significa esattamente “nulla più a pretendere”?
R: È la frase chiave inserita nelle quietanze liberatorie di saldo e stralcio. Significa letteralmente che il creditore dichiara di non avere più nulla da pretendere, cioè di non avanzare più alcuna richiesta nei confronti del debitore in relazione a quel rapporto. È una formula molto forte: indica la volontà di considerare chiuso ogni conto. Tuttavia, come abbiamo visto, la Cassazione di recente ha detto che può essere considerata dichiarazione di scienza e non di volontà . Questo tecnicismo non deve spaventare: se il contesto mostra che c’è stato un accordo consapevole, “nulla a pretendere” suggella lo stralcio completo. In pratica, assicurati che sia scritta in calce alla quietanza finale, perché comunque è la prova testuale che il creditore si ritiene soddisfatto integralmente. Se non ci fosse scritto nulla di simile, la ricevuta potrebbe essere interpretata come quietanza di un pagamento parziale senza rinuncia alla differenza. Quindi è fondamentale che quella frase o equivalenti (tipo “a saldo e stralcio di ogni dovuto” o “in via transattiva liberatoria”) compaiano nel documento.
D: Quali documenti devo farmi dare dal creditore a conclusione del saldo e stralcio?
R: In primis una quietanza liberatoria scritta, preferibilmente su carta intestata e firmata in originale (o digitalmente se via PEC) dal creditore, in cui si attesta l’importo ricevuto e che esso chiude ogni pretesa (come sopra). Inoltre, se c’erano garanzie reali, fatti dare copia dei provvedimenti di svincolo: ad es. se c’era un’ipoteca giudiziale, la banca dovrà firmare l’atto di assenso alla cancellazione e potresti volerne una copia. Se c’era un pignoramento, serve l’atto di rinuncia agli atti depositato in tribunale o l’ordinanza di estinzione del procedimento. In pratica, chiedi al creditore di occuparsi della “pulizia” post-accordo: cancellazione ipoteche, fermi amministrativi, revoca pignoramenti presso terzi, etc., a sue spese come spesso concordato. A livello di banche dati creditizie, non c’è un documento vero e proprio (aggiorneranno loro i sistemi), ma dopo qualche mese puoi richiedere una visura CRIF e una Centrale Rischi per vedere che risultino sistemati a saldo. Se qualcosa risulta ancora negativo, scrivi al creditore invitando a correggere (allegando copia dell’accordo e quietanza). Tieni infine a disposizione tutta la corrispondenza intercorsa e le prove di pagamento (ricevute bonifico, copie assegni incassati): archiviale almeno per 10 anni, non si sa mai.
D: Il saldo e stralcio è la stessa cosa dell’esdebitazione?
R: No, sono concetti diversi anche se con effetto simile. L’esdebitazione è l’istituto con cui, al termine di una procedura concorsuale (fallimento, liquidazione del sovraindebitato), il giudice dichiara il debitore libero dai debiti residui non soddisfatti, a certe condizioni di meritevolezza. In pratica è un “colpo di spugna” giudiziale. Il debitore però per arrivarci deve aver messo a disposizione tutto il suo patrimonio e comunque subire le conseguenze concorsuali (liquidazione beni, ecc.). Il saldo e stralcio invece è un accordo volontario col creditore, spesso prima o invece di andare in procedura, con cui si paga qualcosa e si viene liberati dal resto. In un certo senso, l’esdebitazione è più “radicale” (può azzerare anche debiti senza alcun pagamento), ma è riservata a situazioni formali di insolvenza conclamata e a valutazione del tribunale. Il saldo e stralcio è più flessibile e privato, ma richiede un pagamento concordato. Quindi uno non esclude l’altro: potresti ad esempio entrare in liquidazione del patrimonio e alla fine ottenere l’esdebitazione dei debiti rimasti – quello non è un saldo e stralcio negoziato, è proprio cancellazione legale. Oppure potresti fare saldo e stralcio con la maggior parte dei creditori evitando di andare in procedura e di fatto “esdebitarti” per via contrattuale. In entrambi i casi, comunque, il risultato è che i debiti non più pagati vengono annullati e il debitore può ripartire da zero.
D: Ci sono casi in cui il saldo e stralcio non è consigliabile?
R: Sì. Ad esempio, se contesti totalmente il debito (perché magari credi di non dover pagare nulla per ragioni legali fondate), fare un saldo e stralcio può essere controproducente: è come ammettere parzialmente il debito e rinunciare a far valere i tuoi diritti. In quel caso forse è meglio andare in giudizio e provare ad annullare il debito. Oppure, se il debito è relativamente piccolo e gestibile con una normale rateazione senza interessi esosi, magari non conviene bruciarsi patrimonio immediato per stralciare: si può pagare per intero a rate e mantenere intatto il proprio rating creditizio. Anche se il debitore ha molti beni e redditi, paradossalmente il saldo e stralcio potrebbe non convenire perché il creditore difficilmente concederà sconti significativi – in questi casi spesso conviene rifinanziare il debito (consolidamento) invece di cercare stralci che non arriveranno. In generale, se il sacrificio per racimolare la somma di stralcio è enorme (es. vendere la casa in cui vivi per chiudere debiti comunque rateizzabili), valuta attentamente le alternative. Ogni caso è a sé, perciò un parere professionale è prezioso: un avvocato o un consulente di fiducia potrà dirti se stai facendo la mossa giusta o se c’è un’opzione migliore.
D: Dopo aver concluso un saldo e stralcio, posso far cancellare le informazioni negative dai sistemi creditizi?
R: In linea di massima no, non prima del tempo previsto. La legge e il Codice di condotta dei SIC stabiliscono tempi precisi di conservazione delle informazioni creditizie negative. Non è possibile ottenere una cancellazione anticipata a pagamento (diffida da chi la promette a pagamento: è quasi sempre una truffa) . L’unico modo è aspettare il decorso dei termini: ad esempio, dopo 36 mesi dalla comunicazione di “saldo a stralcio” la CRIF rimuoverà la segnalazione automaticamente . Puoi, tuttavia, rettificare eventuali errori: se ad esempio sei segnalato come “insoluto” ma hai in realtà chiuso il debito con transazione, hai diritto che sia aggiornato come “saldo parziale” e chiuso in data X. Ma comunque la notizia rimane. Quindi armati di pazienza: nel frattempo, puoi ricostruire la tua affidabilità onorando puntualmente eventuali altri piccoli crediti o semplicemente mantenendo un profilo finanziario regolare. Passati quegli anni, risulterai pulito. Purtroppo non c’è scorciatoia legale: persino un’eventuale riabilitazione dal tribunale (che esiste per i protesti o per i falliti) non incide sulle banche dati private – esse seguono le regole temporali. Quindi diffidate da chi dice di poter “cancellare CRIF subito”: l’unico caso è se la segnalazione è errata o illegittima, allora puoi chiederne la cancellazione immediata . Ma un saldo e stralcio segnalato non è affatto un errore: è la realtà storica.
D: Il saldo e stralcio influisce sulla mia pensione se condona contributi?
R: Questa è una domanda specifica legata allo stralcio contributi previdenziali. Come indicato, alcune misure di stralcio (es. stralcio automatico contributi 2000-2010) hanno cancellato anche somme dovute a INPS . Quei contributi non pagati significano buchi contributivi ai fini pensionistici. L’INPS nel 2023 ha dato la possibilità di rinunciare allo stralcio rimborsando i contributi (senza sanzioni) per ripristinare l’anzianità contributiva . Quindi, se hai usufruito di uno stralcio di contributi e quei contributi servono per la tua pensione, valuta se riscattarli versandoli comunque: altrimenti perderai quei periodi dal calcolo pensionistico. Questo però riguarda stralci legislativi. Se invece fai un saldo e stralcio con INPS fuori da procedure (cosa rara, di solito possibile solo in concordati), in teoria non dovresti poterlo fare – e se succede tramite procedura, allora hai comunque versato una percentuale che l’INPS considera utile in parte per prestazioni (in base alle regole). In generale: debiti contributivi stralciati = contributi non accreditati per la pensione. È un trade-off: meno debito ma anche meno pensione futura. Devi fare i tuoi calcoli e magari recuperare in altro modo (es. contributi volontari per coprire i periodi).
D: Quali sono le sentenze più importanti da conoscere sul saldo e stralcio?
R: Oltre a quelle già citate nel testo, eccone alcune di rilievo:
– Cass. Civ. Sez. III n. 34426/2019: ha sottolineato che nell’interpretare un accordo transattivo a saldo e stralcio bisogna guardare alla causa concreta e agli interessi effettivi delle parti, confermando l’importanza della chiara volontà di definire ogni pendenza .
– Cass. Civ. Sez. Un. n. 19888/2014: (Sezioni Unite) ha affrontato il tema della quietanza come prova, stabilendo che fa piena prova del pagamento per l’importo indicato ma non implica di per sé rinuncia al restante salvo specifico accordo (principio poi ripreso nel 2025) .
– Cass. Civ. Sez. II n. 26248/2024: (ordinanza) ha esaminato le conseguenze di accordi transattivi bancari e possibili soluzioni alternative alla risoluzione, evidenziando la preferibilità di qualificare l’accordo come conservativo e non novativo se si vuole mantenere azionabile il credito originario in caso di inadempimento .
– Cass. Civ. Sez. III n. 645/2024: conferma che, in caso di transazione non novativa, all’eventuale venir meno dell’accordo rivivono le pattuizioni originarie (ovvero il debito intero) . Questa è un’ulteriore conferma del meccanismo risolutivo ex art.1976 c.c. spiegato prima.
– Cass. Civ. Sez. VI-3 n. 3671/2024: in tema di Centrale Rischi, ha sanzionato la banca che non aggiorna tempestivamente la posizione dopo un accordo di saldo e stralcio, ribadendo il diritto del debitore ad essere segnalato correttamente come ristrutturato/estinzione parziale e il risarcimento del danno in caso contrario .
– Corte Costituzionale n. 245/2019: ha dichiarato infondate questioni sulla legittimità del saldo e stralcio fiscale 2019, confermando che rientra nella discrezionalità legislativa concedere condoni selettivi (in quel caso per persone in difficoltà) senza violare il principio di uguaglianza, data la ratio di solidarietà sociale.
– Tribunale di Forlì ord. 4949/2016 (Cass. 17033/2025 rinvio): vicenda dell’avvocato che, pur avendo dato quietanza, chiedeva differenze d’onorario: la Cassazione 2025 ha rinviato, affermando i principi sulla quietanza liberatoria che abbiamo discusso .
– Tribunale di Latina n. 2051/2024: caso in cui è stato negato a un debitore di ottenere la “cancellazione” retroattiva delle segnalazioni negative pregresse dopo un saldo e stralcio: la motivazione è che la segnalazione era corretta al tempo in cui fu fatta (il debitore era insolvente allora) e la successiva regolarizzazione non può cancellare il passato, ma solo aggiornare il futuro. Ciò a conferma che la storia creditizia non si riscrive, si può solo ripartire da capo una volta trascorso il tempo.
Queste e altre pronunce rafforzano i concetti chiave: l’importanza di pattuizioni chiare, la disciplina della risoluzione, l’efficacia (relativa) delle quietanze “a saldo”, nonché aspetti di tutela del debitore come la corretta segnalazione e le implicazioni fiscali (si veda anche la prassi dell’Agenzia Entrate: ad es. Risposta AE n.264/2023 su sopravvenienze da stralcio , che ribadisce tassabilità salvo procedure).
Conclusioni
Il saldo e stralcio rappresenta, per il debitore, un’importante opportunità di uscire dal tunnel dei debiti in modo concordato e relativamente rapido. È uno strumento flessibile, adattabile alle singole situazioni, che però richiede preparazione, negoziazione accorta e consapevolezza delle conseguenze legali. In questa guida avanzata abbiamo esaminato il significato di saldo e stralcio, le modalità concrete di utilizzo per tagliare i debiti, e le implicazioni normative e giurisprudenziali sino al 2025. Si è posto l’accento sul punto di vista del debitore, fornendo consigli pratici, esempi e risposte ai dubbi più comuni.
Per concludere, ecco alcuni take-away essenziali:
– Il saldo e stralcio è un accordo transattivo volontario: non si ottiene per diritto ma va negoziato facendo leva sulla convenienza reciproca .
– Formalizzare sempre per iscritto e con chiarezza, ottenendo quietanza liberatoria con “nulla a pretendere”. Mai fidarsi di accordi verbali o ambigui .
– Valutare pro e contro: immediato sollievo dai debiti ma possibile impatto su credito e oneri fiscali. Non è la panacea universale, va usato nei casi appropriati e con le cautele illustrate (vedi Tabelle 1 e 2).
– Con i creditori privati (banche, finanziarie, fornitori) c’è margine di manovra; con il Fisco le strade sono predefinite da legge – sfruttarle quando ci sono, altrimenti considerare procedure concorsuali .
– Chiedere aiuto professionale non è mai una cattiva idea se i debiti sono ingenti: un errore nella stesura o nella strategia può costare caro.
– Dopo aver chiuso col saldo e stralcio, non tornare ad indebitarsi incautamente: è l’occasione per una ripartenza. Imparare la lezione, pianificare meglio le finanze e ricostruire pian piano la fiducia creditizia rispettando i nuovi impegni.
Il saldo e stralcio, in definitiva, è come un perdono condizionato: il debitore ottiene clemenza su parte del debito in cambio di un impegno serio a onorare subito una parte. Se ben utilizzato, può risolvere situazioni altrimenti senza uscita, riportando serenità a famiglie e imprese soffocate dai debiti. Con le informazioni, le tutele e gli accorgimenti forniti in questa guida, chiunque – avvocato, consulente o privato cittadino – può affrontare in modo più consapevole un percorso di saldo e stralcio, massimizzando le chance di successo e minimizzando i rischi di sorprese future.
Fonti normative e giurisprudenziali (ottobre 2025)
- Codice Civile: artt. 1199 (quietanza), 1236-1238 (remissione del debito), 1274 (accettazione di prestazione parziale), 1322 (autonomia contrattuale), 1453 (risoluzione per inadempimento), 1965 (transazione), 1976 (risoluzione della transazione per inadempimento) .
- Legge 145/2018 (Bilancio 2019): art. 1 commi 184-198 – Saldo e stralcio delle cartelle per persone fisiche con ISEE ≤ 20.000 € (aliquote 16%-20%-35%) .
- DL 119/2018 conv. L.136/2018: art. 3 – Rottamazione-ter cartelle (definizione agevolata senza sanzioni e interessi) . Previsto anche stralcio automatico contributi < €1.000 (art.4 DL 119/2018, richiamato in Circolare INPS 13/2019).
- DL 34/2019 conv. L.58/2019: riapertura termini rottamazione-ter e saldo-stralcio 2019 (Decreto Crescita 2019) .
- DL 41/2021 conv. L.69/2021: art. 4 commi 4-9 – Stralcio automatico debiti ≤ €5.000 (anni 2000-2010) per contribuenti con reddito 2019 ≤ €30.000 .
- Legge 197/2022 (Bilancio 2023): commi 222-230 – Stralcio automatico debiti ≤ €1.000 affidati 2000-2015 ; commi 231-252 – Rottamazione-quater carichi 2000-2022 (pagamento senza sanzioni/mora) .
- D.Lgs. 14/2019 (Codice Crisi d’Impresa e Insolvenza): artt. 56-68 (concordato preventivo, transazione fiscale), 74-83 (accordo ristrutturazione debiti, inclusa falcidia tributi), 65-73 (piano del consumatore, oggi “piano ristrutturazione debiti consumatore”), 268-277 (esdebitazione del sovraindebitato meritevole), 282-ter (esdebitazione del debitore incapiente, introdotto da DL 118/2021 conv. L.147/2021). Provvedimento Attuativo Agenzia Entrate 29/1/2024 – Istituzione Ufficio centrale crisi impresa per pareri su transazioni fiscali con stralcio >70% e > €30 milioni .
- Cassazione Civile:
- Sent. Sez. II n. 17033/2025 (deposito 25 giugno 2025): quietanza liberatoria interpretata come dichiarazione di scienza priva di efficacia abdicativa salvo chiara volontà transattiva .
- Ord. Sez. III n. 645/2024: transazione non novativa – all’eventuale risoluzione rivive il rapporto originario (differenza rispetto a transazione novativa ex art.1976 c.c.) .
- Ord. Sez. I n. 13928/2020: (richiamata in dottrina) incasso di assegno con dicitura “a saldo e stralcio” – può implicare accettazione tacita della proposta, se il creditore trattiene il pagamento consapevolmente (orientamento comunque da coordinare con Cass. 2025 sopra).
- Sent. Sez. Un. n. 8460/2002: (datata ma fondamentale) afferma che l’accettazione di un pagamento parziale con quietanza a saldo configura un contratto di transazione, e l’eventuale simulazione di tale quietanza deve essere provata dal creditore che pretende il residuo (principio a favore del debitore).
- Sent. Sez. I n. 20106/2013: in tema di assegno in bianco dato a saldo, stabilì che l’incasso dell’assegno da parte del creditore perfeziona l’accordo transattivo se dalla compilazione risulta la volontà di definizione saldo e stralcio (caso di importo su assegno pari a circa il 50% del dovuto).
- Sent. Sez. III n. 3671/2024: ritardo banca in segnalazione CR post-stralcio = inadempimento contrattuale con danno risarcibile (cfr. caso Banca Popolare di Bari) .
- Sent. Sez. Unite n. 19282/2018: (riguarda transazione fiscale) ha chiarito che nel concordato preventivo la falcidia dell’IVA e ritenute non versate è ammessa solo se è integrale l’eventuale trattamento di miglior favore rispetto alla liquidazione (principio ora superato dal nuovo CCII che consente cram-down fiscale).
- Corte Costituzionale:
- Sent. n. 15/2023: (in materia fiscale) ha avallato la legittimità dello stralcio automatico 2023 per debiti fino 1000€, rigettando profili di incostituzionalità sollevati per disparità di trattamento: misure di condono con soglie sono scelte legislative discrezionali non irragionevoli visto l’esiguo importo coinvolto.
- Sent. n. 245/2019: su definizione agevolata e saldo e stralcio 2019, ha dichiarato inammissibile/infondato il ricorso di una contribuente che lamentava disparità, sancendo che la modulazione per ISEE e la limitazione a persone fisiche non violano principi costituzionali poiché mirate a situazioni di vulnerabilità economica.
- Fonti secondarie e dottrina:
- Linee guida ABI su gestione NPL (varie edizioni) – incoraggiano soluzioni transattive nelle sofferenze per massimizzare recupero (non pubbliche, ma note nel settore).
- Circolare Banca d’Italia n.139/1991 (Centrale dei Rischi): disciplina categorie di censimento – voce “Sofferenze – Partite a stralcio” per crediti parzialmente rinunciati.
- OIC 6 – Ristrutturazione dei debiti: principio contabile italiano che classifica contabili le riduzioni di debito come proventi straordinari (ora “oneri e proventi diversi di gestione” dopo eliminazione area straordinaria) .
- Risoluzione Agenzia Entrate n.77/E/2000: (datata, ma rilevante) chiarisce che le remissioni di debito fra privati non sono soggette a imposta di registro se non formate per atto pubblico o scrittura privata autenticata (ovvero se fatte per corrispondenza).
- Risposta AE n. 264/2023: conferma che le sopravvenienze attive da stralcio debiti sono imponibili nell’esercizio di competenza, salvo esenzione per procedure concorsuali .
- Circolare INPS n. 86/2023: prevede possibilità di versamento volontario dei contributi annullati d’ufficio dal DL 119/2018 e L.197/2022, per non perdere l’anzianità ai fini pensionistici .
Hai troppi debiti con banche, finanziarie o Agenzia delle Entrate e cerchi un modo per ridurli legalmente? Fatti Aiutare da Studio Monardo
Hai troppi debiti con banche, finanziarie o Agenzia delle Entrate e cerchi un modo per ridurli legalmente?
👉 La soluzione può essere il saldo e stralcio, uno strumento semplice ma potentissimo che consente di chiudere un debito pagando solo una parte dell’importo dovuto, evitando cause, pignoramenti e ulteriori interessi.
In questa guida scoprirai cos’è il saldo e stralcio, come funziona nella pratica, e come usarlo concretamente per tagliare i debiti con l’aiuto di un avvocato esperto in diritto bancario e tributario.
💥 Cos’è il Saldo e Stralcio
Il saldo e stralcio è un accordo tra debitore e creditore per estinguere definitivamente un debito pagando una somma inferiore al totale dovuto.
Il creditore accetta di “stralciare” (cioè cancellare) la parte residua del debito in cambio di un pagamento certo, rapido e concordato.
📌 È una pratica totalmente legale e diffusa, utilizzata da banche, finanziarie, Agenzia delle Entrate-Riscossione e società di recupero crediti per chiudere posizioni difficili o inesigibili.
⚖️ Quando Conviene Usare il Saldo e Stralcio
Il saldo e stralcio è una soluzione ideale quando:
- non riesci più a sostenere i pagamenti mensili di mutui o prestiti;
- hai cartelle esattoriali o pignoramenti in corso;
- il credito è stato ceduto a una società di recupero o fondo speculativo;
- desideri evitare azioni legali o cause costose;
- vuoi ripulire la tua posizione debitoria e tornare finanziabile.
📌 In questi casi, un accordo ben negoziato può ridurre il debito anche fino al 70–90%.
💠 Come Funziona il Saldo e Stralcio
Il procedimento è semplice ma deve essere gestito da un avvocato o professionista esperto per ottenere il massimo risultato.
Ecco come avviene passo per passo:
1️⃣ Analisi della Situazione Debitoria
L’avvocato esamina cartelle, contratti, estratti conto e lettere dei creditori per determinare l’importo effettivamente dovuto e verificare prescrizioni o errori.
2️⃣ Calcolo della Proposta
In base al tipo di debito, si formula un’offerta realistica (di solito tra il 10% e il 50% del totale) che il creditore potrebbe accettare.
3️⃣ Trattativa e Accordo
Il legale tratta direttamente con la banca, la finanziaria o la società cessionaria, negoziando la riduzione del debito e la cancellazione delle segnalazioni in CRIF o Centrale Rischi.
4️⃣ Pagamento e Stralcio Definitivo
Una volta firmato l’accordo, versi la somma concordata e ottieni l’estinzione legale del debito con ricevuta e liberatoria finale.
📌 Da quel momento, il creditore non può più pretendere nulla e il debito è chiuso per sempre.
⚠️ I Tipi di Debiti che Possono Essere Tagliati
Il saldo e stralcio può essere applicato a:
- 📄 Prestiti personali e cessioni del quinto;
- 💳 Carte di credito e conti scoperti;
- 🏦 Mutui e leasing bancari;
- 🧾 Cartelle esattoriali e debiti fiscali;
- 💼 Finanziamenti aziendali o garanzie personali (fideiussioni).
📌 È una strategia utilizzata anche nei casi di cessione del credito a fondi o società di recupero, che preferiscono incassare subito piuttosto che procedere in giudizio.
🧩 Esempi Concreti di Saldo e Stralcio
- Un imprenditore con 200.000 € di debiti bancari ha chiuso pagando 45.000 €.
- Una famiglia con 3 cartelle esattoriali ha pagato solo il 25% del totale.
- Un ex professionista con più finanziamenti scoperti ha saldato tutto con un’unica cifra concordata.
📌 Con una trattativa legale ben gestita, anche situazioni apparentemente disperate si possono risolvere.
💰 Saldo e Stralcio con l’Agenzia delle Entrate
Anche l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può accettare pagamenti agevolati attraverso:
- Definizioni agevolate (“rottamazioni”);
- Saldo e stralcio per contribuenti in difficoltà economica;
- Piani di rateizzazione personalizzati.
📌 In alcuni casi, è possibile pagare solo una parte delle imposte e sanzioni se si dimostra di trovarsi in una situazione di reale disagio economico.
🧾 I Documenti da Consegnare all’Avvocato
- Copia delle cartelle esattoriali, contratti di prestito o mutuo;
- Estratti conto bancari o finanziari;
- Comunicazioni da banche, finanziarie o società di recupero crediti;
- Eventuali atti giudiziari o pignoramenti;
- Documentazione sulla tua situazione economica e reddituale.
📌 Questi documenti servono per valutare la reale entità del debito e proporre un’offerta credibile.
⏱️ Tempi e Fasi della Procedura
- Analisi e proposta: 2–4 settimane;
- Negoziazione con i creditori: 1–3 mesi;
- Pagamento e liberatoria: entro 30 giorni dall’accordo.
📌 Durante la trattativa, l’avvocato può richiedere la sospensione delle azioni esecutive o giudiziarie.
⚖️ I Vantaggi del Saldo e Stralcio
✅ Riduzione dei debiti fino al 70–90%.
✅ Chiusura definitiva della posizione con liberatoria scritta.
✅ Cancellazione da CRIF e Centrale Rischi.
✅ Blocco di pignoramenti e azioni legali.
✅ Ritorno alla serenità finanziaria e possibilità di ricominciare.
🚫 Errori da Evitare
❌ Trattare da soli con la banca o il recupero crediti.
❌ Accettare offerte verbali non messe per iscritto.
❌ Pagare senza liberatoria ufficiale.
❌ Agire tardi, dopo che il debito è diventato esecutivo.
📌 Solo un avvocato esperto può garantire che l’accordo sia valido, definitivo e tuteli i tuoi interessi.
🛡️ Come Può Aiutarti l’Avv. Giuseppe Monardo
📂 Analizza la tua situazione economica e i documenti di debito.
📌 Ti assiste nella trattativa con banche, finanziarie o Agenzia delle Entrate.
✍️ Redige proposte di saldo e stralcio vantaggiose e legalmente vincolanti.
⚖️ Ti rappresenta nei rapporti con creditori e nelle eventuali procedure giudiziarie.
🔁 Ti segue fino alla chiusura definitiva e alla liberatoria del debito.
🎓 Le Qualifiche dell’Avv. Giuseppe Monardo
✔️ Avvocato cassazionista esperto in diritto bancario, tributario e crisi da sovraindebitamento.
✔️ Specializzato in negoziazioni di saldo e stralcio con banche, finanziarie e Agenzia delle Entrate.
✔️ Gestore della crisi da sovraindebitamento, iscritto presso il Ministero della Giustizia.
✔️ Esperienza pluriennale nella tutela di privati, famiglie e imprenditori con debiti gravi.
Conclusione
Il saldo e stralcio è la via più rapida e intelligente per ridurre drasticamente i debiti e ripartire da zero.
Con l’aiuto di un avvocato specializzato puoi negoziare condizioni vantaggiose, bloccare le azioni esecutive e ottenere la liberatoria definitiva.
⏱️ Agisci subito: ogni giorno può fare la differenza tra un debito senza fine e una nuova partenza.
📞 Contatta l’Avv. Giuseppe Monardo per una consulenza riservata:
la tua strategia per tagliare i debiti con il saldo e stralcio può partire oggi stesso.