Hai ricevuto un accertamento fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate per la tua società di leasing o società finanziaria specializzata? Si tratta di una delle verifiche più delicate in ambito tributario, poiché l’Agenzia concentra grande attenzione sul settore leasing, spesso accusato di operazioni elusive, errata deduzione di costi o gestione non corretta dell’IVA. Tuttavia, le contestazioni dell’Agenzia possono essere contestate e difese con successo, se supportate da una documentazione chiara e da un’adeguata strategia legale.
Perché le società di leasing sono soggette ad accertamenti fiscali
Il leasing, sia finanziario che operativo, è uno strumento complesso che coinvolge imprese, banche e professionisti. L’Agenzia delle Entrate effettua controlli mirati per verificare la corretta applicazione delle norme fiscali e contabili in operazioni di:
- leasing immobiliare e mobiliare;
- leasing operativo;
- leasing con clausole di riscatto;
- operazioni di sale and lease back;
- leasing cross-border o internazionali.
Gli accertamenti riguardano spesso la deducibilità dei canoni, la corretta imputazione temporale dei costi e dei ricavi, la gestione IVA e la qualificazione dei contratti.
Cosa può contestare l’Agenzia delle Entrate a una società di leasing
Le contestazioni più frequenti negli accertamenti fiscali a società di leasing sono:
- indebita deduzione dei costi o dei canoni di leasing, per presunta irregolarità contrattuale o mancata inerenza;
- operazioni elusive o simulate, come leasing fittizi o strumentali a ottenere vantaggi fiscali;
- errata applicazione dell’IVA, soprattutto nei contratti di leasing immobiliare;
- ricavi non dichiarati o omessa contabilizzazione di componenti positivi di reddito;
- mancata o errata imputazione temporale dei costi e dei ricavi ai fini IRES o IRAP;
- difformità tra dati contabili e dichiarazioni fiscali, anche in bilancio;
- problemi di transfer pricing per società di leasing appartenenti a gruppi multinazionali.
In molti casi, l’Agenzia fonda le proprie pretese su interpretazioni arbitrarie delle norme fiscali o su letture parziali dei contratti, che possono essere agevolmente confutate.
Cosa fare subito se hai ricevuto un accertamento fiscale
- Analizza attentamente l’avviso di accertamento: individua le motivazioni della pretesa, i periodi d’imposta e gli importi contestati.
- Verifica la legittimità della notifica: un atto notificato oltre i termini di decadenza o privo di motivazione può essere dichiarato nullo.
- Raccogli la documentazione contrattuale e contabile: contratti di leasing, bilanci, dichiarazioni fiscali, scritture contabili e note integrative.
- Contatta subito un avvocato tributarista: un professionista può esaminare la struttura delle contestazioni e individuare le irregolarità nell’accertamento.
- Valuta l’accertamento con adesione: in alcune situazioni, è possibile chiudere la controversia con una riduzione consistente di sanzioni e interessi.
Le principali strategie difensive per una società di leasing
Un avvocato esperto in diritto tributario può elaborare una difesa personalizzata, basata su diverse strategie:
- Dimostrare l’inerenza e la deducibilità dei costi relativi ai contratti di leasing, documentando la regolarità delle operazioni;
- Contestare le presunzioni di elusione o simulazione, dimostrando la sostanza economica e la funzione reale del contratto;
- Verificare la corretta imputazione dei ricavi e dei costi secondo i principi contabili e fiscali applicabili;
- Evidenziare errori di calcolo o interpretazione normativa commessi dall’Agenzia delle Entrate;
- Dimostrare la legittima applicazione dell’IVA, soprattutto nei contratti immobiliari o transfrontalieri;
- Richiedere la sospensione dell’atto in via cautelare, per evitare pignoramenti o iscrizioni a ruolo durante il contenzioso.
Cosa succede se non impugni l’accertamento
Ignorare un accertamento fiscale è estremamente rischioso. Dopo 60 giorni dalla notifica, l’atto diventa definitivo, e il debito può essere affidato all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, che potrà procedere con:
- pignoramento dei conti correnti aziendali;
- fermi amministrativi e ipoteche su beni mobili o immobili;
- sequestri dei crediti verso clienti o partner commerciali;
- iscrizione a ruolo e cartelle esattoriali con aggravio di sanzioni e interessi.
Agire subito, con l’assistenza di un avvocato esperto, è essenziale per bloccare le azioni esecutive e difendersi efficacemente.
Quando rivolgersi a un avvocato esperto
È fondamentale rivolgersi a un avvocato tributarista se la tua società di leasing ha ricevuto un accertamento, una verifica o un processo verbale di constatazione (PVC) da parte dell’Agenzia delle Entrate o della Guardia di Finanza. Un avvocato esperto in diritto tributario e contenzioso fiscale può:
- analizzare la legittimità dell’accertamento e le violazioni procedurali;
- impugnare l’atto dinanzi alla Corte di Giustizia Tributaria;
- gestire le trattative con l’Agenzia per ridurre sanzioni e interessi;
- sospendere le procedure esecutive e tutelare il patrimonio aziendale.
⚠️ Attenzione: rispondere senza un’adeguata difesa legale o ignorare l’accertamento può trasformare una contestazione fiscale in un debito esecutivo immediato. Un intervento tempestivo e tecnico, invece, consente spesso di ridurre drasticamente la pretesa o ottenere l’annullamento totale dell’atto.
Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in diritto tributario, contenzioso fiscale e tutela delle società finanziarie – spiega come difendersi in caso di accertamento fiscale a società di leasing, come contestare le presunzioni dell’Agenzia delle Entrate e come ridurre legalmente le somme richieste grazie agli strumenti previsti dalla legge.
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Introduzione
Le società di leasing operano in un contesto fiscale complesso, soggetto a frequenti verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate. Pur offrendo vantaggi di liquidità e fiscali agli utilizzatori, i contratti di leasing – specialmente i lease-back e quelli stipulati tra società dello stesso gruppo – possono attirare contestazioni di abuso del diritto o ricalcolo dell’imposta. Questo approfondimento, rivolto ad avvocati, imprenditori e privati, illustra i profili giuridici, tributari e penali degli accertamenti fiscali in capo alle società di leasing, con focus su IRES, IVA e altri tributi, e descrive le strategie difensive dal punto di vista del debitore/contribuente. Saranno analizzati i principali rischi fiscali (e i relativi rimedi) anche nei rapporti tra società di leasing e utilizzatore. La trattazione è corredata da tabelle riepilogative, simulazioni pratiche e una sezione di Domande & Risposte sui casi più frequenti.
Nozioni generali sul leasing
Il leasing o locazione finanziaria è un contratto con cui una società di leasing (concedente) acquista un bene scelto dall’utilizzatore (conduttore) e glielo concede in godimento a fronte di canoni periodici, con facoltà finale di riscatto a prezzo prefissato . Le tipologie più diffuse sono il leasing finanziario (finalizzato all’acquisto del bene) e il leasing operativo (più simile a un noleggio puro, spesso con servizi aggiuntivi). Prima della riforma del 2017, si distingueva inoltre tra leasing traslativo (bene con valore residuo finale molto basso rispetto al prezzo d’acquisto) e leasing di godimento (bene con scarso valore residuo, riscatto a prezzo di mercato) . Tale distinzione, fondamentale in caso di risoluzione anticipata, è stata in parte superata dalla legge 124/2017 (legge “Concorrenza”) che ha codificato il cosiddetto patto marciano, ovvero l’obbligo, in caso di risoluzione per inadempimento del conduttore, di restituire all’utilizzatore l’eventuale eccedenza del ricavato dalla vendita del bene oltre il debito residuo . In ogni caso il leasing rimane un contratto atipico non espressamente disciplinato dal Codice Civile (tutelato, ad es., dall’art.1526 c.c. per analogia con la vendita con riserva di proprietà) e richiede sempre forma scritta con indicazione delle condizioni economiche (art.117 TUB) .
Dal punto di vista fiscale, il leasing è contemplato dal legislatore: in particolare l’art.102, comma 7, del TUIR prevede espressamente la deducibilità dei canoni di leasing dal reddito delle società concessionarie . Allo stesso tempo, il leasing può generare vantaggi fiscali (p.e. deduzione anticipata dei canoni rispetto all’ammortamento del bene) che l’Amministrazione finanziaria talvolta contesta come operazioni elusive .
Quadro normativo anti-abuso
In materia tributaria l’abuso del diritto (elusione fiscale) è disciplinato dall’art.10-bis della L.212/2000 (Statuto del contribuente) . Il divieto di abuso stabilisce che non possono ottenere benefici fiscali indebiti una o più operazioni formalmente in regola ma prive di sostanza economica, poste in essere essenzialmente per realizzare vantaggi fiscali (definito anche artificio o stratagemma). Dal 2015 tale nozione è stata armonizzata dalla L.128/2015 (attuativa della Direttiva UE 2016/1164) .
L’Amministrazione può contestare un leasing come elusivo quando ritiene che l’operazione, oltre a rispettare la forma, sia stata utilizzata in modo distorto per ottenere risparmi d’imposta senza reali motivazioni economiche. Ad esempio, i casi tipici riguardano lease-back immobiliari (vendita di un immobile strumentale alla controllata, con riacquisto attraverso leasing presso la controllante), utilizzati per dedurre canoni anziché ammortare il valore secondo tempi più lunghi; o contratti stipulati tra imprese dello stesso gruppo con lo stesso obiettivo. È importante sottolineare che, secondo la giurisprudenza della Cassazione, la mera scelta di una forma giuridica fiscalmente più vantaggiosa – come il leasing anziché l’acquisto diretto – non costituisce di per sé abuso, purché l’ordinamento la consenta . Ad esempio, la Cassazione con sent. n.17175/2015 ha affermato il principio di libertà negoziale del leasing, precisando che il risparmio d’imposta “da solo” non configura abuso se l’operazione ha valide ragioni economiche sottostanti . In linea con ciò, anche la recentissima Cass. n.29936/2023 ha stabilito che un leasing traslativo all’interno dello stesso gruppo non è ipso facto elusivo: per contestare l’operazione occorre dimostrare che la sua struttura è distorta, priva di una causa reale di finanziamento o finalizzata a vantaggi indebiti .
Oltre all’abuso, esistono profili di evasione fiscale vera e propria (ad es. false fatturazioni, corrispettivi non dichiarati) che possono emergere nel settore leasing. In questi casi, le sanzioni possono essere più gravi (anche penali). Tuttavia, operazioni indistintamente abusive – come quelle oggetto dell’art.10-bis – di norma non costituiscono reato tributario: lo stesso art.10-bis, comma 12 stabilisce che non si applicano sanzioni penali e che sono riservate invece le sanzioni amministrative tributarie (per infedele dichiarazione, art. 5 D.Lgs.471/97) .
Tipiche contestazioni fiscali sul leasing
Le contestazioni dell’Agenzia delle Entrate nei confronti di società di leasing possono riguardare diversi tributi:
- IRES (Imposta sul Reddito delle Società): l’Amministrazione può verificare l’ammissibilità dei costi dedotti tramite leasing. In particolare, controlla che i canoni dedotti (quota capitale dei canoni di leasing) siano inerenti all’attività e non abbiano la sola funzione di abbattere il reddito imponibile. Come visto, la legge (art.102 TUIR) prevede la deducibilità dei canoni di leasing per le società di leasing, ma l’Ufficio può contestare casi di abusiva accelerazione della deduzione. Giurisprudenza recente (Cass. 29936/2023) conferma che, senza ulteriori anomalie, la scelta di un leasing è lecita . Al contrario, in situazioni dubbie l’Ufficio verifica che non ci siano altri strumenti alternativi di finanziamento o altre operazioni simulate con la stessa finalità.
- IVA (Imposta sul Valore Aggiunto): numerosi accertamenti riguardano il trattamento IVA dei canoni di leasing e degli acquisti ad esso connessi. Le normative di riferimento sono il DPR 633/1972 (artt.19, 19-bis, 36) . In particolare, nelle operazioni di leasing finanziario il leasing è assimilato fiscalmente a una cessione del bene con successiva locazione, per cui i canoni (quota locazione + quota finanziaria) possono essere soggetti a diversi regimi IVA (imponibile ed esente). Questioni frequenti sono la corretta detrazione dell’IVA sui costi promiscui (beni/servizi utilizzati sia per attività imponibili, sia per attività esenti finanziarie). Recentemente la Cassazione è intervenuta proprio sul criterio di ripartizione (pro-rata) dell’IVA detraibile per acquisti misti. Con la sent. n.32326 del 13 dicembre 2024 la Corte ha stabilito che “il criterio ordinario per la determinazione del pro-rata di detraibilità dell’IVA concernente i costi promiscui […] è quello che prende in considerazione il volume d’affari annuo delle attività imponibili ed esenti”, e che spetta a chi contesta questo metodo (l’Amministrazione) dimostrare che un criterio alternativo sarebbe più preciso . In pratica, l’Ufficio non può sostituire automaticamente il classico pro-rata in base al fatturato imponibile con un criterio diverso (ad es. sugli interessi attivi); deve provarne la supremazia. Questo fondamentale principio – favorevole alle società di leasing – consente di difendere più efficacemente il metodo ordinario di detrazione dell’IVA basato sul fatturato .
Un altro caso rilevante riguarda la detrazione dell’IVA sui canoni dovuti dopo eventi straordinari. Con ordinanza n. 20905/2024 la Cassazione ha affrontato il caso di una leasing di un bene strumentale distrutto per forza maggiore (incendio): la Corte ha stabilito che la distruzione del bene non esclude di per sé la detraibilità dell’IVA sui canoni successivi, a patto di provare la perdita e la totale perdita di utilità economica del bene (in linea con la Direttiva UE) . In particolare, la Corte ha chiarito che neppure la presenza di una copertura assicurativa incide sulla detrazione: continuare a pagare i canoni dopo la distruzione giustifica comunque la detrazione dell’imposta .
- Altri tributi indiretti e locali: le società di leasing devono altresì considerare imposte come l’Imposta Provinciale di Trascrizione (IPT) e la tassa automobilistica sui beni dati in leasing (ad es. veicoli). L’intestatario del bene rimane la società di leasing fino al riscatto, per cui essa è soggetta alle imposte di proprietà e di trascrizione. In passato erano oggetto di contenzioso le tariffe applicabili, ma l’Agenzia delle Entrate ha chiarito (con circolari e Provvedimenti) che per i beni strumentali stradali e immobiliari l’acquisto da parte della società di leasing è soggetto ad imposta fissa ipotecaria/catastale senza imposta di registro . Le contestazioni a carico delle società di leasing in genere gravano sulle imposte sui redditi e sull’IVA.
- Profilo penale-tributario: in sede penale, le società di leasing possono essere coinvolte in indagini per reati tributari (frode fiscale) o ambientali se i veicoli o i beni dati in leasing sono stati usati per condotte illecite. La recente Cassazione penale n.2389/2025 ha ribadito che, in caso di sequestro preventivo di un bene in leasing per reati di evasione (ad es. mancato versamento di accise su carburanti), la società di leasing–proprietaria del bene–può opponersi alla misura solo dimostrando di non aver partecipato al reato e di aver agito in buona fede . Tali requisiti (estraneità ai fatti e buona fede) sono necessari per evitare la confisca obbligatoria del bene . In altre parole, se il mero possesso del bene è legittimo ma l’utilizzatore commette il reato, la società di leasing dovrà fornire prove concrete della sua non colpevolezza per recuperare il bene. Questa pronuncia conferma che senza elementi probatori di buona fede, il sequestro permane valido e il bene è esposto a confisca .
Strategie difensive del contribuente
Quando una società di leasing riceve un avviso di accertamento fiscale, è fondamentale agire tempestivamente e con una strategia articolata. Innanzitutto occorre verificare la regolarità procedurale dell’accertamento: ad esempio, l’Agenzia deve aver inviato al contribuente la comunicazione preventiva ex art.10-bis (dando 60 giorni per i chiarimenti) prima di notificare l’avviso, pena la nullità dell’atto . Allo stesso modo, il contribuente deve controllare la completezza della motivazione: se l’atto contestasse genericamente un abuso senza specificare norma violata o vantaggio contestato, potrebbe essere annullabile per difetto di motivazione . In presenza di vizi procedurali o formali, occorre sollevarli fin dal ricorso in Commissione Tributaria.
Sul merito, la difesa si impernia sulla sostanza economica dell’operazione e sulla mancanza di indizi di artificiosità. Va innanzitutto dimostrato che il leasing aveva valide ragioni imprenditoriali e finanziarie (ad es. esigenze di liquidità, rinnovo di parco mezzi, separazione patrimoniale) e non era finalizzato solo al risparmio d’imposta . Il contribuente può allegare documentazione che attesti l’uso effettivo delle risorse ottenute (ad es. estratti conti, business plan), perizie di congruità dei prezzi/ tassi applicati, e ogni elemento che evidenzi la normalità economica della transazione .
In particolare, è utile citare in ricorso le pronunce favorevoli della Cassazione sui casi analoghi: ad esempio Cass. 17175/2015 (che riconosce la libertà di scegliere il leasing) e Cass. 29936/2023 (che esclude l’automatismo di considerare elusivo un leasing infragruppo) . È consentito riportarne testualmente le massime e sottolineare come nel proprio caso siano state rispettate le condizioni indicate. In sintesi, come ribadisce la Cassazione, se l’Amministrazione non individua “elementi sintomatici di abuso” (p.e. strumenti giuridici devianti, alterazione della causa, obiettivi diversi dalla funzione tipica di finanziamento) la scelta di un leasing legittimo rientra nell’autonomia negoziale consentita e l’accertamento deve essere annullato .
Altre difese tipiche includono: dimostrare che i termini contrattuali e le condizioni economiche (tassi impliciti, durata, valore residuo) erano allineati al mercato (assenza di prezzi anomali o simulazioni collegate) ; evidenziare che, nell’ambito di un gruppo societario, l’operazione non ha generato alcun risparmio fiscale netto a livello consolidato (in quanto un’eventuale deduzione dei canoni in una società è compensata da tassazioni o plusvalenze in un’altra) ; e sollevare, se opportuno, il principio dell’incertezza normativa, cioè sostenere che la materia era oggettivamente controversa (specialmente per operazioni anteriori al 2015) e quindi, secondo l’art.10 L.212/2000, le sanzioni potrebbero essere ridotte o cancellate.
Infine, può convenire richiamare norme speciali anziché l’abuso: ad esempio, se l’accertamento verte su elementi disciplinati da regole proprie (come i limiti di deducibilità dei costi auto, o la simulazione contrattuale prevista dall’art.37-bis DPR 600/1973), l’Amministrazione avrebbe dovuto usare quelle disposizioni più specifiche anziché l’art.10-bis . In sede di contradditorio o di ricorso, va insomma argomentato che l’operazione “normalmente lecita” non rientra nella fattispecie dell’abuso forzato dall’Ufficio, ma piuttosto deve essere giudicata con i criteri ordinari previsti per il leasing .
In pratica, il ricorso tributario si basa su una difesa dettagliata: rispondere punto per punto alle motivazioni dell’avviso, allegare ogni elemento di prova utile (perizie, relazioni contabili, copia dell’istanza di interpello eventualmente presentata, ecc.), citare leggi e giurisprudenza a sostegno, e chiedere l’annullamento dell’atto o quantomeno l’esclusione delle sanzioni. In alcuni casi può valere anche una mediazione tributaria: se l’Agenzia non riconosce immediatamente la fondatezza sostanziale della difesa, è possibile valutare un accordo (confronto) con l’Ufficio per limitare le sanzioni, puntando però a preservare la legittimità dell’operazione.
Profili civilistici nel leasing
Accanto ai profili fiscali, le società di leasing e gli utilizzatori devono porre attenzione anche alle clausole contrattuali dei leasing finanziari. In particolare, dopo la legge 124/2017, per i leasing traslativi sono previsti garanzie a tutela del conduttore (art.1, commi 136-139 L.124/17): in caso di mancato pagamento, la società di leasing deve liquidare il bene e restituire all’utilizzatore l’eventuale surplus oltre il residuo dovuto ; sono inoltre vietate clausole di patto commissorio che escludano tale restituzione. Le clausole devono rispettare trasparenza (art.117 TUB) e limiti di usura (D.Lgs.108/1996). Ad esempio, la Cassazione (ordinanza 3930/2024) ha stabilito che, nei leasing antecedenti la L.124/2017, l’assenza di un tasso di interesse esplicito non viola la norma di trasparenza bancaria se il tasso è comunque determinabile con criteri oggettivi . In caso di clausole abusive (interessi anatocistici vietati, tassi usurari, penali eccessive, ecc.), il debitore può promuovere contenzioso civile o ricorrere agli strumenti di conciliazione (ABF) per ottenere riduzioni o nullità parziali. Tali profili – anche se esulano strettamente dal tema tributario – possono incidere sul valore economico complessivo del leasing e, indirettamente, sulle pretese fiscali collegate (ad es. la Cassazione escludeva un abuso dell’operazione di leasing di per sé: come per gli aspetti tributari, occorrono motivi concreti per riqualificare l’intero contratto ).
Tabelle riepilogative
Tabella 1 – Tipologie di leasing e profili fiscali rilevanti
| Tipo di leasing | Tributo principale | Aspetti chiave |
|---|---|---|
| Leasing finanziario (immobili, beni strumentali, autovetture) | IRES/IRAP, IVA | Deducibilità dei canoni di locazione (IRES) ai sensi art.102 TUIR . IRAP su base contabile (interessi passivi indeducibili ). Pro-rata IVA per costi promiscui: criterio ordinario volume d’affari (Cass.32326/24) . Ipotesi di abuso/elusione se l’operazione è priva di sostanza (cfr. Cass.17175/2015, Cass.29936/2023) . |
| Leasing operativo (noleggio a lungo termine) | IRES/IRAP, IVA | Deducibilità integrale dei canoni (trattandosi di locazione operativa). IVA usuale su canoni. Generalmente profili di abuso limitati, in quanto scopo commerciale di godimento (meno vantaggi fiscali rispetto al leasing traslativo). |
| Lease-back (vendita + leasing) | IRES/IRAP, IVA, (IMU, IPT) | Deduzioni accelerate dei canoni. Possibile tassazione delle plusvalenze. Profilo fiscale: necessita valida motivazione economica (liquidità) per non incorrere in abuso. Cass. 18333/2021: il lease-back non è illecito in sé, purché a valore di mercato . Profilo civile: attenzione al patto marciano (legge 124/2017) e al divieto di patto commissorio (art.2744 c.c.). |
Tabella 2 – Principali voci di accertamento e difese tipiche
| Ragione dell’avviso | Possibili contestazioni (esempi) | Strategie difensive |
|---|---|---|
| Abuso del diritto (fiscale) | Operazione con finalità principale di risparmio fiscale (es. leasing intra-gruppo) | Dimostrare ragioni economiche reali (liquidità, piani aziendali). Citare Cass.17175/2015, Cass.29936/2023 . Provare normalità condizioni contrattuali (tassi e durate di mercato ). Sottolineare che l’operazione “in abito di diritto”, ossia consentita dall’ordinamento. |
| Indeducibilità costi | IRES: canoni considerati non inerenti o infragruppo; IRAP: deduzione canoni vs indeducibilità interessi . | Illustrare principio di derivazione e quote di bilancio: IRES consente deduzione (art.102 TUIR) , IRAP deduce i canoni esclusi gli interessi passivi . Mostrare che gli oneri del leasing sono stati iscritti correttamente in bilancio. |
| IVA (pro-rata) | IVA su costi promiscui ricalcolata con criterio diverso da quello dichiarato. | Far valere il criterio ordinario del volume d’affari imponibile (pro rata sul fatturato), come confermato da Cass.32326/2024 . Far gravare onere probatorio sull’Ufficio che propone un criterio alternativo, dimostrando che il proposto non è più preciso. |
| IVA (distruzione/cessione) | Detrazione IVA sui canoni post-rottura negata. | Cass. ord.20905/2024: dimostrare che la distruzione del bene è avvenuta per causa di forza maggiore, la perdita è documentata e il bene ha perso valore economico . Continuare a pagare i canoni giustifica la detrazione dell’IVA . |
| Penale (bene sequestrato) | Sequestro preventivo per reati tributari in capo all’utilizzatore del bene. | Dimostrare estraneità della società di leasing ai fatti illeciti e la sua buona fede nell’operazione (Cass.2389/2025) . In assenza di queste prove, il sequestro permane e può portare alla confisca obbligatoria . |
Domande frequenti
D: Cosa rischio penalmente se un’operazione di leasing viene qualificata come abuso del diritto?
R: Se l’accertamento tributario qualifica l’operazione come abuso, non scatta un reato tributario: l’art.10-bis L.212/2000 esclude la rilevanza penale delle operazioni elusive . Rimangono invece applicabili le sanzioni amministrative tributarie (normali sanzioni per dichiarazione infedele, di solito dal 90% al 180% dell’imposta dovuta ). In pratica, il contribuente dovrà pagare l’imposta aggiuntiva più gli interessi e una sanzione (tipicamente 90%). Non si rischiano invece arresti o reati fiscali, a meno che non emerga una violazione penale distinta (ad es. false fatture o frode IVA).
D: Come difendermi se ricevo un avviso di accertamento su un leasing “abusivo”?
R: Occorre innanzitutto rivolgersi a un tributarista/avvocato specializzato. In sintesi, la difesa tipica consiste nel reagire dettagliatamente all’avviso: presentare ricorso alla Commissione Tributaria evidenziando le ragioni economiche reali dell’operazione (p.e. necessità di liquidità, rinnovo del parco macchine), fornendo documenti comprovanti l’effettivo utilizzo delle risorse e la congruità di prezzi e tassi applicati. Bisogna anche controllare che l’accertamento sia procedurato correttamente (ad es. che l’Ufficio abbia emesso l’avviso solo dopo aver inviato la comunicazione ex art.10-bis; se manca tale contraddittorio, l’atto è nullo ). Se la motivazione dell’avviso è generica o insufficiente (non indica quali norme sarebbero violate), ciò può essere motivo di annullamento per vizio di motivazione . Nel merito, il ricorso deve spiegare che il leasing ha sostanza economica: per esempio, descrivere che la società concedente era leader di mercato, che i canoni sono in linea con quelli di mercato, che esistevano valide alternative finanziarie e perché la scelta è stata conveniente anche per ragioni aziendali – non solo fiscali . È spesso utile citare norme e giurisprudenza favorevole (p.e. “lo Statuto del contribuente garantisce la libertà di scelta tra regimi”), nonché massime di Cassazione per casi analoghi. Se il ricorso documenta l’assenza di artifici e mostra una coerente logica di finanziamento, la Commissione potrebbe annullare l’avviso. In parallelo, si può valutare una mediazione con l’Agenzia per ridurre le sanzioni, ma se si ritiene giusta l’operazione è preferibile puntare all’annullamento dell’atto in giudizio .
D: Il sale & lease-back è sempre elusivo o può essere effettuato legittimamente?
R: Il sale & lease-back (congelazione di un bene tramite vendita a leasing) non è di per sé illecito o abusivo. Come conferma Cass. 18333/2021, questo schema è uno strumento legittimo di finanziamento usato da molte imprese . Affinché non sia frainteso per evasione, bisogna però strutturarlo con trasparenza: vendere il bene a società di leasing terze a valore di mercato e pagare canoni ragionevoli non costituisce frode . Bisogna evitare elementi sospetti, come vendite a “società amiche” a prezzi gonfiati o costi fittizi creati ad arte. Dal punto di vista civilistico, è importante evitare clausole di patto commissorio: ad esempio, non usare il lease-back per garantire un debito preesistente con la stessa controparte. Si consiglia sempre di includere una clausola di “conguaglio” (patto marciano) che preveda la restituzione all’utilizzatore di eventuale surplus di valore in caso di risoluzione . In sintesi, il lease-back può essere fatto con serenità purché ci siano prezzo congruo, controparti affidabili e clausole eque: la giurisprudenza oggi tende a considerarlo valido e usuale, salvo anomalie particolari .
D: Che succede se un utilizzatore non paga più i canoni di leasing?
R: In caso di inadempimento (mancato pagamento di un certo numero di rate), il concedente può risolvere il contratto e riprendere possesso del bene . Nei contratti stipulati dal 2018 (dopo la L.124/17) il concedente è tenuto a vendere il bene e comunicare il ricavato: se c’è un surplus rispetto al debito residuo, deve restituirlo all’utilizzatore; se c’è un deficit, l’utilizzatore pagherà la differenza . In pratica, l’utilizzatore perde il bene, ma non può essere obbligato a pagare più del danno effettivo (deve coprire al massimo il credito residuo). Nei contratti precedenti al 2018, invece, venivano spesso applicate clausole penalizzanti meno favorevoli (ad esempio l’utilizzatore perdevа le rate già versate senza ricevere alcun rimborso) . Tuttavia, la nuova disciplina ha limitato tali abusi civili.
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👉 È una situazione delicata, ma non senza via d’uscita. Le società di leasing sono spesso oggetto di verifiche fiscali complesse, e con una difesa legale esperta è possibile ridurre, sospendere o annullare le contestazioni, proteggendo al tempo stesso la solidità aziendale e la reputazione societaria.
In questa guida scoprirai come funziona un accertamento fiscale alle società di leasing, quali errori può commettere l’Agenzia delle Entrate, e quali strategie legali adottare per difendersi in modo efficace.
🏢 Perché le società di leasing vengono sottoposte ad accertamento fiscale
Le società di leasing sono tra le più controllate in ambito fiscale e bancario, poiché gestiscono operazioni complesse di natura finanziaria e patrimoniale.
Le principali cause di accertamento sono:
- Contestazione di costi dedotti per leasing ritenuti non inerenti o fittizi;
- Rettifica dei canoni o del valore residuo dei beni in leasing;
- Disconoscimento di operazioni IVA con fornitori esteri o nazionali;
- Ricavi non contabilizzati da operazioni di riscatto o vendita del bene;
- Leasing simulati o tra soggetti collegati (operazioni infragruppo);
- Errori nella contabilizzazione dei canoni e nella gestione dei crediti deteriorati (NPL).
📌 Molte di queste contestazioni derivano da interpretazioni soggettive dell’Agenzia o da errori formali nella documentazione, e possono essere annullate con una difesa tecnica accurata.
⚠️ Cosa rischia una società di leasing in caso di accertamento fiscale
L’Agenzia delle Entrate può:
- rettificare il reddito imponibile e l’IVA su più annualità;
- irrogare sanzioni fino al 240% delle imposte contestate;
- disconoscere operazioni e deduzioni pluriennali;
- attivare controlli incrociati sui clienti e sui soggetti finanziati;
- avviare accertamenti bancari e segnalazioni all’autorità giudiziaria.
👉 Tuttavia, la complessità delle operazioni di leasing rende la posizione difendibile, poiché le presunzioni fiscali devono essere provate con precisione e coerenza logico-contabile.
🧩 Le strategie legali per difendersi da un accertamento fiscale
💠 1. Richiedi e analizza il PVC (Processo Verbale di Constatazione)
Il primo passo è ottenere copia del verbale redatto durante la verifica.
Un avvocato esperto in diritto tributario e societario potrà:
- esaminare la correttezza delle procedure ispettive;
- individuare errori di metodo nei rilievi contabili e fiscali;
- contestare l’assenza di prove sulle presunte operazioni inesistenti o simulate.
📌 Un vizio nel PVC o nella notifica dell’avviso può rendere nullo l’intero accertamento fiscale.
💠 2. Presenta una memoria difensiva entro 60 giorni (art. 12, L. 212/2000)
Hai 60 giorni di tempo dal ricevimento del PVC per presentare le tue osservazioni e giustificazioni.
L’avvocato può:
- fornire documentazione bancaria, contrattuale e contabile a supporto delle operazioni contestate;
- dimostrare la reale inerenza e tracciabilità dei leasing;
- correggere interpretazioni errate dei verificatori su valore dei beni, interessi o IVA.
📌 Una memoria difensiva tecnica e documentata può fermare l’accertamento prima della sua emissione definitiva.
💠 3. Avvia il contraddittorio con l’Agenzia delle Entrate
Il contraddittorio è uno strumento fondamentale per chiarire e ridimensionare le contestazioni.
Durante questa fase, l’avvocato può:
- negoziare la riduzione delle sanzioni e delle imposte;
- chiarire l’inerenza economica e gestionale delle operazioni;
- dimostrare la buona fede e la regolarità amministrativa della società.
📌 Molti accertamenti si chiudono in questa fase senza contenzioso, se la difesa è tempestiva e solida.
💠 4. Richiedi l’accertamento con adesione (D.Lgs. 218/1997)
L’accertamento con adesione è una procedura di definizione agevolata che consente di:
- chiudere la vertenza senza processo;
- ridurre le sanzioni a un terzo;
- rateizzare l’importo dovuto in modo sostenibile.
📌 È particolarmente utile per evitare lunghi contenziosi quando la società può dimostrare parte della legittimità delle operazioni.
💠 5. Presenta ricorso davanti al Giudice Tributario
Se non si raggiunge un accordo, è possibile impugnare l’avviso di accertamento entro 60 giorni.
L’avvocato potrà:
- chiedere la sospensione immediata dell’esecutività dell’atto;
- contestare la mancanza di prove sulle operazioni contestate;
- evidenziare violazioni del diritto di difesa o errori procedurali;
- dimostrare la correttezza dei contratti e della contabilità societaria.
📌 Più del 40% degli accertamenti contro società finanziarie e di leasing viene annullato o ridotto dai giudici tributari per errori tecnici dell’Agenzia.
💠 6. Attiva strumenti deflattivi e soluzioni conciliative
In alternativa al processo puoi:
- presentare istanza di autotutela per errori evidenti;
- aderire a definizioni agevolate o rottamazioni delle cartelle;
- accedere a rateizzazioni personalizzate per evitare azioni esecutive.
📌 Questi strumenti permettono di limitare i danni fiscali e mantenere la continuità aziendale.
📋 Documenti essenziali per la difesa
- Copia del PVC e dell’avviso di accertamento.
- Contratti di leasing, riscatto e vendita dei beni.
- Dichiarazioni IVA e bilanci degli ultimi 5 anni.
- Estratti conto bancari e scritture contabili.
- Documentazione tecnica e perizie sul valore dei beni.
- Comunicazioni interne e verbali del CdA.
⏱️ Tempi e fasi della difesa
- Analisi tecnica del PVC e dei rilievi fiscali: 1–3 settimane.
- Predisposizione della memoria difensiva: entro 60 giorni.
- Contraddittorio o adesione con l’Agenzia: 1–2 mesi.
- Ricorso tributario (se necessario): entro 60 giorni dall’avviso.
- Decisione o accordo finale: da 6 a 18 mesi a seconda del caso.
🎯 Risultati concreti:
- Riduzione o annullamento dell’accertamento.
- Cancellazione delle sanzioni e degli interessi.
- Blocco di ipoteche, pignoramenti o segnalazioni.
- Tutela del rating creditizio e della reputazione aziendale.
⚖️ I vantaggi di una difesa legale specializzata
✅ Blocco immediato delle azioni di riscossione.
✅ Riduzione legale delle sanzioni e delle imposte.
✅ Possibilità di chiudere la vertenza senza processo.
✅ Tutela della continuità aziendale e del patrimonio societario.
✅ Difesa tecnica contro Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza.
🚫 Errori da evitare
- Ignorare l’avviso o non rispettare i termini per la difesa.
- Presentare documenti incompleti o non coerenti.
- Firmare accordi non vantaggiosi senza consulenza legale.
- Pagare importi non dovuti per evitare la causa.
- Sottovalutare i rischi reputazionali per la società.
🛡️ Come può aiutarti l’Avv. Giuseppe Monardo
📂 Analizza la documentazione fiscale, bancaria e contrattuale.
📌 Ti consiglia la strategia più efficace: memoria difensiva, adesione o ricorso tributario.
✍️ Redige e deposita gli atti legali necessari per bloccare sanzioni e riscossioni.
⚖️ Ti rappresenta nei rapporti con Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Giudice Tributario.
🔁 Ti assiste fino alla chiusura definitiva dell’accertamento o alla ristrutturazione fiscale completa della società.
🎓 Le qualifiche dell’Avv. Giuseppe Monardo
✔️ Avvocato esperto in diritto tributario, bancario e societario.
✔️ Specializzato nella difesa di società finanziarie, di leasing e factoring sottoposte ad accertamenti fiscali.
✔️ Gestore della crisi da sovraindebitamento iscritto presso il Ministero della Giustizia.
Conclusione
Un accertamento fiscale a una società di leasing è una procedura complessa ma pienamente difendibile.
Con una difesa legale tempestiva e specializzata, puoi ridurre o annullare le pretese fiscali, bloccare le sanzioni, e preservare la solidità finanziaria e l’immagine aziendale.
La legge tutela le società che agiscono in buona fede e presentano una contabilità trasparente e coerente.
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