Accertamento Fiscale Su Italiani Residenti In Cile: Cosa Fare e Come Difendersi

Hai ricevuto un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate pur vivendo e lavorando stabilmente in Cile?
È una situazione che interessa sempre più italiani residenti all’estero. L’Agenzia delle Entrate, infatti, può considerare fiscalmente residenti in Italia i cittadini che, pur vivendo in un altro Paese, mantengono legami economici o personali significativi con l’Italia, come immobili, conti correnti o attività d’impresa.

La buona notizia è che hai strumenti legali per difenderti. La normativa italiana e la Convenzione contro la doppia imposizione tra Italia e Cile offrono tutele precise per evitare che lo stesso reddito venga tassato due volte e per dimostrare la tua effettiva residenza fiscale all’estero.

In questa guida analizziamo il quadro normativo, i criteri usati dal Fisco per gli accertamenti e le principali strategie difensive.

Quando l’Agenzia delle Entrate considera residente un cittadino italiano

Secondo la legge italiana (art. 2 del TUIR), una persona è fiscalmente residente in Italia se, per più di 183 giorni all’anno:

  • è iscritta all’anagrafe della popolazione residente;
  • ha in Italia il domicilio, cioè il centro principale dei propri affari e interessi;
  • oppure ha in Italia la dimora abituale.

In pratica, anche chi vive da anni all’estero può essere considerato residente fiscale italiano se non è iscritto all’AIRE o se mantiene in Italia la maggior parte dei propri interessi economici o familiari.

È per questo che molti italiani residenti in Cile ricevono accertamenti: il Fisco presume che, pur vivendo fuori, non abbiano realmente spostato il centro dei loro interessi personali ed economici.

La Convenzione Italia–Cile contro la doppia imposizione

Dal 2017 è in vigore la Convenzione tra Italia e Cile per evitare la doppia imposizione e prevenire le evasioni fiscali, ratificata con Legge n. 181/2017.
Questa Convenzione stabilisce regole precise per determinare dove una persona deve essere tassata e come evitare che uno stesso reddito venga sottoposto a doppia imposizione.

Secondo la Convenzione:

  • se la tua residenza fiscale effettiva è in Cile, i redditi prodotti nel Paese vengono tassati solo lì;
  • i redditi di fonte italiana (come affitti o pensioni) possono essere tassati anche in Italia, ma hai diritto a scomputare le imposte già versate in Cile;
  • la residenza fiscale si determina in base al luogo dove hai la tua abitazione principale, la famiglia e il centro degli interessi economici e sociali.

Queste regole, se correttamente applicate, ti permettono di contestare gli accertamenti fiscali italiani e ottenere l’annullamento o la riduzione delle somme richieste.

Come avviene la notifica di un accertamento in Cile

L’Agenzia delle Entrate può notificare un accertamento a un residente in Cile in tre modi:

  • tramite raccomandata internazionale con ricevuta di ritorno;
  • tramite PEC, se hai un indirizzo di posta elettronica certificata in Italia;
  • attraverso le autorità consolari italiane, in base alle norme sul servizio postale internazionale.

La notifica è valida solo se viene effettuata correttamente. Se mancano i requisiti di legge o se l’atto viene notificato in modo irregolare, può essere impugnato e dichiarato nullo.
È quindi fondamentale verificare sempre data, indirizzo e modalità della notifica prima di prendere qualsiasi decisione.

Cosa fare se ricevi un accertamento fiscale in Cile

Ricevere una comunicazione del Fisco italiano mentre vivi all’estero può creare preoccupazione, ma hai tempo e strumenti per reagire.
Ecco i passi principali da compiere:

  1. Controlla la validità della notifica. Se l’atto non è stato notificato correttamente, può essere impugnato per vizi formali.
  2. Richiedi copia integrale dell’accertamento. Serve per capire quali redditi vengono contestati e per quali annualità.
  3. Verifica la tua iscrizione all’AIRE. Se risultavi iscritto negli anni oggetto di accertamento, è una prova forte della tua residenza estera.
  4. Raccogli prove della tua vita in Cile. Contratto di lavoro, dichiarazioni fiscali cilene, certificato di residenza, conti bancari, bollette, iscrizione sanitaria e documenti familiari.
  5. Contatta un avvocato esperto in diritto tributario internazionale. Solo un professionista può presentare ricorso o istanza di autotutela nei tempi previsti (di norma 60 giorni dalla notifica).

Come difendersi da un accertamento illegittimo

Un accertamento può essere impugnato quando presenta errori o violazioni di legge. I casi più frequenti sono:

  • notifica irregolare o fuori termine;
  • errata valutazione della residenza fiscale;
  • mancata applicazione della Convenzione Italia–Cile;
  • doppia tassazione di redditi già dichiarati in Cile;
  • mancanza di prove o dati incompleti da parte dell’Agenzia.

In queste situazioni, l’avvocato può presentare ricorso al giudice tributario italiano o un’istanza di sospensione all’Agenzia delle Entrate, chiedendo il blocco della riscossione e l’annullamento dell’atto.

Come dimostrare la residenza fiscale effettiva in Cile

Per vincere un accertamento è fondamentale dimostrare che la tua vita si svolge effettivamente in Cile.
Le prove più importanti sono:

  • iscrizione AIRE aggiornata;
  • contratto di lavoro o attività economica nel Paese;
  • residenza anagrafica e familiare stabile in Cile;
  • pagamento regolare delle imposte al Servicio de Impuestos Internos (SII);
  • assenza di interessi economici predominanti in Italia.

Un insieme coerente di documenti di questo tipo rafforza in modo decisivo la tua difesa.

Come evitare la doppia tassazione

Se l’Agenzia ti contesta redditi già tassati in Cile, puoi far valere la Convenzione bilaterale presentando la documentazione fiscale cilena che dimostra l’avvenuto pagamento delle imposte.
Puoi inoltre richiedere l’applicazione del credito d’imposta in Italia, in modo da evitare di pagare due volte sullo stesso reddito.
Un avvocato esperto può coordinare le comunicazioni tra le autorità fiscali dei due Paesi per chiudere la controversia nel modo più favorevole.

Cosa succede se non rispondi all’accertamento

Ignorare un accertamento è molto rischioso. Dopo 60 giorni dalla notifica, l’atto diventa definitivo e il debito viene iscritto a ruolo. L’Agenzia delle Entrate può quindi affidarlo all’Agenzia delle Entrate-Riscossione e avviare pignoramenti di conti o beni in Italia.
Anche se vivi in Cile, eventuali immobili, conti o redditi italiani possono essere bloccati. Per questo è indispensabile agire subito.

I vantaggi di una difesa legale tempestiva

Una difesa tempestiva ti consente di sospendere la riscossione, evitare pignoramenti, far valere la residenza estera, applicare la Convenzione bilaterale e ottenere l’annullamento o la riduzione del debito.
Spesso, una strategia ben impostata consente di risolvere la questione in via amministrativa, senza dover affrontare un contenzioso lungo e costoso.

Attenzione alle soluzioni improvvisate

Diffida da chi promette cancellazioni automatiche o scorciatoie senza fondamento legale. Solo un avvocato specializzato in diritto tributario internazionale può verificare la legittimità dell’accertamento, impostare la difesa corretta e rappresentarti davanti al Fisco italiano.

Quando rivolgersi a un avvocato esperto

Contatta un avvocato se hai ricevuto un accertamento pur risiedendo in Cile, se vuoi dimostrare la tua residenza fiscale estera, se l’Agenzia ti contesta redditi già tassati in Cile o se possiedi beni in Italia che temi possano essere pignorati. Un legale esperto può seguire l’intera pratica, dalla verifica della notifica alla presentazione del ricorso fino alla cancellazione del debito.

⚠️ Attenzione: un accertamento non contestato nei termini diventa definitivo e può portare a sanzioni e riscossioni in Italia. Agisci subito per difendere i tuoi diritti e proteggere il tuo patrimonio.

Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in diritto tributario, internazionale e tutela dei residenti all’estero – spiega in modo chiaro come comportarti se ricevi un accertamento pur vivendo in Cile, come difenderti dal Fisco italiano e come far riconoscere la tua residenza fiscale estera.

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Introduzione

Un cittadino italiano che si è trasferito a vivere in Cile può trovarsi nella situazione di dover affrontare verifiche e accertamenti dell’Agenzia delle Entrate italiana. È essenziale conoscere le regole sulla residenza fiscale, gli strumenti di accertamento a disposizione del Fisco, le convenzioni internazionali applicabili (in particolare la Convenzione Italia-Cile contro le doppie imposizioni), e le possibili strategie difensive. In questa guida aggiornate a settembre 2025, illustreremo le norme rilevanti, la giurisprudenza recente e i comportamenti pratici per rispondere efficacemente a un accertamento dell’Agenzia dal punto di vista del contribuente. Troverete anche tabelle riepilogative, Q&A e simulazioni pratiche che aiutano a chiarire il percorso da seguire.

1. Definizione di residenza fiscale: la norma italiana

Secondo l’art. 2 del TUIR (D.P.R. 917/1986), una persona fisica è residente in Italia se, per la maggior parte del periodo d’imposta, è iscritta nelle anagrafi dei residenti o ha domicilio o residenza – come definiti dal Codice Civile – nel territorio italiano. Fino al 2023 prevaleva l’iscrizione AIRE (cancellazione dall’anagrafe italiana) come indice probatorio, ma a partire dal 2024 la norma è stata aggiornata: il D.Lgs. n. 209/2023 (delega fiscale) ha introdotto il criterio della presenza fisica (183 giorni/anno) oltre ai requisiti di domicilio o residenza civilistica . Dunque dal 2024 si considera residente chi, per più di metà anno fiscale (183 o 184 giorni), soddisfa uno dei tre criteri: iscrizione AIRE esclusa, bastano una residenza domiciliare in Italia e la presenza fisica .

Perciò, in linea di principio, un italiano che vive stabilmente in Cile non soddisfa i nuovi requisiti (tranne l’iscrizione AIRE), essendo presente fisicamente in Italia meno di 183 giorni. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate può contestare la residenza estera se sospetta una “fittizietà” del trasferimento. In tal caso entrano in gioco meccanismi e presunzioni particolari:

  • Paesi “white list” (come il Cile) normali secondo la normativa italiana (ossia non classificati come paradisi fiscali). In questi casi non opera la presunzione di residenza italiana: l’onere di provare la residenza in Italia resta a carico dell’Amministrazione finanziaria . Cioè, se il contribuente prova di risiedere in Cile e l’Agenzia non fornisce elementi contrari, deve essere considerato residente in Cile.
  • Paesi “black list” (paradisi fiscali): fino a tempi recenti l’art. 2, comma 2‑bis, del TUIR presumeva la residenza italiana per chi si cancellava dall’ANPR e si trasferiva in tali Stati, invertendo l’onere della prova sul contribuente . Il Cile non è nella black list italiana, quindi per il nostro caso non scatta questa presunzione. Dal 2024, tra l’altro, l’elenco dei paradisi fiscali è stato rivisto (ad es. Svizzera tolta dalla lista nera dal DM 20 luglio 2023), ma resta irrilevante per il Cile .

In pratica, per un residente in Cile lo Stato italiano deve dimostrare di aver mantenuto legami fiscali rilevanti in Italia per poterlo considerare residente in Italia. Come vedremo, per dimostrare il contrario il contribuente può (e deve) utilizzare la Convenzione bilaterale e produrre ogni documento che attesti la vita all’estero.

2. L’Accordo Italia-Cile sulle doppie imposizioni

Dal 2015 è vigente la Convenzione Italia-Cile per eliminare le doppie imposizioni sui redditi (ratificata con Legge 3/11/2016 n. 212), integrata da un protocollo. La Convenzione segue il modello OCSE: stabilisce le categorie di reddito e quale Stato ha il diritto di tassarle. In particolare i tie-breaker (art. 4) determinano la residenza fiscale in caso di doppia residenza. Ad esempio: il tie-breaker privilegia lo Stato in cui una persona ha il centro degli interessi vitali (famiglia, attività) o dove ha la dimora abituale, ecc. Se ne ricava che un cittadino italiano che trasferisce abitualmente in Cile la famiglia e l’attività professionale – e ottiene il certificato di residenza fiscale cilena – sarà considerato fiscalmente residente in Cile e non in Italia.

Sul piano dell’imposizione, il TUIR (art. 165) prevede che, se la Convenzione attribuisce lo status di residente fiscale a uno dei due Stati, l’altro Stato deve concedere il credito d’imposta o l’esenzione necessaria. La Cassazione ha ribadito che basta dimostrare la residenza fiscale nello Stato estero per escludere la tassazione italiana sui redditi convenzionalmente attribuiti all’estero . In Cass. n. 994/2024 (con riferimento alla Convenzione Italia–Emirati Arabi) la Corte ha affermato che la sola iscrizione AIRE e certificato di residenza estera bastano per far valere il diritto di esclusiva tassazione nel Paese di residenza . Analogo principio si applica alla Convenzione Italia‑Cile: se il contribuente è certificato residente in Cile, i redditi di fonte cilena sono imponibili solo in Cile e non in Italia. Ad esempio, un compenso per lavoro svolto in Cile è tassabile in Cile; l’Italia, per il principio di esenzione convenzionale, lo deve escludere dalla base imponibile (anche se in Cile non viene effettivamente riscosso alcun tributo) .

Viceversa, i redditi “italiani” (es. affitti di casa situata in Italia, redditi di lavoro o pensione erogati da fonte italiana) restano imponibili in Italia anche se il soggetto vive all’estero. Tuttavia, anche in questo caso la Convenzione garantisce che l’imposta italiana non coincida con la tassazione complessiva: il contribuente avrà diritto a credito d’imposta per le eventuali imposte effettivamente pagate in Cile su quegli stessi redditi, evitando la doppia imposizione.

In sintesi, la Convenzione Italia-Cile può offrire una tutela importante: dimostrando di essere residente fiscale in Cile, l’italiano riduce la tassazione italiana alle sole fattispecie residuali previste dal trattato (e ottiene i crediti d’imposta dovuti) . La sentenza Cass. 22585/2024 ricordava del resto che “le Convenzioni…prevalgono sulle norme interne” e che, una volta ratificate, assumono valore di fonte primaria . L’Agenzia delle Entrate deve pertanto coordinarsi con il trattato: non può tassare globalmente un contribuente che risulta “esclusivamente residente in Cile” ai sensi della Convenzione.

3. Presunzioni sulla residenza e onere della prova

L’Agenzia delle Entrate può contestare la residenza estera sostenendo che il contribuente abbia falsamente dichiarato di vivere in Cile. In sede di accertamento fiscale, tuttavia, si applicano regole diverse a seconda che lo Stato estero sia o meno nella “black list” italiana:

  • Trasferimento in Cile (white list). Non scatta la presunzione di cui all’art. 2, comma 2-bis, TUIR (che si limita agli Stati a fiscalità privilegiata). Ciò significa che il contribuente non deve dimostrare nulla a priori: spetta all’Agenzia dimostrare che egli è rimasto fiscalmente in Italia. In altri termini, se in un Paese “normale” (es. Cile) ci si iscrive all’AIRE, la Cassazione ha ritenuto che l’onere probatorio iniziale sul fatto che “il centro dei propri interessi è ancora in Italia” incombe sull’Amministrazione . Finché il contribuente fornisce elementi di prova oggettivi e concordanti sulla vita effettiva in Cile, deve prevalere il suo status di residente all’estero.
  • Trasferimento in paradisi fiscali (black list). Non rilevante nel caso del Cile, ma per completezza ricordiamo che qui l’art. 2 comma 2-bis TUIR introduce una presunzione legale: il semplice trasferimento all’estero (con cancellazione ANPR) verso Paesi a fiscalità agevolata inverte l’onere, facendo presumere la residenza in Italia fino a prova contraria . In questi casi il contribuente deve fornire prove “gravi, precise e concordanti” per scardinare la presunzione (Cass. 16634/2018, Cass. 1355/2022).

Per il cittadino residente in Cile, dunque, non c’è una presunzione legale di residenza italiana: se riceve un avviso di accertamento, l’Agenzia dovrà evidenziare quali indizi collegano il suo centro di interessi economici e familiari al territorio italiano .

Prove da produrre per difendere la residenza in Cile

Il contribuente difeso può mettere in campo prove concrete della sua vita all’estero : – Contratto di locazione o acquisto di abitazione in Cile (e cancellazione di eventuali immobili in Italia).
Iscrizione dei familiari (coniuge, figli) alle scuole o enti locali cileni.
Utilizzo di utenze localizzate in Cile (bollette elettricità, gas, telefono) ed estratti conto bancari cileni.
Iscrizione alla previdenza o assistenza sanitaria cilena, tessere sanitarie, documenti d’identità locali.
Contratto di lavoro o partita IVA cilena e relative certificazioni d’impiego.
Altri legami sociali o economici in Cile (esempio: iscrizione a circoli, attività sportive o imprenditoriali locali).

Tutti questi elementi, ritenuti “oggettivamente riscontrabili”, servono a dimostrare che il centro dei propri interessi vitali è effettivamente in Cile. Se l’Agenzia rileva contraddizioni (es. abitazione, famiglia e lavoro in Cile, ma utenze, attività economiche o conti correnti in Italia), il contribuente può opporre la convenzione bilaterale e le prove di fatto esposte, chiedendo che prevalga il criterio convenzionale e la dimostrazione della propria residenza cilena.

4. Strumenti di indagine e accertamento fiscale

L’Agenzia delle Entrate (talvolta con l’ausilio della Guardia di Finanza) dispone di ampi poteri investigativi per accertare la residenza fittizia. Di seguito i principali:

  • Questionario ex art. 32 DPR 600/1973: prima di inviare un avviso definitivo, l’Amministrazione spesso diffida il contribuente con un invito/questionario. In questa comunicazione il fisco chiede di spiegare la propria situazione: data del trasferimento, indirizzo estero, presenza di familiari, attività lavorativa in Cile, immobili posseduti in Italia, ecc. Viene richiesto di allegare documentazione (per es., contratto d’affitto in Cile, bollette cilene, certificato di iscrizione AIRE e certificato di residenza estera, documenti di lavoro). La risposta a questo questionario è cruciale: fornisce subito al contribuente la possibilità di esporre la sua versione e presentare prove dirette della residenza all’estero, spesso evitando l’avviso formale (cfr. infra ).
  • Scambio di informazioni bancarie (CRS): grazie agli accordi internazionali (OCSE/UE), l’Italia riceve automaticamente dati sui conti finanziari detenuti dai suoi residenti all’estero e viceversa. Se il contribuente risulta residente in Cile, l’Agenzia può verificare se egli ha dichiarato i suoi conti cileni al Fisco italiano, o se viceversa l’autorità cilena ha segnalato movimenti. Incoerenze nei dati (es. il Cile segnala un conto intestato a lui come residente italiano) possono essere indizi di falsa residenza .
  • Archivio dei rapporti finanziari: l’Agenzia ha accesso agli archivi nazionali delle dichiarazioni fiscali, delle comunicazioni delle banche, degli intermediari finanziari e all’anagrafe tributaria. Se il cittadino residente in Cile continua per esempio a presentare dichiarazioni in Italia o a ricevere redditi italiani (stipendi, cedolini di pensione, compensi da amministratore) senza averne titolo, questo fa scattare un segnale di anomalia.
  • Controllo di conti correnti italiani e movimenti : se il contribuente “emigrato” continua a usare conti bancari in Italia con rilevanti operazioni, l’Agenzia lo sa (l’archivio banche segnala estratti conto e transazioni). Tali movimenti possono suggerire che egli utilizzi effettivamente il sistema finanziario italiano.
  • Utenze domestiche e consumi : i dati delle utenze (es. luce, gas, telefono) intestate al contribuente sono disponibili all’Agenzia. Se, nonostante la presunta residenza in Cile, risultano bollette attive per la sua utenza in un’abitazione italiana, con consumi elevati, ciò indica che l’immobile è abitato (probabilmente proprio da lui). Anche carte di credito, acquisti con POS, pedaggi Telepass o abbonamenti intestati continuativi in Italia vengono monitorati come possibili indizi di presenza.
  • Proprietà immobiliari : possedere case in Italia non è vietato, ma può essere un indizio se il contribuente dice di vivere all’estero. In particolare se l’immobile resta libero ma con utenze attive, l’Amministrazione sospetta che il contribuente lo occupi di fatto.
  • Legami familiari e sociali : per esempio, se i figli rimangono iscritti a scuole italiane, o il coniuge non si trasferisce, questo fa pensare che la famiglia sia ancora in Italia. Analogamente, cariche in associazioni, circoli sportivi, attività culturali o professionali italiane confermano una «presenza sociale» sul territorio nazionale.
  • Cariche societarie e attività lavorative : svolgere ruoli di rilievo in società o imprese italiane (amministratore, socio di maggioranza, titolare di partita IVA italiana, ecc.) è un indizio rilevante. La Cassazione ha sottolineato che avere cariche dirigenziali in Italia contrasta con l’idea di spostamento all’estero: chi si dichiara residente in Cile ma resta amministratore di un’azienda italiana probabilmente torna spesso nel Paese o gestisce attività italiane .
  • Flussi finanziari internazionali : i trasferimenti di denaro tra l’Italia e il Cile sono tracciati dall’anagrafe dei rapporti finanziari e dalla normativa antiriciclaggio. Movimenti continuativi di fondi dall’Italia al Cile (o viceversa) possono indicare che il contribuente compie spesso operazioni finanziarie fra i due Paesi, segnalando una base economica ancora italiana.
  • Fonti indirette (social media, viaggi, ecc.) : ormai si considerano anche fonti “apparentemente secondarie”: ad esempio, foto sui social network (Facebook, Instagram, LinkedIn) geolocalizzate in Italia, notizie di stampa locale sulla persona, o tracce dei suoi telefonini (celle agganciate in territorio italiano) possono integrare l’attività istruttoria. Questi elementi non bastano da soli, ma contribuiscono a comporre un “mosaico” investigativo.

Tutti i dati e indizi raccolti (dai rapporti finanziari a quelli catastali, da utenze a social) vengono incrociati per individuare potenziali “finti residenti all’estero” . Se il contribuente viene segnalato a rischio esterovestizione, l’atto formale successivo è solitamente un questionario; solo in caso di risposte insufficienti o mancata risposta, scatta l’avviso di accertamento vero e proprio .

5. L’accertamento sintetico (redditometro) e altri strumenti

L’Agenzia può inoltre utilizzare strumenti di accertamento induttivi del reddito. Il redditometro (oggi chiamato “accertamento sintetico”) è disciplinato dall’art. 38 del DPR 600/1973: in base a indici di spesa presunti (es. costi di vita, acquisti, beni posseduti), il fisco può determinare sinteticamente il reddito complessivo del contribuente, qualificando come “sproporzionato” il tenore di vita rispetto al reddito dichiarato.

Ambito di applicazione: in linea teorica l’accertamento sintetico è previsto anche per i non residenti (l’art. 38 non esclude espressamente i non residenti) . La Cassazione (sent. 21569/2005) ha osservato che nulla vieta di applicarlo a un contribuente non residente qualora si possano rilevare elementi di capacità contributiva in Italia (ad es. acquisto di ville sul territorio). Tuttavia, in pratica, è più difficile applicarlo se la persona vive stabilmente all’estero senza redditi italiani. Le Entrate tendono a utilizzare il redditometro soprattutto nei casi di presunta residenza italiana (o di forti collegamenti economici nel Paese).

Confronto Spese/Redditi: se l’Italia ritiene un italiano in Cile ancora residente in Italia, potrebbe basare un accertamento induttivo sulle sue spese rilevabili (ad es. affitti, viaggi in Italia, carte di credito italiane, ecc.) per imputare un reddito minimo non dichiarato. Il contribuente può resistere dimostrando che tali spese sono sostenute con redditi esteri regolarmente tassati in Cile (oppure che derivano da dismissione di patrimoni già tassati). In mancanza di legami fiscali in Italia, il contribuente può sostenere che il reddito sintetico così determinato non lo riguarda, in quanto non residente (in tal caso l’accertamento sintetico non dovrebbe essere applicato).

Altri accertamenti tributari: oltre al redditometro, l’Agenzia può fare accertamenti analitici-induttivi (art. 39 DPR 600/1973) se si riscontrano irregolarità contabili o dichiarazioni incomplete; e accertamenti patrimoniali (art. 41 DPR 600/1973) valutando incrementi di patrimoni non giustificati da redditi dichiarati. Se il contribuente in Cile possiede patrimoni o investimenti in Italia (ad es. immobili, titoli, partecipazioni in società), questi possono essere indagati come reddito occulto. L’avvocato potrà opporre la competenza territoriale corretta (l’ufficio competente sarà quello italiano ove ha sede la fonte di reddito, se non abituale in Italia).

In ogni caso, prova e proporzionalità: l’Agenzia deve giustificare qualsiasi rettifica con prove concrete. Ad es., per l’accertamento sintetico si richiede che i presunti indici di spesa trovino un concreto fondamento. La Corte di Cassazione, recentemente con Cass. n. 2950/2025, ha ricordato che l’accertamento sintetico richiede prova del nesso tra spesa e fonte di reddito.

6. Cosa fare al ricevimento dell’avviso

In caso di notifica di un avviso di accertamento fiscale mentre si è residenti in Cile, il contribuente deve agire rapidamente, entro i termini di legge. Ecco i passi principali consigliati:

  1. Verificare contenuto e termini: ogni avviso (IRPEF, IVA, IMU, ecc.) deve indicare le imposte e sanzioni contestate, nonché i termini per il ricorso (generalmente 60 giorni per il ricorso in Commissione Tributaria). Controllare anche la competenza (ufficio di Prato o Firenze, a seconda dell’ultima residenza italiana dichiarata). Se l’avviso non è valido (difetto di notifica, prescrizione, ecc.), va impugnato su questi motivi.
  2. Richiedere l’accesso agli atti: è sempre utile chiedere copia degli atti che hanno portato all’accertamento (es. verbali di accesso, atti d’indagine, questionari). Il contribuente ha diritto di difendersi e conoscere le fonti della pretesa .
  3. Preparare la documentazione difensiva: occorre riunire prove scritte della residenza in Cile (certificato di residenza fiscale rilasciato dalle autorità cilene, iscrizione all’anagrafe cilena, bollette, contratti, certificati scolastici, attestati di lavoro). L’ideale è già aver richiesto il certificato di residenza fiscale cileno e custodirlo, in quanto spesso richiesto dall’Agenzia per riconoscere lo status di residente estero. Vanno allegati anche documenti che mostrino l’assenza di interessi in Italia (ad es. copia della cancellazione da ruoli/partita IVA, bolletta “chiusa per trasferimento”, ecc.).
  4. Formulare un’istanza di autotutela o difesa: anche prima di ricorrere in Commissione, l’invio di una memoria difensiva (o rispondere al questionario se non già fatto) con tutti i documenti può portare alla riduzione/annullamento dell’avviso. In pratica, si può invocare il combinato disposto di art. 4 TUIR (criteri convenzionali di residenza) e della Convenzione Italia–Cile, chiedendo di riconoscere la residenza in Cile e di limitare la tassazione ai soli redditi di fonte italiana . Si possono anche richiamare la giurisprudenza (es. Cass. 22585/2024) che evidenzia la prevalenza delle convenzioni e il principio secondo cui l’Italia non può tassare redditi convenzionalmente esclusi . È fondamentale argomentare anche sull’assenza di collegamento al territorio nazionale e dimostrare che i redditi “italiani” contestati sono in parte già assoggettati a tassazione cilena (e che deve essere riconosciuto il credito d’imposta corrispondente).
  5. Impostare il ricorso tributario: se l’Agenzia mantiene la pretesa, si impugna l’avviso di accertamento presso la Commissione Tributaria competente. Il ricorso deve contenere concrete deduzioni di fatto e di diritto, riprendendo gli stessi elementi: prova dello status di residente in Cile (tassazione estera, legami, vita familiare), invocazione della convenzione e richiesta di esclusione di tassazione per i redditi extraterritoriali. Inoltre, possono essere rilevati eventuali vizi formali (nullità della notifica, carenze motivazionali, superamento termini di decadenza quinquennale, ecc.). Va sempre menzionato il diritto alla difesa, l’assenza di notifica di atti preordinatori, e il diritto al contraddittorio .
  6. Strategia difensiva: punto focale è invertire l’onere probatorio dell’Agenzia. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che per notifiche in assenza temporanea del destinatario è indispensabile il CAD (comunicazione avvenuto deposito) ; simili accorgimenti formali devono essere controllati. Inoltre, se esiste una convenzione fiscale, spesso basta farne valere la prevalenza sul diritto interno, come ricordato dalle sentenze (Cass. 22585/2024 citata ).
  7. Ricorso ai giudici tributari: in caso di decisione negativa in primo grado (CTP), si può appellare alla CTR (Commissione Tributaria Regionale) e poi in Cassazione (limitatamente alle questioni di diritto). Gli orientamenti recenti della Cassazione e dei giudici di merito sono incoraggianti per il contribuente esiliato: molte pronunce hanno accolto la tesi del residente estero quando il contribuente ha efficacemente dimostrato il trasferimento (cfr. Cass. 16634/2018; Cass. 1355/2022). L’assistenza legale è fondamentale nelle varie fasi, anche per evitare errori formali (ad es. opposizioni tardive).

7. Tabelle riepilogative

Per chiarezza, presentiamo di seguito alcune tabelle riassuntive sui principali aspetti:

Criterio/StrumentoEffetti in caso di residenza CileEffetti in caso di residenza Italia
Iscrizione AIREPresume la residenza all’estero (oggi presunzione relativa); occorre certificato estero per confermarla.Assente (residenza non cancellata).
Art. 2 TUIR (definizione residenza)Residenza in Cile <<183 gg e domiciliato in Italia >> ✕ ⇒ secondo il TUIR non residente, se non si compie >183 gg in Italia .Residenza anagrafica e presenza => residente fiscale in Italia.
Convenzione Italia–Cile (art. 4)Stabilisce la residenza fiscale in caso di doppia residenza. Se prevale Cile, l’Italia deve conformarsi .Se prevale Italia, l’Italia tassa globalmente (Cile concede credito).
Redditi esteri (ad es. lavoro Cile)Tassabili solo in Cile. In Italia esenti IRPEF (tuttavia, deve essere accertata la residenza cilena; Cass.22585/2024).Tassabili in Italia su base mondiale (si riconosce credito d’imposta per ciò che si paga all’estero).
Redditi italiani (ad es. affitti)Tassabili in Italia. Il residente Cile paga imposta italiana (flat tax 21% + addizionali) e ottiene credito d’imposta cileno.Tassabili in Italia secondo scaglioni IRPEF (tra 23%-43% + addizionali).
RedditometroApplicabile al contribuente solo se considerato residente; in teoria anche non-residenti (Cass. 21569/2005) .Applicabile: spesa > reddito dichiarato ⇒ accertamento sintetico ai sensi art.38 DPR 600/73.
Accertamenti analitici/patrimonialiSi limitano ai redditi di fonte italiana. Se non residente, l’Agenzia può indagare solo su beni e redditi in Italia.Si applicano all’intero patrimonio e redditi del residente italiano.
ProbatorioElementi a favore della residenza in Cile
Prova documentaleContratto di casa, utenze, tessere sanitarie, passaporti, Stato Civile in Cile
Familiari e vita socialeFamiglia (coniuge/figli) in Cile, scuola dei figli cilena, attività locali
Conti e PatrimoniConti bancari cileni, investimenti in Cile; assenza di significativi beni/conti in Italia
Attività professionaliLavoro/impresa in Cile (busta paga, P.IVA cilena); cessazione attività italiana
Convenzione internazionaleCertificato di residenza fiscale cilena (rilevante per evitare doppia imposizione)
Documenti formaliIscrizione AIRE, certificati consolari, certificati fiscali cileni

8. Domande frequenti (FAQ)

D: Sono un lavoratore italiano trasferito in Cile, ma l’Agenzia mi contesta la residenza estera. Cosa rischio?
R: Se l’Agenzia ritiene che il tuo centro di interessi economici/familiari sia ancora in Italia, potrà considerarti ancora residente in Italia. In tal caso saresti tassato in Italia su tutti i redditi mondiali e potresti ricevere un avviso anche per omissione di dichiarazione dei redditi cileni. Ma hai diritto a far valere il trattato: dimostrando di essere residente cileno, limiterai la tassazione italiana solo ai redditi di fonte italiana . Inoltre, se il Cile ti ha già tassato, ottieni i crediti d’imposta necessari.

D: Quali documenti devo produrre subito?
R: Invia fin da subito copia del certificato di residenza fiscale cileno (che attesti la tassazione su base mondiale in Cile), la cancellazione AIRE dal comune italiano, eventuali contratti di affitto o acquisto casa in Cile, bollette intestate a tuo nome in Cile, certificati di iscrizione dei figli alle scuole cilene, buste paga di lavoro locale, ecc. In pratica ogni documento che dimostri la tua vita concreta in Cile e l’assenza di legami duraturi in Italia .

D: Cosa succede se ignoro il questionario o ritardo a rispondere?
R: È altamente sconsigliabile ignorare l’Agenzia. Se non rispondi al questionario ex art. 32, l’ufficio può procedere d’ufficio basandosi sulle informazioni in suo possesso . In particolare, può presumere come confermati alcuni fatti (es. che abiti in Italia) se tu non li smentisci. Inoltre, è prevista una sanzione (1% sull’imponibile indicato nel questionario) per mancata risposta. Meglio dunque rispondere tempestivamente, articolando le proprie ragioni, piuttosto che subire l’avviso senza replica.

D: L’Italia mi ha già ritenuto residente e mi ha tassato sul reddito di Cile. Posso chiederne il rimborso?
R: Sì. Se in primo luogo riesci a far dichiarare che eri residente in Cile, potrai chiedere rimborso o compensazione delle imposte italiane pagate su redditi che, secondo la Convenzione, spettavano al solo Cile. Recenti Cassazioni (cfr. Cass. 22585/2024) hanno ribadito che non occorre aver pagato effettivamente le tasse in Cile; basta dimostrare che quel reddito era imponibile solo in Cile . Dunque potrai far valere un rimborso IRPEF, presentando anche il certificato di residenza estera.

D: Nel frattempo, dove posso rivolgermi per assistenza?
R: È opportuno contattare subito un avvocato tributarista specializzato in fiscalità internazionale, che conosca i rapporti Italia-Cile. L’assistenza è fondamentale soprattutto per impugnare nei termini l’avviso, redigere memorie difensive e muovere ricorso. L’avvocato potrà anche consigliare eventuali perizie su bilanci (nel caso di attività d’impresa) e coordinare la raccolta delle prove.

9. Simulazioni pratiche (solo esempi in Italia)

Esempio 1: Mario, italiano, si trasferisce in Cile nel 2023. Nel 2024 riceve dall’Agenzia un avviso IRPEF per l’anno 2023. L’avviso calcola il reddito imponibile includendo 50.000 € di redditi da lavoro in Cile non dichiarati (tassati in Cile) e 10.000 € di affitti da case in Italia. Aggiungete addizionali. Se considerato residente in Italia, Mario pagherebbe IRPEF per 60.000 € (con aliquote progressive fino al 43%), più sanzioni e interessi per l’omessa dichiarazione. Se viene riconosciuto residente in Cile, i 50.000 € sono esenti IRPEF (tassati solo in Cile per trattato) e in Italia conta solo i 10.000 € di affitti: su questi paga un’imposta sostitutiva del 21% (2.100 €) più addizionali minime. Inoltre nel primo caso avrebbe dovuto pagare un credito d’imposta per l’imposta cilena (doppia imposizione), nel secondo può chiederne il rimborso. Differenza: l’avviso del Fisco scende da decine di migliaia di euro a poche migliaia.

Esempio 2: Lucia ha un piccolo albergo in Italia che formalmente dichiara di non gestire più dopo il trasferimento in Cile. L’Agenzia analizza i conti: vede che Lucia paga bollette di luce e acqua sul suo albergo (anche se vuoto) e incassa ancora prenotazioni da italiani. Sospettando che Lucia torni spesso per controllare la struttura, l’ufficio invia questionario chiedendo di chiarire la sua situazione familiare e professionale. Lucia invia contratti di affitto di casa familiare in Cile, fotografie del nucleo familiare in Sud America e estratti conto cileni. L’Agenzia verifica che i suoi spostamenti con carta di credito sono in Cile e riduce la pretesa IRPEF agli utili effettivamente conseguiti in Italia. Risultato: Lucia dimostra la residenza estera con evidenze solide e vede annullati parte degli accertamenti.

Le tabelle sopra mostrano come la condizione di «residente in Cile» impatta sulla determinazione delle imposte dovute. In ogni caso concreto, è essenziale calcolare le imposte nella duplice ipotesi (residenza Italia vs Cile) per illustrare al giudice l’inequità dell’accertamento.

10. Strategie difensive e contenzioso

Per difendersi efficacemente va adottata una strategia su più fronti:

  • Documentazione preventiva: appena si decide di trasferirsi, iscriversi all’AIRE è fondamentale. Ottenere il certificato di residenza fiscale cilena e tenerlo in originale. Conservare tutta la documentazione contrattuale (locazioni, contratti di lavoro, documenti scolastici, bollette estere).
  • Assistenza professionale: rivolgersi subito a un tributarista esperto in fiscalità internazionale. Egli potrà far leva sulle novità normative del 2024 (quali presunzioni relative e attestazioni) e preparare ricorsi precisi.
  • Procedure cautelari: in casi estremi, è possibile chiedere al giudice tributario di sospendere l’esecutività dell’avviso o ottenere provvedimenti d’urgenza (ad es. pagare il dovuto su contenzioso anziché agli scaglioni più elevati).
  • Argomentazione giurisprudenziale: citare le recenti sentenze di legittimità (Cass. 22585/2024, Cass. 994/2024, ecc.) che rivedono i vecchi orientamenti rigidi sulla presunzione di residenza e confermano la prevalenza delle Convenzioni . Queste pronunce affermano che la mancanza di imposizione nello Stato estero non può ancorare la tassazione italiana se il trattato non lo prevede.
  • Controllo formale: la giurisprudenza ricorda che l’Agenzia deve rispettare rigore formale nelle notifiche: ad es. Cass. Sezioni Unite 10012/2021 ha imposto che, per notifica con CAD (comunicazione avvenuto deposito), serve l’avviso di ricevimento del secondo invio . Errori formali di notifica possono far decadere gli atti.
  • Taratura del contenzioso: in caso di soccombenza nel merito, è possibile ancorarsi anche a questioni procedurali per Cassazione (ammissibilità del ricorso, legittimazione ai fini di impugnazione, competenza territoriale). La Corte di Cassazione del 2022 ha affermato che, se l’Agenzia di Monopoli di Stato ha notificato dalla provincia errata, il ricorso va respinto per incompetenza dell’ufficio . Analogamente, è cruciale chiedere che la competenza territoriale sia dell’ufficio del luogo di produzione del reddito, non dell’ultima residenza anagrafica italiana (Cass. 13983/2022).

11. Conclusioni

L’accertamento dell’Agenzia delle Entrate su un italiano residente in Cile richiede una difesa multiforme: combinare la prova della propria vita all’estero (documenti e dati oggettivi), l’applicazione della Convenzione e dei principi giurisprudenziali, e l’utilizzo delle procedure correte. Lo scenario ideale è dimostrare che il contribuente è effettivamente residente in Cile e che la tassazione italiana deve limitarsi ai redditi di fonte italiana, con applicazione dei trattati per evitare la doppia imposizione .

L’Agenzia possiede potenti strumenti di controllo (scambi informativi, indagini finanziarie, redditometro, accertamenti patrimoniali), ma la legge e la giurisprudenza riconoscono sempre più ampia tutela al contribuente che prova la genuinità del trasferimento all’estero. Di recente, a fronte di iscritto AIRE, un indirizzo di residenza fittizio non basta più a stabilire la residenza in Italia: servono “indici concreti di permanenza” .

In sintesi, il debitore italiano in Cile deve:
– Dimostrare la residenza fiscale cilena (documentazione ufficiale).
– Contestare l’applicazione automatica di accertamenti sintetici, evidenziando la mancanza di capacità contributiva in Italia.
– Far valere la Convenzione per limitare la tassazione alle sole materie previste (es. ritenute sui redditi italiani) e ottenere i crediti.
– Curare la fase difensiva (contraddittorio, ricorso) con prove dettagliate della propria vita in Cile.

Un supporto legale professionale è in genere indispensabile, data la complessità e il valore delle questioni internazionali in gioco. Tuttavia, armarsi di evidenze solide (contratti, certificazioni, registrazioni ufficiali, registri scolastici, ecc.) è già un passo fondamentale per convincere l’Amministrazione e il giudice tributario che la residenza fiscale è davvero in Cile.

Fonti normative e giurisprudenziali

  • Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR, D.P.R. 917/1986): art. 2 (definizione di residenza fiscale), art. 4 (risoluzione doppia residenza), art. 73 co. 5‑bis (esterovestizione societaria), art. 165 (trattati bilaterali, credito d’imposta).
  • T.U.I.R. modifiche 2024: Decreto Legislativo 27/12/2023 n. 209 (introduce il criterio della presenza fisica).
  • D.P.R. 600/1973: art. 32 (comunicazioni inviti/questionari), art. 38 (accertamento sintetico del reddito).
  • Convenzione Italia‑Cile (Firmata a Santiago, 23 ottobre 2015; Legge di ratifica 3/11/2016 n. 212).
  • Cassazione: Cass. n. 22585/2024 (esclusione doppia imposizione ed esclusività della tassazione italiana), Cass. n. 994/2024 (residenza fiscale all’estero e doppia imposizione), Cass. nn. 18237-18238/2021 (note su Convenzioni bilaterali), Cass. n. 10012/2021 (notificazioni e CAD), Cass. 16634/2018, 1355/2022 (residenza anagrafica e presunzioni), Cass. 13983/2022 (competenza territoriale per residenti esteri).
  • Legislazione: D.M. 4 maggio 1999 (prima black list), D.M. 20 luglio 2023 (aggiornamento black list), D.P.R. 223/1989 (anagrafe italiani residenti all’estero), L. 27/2011 (adozione del modello OCSE), D.Lgs. n. 196/2015 (codice tributario).
  • Circolari e prassi Agenzia Entrate: Circolare 20/E del 4.11.2024 (istruzioni su residenza fiscale), Risposte a interpelli AE n. 25/2018, 203/2019, 370/2023 (cenni su doppia residenza).

Hai ricevuto un’intimazione o un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate italiana, ma vivi e lavori in Cile? Fatti Aiutare da Studio Monardo

Hai ricevuto un’intimazione o un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate italiana, ma vivi e lavori in Cile?
Ti stai chiedendo come sia possibile che l’Italia ti richieda imposte o sanzioni, pur essendoti trasferito e pagando già le tasse in Cile?
👉 Non farti prendere dal panico: nella maggior parte dei casi, si tratta di errori sulla residenza fiscale o di doppia imposizione indebita, e puoi difenderti legalmente.

In questa guida troverai un’analisi completa del quadro normativo Italia–Cile e le strategie legali più efficaci per contestare o bloccare un accertamento fiscale dell’Agenzia delle Entrate.


⚖️ Il contesto: perché l’Agenzia delle Entrate può agire anche verso chi vive in Cile

L’Agenzia delle Entrate può notificare un accertamento a un cittadino residente all’estero quando ritiene che:

  • egli sia ancora fiscalmente residente in Italia;
  • abbia redditi o beni in Italia (immobili, conti, quote societarie, pensioni);
  • il trasferimento in Cile sia solo formale o privo di effettività;
  • non si sia iscritto all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero).

📌 Tuttavia, se sei effettivamente residente in Cile, l’Italia non può tassarti sui redditi prodotti fuori dal territorio italiano.
In questi casi, un accertamento è impugnabile e spesso annullabile.


🌍 La regola generale della residenza fiscale

Secondo l’art. 2 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), una persona è considerata fiscalmente residente in Italia se, per almeno 183 giorni l’anno:

  • è iscritta all’anagrafe della popolazione residente in Italia;
  • oppure ha il domicilio in Italia (cioè il centro dei propri interessi personali o economici);
  • oppure non risulta iscritta all’AIRE.

👉 Se invece sei iscritto all’AIRE e puoi dimostrare che vivi e lavori stabilmente in Cile, non sei più fiscalmente residente in Italia e quindi non sei tenuto a pagare imposte sui redditi prodotti in Cile.


🇮🇹🤝🇨🇱 La Convenzione Italia–Cile contro la doppia imposizione

Italia e Cile hanno stipulato una Convenzione per evitare la doppia imposizione fiscale (firmata nel 2015 e in vigore dal 2022).
Questa Convenzione regola la tassazione dei redditi dei cittadini italiani che vivono in Cile e tutela da duplicazioni di imposte.

📌 In sintesi:

  • Se sei residente fiscale in Cile, paghi le imposte in Cile sui redditi ivi prodotti.
  • L’Italia può tassare solo i redditi di fonte italiana (es. pensioni, immobili, dividendi, conti correnti).
  • Se il reddito è tassato in entrambi i Paesi, la Convenzione prevede meccanismi di credito d’imposta e risoluzione delle controversie per evitare la doppia imposizione.

👉 Questa Convenzione è una base giuridica essenziale per difenderti in caso di accertamento fiscale da parte dell’Italia.


🧠 Quando l’Agenzia delle Entrate sbaglia

Gli errori più comuni negli accertamenti verso italiani residenti in Cile sono:

  • mancata o tardiva iscrizione all’AIRE;
  • scambio di dati errato tra Italia e Cile (nel quadro OCSE o CRS);
  • presunzioni infondate di residenza in Italia per beni, conti o legami familiari;
  • accertamenti basati su informazioni incomplete o datate.

📌 In questi casi, l’Agenzia non può considerarti residente fiscale in Italia: deve provare concretamente che il tuo “centro vitale” sia rimasto in Italia.


🧩 Le strategie legali per difendersi

💠 1. Controllare la validità della notifica

L’accertamento deve essere notificato correttamente in Cile, rispettando le convenzioni internazionali e le regole sulla notifica all’estero:

  • tramite raccomandata internazionale con ricevuta di ritorno;
  • o tramite autorità consolari o canali diplomatici.
    👉 Se la notifica non è avvenuta correttamente, l’atto è nullo e può essere impugnato.

💠 2. Dimostrare la residenza fiscale effettiva in Cile

Il primo passo per difenderti è raccogliere prove della tua effettiva residenza in Cile:

  • iscrizione all’AIRE;
  • permesso di soggiorno o residenza cilena;
  • contratto di affitto o proprietà dell’abitazione;
  • dichiarazioni fiscali presentate al Servicio de Impuestos Internos (SII);
  • buste paga, contratti di lavoro o documenti bancari cileni.

📌 Questi elementi provano che il tuo “centro vitale” non è più in Italia.


💠 3. Controllare la prescrizione dell’accertamento

L’Agenzia delle Entrate può notificare accertamenti solo entro 5 o 7 anni dall’anno di imposta contestato.
Se l’avviso arriva dopo questo termine, è decaduto e può essere annullato dal giudice.


💠 4. Presentare ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria (ex Commissione Tributaria)

Hai 60 giorni dalla notifica per impugnare l’accertamento davanti alla Corte Tributaria competente in Italia.
L’avvocato potrà chiedere:

  • la sospensione immediata del pagamento;
  • l’annullamento dell’accertamento;
  • il riconoscimento della tua residenza fiscale in Cile, in base alla Convenzione bilaterale.

📌 Il ricorso blocca subito le azioni esecutive e ti consente di difenderti anche a distanza.


💠 5. Definizione agevolata o accordo di conciliazione

Se l’accertamento è parzialmente fondato, puoi chiudere la controversia tramite:

  • adesione all’accertamento, pagando solo una parte delle imposte dovute;
  • conciliazione giudiziale, evitando sanzioni e interessi.

💠 6. Procedura di esdebitazione (sovraindebitamento)

Se l’accertamento si aggiunge ad altri debiti fiscali o bancari, puoi chiedere la procedura di esdebitazione prevista dal D.Lgs. 14/2019.
Ti permette di:

  • bloccare pignoramenti e cartelle esattoriali;
  • proporre un piano di rientro sostenibile;
  • ottenere la cancellazione legale dei debiti residui.

📋 Documenti fondamentali per la difesa

  • Copia dell’avviso di accertamento ricevuto.
  • Prova della notifica (posta, PEC o comunicazione consolare).
  • Certificato AIRE.
  • Documenti di residenza o permesso in Cile.
  • Dichiarazioni fiscali italiane e cilene (SII).
  • Estratti conto bancari, contratti di lavoro o affitto.

⏱️ Tempi e risultati possibili

  • Analisi preliminare dell’atto: 1–2 settimane.
  • Deposito del ricorso: entro 60 giorni dalla notifica.
  • Sospensione cautelare: entro 1–3 mesi.
  • Decisione definitiva: 6–12 mesi medi.

🎯 Risultati concreti:

  • Sospensione immediata dell’accertamento.
  • Annullamento totale o parziale dell’atto.
  • Riconoscimento della residenza fiscale in Cile.
  • Evitare la doppia tassazione Italia–Cile.

⚖️ I vantaggi principali

✅ Difesa legale anche a distanza (tramite procura).
✅ Blocco di pignoramenti e azioni di riscossione.
✅ Cancellazione o riduzione dell’accertamento.
✅ Tutela completa dal rischio di doppia imposizione.
✅ Regolarizzazione della tua posizione fiscale internazionale.


🚫 Errori da evitare

  • Ignorare la notifica dell’accertamento.
  • Pagare subito senza verificare la legittimità dell’atto.
  • Non dimostrare la residenza effettiva in Cile.
  • Rivolgerti a intermediari non qualificati o “agenzie del debito”.
  • Superare i 60 giorni per presentare ricorso.

🛡️ Come può aiutarti l’Avv. Giuseppe Monardo

📂 Analizza il contenuto dell’accertamento e verifica vizi formali o sostanziali.
📌 Controlla la corretta applicazione della Convenzione Italia–Cile.
✍️ Redige e deposita il ricorso tributario con richiesta di sospensione immediata.
⚖️ Ti rappresenta nei rapporti con l’Agenzia delle Entrate e davanti alla Corte Tributaria.
🔁 Ti segue fino alla definizione o cancellazione completa del debito fiscale.


🎓 Le qualifiche dell’Avv. Giuseppe Monardo

✔️ Avvocato esperto in diritto tributario internazionale e sovraindebitamento.
✔️ Specializzato nella difesa di italiani residenti all’estero con accertamenti fiscali italiani.
✔️ Gestore della crisi da sovraindebitamento iscritto presso il Ministero della Giustizia.


Conclusione

Ricevere un accertamento fiscale dall’Italia mentre vivi in Cile non significa essere obbligato a pagare.
Con una difesa legale adeguata puoi bloccare l’atto, dimostrare la tua residenza effettiva all’estero e impedire la doppia tassazione.
La Convenzione Italia–Cile è la chiave per tutelarti, ma è fondamentale agire in tempo.

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  1. Consulenza digitale: si svolge esclusivamente tramite contatti telefonici e successiva comunicazione digitale via e-mail o posta elettronica certificata. La prima valutazione, interamente digitale (telefonica), è gratuita, ha una durata di circa 15 minuti e viene effettuata entro un massimo di 72 ore. Consulenze di durata superiore sono a pagamento, calcolate in base alla tariffa oraria di categoria.
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La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
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