Accertamento dell’Agenzia delle Entrate a Italiano Residente in Canada: Come Difendersi

Hai ricevuto un avviso di accertamento fiscale dall’Agenzia delle Entrate pur vivendo stabilmente in Canada?
Si tratta di una situazione tutt’altro che rara: molti italiani trasferiti all’estero vengono raggiunti da atti fiscali italiani perché mantengono immobili, conti o legami economici in Italia. In questi casi, il Fisco può sostenere che tu sia ancora residente fiscale in Italia, anche se vivi e lavori oltreoceano.

La buona notizia è che hai diritto a difenderti. Le leggi italiane e la Convenzione fiscale tra Italia e Canada ti tutelano, purché tu agisca tempestivamente e con una strategia legale adeguata. In questa guida troverai tutto ciò che devi sapere per rispondere correttamente a un accertamento, evitare la doppia tassazione e difenderti dal Fisco italiano.

Perché l’Agenzia delle Entrate può inviarti un accertamento

Secondo la legge italiana, sei considerato residente fiscale in Italia se, per più di 183 giorni l’anno, sei iscritto all’anagrafe della popolazione residente o se in Italia hai il tuo domicilio o il centro principale dei tuoi interessi economici e familiari.
Questo significa che, anche se vivi all’estero, l’Agenzia può ritenerti fiscalmente residente in Italia se non hai aggiornato l’iscrizione all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) o se possiedi ancora casa, conti o redditi in Italia.

Molti italiani residenti in Canada ricevono accertamenti fiscali proprio per questo motivo: il Fisco presume che, nonostante la distanza geografica, il tuo centro di interessi resti in Italia e che quindi tu debba pagare le imposte in Italia su tutti i redditi mondiali.

La Convenzione Italia–Canada contro la doppia imposizione

Fortunatamente, tra Italia e Canada è in vigore una Convenzione per evitare la doppia imposizione fiscale, ratificata con Legge n. 663 del 1980. Questa Convenzione stabilisce regole precise su dove devono essere tassati i redditi, a seconda della residenza effettiva del contribuente.

In base alla Convenzione:

  • se la tua residenza fiscale è effettivamente in Canada, i redditi prodotti in Canada vengono tassati solo lì;
  • i redditi prodotti in Italia (ad esempio affitti o pensioni) possono essere tassati anche in Italia, ma con il diritto a scomputare le imposte già pagate in Canada;
  • la residenza fiscale si determina in base al luogo in cui hai la tua abitazione principale, la famiglia e il centro degli interessi vitali.

Queste regole sono fondamentali per dimostrare che sei fiscalmente residente in Canada e che, quindi, l’accertamento italiano non è valido o deve essere ridotto.

Come avviene la notifica dell’accertamento in Canada

L’Agenzia delle Entrate può notificare un avviso di accertamento a un residente in Canada attraverso diversi canali:

  • raccomandata internazionale con ricevuta di ritorno;
  • PEC, se hai un indirizzo digitale italiano attivo;
  • autorità consolari italiane o procedure previste dagli accordi di cooperazione internazionale.

La notifica, però, è valida solo se eseguita nel rispetto delle norme di diritto internazionale. In caso di errori nella notifica – ad esempio indirizzo errato, mancanza di ricevuta o mancato rispetto dei tempi – l’atto può essere dichiarato nullo.

Cosa fare subito se ricevi un accertamento fiscale in Canada

Appena ricevi l’accertamento, non ignorarlo. Hai solo 60 giorni di tempo per reagire.
Ecco cosa devi fare subito per impostare la difesa in modo corretto.

Controlla la modalità e la data della notifica, perché un errore nella procedura può invalidare l’intero atto.
Richiedi una copia completa dell’accertamento per capire esattamente a quali redditi e annualità si riferisce.
Verifica la tua iscrizione all’AIRE: se risulti regolarmente iscritto negli anni oggetto di accertamento, è una prova determinante della tua residenza estera.
Raccogli prove concrete della tua vita in Canada, come contratto di lavoro, residenza anagrafica, bollette, dichiarazioni dei redditi canadesi, conti bancari locali, assicurazioni e documenti che attestano la tua permanenza stabile nel Paese.
Infine, rivolgiti subito a un avvocato esperto in diritto tributario internazionale: solo un professionista può presentare ricorso o istanza di annullamento nei tempi previsti e far valere la Convenzione tra Italia e Canada.

Come difendersi da un accertamento illegittimo

Un accertamento fiscale può essere impugnato se presenta errori o violazioni di legge. I casi più frequenti sono:
notifica irregolare o fuori termine;
errata valutazione della residenza fiscale;
mancata applicazione della Convenzione Italia–Canada;
tassazione di redditi già dichiarati e tassati in Canada;
accertamento basato su presunzioni o dati incompleti.

In presenza di queste irregolarità, il tuo avvocato può presentare ricorso al giudice tributario italiano oppure un’istanza di autotutela per chiedere la sospensione della riscossione e l’annullamento dell’atto.

Come dimostrare la residenza fiscale effettiva in Canada

La residenza effettiva non si dimostra solo con l’iscrizione all’AIRE, ma con una serie di elementi concreti che testimoniano la tua vita stabile in Canada. Le prove più importanti sono:
contratto di lavoro o attività autonoma nel Paese;
abitazione principale e famiglia residenti in Canada;
tasse pagate all’Agenzia delle Entrate del Canada (CRA);
conti bancari locali e spese regolari nel Paese;
assenza di un centro di interessi economici predominante in Italia.

Più prove fornisci, più sarà solida la tua posizione davanti al Fisco italiano.

Come evitare la doppia tassazione

La Convenzione Italia–Canada serve proprio a evitare che uno stesso reddito venga tassato due volte. Se l’Agenzia delle Entrate ti contesta redditi già tassati in Canada, puoi presentare la documentazione fiscale canadese (come le dichiarazioni “T1 General” e i certificati della Canada Revenue Agency) per dimostrare l’avvenuto pagamento delle imposte.
In alternativa, puoi chiedere il riconoscimento del credito d’imposta in Italia per le somme già versate in Canada. Questo ti permette di eliminare o ridurre notevolmente l’importo richiesto.

Cosa succede se ignori l’accertamento

Ignorare un avviso di accertamento è pericoloso. Trascorsi 60 giorni senza contestazione, l’atto diventa definitivo e l’Agenzia delle Entrate può iscrivere il debito a ruolo, affidarlo alla riscossione e avviare pignoramenti su conti o beni posseduti in Italia. Anche se vivi in Canada, eventuali immobili, conti o redditi italiani possono essere bloccati. Agire subito è l’unico modo per evitare danni economici gravi.

I vantaggi di una difesa tempestiva

Una risposta rapida all’accertamento consente di sospendere la riscossione, bloccare le azioni del Fisco, contestare la residenza fiscale in Italia, evitare la doppia tassazione e ottenere la cancellazione totale o parziale del debito. Una difesa ben organizzata può anche risolvere la controversia in via amministrativa, senza dover arrivare in tribunale.

Attenzione alle soluzioni improvvisate

Diffida di chi promette di cancellare automaticamente i debiti fiscali o di “chiudere” l’accertamento senza basi legali. Solo un avvocato esperto in diritto tributario internazionale può analizzare la tua situazione, verificare la validità dell’atto e avviare una procedura di difesa realmente efficace. Agire da soli o fuori dai tempi di legge può rendere l’accertamento definitivo e inoppugnabile.

Quando rivolgersi a un avvocato esperto

Contatta un avvocato se hai ricevuto un accertamento pur essendo residente in Canada, se vuoi dimostrare la tua residenza fiscale estera, se l’Agenzia ti contesta redditi già tassati in Canada o se temi il pignoramento dei tuoi beni in Italia. Un professionista potrà assisterti in ogni fase, dalla verifica della notifica al ricorso, fino all’annullamento o alla rinegoziazione dell’importo richiesto.

⚠️ Attenzione: un accertamento non impugnato nei termini diventa definitivo e può portare a gravi conseguenze economiche. Agisci subito per difendere i tuoi diritti e il tuo patrimonio.

Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in diritto tributario, internazionale e tutela dei residenti all’estero – spiega in modo chiaro cosa fare se ricevi un accertamento pur vivendo in Canada, come difenderti legalmente e come far valere la tua residenza fiscale canadese per evitare la doppia tassazione.

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Introduzione

L’Agenzia delle Entrate può notificare accertamenti fiscali a cittadini italiani trasferiti in Canada quando ritiene che vi sia un residuo debito tributario (IRPEF, IVA, imposta di registro, ecc.). In questi casi la posizione del contribuente può essere molto delicata: è necessario infatti chiarire se sussiste la reale residenza fiscale in Canada oppure se l’amministrazione finanziaria presume una residenza fittizia in Italia. In questa guida aggiornata (settembre 2025) affronteremo tutti i profili rilevanti dal punto di vista del contribuente – privato, imprenditore o professionista – illustrando i criteri di residenza fiscale in Italia e in Canada, gli obblighi dichiarativi connessi, l’applicazione della convenzione contro le doppie imposizioni, le modalità di notifica degli atti dall’estero e, infine, le strategie di difesa in caso di accertamento. L’approccio è tecnico e giuridico, ma divulgativo, con riferimenti alle principali norme italiane e alle sentenze più recenti.

1. Residenza fiscale in Italia e in Canada

1.1 Definizione di residenza fiscale in Italia (art. 2 TUIR)

Secondo l’articolo 2 del TUIR (D.P.R. 917/1986) la residenza fiscale di una persona fisica in Italia si determina in base a quattro criteri: l’iscrizione anagrafica nelle anagrafi italiane per la maggior parte del periodo d’imposta (presumibilmente >183 giorni), il domicilio fiscale in Italia (luogo delle principali relazioni personali e familiari), la residenza civilistica (dimora abituale) e la presenza fisica continuativa in Italia per almeno 183 giorni complessivi nell’anno (introdotta dalla riforma 2024). Dal 2024, anche una singola iscrizione anagrafica italiana di durata superiore a 183 giorni costituisce presunzione relativa di residenza fiscale: il contribuente può cioè fornire prove contrarie (ad esempio documenti canadesi) dimostrando che la sua vita è radicata all’estero . Fino al 2023 l’iscrizione anagrafica era invece una presunzione assoluta, ossia sufficiente a stabilire la residenza fiscale, come confermato dalla giurisprudenza della Cassazione. In sintesi, oggi la residenza fiscale in Italia si acquisisce se per la maggior parte dell’anno si ha uno solo (anche uno solo) dei seguenti criteri:
Iscrizione AIRE per oltre la metà dell’anno (presunzione relativa).
Domicilio fiscale in Italia, inteso come luogo delle principali relazioni familiari e personali (nuova definizione legislativa).
Residenza civilistica in Italia (abituale dimora).
Presenza fisica in Italia per ≥183 giorni totali (anche non consecutivi).

Per il contribuente italiano residente in Canada è cruciale documentare che non ricorre alcuno di questi criteri in Italia: ad esempio dimostrare iscrizione all’AIRE canadese, domicilio famigliare in Canada, famiglia residente in Canada e presenza solo saltuaria in Italia .

1.2 Residenza fiscale in Canada e convenzione contro le doppie imposizioni

Il Canada, come l’Italia, tassa le persone fisiche in base alla residenza: un residente canadese paga imposte sul reddito mondiale, un non residente solo sui redditi prodotti in Canada. Esiste una Convenzione Italia–Canada (firmata nel 2002, in vigore dal 2011) per evitare la doppia imposizione sul reddito . Secondo il trattato, una persona è considerata residente ai fini fiscali di un solo Stato se ivi risiede in base alla legge interna; nel caso di possibile doppia residenza (per esempio, se ambedue gli ordinamenti la considerano residente) si applicano le cosiddette regole tie-breaker (test oggettivi sul “centro di interessi vitali”, abitazione permanente, ecc.). Tuttavia, la Corte di Cassazione ha chiarito che le regole convenzionali di tie-break si applicano solo dopo aver accertato l’effettiva residenza fiscale estera secondo le norme interne di ciascuno Stato . In pratica, se l’Italia contesta la residenza canadese, il contribuente dovrà prima provare il suo domicilio e la sua vita collegata al Canada (famiglia, lavoro, casa in Canada, ecc.) e dimostrare l’effettività di tale residenza con documenti ufficiali prima di invocare il trattato per risolvere eventuali conflitti di residenza.

1.3 Criteri di residenza a confronto (Tabella)

Una sintesi riassuntiva dei criteri di residenza nei due Paesi e delle conseguenze fiscali:

Criterio / AspettoItalia (TUIR e prassi)CanadaAccordo internazionale
Presenza fisica (>183 gg)**Dal 2024, presenza continuativa o frazionata ≥183 giorni rilevante per residenza fiscale in Italia .Il Canada utilizza test di presenza simili (oltre 183 giorni).Non cambia: presenza fisica è criterio primario secondo OCSE.
Iscrizione AIRE / anagrafica italianaIscrizione AIRE in Canada è presunzione relativa di residenza estera; iscrizione anagrafe italiana (non cancellato) è presunzione relativa di residenza in Italia.Il Canada non ha un equivalente AIRE; fa affidamento sulla dimora abituale e sui legami familiari.Convenzione non tratta specificamente AIRE, ma si guarda al domicilio effettivo (art. 4).
Domicilio fiscale (interessi familiari)Definito come luogo delle principali relazioni familiari e personali. Nuova definizione da 2024. Se famiglia e affetti in Canada, indica residenza canadese.Simile: conta dove si svolge la vita familiare.Interpreti comuni: “centro vitale di interessi” secondo OCSE.
Regole tie-breakApplicabili solo dopo aver provato la residenza estera secondo le norme interne .Art. 4 convenzione: stabilisce la persona di residenza per evitare doppia imposizione.
Tassazione redditi mondiali vs di fonteResidente (tutti i redditi ovunque prodotti); non residente (solo redditi di fonte italiana, es. immobiliare, capitale italiano).Residente canadese (tutti i redditi mondiali); non residente (solo redditi canadesi).Evita doppia imposta: credito d’imposta o esenzione secondo trattato.

2. Tassazione di redditi e attività tipiche

2.1 Redditi di fonte italiana di un residente in Canada

Se l’Agenzia delle Entrate riconosce che un italiano è effettivamente residente fiscale in Canada, allora il contribuente è non residente in Italia e qui deve pagare le imposte solo sui redditi di fonte italiana. I casi più ricorrenti sono:
Immobili in Italia: i redditi da locazione devono essere dichiarati in Italia e soggetti a IRPEF (modello Redditi PF) o cedolare secca. All’acquisto vanno pagate imposte di registro/bollo/IVA notarile secondo aliquote ridotte per non residenti (di norma 2% sul valore catastale per 1° casa). Sull’immobile si applica anche l’IMU (imposta municipale propria). Eventuali plusvalenze da cessione (se avviene entro 5 anni e non è prima casa) sono tassate in Italia come reddito diverso.
Dividendi e altri redditi di capitale: se derivano da società italiane, l’Italia applica una ritenuta alla fonte (normalmente 26% o aliquota convenzionale agevolata). Il Canada residente darà credito della tassa pagata in Italia ai fini fiscali canadesi, secondo la convenzione.
Attività imprenditoriale o professionale in Italia: se il contribuente svolge prestazioni o vendite in Italia (anche occasionalmente), può avere obblighi IVA e IRPEF: ad esempio, potrebbe doversi registrare ai fini IVA in Italia e fatturare con applicazione dell’IVA (o fatturare con reverse charge all’estero). Le modalità precise dipendono dal tipo di attività (si rimanda a fonti specialistiche). In genere un canadese che vende beni in Italia (senza stabile organizzazione) può comunque subire IVA al momento dell’importazione nel Paese e deve nominare un rappresentante fiscale in UE.
Pensioni italiane: se l’italiano in Canada percepisce pensioni dall’Italia, valgono le regole del trattato (art. 18 Convenzione). In base al protocollo del 1993 esse sono imponibili solo in Italia ma il versamento italiano può essere limitato dal trattato stesso. Spesso si pratica una ritenuta d’acconto agevolata in Italia (5% per pensione privata se trattato lo prevede) mentre il Canada residente riconosce credito per l’imposta italiana eventualmente pagata. Eventuali prestazioni di sicurezza sociale italiane (pensioni INPS) rientrano in regime speciale.

2.2 Redditi esteri e obblighi in Italia (Quadro RW)

Un italiano residente in Canada non deve in genere dichiarare i redditi di fonte canadese in Italia (i redditi mondiali rientrano solo se è ancora considerato residente italiano). Tuttavia, qualora l’Agenzia trattasse il soggetto come residente in Italia, quest’ultimo sarebbe obbligato a compilare il Quadro RW del Modello Redditi PF per segnalare gli investimenti e le attività finanziarie detenute all’estero, e pagare eventuali IVIE/IVAFE (imposte sui patrimoni esteri). L’omessa dichiarazione RW è sanzionabile (sanzioni dal 3% al 30% del valore non dichiarato ). Per chi vive effettivamente all’estero, si tratta soprattutto di un pericolo nel caso in cui l’Italia erratamente lo consideri residente: in tale evenienza, l’Ufficio tributi potrebbe fare accertamenti induttivi considerando i redditi esteri come tassabili in Italia. In caso di contestazione, è importante ricordare che l’obbligo RW e le relative sanzioni si applicano solo ai veri residenti italiani all’estero; un contribuente fiscalmente residente in Canada non deve compilare RW in Italia se la sua residenza è riconosciuta fuori dall’Italia.

3. Obblighi comunicativi e registrativi

3.1 Iscrizione all’AIRE e comunicazione all’Agenzia

Un cittadino italiano che si trasferisce in Canada dovrebbe iscriversi all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) presso il consolato italiano competente. L’iscrizione AIRE è fondamentale per segnalare ufficialmente il trasferimento di residenza. Ai fini fiscali, l’iscrizione AIRE – secondo la legge – avrebbe effetto dopo 30 giorni dalla comunicazione. Questo significa che per un breve periodo successivo al trasferimento l’Agenzia potrebbe ancora ritenere valido il vecchio domicilio italiano. Come sottolineato dalla Cassazione (ordinanza 5576/2025), se il contribuente non comunica tempestivamente la variazione del domicilio fiscale, la notifica di atti può comunque considerarsi valida all’ultimo indirizzo italiano noto . D’altro canto, la Cassazione (sent. 35327/2022) ha stabilito che un italiano regolarmente iscritto all’AIRE deve essere sempre raggiunto tramite l’indirizzo estero fornito: una notifica inviata invece al vecchio indirizzo italiano senza seguire l’art. 60 co.4 del DPR 600/73 (procedura internazionale) è nulla . In pratica: è buona prassi comunicare all’Agenzia delle Entrate l’indirizzo canadese (anche tramite raccomandata raccomandata o Pec all’ufficio locale) e, se necessario, eleggere un domicilio in Italia per eventuali notifiche, onde evitare nullità delle comunicazioni .

3.2 Notifica di atti dall’Italia al Canada

La notifica degli atti tributari (avvisi di accertamento, cartelle, ecc.) a un cittadino italiano residente in Canada segue procedure internazionali. In presenza di convenzioni bilaterali (ad esempio la Convenzione dell’Aja del 1965, cui il Canada ha aderito), la comunicazione può essere eseguita tramite la “autorità centrale” del Paese straniero. In alternativa, si ricorre alla notifica consolare disciplinata dall’art. 142 c.p.c.: ovvero l’ufficio italiano invia il plico al Ministero degli Esteri, che passa al console italiano in Canada per la consegna. In genere all’estero si usa la raccomandata internazionale con ricevuta (art. 60 DPR 600/73), ma ciò è valido solo per gli italiani non residenti regolarmente censiti in Italia. Come visto, se il contribuente risulta ancora formalmente residente in Italia, il Fisco può notificare al vecchio indirizzo (entro 30 giorni dal trasferimento, il vecchio domicilio è ancora attivo) ; se invece è AIRE, deve notificare all’indirizzo estero fornito, pena nullità . È importante ricordare che, in caso di mancata notifica dell’avviso accertativo, l’Agenzia può anche emettere “per relationem” (consegnato tramite un pubblico ufficiale) o procedere ad affissione in Italia dopo il rifiuto/giacenza della raccomandata estera (art. 60 co.4 DPR 600/73). Se il contribuente scopre tardi un atto rimasto in giacenza, può sempre contestare il vizio di notifica davanti al giudice tributario. Ad esempio, se riceve soltanto una cartella esattoriale che fa riferimento a un avviso di accertamento mai pervenuto, può impugnare la cartella eccependo la nullità dell’avviso presupposto . In tali ricorsi il giudice verificherà se il precedente avviso era stato validamente notificato secondo la legge: se accerta vizi formali o di notifica, annullerà l’intera procedura e riconsegnerà al contribuente termini per impugnare l’accertamento originario.

4. Contenzioso tributario per il contribuente in Canada

4.1 Cosa fare dopo aver ricevuto un accertamento

Se un cittadino residente in Canada riceve un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate (ad esempio per IRPEF, IVA, ritenute non versate, plusvalenze, imposte di registro, ecc.), deve innanzitutto leggere attentamente l’atto e verificare: i tributi contestati, gli importi richiesti, gli anni d’imposta oggetto di verifica e soprattutto la motivazione. L’avviso – che secondo lo Statuto del contribuente deve indicare gli estremi di ricorso – solitamente informa che il contribuente ha 60 giorni di tempo dalla notifica per presentare ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale competente . (In caso di specie a un italiano residente all’estero vale comunque il termine di 60 giorni ordinario). Entro tale termine conviene rivolgersi a un legale o commercialista esperto di contenzioso tributario internazionale. Si raccomanda di ricercare eventuale assistenza locale in Italia, eleggendo un domicilio tecnico per le comunicazioni giudiziarie.

Per preparare la difesa è fondamentale raccogliere tutti i documenti che attestano la residenza canadese (certificato di residenza canadese, dichiarazioni dei redditi in Canada, certificati di famiglia canadesi, prove di proprietà/affitto di casa in Canada, ecc.). Questi elementi saranno allegati al ricorso per confutare le presunzioni fatte dall’Ufficio. Ad esempio, se l’Amministrazione ritiene “fittizio” il trasferimento perché ha notato presenze in Italia o familiari rimasti in patria, il contribuente dovrà dimostrare il contrario con documenti chiari. In base alla giurisprudenza recente, l’ufficio può contestare la residenza estera solo se dispone di indizi gravi, precisi e concordanti (ad esempio: fittizio domicilio, documenti falsificati, persistente attività lavorativa in Italia) . Se le prove dell’Ufficio sono equivoche, il contribuente può eccepire la mancanza di elementi sufficienti a dimostrare il “centro di interessi” ancora in Italia.

4.2 Strategie difensive e vizi dell’atto

In sede di ricorso, il contribuente in Canada potrà articolare più linee difensive. Innanzitutto, può contestare vizi formali dell’atto: la mancata notifica legittima (ad es. art. 60 DPR 600/73 o art. 140 c.p.c.), errori di competenza territoriale o sostanziale, mancanza di sottoscrizione o motivazione comprensibile. Se l’avviso non rispetta i requisiti di forma, è annullabile. Ad esempio, la Cassazione ha ribadito che un atto privo di motivazione effettiva lede il diritto di difesa e va nullificato. In particolare, se il contribuente è residente AIRE e l’atto è stato inviato al vecchio indirizzo italiano senza seguire l’art. 60 co.4 DPR 600/73, questa violazione è causa di nullità . Al contrario, se il contribuente non aveva comunicato il trasferimento tempestivamente, l’Agenzia ha titolo a notificare al vecchio domicilio, come confermato da Cass. ord. 5576/2025 ; in tali casi occorrerà dimostrare la mancata conoscenza dell’atto attraverso i cosiddetti “termini per rimettersi in bonis”, ma non sempre sarà facile.

Dal punto di vista sostanziale, il contribuente può fornire la prova contraria alla residenza italiana: ad esempio certificati di residenza e redditi in Canada, prova che la famiglia è all’estero, carte di lavoro, contratti di locazione in Canada, tessere sanitarie, ecc. Come evidenziato da Cass. 7621/2021, nella valutazione complessiva il giudice deve bilanciare gli elementi portati dall’Ufficio e quelli addotti dal contribuente . Se esistono elementi pro-contribuente (AIRE, cittadinanza canadese acquisita, figli in Canada, ecc.), questi non possono essere ignorati. La giurisprudenza prescrive che, in mancanza di una fondazione grave, precisa e concordante delle presunzioni, il dubbio deve essere risolto a favore del contribuente . Infine, ove rilevante, si potrà eccepire la corretta applicazione della convenzione fiscale: in alcuni casi i trattati prevedono esenzioni o aliquote agevolate per determinati redditi (es. pensioni, dividendi), che potrebbero ridurre il debito accertato. Tuttavia, le “tie-breaker rules” si applicano solo dopo aver stabilito la residenza estera .

4.3 Rimedi deflativi e ricorsi

Prima di adire il giudice tributario il contribuente ha la possibilità, in alcuni casi, di definire l’accertamento con strumenti deflativi:
Acquiescenza: pago la maggior parte delle imposte contestate (normalmente 2/3), rinunciando al ricorso. È possibile se l’avviso lo consente (non in caso di adesione o conciliazione già esperiti).
Accertamento con adesione: succede quando l’Ufficio ha inviato al contribuente lo “schema di atto” con l’offerta di contraddittorio (tutti gli avvisi dal 2024 devono essere preceduti da tale fase salvo eccezioni). Il contribuente può incontrare il verificatore, esporre le proprie ragioni e concordare un importo ridotto in cambio dell’adesione. Questa soluzione richiede cautela se si discute la residenza, perché l’accordo legittima l’esistenza di un debito e rinuncia a contestarlo.

Se nessuna definizione è praticabile o accettabile, il contribuente deve impugnare l’avviso entro 60 giorni presso la Commissione Tributaria Provinciale (di norma via fax, Pec o raccomandata all’ufficio competente). Nel ricorso si chiede l’annullamento dell’atto: vanno esposti i fatti, contestate le motivazioni (documentando perché le presunzioni dell’Ufficio non sussistono) e inquadrati i profili giuridici (art. 2 TUIR, art. 4 Convenzione, ecc.). Si può anche chiedere di sospendere l’esecuzione coattiva (pignoramenti) in sede di merito o con un’istanza al giudice tributario, allegando garanzia o fideiussione se richiesta. In appello (Commissione Tributaria Regionale) si ripropongono le stesse censure, e infine in Cassazione si potrà sollevare questioni di diritto.

5. Domande frequenti (Q&A)

  • D: Vivo in Canada e sono iscritto all’AIRE. L’Agenzia può comunque notificarmi un avviso di accertamento?
    R: Sì, purché la notifica segua le regole internazionali. L’Agenzia deve usare l’indirizzo estero AIRE o la procedura consolata (art. 142 c.p.c.) . Se l’atto fosse mandato al vecchio indirizzo italiano senza seguire l’art. 60 co.4 DPR 600/73, essa è nulla. Attenzione però: se il tuo trasferimento è recente e la variazione non è ancora decorso il termine di 30 giorni, l’Agenzia potrebbe comunque notificare all’indirizzo italiano (come ha confermato Cass. 5576/2025) . In ogni caso, è buona prassi comunicare tempestivamente il tuo domicilio canadese all’Agenzia e farti eleggere un domiciliatario in Italia.
  • D: Ho ricevuto una cartella esattoriale in Canada per un presunto debito IRPEF, ma non mi è mai arrivato l’avviso di accertamento. Cosa devo fare?
    R: Questo suggerisce che l’avviso non è stato validamente notificato. In tal caso puoi impugnare la cartella e sollevare il vizio di notifica dell’avviso presupposto . Il giudice tributario verificherà se l’avviso era stato consegnato correttamente (ad es. al tuo indirizzo AIRE o tramite consolato). Se riscontra irregolarità di notifica, annullerà la cartella e ti consentirà di contestare l’accertamento originario, ripristinando i termini di ricorso per esso .
  • D: Quali prove mi conviene presentare per dimostrare la residenza in Canada?
    R: Qualsiasi documento ufficiale che evidenzi il tuo legame con il Canada, confrontabile con quelli usati in Italia: certificato di residenza in Canada, dichiarazioni dei redditi canadesi, contratto di lavoro in Canada, iscrizione sanitaria o patente canadese, proprietà o affitto di casa in Canada, certificato di matrimonio/famiglia canadese, iscrizione dei figli a scuola in Canada, conti bancari con filiali canadesi, ecc. In Cassazione si è precisato che elementi come iscrizione all’AIRE, cittadinanza canadese, permanenza dei figli in Canada sono particolarmente indicativi di vero trasferimento . Più sono “concordanti e precisi” questi documenti, più sarà difficile per l’Agenzia contestare la residenza estera .
  • D: Se ho un immobile in Italia, devo dichiararlo in Canada o in Italia?
    R: Se sei residente fiscale in Canada, pagherai l’IRPEF canadese (a scaglioni) sui redditi mondiali, e dovrai dichiarare in Canada il reddito dell’immobile italiano, ottenendo un credito per le tasse pagate in Italia (per evitare doppia imposizione). In Italia, tuttavia, l’immobile rimane soggetto a tassazione limitatamente alla sua fonte: il reddito da locazione (oppure la plusvalenza in caso di vendita) sarà soggetto a imposte italiane. Il Canada riconosce il credito d’imposta per l’IRPEF già pagata in Italia su questi redditi. L’imposta municipale sugli immobili (IMU) la paghi comunque in Italia (anche i non residenti versano IMU sulla proprietà).
  • D: Quali sanzioni rischio se l’Agenzia mi contesta di non aver dichiarato investimenti in Canada (Quadro RW)?
    R: Se fossi stata considerato residente in Italia, la mancata compilazione del quadro RW esporrebbe a sanzioni amministrative (dal 3% al 15% del valore non dichiarato) e persino penali se l’omissione fosse dolosa . Tuttavia, come detto, un vero residente fiscale in Canada non deve compilare il RW in Italia. Se l’Agenzia lo esige erroneamente, rifiuta la richiesta o fai ricorso: spiegherai che la tua residenza è estera e che non avevi alcun obbligo RW ai sensi di legge. Se necessario, in fase contenziosa sottolinea che non ci sono imposte evase in Italia su redditi canadesi, quindi non v’è danno erariale. In ogni caso, per prevenire queste contestazioni è consigliabile inviare una “comunicazione” all’Agenzia con la quale si informa dell’effettivo trasferimento all’estero (art. 60-bis dPR 600/73) e si elegge domicilio in Italia.
  • D: Cosa implica la convenzione contro le doppie imposizioni Italia-Canada?
    R: La convenzione disciplina come evitare che tu venga tassato due volte sullo stesso reddito da parte dell’Italia e del Canada. In linea generale, stabilisce in quale Stato può essere tassato ciascun tipo di reddito (immobili, lavoro, pensioni, dividendi, ecc.) e prevede meccanismi di attribuzione o credito d’imposta. Ad esempio, i redditi immobiliari sono tassabili in Italia (poiché la fonte è italiana) ma poi il Canada concederà un credito per le imposte pagate in Italia. I redditi da lavoro dipendente o autonomo sono tassati generalmente nel luogo di lavoro (es. in Canada se si lavora in Canada). Le pensioni seguono le regole convenzionali (spesso tassate solo nello Stato di residenza del pensionato). Attenzione: la Convenzione opera solo se sei riconosciuto residente in Canada da entrambi i Paesi; se l’Italia ti considera residente in Italia, la Convenzione non si applica fino a che non si risolve il conflitto di residenza .

6. Tabelle riepilogative

Tabella 1. Categorie di reddito e tassazione

Categoria di redditoResidente in Canada (non residente Italia)Imposizione Italia (se non residente)Convenzione bilaterale
Reddito da lavoro dipendente (Canada)Tassato in Canada come reddito mondiale.Non tassabile in Italia (se provato residente).L’Italia non tassa (imposta esclusiva in Canada).
Reddito da lavoro dipendente (Italia)Tassato in Italia (fonte italiana) e in Canada.Tassato solo in Italia (ma Canada concede credito).Esenzione in Canada o credito; Italia tassa sulla fonte.
Dividendi da società italianaTassati in Italia con ritenuta (norm. 26%); in Canada globali con credito.Tassati in Italia alla fonte con aliquota per non residenti (generalmente 26%).Il Canada concede credito per imposta italiana versata.
Affitti immobiliari in ItaliaTassati in Italia (erario) + IMU; non tassati in Canada (fonte estera).Tassa Italiana come reddito IRPEF del non residente; IMU applicabile.Il Canada riconosce credito per l’IRPEF italiano pagato.
Pensioni italianeTassate in base alla Convenzione (di solito esenti in Canada, ritenute agevolate in Italia).Di norma tassate in Italia (con aliquota ridotta se residente Canada).L’imposta italiana si riduce (rispetto a residenza italiana), e Canada azzera o concede credito .
Pensioni canadesi (social sec.)Tassate in Canada (subiscono trattenuta italiana se continuativa, limitata dalla Convenzione).Se residente in Italia, l’Italia può tassare fino a certi limiti (vecchio prot. 1988). Se residente Canada, esente in Italia (Convenzione 2011).Le pensioni di sicurezza sociale tassate esclusivamente nello Stato pagatore fino a un certo tetto, secondo Protocollo (Canadese o italiano).
Interessi bancari esteriTassati in Canada come redditi di capitale; in Italia non tassabili se non residente.Non tassabili in Italia (diventano reddito italiano solo se sei residente).Credito per imposte pagate all’estero.
Redditi da Trust in CanadaTassati in Canada secondo la legge canadese; in Italia il trust estero è di norma trasparente solo se beneficiario è residente Italia.Se beneficiario in Italia, l’Italia li tassa come redditi propri (art. 73 TUIR). Se beneficiario in Canada, l’Italia non interviene (diventa reddito canadese).Non regolato dalla Convenzione; si applicano norme interne di attribuzione.

Tabella 2. Termini e organi del contenzioso

Atto contestatoTermine d’impugnazioneGiudice competenteNote
Avviso di accertamento60 giorni dalla notificaCommissione Tributaria Provinciale (CTP)Termine sospeso dal 1° al 31 agosto. L’avviso diventa esecutivo se non impugnato .
Cartella esattoriale (pagamento)60 giorni dalla notificaCommissione Tributaria ProvincialeSi può impugnare eccependo vizi dell’avviso originario, se questo non è stato validamente notificato .
Sentenza CTP (appello)60 giorniCommissione Tributaria RegionaleRispetto al contribuente, è atto definitivo a meno di ricorso in Cassazione.
Definizione spontaneaN/AN/AEsempio: acquiescenza entro il termine del ricorso con versamento ridotto delle imposte.

7. Simulazioni pratiche

  • Caso 1: Affitto di immobile in Italia. Scenario: Mario Rossi vive in Canada dal 2020, ha famiglia in Canada e paga l’affitto di un appartamento a Toronto. Risulta invece proprietario di un piccolo appartamento a Milano che nel 2023 affitta per €6.000 all’anno. Non presenta dichiarazioni in Italia da quando è partito. Nel 2024 riceve dall’Agenzia delle Entrate un avviso per IRPEF sui canoni 2021-2023, calcolando l’imposta dovuta più sanzioni e interessi. Difesa: Mario dimostra di essere iscritto AIRE in Canada dal 2020, aggiunge la propria dichiarazione dei redditi canadese che certifica i canoni di locazione di Toronto, allega contratto di affitto a Milano e ricevute IRPEF pagate (2%) all’acquisto. Sostiene di aver saldato l’IRPEF italiana tramite ritenuta del 2% (come non residente). Inoltre fornisce bollette e contratti canadesi per provare il domicilio familiare. In appello presenterebbe la copia del trattato Italia-Canada per dimostrare che l’Italia può tassare il reddito d’immobile solo in quanto fonte. Se l’Agenzia non prova la sua presenza sistematica in Italia (ad esempio frequenti ritorni in vacanza), il giudice dovrebbe annullare l’accertamento o ridurre il debito riconoscendo Mario come non residente.
  • Caso 2: Contestazione di residenza fittizia. Scenario: Luisa Bianchi, cittadina italiana, si è trasferita in Canada nel 2019 per lavoro e vive a Vancouver con marito e figli. Nel 2024 l’Agenzia contesta che la sua iscrizione all’AIRE sarebbe fittizia, perché ha trovato “numerose presenze” di Luisa in Italia (es. cinque viaggi di due settimane ciascuno negli ultimi due anni) e nelega di aver provveduto agli aggiornamenti. Le richiede IRPEF mondiale 2020-2023 su tutti i redditi canadesi. Difesa: Luisa raccoglie passaporto e timbri, biglietti aerei, certificato di imposta in Canada, certificato di residenza canadese e storia clinica del servizio sanitario canadese. Dimostra inoltre che ha rinnovato regolarmente iscrizione AIRE e non ha conti bancari italiani attivi. Cita la Cass. 7621/2021 che stabilisce che “numerose presenze” non bastano a confermare la residenza in Italia se esistono elementi forti di legame con l’estero . Il ricorso segnala che l’Agenzia non ha fornito indizi “gravi, precisi e concordanti” sul suo domicilio in Italia . Inoltre invoca la Convenzione: essendo riconosciuta residente in Canada, sostiene che l’Italia non può tassare i suoi redditi esteri. Con una prova contraria solida come questa, il contenzioso dovrebbe chiudersi con la cancellazione dell’avviso per mancanza di prova di residenza in Italia.
  • Caso 3: Notifica irregolare. Scenario: Giovanni è partito per il Canada nel 2022 senza iscriversi all’AIRE per piglio. Nel 2025 l’Agenzia emette un avviso per IVA sui redditi 2022, lo notifica come “irreperibile” al suo vecchio indirizzo di Milano, lasciando un avviso generico di giacenza. Giovanni non ritira nulla fino a quando, nel 2026, trova una cartella esattoriale inviata in ritardo. Difesa: Giovanni può chiedere di avvalersi del termine per rimettersi in termini, sostenendo di non aver avuto conoscenza dell’atto per cause non a lui imputabili. Inoltre impugna la cartella eccependo che l’avviso originario era nullo: lui non era più residente in Italia al momento della notifica e non risultava AIRE, dunque in realtà avrebbe dovuto essere notificato tramite consolato (art. 60 co.4). In ogni caso, dal momento che la cartella è un atto impositivo formale, può impugnarla entro 60 giorni sostenendo che mancavano i requisiti di notifica, e chiede che il giudice valuti il vizio originario di notifica dell’avviso (come previsto da Cass. 35327/2022). Se il giudice accogliesse tale eccezione, l’avviso verrebbe annullato “in radice” e Giovanni otterrebbe una nuova chance di ricorso sull’accertamento.

Conclusioni

Un italiano residente in Canada soggetto ad un accertamento dell’Agenzia delle Entrate deve agire con tempestività e preparazione: confermare anzitutto il proprio stato di residenza estera mediante documenti ufficiali, comunicare indirizzo e domicilio all’Agenzia, e avvalersi di consulenti esperti in fiscalità internazionale. Le sentenze recenti di Cassazione tendono a proteggere il contribuente che ha trasferito davvero la residenza, richiedendo all’Ufficio elementi molto solidi per invertire tale status . Tuttavia, ogni fattispecie è diversa: se l’Agenzia dovesse notificare un atto, occorre valutare immediatamente la validità della notifica (rispetto dell’art. 60 DPR 600/73 e 142 c.p.c.) e preparare il ricorso entro i termini . Con una difesa documentale accurata e il corretto inquadramento giuridico (residenza, convenzione contro le doppie imposizioni, criteri di accertamento), si può ottenere l’annullamento dell’accertamento o una riduzione delle pretese.

Fonti e normativa

  • D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, art. 60 (notificazioni tributarie all’estero) .
  • D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917 (TUIR), art. 2 (residenza fiscale persone fisiche) .
  • D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 150, di attuazione della Convenzione Italia-Canada contro le doppie imposizioni (firmata 3/6/2002, in vigore 25/11/2011) .
  • Art. 4 della Convenzione Italia-Canada (criteri di tie-break per doppia residenza, richiamati in giurisprudenza ).
  • Codice Civile, art. 43 (definizione di domicilio e residenza civilistica).
  • L. 27 luglio 2000, n. 212 (Statuto del contribuente), art. 6-bis (contraddittorio nel procedimento di accertamento) e art. 19 (atti impugnabili) .
  • Cass. Civ., Sez. V, n. 7621 del 18/3/2021: principi su presunzioni gravi e prova della residenza estera .
  • Cass. Civ., Sez. V, n. 5576 del 3/3/2025 (ordinanza): ha ribadito che, se il contribuente non comunica il trasferimento, la notifica all’ultimo domicilio italiano è valida .
  • Cass. Civ., Sez. V, n. 35327 del 30/11/2022: ha dichiarato invalida la notifica di atti tributari a italiani AIRE quando non si utilizza l’art. 60 co.4 DPR 600/73 .
  • Cass. Civ., Sez. V, n. 21694 del 8/10/2020: ribadisce che residenza fiscale italiana dipende dal “domicilio degli affari e interessi” .
  • Cass. Civ., Sez. V, n. 11938 del 10/6/2016: (richiamata in motivazione) ha sottolineato la necessità di valutazione complessiva degli indizi di residenza .
  • Accordo tra Italia e Canada sulla sicurezza sociale (firnato 1977), in materia di pensioni.
  • Circolare Agenzia Entrate 20/E/2024 (linee guida sui nuovi criteri di residenza fiscale).
  • D.Lgs. 27 dicembre 2023, n. 209 (riforma fiscale: residenza in base a presenza e rapporti personali).

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Hai ricevuto un’intimazione o un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate italiana, pur vivendo e lavorando in Canada?
Ti chiedi come sia possibile che l’Italia ti chieda di pagare imposte o sanzioni, anche se ormai risiedi stabilmente oltreoceano?
👉 Non sei il solo. Molti italiani residenti in Canada ricevono accertamenti fiscali dall’Italia per errori sulla residenza fiscale, ma la buona notizia è che puoi difenderti legalmente e, nella maggior parte dei casi, ottenere l’annullamento dell’atto.

In questa guida operativa scoprirai perché l’Agenzia delle Entrate può agire anche verso chi vive all’estero, quali diritti hai come residente canadese, e tutti i passi concreti per bloccare o contestare l’accertamento.


⚖️ Cos’è l’avviso di accertamento e perché può arrivarti anche in Canada

L’avviso di accertamento è un atto con cui l’Agenzia delle Entrate ti contesta redditi non dichiarati o imposte non versate.
Può essere inviato anche a chi vive all’estero se l’Agenzia ritiene che:

  • tu sia ancora fiscalmente residente in Italia, oppure
  • tu abbia redditi o beni imponibili in Italia, oppure
  • il tuo trasferimento in Canada sia considerato fittizio o solo “di comodo”.

📌 Tuttavia, se sei iscritto all’AIRE e puoi dimostrare di vivere e lavorare realmente in Canada, l’accertamento è impugnabile e può essere annullato.


🌍 Quando sei considerato fiscalmente residente in Italia

In base all’articolo 2 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), sei fiscalmente residente in Italia se per più di 183 giorni all’anno:

  • hai residenza anagrafica in Italia;
  • oppure domicilio in Italia (cioè il centro dei tuoi interessi personali o economici);
  • oppure non sei iscritto all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero).

👉 Se sei iscritto all’AIRE e hai spostato il tuo “centro vitale” in Canada (abitazione, lavoro, famiglia, relazioni economiche), non puoi essere tassato in Italia sui redditi prodotti all’estero.


🇮🇹🤝🇨🇦 La Convenzione Italia–Canada contro la doppia imposizione

Italia e Canada hanno firmato una Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali (ratificata con Legge n. 663/1980).
Questa tutela i contribuenti da tassazioni duplici sullo stesso reddito e stabilisce in quale Paese devono essere pagate le imposte.

📌 In base alla Convenzione:

  • Se sei residente fiscale in Canada, paghi le imposte in Canada sui redditi prodotti lì.
  • L’Italia può tassare solo i redditi di fonte italiana (immobili, pensioni, conti, partecipazioni, dividendi).
  • Se hai già pagato in Canada, non puoi essere tassato nuovamente in Italia.

👉 La Convenzione è la tua arma legale principale per evitare la doppia tassazione e far annullare accertamenti ingiusti.


🧠 Quando e perché l’Agenzia delle Entrate può sbagliarsi

Gli errori più comuni negli accertamenti verso italiani residenti in Canada sono:

  • mancata o tardiva iscrizione all’AIRE;
  • conti correnti o immobili in Italia scambiati per residenza economica;
  • errori nei dati anagrafici o fiscali;
  • presunzioni infondate di residenza ancora in Italia (familiari, azienda o clienti italiani).

📌 L’Agenzia deve però provare in modo concreto che tu abbia mantenuto la residenza fiscale in Italia — non può basarsi su semplici indizi.


🧩 Tutte le strategie legali per difenderti

💠 1. Verifica la notifica internazionale

L’accertamento deve essere notificato correttamente in Canada, secondo le norme internazionali e la Convenzione di Vienna:

  • tramite raccomandata internazionale con ricevuta di ritorno, oppure
  • tramite autorità consolari o canali diplomatici.
    👉 Se la notifica non rispetta queste regole, l’accertamento è nullo e può essere annullato.

💠 2. Dimostra la tua residenza fiscale in Canada

Per difenderti, devi documentare che la tua residenza effettiva si trova in Canada:

  • iscrizione all’AIRE;
  • contratto di affitto o di proprietà in Canada;
  • buste paga, dichiarazioni al CRA (Canada Revenue Agency);
  • iscrizione sanitaria, conti bancari e attività familiari in Canada.

📌 Queste prove servono a dimostrare che il tuo “centro vitale” non è più in Italia.


💠 3. Controlla i termini di decadenza dell’accertamento

Gli avvisi di accertamento devono essere notificati entro 5 o 7 anni dall’anno d’imposta di riferimento.
Se arrivano dopo, puoi chiedere l’annullamento per decadenza.


💠 4. Ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria (ex Commissione Tributaria)

Hai 60 giorni dalla notifica per impugnare l’accertamento davanti al giudice tributario in Italia.
Un avvocato può chiedere:

  • la sospensione immediata delle somme richieste;
  • l’annullamento totale o parziale dell’accertamento;
  • il riconoscimento della tua residenza fiscale in Canada, secondo la Convenzione bilaterale.

💠 5. Definizione agevolata o conciliazione

Se l’accertamento è solo parzialmente fondato, puoi chiedere una definizione agevolata o un accordo conciliativo:

  • paghi solo una parte delle imposte contestate;
  • eviti sanzioni e interessi;
  • chiudi definitivamente la controversia.

💠 6. Procedura di esdebitazione (sovraindebitamento)

Se l’accertamento si aggiunge ad altri debiti fiscali o bancari, puoi accedere alla procedura di sovraindebitamento (D.Lgs. 14/2019).
Ti consente di:

  • bloccare ogni azione di riscossione;
  • proporre un piano di pagamento sostenibile;
  • ottenere la cancellazione definitiva dei debiti residui.

📋 Documenti utili per la difesa

  • Copia dell’avviso di accertamento ricevuto.
  • Ricevuta di notifica (PEC, posta o canale consolare).
  • Certificato di iscrizione all’AIRE.
  • Documenti che provano la residenza in Canada (contratti, utenze, lavoro).
  • Dichiarazioni fiscali italiane e canadesi.
  • Estratti conto o prove dei redditi.

⏱️ Tempi e risultati

  • Analisi legale e verifica dell’atto: 1–2 settimane.
  • Deposito del ricorso: entro 60 giorni dalla notifica.
  • Sospensione cautelare: 1–3 mesi.
  • Decisione definitiva: 6–12 mesi medi.

🎯 Risultati possibili:

  • Blocco immediato delle somme richieste.
  • Annullamento dell’accertamento per vizi o doppia imposizione.
  • Riconoscimento della residenza fiscale in Canada.
  • Regolarizzazione definitiva della posizione fiscale.

⚖️ I vantaggi principali

✅ Difesa legale anche dall’estero, tramite procura.
✅ Blocco di pignoramenti e richieste di pagamento in Italia.
✅ Cancellazione o riduzione dell’accertamento.
✅ Tutela dal rischio di doppia tassazione.
✅ Ripristino della tua posizione fiscale regolare.


🚫 Errori da evitare

  • Ignorare l’accertamento o superare i 60 giorni per ricorrere.
  • Pagare subito senza verificare la legittimità dell’atto.
  • Non dimostrare la tua residenza effettiva in Canada.
  • Rivolgerti a “consulenti fiscali” non abilitati o senza esperienza internazionale.
  • Pensare che, vivendo all’estero, l’Italia non possa agire.

🛡️ Come può aiutarti l’Avv. Giuseppe Monardo

📂 Analizza l’avviso di accertamento e verifica vizi o irregolarità.
📌 Controlla la validità della notifica e la corretta applicazione della Convenzione Italia–Canada.
✍️ Redige e deposita il ricorso tributario con richiesta di sospensione immediata.
⚖️ Ti rappresenta in Tribunale e nei rapporti con l’Agenzia delle Entrate.
🔁 Ti segue fino all’annullamento o alla definizione agevolata del debito fiscale.


🎓 Le qualifiche dell’Avv. Giuseppe Monardo

✔️ Avvocato esperto in diritto tributario internazionale e sovraindebitamento.
✔️ Specializzato nella difesa di italiani residenti all’estero con accertamenti fiscali italiani.
✔️ Gestore della crisi da sovraindebitamento iscritto presso il Ministero della Giustizia.


Conclusione

Ricevere un accertamento fiscale in Canada dall’Agenzia delle Entrate italiana non significa doverlo subire.
Con la giusta difesa legale puoi bloccarlo, dimostrare la tua residenza effettiva all’estero e impedire la doppia tassazione tra Italia e Canada.

📞 Contatta subito l’Avv. Giuseppe Monardo per una consulenza riservata:
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  2. Consulenza fisica: è sempre a pagamento, incluso il primo consulto, il cui costo parte da 500€ + IVA, da saldare anticipatamente. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamento presso sedi fisiche specifiche in Italia dedicate alla consulenza iniziale o successiva (quali azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali in partnership, uffici temporanei). Anche in questo caso, sono previste comunicazioni successive tramite e-mail o posta elettronica certificata.

La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

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