Come Stralciare I Debiti Spiegato Bene

Hai accumulato debiti con il Fisco, l’INPS, le banche o i fornitori e non riesci più a farvi fronte?
Molte persone e piccoli imprenditori si trovano nella stessa situazione: cartelle esattoriali, finanziamenti non pagati, mutui arretrati o richieste di pagamento che sembrano impossibili da gestire.
La buona notizia è che la legge italiana offre soluzioni concrete per ridurre o cancellare legalmente i debiti, evitando pignoramenti e azioni esecutive. Una di queste soluzioni è lo stralcio del debito, uno strumento potente ma spesso poco compreso.

Cosa significa “stralciare” un debito

Stralciare un debito significa ottenere la chiusura definitiva di una posizione debitoria pagando solo una parte dell’importo dovuto.
È una trattativa tra debitore e creditore (che può essere l’Agenzia delle Entrate, una banca o una società finanziaria) con cui si concorda un pagamento ridotto in cambio della rinuncia del creditore a pretendere la parte restante.

In pratica, se il tuo debito è di 30.000 euro, potresti chiudere pagando, ad esempio, 10.000 euro in un’unica soluzione o in più rate, ottenendo la cancellazione totale del debito residuo.
Il creditore accetta lo stralcio perché preferisce incassare subito una somma certa piuttosto che rischiare di non recuperare nulla.

Quando è possibile ottenere uno stralcio del debito

Lo stralcio è possibile in diverse situazioni, a seconda del tipo di debito e del soggetto creditore:

  • con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ADER), attraverso strumenti come la definizione agevolata o la rottamazione delle cartelle, che consentono di pagare solo il capitale, eliminando sanzioni e interessi;
  • con le banche o le finanziarie, tramite un accordo di saldo e stralcio, cioè una trattativa privata in cui si concorda il pagamento parziale del debito in cambio della liberatoria;
  • con i fornitori o creditori privati, mediante una negoziazione assistita da un legale che propone un piano di rientro sostenibile o un pagamento una tantum;
  • con il tribunale, attraverso la procedura di sovraindebitamento, che può prevedere la cancellazione parziale o totale dei debiti residui in base alla situazione economica del debitore.

Il presupposto fondamentale è dimostrare di essere in difficoltà economica reale e di non poter pagare integralmente il debito.

Come funziona la trattativa di saldo e stralcio

La trattativa di saldo e stralcio richiede competenza e strategia.
Si parte dall’analisi della posizione debitoria per capire se il credito è ancora valido, se ci sono vizi di forma, prescrizioni o somme non dovute.
L’avvocato o il consulente contatta quindi il creditore o la società di recupero e presenta una proposta motivata di pagamento parziale, spesso accompagnata da documentazione che dimostra la difficoltà economica del debitore.

Se la proposta viene accettata, si procede alla firma di un accordo scritto che prevede il pagamento dell’importo concordato e la liberatoria finale, documento essenziale che certifica l’estinzione del debito e impedisce future pretese.

Stralcio dei debiti fiscali con l’Agenzia delle Entrate

Per i debiti con il Fisco e l’INPS, la legge consente varie forme di stralcio.
Le più note sono la rottamazione delle cartelle, che permette di pagare solo il capitale dovuto senza sanzioni e interessi, e la definizione agevolata delle controversie tributarie, che consente di chiudere i contenziosi fiscali con uno sconto fino al 90%.

Inoltre, per chi è in grave difficoltà, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019) prevede la possibilità di accedere alla procedura di sovraindebitamento, che consente di bloccare i creditori, sospendere pignoramenti e ottenere la cancellazione totale dei debiti residui dopo l’approvazione del piano da parte del tribunale.

Vantaggi dello stralcio del debito

Stralciare un debito offre vantaggi concreti e immediati:

  • chiusura definitiva delle posizioni debitorie;
  • riduzione consistente dell’importo dovuto;
  • sospensione o cancellazione delle azioni esecutive;
  • possibilità di ripartire senza pendenze;
  • tutela dei beni personali e della casa di abitazione.

Inoltre, una volta ottenuta la liberatoria, la tua posizione viene segnalata come “chiusa” anche nelle banche dati creditizie, migliorando nel tempo la tua affidabilità finanziaria.

Attenzione alle trattative improvvisate

Molte persone tentano di trattare direttamente con i creditori senza assistenza legale, rischiando di firmare accordi svantaggiosi o inefficaci.
Uno stralcio mal gestito può infatti lasciare aperte posizioni residue o consentire ai creditori di riattivare le procedure dopo poco tempo.
Per evitare errori, è fondamentale affidarsi a un avvocato esperto in diritto tributario e sovraindebitamento, che possa valutare ogni aspetto della trattativa, controllare la legittimità del credito e garantire un accordo realmente liberatorio.

Quando rivolgersi a un avvocato per lo stralcio dei debiti

Dovresti rivolgerti a un avvocato esperto se hai ricevuto cartelle esattoriali o atti di pignoramento, se hai debiti con banche, finanziarie o fornitori che non riesci più a pagare, se hai subito azioni di recupero crediti o minacce di esecuzione, oppure se vuoi chiudere definitivamente le tue posizioni senza rischiare nuovi procedimenti.

Un avvocato potrà analizzare la tua situazione, negoziare lo stralcio più vantaggioso, bloccare le procedure in corso e accompagnarti fino alla cancellazione legale dei debiti.

⚠️ Attenzione: ignorare i debiti o affidarsi a soluzioni improvvisate può aggravare la tua posizione e portare a pignoramenti, ipoteche o segnalazioni permanenti. Agire subito è essenziale per difendere i tuoi beni e tornare a una situazione di serenità finanziaria.

Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in diritto tributario, riscossione e sovraindebitamento – spiega in modo chiaro come funziona lo stralcio dei debiti, quando si può ottenere e come difendersi legalmente da creditori e procedure esecutive.

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Analizzeremo la tua situazione, verificheremo le possibilità di saldo e stralcio o di esdebitazione e costruiremo una strategia legale su misura per liberarti definitivamente dai debiti e ripartire con serenità.

Introduzione

“Stralciare i debiti” significa riuscire a cancellare o ridurre in modo significativo le somme dovute ai propri creditori, attraverso strumenti legali o accordi che liberano il debitore da una parte dei debiti. In Italia, esistono sia soluzioni extragiudiziali (negoziazioni private, accordi a saldo e stralcio) sia procedure giudiziali previste dalla legge (le cosiddette procedure concorsuali di sovraindebitamento o insolvenza) che permettono di pagare solo una quota sostenibile dei propri debiti e di ottenere la cancellazione del restante (la esdebitazione). L’obiettivo finale è offrire al debitore un “fresh start”, ossia la possibilità di ripartire senza essere inseguito a vita dai creditori. Aggiorneremo questa guida a settembre 2025, includendo le normative italiane vigenti, le ultime sentenze rilevanti e esempi pratici, con un linguaggio giuridico ma accessibile. Il taglio è avanzato (adatto ad avvocati, consulenti e debitori esperti), ma con finalità divulgative per aiutare privati, imprenditori e professionisti a orientarsi nelle soluzioni disponibili dal punto di vista di chi è indebitato.

Perché stralciare i debiti? – Trovare un accordo per ridurre i debiti è spesso preferibile all’inseguimento forzoso del credito: evita procedure esecutive (pignoramenti, ipoteche, aste giudiziarie) e consente al debitore in difficoltà di chiudere la posizione pagando “il giusto” rispetto alle proprie effettive possibilità. Dal 2012, il legislatore italiano ha introdotto procedure ad hoc per il sovraindebitamento (inizialmente con la Legge 3/2012, nota come “legge salva-suicidi”, oggi sostituita dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza del 2019) che affiancano le trattative private già praticate in precedenza. Mentre le trattative stragiudiziali (come semplici piani di rientro o proposte di saldo e stralcio individuali) dipendono interamente dalla volontà dei creditori e offrono tutele limitate, le procedure di composizione della crisi disciplinate dalla legge sono più incisive, perché una volta omologate dal tribunale vincolano tutti i creditori e possono ridurre drasticamente l’ammontare da pagare. In questa guida illustreremo tutti i metodi per liberarsi dai debiti (fiscali, bancari, verso fornitori, contributivi, ecc.), partendo dalle soluzioni extragiudiziali fino alle procedure concorsuali, con domande e risposte e tabelle riepilogative per facilitare la comprensione.

Metodi per stralciare o ridurre i debiti

Per affrontare una situazione di indebitamento eccessivo esistono due grandi categorie di intervento:

  • Soluzioni extragiudiziali (accordi stragiudiziali) – Sono accordi volontari negoziati direttamente con i creditori, senza l’intervento del tribunale. Esempi: il saldo e stralcio concordato privatamente, la rinegoziazione dei piani di pagamento, le dilazioni o moratorie concesse dalla banca. Queste soluzioni puntano a ottenere uno sconto sul debito o condizioni di pagamento più favorevoli, sulla base di un accordo contrattuale.
  • Procedure legali (concorsuali) – Sono procedure previste dalla legge e attivate con un ricorso in tribunale, che permettono di imporre ai creditori un certo trattamento dei debiti. In questa categoria rientrano le procedure di sovraindebitamento per consumatori e piccole imprese (come il piano del consumatore, il concordato minore e la liquidazione controllata previste dal Codice della crisi) e le procedure fallimentari o di insolvenza per le imprese più grandi (come il concordato preventivo, gli accordi di ristrutturazione e la liquidazione giudiziale, nuovo nome del fallimento). Tali procedure consentono di ottenere l’esdebitazione, cioè la cancellazione per legge di tutti i debiti residui non pagati, a condizione di soddisfare i requisiti di meritevolezza e le altre condizioni fissate dalla normativa.

In generale, è consigliabile tentare prima le vie amichevoli (specie quando l’indebitamento non è ancora fuori controllo), mentre nei casi di insolvenza grave o di pluralità di creditori non concordi conviene ricorrere alle procedure giudiziali, che offrono un quadro regolato e trasparente. Di seguito esamineremo in dettaglio le varie opzioni.

Soluzioni extragiudiziali (accordi stragiudiziali)

Le soluzioni extragiudiziali consistono in accordi volontari tra debitore e creditore(i) per definire bonariamente la posizione debitoria. Non essendo omologati da un giudice, hanno natura puramente contrattuale: richiedono quindi il consenso dei creditori coinvolti e non vincolano eventuali creditori dissenzienti o estranei all’accordo. I vantaggi principali sono la rapidità, la riservatezza (non risultano in pubblici registri) e la flessibilità nelle condizioni. Di contro, presentano lo svantaggio di non offrire la protezione dalle azioni esecutive (salvo accordi ad hoc) né la certezza del risultato fino a che tutti i creditori interessati non abbiano firmato l’accordo.

Saldo e stralcio stragiudiziale – L’accordo a saldo e stralcio è la forma più nota di definizione extragiudiziale del debito. Si tratta di un’intesa con cui il creditore accetta di estin­guere l’intero debito a fronte del pagamento immediato di una somma inferiore rispetto al dovuto originario. In pratica, il debitore offre un pagamento “una tantum” (ad esempio il 20-50% del debito) e il creditore, ritenendo magari incerta o lunga la normale riscossione, accetta di rinunciare al restante importo (stralcio) pur di incassare subito la quota concordata (saldo). Questa soluzione è frequente soprattutto con banche o finanziarie su crediti deteriorati (sofferenze) – ad esempio, una banca può accettare 30.000€ a saldo di un debito di 50.000€ in sofferenza, specie se ritiene che procedendo per vie legali recupererebbe meno. Anche fornitori o altri creditori commerciali possono concordare stralci, ad esempio accettando il pagamento di metà fattura se il cliente salda subito.

Come procedere: in genere il debitore (o un suo rappresentante, es. avvocato) invia al creditore una proposta scritta di saldo e stralcio, motivando la richiesta (ad es. evidenziando lo stato di difficoltà economica, l’assenza di patrimonio aggredibile, il rischio di un lungo contenzioso) e indicando l’importo offerto e la tempistica di pagamento (spesso immediata). È buona prassi allegare documentazione che provi la situazione di sovraindebitamento del proponente, così da convincere il creditore che l’alternativa all’accordo sarebbe un probabile mancato incasso. Se il creditore accetta, l’accordo viene formalizzato per iscritto (anche via scambio di PEC o scrittura privata) e il debitore esegue il pagamento pattuito, ottenendo in cambio una liberatoria in cui il creditore dichiara nulla più avere a pretendere. Attenzione: l’accordo a saldo e stralcio estingue il debito solo nei rapporti tra le parti che lo sottoscrivono. Ciò significa, ad esempio, che se un debitore ha più creditori, ognuno va trattato separatamente; inoltre, eventuali garanti (fideiussori) del debitto non sono liberati automaticamente dall’accordo tra debitore principale e creditore, salvo che il creditore vi rinunci espressamente. Conviene dunque coinvolgere nel negoziato anche i coobbligati, ove presenti, per evitare che il creditore si rivalga su di loro per la parte stralciata al debitore principale.

Vantaggi e limiti: il saldo e stralcio consente di conseguire un abbattimento sostanziale del debito in tempi rapidi e senza il “marchio” di una procedura concorsuale. Di contro, richiede al debitore di reperire una somma immediata (spesso grazie a terzi, come familiari, o vendendo beni) e richiede soprattutto la disponibilità del creditore a rinunciare a una parte del credito. Non tutti i creditori sono disposti: le finanziarie specializzate nel recupero crediti (o i cessionari di crediti deteriorati) sono generalmente aperti a trattative, mentre il Fisco e gli enti pubblici hanno margini di manovra più ristretti (vedremo oltre le soluzioni previste per i debiti fiscali). Inoltre, se il debitore possiede beni facilmente pignorabili di valore, difficilmente un creditore accetterà un forte stralcio (farà prima a pignorare); viceversa, il saldo e stralcio è più fattibile quando il debitore non ha patrimonio aggredibile, ha un reddito modesto o già altri pignoramenti in corso – tutte circostanze che rendono antieconomica un’azione legale prolungata e spingono il creditore ad accontentarsi di una percentuale immediata.

Rinegoziazione del debito e piani di rientro – Un’alternativa allo stralcio parziale è ottenere dai creditori una dilazione o modifica delle condizioni di pagamento, in modo da rendere il debito sostenibile senza ridurne nominalmente l’importo. Ad esempio, una banca può concedere una moratoria delle rate del mutuo (sospensione temporanea dei pagamenti) o una rischedulazione del prestito (allungamento della durata, così da abbassare la rata mensile). Fornitori o locatori possono essere persuasi a evitare azioni legali se il debitore propone un piano di rientro rateale e offre garanzie di adempimento (come cambiali, assegni post-datati, o garanzie reali/personali). Queste soluzioni non eliminano parte del debito, ma possono prevenire il default formale e i costi aggiuntivi (interessi di mora, spese legali) che aggraverebbero la posizione. Spesso una dilazione spontanea è preferibile anche per il creditore rispetto a un pignoramento dall’esito incerto.

Un esempio pratico: un imprenditore con debiti verso fornitori per €100.000 potrebbe evitare il fallimento trovando un accordo per pagare integralmente il capitale dovuto ma in 36 rate mensili, magari con uno sconto sugli interessi di mora. Il fornitore accetta se ritiene che il debitore, messo in condizione di proseguire l’attività, potrà onorare il piano; diversamente, insistendo per vie legali rischierebbe di non vedere nulla in caso di insolvenza conclamata. La riuscita di queste rinegoziazioni dipende molto dalla credibilità del piano proposto e dalle relazioni commerciali: spesso vengono agevolate quando il debitore offre qualche garanzia in più (ad esempio, paga una parte immediata a titolo di acconto, dimostrando la buona fede, oppure coinvolge un nuovo garante).

Attenzione alla par condicio: se il debitore versa in stato di insolvenza già conclamata e pensa di accedere a breve a una procedura concorsuale, deve fare attenzione a non favorire alcuni creditori a discapito di altri (pagamenti preferenziali). Pagare spontaneamente un creditore (o accordargli garanzie) poco prima di fallire o di chiedere un concordato potrebbe esporre quel pagamento all’azione revocatoria o comunque incidere sulla meritevolezza del debitore in sede concorsuale. In sostanza, le soluzioni extragiudiziali individuali funzionano meglio nelle fasi precoci della crisi o quando coinvolgono tutti (o quasi) i creditori; se invece la crisi è avanzata e non si può rispettare la parità di trattamento, è più sicuro attivare per tempo le procedure legali che regolano la crisi dell’intero ceto creditorio.

Di seguito analizziamo le principali procedure legali per stralciare i debiti, distinguendo tra quelle riservate a privati e piccole imprese (sovraindebitamento) e quelle per imprese soggette a fallimento, evidenziando per ciascuna meccanismi, condizioni e benefici in termini di cancellazione dei debiti. Inseriremo anche delle tabelle riepilogative per confrontare le caratteristiche di ciascuna procedura.

Strumenti legali per cancellare i debiti (procedure concorsuali)

Quando i debiti sono troppi per essere gestiti con semplici accordi privati – ad esempio se ci sono molti creditori non cooperativi, oppure se il debitore non è in grado di offrire nemmeno un pagamento parziale accettabile – è opportuno ricorrere agli strumenti previsti dalla legge per gestire l’insolvenza. Tali procedure, una volta omologate da un tribunale, consentono di imporre una certa soluzione ai creditori dissenzienti e soprattutto di ottenere, al termine, la cancellazione definitiva di tutti i debiti residui (salvo poche eccezioni di legge). Attualmente la disciplina organica è contenuta nel Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCII), D.Lgs. 14/2019, in vigore dal 15 luglio 2022, che ha riformato profondamente la materia. Possiamo distinguere tra:

  • Procedure di sovraindebitamento (per consumatori, professionisti, start-up innovative, imprenditori sotto soglia fallimento, enti non commerciali) – Sono tre sottotipi: ristrutturazione dei debiti del consumatore, concordato minore, e liquidazione controllata del sovraindebitato, cui si aggiunge uno speciale beneficio di esdebitazione del debitore incapiente. Queste procedure derivano dalla previgente legge 3/2012, ora assorbita nel CCII, e mirano a risolvere le crisi di soggetti “non fallibili” (in pratica persone fisiche o piccole imprese) permettendo loro di pagare i creditori in misura parziale secondo un piano sostenibile o di liquidare i propri beni sotto controllo giudiziale.
  • Procedure concorsuali maggiori (per imprese fallibili, cioè società e ditte sopra le soglie di legge) – Comprendono il concordato preventivo, gli accordi di ristrutturazione dei debiti omologati e la liquidazione giudiziale (ex fallimento). Anche queste permettono di stralciare i debiti: ad esempio, un concordato preventivo liquidatorio può pagare ai creditori solo una percentuale concordata, liberando l’impresa dal resto; un accordo di ristrutturazione può stabilire pagamenti parziali ai creditori aderenti; la liquidazione giudiziale, pur essendo una procedura liquidatoria, consente all’imprenditore persona fisica di chiedere l’esdebitazione dei debiti non soddisfatti dopo la chiusura. Novità rilevante del Codice della crisi è che anche le società possono accedere all’esdebitazione per i debiti residui (previa verifica della condotta degli amministratori), superando il vecchio principio per cui solo le persone fisiche potevano essere liberate dai debiti post-fallimento.

Di seguito esaminiamo brevemente ciascuna procedura, con particolare attenzione ai vantaggi per il debitore in termini di debiti cancellati, e ai requisiti da rispettare.

Ristrutturazione dei debiti del consumatore (Piano del consumatore) – È la procedura riservata alla persona fisica consumatore, cioè che ha contratto debiti per scopi estranei ad attività d’impresa. Tipico esempio: le famiglie oberate da mutui, finanziamenti e bollette, oppure l’ex piccolo imprenditore che dopo aver cessato l’attività è rimasto con debiti personali. Tramite questa procedura, il consumatore – con l’ausilio di un organismo di composizione della crisi (OCC) – propone ai creditori un piano di ristrutturazione dei debiti, indicando tempi e modi con cui intende pagare quanto è in grado (ad es. rientro parziale del capitale in tot anni, vendita di un bene, rateazione di alcune somme). Non è richiesto il voto dei creditori: il piano del consumatore viene valutato e omologato dal tribunale se rispetta i requisiti di legge, indipendentemente dall’assenso dei creditori (i quali però possono fare opposizione se ritengono di essere trattati in modo non equo). Ciò consente di superare l’eventuale rigidità di creditori come banche o Agenzia Entrate. Una volta omologato, il piano vincola tutti i creditori indicati.

Vantaggi per il debitore: permette di ridurre l’importo dei debiti in base alla propria capacità di pagamento. Non ci sono soglie legali di pagamento minimo: si può anche offrire ai chirografari (crediti non garantiti) pochi centesimi per euro di credito, se quello è il massimo ricavabile, purché il piano sia serio e fattibile. La Cassazione ha chiarito che non esiste una percentuale minima predeterminata: va valutato caso per caso, considerando tutte le circostanze e la buona fede del debitore. Il piano può prevedere la falcidia (taglio) anche dei crediti privilegiati/ipotecari, purché non vengano trattati peggio di come sarebbero in un’alternativa liquidatoria. Ad esempio, si può proporre di pagare un mutuo ipotecario solo fino al valore di mercato dell’immobile, tagliando la parte eccedente (se la casa vale meno del debito residuo). È anche possibile mantenere l’abitazione principale continuando a pagare regolarmente le rate del mutuo in essere, escludendola dalla liquidazione. Durante la pendenza della procedura, il debitore gode della sospensione delle azioni esecutive (stay automatico) non appena ottiene l’apertura dal giudice, il che blocca pignoramenti e interessi di mora. A completamento del piano, tutti i debiti inseriti e non completamente pagati vengono cancellati** per legge (esdebitati).

Condizioni e requisiti: il debitore consumatore deve essere meritevole, cioè non aver colposamente aggravato la propria situazione. In particolare non deve aver commesso frodi, non deve aver già beneficiato di esdebitazione nei precedenti 5 anni (o più di 2 volte in totale), e deve aver mantenuto un comportamento trasparente (ad esempio, niente spese voluttuarie non giustificate mentre non pagava i creditori). Il concetto di meritevolezza nel sovraindebitamento è interpretato con favore dal giudice: situazioni come l’eccessivo ricorso al credito per bisogni familiari o la sottovalutazione delle proprie capacità di rimborso non sono di per sé cause di esclusione, a meno di condotte gravemente imprudenti o dolose. Ad esempio, la giurisprudenza ha ritenuto non ostativa la situazione di chi è caduto nei debiti per dipendenza dal gioco, riconoscendo comunque l’accesso al piano se ha dimostrato di voler cambiare condotta (Trib. Avellino 28/10/2024). Inoltre – questione dibattuta – se il debitore ha anche debiti di origine imprenditoriale (c.d. debiti promiscui, ad esempio un ex imprenditore individuale con debiti personali misti a debiti della ex attività), l’orientamento attuale della Cassazione esclude che possa procedere come “consumatore” per stralciare quelli d’impresa: in tal caso dovrà optare per un concordato minore o per la liquidazione. In pratica, la qualifica di consumatore si determina in base alla natura dei debiti da ristrutturare: se includono in larga parte debiti d’impresa, la procedura da usare non può essere quella riservata ai consumatori puri. (Su questo tema vi sono state decisioni contrastanti di merito, ma la Cassazione nel 2023 ha chiarito il principio indicato).

Concordato minore – È la procedura analoga al concordato preventivo ma destinata ai debitori minori (imprenditori sotto le soglie di fallibilità, startup innovative, imprenditori agricoli, professionisti, ecc. non consumatori). Si avvia con ricorso al tribunale e, a differenza del piano del consumatore, richiede il voto dei creditori: il debitore propone un piano di concordato offrendo ai creditori una certa percentuale o altre forme di soddisfacimento, e se la maggioranza (in valore) dei crediti approva, il piano viene omologato dal giudice e diventa vincolante per tutti. Il concordato minore può essere liquidatorio (si liquidano i beni e si paga il possibile) oppure in continuità (l’attività prosegue, pagando i creditori col ricavato futuro). È grosso modo l’equivalente, per piccoli imprenditori, del concordato preventivo delle grandi imprese.

Vantaggi: consente di gestire anche situazioni con debiti aziendali o professionali. A differenza del piano consumatore, qui i creditori votano: tuttavia, il CCII ha introdotto poteri di omologazione forzata (cram-down) se il voto negativo di alcuni creditori risulta ingiustificato e il piano è più conveniente della liquidazione. Ad esempio, per i debiti fiscali e contributivi è prevista la possibilità di omologa nonostante il dissenso del Fisco, purché l’offerta del debitore non sia inferiore a quanto il Fisco otterrebbe in caso di liquidazione. Ciò evita che l’Erario (creditore privilegiato) possa bloccare pretestuosamente un accordo vantaggioso per tutti gli altri. Con il concordato minore, il debitore può ridurre sensibilmente i debiti (anche qui non esistono percentuali minime ex lege, tranne che i creditori devono ricevere almeno quanto riceverebbero liquidando i beni) e, dopo aver eseguito il piano, ottenere l’esdebitazione su eventuali crediti residui non soddisfatti. Se il concordato è in continuità, il debitore mantiene la propria attività, mentre se è liquidatorio consegna i beni a un liquidatore. In entrambi i casi, l’omologazione sospende ed esclude le azioni individuali dei creditori.

Requisiti: il debitore deve trovarsi in condizione di sovraindebitamento (incapace di pagare regolarmente i debiti). Deve presentare una proposta fattibile e conveniente rispetto all’alternativa liquidatoria, allegando una relazione di un professionista indipendente che attesta veridicità dei dati e fattibilità. Anche nel concordato minore valgono requisiti di meritevolezza simili a quelli visti per il consumatore: comportamenti fraudolenti o gravemente scorretti possono portare a inammissibilità. Inoltre, il concordato minore liquidatorio non è ammesso se il debitore può accedere al concordato preventivo ordinario (c’è una preferenza per l’uso degli strumenti delle imprese maggiori se applicabili).

Liquidazione controllata del sovraindebitato – È la procedura liquidatoria prevista per il debitore civile o piccolo imprenditore insolvente. Corrisponde alla vecchia “liquidazione del patrimonio” della legge 3/2012. Si apre su richiesta del debitore (o di un creditore, o su conversione di altra procedura) e comporta la liquidazione di tutti i beni del debitore ad opera di un liquidatore nominato dal giudice. In sostanza, è simile a un fallimento personale: il patrimonio viene venduto, il ricavato distribuito ai creditori secondo le cause legittime di prelazione (privilegi, ipoteche, etc.) e alla fine il debitore persona fisica può chiedere di essere esdebitato dai debiti rimasti insoddisfatti.

Vantaggi: pur essendo una procedura “pesante” (il debitore perde i beni non necessari al sostentamento), la liquidazione controllata offre il percorso di uscita quando non è possibile costruire un piano di pagamento. Anche chi non dispone di reddito né di proposte da fare ai creditori può comunque liberarsi dei debiti mettendo a disposizione quel poco che ha (anche zero, come vedremo) e accedendo poi all’esdebitazione. Durante la liquidazione, il debitore è tutelato dal blocco delle azioni esecutive individuali. Al termine, se ha collaborato lealmente, il debitore persona fisica ottiene l’esdebitazione di diritto (cioè la liberazione dai debiti residui) entro 3 anni dall’apertura della procedura o alla chiusura se anteriore . Questa è un’importante novità: il CCII prevede che il debitore meritevole non debba più aspettare la completa chiusura, ma abbia diritto al beneficio trascorsi tre anni, accelerando il fresh start. Durante questi tre anni, il debitore viene comunque monitorato e deve versare ai creditori le utilità sopravvenute (eventuali eredità o vincite, ad esempio) che dovessero manifestarsi. Importante: certe categorie di debiti non vengono cancellate nemmeno con la liquidazione (lo vedremo a breve), ma si tratta di eccezioni limitate (alimenti, risarcimenti danni e sanzioni).

Requisiti: la liquidazione controllata si può aprire su richiesta del debitore sovraindebitato, senza particolari requisiti di meritevolezza in ingresso (anche il debitore che ha agito con colpa può accedervi, a differenza delle procedure di piano più selettive). Tuttavia, la meritevolezza sarà valutata al momento di concedere l’esdebitazione finale: se il debitore ha frodato i creditori, nascosto beni o violato la legge (ad es. reati fallimentari), il giudice potrà negargli l’esdebitazione. In pratica la liquidazione è aperta a tutti i sovraindebitati, ma solo i debitori onesti ottengono poi la cancellazione dei debiti. Il debitore deve depositare presso l’OCC e il tribunale una documentazione completa su attivo, passivo, redditi e atti compiuti negli ultimi anni, analoga a quella vista per il piano del consumatore, per permettere la trasparenza della procedura.

Esdebitazione del debitore incapiente – Si tratta di uno strumento innovativo introdotto prima con la legge 176/2020 e confermato nel Codice della crisi (art. 283 CCII) per dare una possibilità di liberazione dai debiti anche a chi non possiede alcun bene liquidabile né redditi aggredibili . In sostanza, il debitore persona fisica “incapiente” – che dunque non avrebbe nulla da offrire ai creditori – può ugualmente chiedere al tribunale la cancellazione dei propri debiti, come misura eccezionale, attestando la propria buona fede e meritevolezza. È un esonero “a una volta nella vita”: il beneficio infatti è concesso una sola volta e solo se il debitore non ha già usufruito di altre procedure concorsuali.

Funzionamento: il debitore presenta un’istanza (accompagnata dall’intervento di un OCC) elencando tutti i creditori, le cause dell’indebitamento e le ragioni per cui non può offrire alcuna utilità nemmeno prospettica. Un gestore della crisi verifica la veridicità dei dati e redige una relazione sulle cause del dissesto e sulla condotta del debitore. Il giudice, se ritiene che il debitore sia effettivamente privo di risorse e meritevole (assenza di frode, di atti in frode ai creditori, ecc.), emette decreto di esdebitazione, comunicato ai creditori. Da quel momento i creditori non possono più agire per i crediti antecedenti. Nei 4 anni successivi, però, il debitore ha l’obbligo di comunicare al gestore e destinare ai creditori una parte di eventuali sopravvenienze attive significative (es. vincite, eredità, redditi insperati), fino a soddisfare almeno il 10% dell’ammontare dei debiti originari. Se ciò non avviene (cioè se in quattro anni non capita alcuna entrata imprevista rilevante), i creditori non potranno più pretendere nulla in futuro; se invece arrivano nuove utilità, una quota viene retrocessa ai creditori come condizione per mantenere l’esdebitazione.

Limiti: questa procedura non si applica se il sovraindebitato ha già accesso ad altre procedure (in pratica è residuale). Inoltre, l’esdebitazione incapienti non cancella debiti derivanti da obblighi di mantenimento, alimenti, risarcimenti per illecito extracontrattuale e sanzioni penali/amministrative non accessorie. Tali debiti restano comunque esclusi (sono gli stessi già esclusi nelle altre esdebitazioni, vedi oltre). Infine, se emerge che il debitore aveva dolosamente occultato dei beni o redditi, il beneficio può essere revocato. Resta però uno strumento di grande rilievo sociale: consente al cosiddetto “nullatenente onesto” di non rimanere schiacciato dai debiti per tutta la vita, pur non avendo nulla da liquidare.

Di seguito, focalizziamo l’attenzione sulle specifiche tipologie di debiti – fiscali, contributivi, bancari, verso fornitori – e vediamo come ognuna di esse può essere trattata e stralciata con i metodi illustrati (estragiudiziali o giudiziali). Ricordiamo che non tutti i debiti sono liberamente stralciabili: ad esempio ci sono debiti che la legge esclude dall’esdebitazione (come le obbligazioni alimentari e le sanzioni per illecito) e ci sono crediti particolari (es. debiti tributari) per i quali esistono procedure proprie di definizione agevolata. Le prossime sezioni chiariranno questi aspetti.

Debiti fiscali (Erario e Agenzia delle Entrate-Riscossione)

I debiti fiscali comprendono imposte, tasse, tributi di vario genere dovuti allo Stato o ad enti pubblici (IVA, IRPEF, IRES, IMU, bollo auto, multe stradali, ecc.) e le relative sanzioni e interessi. Quando non vengono pagati alle scadenze previste, in genere sono iscritti a ruolo e affidati per il recupero forzato all’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AER), che emette le famose cartelle esattoriali. Gestire i debiti fiscali è cruciale perché il mancato pagamento può portare a fermi amministrativi, ipoteche su immobili, pignoramenti e altre azioni esecutive da parte dell’ente di riscossione.

Soluzioni extragiudiziali per debiti fiscali: Diversamente dai creditori privati, l’Amministrazione finanziaria non può liberamente concordare un saldo e stralcio individuale a piacimento, perché vincolata dai principi di legalità e parità di trattamento dei contribuenti. Tuttavia, nel corso degli anni lo Stato ha introdotto misure di “pace fiscale” che permettono ai debitori di definire i carichi fiscali pendenti in modo agevolato, con sconti su sanzioni o interessi e talvolta sul capitale. Le principali misure da ricordare (aggiornate al 2025) sono:

  • Rateizzazione ordinaria: È sempre possibile chiedere all’Agenzia Riscossione un piano di dilazione fino a 72 rate (6 anni) o, per debiti oltre €60.000, fino a 120 rate (10 anni) in caso di comprovata difficoltà. La rateizzazione non riduce l’importo ma evita azioni esecutive se si paga regolarmente; gli interessi di dilazione sono relativamente contenuti. È uno strumento per gestire il debito, non per stralciarlo, ma serve per guadagnare tempo e prevenire pignoramenti.
  • Definizione agevolata (“rottamazione” delle cartelle): Misura straordinaria introdotta più volte (nel 2016, 2017, 2018, 2023…) che consente di estinguere i debiti fiscali pagando solo il capitale e una parte delle spese, con condono integrale di tutte le sanzioni e degli interessi di mora. In pratica, con la rottamazione il contribuente paga il 100% dell’imposta dovuta originaria, ma non paga le penalità per il ritardo. Ad esempio, su una cartella di €10.000 composta da €7.000 di imposte e €3.000 tra sanzioni e interessi, con la rottamazione pagherà solo €7.000 (rateizzabili) e i €3.000 vengono abbuonati. La rottamazione non riduce il tributo dovuto, ma abbatte il carico aggiuntivo; è stata attivata più volte: l’ultima “Rottamazione-quater” prevista dalla Legge di Bilancio 2023 (L.197/2022) ha riguardato i debiti affidati dal 2000 al 30 giugno 2022, con domanda da presentare entro aprile 2023 (poi riaperta eccezionalmente fino al 2024 per chi era decaduto). Chi ha aderito sta pagando le rate fino al 2027. In caso di mancato pagamento di 5 rate anche non consecutive, la definizione agevolata decade.
  • Saldo e stralcio per contribuenti in difficoltà: Misura anch’essa straordinaria, distinta dalla rottamazione, applicata ad esempio nel 2019 (L.145/2018) e riproposta con criteri simili. Consente un condono parziale anche del capitale, ma solo a specifiche categorie di contribuenti “meritevoli” (persone fisiche con ISEE basso). Ad esempio, con il saldo e stralcio 2019 si permise a contribuenti con ISEE fino a €20.000 di chiudere cartelle relative a tributi non versati pagando solo una percentuale ridotta del dovuto (16%, 20% o 35% a seconda dell’ISEE). In quel caso furono ammesse solo cartelle fino al 2017 e relative a persone in comprovata difficoltà economica. Aggiornamento 2025: Attualmente non è in vigore un saldo e stralcio “nuovo” di questo tipo (nel 2023 il Governo ha preferito la rottamazione-quater); tuttavia, si discute di una possibile rottamazione-quinqies in futuro dato il parziale flop delle adesioni 2023. Al momento, chi rientra nei requisiti può ancora beneficiare delle dilazioni e rottamazioni esistenti. Il cosiddetto “saldo e stralcio 2025” di cui si sente parlare riguarda in realtà l’insieme delle misure agevolative vigenti sino al 2025 per ridurre i debiti fiscali, rivolte ai contribuenti in difficoltà economica (es. rottamazione, stralcio automatico micro-debiti). Si raccomanda di verificare sempre la normativa più aggiornata: se venisse varata una nuova sanatoria nel 2024-2025, potrebbe aprire ulteriori possibilità di sconto.
  • Stralcio automatico dei mini-debiti: La Legge di Bilancio 2023 ha previsto l’annullamento automatico (stralcio) al 31 marzo 2023 di tutti i debiti di importo residuo fino a €1.000 affidati ad Agenzia Riscossione tra il 2000 e il 2015. Si tratta di un condono integrale dei cosiddetti “mini-cartelle”. Attenzione: per i carichi di enti diversi dallo Stato (es. Comuni per multe) lo stralcio automatico riguardava solo interessi e sanzioni, lasciando dovuto il capitale, e gli enti locali potevano disapplicare lo stralcio con deliberazione (come infatti hanno fatto alcuni comuni e anche alcune Camere di Commercio ). Ad ogni modo, entro aprile 2023 l’Agente della riscossione ha proceduto a cancellare d’ufficio moltissime vecchie piccole pendenze. Per esempio, un contribuente con una vecchia cartella da €800 per bolli auto 2005 si è visto cancellare il debito senza dover presentare alcuna richiesta.
  • Definizioni liti fiscali e avvisi: Oltre a cartelle e ruoli, le varie “tregue fiscali” includono anche definizioni agevolate per avvisi di accertamento (con sanzioni ridotte) e liti fiscali pendenti (stralcio di parte del valore in causa). Queste però esulano dall’ambito del debito esattoriale e riguardano fasi antecedenti (contenzioso tributario), quindi non le approfondiamo qui.

In sintesi, fuori dalle procedure concorsuali il debitore fiscale può ottenere riduzioni principalmente attraverso le definizioni agevolate varate per legge. È importante rispettare le scadenze e i requisiti (ISEE, termini di presentazione) previsti da ciascuna norma per non perdere il beneficio. Ad esempio, la rottamazione-quater richiedeva domanda entro il 30/4/2023; la prima rata scadeva il 31/10/2023, con tolleranza 5 giorni (pena decadenza). Tali termini sono perentori.

Soluzioni giudiziali per debiti fiscali: I debiti verso l’Erario possono essere trattati anche nell’ambito delle procedure concorsuali viste sopra, con alcune peculiarità:

  • Nelle procedure di sovraindebitamento (piano del consumatore o concordato minore) i debiti fiscali e contributivi possono essere falcidiati, ossia pagati parzialmente, a certe condizioni. La legge richiede che l’OCC attesti che quanto offerto al Fisco nel piano non è inferiore a quanto il Fisco otterrebbe in una liquidazione. Se questa condizione è rispettata, il tribunale può omologare il piano anche senza adesione formale dell’ente pubblico (il cosiddetto cram down fiscale). Ad esempio, se in un piano del consumatore i debiti con Agenzia Entrate ammontano a €50.000 e il debitore possiede beni per cui in una liquidazione quel credito riceverebbe forse €5.000, il piano può ben prevedere il pagamento di €5.000 (10%) sul debito fiscale e l’esdebitazione sul resto – anche se l’Agenzia delle Entrate non esprime assenso. Questa facoltà, introdotta dalla normativa emergenziale del 2020 e ora stabilizzata nel CCII, supera un vecchio problema: prima il Fisco poteva di fatto bloccare i piani rifiutando la transazione fiscale. Adesso, invece, il giudice può approvare d’ufficio la falcidia tributaria se è equa.
  • Nelle procedure maggiori (concordato preventivo, accordo di ristrutturazione) c’è l’istituto della transazione fiscale, in cui l’imprenditore concorda col Fisco il trattamento dei tributi. Anche qui il CCII prevede che il tribunale possa omologare l’accordo di ristrutturazione o il concordato anche senza il voto favorevole del Fisco, se ritiene la proposta soddisfacente e conforme alla legge. Di conseguenza, anche per le imprese in concordato oggi è possibile prevedere il pagamento parziale dei debiti tributari (ad esempio, offrire il 30-40% delle imposte dovute) e ottenere comunque l’omologazione – a condizione di rispettare eventuali percentuali minime indicate dalla legge per i crediti privilegiati. Nel concordato preventivo liquidatorio ordinario, va ricordato, i crediti IVA non potevano essere falcidiati (dovevano essere pagati integralmente salvo diversa disciplina), ma con le riforme recenti e la Direttiva UE sull’insolvenza 2019/1023 questa rigidità è stata attenuata. Infatti la Corte di Giustizia UE (sentenza 8/05/2024, causa C-20/23) ha confermato che gli Stati membri possono escludere alcune categorie di debiti dall’esdebitazione (come tributi e contributi) solo se vi è un motivo adeguato, aprendo la strada a un’interpretazione meno penalizzante per il debitore onesto. In pratica, oggi anche l’IVA e i contributi possono essere inclusi nei piani e soggetti a stralcio, purché l’offerta sia seria: non c’è più il tabù assoluto dell’infalcidiabilità, salvo eccezioni per ragioni di ordine pubblico (es. taluni debiti per sanzioni penali).
  • Nella liquidazione controllata o giudiziale: i debiti fiscali vengono trattati alla pari degli altri crediti chirografari o privilegiati. Se dalla liquidazione dei beni non si ricava abbastanza da soddisfarli interamente, l’eventuale importo non pagato viene esdebitato (cancellato) – il CCII non include i crediti tributari tra quelli esclusi dall’esdebitazione. Ciò significa che, una volta chiusa la procedura e concessa l’esdebitazione, il Fisco non può più pretendere le somme residue. Un tempo si discuteva se contributi e imposte fossero esclusi dal beneficio, ma la Cassazione già nel 2016 (sent. n. 4844/2016) ha chiarito che anche i debiti verso INPS e Fisco sono esdebitabili al pari degli altri, non essendo menzionati tra le eccezioni della legge. L’unico caso in cui un debito fiscale non si estingue è se rientra nelle categorie escluse ex lege (esempio: una multa penale per reato tributario è una sanzione penale pecuniaria, quindi non si estingue). Ma la mera imposta evasa rientra nello stralcio.

In definitiva, un debitore fiscale ha vari strumenti per “stralciare” il suo debito: può usufruire delle sanatorie fiscali (se in corso), può chiedere la rateazione (per evitare il peggio), oppure – se la situazione è insostenibile – può inserire i debiti fiscali in una procedura concorsuale e puntare all’esdebitazione finale. La scelta dipende dall’entità del debito e dalla condizione soggettiva. Ad esempio, un imprenditore individuale con cartelle per IVA e INPS per €300.000 potrebbe proporre un concordato minore pagando il 20% (finanziato magari da terzi) e sarebbe liberato dal restante 80%; un privato cittadino con €50.000 di debiti Equitalia potrebbe accedere a un piano del consumatore offrendo magari €10.000 complessivi e ottenendo lo stralcio del rimanente; un nullatenente con debiti di tasse non pagate potrà ricorrere alla liquidazione controllata (se ha anche beni minimi) o direttamente all’esdebitazione incapiente (se non ha nulla da liquidare), uscendo pulito nel giro di pochi anni.

Esempio pratico: Mario, piccolo commerciante, ha €120.000 di debiti fiscali (IVA non versata di più anni) e €30.000 di contributi INPS. Ha chiuso l’attività e non ha immobili, solo un’auto. Equitalia gli ha pignorato il conto e minaccia l’ipoteca su un terreno ereditato di modesto valore. Mario non riesce a pagare queste somme. Soluzioni possibili: (a) aderire alla rottamazione in corso pagando ad esempio €120.000 + interessi legali in 18 rate (ma non ha comunque i soldi); (b) provare un saldo e stralcio stragiudiziale – improbabile, l’Agenzia Entrate non può accettare di suo arbitrio meno del tributo; (c) attivare la procedura di liquidazione controllata: Mario deposita ricorso per sovraindebitamento, il liquidatore venderà il terreno e l’auto ricavando magari €40.000 da distribuire (il che paga circa 25% dei debiti privilegiati), e al termine Mario chiederà l’esdebitazione per il resto. Dopo 3 anni dall’apertura, avendo collaborato, otterrà il decreto di esdebitazione e i residui ~€110.000 di debito fiscale/contributivo saranno cancellati . In quei 3 anni, se Mario dovesse ricevere un’eredità di valore, dovrà destinarne una parte ai creditori (almeno il 10% dei debiti per mantenere l’esdebitazione). Se invece la sua situazione non migliora, il Fisco non potrà più nulla. Questo caso mostra come una procedura concorsuale può risolvere definitivamente un indebitamento fiscale altrimenti impagabile.

Debiti contributivi (INPS, INAIL e altri enti previdenziali)

I debiti contributivi verso enti previdenziali (come INPS per contributi pensionistici obbligatori di artigiani, commercianti, professionisti, o INAIL per premi assicurativi obbligatori) presentano caratteristiche simili ai debiti fiscali, e infatti spesso confluiscono nelle stesse cartelle esattoriali. Ad esempio, il mancato versamento dei contributi previdenziali da parte di un lavoratore autonomo o di un datore di lavoro genera ruoli affidati ad Agenzia Entrate-Riscossione, con possibilità di ipoteche e pignoramenti analoghe a quelle fiscali.

Soluzioni extragiudiziali per debiti contributivi: Anche l’INPS e altri enti offrono piani di rateazione amministrativa (fino a 24 rate mensili normalmente, estensibili in casi gravi) per dilazionare il pagamento dei contributi dovuti. In situazioni di crisi generalizzata, il legislatore può includere i contributi nelle definizioni agevolate: ad esempio, la rottamazione-quater 2023 ha riguardato anche i contributi previdenziali affidati all’agente della riscossione, permettendo di non pagare sanzioni e interessi di mora su di essi. Non esistono al di fuori di leggi ad hoc vere e proprie “transazioni” contributive: l’INPS, ad esempio, non può autonomamente accettare di ridurre l’importo di contributi dovuti (che hanno natura obbligatoria). Tuttavia, se il debitore fruisce di un saldo e stralcio fiscale previsto dalla legge, questo coprirà anche i contributi (erano inclusi nel saldo e stralcio 2019 e in altre misure). Inoltre, i contributi cadono in prescrizione dopo un certo numero di anni (5 anni per quelli successivi al 1996, salvo interruzioni): quindi un debitore può far valere la prescrizione come strumento difensivo extragiudiziale, se l’ente non ha agito nei termini. Far accertare la prescrizione può di fatto “stralciare” il debito, ma è una questione di eccezione legale più che di accordo (andrebbe fatta valere in sede giudiziale o amministrativa).

Soluzioni giudiziali per debiti contributivi: I contributi non versati possono essere inclusi a pieno titolo nelle procedure concorsuali di sovraindebitamento o fallimento, analogamente ai tributi:

  • Nei piani del consumatore o concordati minori, i debiti verso INPS/INAIL possono essere falci­diati (pagati parzialmente) come gli altri, con le stesse garanzie: occorre offrire almeno quanto ottenibile in una liquidazione e il tribunale può omologare anche senza assenso dell’ente (cram-down previdenziale). Ad esempio, in un piano del consumatore di un professionista con €20.000 di contributi INPS arretrati, il debitore può proporre di pagarne il 10% se quello è il rapporto tra attivo disponibile e totale debiti; l’INPS potrebbe opporsi formalmente, ma se il piano è conveniente e rispetta i criteri, il giudice potrà approvarlo ugualmente.
  • Nella liquidazione controllata o liquidazione giudiziale, i contributi vengono trattati come crediti privilegiati (per la parte relativa ai contributi lavoratore) o chirografari (per sanzioni e interessi). Se non vengono soddisfatti integralmente nella ripartizione, il residuo è esdebitato. Come già accennato, la Cassazione n. 4844/2016 ha stabilito che i debiti verso enti previdenziali non sono esclusi dall’esdebitazione. Ciò ha smentito la tesi sostenuta in passato dall’INPS secondo cui i contributi sarebbero “debiti di natura pubblicistica” non liberabili: la Suprema Corte ha chiarito che la legge (art.142 l.f. allora, ora art.278 CCII) nel definire i debiti non esdebitabili non include affatto i crediti previdenziali, e anzi questi sono strettamente legati all’attività d’impresa/lavorativa del debitore, dunque rientrano tra quelli estinguibili. Dunque, dopo una procedura concorsuale conclusa, anche l’INPS deve rinunciare a pretendere il non pagato (salvo i soliti debiti esclusi per legge come l’assegno di mantenimento al coniuge, che esula).
  • Nel concordato preventivo per imprese maggiori, la transazione previdenziale segue regole analoghe alla transazione fiscale: si possono prevedere pagamenti parziali dei contributi, da omologare anche in caso di dissenso dell’ente, sempre che sia assicurato il rispetto del trattamento minimo di legge.

In tutti i casi, va ricordato che ci sono obblighi peculiari: ad esempio, se il debitore è un datore di lavoro che non ha versato contributi trattenuti ai dipendenti (le ritenute previdenziali), questo comportamento potrebbe configurare reato se sopra una certa soglia, e comunque la legge tende a pretendere il pagamento integrale di tali somme (trattandosi di somme di terzi). Nelle procedure concorsuali, infatti, i contributi lavoratore non versati sono crediti con privilegio speciale sul patrimonio del datore e spesso vengono soddisfatti per intero o in alta percentuale. Il debitore che cerca il sollievo dal carico contributivo deve quindi mettere in conto che, se vuole proseguire l’attività, probabilmente dovrà almeno regolarizzare in parte i contributi dei dipendenti (anche mediante dilazioni concordate con l’ente) per evitare conseguenze penali e per ragioni di equità.

Esempio pratico: Lucia, artigiana ora chiusa l’attività, ha €40.000 di debiti con l’INPS (contributi fissi non pagati per 10 anni) e €10.000 di sanzioni civili INAIL. Non ha altri debiti rilevanti ma vive solo con una piccola pensione di reversibilità. L’INPS le ha già notificato diffide e l’iscrizione a ruolo. Lucia potrebbe aderire alla rottamazione per togliere le sanzioni, ma comunque il capitale contributivo rimarrebbe altissimo per le sue possibilità. Una soluzione può essere la liquidazione controllata: Lucia apre la procedura, che in realtà liquida ben poco (ha solo una vecchia auto venduta per €3.000). Dopo la chiusura, Lucia chiede ed ottiene l’esdebitazione: i €47.000 di contributi e sanzioni restanti sono cancellati. Se in futuro Lucia ereditasse una casa, dovrebbe comunicare la sopravvenienza entro 4 anni dal decreto e destinare il 10% ai creditori (nel suo caso il 10% di 50.000=5.000€) per non perdere il beneficio. In assenza di eventi del genere, l’INPS non potrà più pretendere nulla e Lucia potrà vivere della sua pensione senza trattenute.

Debiti bancari e finanziari

I debiti contratti con banche, società finanziarie o altri creditori privati (ad esempio mutui, prestiti personali, scoperti di conto, carte di credito revolving, leasing) costituiscono una parte cospicua dell’indebitamento di molte famiglie e imprese. Questi debiti sono spesso garantiti da ipoteca (mutuo sulla casa), da pegno o da fideiussioni personali di terzi. In caso di insolvenza, le banche tendono ad attivare velocemente le tutele contrattuali: decadenza dal beneficio del termine (richiesta immediata dell’intero importo), segnalazione nelle banche dati creditizie (CRIF), e poi azioni legali come il pignoramento immobiliare o la richiesta di decreto ingiuntivo per i crediti chirografari.

Soluzioni extragiudiziali per debiti bancari: Con gli intermediari finanziari è spesso possibile negoziare, soprattutto se il credito è diventato deteriorato (non performing). Le banche, infatti, preferiscono talvolta evitare le lungaggini e incertezze delle esecuzioni immobiliari (le aste) o del recupero giudiziale, accettando accordi transattivi:

  • Moratorie e rinegoziazioni: in caso di temporanea difficoltà (ad es. perdita del lavoro, calo di fatturato), il debitore può chiedere alla banca una sospensione delle rate del mutuo o del finanziamento (ad es. sospendere la quota capitale per 12 mesi) oppure un allungamento del piano di ammortamento. Esistono anche fondi pubblici di garanzia: ad esempio, il Fondo di solidarietà prima casa (cosiddetto fondo Gasparrini) che consente di sospendere fino a 18 mesi il pagamento delle rate del mutuo prima casa in presenza di determinati requisiti (disoccupazione, handicap grave, riduzione orario di lavoro, ecc.). Durante tali moratorie, per legge la banca non può revocare il beneficio del termine né avviare esecuzioni. Queste misure non riducono il debito, ma evitano che diventi immediatamente esigibile o incagliato. A volte le banche, pur di recuperare il credito nel lungo termine, concedono tali rinegoziazioni volontariamente, magari con l’intervento di un mediatore creditizio o di un consulente.
  • Saldo e stralcio su sofferenze: se il debito è già scaduto e il debitore è insolvente (es. mutuo già in sofferenza da oltre 6 mesi, pratica passata al recupero crediti interno o a società esterna), le banche possono valutare accordi a saldo e stralcio simili a quelli descritti prima. Spesso gli istituti cedono i crediti deteriorati a società specializzate (fondi di investimento o recupero NPL) per importi pari al 20-30% del valore nominale. Ciò significa che un debitore, specie se privo di garanzie reali, potrebbe chiudere il conto proponendo una somma non troppo distante da quella a cui il credito viene venduto sul mercato secondario. Ad esempio, un prestito personale insoluto di €50.000 potrebbe essere ceduto dalla banca a una società di recupero per €10.000; il debitore potrebbe tentare di offrire €12.000 in un’unica soluzione per estinguere il debito e, se la banca valuta che incasserebbe più di quanto otterrebbe cedendo il credito o pignorando senza garanzie, potrebbe accettare. È sempre consigliabile farsi assistere da un legale in queste trattative, per formulare correttamente la proposta e condizionarla alla cancellazione di ogni segnalazione negativa (oltre che all’assenza di ulteriori pretese).
  • Vendita concordata dell’immobile ipotecato: nel caso di mutui ipotecari in sofferenza, una strada per evitare l’asta giudiziaria (dove spesso l’immobile viene venduto a valori bassi e il debitore rimane con un debito residuo) è proporre alla banca di consentire la vendita privata dell’immobile a un acquirente reperito dal debitore, accettando il ricavato come soddisfazione a saldo. Ad esempio, se la casa sul mercato può essere venduta a €100.000 mentre il debito residuo è €130.000, la banca potrebbe accettare i €100.000 e liberare l’ipoteca, rinunciando ai €30.000 restanti (soprattutto se stima che in asta ricaverebbe magari solo €80.000 al netto di spese). Questo tipo di accordo (short sale all’americana) non è formalizzato da una legge specifica in Italia, ma avviene di fatto: il debitore firma un accordo con la banca prima della vendita, in cui quest’ultima si impegna a rilasciare la liberatoria totale a fronte di un corrispettivo minimo concordato. È cruciale avere tutto scritto per evitare che, dopo la vendita, la banca pretenda comunque la differenza. Tali intese sono facilitate se il debitore collabora attivamente e in buona fede con l’istituto.

In generale, con le banche occorre tempestività: appena si prevede di non riuscire a pagare, è bene contattare la banca per trovare soluzioni (anche per evitare la segnalazione “cattiva” in Centrale Rischi). Un singolo istituto può essere conciliante; se però i debiti finanziari sono multipli e ingenti, si finisce nell’ambito delle procedure concorsuali.

Strumenti giudiziali per debiti bancari: Le esposizioni verso banche e finanziarie possono essere tagliate nelle procedure concorsuali come segue:

  • Nel piano del consumatore: i finanziamenti bancari (mutui, prestiti) sono ristrutturabili. Il piano può prevedere, ad esempio, di continuare a pagare la rata del mutuo prima casa per non perdere l’abitazione (la legge lo consente espressamente, escludendo la casa dal concorso dei creditori se la si mantiene pagando le rate regolarmente). Altri debiti bancari chirografari (prestiti non garantiti) possono essere falcidiati anche drasticamente. Se un debito è garantito da ipoteca su un immobile non prima casa, il piano può prevedere di pagare il creditore ipotecario solo fino a concorrenza del valore di stima del bene; la parte eccedente diventa chirografaria e può essere soddisfatta in minima parte. Ad esempio, se c’è un mutuo residuo di €200.000 su un capannone che ne vale 100.000, il piano può offrire €100.000 al creditore ipotecario (pagabili magari ratealmente dopo vendita del bene) e trattare gli altri €100.000 come debito chirografario, da pagare ad es. al 5% nella ripartizione generale. Il creditore ipotecario non può opporsi se riceve almeno l’equivalente del valore di realizzo della garanzia. Questo meccanismo tutela i debitori dal rimanere con forti scoperti post-asta.
  • Nel concordato preventivo/concordato minore: i debiti finanziari possono essere suddivisi in classi (es. classe banche chirografarie, classe fornitori, ecc.) e pagati parzialmente secondo il piano. In caso di aziende, spesso si raggiunge un accordo anche con le banche: ad esempio, le banche chirografarie possono votare a favore di un concordato che promette il pagamento del 40% del loro credito, preferendo incassare qualcosa subito piuttosto che aspettare anni forse per niente. Le banche ipotecarie (garantite da immobili) di solito vengono soddisfatte con la vendita degli immobili; se c’è un finanziamento in pool, magari si propone la conversione del debito in strumenti partecipativi. Insomma, c’è ampia flessibilità, ma il principio generale è che anche i crediti bancari vengono falcidiati se il piano lo richiede. Una volta omologato e adempiuto il concordato, l’azienda o l’imprenditore sono liberati dai debiti residui secondo i termini del piano.
  • Nella liquidazione giudiziale (fallimento) di una società, le banche partecipano al concorso come creditori privilegiati (se ipotecarie) o chirografari per la parte eccedente. Se la liquidazione chiude senza soddisfare tutto (cosa frequente), la società viene cancellata e i creditori perdono la possibilità di agire (in quanto la persona giuridica non esiste più). I garanti però rimangono obbligati: attenzione quindi per i fideiussori. Se un imprenditore aveva firmato una fideiussione personale su un mutuo aziendale, la banca potrà escuterla anche se la società è fallita e chiusa. L’unico modo per il garante di liberarsi è a sua volta un percorso di sovraindebitamento personale o una transazione. Da notare però: se l’imprenditore è socio illimitatamente responsabile (snc, sas), allora risponde in proprio e può chiedere l’esdebitazione come fallito persona fisica.
  • Nella liquidazione controllata (ex legge 3/2012) di una persona, i crediti bancari seguono la sorte generale: l’eventuale importo non coperto dalla vendita dei beni viene cancellato con l’esdebitazione finale. Giurisprudenza ormai costante afferma che l’esdebitazione va concessa anche se i creditori chirografari non hanno ricevuto nulla, purché il debitore sia meritevole. Quindi, se un debitore persona fisica non ha nulla e non può pagare nulla alla finanziaria o alla banca, potrà comunque essere liberato dal debito residuo. In passato alcuni giudici negavano l’esdebitazione in caso di soddisfacimento “irrisorio” dei creditori, ma la Cassazione ha superato questo approccio, privilegiando il favor debitoris: ha stabilito che non esiste una soglia minima di pagamento per ottenere l’esdebitazione, e che anche il pagamento zero ai chirografari non impedisce di per sé la liberazione (salvo ovviamente comportamenti fraudolenti). Quindi un debitore sommerso dai debiti di prestiti può davvero ripartire da capo dopo la procedura.

Esempio pratico: Giovanni, padre di famiglia, ha due prestiti personali e una carta revolving per un totale di €80.000. Li ha contratti quando aveva un buon reddito, ma ora ha perso il lavoro e non riesce più a pagare le rate, è segnalato in CRIF e tormentato dalle società di recupero. Non possiede casa (vive in affitto) né altri beni di valore, solo un’auto usata. In questo caso, una soluzione extragiudiziale potrebbe essere difficilissima (nessun creditore accetterebbe pochi spicci senza la minaccia di una procedura). Giovanni può rivolgersi a un OCC e accedere a una procedura di sovraindebitamento: o propone un piano del consumatore offrendo, ad esempio, di pagare €10.000 totali attingendo al TFR o a un aiuto familiare (il che significherebbe circa il 12% per i creditori) oppure, se non ha proprio nulla, apre una liquidazione controllata mettendo l’auto e quel poco che ha. In entrambi i casi, alla fine sarà liberato dall’obbligo di restituire il residuo dei finanziamenti. Se riesce a presentare un piano, probabilmente i creditori non si opporranno all’omologa (per loro 12% subito è meglio di quasi zero in liquidazione); se va in liquidazione, i creditori prenderanno forse il ricavato dell’auto (€3.000) e null’altro, ma Giovanni otterrà l’esdebitazione perché la legge lo consente anche senza pagamento integrale. Ovviamente ciò avverrà solo se Giovanni sarà sincero e collaborativo (se nascondesse del denaro, rischierebbe il rigetto per malafede). Dopodiché, potrà cercare lavoro e ricostruire la propria vita economica senza l’angoscia degli €80.000 sul groppone.

Debiti verso fornitori e altri creditori chirografari

Le obbligazioni commerciali verso fornitori di beni/servizi, consulenti, locatori, utility (bollette non pagate) e simili costituiscono i cosiddetti debiti chirografari tipici dell’attività d’impresa o professionale, ma anche di una famiglia (ad esempio bollette arretrate, canoni di locazione non pagati, parcelle di avvocati/medici insolute). Per loro natura, questi crediti non hanno garanzie reali: il creditore insoddisfatto deve agire per via giudiziale (ingiunzione, pignoramento) per tentare il recupero, in concorrenza con altri eventuali creditori.

Soluzioni extragiudiziali: Con i fornitori spesso si riesce a trovare accordi bilaterali, soprattutto se c’è interesse a mantenere i rapporti. Un’azienda in difficoltà può convocare i principali fornitori e proporre, ad esempio, di pagare il 50% del dovuto entro breve, se questi rinunciano al restante 50%. Oppure di pagare l’intero importo ma dilazionato in X mesi, magari rilasciando cambiali (effetti). I fornitori valuteranno la credibilità dell’offerta: se l’azienda cliente è importante per loro (preferiscono aiutarla a rimanere sul mercato piuttosto che vederla fallire e perdere tutto) accetteranno uno stralcio. Questo accade spesso nelle transazioni commerciali: in caso di contestazioni su forniture o ritardi nei pagamenti, si giunge a transigere l’importo a un livello intermedio. Bisogna però convincere tutti o quasi tutti i fornitori significativi, altrimenti quelli esclusi potrebbero comunque agire e far saltare l’equilibrio. In mancanza di una cornice unitaria, gli accordi stragiudiziali con molti creditori separati possono essere ingestibili (ciascuno tira acqua al suo mulino). Per questo, per crisi diffuse, sono nati istituti come gli accordi di ristrutturazione e i piani attestati di risanamento, che pur essendo extragiudiziali beneficiano di alcune tutele se vi aderiscono percentuali significative di creditori e un professionista li assevera. Ad esempio, un accordo di ristrutturazione dei debiti (ex art. 57 CCII) vincola i creditori aderenti (devono rappresentare almeno il 60% dei crediti) e può essere omologato dal tribunale con esenzione da revocatoria; i creditori non aderenti restano liberi di agire, ma spesso se la maggioranza accetta un certo stralcio, anche gli altri finiscono per adeguarsi. Il piano attestato (art. 56 CCII) è un’altra via: l’imprenditore elabora un piano di risanamento con l’asseverazione di un esperto e paga regolarmente i creditori secondo tale piano; se il piano riesce, gli atti compiuti sono protetti da revocatorie. Tuttavia, questi strumenti richiedono che l’azienda sia ancora viable (risanabile). Se invece l’impresa è decotta, restano solo i concordati o la liquidazione.

Soluzioni giudiziali: I debiti verso fornitori sono tipicamente quelli che nelle procedure concorsuali vengono pagati in misura parziale o nulla, essendo chirografari. Nelle procedure di sovraindebitamento e concordati, il ceto chirografario (che include fornitori, banche chirografarie, privati non garantiti) è solitamente chiamato a subire il maggior sacrificio. Ad esempio, un piano di concordato minorile di un artigiano potrebbe prevedere di pagare integralmente dipendenti e Fisco (privilegiati) ma di pagare solo il 20% ai fornitori chirografari. Oppure un piano del consumatore di una famiglia indebitata con bollette e affitti arretrati può prevedere di pagare a questi creditori una quota minima (es. 10%). Se la maggioranza dei creditori chirografari approva (nel concordato) o se il giudice considera equa la proposta (nel piano consumatore), il tutto viene omologato. Dopo l’esecuzione, come detto, il residuo 80% non pagato viene stralciato definitivamente. Nella liquidazione, i fornitori chirografari spesso non ricevono nulla o spiccioli, ma in compenso il debitore viene liberato. La Cassazione ha più volte ribadito che anche se i creditori chirografari non sono stati soddisfatti per nulla, l’esdebitazione va concessa se ci sono le condizioni soggettive. Ad esempio, Cass. 15586/2018 confermò il principio che si può esdebitare un fallito anche con integrale omesso pagamento dei chirografari, sancendo che la “liberazione” serve proprio a dare sollievo al debitore onesto impossibilitato a pagare.

Per le imprese maggiori, il concordato preventivo è lo strumento classico per falcidiare i debiti verso fornitori: si pensi a grandi aziende che escono da crisi pagando percentuali tra 10% e 50% ai creditori chirografari (casi famosi abbondano, da Alitalia in poi). Se il concordato viene omologato, i creditori sono vincolati a quella soddisfazione parziale e non possono pretendere altro – a patto naturalmente che l’azienda esegua per intero quanto promesso. Se la soddisfazione concordataria poi risulta inferiore al previsto, i creditori possono chiedere la risoluzione del concordato, ma non è un fatto automatico: un leggero scostamento non implica risoluzione se hanno comunque avuto il meglio possibile.

Esempio pratico: ABC Srl, piccola azienda manifatturiera, ha €200.000 di debiti verso fornitori vari e affitti arretrati, oltre a €50.000 di debiti erariali. Il fatturato è calato e la società è insolvente, però ha ancora un business potenzialmente valido. ABC potrebbe tentare un accordo stragiudiziale: invita i 10 fornitori principali (che rappresentano €150.000 di debiti) e propone loro: pagamento del 40% in 12 mesi e rinuncia al 60%. Se tutti accettano, l’azienda può provare a ripartire con una struttura costi ridotta. Tuttavia, un fornitore rifiuta e notifica un decreto ingiuntivo. A questo punto ABC Srl opta per un concordato preventivo in continuità: presenta al tribunale un piano dove cede qualche asset non strategico, usa la liquidità ricavata e i futuri utili per pagare integralmente il Fisco e il 30% ai chirografari. I creditori votano: la maggioranza approva (preferiscono 30% che farla fallire e forse prendere zero). Il concordato viene omologato e ABC Srl lo esegue. Risultato: i fornitori ottengono 30 centesimi/euro ma più rapidamente e in maniera certa; l’azienda prosegue l’attività; il restante 70% dei debiti fornitori è cancellato a tutti gli effetti – i fornitori, firmando il concordato, hanno rinunciato al resto, e se provassero ad agire sarebbero bloccati. Se poi l’azienda viola il piano, allora potrebbero chiedere la risoluzione e farla fallire. Ma se l’azienda tiene fede, quei debiti sono stralciati definitivamente.

Tabelle riepilogative delle soluzioni

Per ricapitolare, presentiamo alcune tabelle che sintetizzano le caratteristiche delle varie soluzioni disponibili per stralciare i debiti.

Tabella 1 – Confronto tra soluzioni extragiudiziali e giudiziali (concorsuali):

CaratteristicaAccordo extragiudiziale (saldo e stralcio, rinegoziazione)Procedura giudiziale (piano consumatore, concordato, liquidazione)
Base normativaNessuna specifica (accordo privato nel rispetto delle norme contrattuali generali)Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (D.Lgs. 14/2019) e leggi speciali affini
Coinvolgimento del tribunaleNo. L’accordo è volontario tra le parti, senza omologazione giudiziale.Sì. Si accede con ricorso al Tribunale; omologazione/decreto necessari.
Vincolatività per i creditoriVincola solo i creditori che lo sottoscrivono. Non obbliga i dissenzienti.Vincola tutti i creditori coinvolti, anche se dissenzienti (effetto erga omnes).
Protezione da azioni esecutiveLimitata: dipende dagli accordi (possibile standstill pattizio). Nessun automatic stay.Elevata: sospensione automatica delle azioni esecutive su attivazione (salvo eccezioni).
Riduzione del debitoDipende dal negoziato: può variare dal 10% al 90%, ma richiede consenso creditore.Determinata dal piano o dalla legge: potenzialmente anche 0% ai chirografari, se approvato/omologato.
Durata tipicaBreve se c’è intesa (pochi mesi). Può trascinarsi se trattativa complessa.Mediamente 6-12 mesi per l’omologazione; esecuzione piano da 1 a 5 anni; liquidazione 4-5 anni.
CostoRelativamente basso: eventuale compenso professionista per assistenza negoziale.Più elevato: spese di giustizia, compenso OCC/curatore, perizia professionista attestatore.
PubblicitàRiservato (accordo privato confidenziale).Pubblico: iscrizione Registro Procedure, annotazioni camerali, ecc.
Effetto liberatorio finaleLimitato: se l’accordo non copre tutti i creditori, quelli esterni possono agire.Completo: esdebitazione cancella i debiti residui verso tutti i creditori concorsuali.
Esempi tipici d’usoDebito singolo o con pochi creditori (es. saldo e stralcio con banca su mutuo in sofferenza).Sovraindebitamento generalizzato, molti creditori eterogenei (es. famiglia insolvente con mutui, prestiti e cartelle).

Tabella 2 – Principali procedure concorsuali per persona fisica/debitore minore (sovraindebitamento):

Procedura (CCII)Soggetti ammessiCaratteristiche chiaveStralcio ottenibile
Ristrutturazione debiti consumatorePersona fisica consumatore (debiti non professionali).– Nessun voto creditori (omologa giudiziale). <br>– Piano con pagamenti parziali/rateali come da disponibilità. <br>– Richiede meritevolezza e sincerità.Cancellazione dei debiti residui non pagati a fine piano. Crediti privilegiati possono essere falcidiati ≥ valore garanzia.
Concordato minoreImprenditore/professionista non fallibile (piccola impresa, ente non commerciale, ex imprenditore)– Piano soggetto a voto dei creditori (maggioranza per classe). <br>– Può essere liquidatorio o in continuità. <br>– Transazione fiscale possibile (cram-down su Fisco/INPS).Cancellazione debiti residui dopo esecuzione del piano. Percentuale chirografari decisa da piano (anche bassa, se pian fattibile).
Liquidazione controllataQualunque debitore sovraindebitato (persona fisica o impresa minore) insolvente.– Liquidazione giudiziale del patrimonio da parte di un liquidatore. <br>– Avviabile su istanza debitore o creditore. <br>– Durata variabile (vendita beni, riparto).Esdebitazione concessa al debitore persona fisica meritevole entro 3 anni dall’apertura . Debiti residui inesigibili (salvo esclusi).
Esdebitazione incapientePersona fisica nullatenente meritevole, senza attivo né reddito offribile.– Procedura semplificata: istruttoria OCC + decreto giudice. <br>– Impegno 4 anni a segnalare e versare eventuali sopravvenienze attive ≥10% debiti. <br>– Concedibile 1 sola volta.Cancellazione totale dei debiti senza pagamento immediato. (Rimangono escluse solo categorie ex art.278 c.7 CCII: alimenti, risarcimenti da illecito, sanzioni).

Tabella 3 – Debiti esclusi dall’esdebitazione (art. 278 co.7 CCII):

Secondo la legge italiana, alcune tipologie di debito non vengono comunque cancellate neppure con l’esdebitazione concessa al termine delle procedure concorsuali. Ecco le principali:

  • Obblighi di mantenimento e alimentari – Esempio: assegni di mantenimento a coniuge separato o ai figli, somme dovute per obblighi alimentari ex art.433 c.c. Questi debiti, di natura familiare, restano dovuti. L’eventuale arretrato non viene stralciato: il debitore dovrà comunque pagarli (potranno essere oggetto di esecuzione separata anche dopo l’esdebitazione).
  • Debiti da risarcimento danni per fatto illecito extracontrattuale – In particolare, sono esclusi i debiti derivanti da danni provocati con dolo o colpa grave (es. debiti per risarcire una vittima di un reato, come lesioni personali volontarie, o danni da circolazione stradale causati in stato di ebbrezza grave). Questi crediti mantengono intatta la loro esigibilità contro il debitore.
  • Sanzioni penali e amministrative pecuniarie non accessorie – Ad esempio, multe derivanti da reati (ammende, pene pecuniarie) o sanzioni amministrative come contravvenzioni stradali, sanzioni antitrust, ecc., non sono cancellate. (Diverso è se erano solo interessi accessori su sanzioni già pagate, quelli eventualmente sì condonati nelle definizioni agevolate). Una multa del Codice della Strada, quindi, resta dovuta anche dopo l’esdebitazione.

Importante evidenziare che tributi e contributi non figurano in questo elenco di esclusioni. Ciò significa che, fatta salva la natura eventualmente sanzionatoria di parte di essi, i debiti fiscali e previdenziali sono esdebitabili. Come visto, la Cassazione lo ha confermato esplicitamente per i contributi INPS e analogicamente vale per imposte e tasse (nessuna norma le esenta dallo stralcio post-procedura). Naturalmente, se il debitore ha commesso frodi fiscali gravissime, potrebbe essergli negata l’esdebitazione per motivi di meritevolezza, ma se concessa essa copre anche i tributi (tranne eventuali multe penali tributarie che rientrano nelle sanzioni penali escluse).

Domande frequenti (FAQ)

D: Cos’è esattamente il saldo e stralcio?
R: Il saldo e stralcio è un accordo transattivo in cui un creditore accetta di considerare estinto il debito a fronte del pagamento immediato di una somma inferiore al dovuto originario. In pratica si paga un “saldo” parziale e la parte restante viene stralciata (cancellata) per accordo delle parti. È un’iniziativa volontaria: il creditore deve essere d’accordo. Può avvenire su base stragiudiziale (ad esempio, accordo privato con la banca per pagare il 50% del prestito e chiudere la posizione) oppure nell’ambito di alcune leggi speciali (come il saldo e stralcio fiscale 2019, dove la legge prevedeva che, presentando istanza, si potesse pagare una percentuale ridotta delle cartelle, se in possesso di certi requisiti). Da non confondere con la rottamazione: nella rottamazione si paga tutto il capitale ma si tagliano solo sanzioni e interessi, nel saldo e stralcio invece si taglia anche parte del capitale dovuto (ma è più selettivo nei destinatari). In ogni caso, serve sempre una transazione: senza accordo o norma di legge, il debitore non può unilateralmente decidere di pagare meno.

D: Che differenza c’è tra rottamazione delle cartelle e saldo e stralcio fiscale?
R: Entrambi sono strumenti di “pace fiscale”, ma diversi: la rottamazione delle cartelle (definizione agevolata) permette di pagare solo il tributo e pochi oneri, eliminando completamente sanzioni e interessi di mora. Invece il saldo e stralcio fiscale (introdotto ad es. nel 2019) consente, a determinate categorie di contribuenti svantaggiati, di pagare solo una percentuale ridotta del debito complessivo cartella (comprensivo di tributo) e annullare il resto. Quindi: con la rottamazione il “taglio” riguarda solo le componenti accessorie del debito, con il saldo e stralcio riguarda anche parte del capitale. Esempio: cartella €10.000 (di cui €7.000 imposte, €3.000 sanzioni/interessi) – con rottamazione pago €7.000; con saldo e stralcio (ipotizzando fascia 16%) pagherei circa €1.600 e il resto è condonato, ma devo avere i requisiti (ISEE basso, ecc.). La rottamazione è stata offerta a platee ampie e varie edizioni (2016, 2017, 2018, 2023…); il saldo e stralcio è più raro e mirato (2019 principalmente). Attualmente (2025) è attiva l’ultima rottamazione-quater per debiti 2000-2022, mentre non c’è un saldo e stralcio nuovo generalizzato, salvo futuri interventi.

D: Chi può accedere alle procedure di sovraindebitamento?
R: Possono accedere tutte le persone fisiche non fallibili (consumatori, piccoli imprenditori sotto soglia, professionisti, start-up innovative, imprenditori agricoli, enti non profit) e le società minori, che si trovino in stato di sovraindebitamento, cioè di persistente squilibrio economico tra i debiti e il patrimonio/reddito disponibile, tale da essere nell’impossibilità di pagare con regolarità. In pratica se non sei una grande impresa soggetta a fallimento, puoi usare le procedure di sovraindebitamento. I consumatori possono fare il piano del consumatore (ristrutturazione dei debiti), le imprese minori e professionisti il concordato minore o la liquidazione controllata. Ci sono requisiti soggettivi di onorabilità: ad esempio non devi aver già ottenuto un’esdebitazione nei 5 anni precedenti, non devi aver fatto atti in frode ai creditori, e devi presentare tutta la documentazione necessaria. La legge esclude chi ha una condotta gravemente colposa, ad esempio chi ha fatto debiti “sconsiderati” potrebbe vedersi negare l’omologazione se ha agito con colpa grave. Ma la giurisprudenza tende ad ammettere chiunque sia veramente in difficoltà, riservando semmai la punizione (diniego esdebitazione) a chi ha frodato. Anche uno che ha accumulato debiti giocando in borsa può provare ad accedere: dipende se viene considerato lievemente imprudente (ammesso) o gravemente azzardato (rischio inammissibilità). In ogni caso, il Codice della crisi oggi regolamenta dettagliatamente le condizioni di accesso e le cause ostative (artt. 65-69 per il consumatore, art. 77 per concordato minore, art. 280 per l’esdebitazione).

D: Quanto dura la segnalazione in Centrale Rischi/CRIF se faccio un saldo e stralcio o una procedura?
R: Dipende dal tipo di strumento. Un accordo extragiudiziale a saldo e stralcio, se il debito era già segnalato come sofferenza, resterà in CRIF come “sofferenza chiusa a saldo parziale” per un certo periodo (in genere fino a 5 anni dall’ultima segnalazione negativa). Non c’è una norma specifica per il caso di saldo e stralcio: la banca in genere aggiorna lo status a “estinto per saldo parziale” che comunque è una macchia storica visibile ai futuri finanziatori. Se invece parliamo di procedure concorsuali, la segnalazione in CR (Centrale Rischi Bankit) come incaglio/sofferenza c’è già prima; dopo l’apertura della procedura, la posizione viene registrata come “in procedura concorsuale” e, a chiusura, viene segnalata l’eventuale esdebitazione. È un dato oggettivo: la presenza di un fallimento o di un sovraindebitamento omologato può risultare nelle banche dati pubbliche e pregiudicare il credito futuro per un po’ di anni. Tuttavia, il CCII mira a rimuovere lo stigma e favorire il fresh start: non c’è più, ad esempio, l’impedimento quinquennale ad aprire partita IVA dopo fallimento. Le segnalazioni pregiudizievoli (come i protesti) vengono cancellate dopo la riabilitazione o decorso tempo. In sintesi: il proprio merito creditizio sarà sicuramente compromesso per diversi anni in seguito a una procedura o a un saldo e stralcio, poiché i finanziatori vedranno che un debito è stato estinto non regolarmente. Ma col tempo, e dimostrando redditi e affidabilità, si può tornare ad avere credito. È il prezzo da pagare per essersi liberati dei debiti. Chi accede a una liquidazione controllata comparirà nel Registro dei Falliti (ora Registro delle Procedure di Insolvenza) per alcuni anni, il che di fatto rende difficile ottenere nuovi prestiti se non trascorso un periodo significativo dopo l’esdebitazione.

D: Posso evitare di pagare i debiti e aspettare la prescrizione?
R: Affidarsi solo alla prescrizione è rischioso e spesso non realistico. Ogni debito ha un certo termine di prescrizione (es. 10 anni per le fatture ordinarie, 5 anni per bollette e contributi, 3 anni per bollo auto, ecc.). Se il creditore in tutto quel tempo non si fa vivo, il debito si “estingue” e non è più legalmente esigibile. Tuttavia, basta un sollecito formale o un’azione giudiziale per interrompere la prescrizione e farla decorrere daccapo. Inoltre, molti creditori (soprattutto banche e Agenzia Entrate) interrompono regolarmente i termini notificando atti. Quindi contare di “farla franca” aspettando, significa spesso accumulare interessi e sanzioni, oltre al fatto che nel frattempo possono partire pignoramenti. La prescrizione è più utile come difesa caso per caso: ad esempio, se dopo 10 anni rispunta un vecchio decreto ingiuntivo mai eseguito, puoi eccepire che il credito è prescritto. Ma attenzione: l’esdebitazione ottenuta tramite procedure concorsuali è cosa ben diversa dalla prescrizione. L’esdebitazione cancella il debito per legge dopo una procedura in cui i creditori sono stati coinvolti; la prescrizione, invece, va eccepita in giudizio, altrimenti il giudice non la rileva d’ufficio. E se per distrazione paghi anche parzialmente un debito prescritto, non potrai più ripetere quanto versato. Quindi, la strategia di “sparire” e aspettare la prescrizione è raramente efficace e comunque immorale verso i creditori onesti; meglio affrontare il problema con gli strumenti a disposizione.

D: Ho un’unica casa di proprietà con mutuo: rischia di essere venduta se ricorro a una procedura? Posso salvarla?
R: La casa di abitazione è spesso al centro delle preoccupazioni. Se c’è un mutuo ipotecario e sei in regola con le rate, nessuno te la toglie: anzi, sia il piano del consumatore che il concordato minore consentono espressamente di continuare a pagare il mutuo e mantenere la casa fuori dalla liquidazione. Se invece sei in arretrato sul mutuo, la banca potrebbe aver avviato il pignoramento: in tal caso, aderire a una procedura (p.es. piano consumatore) può sospendere l’esecuzione e permetterti di proporre un piano per rientrare dei soli arretrati o vendere l’immobile a condizioni migliori dell’asta. In alcuni casi, se la casa è prima casa e il debitore ha un reddito sufficiente a sostenere almeno il mutuo, i giudici cercano soluzioni che evitino la perdita dell’abitazione familiare (es. autorizzano un accordo di rinegoziazione del mutuo nell’ambito del piano). Tieni però presente: se la casa vale tanto e i debiti sono tanti, forse sarà inevitabile liquidarla per soddisfare i creditori (la legge mira a salvaguardare la prima casa solo se ciò non lede troppo i diritti dei creditori). Nella liquidazione controllata, l’abitazione di proprietà entra nella massa attiva e verrà venduta dal liquidatore, salvo che sia di valore trascurabile o ci siano accordi per tenerla (non c’è l’esenzione della prima casa come invece avviene nel piano con mutuo in regola). Quindi, se vuoi salvare casa ed evitare la vendita forzata: o tratti con la banca e i creditori (trovando fondi per regolarizzare) oppure cerchi di inserire la situazione in un piano concorsuale in cui prevedi di soddisfare i creditori senza vendere l’immobile (ad esempio, offrendo loro altre risorse, o pagando le rate del mutuo che garantisce la casa e compensando gli altri creditori col tuo reddito futuro). Ogni caso è a sé: fondamentale farsi consigliare da un OCC o un avvocato esperto, perché perdere la casa è un rischio concreto se i debiti superano certo livello. Vale la pena notare che vendere volontariamente la casa prima di fallire e usare il ricavato per transare col ceto creditorio può, in alcuni casi, dare esiti migliori che farla vendere all’asta (dove va via spesso al 50-60% del valore). Quindi a volte “salvare” la casa significa in realtà venderla tu stesso sul mercato libero per ricavare di più e liberarti dignitosamente dei debiti, anziché aspettare l’asta giudiziaria.

D: Le procedure di esdebitazione hanno un costo? E se non posso permettermi l’avvocato?
R: Le procedure concorsuali comportano alcuni costi obbligatori: bisogna rivolgersi a un OCC (Organismo di Composizione della Crisi) che chiede un compenso per la propria attività di gestore/attestatore; ci sono spese di giustizia (marche, contributo unificato – spesso modesti, es. €98) e possibili spese di pubblicità legale (avvisi ai creditori, PEC, iscrizioni). L’avvocato non è strettamente obbligatorio (il debitore può teoricamente presentare ricorso da solo con l’ausilio dell’OCC che redige la relazione), ma è fortemente consigliato farsi assistere da un legale esperto di crisi, perché la materia è complessa. Molti OCC richiedono comunque la presenza di un legale. Se il debitore è non abbiente, può chiedere al tribunale di essere ammesso al gratuito patrocinio (patrocinio a spese dello Stato) per l’attività del proprio avvocato in procedura – e diversi tribunali lo concedono nei sovraindebitati meritevoli. Inoltre, i compensi dell’OCC e del gestore, se il debitore è privo di risorse iniziali, possono essere pagati nell’ambito del piano con le somme destinate ai creditori (sono considerati prededucibili). Ad esempio, un OCC potrebbe accettare di essere pagato a fine procedura con una piccola percentuale dei fondi recuperati per i creditori. In sintesi: qualche costo c’è, ma spesso viene spalmato nella procedura. Molti professionisti, consapevoli della difficoltà dei debitori, concordano pagamenti dilazionati o a successo. È importante discuterne apertamente fin dall’inizio. Comunque, un sovraindebitamento da €100.000, ad esempio, può essere risolto con poche migliaia di euro di costi procedurali: un “investimento” che vale la pena per cancellare decine di migliaia di euro di esposizione.

D: Quali sono i tempi per tornare “puliti” dai debiti?
R: Dipende dalla soluzione scelta: un accordo saldo e stralcio extragiudiziale può chiudere la posizione in un paio di mesi (il tempo di scambiare le proposte e versare la somma concordata) – da quel momento il debito è risolto, anche se la reputazione creditizia impiegherà anni a normalizzarsi. Una procedura di piano del consumatore mediamente dura 6-12 mesi per ottenere il decreto di omologazione e qualche anno per la completa esecuzione (es. se il piano prevede rate per 4 anni, alla fine di quel periodo i debiti residui sono cancellati). Una liquidazione controllata può durare 4-5 anni (in genere 3 anni se si punta all’esdebitazione anticipata prevista dall’art.279 CCII , più eventuale tempo tecnico per chiudere formalmente). Durante la liquidazione, il debitore spesso rimane con i beni essenziali e vede vendere il resto; però già trascorsi 3 anni può fare istanza di esdebitazione e ottenere il decreto di liberazione. Quindi in 3 anni dall’apertura è possibile, se tutto va bene, essere esdebitati (questo è un miglioramento rispetto al passato, quando bisognava attendere la chiusura completa che poteva richiedere anche 7-8 anni). L’esdebitazione incapiente, infine, è quasi immediata: pochi mesi per l’istruttoria e il decreto del giudice, dopodiché c’è il periodo di controllo di 4 anni per segnalare sopravvenienze, ma intanto i creditori non possono agire. Quindi uno scenario tipico per un debitore persona fisica sommerso dai debiti è: presentazione ricorso oggi, omologazione piano in 8 mesi, pagamento rate per 3 anni, e tra 3 anni e 8 mesi da oggi è ufficialmente libero dai debiti non pagati. Oppure presentazione liquidazione oggi, ottenimento esdebitazione fra 3 anni (anche se la procedura di vendita magari prosegue un po’ oltre). Sono comunque tempi ragionevoli se comparati al passato; inoltre durante la procedura si vive più sereni, protetti dai creditori.

D: In futuro potrò contrarre nuovi mutui o finanziamenti dopo aver stralciato i debiti?
R: A breve termine, realistamente no. Chi ha avuto un’insolvenza e soprattutto chi ha beneficiato di uno stralcio difficilmente otterrà credito fresco fino a che non ricostruisce una storia positiva. Le banche sono prudenti: vedranno nelle banche dati e nelle visure che, ad esempio, Tizio ha avuto un piano di sovraindebitamento omologato nel 2024. Anche se legalmente Tizio ora non ha più debiti, la banca sa che c’è stato un default. In genere occorre aspettare almeno qualche anno (direi 5 anni e oltre) e nel frattempo avere un reddito stabile, per convincere un istituto a fidarsi di nuovo. Ci sono poi casi in cui dopo la procedura il soggetto riparte bene e magari trova banche disposte a finanziare (specie se fornisce garanzie reali). Inoltre, va detto che la legge e l’orientamento europeo spingono per “non discriminare eccessivamente” il debitore riabilitato: l’idea è di dare una seconda chance davvero. Ad esempio, dopo la chiusura di un fallimento con esdebitazione, l’ex fallito può tornare a fare impresa e partecipare a gare pubbliche (non è più marchiato a vita). Il credito al consumo tuttavia resta un ambito privato: una finanziaria può sempre dire “preferisco clienti senza precedenti”. Dunque, chi ottiene un grosso stralcio deve mettere in conto di vivere “a contanti” per un po’, senza fare nuovi debiti, il che tutto sommato è sano. Dopo alcuni anni di normalità finanziaria e senza segnalazioni negative nuove, la scoring migliorerà.

D: Se non pago un mutuo o un debito e non faccio nulla (né accordi né procedure), cosa mi succede?
R: Succede che i creditori prima o poi agiranno: la banca intanto ti segnala come cattivo pagatore, poi dopo alcune rate insolute ti invia la Decadenza dal Termine e può iniziare un pignoramento (della casa ipotecata o dello stipendio/conto corrente se è un credito chirografario). L’Agenzia Entrate Riscossione su cartelle non pagate può iscrivere fermo amministrativo sull’auto, ipoteca sugli immobili e avviare pignoramenti (stipendi, conti, affitti). I fornitori possono ottenere decreti ingiuntivi e pignorare beni o crediti. In sintesi, si attiveranno procedure esecutive individuali. Questo porta a due problemi: 1) Il patrimonio del debitore viene aggredito pezzo per pezzo, spesso al valore di realizzo inferiore (es. casa all’asta) e senza un criterio ordinato; 2) Se i beni non coprono tutto, il debitore potrebbe comunque restare con debiti residui perché l’azione di un creditore non libera verso gli altri. Ad esempio, se la casa viene pignorata da una banca, venduta e soddisfa solo la banca in parte, il debitore rimane senza casa e con altri debiti verso altri che continueranno a perseguitarlo. In più, durante questo periodo si accumulano interessi di mora, spese legali, ecc., quindi il debito cresce. Quindi, non fare nulla e subire le esecuzioni è lo scenario peggiore nella maggior parte dei casi: si rischia di perdere tutto pagando magari solo una minima parte dei debiti, e restando comunque indebitati per i residui. Le procedure concorsuali esistono proprio per evitare questo “spezzatino” e questa persecuzione a vita. Certo, ci sono situazioni in cui il debitore è nullatenente e i creditori non agiscono perché sanno di non cavare sangue da una rapa: in tal caso uno potrebbe effettivamente non far niente e sperare che nessuno lo citi. Ma anche così si vive nell’ansia (un domani potresti ereditare qualcosa e i creditori spuntano). Perciò, reagire attivamente – cercando un accordo o avviando una procedura per chiudere la situazione in modo definitivo – è quasi sempre la scelta migliore per voltare pagina.

D: Le fideiussioni e i coobbligati come sono trattati? Se io mi esdebito, il garante è salvo?
R: No, attenzione: l’esdebitazione o il saldo e stralcio libera solo il debitore principale che ne beneficia, ma non tocca gli obblighi dei coobbligati/garanti verso i creditori (salvo diverso accordo). Ad esempio, Tizio ha un debito con la banca garantito da Caio fideiussore. Se Tizio ottiene un’esdebitazione nella sua liquidazione controllata, Tizio non dovrà più nulla, ma la banca può comunque rivalersi su Caio per l’intero importo garantito (detratto solo quanto eventualmente incassato nella procedura di Tizio). Questo perché la liberazione è personale al debitore. Allo stesso modo, se marito e moglie sono coobbligati in solido su un prestito e solo uno accede al piano di sovraindebitamento, l’altro ne resta vincolato. Cosa si può fare? In sede di saldo e stralcio stragiudiziale, conviene far sottoscrivere l’accordo anche all’eventuale garante con clausola liberatoria pure per lui; oppure il garante deve anch’egli, se sopraffatto, ricorrere a procedure sue. C’è però un aspetto: se il creditore incassa parzialmente dal debitore principale in una procedura concorsuale, la surroga sul garante è limitata a ciò che manca. Inoltre, se il garante è un familiare spesso viene coinvolto come finanziatore nel piano del debitore principale (es. il garante mette soldi nel piano per chiudere la posizione, e in cambio il creditore rinuncia ad agire contro di lui). In conclusione, chi ha rilasciato garanzie deve sapere che un saldo e stralcio o un concordato del debitore principale non lo protegge automaticamente: occorre gestire contrattualmente anche la sua posizione. Se ciò non avviene, il garante potrà essere a sua volta destinatario di richieste e, se in difficoltà, dovrà considerare anch’egli di avviare un percorso di gestione del debito.

D: Quali sono le sentenze più importanti recentemente in materia di stralcio dei debiti?
R: Negli ultimi anni la Cassazione e i tribunali hanno prodotto varie pronunce chiave. Eccone alcune citate in guida:

  • Cass. civ. Sez. I, 26 luglio 2023 n. 22699: ha chiarito che un ex imprenditore con debiti promiscui (consumo + impresa) non può utilizzare la procedura del consumatore per stralciare i debiti d’impresa rimasti. Questi debiti vanno trattati con concordato minore o liquidazione. Insomma, la qualifica di consumatore dipende dalla natura del debito all’origine.
  • Cass. civ. Sez. I, 19 luglio 2024 n. 19964: (vecchia legge fall.) ha ribadito le condizioni di accesso all’esdebitazione del fallito. In particolare, discute se il fallito possa essere escluso dal beneficio se nel piano di riparto i creditori hanno ricevuto qualche pagamento parziale. La tendenza è di ammettere l’esdebitazione anche se i creditori hanno avuto poco, purché il fallito sia meritevole (confermando la linea pro-debitore inaugurata già da Cass. 2018 cit.).
  • Cass. civ. Sez. I, 10 settembre 2021 n. 24509: ha delineato i presupposti per l’esdebitazione del fallito persona fisica, sottolineando l’importanza della buona fede e dell’assenza di atti in frode. Decisione in linea con il nuovo art.280 CCII che elenca cause ostative (es. reati, mala fede).
  • Cass. civ. Sez. I, 12 maggio 2022 n. 15246: (post legge 176/2020) ha affermato che un pagamento irrisorio ai creditori può giustificare il rigetto dell’esdebitazione se proprio non raggiunge nemmeno una soglia minima non irrilevante. Ma è stata superata da…
  • Cass. civ. Sez. I, 24 ottobre 2024 n. 27562: ha escluso qualsiasi soglia minima prestabilita di soddisfacimento per concedere l’esdebitazione. Il giudice deve valutare globalmente la condotta del debitore e le risultanze, senza automatismi percentuali. Quindi conferma: zero pagamento ai chirografari non preclude l’esdebitazione se il debitore è meritevole.
  • Cass. civ. Sez. I, 11 giugno 2021 n. 16564: ha confermato che l’esdebitazione si può concedere anche in assenza di qualunque pagamento ai chirografari, interpretando in senso estensivo il requisito dell’“aver soddisfatto almeno in parte i creditori” della vecchia legge fallimentare. Questa pronuncia si ricollega a Cass. 15586/2018, consolidando il principio.
  • Corte di Giustizia UE, causa C-20/23 (8 maggio 2024): ha stabilito che la Direttiva Insolvenza 2019/1023 consente agli Stati di escludere dall’esdebitazione alcune specifiche categorie di debiti (come tributari e previdenziali) se ciò è debitamente giustificato. Ciò legittima in parte normative come quella italiana che esclude solo alimenti e sanzioni. Viene così data copertura alla scelta italiana di non escludere i debiti fiscali ordinari dall’esdebitazione (essendo considerata una scelta di equilibrio interno accettabile).
  • Cass. civ. Sez. I, 11 marzo 2016 n. 4844: importante per i debiti contributivi, ha stabilito che i debiti verso INPS non sono esclusi dall’esdebitazione, rigettando la tesi dell’INPS. Questa “sentenza storica” è stata citata poi spesso nei giudizi per dare via libera allo stralcio dei contributi.

In conclusione, la giurisprudenza recente ha fortificato l’orientamento pro-debitore onesto (favor debitoris): oggi più che mai il sistema è volto a dare al debitore in buona fede una possibilità concreta di liberarsi dai debiti insostenibili, senza restare per sempre schiavo del passato. Naturalmente ogni caso va valutato sui fatti, ma la direzione è chiara e in linea con l’Europa.

D: Dopo aver ottenuto lo stralcio dei debiti, cosa devo fare per ripartire?
R: Bisogna innanzitutto cambiare le abitudini finanziarie che hanno portato all’indebitamento, se si tratta di cattiva gestione. Ad esempio, evitare il facile ricorso al credito al consumo, fare un budget familiare, accumulare un piccolo fondo di emergenza. Giuridicamente, se hai avuto un’esdebitazione, conserva tutti gli incartamenti (decreto di omologa, decreto di esdebitazione) perché potrebbero servirti se qualche vecchio creditore tenta erroneamente azioni (dovrai esibirli per bloccarlo). Aggiorna le varie banche dati se necessario (ad es. invia il decreto di chiusura procedura alle centrali rischi per far risultare la posizione chiusa). Dal punto di vista lavorativo, approfitta del “nuovo inizio” per concentrarti su redditi e risparmi: ora che i vecchi debiti sono andati, puoi destinare le tue entrate a progetti futuri, magari evitando di ricadere nelle rate. Se hai subito la perdita di beni (es. la casa), può essere duro ma considera che hai scambiato quei beni con la libertà finanziaria. Se invece hai mantenuto la casa, cerca di non ipotecarla di nuovo a cuor leggero. In sintesi, impara dall’esperienza: lo stralcio dei debiti è un’opportunità che il sistema ti ha dato anche a costo, spesso, dei creditori stessi (che hanno incassato meno). È dunque un “colpo di spugna” che moralmente andrebbe usato con responsabilità, per non ripetere gli errori e onorare questa seconda chance.

Conclusione

“Stralciare i debiti” non è un gesto di magia, ma il risultato di un percorso – negoziale o giudiziario – previsto dall’ordinamento per bilanciare il diritto del creditore a essere soddisfatto con la necessità, di ordine pubblico, di non condannare il debitore onesto alla disperazione perpetua. In Italia, la disciplina è ormai matura e allineata ai principi europei del fresh start: attraverso procedure ben regolate, il debitore sommerso può pagare quanto effettivamente possibile e ottenere la cancellazione del debito eccedente. Abbiamo visto le varie strade – dalle semplici transazioni private alle sofisticate procedure concorsuali – ciascuna con i suoi pro e contro. Il consiglio per chi si trova in difficoltà è di affrontare il problema tempestivamente, chiedendo aiuto a professionisti (avvocati, OCC) e informandosi sui propri diritti. Spesso l’errore più grande è l’inerzia o l’affidarsi a soluzioni miracolistiche non ufficiali. Invece, con gli strumenti giusti, anche situazioni che paiono senza uscita possono risolversi: casi reali testimoniano di debiti da centinaia di migliaia di euro ridotti a zero dopo l’esdebitazione, o di imprese salvate da concordati ben congegnati. Naturalmente, stralciare un debito ha un costo morale e pratico (bisogna cedere qualcosa, fosse anche solo il proprio “onore” di pagatore, e accettare restrizioni per qualche tempo), ma è spesso la scelta razionale di fronte all’alternativa di una vita di angoscia. La normativa vigente fino al 2025 offre molte opportunità di risanamento: dalle tregue fiscali in corso per i debiti col fisco, alla composizione negoziata per imprenditori in crisi (strumento introdotto nel 2021 per facilitare accordi prima dell’insolvenza conclamata), fino alle procedure concorsuali vere e proprie dettagliate in questa guida.

Dal punto di vista del debitore, l’importante è capire che uscire dai debiti “senza pagarli tutti” non è tabù: è previsto dalla legge e non equivale a commettere un illecito, se si seguono le regole. Occorre però trasparenza, correttezza e impegno nel rispettare i nuovi piani. Questa guida avanzata ha voluto “spiegare bene” come funziona lo stralcio dei debiti in Italia, con riferimenti normativi aggiornati e pronunce recenti, affinché sia utile sia ai professionisti del diritto sia ai debitori stessi. Conoscere i propri diritti e doveri è il primo passo per risollevarsi: come recita un brocardo latino, “scientia est potentia” – la conoscenza è potere. In materia di debiti, conoscere gli strumenti di stralcio può fare la differenza tra soccombere sotto i debiti o riprendere in mano la propria vita economica.

Fonti (normativa, giurisprudenza e riferimenti)

  • Legge 27 gennaio 2012 n.3, “Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento” (G.U. 30/1/2012) – Legge 3/2012 istitutiva delle procedure di sovraindebitamento (abrogata e confluita nel CCII dal 15/7/2022).
  • Decreto Legislativo 12 gennaio 2019 n.14, Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (in vigore dal 15 luglio 2022) – CCII, che all’art. 65-83 disciplina le procedure di composizione delle crisi da sovraindebitamento e all’art. 278-283 l’esdebitazione del debitore.
  • Legge 29 dicembre 2022 n.197 (Legge di Bilancio 2023), art.1 commi 222-252 – ha introdotto lo Stralcio automatico dei debiti fino €1000 affidati 2000-2015 e la Definizione agevolata 2023 (rottamazione-quater) dei debiti 2000-2022.
  • Determina Presidenziale CCIAA Padova n.3/2023 – Esempio di atto di ente locale che esercita la facoltà di non applicare lo stralcio automatico dei debiti ≤1000€ (come consentito dalla L.197/2022) .
  • Cassazione Civile Sez. I – 26/07/2023 n. 22699 – Sentenza in tema di sovraindebitamento consumatore: debiti “promiscui” e nozione di consumatore. Stabilisce che l’ex imprenditore con debiti d’impresa non può usare la procedura del consumatore.
  • Cassazione Civile Sez. I – 19/07/2024 n. 19964 – Sentenza sulle condizioni di accesso all’esdebitazione nella vecchia legge fallimentare. Ribadisce criteri di meritevolezza e interpreta requisiti dell’art.142 l.fall.
  • Cassazione Civile Sez. I – 10/09/2021 n. 24509 – Sentenza sui presupposti per l’esdebitazione del fallito persona fisica.
  • Cassazione Civile Sez. I – 12/05/2022 n. 15246 – Sentenza che affronta il tema del pagamento “irrisorio” ai creditori ai fini dell’esdebitazione. Indica che una percentuale del tutto simbolica può giustificare diniego (concetto poi superato da pronunce successive).
  • Cassazione Civile Sez. I – 24/10/2024 n. 27562 – Ordinanza (menzionata in testi dottrinali) che esclude soglie minime predefinite per l’esdebitazione, richiamando una valutazione complessiva e rigettando approcci quantitativi rigidi.
  • Cassazione Civile Sez. I – 11/06/2021 n. 16564 – Sentenza che conferma concessione esdebitazione anche senza alcun pagamento ai chirografari, purché soddisfatti requisiti di meritevolezza (interpretazione estensiva di art.142 co.2 l.fall.).
  • Cassazione Civile Sez. I – 14/06/2018 n. 15586 – Sentenza che per prima avallò l’idea che l’esdebitazione è ammissibile anche con zero pagamento ai chirografari, affermando il principio del favor debitoris in mancanza di soddisfacimento.
  • Corte Costituzionale – Sentenza 8 aprile 2021 n. 61 – (Inammissibilità di questione su art.14-quater l.3/2012, conversione accordo in liquidazione) – conferma indiretta della possibilità per il legislatore di disciplinare la conversione di procedure sovraindebitamento (questione poi superata dal CCII).
  • Corte di Giustizia UE – Sentenza 08/05/2024 (causa C-20/23) – Chiarisce portata art.23 Dir.2019/1023 su esclusione di debiti dall’esdebitazione. Conferma potere Stati di escludere categorie specifiche (es. fiscali, previdenziali) se giustificato.
  • Cassazione Civile Sez. I – 11/03/2016 n. 4844 – Sentenza fondamentale sui debiti contributivi: afferma che i crediti INPS godono sì di privilegio, ma non sono esclusi dall’esdebitazione (nemmeno quelli relativi a contributi obbligatori), smentendo interpretazioni restrittive dell’ente.
  • Documentazione Agenzia Entrate-Riscossione: FAQ e circolari sulla Definizione agevolata 2023 e Stralcio mini-debiti (es. Circolare AER n.2/2023) – spiegano condizioni rottamazione-quater e attuazione stralcio automatico al 31/3/23.

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Ti stai chiedendo se è possibile chiudere tutto pagando solo una parte dell’importo dovuto, in modo legale e definitivo?
👉 La risposta è sì: si chiama saldo e stralcio o stralcio dei debiti, ed è una delle soluzioni più efficaci per chi vuole azzerare le esposizioni e ripartire pulito senza rischiare pignoramenti o fallimenti.

In questa guida troverai spiegato cos’è lo stralcio dei debiti, quando si può ottenere, quanto puoi risparmiare e quali procedure legali permettono di cancellare i debiti residui.


⚖️ Cos’è lo stralcio dei debiti

Lo stralcio dei debiti è un accordo tra debitore e creditore con cui si stabilisce di chiudere il debito pagando solo una parte della somma originaria.
In cambio del pagamento parziale, il creditore rilascia una liberatoria definitiva e non può più pretendere nulla.

📌 Lo stralcio può avvenire in due modi:

  • Stralcio volontario: accordo privato tra debitore e creditore.
  • Stralcio giudiziale: approvato dal Tribunale nell’ambito di una procedura di sovraindebitamento.

💡 Quando è possibile ottenere uno stralcio

Puoi proporre uno stralcio dei debiti quando:

  • Sei in difficoltà economica e non puoi pagare l’intero importo.
  • Hai ricevuto cartelle esattoriali, ingiunzioni o precetti.
  • Il tuo debito è stato ceduto a una società di recupero, che lo ha acquistato a prezzo ridotto.
  • Vuoi evitare il pignoramento o chiudere vecchie posizioni ormai ingestibili.

👉 Lo stralcio è più facile da ottenere quando il creditore sa che, senza accordo, non riuscirà a recuperare nulla o quasi.


🧾 Tipologie di debiti che si possono stralciare

Possono essere ridotti o chiusi a saldo e stralcio:

  • Debiti bancari (prestiti, fidi, carte revolving).
  • Debiti fiscali (cartelle esattoriali, accertamenti).
  • Debiti contributivi (INPS, INAIL).
  • Debiti commerciali o tra privati.
  • Mutui e leasing in sofferenza.

Non si possono stralciare:

  • Obblighi di mantenimento familiare.
  • Sanzioni penali e amministrative.
  • Debiti nati da comportamenti fraudolenti o dolosi.

🧩 Le principali forme di stralcio

💠 1. Accordo stragiudiziale con i creditori

È la formula classica: negozi con banche, finanziarie o società di recupero per chiudere pagando una somma ridotta (spesso tra il 20% e il 60%).
Dopo il pagamento, ricevi una liberatoria scritta che chiude ogni pretesa.

👉 Ideale se hai liquidità disponibile o un familiare disposto ad aiutarti.


💠 2. Stralcio giudiziale (saldo e stralcio nel sovraindebitamento)

Previsto dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019).
Puoi chiedere al Tribunale di approvare un piano di pagamento ridotto, vincolando tutti i creditori.
Dopo l’approvazione e il pagamento della quota concordata, tutti i debiti residui vengono cancellati (esdebitazione).

👉 È la via più sicura e definitiva, perché approvata dal giudice e valida anche per i creditori contrari.


💠 3. Stralcio fiscale (definizioni agevolate e rottamazioni)

Quando il Governo attiva misure come rottamazione-quater o saldo e stralcio delle cartelle, puoi pagare solo imposte e contributi, senza sanzioni né interessi.
👉 Si applica solo a debiti fiscali e in determinate finestre temporali.


💰 Quanto si può risparmiare

Lo sconto dipende da:

  • Tipo di debito e anzianità della posizione.
  • Creditori coinvolti (banche, Fisco, privati).
  • Disponibilità economica e capacità di pagamento.
  • Forza negoziale e assistenza legale.

💡 In media, chiudendo a saldo e stralcio si può risparmiare tra il 40% e l’80% del debito complessivo, a seconda della situazione.


🧠 Cosa fare subito

✅ 1. Mappa tutti i tuoi debiti

Raccogli documenti, contratti, estratti conto, cartelle e comunicazioni ricevute.

✅ 2. Verifica a chi devi davvero pagare

Molti debiti sono stati ceduti a società di recupero, che spesso sono disposte a trattare per chiudere subito.

✅ 3. Non fare proposte da solo

Uno stralcio mal gestito può essere rifiutato o peggiorare la posizione.
Meglio affidarsi a un avvocato esperto in trattative e sovraindebitamento, che sa quanto offrire e come tutelarti.

✅ 4. Valuta la via giudiziale

Se i debiti sono tanti e non puoi pagarli tutti, il piano di esdebitazione è la soluzione più efficace:
blocca le azioni esecutive e cancella il residuo dopo la chiusura.


📋 Documenti necessari

  • Documento d’identità e codice fiscale.
  • Contratti di finanziamento, mutuo, leasing.
  • Estratti conto e lettere di sollecito.
  • Cartelle esattoriali e avvisi fiscali.
  • Elenco completo di debiti e creditori.
  • Dichiarazioni dei redditi o CUD.

⏱️ Tempi e risultati

  • Trattativa stragiudiziale: 1–3 mesi medi.
  • Procedura di sovraindebitamento: 3–8 mesi fino all’omologazione.
  • Durata piano (se previsto): 1–5 anni.

🎯 Risultato finale:

  • Cancellazione parziale o totale dei debiti.
  • Blocco dei pignoramenti e delle azioni esecutive.
  • Ripartenza economica con liberatoria definitiva.

⚖️ I vantaggi principali

✅ Chiusura definitiva di debiti fiscali, bancari e commerciali.
✅ Sconto consistente (fino all’80%).
✅ Nessun rischio di azioni legali future.
✅ Ripristino della tua reputazione creditizia.
✅ Nuova possibilità di ottenere credito o riprendere l’attività.


🚫 Errori da evitare

  • Fare proposte verbali senza documentazione scritta.
  • Affidarsi a “agenzie di recupero debiti” non qualificate.
  • Pagare senza ricevere liberatoria firmata.
  • Sottovalutare cartelle o decreti ingiuntivi.
  • Aspettare troppo: più il debito cresce, meno margine di trattativa hai.

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⚖️ Se necessario, deposita la procedura di sovraindebitamento per ottenere la cancellazione dei debiti residui.
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🎓 Le qualifiche dell’Avv. Giuseppe Monardo

✔️ Avvocato esperto in diritto bancario, tributario e sovraindebitamento.
✔️ Specializzato in trattative di saldo e stralcio e cancellazione legale dei debiti.
✔️ Gestore della crisi da sovraindebitamento iscritto presso il Ministero della Giustizia.


Conclusione

Stralciare i debiti significa chiuderli per sempre, pagando solo una parte, in modo legale e sicuro.
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  2. Consulenza fisica: è sempre a pagamento, incluso il primo consulto, il cui costo parte da 500€ + IVA, da saldare anticipatamente. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamento presso sedi fisiche specifiche in Italia dedicate alla consulenza iniziale o successiva (quali azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali in partnership, uffici temporanei). Anche in questo caso, sono previste comunicazioni successive tramite e-mail o posta elettronica certificata.

La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

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