Hai un’attività di mental coaching e ti trovi sommerso da debiti fiscali, contributivi o bancari?
Negli ultimi anni, molti professionisti del coaching hanno dovuto affrontare difficoltà economiche dovute al calo della clientela, all’aumento delle spese e alla pressione fiscale. Se sei un mental coach e hai accumulato debiti con il Fisco, l’INPS, le banche o i fornitori, sappi che esistono soluzioni legali concrete per difenderti, rateizzare i debiti o cancellarli definitivamente.
Perché anche i mental coach possono finire in difficoltà economica
Le cause più comuni che portano all’indebitamento sono:
- Diminuzione della clientela o cancellazioni improvvise dei contratti.
- Costi di formazione, marketing e gestione troppo elevati.
- Mancato versamento di imposte e contributi previdenziali.
- Ritardi nei pagamenti da parte dei clienti.
- Finanziamenti e prestiti aziendali o personali non più sostenibili.
Quando la situazione peggiora, il rischio è quello di subire cartelle esattoriali, pignoramenti o blocchi dei conti correnti, ma la legge offre strumenti di difesa efficaci per chi lavora come libero professionista.
Cosa succede se un mental coach non paga i debiti fiscali o contributivi
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ADER) e gli enti previdenziali possono:
- Notificare cartelle esattoriali o avvisi di pagamento.
- Disporre fermi amministrativi, ipoteche e pignoramenti su conti, redditi o beni personali.
- Trattenere crediti verso clienti o aziende.
- Segnalarti alle centrali rischi finanziarie, bloccando l’accesso a nuovi finanziamenti.
Essendo un libero professionista, rispondi con il tuo patrimonio personale dei debiti contratti nell’attività, anche se hai cessato la partita IVA.
Cosa fare subito se sei un mental coach indebitato
- Fai il punto sui tuoi debiti: raccogli cartelle, prestiti, bollette, finanziamenti e controlla importi, scadenze e tipologia dei creditori.
- Richiedi l’estratto di ruolo all’Agenzia delle Entrate-Riscossione: ti servirà per capire quali debiti sono effettivamente esigibili e quali prescritti.
- Controlla la legittimità delle cartelle: molte volte gli atti contengono vizi di notifica o errori di calcolo che li rendono annullabili.
- Richiedi la rateizzazione: puoi ottenere fino a 120 rate mensili per evitare azioni esecutive immediate.
- Verifica la possibilità di definizione agevolata (rottamazione): se disponibile, ti permette di pagare solo il capitale dovuto, cancellando sanzioni e interessi.
Le soluzioni legali per chi non riesce più a pagare i debiti
Se la tua situazione economica non ti consente più di far fronte ai pagamenti, puoi accedere alla procedura di sovraindebitamento, prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019).
È una procedura legale che ti consente di bloccare i creditori, sospendere i pignoramenti e cancellare legalmente i debiti residui.
Le opzioni principali sono:
- Piano del consumatore: per chi è un libero professionista o privato. Il giudice approva un piano di pagamenti sostenibile e cancella il debito residuo, anche senza il consenso dei creditori.
- Concordato minore: per chi ha un’attività autonoma o una piccola impresa individuale. Permette di proporre un piano di rientro ai creditori con riduzione delle somme dovute.
- Liquidazione controllata: se non puoi più proseguire l’attività, i tuoi beni vengono messi a disposizione dei creditori; al termine, il giudice concede la cancellazione definitiva dei debiti (esdebitazione).
- Esdebitazione del debitore incapiente: se non hai beni né redditi, puoi chiedere la cancellazione totale dei debiti se sei meritevole e collaborativo.
Con il deposito della domanda, il tribunale può concedere misure protettive immediate, sospendendo pignoramenti, ipoteche e azioni esecutive in corso.
Come difendersi anche dai debiti bancari o finanziari
Se hai prestiti o finanziamenti non più sostenibili:
- Chiedi una rinegoziazione o sospensione delle rate alla banca.
- Se il credito è stato ceduto a una società di recupero, puoi trattare un saldo e stralcio, chiudendo la posizione con un importo ridotto.
- Se hai ricevuto un decreto ingiuntivo, puoi presentare opposizione entro 40 giorni, chiedendo la sospensione della procedura.
- Un avvocato esperto può verificare eventuali tassi usurari o clausole abusive nel contratto di finanziamento.
Cosa puoi ottenere con una difesa efficace
- La sospensione immediata delle azioni di riscossione e dei pignoramenti.
- La riduzione o cancellazione totale dei debiti tramite esdebitazione.
- La protezione dei beni personali e della casa di abitazione.
- La possibilità di ripartire senza debiti e tornare a lavorare serenamente.
Quando rivolgersi a un avvocato esperto
Devi contattare un avvocato tributarista o specializzato in crisi da sovraindebitamento se:
- Hai ricevuto cartelle o intimazioni di pagamento.
- Hai debiti con Fisco, INPS o banche.
- Ti hanno pignorato conti o redditi.
- Vuoi capire se puoi accedere alla cancellazione dei debiti tramite esdebitazione.
Un avvocato esperto può bloccare la riscossione, trattare con i creditori e seguire la procedura in tribunale, fino alla cancellazione legale dei debiti.
⚠️ Attenzione: ignorare i debiti o le cartelle può portare a pignoramenti, blocchi dei conti e gravi danni alla tua reputazione professionale. Agire in tempo è fondamentale per salvaguardare il tuo lavoro e il tuo patrimonio.
Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in diritto tributario, crisi da sovraindebitamento e difesa dei liberi professionisti – spiega cosa fare se sei un mental coach con debiti, come bloccare le azioni di riscossione e come ottenere la cancellazione legale dei debiti fiscali, bancari e contributivi.
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Analizzeremo la tua situazione, verificheremo se puoi accedere alla procedura di esdebitazione e costruiremo una strategia personalizzata per proteggere i tuoi beni e liberarti definitivamente dai debiti.
Introduzione
Un mental coach – tipicamente un libero professionista con partita IVA che offre servizi di formazione e crescita personale – può trovarsi in difficoltà economiche quando i debiti superano la sua capacità di rimborso. In Italia, esistono strumenti giuridici avanzati per aiutare chi è sovraindebitato (cioè oppresso da debiti che non riesce più a pagare regolarmente) a gestire e ridurre la propria esposizione debitoria. Questa guida, aggiornata a settembre 2025, analizza in dettaglio cosa fare e come difendersi dal punto di vista del debitore, con un taglio specialistico ma accessibile per avvocati, privati cittadini e imprenditori. Saranno esaminate le varie tipologie di debito (fiscali, contributivi, bancari e verso privati), le conseguenze in caso di mancato pagamento e soprattutto le soluzioni legali offerte dall’ordinamento italiano – dalla semplice rateizzazione fino alle più complesse procedure di sovraindebitamento previste dalla Legge 3/2012 (cd. Legge “Salva Suicidi”) e confluite nel nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (D.Lgs. 14/2019). Verranno inoltre riportate sentenze recenti di Cassazione e di merito che hanno chiarito aspetti chiave, con fonti normative e giurisprudenziali autorevoli elencate in fondo alla guida. Il linguaggio utilizzato è giuridico ma divulgativo: ogni concetto tecnico verrà spiegato in modo da risultare comprensibile, pur mantenendo l’accuratezza e il rigore richiesti da un approfondimento avanzato. Infine, una sezione di domande e risposte (FAQ) affronterà i dubbi più frequenti, e alcune tabelle riepilogative offriranno un colpo d’occhio sulle differenze tra i vari strumenti a disposizione del debitore mental coach. L’obiettivo è fornire al lettore gli strumenti conoscitivi per difendersi dai creditori e intraprendere un percorso di risanamento finanziario nel pieno rispetto della legge e con la massima tutela possibile dei propri diritti.
(Esempio introduttivo): Immaginiamo “Marco”, mental coach 45enne, che dopo alcuni anni di attività redditizia vede calare i clienti. Ha debiti con la banca per un prestito con cui ha allestito il suo studio, cartelle esattoriali dell’Agenzia Entrate-Riscossione per imposte e contributi non versati, oltre a bollette e fornitori arretrati. Sommerso dalle richieste di pagamento, Marco teme pignoramenti e di perdere la propria casa. Questa guida lo aiuterà a capire quali mosse attuare subito (ad esempio verificare se può rateizzare le cartelle esattoriali o opporsi a eventuali pretese illegittime) e quali procedure attivare per trovare una soluzione definitiva ai suoi debiti.
I possibili debiti di un mental coach
Un mental coach in difficoltà può cumulare diverse categorie di debiti, ciascuna con caratteristiche giuridiche e conseguenze specifiche. Analizziamo le principali tipologie di esposizioni debitorie che possono riguardare un professionista di questo settore:
- Debiti fiscali (Erario e tributi locali): sono le somme dovute a titolo di imposte statali o locali. Esempi tipici includono l’IRPEF sulle fatture emesse e non accantonata, l’IVA sulle prestazioni non versata periodicamente, la rata annuale dell’INPS gestione separata (contributi previdenziali per i liberi professionisti) e altre imposte minori. Un mental coach con partita IVA deve versare regolarmente imposte e contributi; se ciò non avviene, il debito fiscale cresce nel tempo per via di sanzioni e interessi. L’Agente della Riscossione (oggi Agenzia delle Entrate-Riscossione, abbreviato AER) notifica al debitore una cartella esattoriale o un avviso di addebito (per contributi), che costituisce un titolo esecutivo: significa che, trascorsi i termini di legge senza pagamento o ricorso, la cartella può dare luogo a pignoramenti e altre azioni coattive. I debiti tributari godono spesso di un privilegio rispetto ad altri crediti, e alcuni – come l’IVA o le ritenute non versate – sono considerati particolarmente sensibili (anche nella legislazione sul sovraindebitamento hanno un trattamento speciale, come vedremo). Inoltre, l’accumulo di debiti fiscali può avere anche risvolti penali: ad esempio l’omesso versamento IVA oltre una certa soglia o la dichiarazione fraudolenta sono reati, con possibili denunce e processi penali a carico del professionista. Dal punto di vista della difesa, è importante sapere che il sistema fiscale italiano prevede strumenti per diluire o ridurre il carico: dalle rateizzazioni ordinarie (fino a 72 o 120 rate in certi casi) alle definizioni agevolate (rottamazioni delle cartelle) introdotte periodicamente dal legislatore . Ne parleremo nel prosieguo.
- Debiti contributivi (previdenza e assistenza): oltre alle tasse, un mental coach potrebbe avere debiti verso enti previdenziali. Se opera come libero professionista iscritto alla Gestione Separata INPS, i contributi non pagati seguono lo stesso percorso delle imposte (l’INPS iscrive a ruolo il credito e lo affida all’Agente Riscossore con emissione di cartella). In caso di lavoro dipendente (es. se il mental coach aveva collaboratori o dipendenti e non ha versato contributi o ritenute sui loro stipendi), le somme dovute sono anch’esse riscuotibili coattivamente e spesso godono di privilegio nel recupero. Debiti verso l’INPS o casse professionali comportano anche sanzioni civili (interessi di mora e sanzioni aggiuntive), e in taluni casi inadempienze gravi e protratte (mancato versamento di contributi previdenziali trattenuti ai dipendenti) integrano fattispecie di reato. Gli strumenti difensivi ricalcano quelli tributari: rateizzazioni (l’INPS consente piani di dilazione per regolarizzare il dovuto) e adesione a eventuali condoni o sanatorie se previsti da normative temporanee. Anche questi debiti potranno essere inseriti in eventuali procedure concorsuali da sovraindebitamento, purché non derivino da condotte illecite: come vedremo, i debiti per contributi omessi rientrano nelle procedure di composizione della crisi, ma non vengono cancellati qualora frutto di violazioni penalmente sanzionate (es. condanna definitiva per omesso versamento di ritenute previdenziali) .
- Debiti bancari e finanziari: comprendono esposizioni verso banche, società finanziarie o altri intermediari. Nel caso di un mental coach, si possono citare un prestito bancario ottenuto per allestire lo studio o finanziare un corso, un mutuo (se ha acquistato casa o ufficio accendendo ipoteca), scoperti di conto o carte di credito aziendali e personali. Questi debiti sono regolati da contratti privati, spesso assistiti da tassi di interesse (talvolta elevati, se si tratta di credito al consumo). In caso di insolvenza, la banca o finanziaria normalmente intima il pagamento (ad esempio con una lettera di “decadenza dal beneficio del termine” per un mutuo non pagato, che rende immediatamente esigibile l’intero debito residuo) e poi procede giudizialmente. Strumenti tipici sono il decreto ingiuntivo – ottenuto il quale, in mancanza di opposizione del debitore, il creditore bancario può passare al pignoramento – oppure l’azione esecutiva ipotecaria (se vi è un’ipoteca su un immobile, la banca può avviare direttamente l’espropriazione immobiliare una volta decaduto il beneficio del termine). Nel caso di prestiti personali, l’intermediario può avvalersi anche di cambiali o effetti firmati dal coach come titoli esecutivi. I debiti finanziari generano segnalazioni nelle banche dati (ad es. Centrale Rischi di Banca d’Italia, CRIF per i crediti al consumo), compromettendo la reputazione creditizia del debitore. Dal punto di vista difensivo, è possibile tentare una trattativa con la banca per una riduzione a saldo e stralcio (soprattutto se il debito è ormai scaduto da tempo e difficilmente recuperabile per loro) o una rinegoziazione del piano di rientro. In presenza di tassi d’interesse usurari o di clausole illegittime nel contratto, si può opporre il debito in giudizio sollevando le relative eccezioni (questo richiede perizia tecnica sui conteggi). Va segnalato che i debiti bancari possono essere inclusi nelle procedure di sovraindebitamento (piani o accordi), eventualmente con una proposta di pagamento parziale e dilazionato, subordinata all’omologazione del giudice . Se la banca è garantita da ipoteca su un immobile, il trattamento del suo credito dovrà rispettare la regola che essa riceva almeno quanto otterrebbe da una vendita forzata dell’immobile stesso . In ogni caso, il mental coach dovrà considerare che l’eventuale meritevolezza richiesta per accedere ai benefici di legge (si veda oltre) potrebbe venire meno se, ad esempio, ha fatto ricorso al credito in modo sproporzionato rispetto alle sue capacità patrimoniali; tuttavia la riforma del 2020 ha reso più permissiva la valutazione della meritevolezza, escludendola solo in caso di colpa grave, malafede o frode del debitore .
- Debiti verso privati e fornitori: infine, un mental coach può avere debiti personali o commerciali verso soggetti privati. Si pensi alle utenze (bollette di luce, telefono, internet dello studio) non pagate, ai canoni di locazione dell’ufficio, oppure al compenso di un collega consulente che ha collaborato a un progetto. Questi crediti, se il debitore non paga spontaneamente, richiedono al privato di attivarsi legalmente: in genere il creditore dovrà ottenere un titolo esecutivo (una sentenza o un decreto ingiuntivo) e poi potrà procedere con pignoramenti. Fanno eccezione i casi in cui il debitore abbia firmato titoli di credito (es. assegni, cambiali) risultati impagati: in tal caso il titolo stesso vale come base per l’esecuzione forzata. I fornitori e i locatori possono rivalersi su beni mobili, crediti e immobili del debitore analogamente agli altri creditori chirografari. Spesso, i debiti verso privati non godono di privilegi particolari (tranne alcune eccezioni come il locatore che ha privilegio sui beni pignorati nell’immobile affittato per i canoni degli ultimi mesi, o il diritto di ritenzione del traslocatore, ecc.). Dal lato difensivo, anche qui si può negoziare un pagamento dilazionato o parziale; molti creditori privati preferiscono evitare lunghe cause e accettano una transazione ragionevole. È importante rispondere alle comunicazioni (diffide, messe in mora) per cercare un accordo, oppure, se il credito è contestato, opporre immediatamente eventuali decreti ingiuntivi nei termini (40 giorni normalmente) per far valere le proprie ragioni. Debiti verso privati non privilegiati possono essere significativamente ridotti nelle procedure di sovraindebitamento, poiché spesso in caso di liquidazione forzata otterrebbero poco o nulla – un piano può quindi prevedere il pagamento parziale (anche una percentuale modesta) di tali crediti, offrendo loro comunque un vantaggio rispetto alla liquidazione .
In sintesi, il panorama debitorio di un mental coach può comprendere una molteplicità di voci: fiscali, previdenziali, bancarie e commerciali. Ciascuna tipologia di credito ha un proprio regime di tutela legale (ad es. i crediti erariali e contributivi godono di garanzie e poteri di riscossione pubblicistici, i crediti bancari possono essere assistiti da ipoteca o privilegi, ecc.), e di converso esistono specifiche strategie di difesa e strumenti normativi per gestirli. Nelle sezioni che seguono esamineremo: (i) le conseguenze del mancato pagamento di questi debiti – ossia cosa possono fare i creditori (dalle azioni esecutive individuali alle segnalazioni e sanzioni) – e (ii) le soluzioni pratiche che un debitore ha a disposizione, tanto nel breve termine (come bloccare o sospendere un pignoramento imminente) quanto nel lungo periodo (come ridurre o cancellare definitivamente i debiti attraverso accordi o procedure concorsuali).
Conseguenze del mancato pagamento: azioni dei creditori e rischi per il debitore
Quando un debitore non paga volontariamente i propri debiti, ciascun creditore può attivarsi per il recupero forzoso delle somme. Il nostro ordinamento prevede diverse forme di procedura esecutiva a seconda della natura del credito e dei beni aggredibili. Di seguito passeremo in rassegna le principali azioni dei creditori che un mental coach indebitato rischia di subire, distinguendo tra creditori pubblici (Erario e enti previdenziali) e privati (banche, finanziarie, fornitori), nonché evidenziando i limiti di legge posti a tutela di determinati beni (ad esempio la prima casa, gli strumenti di lavoro essenziali, etc.).
Cartelle esattoriali e riscossione coattiva (Agenzia Entrate-Riscossione)
Per i debiti fiscali e contributivi, lo strumento iniziale è la cartella di pagamento emessa dall’Agente della Riscossione. Se il mental coach non paga entro 60 giorni dalla notifica della cartella né presenta opposizione (quando ne ricorrono i presupposti), la cartella diventa definitiva. Trascorso questo termine, l’Agente pubblico deve attivare le azioni esecutive previste dal D.P.R. 602/1973 per riscuotere il credito . In particolare, l’Agenzia Entrate-Riscossione (AER) può procedere con:
- Iscrizione di ipoteca: per debiti superiori a 20.000 € l’Agente della Riscossione può iscrivere ipoteca sui beni immobili del debitore (art. 77 DPR 602/1973). L’ipoteca ha funzione cautelare: vincola l’immobile a garanzia del debito. Non implica la perdita immediata del bene, ma costituisce un peso che ne ostacola la vendita o la concessione di mutui. Se il debito permane, l’ipoteca è preludio possibile di un’esecuzione immobiliare. Va ricordato che, per legge, prima di pignorare un immobile, AER deve aver iscritto ipoteca da almeno 6 mesi e il debitore deve ancora risultare inadempiente .
- Espropriazione immobiliare: l’atto più temuto è il pignoramento della casa o di altri immobili. La legge italiana offre però una tutela importante per la prima casa del debitore se questi ha debiti fiscali: l’art. 76 del DPR 602/1973, modificato dal D.L. 69/2013, vieta all’Agente della Riscossione di avviare l’espropriazione immobiliare sulla prima ed unica casa di proprietà del debitore, purché non si tratti di un’abitazione di lusso (categorie catastali A/8 o A/9) e il debitore vi risieda anagraficamente . In altre parole, se il mental coach possiede un solo immobile ad uso abitativo, che è la sua abitazione principale non di lusso, l’Erario non può pignorarlo per riscuotere i tributi . Questo vale indipendentemente dall’importo del debito (anche debiti elevati): l’unico immobile destinato a casa propria è impignorabile dal fisco. Attenzione: il divieto riguarda l’espropriazione, ma non l’iscrizione di ipoteca. Infatti, AER può comunque ipotecare la prima casa (se il debito supera 20.000 €), pur non potendo procedere alla vendita forzata finché quella rimane l’unica abitazione e il debitore vi risiede . Se invece il debitore possiede più immobili, oppure l’immobile non è prima casa (es. una seconda casa data in affitto, un ufficio, un terreno) allora l’espropriazione è ammessa – con alcune condizioni: per procedere sul primo immobile disponibile occorre che il debito erariale sia superiore a 120.000 € ; inoltre, se si tratta della prima casa non unica (ad esempio il debitore ha due case, di cui una è quella dove risiede), la protezione dell’art.76 non si applica perché la legge richiede che l’immobile sia l’unico di proprietà per essere impignorabile . In sintesi, AER può pignorare immobili del debitore solo se: (a) non si tratta dell’unico immobile ad uso abitativo in cui risiede, oppure (b) pur essendo abitazione principale, il debitore ha altri immobili su cui rivalersi; e comunque, in caso di prima casa non unica, se il debito supera 120.000 € e sono decorsi 6 mesi dall’ipoteca senza pagamento .
- Fermo amministrativo dei veicoli: per importi a partire da € 1.000, il Riscossore può attivare il fermo amministrativo sui beni mobili registrati del debitore, tipicamente autoveicoli. La procedura prevede un preavviso di fermo: se entro 30 giorni dalla notifica il debitore non paga o rateizza, viene iscritto il fermo al PRA (Pubblico Registro Automobilistico), bloccando di fatto l’utilizzo legale del veicolo (non può circolare né essere radiato o venduto) . Tuttavia, esiste una importante eccezione: non si procede al fermo se, entro quei 30 giorni, il debitore prova che l’auto o il mezzo è strumentale all’attività professionale o d’impresa svolta . Ciò è particolarmente rilevante per un mental coach: se l’auto è necessaria per recarsi dai clienti o svolgere la professione (ad esempio spostarsi per seminari), presentando apposita istanza all’Agente della Riscossione (il modello “F2 – Istanza di annullamento preavviso fermo bene strumentale”) con i documenti che attestano l’uso lavorativo, il fermo non verrà iscritto . Questa tutela (art. 86 comma 2 DPR 602/73) evita di privare il debitore del mezzo di sostentamento. Attenzione: se il contribuente non compie alcuna azione e decorrono i 30 giorni dal preavviso, l’auto sarà sottoposta a fermo; per farlo rimuovere bisognerà poi pagare il debito (o quantomeno iniziare una rateazione: con il pagamento della prima rata il fermo è sospeso ).
- Pignoramento di stipendi, conti correnti e crediti: oltre ai beni immobili e ai veicoli, l’Agente pubblico può pignorare anche denaro e crediti del debitore presso terzi. Per esempio, può notificare un pignoramento del conto corrente in banca: in tal caso le somme depositate vengono bloccate fino a concorrenza del debito e, passati i termini di legge, girate al concessionario. Se sul conto affluisce uno stipendio o pensione, la legge impone dei limiti (di regola è impignorabile il minimo vitale pari a circa 1,5 volte l’assegno sociale, e per somme accreditate prima del pignoramento si applica un limite del triplo dell’assegno sociale) – ma nel caso di un mental coach libero professionista, i versamenti sul conto non sono tecnicamente “stipendi” bensì compensi, dunque non beneficiano delle stesse protezioni: una volta confluiti sul conto prima del pignoramento, sono considerati parte del saldo disponibile e pignorabili integralmente (fatto salvo il minimo vitale sul conto personale) . Diverso sarebbe se il mental coach avesse anche un lavoro dipendente: in quel caso, la quota di stipendio sul conto post-pignoramento sarebbe soggetta a limiti (impignorabilità di una parte). Oltre ai conti correnti, AER può rivolgere un pignoramento presso terzi ad eventuali clienti del mental coach: se, ad esempio, il coach ha emesso fattura a una società per un corso e questa non ha ancora pagato, l’Agente può notificare il pignoramento alla società, intimandole di versare le somme dovute non al coach ma direttamente all’Agenzia Riscossione. Ciò può creare seri problemi di liquidità al professionista, che si vede deviare gli incassi. Anche in questo caso, esistono limiti per specifici terzi: ad esempio, il pignoramento presso Pubbliche Amministrazioni per crediti fiscali segue la regola del “saldo zero” oltre soglie modeste (meccanismo di compensazione forzata per debiti tributari sopra 5.000 €). Comunque, per il mental coach i clienti tipicamente sono privati o aziende, quindi non si applicano regole speciali: il terzo pignorato dovrà versare quanto dovrebbe al coach fino a coprire il debito esattoriale.
- Altre misure: vanno menzionati infine i poteri cautelari del fisco, come il pignoramento immobiliare “diretto” introdotto dal 2017 (art. 72-bis DPR 602/73) che consente all’Agente di pignorare crediti del debitore presso banche senza passare dall’ufficiale giudiziario, o il recente istituto della vendita diretta su istanza del debitore ex art. 78 DPR 602/73 come modificato dalla riforma Cartabia (che permette, in esecuzione immobiliare fiscale, al debitore di chiedere di vendere lui stesso l’immobile pignorato per pagare i creditori ). Queste sono evoluzioni procedurali di dettaglio che confermano una cosa: la macchina della riscossione pubblica è dotata di strumenti robusti e rapidi. Pertanto è fondamentale per il debitore conoscere i propri diritti (ad esempio, sapere che la prima casa è impignorabile dal fisco, o che può salvare l’auto strumentale dal fermo) e reagire prontamente con le istanze opportune o attivando le procedure di composizione della crisi che sospendono l’esecuzione individuale (come vedremo più avanti) .
(Tabella riepilogativa: Azioni esecutive del Fisco e limiti principali)
| Azione AER | Condizioni | Limiti di tutela |
|---|---|---|
| Cartella esattoriale (titolo esec.) | Mora > 60 gg da notifica senza pagamento | Possibile sospensione se si contesta entro termini (ricorso/istanza in autotutela) |
| Ipoteca immobiliare | Debito > €20.000, preavviso al debitore | Non impedisce uso bene; se unico immobile prima casa, l’espropriazione resta vietata |
| Pignoramento immobiliare | > 1 immobile posseduto o casa di lusso; debito > €120.000 ; <br>Previa iscrizione ipoteca da ≥6 mesi | Prima casa unica impignorabile (art.76 DPR 602/73) ; <br>Se valore complessivo beni < €120.000, espropriazione non avviabile |
| Fermo amministrativo veicoli | Debito ≥ €1.000; decorso 30 gg da preavviso | Esclusi veicoli strumentali al lavoro (se debitore prova entro 30 gg) ; <br>Esclusi veicoli per disabili ; <br>Sospeso con pagamento 1ª rata di rateizzo |
| Pignoramento conto corrente | Notifica atto a banca (art.72-bis DPR 602/73) | Impignorabile su c/c il minimo vitale (~1,5×assegno sociale); <br>se stipendio/pensione accreditati dopo pignoramento: limiti 1/5 e minimo ex art. 545 c.p.c.; <br>NB: compensi lavoro autonomo assimilati a saldo generico (no esenzione specifica) |
| Pignoramento presso terzi (crediti) | Debitore vanta crediti verso terzi (clienti, etc.) | Importi dovuti dal terzo vengono destinati al creditore pubblico fino a concorrenza debito; <br>se terzo è P.A.: obbligo verifica debiti > €5.000 (DPR 602/73 art.48-bis) e eventuale blocco pagamento al debitore |
(Legenda: AER = Agenzia Entrate-Riscossione; P.A. = Pubblica Amministrazione; c.p.c. = Codice procedura civile)
Azioni esecutive dei creditori privati (banche, finanziarie, fornitori)
I creditori non pubblici – come le banche, società finanziarie o altri creditori privati – devono anch’essi procurarsi un titolo esecutivo per agire forzosamente contro il debitore mental coach. In molti casi il titolo deriva da un contratto bancario o da un effetto cambiario, in altri è necessario passare per un giudizio. Vediamo i passaggi e le azioni tipiche:
- Decreto ingiuntivo e precetto: se il creditore non possiede già un titolo esecutivo (ad esempio la banca con un mutuo fondiario in alcune situazioni ha già la formula esecutiva sul contratto, oppure un assegno bancario non pagato è titolo di per sé), occorre ottenerne uno. La via più rapida è il ricorso per decreto ingiuntivo: il creditore presenta al giudice prova scritta del credito (es. contratto e estratto conto per la banca, fattura non pagata per il fornitore) e chiede un decreto ingiuntivo di pagamento. Il decreto, una volta notificato al debitore, se non viene opposto entro 40 giorni diventa definitivo. A quel punto il creditore notifica un atto di precetto, ossia l’intimazione a pagare entro 10 giorni, decorso il quale può procedere a pignoramento. Anche per i crediti bancari o privati, l’atto di precetto è un passaggio obbligato prima dell’esecuzione (salvo titoli cambiari, assegni, mutui fondiari, che consentono di precettare direttamente). Un mental coach debitore dovrebbe sempre reagire a un decreto ingiuntivo se ha contestazioni da sollevare (ad esempio importi non dovuti, interessi non calcolati correttamente, vizi del rapporto): l’opposizione va fatta in tribunale nei termini, altrimenti il debito diventa incontestabile. Se invece il debito è certo, la mancata opposizione porta rapidamente alla fase esecutiva.
- Pignoramento mobiliare: una volta munito di titolo e precetto, il creditore privato (banca o altro) può far eseguire un pignoramento mobiliare tramite ufficiale giudiziario. Il pignoramento mobiliare può essere svolto presso la residenza o i locali del debitore, alla ricerca di beni pignorabili – tipicamente arredamento, elettronica, denaro contante, oggetti di valore. Nel caso di un mental coach, spesso non vi sono grandi beni mobili di valore nella sede (se ha uno studio, potrebbero esservi computer, attrezzature, mobilio). La legge prevede che gli strumenti indispensabili per l’esercizio della professione siano relativamente impignorabili: ai sensi dell’art. 515 c.p.c., “gli strumenti, gli oggetti e i libri indispensabili per l’esercizio della professione, arte o mestiere del debitore possono essere pignorati nei limiti di un quinto” del loro valore, e solo se il resto dei beni del debitore è insufficiente a soddisfare il credito . Ciò significa che ad esempio, se il mental coach ha un solo computer che gli serve per lavorare, in teoria quel computer è pignorabile solo per 1/5 del suo valore (il che rende spesso sconveniente venderlo e dunque di fatto ne evita l’asporto); la giurisprudenza ha talora affermato che l’unico bene strumentale essenziale è addirittura impignorabile, essendoci il limite del quinto e non essendoci altri beni su cui rivalersi . In pratica, il pignoramento mobiliare presso studi professionali raramente porta grande soddisfazione ai creditori, a meno di trovare beni di lusso o collezioni. Comunque il messaggio per il debitore è: gli strumenti di lavoro essenziali sono in buona parte protetti (o, se pignorati, l’attività può proseguire perché non li portano via integralmente, salvo casi di beni multipli). Resta il fatto che vedere arrivare l’ufficiale giudiziario in studio comporta un serio stress e possibili danni all’immagine professionale.
- Pignoramento di crediti verso terzi: analogamente a quanto fa il fisco, anche un creditore privato può pignorare i crediti del mental coach. L’esempio più comune è il pignoramento del conto corrente bancario: il creditore notifica l’atto sia al debitore sia alla banca, bloccando immediatamente le somme presenti sul conto fino a copertura del credito precettato. La differenza rispetto al fisco è che qui interviene il giudice dell’esecuzione: dopo la notifica, in udienza viene dichiarato assegnato al creditore l’importo pignorato (entro il limite del credito vantato), dopodiché la banca lo trasferisce. Per il conto personale del debitore, valgono le stesse tutele citate prima: impignorabilità di un minimo vitale e limiti su stipendi/pensioni. In assenza di uno stipendio fisso, però, sul conto di un autonomo tutto il saldo può essere aggredito. Un creditore può pignorare anche crediti verso clienti noti (es. se il coach ha emesso fatture a una società, il creditore può pignorare quel credito presso la società), oppure presso enti che dovessero corrispondergli somme (ad es., improbabile ma come scenario, un premio o contributo pubblico che il coach deve ricevere – il creditore potrebbe tentare il pignoramento presso l’ente erogante). Un’altra forma particolare è il pignoramento presso terzi dello stipendio del coniuge o comunque di conti cointestati: attenzione, se il mental coach ha conti in comunione o cointestati, il creditore potrebbe colpire anche quelli (nei limiti della quota di spettanza del debitore, di regola il 50%).
- Pignoramento immobiliare (creditore privato): anche la banca o il privato possono pignorare la casa o altri immobili del mental coach. Diversamente dal Fisco, qui non esiste una norma che protegga la prima casa dall’esecuzione da parte di creditori privati . Ciò significa che se un mental coach ha un mutuo ipotecario e smette di pagare, la banca può avviare il pignoramento della casa (anche se è l’unica e vi risiede); parimenti, un fornitore munito di titolo potrebbe iscrivere ipoteca giudiziale e poi chiedere la vendita. L’unico caso di impignorabilità “assoluta” di un immobile riguarda situazioni molto particolari, ad esempio immobili rientranti nel fondo patrimoniale e debiti non contratti per esigenze familiari – ma questo esula dalla trattazione (ed è comunque una tutela relativa, contestabile dal creditore se prova che il debito serviva ai bisogni familiari). Pertanto, il mental coach debitore non può fare affidamento su una protezione automatica della propria abitazione contro creditori privati: deve invece attivarsi con gli strumenti di difesa se vuole salvarla, quali: negoziare con i creditori ipotecari (ad esempio chiedendo una moratoria del mutuo o una rinegoziazione), consolidare eventualmente i debiti (rifinanziarli, se possibile, con un nuovo mutuo per pagarne diversi, operazione tuttavia spesso impraticabile in stato di insolvenza conclamata), oppure – se la situazione è compromessa – ricorrere alle procedure concorsuali di sovraindebitamento che congelano le azioni esecutive e possono portare a soluzioni alternative alla vendita forzata (ad esempio una vendita concordata con i creditori nell’ambito di un piano). Da segnalare: a fine 2024 la Corte di Cassazione ha confermato il principio che l’unico immobile in cui il debitore risiede anagraficamente non è impignorabile per i creditori privati – la protezione della prima casa opera solo verso lo Stato . Quindi, un mental coach che deve soldi a una finanziaria può subire il pignoramento e l’asta della propria abitazione, se non prende misure per evitarlo.
- Sanzioni ed effetti ulteriori: oltre al pignoramento in sé, il mancato pagamento di debiti privati comporta altre conseguenze negative. Ad esempio: segnalazione alle centrali rischi (come accennato, un finanziamento non rimborsato porta alla segnalazione come “cattivo pagatore”, pregiudicando l’accesso al credito futuro); interessi moratori elevati e altre penalità contrattuali (clausole di accelerazione, decadenza dal termine, penali fisse); revoca di fidi e affidamenti (se il coach aveva un conto bancario affidato, il mancato pagamento di una rata può portare la banca a revocare l’intero fido); eventuali azioni di risarcimento danni (un locatore potrebbe chiedere anche danni ulteriori per l’immobile lasciato senza pagare, ecc.). Inoltre, l’immagine professionale può risentirne: si pensi alla pubblicità di un’asta immobiliare dove compare il nome del professionista, o alla visita del ufficiale giudiziario allo studio, cosa che rischia di trapelare all’esterno. Insomma, le conseguenze non sono solo patrimoniali ma anche reputazionali e psicologiche.
Riepilogando, i creditori privati dispongono di strumenti di recupero efficaci, anche se più lenti e garantisti rispetto al Fisco. Per un debitore è cruciale conoscere i limiti posti dalla legge alle esecuzioni: abbiamo visto ad esempio la tutela per gli strumenti di lavoro (impignorabilità relativa ex art. 515 c.p.c.) e l’assenza di protezione della prima casa dai privati a differenza che col Fisco. Queste conoscenze aiutano a stabilire priorità: ad esempio, capire che un fornitore potrebbe mettere all’asta la casa fa capire che occorre inserirlo eventualmente in un piano di rientro o procedura concorsuale, mentre sapere che l’ufficiale giudiziario non potrà portare via tutto dallo studio rassicura sul poter continuare l’attività. Nel prossimo capitolo affronteremo proprio le strategie difensive e le soluzioni che il mental coach indebitato può adottare per gestire o eliminare i propri debiti, dalle azioni immediate (come le opposizioni ai pignoramenti, le richieste di sospensione, le rateizzazioni) fino alle procedure giudiziali più strutturate come il piano del consumatore, il concordato minore o la liquidazione del patrimonio.
Strategie iniziali di difesa del debitore
Di fronte alle pressioni dei creditori e al rischio di azioni esecutive, un debitore deve agire prontamente per difendere i propri beni e preparare una soluzione di più ampio respiro. In questa sezione vediamo quali passi iniziali un mental coach indebitato può intraprendere per arginare la crisi, evitando errori comuni (come l’inerzia o le reazioni impulsive) e ponendo le basi per eventuali procedure di composizione. Le strategie si possono dividere in: (A) verifica e contestazione dei debiti (quando possibile); (B) ricerca di accordi stragiudiziali (pagamenti a rate o saldo e stralcio); (C) utilizzo degli strumenti normativi per congelare le azioni esecutive (sospensioni, istanze al giudice, misure protettive); (D) preparazione dell’accesso a procedure concorsuali minori (sovraindebitamento).
A. Verifica della legittimità dei crediti e possibili opposizioni
Il primo passo è fare il punto sui debiti: quantificarli, elencare i creditori, distinguere tra quelli certi e quelli potenzialmente contestabili. È fondamentale recuperare tutta la documentazione (contratti, comunicazioni ricevute, cartelle esattoriali, decreti ecc.) e magari farsi assistere da un professionista (avvocato o commercialista) per valutare ogni posizione. Alcune domande chiave in questa fase:
- Il debito è corretto nei calcoli? Ad esempio, per debiti bancari si possono far controllare i conteggi interessi (talvolta emergono anatocismo o tassi usurari): se vengono riscontrate irregolarità, il debito può essere ridotto e la questione portata in tribunale. Per le cartelle esattoriali, bisogna verificare che non siano inclusi importi prescritti (es. imposte molto vecchie) o sanzioni decadute per vizi formali. Spesso è utile richiedere un estratto di ruolo all’Agenzia Riscossione per vedere l’elenco di tutte le partite debitorie e relative date di notifica: se risultano cartelle notificate oltre i termini o mai notificate regolarmente, si possono impugnare.
- Il credito è ancora esigibile o è prescritto? Ogni obbligazione ha un termine di prescrizione entro cui il creditore deve attivarsi. Ad esempio, le cartelle esattoriali relative a contributi INPS si prescrivono in 5 anni (dalla data in cui avrebbero dovuto essere pagate, salvo atti interruttivi) – trascorso tale termine senza intimazioni, il debito non è più dovuto. Molte cartelle per contravvenzioni stradali, tributi locali, o contributi minori potrebbero essere prescritte. Anche i crediti delle utenze domestiche hanno prescrizioni brevi (5 anni o anche 2 anni per alcune bollette recentemente). Un creditore privato che non agisce per 10 anni vede il suo credito ordinario prescritto. Pertanto, è doveroso verificare la data degli ultimi atti interruttivi: se un debito è “dormiente” da molto, potrebbe non essere più legalmente reclamabile. In tal caso, qualora il creditore cercasse di riscuotere (es. inviando un sollecito o un precetto), il debitore dovrà eccepire la prescrizione immediatamente, meglio con l’assistenza legale (un giudice non la rileva d’ufficio, dev’essere il debitore a sollevarla).
- Ci sono vizi formali nelle procedure? Altro aspetto: controllare se gli atti notificati rispettano la forma di legge. Ad esempio, una cartella esattoriale notificata a un indirizzo errato o con mezzi non consentiti (oggi spesso via PEC per chi ha partita IVA) può essere nulla; un decreto ingiuntivo che non sia stato notificato entro il termine di efficacia (60 giorni) è inefficace; un atto di pignoramento senza formula esecutiva o senza la sequenza corretta (mancanza di precetto, ecc.) può essere opposto. Questi aspetti richiedono l’occhio esperto di un legale, ma possono offrire appigli per annullare o ritardare l’azione del creditore. Ad esempio, ci sono stati casi di cartelle dichiarate nulle per carenza di firma digitale o difetti nella relata di notifica via PEC. Impugnare con successo un atto può guadagnare tempo prezioso o persino eliminare il debito se l’ente non può più rinnovare l’azione.
- Il creditore ha rispettato obblighi informativi e di correttezza? Per crediti bancari, la normativa richiede trasparenza: se ad esempio la banca non ha fornito al cliente tutta la documentazione o il contratto presenta clausole nulle (come spese non indicate chiaramente, tassi di mora usurari, ecc.), il debito potrebbe essere ricalcolato al ribasso. Anche i contratti di finanziamento al consumo, se rescissi anticipatamente, prevedono la restituzione di alcune commissioni pagate: molti consumatori indebitati ignorano di avere crediti verso le finanziarie per polizze abbinate o costi non goduti, che potrebbero compensare parte del debito residuo. Vale quindi la pena fare una due diligence del proprio rapporto con le banche/finanziarie.
Se dall’analisi emergono motivi validi, il mental coach potrà intraprendere azioni di opposizione legale. Ad esempio: ricorso in Commissione Tributaria contro una cartella per far valere la prescrizione o un difetto dell’atto; opposizione a decreto ingiuntivo in Tribunale per contestare l’importo richiesto dalla banca; opposizione all’esecuzione (ex art. 615 c.p.c.) se viene avviato un pignoramento su un titolo che si ritiene non dovuto; opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.) per vizi formali del pignoramento o del precetto. Queste iniziative legali richiedono tempi e costi, ma in situazioni meritevoli possono sospendere l’azione dei creditori e ridurre il debito. È cruciale però valutare con obiettività la fondatezza delle contestazioni: proporre opposizioni pretestuose rischia solo di aggravare le spese. Invece, far valere diritti genuini (come la prescrizione o usura bancaria) può alleggerire significativamente il carico debitorio.
B. Accordi stragiudiziali: rateizzazioni, moratorie e saldo a stralcio
Non sempre la via della causa è la più efficiente. Spesso, soprattutto con creditori privati, c’è spazio per un accordo bonario che eviti la procedura giudiziaria e consenta al debitore di respirare. Ecco le opzioni principali:
- Rateizzazione con Agenzia delle Entrate-Riscossione: per i debiti fiscali e contributivi, la legge consente di chiedere un piano di dilazione direttamente all’Agente della Riscossione. Attualmente (2025) per debiti fino a €120.000 è concessa automaticamente una rateizzazione ordinaria fino a 72 rate mensili (6 anni) semplicemente presentando domanda; per importi superiori, e fino a €500.000, si può chiedere fino a 72 rate fornendo la prova di una temporanea situazione di obiettiva difficoltà economica; in casi di comprovata grave difficoltà, si possono ottenere piani straordinari fino a 120 rate (10 anni) . Il vantaggio della rateizzazione è che, una volta accettata, sospende le azioni esecutive: AER non può procedere a nuovi pignoramenti finché il piano è rispettato. Inoltre, pagando la prima rata, vengono sospesi eventuali fermi amministrativi o ipoteche in corso di iscrizione . Lo svantaggio è che sulle rate maturano interessi (seppur agevolati) e il debito non viene ridotto in linea capitale (a meno di aderire a definizioni agevolate, vedi sotto). Tuttavia, per guadagnare tempo ed evitare guai peggiori, un piano di rate può essere una buona soluzione temporanea. Ad esempio, il mental coach con €30.000 di cartelle potrebbe chiedere 72 rate, pagando circa €416 al mese più interessi, congelando nel frattempo i pignoramenti. È importante rispettare le rate, perché con 5 rate anche non consecutive non pagate si decade dal beneficio e l’intero debito torna esigibile immediatamente.
- Definizioni agevolate e condoni: negli ultimi anni lo Stato ha varato diverse “rottamazioni” delle cartelle esattoriali. Ad esempio, la Definizione agevolata 2023 (cd. rottamazione-quater prevista dalla L. 197/2022) ha permesso ai debitori di cancellare i debiti iscritti a ruolo fino al 30/6/2022 pagando solo l’imposta (o contributo) dovuto, con abbattimento integrale di sanzioni e interessi di mora . Moltissimi contribuenti hanno aderito, ottenendo piani fino a 18 rate in 5 anni. Le prime scadenze di pagamento, inizialmente fissate al 31/10/2023 e 30/11/2023, sono state prorogate dal legislatore fino al 2024 (ad es. il Decreto Milleproroghe 2023 e la L. 18/2024 hanno spostato la scadenza delle prime rate al 2024) . Chi ha presentato domanda di rottamazione ha visto sospendersi ogni azione esecutiva sui carichi inclusi, in attesa dei pagamenti. Per un mental coach indebitato col fisco, queste occasioni sono preziose: ad esempio, con la rottamazione si risparmiano interamente le sanzioni (30% in genere) e gli interessi di mora (circa 2-3% annuo), pagando solo l’imposta e un modesto interesse dilatorio. In casi di debiti molto vecchi, alcuni atti sono stati anche stralciati automaticamente: la L. 197/2022 ha disposto l’annullamento d’ufficio dei carichi fino a €1.000 affidati dal 2000 al 2015 (cosiddetto stralcio dei mini-debiti). Nel 2024 e 2025 il Governo ha discusso ulteriori possibili edizioni (rottamazione-quinqies), con ipotesi di includere debiti fino al 2023 in piani decennali . Al momento (settembre 2025) non risulta varata una nuova rottamazione generalizzata, ma è sempre possibile che in sede di Legge di Bilancio 2026 vengano introdotte nuove misure. Il debitore deve stare all’erta su queste normative speciali perché offrono significativi tagli al debito e un percorso agevolato di rientro. Va detto che i condoni non coprono tutti i debiti: alcune somme, come l’IVA (considerata risorsa UE) e le sanzioni penali, non possono essere condonate; inoltre sono esclusi i carichi da sentenze di condanna della Corte dei conti e poche altre eccezioni.
- Moratorie e sospensioni di pagamenti privati: talvolta (come durante la crisi Covid-19) vengono emanati provvedimenti che offrono moratorie sui mutui o prestiti. Ad esempio, dal 2020 al 2022 vi furono moratorie straordinarie per le PMI e autonomi che permettevano di sospendere temporaneamente le rate dei finanziamenti. Al 2025 queste misure emergenziali non sono attive, ma il mental coach debitore può comunque rivolgersi alla propria banca per chiedere volontariamente una moratoria, specie se in passato è stato un buon pagatore: alcune banche aderiscono a protocolli ABI che consentono la sospensione delle rate per 6-12 mesi in caso di temporanea difficoltà. Questa è una soluzione contrattuale, basata sulla disponibilità della banca. Nel contesto attuale di tassi crescenti e inadempienze, non è facile ottenere moratorie, ma tentare non nuoce, specialmente se si hanno garanzie da offrire (es. un garante che subentra temporaneamente, ecc.).
- Saldo e stralcio: consiste in un accordo transattivo col creditore per chiudere il debito pagando una parte del dovuto, in una soluzione unica. Molti creditori finanziari preferiscono incassare subito ad esempio il 40-50% piuttosto che avviare lunghe esecuzioni dall’esito incerto. Il successo di un saldo e stralcio dipende dalla situazione: una banca ipotecaria difficilmente accetterà uno stralcio forte se l’immobile vale a sufficienza; viceversa, un istituto di credito che ha un credito chirografario ormai a sofferenza potrebbe acconsentire a una riduzione significativa pur di chiudere. Spesso vengono coinvolte società di recupero crediti specializzate: il debito magari viene ceduto (cosiddetti NPL, crediti deteriorati) e il nuovo creditore, avendolo acquistato a prezzo scontato, è disposto a transigere. Il mental coach può farsi assistere da un legale o negoziatore che contatti i creditori e proponga un piano di stralcio: ad esempio, offrire €10.000 per chiudere un debito di €20.000 con finanziaria, da pagare entro 3 mesi. È fondamentale farsi mettere tutto per iscritto con clausole chiare di liberazione da ogni pretesa futura (quietanza a saldo e stralcio). Questa strada richiede di avere qualche risorsa finanziaria da impiegare immediatamente (o reperirla tramite familiari, amici, nuovi prestiti – il che però è rischioso perché può spostare il problema). Tuttavia, quando ben congegnata, può ridurre il debito totale senza passare dal tribunale. Attenzione: se il debitore pensa di intraprendere una procedura di sovraindebitamento, di norma è preferibile non fare accordi separati con singoli creditori, per non favorirne uno a discapito di altri (si rischierebbe la revocabilità di certi pagamenti preferenziali, se fatti poco prima della procedura). In tal caso meglio inglobare tutto nel piano concordatario. Se invece la procedura concorsuale non è (ancora) attivata, il saldo e stralcio resta un’opzione sensata per ridurre l’esposizione.
- Rinegoziazioni di mutui e finanziamenti: oltre al saldo e stralcio, c’è la possibilità di ridiscutere i termini di un debito. Ad esempio, convertire un fido sconfinato in un finanziamento a rata fissa più lunga; oppure allungare la durata residua di un mutuo (riducendo così la rata mensile); o ancora consolidare più debiti in un unico prestito. Spesso questo richiede un merito creditizio che il mental coach in crisi potrebbe aver perso, ma se ha un familiare garante o un coobbligato con buon merito, la banca potrebbe accettare. La legge n. 108/1996 (antiusura) e successive previsioni hanno istituito anche dei Fondi di prevenzione usura, gestiti da Confidi o Fondazioni, che rilasciano garanzie per far ottenere a soggetti sovraindebitati prestiti di consolidamento a tasso agevolato, a patto che siano “meritevoli” (non usino quei soldi per attività illecite e abbiano chance di risollevarsi). Un mental coach potrebbe provare a rivolgersi a queste iniziative se il suo profilo rientra (ad esempio, se i suoi debiti includono usura o se è vittima di circostanze eccezionali). Queste sono però opportunità di nicchia.
Riassumendo la parte stragiudiziale: se il problema è affrontabile con mezzi propri o aiuti, conviene accordarsi con i creditori fuori dalle aule di tribunale. Rateizzare le cartelle evita pignoramenti devastanti; definire in sanatoria abbatte sanzioni; offrire un pagamento ridotto a pronta cassa può convincere molti creditori privati. Bisogna ovviamente calibrare gli impegni: inutile fare un piano di pagamenti insostenibile che porterà a nuova insolvenza. Meglio essere realisti e magari temporeggiare il giusto per poi eventualmente accedere a procedure concorsuali (che, come vedremo, richiedono di coinvolgere tutti i creditori in modo organico).
C. Misure giudiziali di sospensione e difesa immediata
Non sempre accordi e contestazioni risolvono subito: può capitare che un creditore avvii comunque un’esecuzione forzata (un pignoramento) prima che si trovi una soluzione complessiva. In tali frangenti, il debitore ha a disposizione alcuni strumenti giudiziari per bloccare o ritardare la procedura esecutiva, soprattutto se c’è in corso o in progetto una procedura di sovraindebitamento.
- Istanza di sospensione al giudice dell’esecuzione: se è già iniziato un pignoramento (mobiliare, immobiliare o presso terzi), il debitore – contestualmente o successivamente all’opposizione – può chiedere al giudice dell’esecuzione di sospendere il procedimento esecutivo. I presupposti sono l’esistenza di gravi motivi (ad esempio, la fondatezza dell’opposizione all’esecuzione proposta, o un errore palese nell’importo) e il pericolo nel ritardo (ad es., un’asta imminente). Il giudice dell’esecuzione valuta sommariamente e può concedere la sospensione, congelando gli atti (art. 624 c.p.c. per sospensione su opposizione all’esecuzione; art. 624-bis c.p.c. su richiesta concordata delle parti; art. 615 co.2 c.p.c. in alcuni casi). Questa sospensione è discrezionale e revocabile; se negata, l’esecuzione prosegue fino all’eventuale esito finale dell’opposizione (che arriva magari troppo tardi). Dunque, è un rimedio con esiti incerti.
- Procedura di sovraindebitamento pendente: una delle protezioni più efficaci per il debitore è data dall’apertura di una procedura concorsuale da sovraindebitamento (piano del consumatore, concordato minore o liquidazione controllata) che attiva il cosiddetto automatic stay. In base alla legge, infatti, dal momento in cui il Tribunale dichiara aperta la procedura su istanza del debitore, viene disposto che fino all’omologazione non possano essere iniziate né proseguite azioni esecutive individuali né disposti sequestri o vincoli su beni del debitore da parte di creditori anteriori . Questo divieto è rivolto a tutti i creditori concorsuali e impone al giudice dell’esecuzione, informato dell’apertura, di sospendere le procedure in corso. Va sottolineato che il giudice della composizione non ordina la sospensione specifica di ogni singolo pignoramento, ma emette un provvedimento generale di “blocco” ex lege ; spetterà poi al giudice dell’esecuzione prendere atto e sospendere (in genere lo fa su istanza del debitore che notifica l’apertura). Secondo la Cassazione, il giudice del sovraindebitamento non può egli stesso dichiarare improcedibile o nullo un pignoramento pendente – non c’è gerarchia tra i giudici, ma “piena equiordinazione” – tuttavia, una volta emesso il divieto di proseguire, il giudice dell’esecuzione deve sospendere il procedimento, salvo caso eccezionale in cui ritenga inesistenti i presupposti . In pratica: aprire una procedura concorsuale stoppa i pignoramenti, ma bisogna agire tempestivamente e collaborare col tribunale esecutivo. Esempio, se la casa del mental coach è all’asta, depositare un piano del consumatore prima della vendita consente di chiedere al giudice concorsuale il decreto di apertura con misure protettive e far sospendere l’asta. Se per caso l’asta è fissata a brevissimo e il piano non è ancora ammissibile, il debitore può anche chiedere al giudice della crisi misure protettive anticipatorie già al momento di presentare il ricorso (art. 54 CCII) per guadagnare quei giorni necessari a istruire la pratica – il tribunale può dare misure cautelari provvisorie. Attenzione: se il giudice dell’esecuzione, erroneamente o per mancanza di requisiti, non sospende e prosegue l’esecuzione nonostante il divieto, il debitore deve subito opporre quel provvedimento (ex art. 615 c.p.c.), altrimenti rischia che l’esecuzione vada a termine con effetti non facilmente revocabili . Questa estrema eventualità è rara ma da conoscere. Nel complesso, l’avvio di una procedura di sovraindebitamento è un potente scudo: “concordano” tutti i creditori nella procedura e spogliano i singoli della possibilità di agire in proprio. Nella sezione successiva approfondiremo proprio come funzionano queste procedure.
- Istanza di conversione del pignoramento: un rimedio previsto dal codice di procedura è la conversione ex art. 495 c.p.c., che permette al debitore di evitare la vendita forzata depositando una somma pari al debito pignorato + spese + un eventuale 20% a cauzione. Ad esempio, se la casa è pignorata per €100.000, il debitore può chiedere di sostituire al bene la somma corrispondente (anche ricavandola da un mutuo o aiuto familiare). Questa mossa estingue l’esecuzione sui beni. Tuttavia è applicabile solo se si dispongono dei fondi necessari (o si ottiene un nuovo finanziamento garantito da terzi). Nel contesto del mental coach sovraindebitato, spesso non c’è liquidità sufficiente per farlo, ma qualora un parente fosse disposto a intervenire economicamente, questa è un’opzione. Si può anche chiedere di pagare la somma ratealmente in 18 mesi offrendo idonea garanzia, ma è difficile che i creditori accettino se non sono tutti concordi.
- Vendita diretta dell’immobile pignorato: novità della riforma del processo esecutivo (delega Cartabia) è la possibilità, su istanza del debitore, di ottenere dal giudice di far vendere l’immobile pignorato privatamente entro un certo termine (artt. 538-bis e 591-bis c.p.c. introdotti). Lo scopo è evitare le lungaggini dell’asta giudiziaria e magari spuntare un prezzo migliore sul mercato libero. Se il mental coach riesce a trovare un acquirente per la sua casa a un prezzo congruo per soddisfare i creditori, può chiedere questa via. È però necessario depositare un’offerta irrevocabile d’acquisto con cauzione, e se la vendita riesce, l’esecuzione termina con la distribuzione di quel ricavato. Questo strumento è utile quando l’immobile ha mercato e il debitore vuole cooperare per venderlo (magari per evitare ribassi d’asta e conservare eccedenze). In chiave “difensiva” può servire per prendere tempo in attesa di completare una vendita. Non è una difesa in senso stretto (si perde comunque il bene), ma può ridurre i danni.
In generale, le misure giudiziali di difesa immediata sono tecnicamente complesse e vanno coordinate con l’eventuale percorso di ristrutturazione dei debiti che si intende intraprendere. Ad esempio, se l’obiettivo è accedere alla procedura di sovraindebitamento, conviene muoversi rapidamente in quella direzione e usare le protezioni del caso, piuttosto che affidarsi solo alle opposizioni su singoli atti. Viceversa, se i debiti sono pochi e contestabili, l’opposizione giudiziale può risolvere il singolo problema (es. far annullare una cartella illegittima) senza dover coinvolgere tutto l’armamentario concorsuale.
D. Prepararsi a una soluzione concorsuale: consulenza OCC e documentazione
Se il livello di indebitamento è troppo elevato perché accordi stragiudiziali o opposizioni possano realisticamente risolverlo, il mental coach deve considerare di ricorrere alle procedure di sovraindebitamento previste dalla legge (che tratteremo nel dettaglio nel prossimo capitolo). Queste procedure – il piano del consumatore (se applicabile), l’accordo di ristrutturazione/concordato minore o la liquidazione controllata – richiedono però una certa preparazione. È importante:
- Rivolgersi per tempo a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) o a un professionista esperto in crisi da sovraindebitamento. L’OCC è l’organo deputato a assistere il debitore nella procedura: aiuta a redigere la proposta e soprattutto redige una relazione attestativa sulla situazione debitoria e sulla fattibilità del piano . Già in fase pre-procedura, l’OCC (spesso un commercialista o avvocato iscritto all’albo degli OCC) può offrire una consulenza preliminare: valutare se il debitore ha i requisiti, quale procedura conviene e con quali prospettive. Questa consulenza iniziale è cruciale per evitare di avviare procedimenti destinati a fallire e per raccogliere tutti gli elementi necessari .
- Raccogliere tutta la documentazione economica degli ultimi anni: estratti conto bancari, dichiarazioni dei redditi, atti di proprietà, elenco completo dei creditori con importi aggiornati, eventuali atti di disposizione compiuti (vendite di beni negli ultimi 5 anni, donazioni, pagamenti rilevanti a qualcuno). La legge richiede massima trasparenza: il debitore deve fornire un quadro completo e veritiero, pena l’inammissibilità o revoca dell’eventuale esdebitazione. In particolare, occorre preparare: elenco analitico dei debiti (creditore, causale, importo, eventuali privilegi o garanzie); elenco dei beni di proprietà (immobili, auto, conti, investimenti); indicazione di eventuali atti di vendita o regali fatti negli ultimi 5 anni (per verificare che non ci siano atti in frode ai creditori) .
- Stilare un budget familiare: poiché un eventuale piano dovrà considerare il reddito disponibile e il fabbisogno mensile del debitore e della sua famiglia, è utile predisporre un prospetto delle entrate (stipendi, incassi medi mensili) e delle spese essenziali (affitto, bollette, alimentari, spese mediche, ecc.). Questo servirà a determinare quale quota di reddito il mental coach può destinare ai creditori senza compromettere il minimo vitale suo e dei familiari. La giurisprudenza ha cercato di uniformare i criteri di calcolo di questo minimo vitale, rifacendosi a indicatori come l’ISEE o il reddito di cittadinanza, in modo da avere parametri omogenei su base nazionale . Ad esempio, si può ipotizzare che per un single servano almeno €800-1000 al mese per vivere, per una famiglia di 4 persone €1500-1800, etc., al netto del quale l’eccedenza può essere offerta ai creditori.
- Evitare comportamenti pregiudizievoli: una volta che ci si orienta verso una procedura concorsuale, il debitore deve astenersi da atti che possano apparire come frode. Ad esempio, non cedere beni a parenti per sottrarli ai creditori (questo oltre a poter essere revocato, farebbe cadere la “meritevolezza” e potrebbe costituire reato); non privilegiare arbitrariamente un creditore pagando solo lui e tralasciando gli altri (a meno che sia necessario ad es. pagare arretrati alimentari – in generale consultarsi con l’OCC prima di qualsiasi movimento di denaro rilevante); non contrarre nuovi debiti senza prospettive di pagarli (ogni nuovo debito prima o durante la procedura deve essere gestito con cautela, perché i debiti sorti dopo l’apertura non rientrano nell’esdebitazione e restano a carico) . In sostanza, il debitore deve dimostrare buona fede e collaborazione: questa è una condizione implicita di ogni rimedio concorsuale. Come notato anche dalle ultime pronunce giurisprudenziali, la buona fede e la collaborazione attiva con l’OCC e il tribunale sono indispensabili per sperare nell’omologazione di un piano e nella successiva esdebitazione .
- Valutare la sostenibilità di un piano: insieme al consulente, il mental coach dovrà decidere quale percorso intraprendere. Se ha un reddito regolare e i debiti non sono eccessivi rispetto alle entrate, potrebbe optare per un piano di ristrutturazione (piano del consumatore o concordato minore) offrendo ai creditori la parte di reddito disponibile per alcuni anni. Se invece la situazione è disperata (nessun reddito sufficiente, debiti enormi, beni da liquidare), potrebbe essere più indicata la liquidazione controllata: mettere a disposizione il patrimonio residuo e puntare all’esdebitazione. O, caso limite, se proprio non ha nulla da offrire, c’è la esdebitazione del debitore incapiente (cancellazione totale dei debiti senza alcun pagamento, ma riservata a chi è privo di beni e redditi e meritevole) . Questa scelta va ponderata tecnicamente e strategicamente: ad esempio, un professionista che vuole continuare l’attività potrebbe preferire un concordato minore che gli consenta di tenere i beni strumentali e proseguire il lavoro pagando una parte dei debiti con i futuri guadagni ; al contrario, se è prossimo al ritiro o non vede possibilità di risollevarsi, optare per la liquidazione e ripartire da zero dopo 3 anni potrebbe essere sensato.
Giunti a questo punto, siamo pronti per esaminare dettagliatamente le procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento, previste dalla normativa italiana proprio per dare una via d’uscita regolamentata a chi – come il nostro mental coach – si trova schiacciato dai debiti. Tali procedure rappresentano l’ultima linea di difesa e, se condotte con successo, portano alla cancellazione definitiva dei debiti insostenibili (esdebitazione), consentendo al debitore di tornare ad una vita finanziaria normale.
Le procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento
Dal 2012 l’ordinamento italiano offre ai debitori civili e ai piccoli imprenditori la possibilità di ricorrere a procedure concorsuali semplificate per gestire e superare situazioni di sovraindebitamento. Il quadro normativo originario è la Legge 27 gennaio 2012, n.3, nota anche come “Legge Salva Suicidi” per il suo obiettivo sociale di prevenire gesti estremi da parte di persone travolte dai debiti . Questa legge, negli anni, è stata emendata (in particolare dalla L.176/2020) e infine assorbita nel nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) entrato in vigore pienamente dal 15 luglio 2022 . Oggi, pertanto, quando parliamo di procedure da sovraindebitamento facciamo riferimento alle disposizioni del CCII (D.Lgs. 14/2019, articoli dal 65 e seguenti per i piani di ristrutturazione minori, e artt. 268 e seguenti per la liquidazione controllata) che hanno riformato completamente la materia fallimentare mantenendo però l’impianto di base della Legge 3/2012 .
Le procedure previste sono essenzialmente tre, a cui se ne aggiunge una quarta introdotta più di recente:
- Piano del consumatore (ora Piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore): riservato a debitori persone fisiche che hanno contratto debiti per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale . In pratica, il consumatore sovraindebitato. È una procedura unilaterale: non richiede l’approvazione dei creditori, ma solo l’omologazione del tribunale (che verifica fattibilità e meritevolezza del debitore) .
- Accordo di composizione della crisi – oggi denominato Concordato minore: dedicato a imprenditori minori, professionisti, start-up innovative, agricoltori e in generale a tutti i debitori non fallibili che non sono consumatori . In questa procedura, la proposta di ristrutturazione dei debiti va sottoposta al voto dei creditori e necessita dell’adesione di almeno il 60% (secondo la Legge 3/2012) poi ridotto a maggioranza semplice dei crediti ammessi al voto nel CCII . Solo se i creditori approvano (e il tribunale omologa) l’accordo diventa vincolante per tutti .
- Liquidazione del patrimonio – nel CCII chiamata Liquidazione controllata del sovraindebitato: è una forma di “fallimento personale”. Il debitore mette a disposizione tutti i beni (o parte di essi) che verranno liquidati da un liquidatore nominato dal tribunale, per soddisfare i creditori secondo le cause di prelazione . Al termine della procedura (che ora dura 3 anni anziché 4, per effetto della riforma) il debitore persona fisica può ottenere l’esdebitazione dei debiti residui . Questa procedura è l’equivalente di un fallimento ma applicabile a soggetti che non potrebbero fallire: consumatori, piccoli imprenditori, professionisti, ecc. .
- Esdebitazione del debitore incapiente: introdotta nel 2020, permette al debitore persona fisica che non ha né beni né redditi liquidabili di ottenere ugualmente l’esdebitazione, una volta nella vita, senza dover pagare nulla ai creditori . È un atto di clemenza verso chi è in assoluta indigenza, subordinato però a stretti requisiti di meritevolezza (non aver colpe gravi nel proprio dissesto) e all’aver provato a risanare senza successo. Di fatto viene concessa dal tribunale dopo aver constatato che nessuna utilità può essere offerta ai creditori e che il debitore è in buona fede .
Tutte queste procedure condividono l’obiettivo di consentire al debitore di chiudere la crisi pagando ciò che può e ottenendo la cancellazione dei debiti impagati (la seconda opportunità). Vediamole ora singolarmente in dettaglio dal punto di vista di un mental coach indebitato, evidenziando per ciascuna: chi può accedervi, come funziona, vantaggi e svantaggi, e le ultime novità normative e giurisprudenziali.
Requisiti generali di accesso e meritevolezza
Prima di addentrarci nelle singole procedure, è importante chiarire i requisiti soggettivi generali per accedere alle soluzioni da sovraindebitamento. Sono ammessi:
- Consumatori, ossia persone fisiche che hanno debiti per scopi estranei ad attività d’impresa o professionale . Esempio: Tizio ha debiti per un mutuo sulla prima casa, prestiti per acquisto auto, bollette – tutti per esigenze familiari. Egli è un consumatore e potrà fare un piano del consumatore.
- Imprenditori minori e professionisti non fallibili: si tratta di soggetti esercenti attività economica organizzata ma di dimensioni ridotte, tali da non superare i limiti per la dichiarazione di fallimento (ora liquidazione giudiziale). La definizione normativa (art. 2 CCII) richiama l’imprenditore che negli ultimi tre esercizi non ha superato congiuntamente determinati parametri (attivi ≤ €300.000, ricavi lordi ≤ €200.000 annui, debiti ≤ €500.000) . Anche i professionisti (es. un avvocato, un commercialista, o il mental coach stesso se la sua attività non è considerata “impresa” commerciale) rientrano nei soggetti non fallibili e quindi inclusi nel perimetro del sovraindebitamento . Il CCII esplicitamente elenca tra i debitori sovraindebitati: il consumatore, il professionista, l’imprenditore minore, l’imprenditore agricolo (che per legge non fallisce), le start-up innovative (godono di regime di non fallibilità per un periodo), e “ogni altro debitore non assoggettabile a liquidazione giudiziale” . Questo concetto onnicomprensivo fa sì che chiunque non possa essere dichiarato fallito secondo le norme sull’insolvenza può accedere a queste procedure. Quindi, un mental coach libero professionista è dentro; se invece il mental coach avesse una società di capitali (es. una SRL), quella è soggetto fallibile e non può usare queste procedure (dovrebbe semmai fare un concordato preventivo o fallimento ordinario).
- Società semplici o enti non commerciali: una società semplice (che di per sé non fallisce) o un’associazione possono teoricamente accedere, ma il caso tipico è raro. Nel contesto del mental coach, se operasse come associazione sportiva dilettantistica (molti coach lavorano nel mondo dello sport), quell’associazione potrebbe qualificare come non fallibile e dunque forse accedere. Tuttavia, per semplicità focalizziamoci sul soggetto persona fisica o ditta individuale.
Sono esclusi i soggetti già assoggettabili a procedure maggiori (fallimento / liqu. giudiziale, concordato preventivo, amministrazione straordinaria, ecc.). Inoltre, non si può accedere alle procedure da sovraindebitamento se si è già usufruito di un’esdebitazione nei 5 anni precedenti, o se si sono commessi atti in frode ai creditori. Ad esempio, se Caio ha tentato un piano due anni fa e non è andato a buon fine, o se ha ottenuto un’esdebitazione da liquidazione personale 3 anni fa, non può ripresentarsi subito (bisogna attendere i termini di legge). La ratio è evitare abusi (il sovraindebitamento non deve diventare “seriale”).
Il punto cruciale è la meritevolezza del debitore. Questo concetto, introdotto nella Legge 3/2012 e rivisto nel 2020, mira a garantire che i benefici delle procedure vadano a debitori “onesti ma sfortunati”, e non a chi ha maliziosamente fatto debiti a occhi chiusi. In particolare, oggi la legge (art. 7, comma 2, lett. d-ter L.3/2012 come novellata) stabilisce che la proposta del piano (o l’accesso all’accordo) è inammissibile se il debitore ha determinato la situazione di sovraindebitamento con colpa grave, malafede o frode. Ciò significa che vengono tagliati fuori i debitori dolosi (es. hanno truffato i creditori, hanno dissipato patrimoni volutamente) e quelli gravemente colposi (es. hanno continuato a indebitarsi in modo scriteriato quando già sapevano di non poter pagare). Invece, non è più causa di non meritevolezza la generica “sproporzione” tra debiti e patrimonio o l’aver fatto scelte imprudenti: la Cassazione nel 2023 ha confermato che i vecchi criteri restrittivi (debiti contratti senza ragionevole prospettiva di adempimento) sono stati aboliti e sostituiti dal nuovo criterio più favorevole al debitore. Quindi, un mental coach che magari ha fatto qualche errore di valutazione economica (ha aperto un secondo studio senza averne la vera sostenibilità, accumulando debiti) non per questo è automaticamente “non meritevole”; lo sarebbe se, poniamo, ha chiesto prestiti sapendo di essere insolvente e ha nascosto beni ai creditori.
La meritevolezza è valutata soprattutto nel piano del consumatore (dove il giudice deve verificarla in assenza di voto dei creditori) , ma è rilevante anche nelle altre procedure: per esempio, la concessione dell’esdebitazione finale può essere negata se emergono comportamenti scorretti del debitore (art. 282 CCII). Dalle ultime sentenze risulta un indirizzo di rigore: la Cassazione e i tribunali hanno ribadito che l’esdebitazione “non è automatica” ma va concessa caso per caso, scrutinando la buona fede . Esempio pratico, Tribunale di Napoli 2024: negata esdebitazione a un debitore che aveva nascosto parte del patrimonio durante la procedura . Tribunale di Torino 2025: concessa esdebitazione a debitore incapiente dopo aver verificato l’assoluta impossibilità di rimborso e la piena collaborazione . Dunque, onestà, trasparenza e cooperazione sono fondamentali per beneficiare del “perdono” dei debiti.
Fatte queste premesse, passiamo in rassegna i singoli istituti.
Il Piano del Consumatore (ristrutturazione dei debiti del consumatore)
Cos’è: È una procedura concorsuale riservata al consumatore sovraindebitato, ovvero al debitore persona fisica i cui debiti derivano in misura prevalente da esigenze personali o familiari, estranee ad un’attività imprenditoriale . In altre parole, se un mental coach svolge la sua attività come libero professionista ma la maggior parte dei suoi debiti non è legata alla professione, potrebbe qualificare come consumatore. Ad esempio: Marco è mental coach ma i suoi debiti consistono principalmente in un mutuo casa e finanziamenti per spese di famiglia; i debiti professionali (IVA ecc.) sono marginali: egli potrebbe accedere al piano del consumatore, trattando anche i pochi debiti professionali all’interno di esso (la giurisprudenza ha ammesso che la presenza di qualche debito “non consumer” non preclude il piano, se la causa principale dell’indebitamento è consumer) . Viceversa, se i debiti derivano in maggioranza dall’attività d’impresa o professionale, il soggetto non è consumatore e deve andare sul concordato minore.
Come funziona: Il piano consiste in una proposta di ristrutturazione dei debiti presentata dal debitore al tribunale, con l’ausilio dell’OCC. La proposta prevede come il consumatore intende pagare i creditori, in che misura e tempi. Può includere pagamenti rateali di parte del debito, rimodulazioni di interessi, stralci di quota capitale, eventuali cessioni di beni non essenziali (es: vendere un terreno per ricavare liquidità da distribuire). Non è richiesta l’unanimità né il voto dei creditori: la caratteristica peculiare del piano del consumatore è che l’accordo viene imposto per legge con l’omologazione del giudice, anche senza consenso dei creditori . Questa è una differenza enorme rispetto alle trattative private: qui i creditori sono vincolati al piano omologato, anche se avessero espresso dissenso. Ciò ovviamente richiede che il giudice effettui un controllo molto rigoroso prima di omologare: deve verificare che la proposta non sia svantaggiosa in modo irragionevole per i creditori rispetto all’alternativa liquidatoria – in pratica, i creditori non devono ricevere meno di quanto verosimilmente otterrebbero se si liquidassero i beni del debitore. Inoltre il giudice valuta la fattibilità economica del piano (se le entrate promesse sono attendibili, se le scadenze sono sostenibili) e, come già detto, la meritevolezza del consumatore . Se tutti questi aspetti tornano, emette decreto di omologa. Da quel momento, il piano è efficace erga omnes: i creditori anteriori non possono più agire singolarmente (sono già bloccati dall’apertura, come visto) e devono accontentarsi di quanto previsto dal piano, che sarà eseguito sotto vigilanza OCC. Eventuali creditori “furbi” che non si erano insinuati in tempo restano comunque vincolati (salvo alcune eccezioni tecniche).
Vantaggi per il debitore: Il piano del consumatore è molto flessibile. Non c’è uno schema fisso: può essere cucito su misura. Si può ad esempio stabilire che per i primi 2 anni il debitore paga solo una piccola somma simbolica, poi dal terzo anno inizia a pagare di più (magari perché finirà di pagare altre cose, o i figli diventeranno indipendenti etc.); si può prevedere la sospensione temporanea di certe rate e la ripresa successiva. Non essendoci i creditori a votare, non bisogna negoziare con ciascuno clausole specifiche: basta convincere il giudice. Un grande vantaggio è che si possono anche “aggirare” eventuali veti di creditori potenti: ad esempio, la banca ipotecaria potrebbe rifiutare un accordo stragiudiziale di taglio del debito residuo mutuo, ma nel piano del consumatore il giudice può comunque omologare un piano che prevede la rinuncia parziale del credito ipotecario, se il pagamento offerto è equo rispetto al valore di liquidazione . In altri termini, se la casa vale €100.000 e il debito mutuo è €150.000, un piano potrebbe prevedere: la casa non viene toccata, il debitore paga €100.000 dilazionato e il residuo €50.000 viene cancellato. Il giudice verificherà che quei €100.000 siano pari a ciò che la banca avrebbe preso vendendo la casa (tolte spese d’asta), e se sì può imporlo. Questo cram down del creditore garantito è un notevole potere del piano del consumatore. Inoltre, come già evidenziato, nel piano del consumatore si applica la soglia di meritevolezza più favorevole: basta non avere colpa grave o frode. Ad esempio, una recente Cassazione (22890/2023) ha proprio cassato una decisione che negava l’omologa per “sovraindebitamento colposo”, affermando che ormai conta solo la presenza di colpa grave o malafede . Ciò ha spianato la strada ad una maggiore accessibilità del piano.
Un altro vantaggio: anche i debiti fiscali e contributivi possono essere ristrutturati nel piano del consumatore, senza necessità di accordo con Fisco/INPS. Bisogna però rispettare alcune regole: ad esempio, per IVA e ritenute non versate si tende a richiedere il pagamento integrale salvo casi eccezionali (la L.3/2012 prevedeva che questi debiti fossero comunque pagati per intero , ma sentenze e riforme hanno aperto alla possibilità di stralciarli parzialmente se il credito erariale non viene trattato peggio degli altri). In pratica, molti tribunali ammettono che anche l’IVA possa essere falcidiata nel piano del consumatore, se l’alternativa – liquidazione – darebbe comunque esito parziale. In sede di omologa, l’Agenzia delle Entrate può presentare osservazioni ma non ha potere di veto. Quindi, il debitore può includere ad esempio un taglio delle sanzioni e interessi, o una dilazione lunga, anche se l’ADER in via ordinaria non l’avrebbe concessa.
Svantaggi e doveri: Dal lato del debitore, il piano del consumatore comporta l’impegno a rispettare rigorosamente il piano di pagamento omologato. Se il debitore non esegue quanto promesso senza giustificazione, i creditori possono chiedere la revoca dell’omologazione e tutto salta. Occorre quindi formulare un piano realistico e avere la disciplina per attuarlo negli anni previsti. La durata del piano può variare: in teoria la legge non fissa un massimo (salvo il buon senso del giudice), ma spesso i piani durano tra 4 e 5 anni, a volte 7 anni; raramente oltre, se non in casi con ipoteche di lungo corso da rifinanziare. Altro eventuale svantaggio è che la procedura di omologa può essere lenta (anche 6-12 mesi tra preparazione e udienza di omologa), durante i quali il debitore è “sotto esame” e deve mantenere i patti provvisori.
Esempio pratico: Un mental coach senza famiglia a carico, reddito mensile netto €1.800, debiti: mutuo casa €120.000 (rata €700), prestito auto €10.000 (rata €200), carte di credito €5.000 (minimo €150/mese), più piccole cartelle esattoriali €8.000. Totale esborso mensile richiesto circa €1.050, gli rimangono €750 per vivere, insufficienti (affitto/bollette già €600). Con un piano del consumatore, può proporre di pagare ad esempio €400 al mese per 5 anni, ripartiti pro-quota tra tutti i creditori (o con priorità parziale ai garantiti): ciò darebbe €24.000 di ritorno complessivo. La casa non verrebbe toccata. I creditori chirografari (carte, piccole cartelle) riceverebbero magari il 20% del loro credito, la banca mutuataria vedrebbe allungarsi il rimborso (oltre i 5 anni potrebbe proseguire per la parte residua protetta da ipoteca, o si può rifinire). Se il giudice accerta che il debitore non ha agito con dolo e che €400/mese è il massimo sostenibile per lui (verificate spese minime, etc.), e che i creditori non subiscono un pregiudizio rispetto a scenari alternativi, omologa il piano . Da lì in avanti, il coach paga €400/mese seguendo il piano; eventuali pignoramenti vengono revocati o cessano; a fine 5 anni, ottiene l’esdebitazione: qualunque debito residuo (interessi non pagati, quote capitale ecc.) viene cancellato . Egli potrà ripartire senza lo spettro dei creditori.
Il Concordato Minore (ex Accordo di composizione)
Cos’è: Il concordato minore è la versione per imprenditori e professionisti del piano di ristrutturazione. Si chiamava originariamente “accordo di composizione dei debiti” nella L.3/2012, ma il CCII lo ha rinominato e rivisto. In sostanza, è un piano di ristrutturazione dei debiti basato sul consenso dei creditori . Riservato ai debitori non fallibili non consumatori, quindi tipicamente un libero professionista con partita IVA come un mental coach rientra qui (se i debiti derivano in prevalenza dalla sua attività) . Anche una società di persone o una piccola società che non può fallire potrebbe usarlo (la legge consente che anche le società vi accedano, su deliberazione degli amministratori autenticata dal notaio) .
Come funziona: La procedura inizia con un ricorso in tribunale contenente una proposta di concordato minore elaborata con l’OCC. La proposta è simile a un piano: indica chi verrà pagato, in che percentuale e tempi. Può prevedere qualunque forma di soddisfacimento dei crediti, anche qui dilazioni, stralci, conversione di crediti in capitale (nel caso di società), continuazione dell’attività destinando utili futuri ai creditori, cessione di beni non strategici, etc. . La flessibilità è massima, subordinata però all’accordo dei creditori. Infatti, una volta presentato il piano, il giudice ne ordina la comunicazione ai creditori e fissa un termine entro cui devono esprimere voto (in forma scritta, spesso via PEC, essendo procedure più snelle) . Per l’approvazione serve che abbia aderito una maggioranza di crediti (in valore) ammessi al voto . Non contano i crediti impignorabili o privilegiati che non subiscono alterazioni (questi si considerano estranei o votano separatamente se subiscono decurtazioni). Se la maggioranza si forma, si passa all’omologazione in tribunale: qui il giudice verifica legalità e convenienza rispetto a possibili alternative, e dichiara efficace l’accordo . Da notare, il CCII prevede che se i creditori non approvano, il debitore può chiedere la conversione in liquidazione controllata (cioè un “piano B” per non lasciare tutto fallire).
Vantaggi: Il concordato minore consente di coinvolgere i creditori privilegiati e garantiti in una ristrutturazione concordata. Ad esempio, si può proporre a una banca ipotecaria di rinunciare a una parte del credito, oppure di essere pagata alla fine dopo altri, purché questa accetti. Mentre nel piano del consumatore il creditore garantito subisce passivamente, qui deve convincersi a votare sì (a meno che lo si paghi integralmente nel piano). Dunque, dove c’è margine di trattativa, il concordato minore permette soluzioni negoziali creative: si possono creare classi di creditori e offrire trattamenti differenziati (es. classe banche: 70% in 5 anni; classe fornitori: 30% in 2 anni; etc.), cercando di ottenere i voti necessari . Un altro vantaggio è che, essendo una procedura concorsuale, come per il piano, blocca le azioni esecutive individuali non appena è aperta , dando respiro al debitore e evitando il depauperamento disordinato del patrimonio. Il concordato minore consente, inoltre, la continuazione dell’attività: anzi, la legge lo incentiva, prevedendo ad esempio che il debitore imprenditore possa mantenere l’esercizio della sua impresa durante l’accordo . Per un mental coach, ciò significa poter continuare a lavorare e guadagnare, convogliando magari una parte dei futuri incassi ai creditori per soddisfarli nel tempo . In un accordo, i creditori spesso capiscono che lasciare il debitore operativo aumenta le probabilità di recupero (rispetto a mandarlo in liquidazione subito). Ad esempio, l’accordo può prevedere: “il debitore manterrà la propria attività di coaching e destinerà il 30% del fatturato mensile al pagamento dei creditori per 5 anni” . Questo può convincere i creditori che è meglio prendere il 30% di qualcosa piuttosto che il 100% di quasi niente da un fallimento personale.
Un aspetto specifico introdotto è che, se a proporre l’accordo è una società di persone (es. SNC), gli effetti dell’accordo si estendono ai soci illimitatamente responsabili per i debiti sociali . Questo è importante: significa che se un mental coach opera in una SNC e fa un concordato minore a nome della società, anche i suoi debiti personali derivanti da garanzia illimitata delle obbligazioni sociali sono coperti dall’accordo (non invece eventuali debiti personali estranei alla società) . La Cassazione ha chiarito che questa estensione riguarda solo i debiti sociali dei soci, non eventuali debiti personali estranei .
Svantaggi: Il nodo principale è ottenere la maggioranza dei voti. Se i creditori sono molti e frammentati, convincerne più della metà (in valore) può essere complesso. Banche e Fisco di solito sono i maggiori; se essi si oppongono, l’accordo salta. A differenza del piano del consumatore, qui i creditori hanno il coltello dalla parte del manico: basta che più del 50% in valore dica no, e l’accordo non passa. Il debitore deve quindi costruire una proposta realmente conveniente e spendere capacità negoziali. Un altro svantaggio: se anche approvato, l’accordo può essere impugnato da eventuali creditori dissenzienti per ragioni di legittimità o convenienza (entro tempi brevi, però). E va poi omologato dal giudice, che se rileva diseguaglianze ingiustificate tra creditori o violazioni di legge può rifiutare l’omologa. Ad esempio, se un creditore privilegiato viene degradato ingiustificatamente senza adeguata convenienza comparativa, il giudice potrebbe non omologare. Insomma, c’è un doppio vaglio: prima il mercato (creditori), poi la legge (tribunale).
Altra considerazione: durante il concordato minore, se il debitore è un imprenditore, potrebbe essere nominato un commissario o comunque l’OCC supervisiona l’adempimento . C’è quindi un po’ di perdita di autonomia (anche se non come in liquidazione). Il debitore deve attenersi al piano e sottostare ai controlli.
Esempio pratico: Un mental coach con P.IVA, debiti totali €200.000 di cui €50.000 con banca (scoperto di c/c garantito da fideiussione dei genitori), €30.000 con fornitori di servizi web, €70.000 di debiti fiscali, €50.000 tra leasing auto e finanziarie. Proposta di concordato minore: continuare l’attività, prevedendo di generare utile annuo di €30.000. Offrire ai creditori: per 5 anni versare €15.000 all’anno (il 50% dell’utile) ripartito così – Erario (creditore privilegiato) 100% del nuovo debito IVA in 5 anni, fornitori 40%, banca 80% (considerando che i genitori garanti copriranno parte) e finanziarie 20%. Vendere inoltre l’auto di lusso in leasing per ottenere €10.000 da distribuire subito pro-rata. Questa proposta viene sottoposta a voto: la banca (credito 25%) accetta perché altrimenti dovrebbe escutere i garanti e chissà; il Fisco (35%) vede che recupera tutto l’IVA e parte delle imposte quindi accetta; i fornitori (15%) magari esitano ma comprendono che 40% è meglio di un probabile zero; le finanziarie (25%) forse votano contro perché prendono poco, ma anche tutte insieme rappresentano minoranza. I voti favorevoli superano il 60%. Il giudice omologa rilevando che nessun creditore riceve meno di quanto otterrebbe dalla liquidazione (che sarebbe forse il 20% per tutti) . L’accordo vincola anche le finanziarie dissenzienti. Il coach dovrà rispettare la consegna del 50% utili per 5 anni. Se ci riuscirà, alla fine verrà esdebitato dal residuo non pagato. Se invece non rispetta i termini, l’accordo potrebbe essere risolto su istanza creditori e si finirebbe in liquidazione.
La Liquidazione Controllata del Patrimonio
Cos’è: Detta anche liquidazione del sovraindebitato, è l’analogo del fallimento per i soggetti non fallibili . In pratica, il debitore rinuncia alla ristrutturazione attiva dei debiti e mette a disposizione il proprio patrimonio per la liquidazione sotto controllo del tribunale. È una procedura concorsuale liquidatoria: significa che tutti i creditori concorrono sul ricavato dei beni venduti, secondo le regole delle prelazioni (ipoteche, privilegi, chirografari) e al termine il debitore può ottenere la liberazione dai debiti rimasti .
Chi può accedere? Qualunque debitore sovraindebitato (consumatore o professionista, persona fisica o anche società non fallibile) può chiedere la propria liquidazione controllata . Si può accedere volontariamente (ricorso del debitore) oppure, in certi casi, può essere un esito di conversione forzata (es. se un piano fallisce, il tribunale può aprire d’ufficio la liquidazione). Nel CCII, all’art. 268, è sancito che solo debitori non soggetti a liquidazione giudiziale possano farla , dunque non si sovrappone al fallimento classico.
Come funziona: Il debitore presenta ricorso chiedendo l’apertura della liquidazione controllata, allegando l’elenco di tutti i suoi beni. Il tribunale verifica i presupposti e, se accoglie, dichiara aperta la procedura di liquidazione e nomina un liquidatore (spesso un professionista terzo) . Da quel momento, il debitore è spossessato dei beni compresi nella liquidazione: perde la facoltà di disporne e amministrarli, che passa al liquidatore . Il liquidatore redige un inventario, avvisa i creditori a presentare domanda (qui c’è uno stato passivo simile al fallimento). Poi procede a vendere i beni del debitore: case, auto, saldi di conto, crediti – tutto ciò che ha un valore. Il ricavato viene distribuito secondo la graduatoria: prima i creditori con pegno/ipoteca sui singoli beni fino concorrenza, poi i privilegi generali (es. dipendenti, fisco nei limiti di privilegio), infine se avanza qualcosa ai chirografari. Se il ricavato non basta a pagare tutti (cosa molto probabile), i crediti residui rimangono insoddisfatti. Al termine della liquidazione (che sotto la nuova legge deve durare massimo 3 anni dal decreto di apertura, al netto di eventuali proroghe processuali) , il debitore persona fisica può chiedere l’esdebitazione: il tribunale, verificato che ha cooperato lealmente e che non ricorre nessuna delle cause ostative (es. atti in frode), emette il decreto di esdebitazione che cancella tutti i debiti residui non soddisfatti . Nel CCII questa esdebitazione finale è addirittura automatica, nel senso che la legge prevede venga concessa senza bisogno di un separato giudizio, salvo opposizione di creditori o rilievo d’ufficio di condotte non meritevoli . Dunque, la liquidazione controllata consente di arrivare al risultato estremo: liberarsi dei debiti anche se i creditori hanno preso poco o nulla, a condizione di essersi spogliati di tutti i beni e aver rispettato le regole della procedura.
Vantaggi: Per il debitore che non vede vie di ristrutturazione, la liquidazione offre una sorta di “pulizia” generale. È spesso l’unica strada se il debitore non ha un reddito sufficiente per proporre pagamenti futuri. Inoltre, può essere opportuna se il patrimonio è destinato comunque a essere aggredito: invece di subirlo pezzo per pezzo con azioni disordinate, si preferisce una liquidazione ordinata con la prospettiva del fresh start. Un vantaggio rispetto al fallimento classico è che la durata è più breve (3 anni) , e che l’esdebitazione è integrata (nel fallimento pre-2015 bisognava fare un’istanza apposita a fine procedura, qui è intrinseca). Inoltre, il debitore mantiene la titolarità di alcuni beni impignorabili (le cose di uso quotidiano, i bisogni alimentari per sé e famiglia, stipendi per la parte non pignorabile, ecc., come da norme generali) – questi beni sono esclusi dalla liquidazione. Il liquidatore non può vendere la biancheria, ad esempio, o strumenti di lavoro se privi di reale valore oltre la quota protetta. Altra nota: durante la liquidazione, come in tutte le concorsuali, i creditori chirografari non possono procedere da soli. Quelli privilegiati su beni non ancora liquidati possono chiedere di escutere la garanzia, ma di solito coordinandosi col liquidatore.
Un caso speciale: con la modifica introdotta dal D.Lgs. 83/2022, se la liquidazione controllata riguarda la prima casa abitazione del debitore, e questa viene venduta, è previsto (art. 283 CCII) che una parte del ricavato possa essere destinata al debitore per consentirgli di affittare un alloggio alternativo (una sorta di “bonus affitto” pari a 3 anni di affitto medio in zona). Questa è una tutela sociale per non lasciare il debitore per strada se perde la casa.
Svantaggi: Ovviamente il grande svantaggio è che il debitore perde il patrimonio: case, veicoli, risparmi – tutto passa ai creditori. È un sacrificio patrimoniale totale. Inoltre, per tutta la durata (3 anni) il debitore è sotto la vigilanza del liquidatore e ha obblighi (non può fare nuove attività straordinarie senza informarlo, deve consegnare documenti, etc.). Se emergete che ha sottratto beni o non cooperato, rischia di vedersi negare l’esdebitazione finale. Per esempio, il Tribunale di Milano 2023 ha preteso che il debitore aggiorni costantemente la documentazione reddituale, pena il rigetto di esdebitazione . Va anche detto che, a differenza dei piani, qui i creditori privilegiati ottengono esattamente secondo legge: se la casa viene venduta, la banca ipotecaria prenderà l’intero ricavato fino a soddisfo del suo credito; il Fisco prenderà con prelazione eventuale sugli ultimi anni di imposte; e se qualcosa resta si divide tra chirografari. Quindi i creditori forti spesso preferiscono la liquidazione, perché non subiscono sconti forzati (subiscono però la dilazione e il rischio di realizzo inferiore in asta). Per il debitore, dunque, la liquidazione va considerata come ultima spiaggia, quando non c’è fattibilità di risanamento negoziale.
Esempio pratico: Un mental coach che ha chiuso l’attività, è disoccupato e possiede solo un appartamento gravato da mutuo residuo e una vecchia auto. Debiti complessivi €150.000 vari (mutuo, fisco, fornitori). Non avendo reddito per un piano, chiede la liquidazione controllata. Il liquidatore vende l’appartamento all’asta per €100.000: paga prima la banca ipotecaria (supponiamo €80.000 per estinguere il mutuo e interessi) e restano €20.000. Poi paga i creditori privilegiati (ad es. €5.000 al Fisco per IVA, €2.000 al dipendente se c’era), rimangono, poniamo, €13.000. Questi €13.000 vengono ripartiti tra chirografari in percentuale dei loro crediti – magari ognuno prende il 10% di ciò che gli era dovuto. Passati 3 anni, il liquidatore deposita il rendiconto e chiude. Il debitore può quindi ottenere l’esdebitazione dei residui ~€130.000 non pagati . I creditori non potranno più pretendere nulla e lui potrà cercare di ricominciare. Certo, ha perso la casa e l’auto, ma forse è il compromesso per avere la fedina finanziaria pulita. Se in questi 3 anni il debitore ha collaborato onestamente, il tribunale normalmente concede l’esdebitazione senza problemi. Se invece avesse, ad esempio, omesso di dichiarare che possedeva dei gioielli di famiglia, e il liquidatore lo scopre, non solo glieli farebbe vendere ma il giudice potrebbe punirlo negandogli l’esdebitazione per comportamento scorretto (costringendolo a pagare i residui se mai li avesse in futuro). In pratica, onestà in cambio di perdono dei debiti è lo scambio.
L’Esdebitazione del debitore incapiente
Cos’è: È una misura eccezionale introdotta per la persona fisica che, pur in situazione di sovraindebitamento, non è in grado di offrire nulla ai creditori nemmeno tramite liquidazione . È il caso, ad esempio, di un mental coach che abbia perso tutto, non abbia beni intestati e percepisca solo un piccolo reddito che basta a malapena per vivere. In tali condizioni, prima del 2020 non c’era soluzione: non si poteva fare un piano (niente da pagare), non si poteva fare liquidazione (niente da vendere). Il legislatore ha quindi previsto l’esdebitazione “a costo zero” per il debitore incapiente (art. 14-quaterdecies L.3/2012, ora ripresa nel CCII). In parole semplici, è la cancellazione di tutti i debiti senza alcun pagamento, concessa dal tribunale come misura di clemenza sociale .
Presupposti: Bisogna soddisfare alcuni requisiti stringenti : – Il debitore non deve avere alcun patrimonio liquidabile né sufficienti redditi presenti o futuri per pagare i creditori neanche in parte . Significa niente immobili, niente auto vendibile, nessun TFR, risparmi zero, e reddito che copre a malapena spese base. Deve provare questa totale incapienza con documenti (estratti conto vuoti, visure catastali negative, attestazioni ISEE, ecc.). – Il debitore deve aver meritato l’esdebitazione: in pratica deve dimostrare di non aver colposamente o dolosamente causato il proprio dissesto, e di aver tenuto un comportamento di buona fede. In più, la norma vuole che il debitore abbia collaborato in un eventuale procedura precedente. Infatti, di regola la remissione incapiente è concessa dopo aver esperito una liquidazione in cui i creditori non hanno ottenuto nulla . O quantomeno va presentata insieme ad una domanda di liquidazione (che poi viene chiusa subito per mancanza di attivo). Il debitore deve insomma convincere il giudice: “ho fatto tutto il possibile, ho agito onestamente, ma davvero non c’è nulla da dare ai creditori se non la mia parola che ci ho provato” . Spesso si guardano anche le cause dell’indebitamento: se sono sfortunate (malattie, eventi esterni) è più facile essere indulgenti; se invece appare che il debitore ha sperperato in lussi, potrebbe essere visto come non meritevole.
- Unicità: questa esdebitazione “gratis” è concessa solo una volta nella vita . Non puoi fallire due volte senza pagare nulla. E inoltre, se entro 4 anni dal provvedimento il debitore “miracolosamente” diventa benestante (ad es. un’eredità, una vincita), i creditori possono chiedere la revoca dell’esdebitazione e tornare alla carica (per evitare furberie o colpi di fortuna non condivisi).
Procedura: Il debitore deposita un ricorso al tribunale chiedendo l’esdebitazione incapiente, allegando tutta la prova della sua situazione e dichiarando la sua storia finanziaria. Spesso il tribunale nomina comunque un OCC per una relazione di verifica. I creditori vengono avvisati e possono opporsi. Il giudice fissa udienza e decide. Se accoglie, emette un decreto di esdebitazione che libera il debitore da tutti i debiti antecedenti. I creditori si attaccano al tram: non potranno più pretendere nulla.
Vantaggi: Per il debitore disperato, è ovvio: la possibilità di ripartire da zero anche se non si è potuto dare nulla ai creditori. È veramente l’ultima spiaggia e un colpo di spugna totale. Dal punto di vista sociale è un istituto di humanity, per evitare che una persona resti indebitata a vita senza via d’uscita (cosa che porterebbe a lavoro nero, esclusione finanziaria, ecc.). Ad esempio, con questo strumento un mental coach cinquantenne che ha chiuso la partita IVA, rimasto con 100k di debiti e disoccupato, può tornare “pulito” e magari reinserirsi in qualche attività senza quell’enorme fardello.
Svantaggi: Dal lato dei creditori è chiaramente sfavorevole: non ricevono nulla e devono accettarlo. Per questo i giudici tendono a essere prudenti. È stato sottolineato in sentenze recenti che non è automatica né tantomeno un diritto soggettivo incondizionato; è in potere del giudice concederla caso per caso . Occorre convincere il giudice della buona fede. Un rischio per il debitore è che se emergono comportamenti poco limpidi (anche solo omissioni documentali), la richiesta venga rigettata e a quel punto non resti nessun’altra soluzione (se non attendere magari la prescrizione di alcuni debiti dopo molti anni, ma con la zavorra di pignoramenti possibili nel frattempo). Inoltre, l’esdebitazione incapiente non cancella eventuali debiti futuri o sorte dopo: se per ipotesi il Fisco contesta un nuovo debito per un’annualità non considerata, quello resta. E come tutte le esdebitazioni, non copre debiti di natura particolare: obblighi alimentari, risarcimenti da illecito, multe penali, etc. restano comunque dovuti (lo stesso vale per gli altri piani, l’esdebitazione non riguarda quei debiti “imprescrivibili” di cui diremo a breve nei riferimenti).
Esempio pratico: Il Tribunale X esamina la posizione di un debitore che vive con una pensione sociale, zero beni, debiti 50k euro verso banche e 10k verso Agenzia Entrate. L’OCC riferisce che il patrimonio è nullo e il debitore ha tentato di lavorare ma senza successo, e che l’origine dei debiti erano fideiussioni escusse e imposte non pagate quando ha chiuso l’attività per malattia. Il giudice concede l’esdebitazione: in un colpo solo quei 60k spariscono, dando sollievo al soggetto. Altro caso: Corte d’Appello di Firenze 2025 ha sottolineato che se il giudice intravede concrete prospettive di miglioramento economico del debitore, non deve concedere l’esdebitazione incapiente . Cioè, se il mental coach è giovane e magari sta per trovare un nuovo impiego, o ha comunque skill che potrebbero fargli generare reddito, l’esdebitazione gratis non va data – i creditori dovrebbero poter sperare in un rimborso futuro. Questo equilibrio è delicato: il giudice fiorentino dice, in sostanza, che l’esdebitazione incapiente è l’extrema ratio, non va data se c’è una luce in fondo al tunnel economico del debitore.
Debiti esclusi dall’esdebitazione: Va infine ricordato che nessuna di queste procedure consente di cancellare certi tipi di debito, per espressa previsione di legge o per loro natura. In particolare, non sono mai esdebitabili : – Gli obblighi di mantenimento o alimentari verso coniuge, figli o altri (derivanti da sentenze di separazione/divorzio o da legge familiare) . Se Tizio deve pagare alimenti all’ex moglie, non può liberarsene con la procedura: quelli restano dovuti. – I debiti da risarcimento di danni derivati da fatti illeciti extra-contrattuali (es. risarcimento per aver causato lesioni in un incidente stradale, o danno erariale): questi per legge non sono soggetti a esdebitazione . – Le sanzioni penali e le sanzioni amministrative di carattere penale (multe, ammende, sanzioni Antitrust etc.) . Nonché i debiti fiscali per cui si è stati condannati penalmente per frode fiscale (non sarebbe logico farli sparire, equivarrebbe a bypassare la pena). – I debiti contratti con dolo o malafede verso i creditori, se accertati dal giudice (quindi se emergesse che un debito è nato da una frode del debitore, il giudice può escluderlo dal beneficio). – Debiti per stipendi e salari dovuti a lavoratori: se l’imprenditore ha omesso di pagarli con malafede, si tende a escluderli dall’esdebitazione per tutela dei lavoratori (anche se qui la legge non è chiarissima, è più una prassi). – Debiti verso enti di indennizzo pubblico (tipo Fondo vittime della strada, Fondo antiusura) per ragioni di politica pubblica . – Ovviamente i debiti sorti dopo l’apertura della procedura (o non inseriti): se fai nuovi debiti dopo, quelli non vengono toccati .
Quindi, ad esempio, se il mental coach aveva preso una multa penale dall’Agenzia Entrate per omessa dichiarazione fraudolenta, quella sanzione pecuniaria non si estinguerà con l’esdebitazione (mentre l’imposta evasa sì, paradossalmente). In pratica, l’esdebitazione cancella la generalità dei debiti civili e commerciali, ma non cancella obblighi familiari, multe per reati o situazioni assimilate, e responsabilità personali gravi.
(Tabella riepilogativa: Confronto tra le procedure di sovraindebitamento)
| Caratteristiche | Piano del consumatore | Concordato minore | Liquidazione controllata | Esdebitazione incapiente |
|---|---|---|---|---|
| Soggetti ammessi | Solo consumatore (persona fisica, debiti per scopi personali) | Imprenditori minori, professionisti, enti non fallibili (no consumatore) | Tutti i debitori non fallibili (consumatori, professionisti, anche società non fallibili) | Persona fisica nullatenente (incapace di offrire utilità ai creditori) (≠ società) |
| Necessità di voto creditori | No (omologa decisa dal giudice) | Sì – maggioranza crediti >50% (se >50% aderisce, vincola dissenzienti) | No voto (tutti concorrono su attivo liquidato) | No (istanza unilaterale al giudice; creditori possono opporsi) |
| Ruolo del tribunale | Verifica meritevolezza e convenienza, poi omologa | Omologa dopo approvazione creditori, verifica regolarità e parità trattamento | Dichiara apertura procedura; nomina liquidatore; esdebitazione finale salvo eccezioni | Valuta condizioni e buona fede; decreta esdebitazione senza attivo |
| Effetti su azioni esecutive | Sospese dal decreto di apertura fino a fine procedura ; divieto nuovi pignoramenti | Uguale al piano: sospende individuali durante procedura ; dopo omologa, creditori vincolati accordo | Sostituisce tutte le esecuzioni: i creditori possono solo partecipare alla liquidazione collettiva; pignoramenti in corso convergono o si fermano | Se concessa esdebitazione: cessano tutte le azioni di recupero sui debiti pregressi (crediti inesigibili) |
| Pagamento dei crediti | Secondo piano sostenibile deciso dal debitore, può essere parziale e dilazionato (anche forte stralcio) | Secondo piano concordato con creditori; possibile differenziare percentuali per classi creditori | Secondo legge: in base a vendite beni. Privilegiati e garantiti pagati prioritariamente, chirografari proporzionalmente col residuo | Nessun pagamento (creditori non ricevono nulla, salvo eventuali importi simbolici volontari tipo cessione di un piccolo reddito futuro, ma non obbligatorio) |
| Durata impegni | Variabile (tipicamente 4-5 anni, può essere anche più breve o modulata) | Variabile (in base al piano: es. 3-5 anni di pagamento utili, ecc.) | 3 anni dalla apertura per liquidare (CCII art. 270 riduce durata standard a 3 anni) | – (istanza può esser decisa in pochi mesi; dopo esdebitazione, procedura chiusa) |
| Conservazione patrimonio | Di regola sì: il debitore può conservare i beni (salvo alienazioni previste dal piano per pagare creditori) | Sì: l’attività può proseguire, beni non liquidati salvo quanto previsto nel piano (es. vendite di asset non strategici) | No: il patrimonio liquidabile viene interamente venduto dal liquidatore (eccetto beni impignorabili) | Sì (ma tipicamente il debitore non ha patrimonio); se emergesse patrimonio, non verrebbe esdebitato oppure si revoca beneficio |
| Esdebitazione (fresh start) | Ottenibile a fine piano se eseguito regolarmente: cancella debiti residui | Ottenibile a fine esecuzione accordo (il decreto di omologa + adempimento funge da esdebitazione) | Ottenibile con decreto finale dopo 3 anni se debitore cooperativo (anche se creditori pagati parzialmente) | Immediata con decreto concessione: debiti cancellati subito (eccetto esclusi di legge) |
| Requisiti di meritevolezza | No colpa grave, malafede o frode nella genesi debiti (criterio post-2020 più favorevole al debitore); giudice verifica attivamente | Simile: proposta inammissibile se frode o dolo; valutazione meritevolezza meno pregnante (essendo i creditori che accettano, conta di più la convenienza economica). Ma condotte fraudolente precludono comunque | Non accessibile se atti in frode ai creditori (negata apertura se scoperti); esdebitazione negabile se comportamento doloso o gravemente scorretto durante procedura | Richiede integrità e buona fede assoluta; no frodi, no colpe gravi; debitore deve dimostrare di aver provato ogni via e di trovarsi senza colpa in indigenza |
| Esempio tipico | Famiglia sovraindebitata da prestiti, propone ridurre rate a misura reddito, nessuna opposizione creditori, giudice omologa | Professionista con studio, debiti professionali, offre ai creditori parte dei futuri guadagni più cessione di un immobile non indispensabile, creditori approvano a maggioranza | Piccolo imprenditore con macchinari e magazzino chiusi per cessata attività, non riesce a pagare nulla, attiva liquidazione: liquidatore vende i macchinari e scorte, incassa e distribuisce; poi imprenditore esdebitato e può ripartire | Persona sola, disoccupata, nulla tenente, debiti pregressi enormi. Chiede esdebitazione incapiente: tribunale la concede vedendo che non ha prospettive di rimborso e non ha colpe gravi; debiti cancellati per darle chance di reinserimento |
(Nota: restano esclusi dall’esdebitazione in tutte le procedure alcuni debiti di natura speciale: alimenti, risarcimenti da fatti illeciti, sanzioni penali/amministrative, etc., come da normative vigenti.)
Debitore persona fisica vs società: differenze e coordinamento
Finora abbiamo considerato il mental coach come debitore persona fisica (consumatore o professionista individuale). Ma cosa accade se l’attività di coaching è svolta tramite una società? Oppure se il mental coach ha sia debiti personali sia debiti della sua impresa collegati? Questa sezione chiarisce le differenze tra il trattamento dell’insolvenza di una persona fisica e quello di una società, e come le due cose possano interagire.
Società soggette a fallimento: Se il mental coach opera con una società di capitali (ad es. una S.r.l. “Mental Coaching Srl”) oppure una società di persone commerciale (una Snc che supera i limiti di piccolo imprenditore), quella società è assoggettabile a liquidazione giudiziale (ex fallimento). Significa che, in caso di insolvenza, i creditori possono chiederne il fallimento o la società può proporre un concordato preventivo. Le procedure di sovraindebitamento non si applicano a tali società (che non rientrano tra i soggetti “non fallibili”). Quindi la Mental Coaching Srl non può fare un piano del consumatore né un concordato minore; dovrà semmai ricorrere a un concordato preventivo ordinario o ad altre procedure del CCII (ad esempio la Composizione negoziata della crisi se vuole tentare risanamento fuori dal tribunale, o la Liquidazione giudiziale se insolvente conclamata). Questo esula dal focus, ma in breve: il concordato preventivo è una procedura concorsuale simile a quelle viste, ma destinata a imprese fallibili (richiede maggioranze più alte, 2/3 dei crediti, e spesso prevede apporti esterni); la liquidazione giudiziale è l’ex fallimento, con curatore ecc.
Responsabilità dei soci: Se la società è di capitali (Srl, Spa), i creditori potranno aggredire solo il patrimonio sociale. Il mental coach socio potrebbe però avere firmato garanzie personali (es. fideiussioni alla banca per i fidi aziendali). In tal caso, se la società non paga, il socio-guarantee diventa debitore egli stesso su quei crediti. Egli potrà utilizzare per quei debiti personali le procedure da sovraindebitamento (essendo persona fisica non fallibile). Ad esempio, se “Mental Coaching Srl” fallisce lasciando un debito bancario di 100k garantito dal coach in persona, la banca potrà rivalersi sul coach e lui includere quel debito nel suo eventuale piano del consumatore o liquidazione personale. In effetti, spesso il destino di piccoli imprenditori è duplice: l’impresa va in concordato/fallimento e il titolare segue con sovraindebitamento personale per i debiti rimasti a suo carico (garanzie, debiti erariali personali, etc.).
Se la società è di persone (Snc, Sas) i soci hanno responsabilità illimitata. Storicamente, soci illimitatamente responsabili fallivano insieme alla società. Nel nuovo CCII, se una Snc è insolvente, anch’essa può scegliere concordato preventivo (se grande) o concordato minore (se piccola): come notato, il concordato minore di una società produce effetti anche sui soci illimitatamente responsabili per i debiti sociali . Quindi in quel caso il socio (il coach) non dovrà fare una procedura distinta per i debiti sociali: la sua liberazione da essi è collegata a quella della società. Diverso se il socio ha debiti personali estranei: per quelli dovrebbe procedere a parte. Se invece la società va in liquidazione giudiziale (fallimento), i soci illimitatamente responsabili possono essere soggetti a liquidazione giudiziale estesa (ex fallimento dei soci). Tuttavia, il CCII ha introdotto una novità: se la società illimitata fa un accordo di composizione (concordato minore) omologato, i soci illimitati possono evitare il loro fallimento per quelle obbligazioni sociali . Quindi, per un mental coach socio di Snc indebitata, conviene cercare un concordato minore societario per proteggere anche se stesso.
Coordinamento delle procedure: Può darsi che un mental coach abbia sia debiti professionali che familiari mescolati. Se prevalgono quelli professionali, non può fare piano consumatore, ma può far concordato minore anche includendo debiti personali – la legge non vieta di includere nel concordato minore anche debiti verso consumatori se il debitore è unico. Viceversa, se è ammissibile al piano consumatore (debiti prevalentemente personali) ma ha qualche debito di natura professionale, la giurisprudenza consente comunque il piano del consumatore purché i debiti professionali non siano prevalenti . Quindi, la scelta tra piano e concordato dipende dall’analisi quantitativa della tipologia di debiti. In caso di dubbio, meglio presentare le due alternative in subordine: qualche tribunale lo consente.
Da segnalare: il CCII permette anche una procedura familiare unitaria: se più membri di una stessa famiglia sono sovraindebitati (es. marito e moglie coobbligati su debiti), possono presentare un unico procedimento di composizione per tutti, così da ridurre costi e tempi . Ciò è utile se, ad esempio, il mental coach e la moglie hanno debiti comuni: possono fare un piano congiunto invece di due separati.
Conclusione su persona vs società: Il mental coach come persona ha gli strumenti di cui sopra. La società, se esistente, segue la disciplina dell’insolvenza imprenditoriale classica. Dal punto di vista del debitore coach, la distinzione è rilevante perché se ha creato una società, può avere protetto il suo patrimonio personale (se non ha dato garanzie): in tal caso la società può fallire ma lui personalmente no (a meno che abbia compiuto irregolarità tali da causare responsabilità proprie tipo distrazione di beni sociali – scenario penale). In pratica, spesso i piccoli imprenditori con società si trovano comunque indebitati personalmente per aver garantito i debiti aziendali. Quindi il ricorso alla legge 3/2012 (ora CCII) come persona rimane frequente. In una visione integrata, se un mental coach ha entrambe le situazioni (società insolvente e lui stesso insolvente): – gestirà la società con gli strumenti d’impresa (magari liquidandola volontariamente o facendola fallire), – e parallelamente attiverà la sua procedura personale per sistemare i propri debiti (che includeranno debiti sociali rimasti a suo carico). Queste procedure possono coesistere ma sono giuridicamente separate. Va fatta attenzione a eventuali interferenze: ad esempio, se il coach come persona presenta un piano e tra i debiti c’è anche la rivalsa di una banca per un mutuo della società, potrebbe essere utile aspettare la chiusura del fallimento per sapere esattamente quanto la banca non recupera dalla società, così da inserire la cifra corretta nel piano personale.
In sintesi, quando si valutano le opzioni bisogna distinguere la posizione giuridica del debitore: persona fisica non fallibile (via sovraindebitamento) vs impresa soggetta a fallimento (via procedure concorsuali ordinarie). Il legislatore sta cercando di armonizzare i due mondi (il CCII li riunisce in uno stesso codice), ma la distinzione permane in base alla qualifica del debitore. Il mental coach tipicamente rientra nel regime “non fallibile”, a meno che abbia volutamente strutturato una società di dimensioni notevoli.
Domande frequenti (FAQ)
D: Un mental coach con troppi debiti rischia di fallire come succede alle aziende?
R: Se il mental coach è un libero professionista o un piccolo imprenditore individuale, no, tecnicamente non può essere dichiarato fallito (oggi “liquidazione giudiziale”) perché la legge esclude dal fallimento i professionisti e gli imprenditori sotto certe soglie . Al suo caso si applicano le procedure da sovraindebitamento (piano del consumatore, concordato minore, ecc.). Invece, se opera tramite una società di capitali o una grande impresa commerciale, quella entità giuridica può essere soggetta a fallimento. In tal caso, più che il coach come persona, sarebbe la società ad essere portata in tribunale. Comunque il termine “fallimento” per le persone fisiche non fallibili è improprio: si parla di liquidazione controllata, ma è su base volontaria o concorsuale non “subita” su istanza creditori (i creditori non possono chiederla contro un debitore civile, possono solo pignorare i beni). Quindi un mental coach persona fisica non rischia il fallimento d’ufficio, ma rischia piuttosto i pignoramenti individuali, salvo che attivi lui stesso una procedura concorsuale minore per proteggersi.
D: L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può pignorare la mia prima casa se ho debiti fiscali?
R: In linea generale no, se si tratta dell’unica casa di proprietà in cui il debitore risiede. La legge (DPR 602/1973 art. 76) vieta all’Agente della Riscossione di espropriare l’unico immobile ad uso abitativo, non di lusso, destinato a prima casa del debitore . Quindi, se il mental coach possiede solo l’appartamento in cui vive e questo non è una villa o castello (categorie A/8 o A/9), l’Erario non può mandarlo all’asta. Attenzione però: questo non impedisce all’Agenzia Entrate di mettere un’ipoteca sull’immobile (se il debito supera €20.000) , né vieta il pignoramento di eventuali seconde case o altri immobili. Inoltre, se il debitore ha più immobili, anche la casa dove risiede può essere pignorata (perché in tal caso non è “unica proprietà”). E ancora: se il debito fiscale supera €120.000 e ci sono altri immobili, l’Agente può procedere dopo aver iscritto ipoteca da almeno 6 mesi . Riassumendo: prima casa unica = impignorabile dal fisco; se più immobili o casa non unica = pignorabile secondo le condizioni di importo debito e ipoteca. In ogni caso, un creditore privato (banca, finanziaria, privato) non è soggetto a questo divieto: solo i creditori pubblici ne sono vincolati . Quindi la prima casa potrebbe essere al sicuro dal Fisco ma non, ad esempio, da una banca con mutuo in sofferenza (che infatti può foreclosare).
D: Possono portarmi via l’automobile se mi serve per lavorare?
R: Dipende dal creditore. Un creditore privato (es. banca) può far pignorare l’auto tramite ufficiale giudiziario se trova il veicolo. La legge tutela solo parzialmente: i beni strumentali al lavoro del debitore sono pignorabili solo fino a 1/5 del loro valore , ma ciò vale tipicamente per strumenti professionali (computer, attrezzi) e la giurisprudenza ha talvolta esteso il concetto all’auto se è unico mezzo indispensabile per l’attività, rendendola difficilmente espropriabile . Tuttavia, non c’è un divieto assoluto per i creditori privati: in pratica, se l’auto ha un buon valore, potrebbero pignorarla e venderla, specie se non è dimostrabile che sia necessaria e insostituibile per la tua professione (es: se sei coach online che lavora da casa, l’auto non è strettamente un attrezzo di lavoro). Diverso il caso del fermo amministrativo da parte di Agenzia Entrate-Riscossione: lì la legge prevede esplicitamente che non si può iscrivere fermo se l’auto è strumentale all’attività d’impresa o professione, a patto che il debitore lo comunichi entro 30 giorni dal preavviso di fermo . Quindi col Fisco hai un’arma: quando ti mandano il preavviso, invii l’istanza con documenti (es: partita IVA, elenco spostamenti per lavoro) e eviti il fermo . Con i privati invece non c’è un modulo analogo; puoi solo eventualmente contestare l’eventuale pignoramento sostenendo al giudice dell’esecuzione che il bene è strumentale e quindi applicare l’art. 515 c.p.c. (limitazione a 1/5), ma intanto rischi sequestro. Il consiglio pratico è: se hai un’auto di pregio e molti debiti, valuta di sostituirla con una di minor valore (entro i limiti di legge, senza frode) così da renderla meno appetibile; oppure, in attesa di soluzioni, tenerla fuori da luoghi facilmente accessibili ai creditori (ma un bravo ufficiale può individuarla). L’ideale comunque è risolvere il debito a monte (rateizzazioni, procedure concorsuali) per sospendere i pignoramenti sui beni come l’auto.
D: Che differenza c’è tra Piano del consumatore e Concordato minore?
R: Il Piano del consumatore è riservato alle persone fisiche consumatrici (debiti per scopi personali non imprenditoriali), mentre il Concordato minore è per imprenditori minori e professionisti (non consumatori). Operativamente, la differenza principale è che nel piano del consumatore i creditori non votano, il giudice omologa imponendo il piano anche ai dissenzienti ; nel concordato minore, invece, serve l’approvazione dei creditori a maggioranza di credito . Quindi il piano del consumatore è più “unilaterale” (ma soggetto a verifica di meritevolezza), il concordato minore è “contrattuale” (devi contrattare con i creditori). Un’altra differenza: il piano del consumatore richiede una verifica più stringente della meritevolezza da parte del giudice (se hai colpa grave/frode vieni escluso) , mentre nel concordato minore la meritevolezza conta meno in fase di apertura (se hai frodi neanche entri, ma non c’è il requisito di non aver fatto debiti sproporzionati, ecc., perché decide il mercato dei creditori). Inoltre, il concordato minore consente di coinvolgere soggetti come società e professionisti (esclusi dal piano). In pratica: se sei un consumatore sovraindebitato, fai il piano; se sei un debitore “commerciale” non fallibile, fai il concordato minore. I risultati sono simili (ristrutturazione debiti con possibile esdebitazione), ma l’iter negoziale è la chiave di distinzione.
D: Cosa succede ai debiti fiscali e contributivi in una procedura di sovraindebitamento?
R: I debiti verso il Fisco e gli enti previdenziali possono essere inclusi nel piano del consumatore, nel concordato minore e nella liquidazione controllata, al pari degli altri. Tuttavia, ci sono alcune particolarità: – Nel piano del consumatore, il giudice valuta anche che il trattamento riservato al Fisco non sia deteriore oltre il ragionevole rispetto ad una liquidazione . Ad esempio, se c’è IVA non pagata, in passato la legge richiedeva di pagarla integralmente (in quanto “risorsa UE”), ma la riforma consente anche il pagamento parziale purché giustificato. In genere, il piano prevede di saldare almeno in parte i tributi con privilegio (IVA, ritenute) perché altrimenti il giudice potrebbe non omologare. – Nel concordato minore, l’Erario ha diritto di voto sul piano (per la parte di credito chirografario) e di accettare o meno eventuali stralci di tributi privilegiati. In pratica, Agenzia Entrate e Agenzia Riscossione partecipano come creditori: spesso votano in base a linee guida interne che mirano a ottenere almeno il massimo possibile rispetto a liquidazione. Possono quindi essere l’ago della bilancia. Es.: se offri il 30% sulle cartelle, potrebbero votare sì se ritengono che in liquidazione prenderebbero meno del 30%. – Nella liquidazione controllata, i debiti fiscali ricevono quanto il loro rango prevede: quelli con privilegio generale (es. IVA entro certi limiti, ritenute) vengono soddisfatti dopo i creditori con pegno/ipoteca e insieme agli altri privilegiati (es. dipendenti); l’eventuale parte chirografaria (sanzioni, interessi, tributi senza privilegio) partecipa come credito chirografario. A fine liquidazione, se ottieni esdebitazione, anche i debiti fiscali residui sono cancellati , tranne quelli derivanti da frode fiscale accertata con condanna definitiva (che restano esclusi dall’esdebitazione) . – Importante: se benefici di una definizione agevolata (rottamazione) già concessa prima, devi gestire come integrarla nel piano. A volte conviene aspettare l’esito dei termini rottamazione per vedere se riesci a pagarla; se non riesci, inserisci allora i debiti per intero. I due istituti possono coesistere ma bisogna fare attenzione a non contraddirsi (non puoi tenere la rottamazione attiva e nel contempo includere quell’importo ridotto nel piano, perché il piano potrebbe durare più a lungo delle rate rottamazione).
In sintesi, i debiti fiscali non sono esclusi dalle procedure (salvo sanzioni penali), ma serve trattarli con criterio. Ad esempio, la Cassazione ha affermato che l’IVA può essere falcidiata in un accordo ex L.3/2012 a condizione che al Fisco non vada meno di quanto otterrebbe liquidando i beni . Quindi di solito il Fisco viene soddisfatto in % più alta dei chirografari normali se ha privilegi. Nelle procedure attuali, l’Erario è un creditore come gli altri, solo con tutele normative specifiche. E post omologa, se rispetti il piano, anche l’Erario è vincolato: non potrà più iscrivere ipoteche o pignorare per quei debiti omologati, dovrà incassare quanto previsto nel piano e stop (l’eventuale residuo lo perde).
D: Quanti debiti devo pagare in un piano di sovraindebitamento? Tutti o solo una parte?
R: Lo scopo di queste procedure è spesso pagare solo una parte dei debiti e ottenere la cancellazione del resto (esdebitazione). La percentuale che devi pagare dipende dalla tua capacità contributiva e dal valore che i tuoi creditori otterrebbero se liquidassero i tuoi beni. In linea di massima, devi offrire ai creditori almeno il valore di liquidazione. Ma poiché in liquidazione forzata tra spese e ribassi spesso si disperde molto, i creditori chirografari prendono poco. Quindi non è raro che un piano approvato comporti il pagamento di percentuali basse (10-20%) ai creditori chirografari , magari dilazionato in alcuni anni. I creditori privilegiati (es. la banca con ipoteca, il Fisco per privilegi) vengono di solito soddisfatti in misura maggiore, almeno fino al valore delle garanzie. In alcuni casi, se il reddito del debitore è proprio minimo, anche i chirografari possono accontentarsi di pochi punti percentuali. Ad esempio, ci sono casi in cui su €100.000 di debiti il piano è stato omologato prevedendo il pagamento di €5.000 totali (5%), perché quello realisticamente il debitore poteva dare e in liquidazione i creditori avrebbero preso zero. L’importante è che la proposta sia sostenibile (cioè poi riesci davvero a pagare quella parte) e che non lasci i creditori in condizioni peggiori di altre vie. Dunque, non devi per forza restituire 100%, anzi lo scopo è proprio tagliare il debito al livello pagabile. Se invece potessi pagare 100%, non avresti bisogno della procedura (faresti direttamente accordi o pagheresti). Infatti la legge richiede uno stato di sovraindebitamento autentico, ossia che tu non sia in grado di pagare integralmente i debiti.
D: Quanto tempo ci vuole per completare una procedura di sovraindebitamento?
R: Ci sono due fasi: la fase giudiziale di ammissione/omologazione e la fase di esecuzione del piano (o liquidazione). – La fase in tribunale, dalla presentazione del ricorso alla omologazione, tipicamente dura da 3 a 6 mesi per i piani/accordi semplici, fino a circa 12 mesi per casi complessi o tribunali ingolfati. Molto dipende da eventuali opposizioni dei creditori e dalla completezza della documentazione iniziale. Ad esempio, ottenuto il decreto di apertura, i creditori hanno un termine (30 giorni circa) per fare osservazioni o esprimere voto , poi il giudice fissa udienza. In media, comunque, nel giro di 6-8 mesi si arriva all’omologazione in molti tribunali, come indicato anche da linee guida (il procedimento è più snello di un fallimento). – La fase di esecuzione: se è un piano/accordo, la durata la decidi tu nella proposta (può essere 4 anni, 5 anni, etc.). I creditori preferiscono orizzonti non troppo lunghi, ma qualche anno è normale. Se è una liquidazione controllata, la legge ora fissa a 3 anni il periodo di liquidazione attiva , dopo il quale, se rimangono atti da completare, si completano ma intanto scatta l’esdebitazione (salvo proroghe concesse per casi speciali). Tre anni decorrono dal decreto di apertura, quindi la persona fisica può essere libera dai debiti in poco più di 3 anni in quel caso. Per i piani invece, se ad esempio proponi 5 anni di pagamenti, l’esdebitazione arriva dopo 5 anni (a condizione di aver pagato quanto promesso). In sintesi: entro un anno ottieni la protezione e omologa, e in 3-5 anni di solito completi il percorso e sei esdebitato. Quindi rispetto a restare inseguito dai debiti a tempo indeterminato, è un tempo relativamente breve e definito.
D: Posso continuare la mia attività di mental coach durante la procedura?
R: Sì, certamente, ed anzi è auspicabile in molti casi. Durante un piano del consumatore o concordato minore, tu rimani in possesso dei tuoi beni e prosegui il tuo lavoro normalmente, salvo l’impegno di destinare ai creditori la parte concordata dei guadagni. La procedura non ti impedisce di fatturare, incassare compensi, fare nuovi contratti – devi però rispettare eventuali obblighi di informazione o vincoli stabiliti dal giudice (ad esempio, non contrarre nuovi debiti senza autorizzazione). Nulla vieta che tu generi nuovo reddito, anzi quello serve a pagare il piano. Addirittura, nel concordato minore la continuazione dell’attività è formalizzata e può essere parte del piano di rientro . Dovrai solo tenere contabilità regolare e magari far verificare periodicamente all’OCC i flussi. In liquidazione controllata, invece, dipende: se la tua attività non è profittevole, può darsi che nella liquidazione vengano venduti gli asset e di fatto l’attività cessa. Ma se sei un professionista, la tua “attività” può essere svolta anche senza beni (a parte la tua competenza): in tal caso, nulla vieta che tu continui a lavorare anche durante la liquidazione, solo che se produci un surplus di reddito (al di là di quello necessario al tuo sostentamento modesto) il liquidatore potrebbe chiederti di versarlo alla massa. Ma in pratica, i debitori in liquidazione spesso cercano un lavoro per vivere e il liquidatore trattiene solo la parte pignorabile eventualmente. Quindi puoi continuare a fare il coach, incassare parcelle; il liquidatore potrebbe dire “ok, tieni pure fino a X euro al mese per mantenerti, se fai di più dammi l’eccedenza”. Comunque lavorare non è vietato, anzi dimostra buona volontà. Se la procedura comporta la vendita di beni funzionali all’attività (es: l’auto o il computer indispensabile), spesso si cerca di evitare di privare il debitore di strumenti di sostentamento: l’OCC o liquidatore può lasciare al debitore beni di modesto valore se servono a generare reddito per pagare i creditori. Ad esempio, in molte liquidazioni personali si lascia al debitore la vettura se gli serve per recarsi al lavoro, soprattutto se di valore non alto. Quindi, continua pure la tua attività di mental coach, tenendo informato l’OCC e il tribunale, e rispettando il piano di destinazione degli utili. Questo è nell’interesse di tutti: più guadagni, più facile soddisfare i creditori e arrivare a esdebitazione.
D: L’esdebitazione cancella proprio tutti i debiti? Anche quelli verso Stato e privati?
R: Sì, l’esdebitazione (sia quella post piano/accordo, sia quella post liquidazione, sia l’incapiente) estingue tutti i debiti residui anteriori alla procedura, con poche eccezioni già evidenziate. Significa che dopo l’esdebitazione il debitore non è più legalmente tenuto a pagare nulla ai vecchi creditori insoddisfatti . Essi non possono né agire esecutivamente, né iscrivere ipoteche, né pretendere il pagamento in futuro. Le uniche eccezioni riguardano: – Debiti per alimenti, mantenimento familiare, etc. che restano dovuti . – Debiti da risarcimenti per fatti illeciti (dolo o colpa grave) rimangono esigibili . – Multe e sanzioni penali/amministrative (non vengono perdonate) . – Debiti fiscali derivati da reati tributari (es. se sei stato condannato per frode, quelle somme evase non le cancelli) . Tutto il resto – cartelle esattoriali ordinarie, prestiti bancari, fornitori, affitti non pagati, bollette arretrate, leasing, mutui – viene cancellato definitivamente. Il creditore potrà solo insinuarsi nell’eventuale procedura concorsuale se aperta (o opporsi in quella sede), ma dopo l’omologa o chiusura con esdebitazione non ha più mezzi di rivalersi sul debitore personalmente. Questo è il beneficio fondamentale delle procedure di insolvenza personale: la fresh start, ossia la possibilità di ripartire senza debiti (in inglese dicono “discharge”). In Italia, specialmente dopo le riforme, l’esdebitazione è abbastanza ampia e si ottiene a patto di rispettare le condizioni. Ad esempio, Cassazione 2024 n.5678 ha ribadito che occorre valutare caso per caso ma di norma, se il debitore è stato corretto, l’esdebitazione va concessa . Quindi sì, puoi liberarti di tutti i debiti elencati nella procedura e tornare “pulito” nei confronti dei creditori (non necessariamente nelle banche dati creditizie subito, ma legalmente sei pulito). Naturalmente, se un debito non era stato dichiarato e il creditore non è stato coinvolto, potrebbe non essere coperto – è dovere del debitore dichiararli tutti per non rischiare che quell’omissione gli impedisca di liberarsene. In ultimo, ricorda che se hai coobbligati o garanti, l’esdebitazione vale solo per te: i fideiussori o condebitori restano obbligati per intero. Esempio: tua moglie ha firmato con te il mutuo; se tu ottieni esdebitazione, la banca potrà chiedere a lei l’intero importo (salvo anche lei faccia procedura o accordi qualcosa). Quindi l’effetto “cancella debito” è personale per il debitore ammesso, non esteso ad altri obbligati (tranne il caso soci illimitati con società come visto).
D: Cosa devo fare se voglio avviare una di queste procedure?
R: Il primo passo pratico è rivolgerti a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) o a un professionista esperto in materia. Puoi trovare l’elenco degli OCC riconosciuti sul sito del Ministero della Giustizia (sono spesso istituiti presso gli Ordini dei Commercialisti, degli Avvocati, o le Camere di Commercio). L’OCC ti guiderà nella raccolta dei documenti, valuterà se sei un consumatore o un imprenditore minore, e ti consiglierà quale procedura è più adatta. Dovrai predisporre tutta la documentazione (elenco debiti, elenco beni, atti ultimi 5 anni, dichiarazioni redditi, estratti conto, stato di famiglia, ecc.). L’OCC redigerà con te una proposta di piano o istanza di liquidazione. Una volta pronto il fascicolo, si deposita presso il tribunale competente (quello della tua residenza per le persone fisiche). Da lì partirà l’iter giudiziale: se la documentazione è completa e la proposta ha un senso, di solito il tribunale ammette e nomina formalmente l’OCC o un gestore della crisi. Poi si andrà verso l’omologa. Durante questo periodo è bene non ricevere nuovi atti esecutivi senza reagire: informa l’OCC di qualsiasi pignoramento in corso perché si può chiedere al giudice, se ne ricorrono i presupposti, di sospenderlo . Preparati anche a eventualmente comparire in udienza e spiegare al giudice (con sincerità) la tua storia. Molti giudici fanno domande dirette al debitore per saggiare la credibilità. Ci sarà da pagare qualche spesa: gli OCC chiedono un acconto per il loro compenso (variabile a seconda del caso) – ma i costi sono molto minori rispetto a subire mille cause. Inoltre, spesso il compenso OCC può essere inserito nel piano come credito prededucibile, quindi lo paghi con le risorse del piano stesso e non tutto anticipato. Alcuni Comuni e Fondazioni prevedono anche contributi per aiutare debitori civili a pagare i costi di procedura (“Fondo di prevenzione usura” e simili). Una volta avviata la procedura, segui le istruzioni dell’OCC, non nascondergli nulla e rispetta le scadenze di pagamento del piano una volta omologato. Così potrai arrivare al termine e ottenere il decreto di esdebitazione. Considera che la procedura è di competenza di un giudice (di solito nominano un giudice delegato o un collegio, a seconda dei tribunali). Quindi non è un percorso extra-giudiziale, ma un vero procedimento giurisdizionale: questo significa che hai la garanzia di terzietà e legalità, ma anche che devi osservare formalità e tempi della giustizia. Non aspettarti risoluzioni “flash”, ma relativamente rapide sì (mesi, non giorni). Nel frattempo però, già dal deposito ottieni effetti protettivi. In conclusione: agisci presto, non aspettare che i problemi diventino ingestibili. Una volta resa pubblica (alla Camera di Commercio, per gli imprenditori) o nota ai creditori la tua procedura, ovviamente perderai un po’ di riservatezza sulla tua condizione, ma guadagnerai protezione legale. È un compromesso che vale la pena accettare per uscire dal tunnel dei debiti.
Conclusione
Il percorso del debitore sovraindebitato – sia esso un mental coach, un libero professionista o un piccolo imprenditore – non è semplice, ma la legge italiana mette a disposizione strumenti efficaci per affrontarlo. Come abbiamo visto, esistono misure immediate per difendersi (sospensioni, opposizioni, rateizzazioni) e soluzioni strutturate a lungo termine (piani di ristrutturazione, concordati minori, liquidazione con esdebitazione). Il denominatore comune di queste soluzioni è il principio della seconda opportunità: il debitore onesto e in difficoltà deve poter ripartire, dopo aver messo a disposizione quel che può ai creditori, senza essere condannato a una vita da insolvente. Questo principio, promosso anche dall’Unione Europea, è ormai radicato nel nostro ordinamento .
Per il mental coach indebitato, quindi, il messaggio finale è di non cedere allo sconforto né all’inazione. È importante invece prendere in mano la situazione: censire i debiti, farsi assistere da professionisti competenti, e scegliere la strada migliore per regolarizzare la propria posizione. Ogni caso è a sé – ad esempio, chi ha una possibilità di reddito stabile punterà su un piano di rientro graduale, chi ha perso tutto punterà su una liquidazione breve e liberatoria. In ogni caso, la trasparenza, la buona fede e la collaborazione con gli organi della procedura sono fondamentali: costituiscono la chiave per ottenere il risultato sperato (che il giudice omologhi la proposta e conceda l’esdebitazione) . Le ultime sentenze confermano che i tribunali italiani guardano con favore il debitore che dimostra di aver fatto del suo meglio e allo stesso tempo sono inflessibili con chi tenta furbizie o omissioni .
Sul piano pratico, questa guida ha evidenziato strumenti e accorgimenti utili: dal fermo auto evitabile se l’auto è da lavoro , alla casa protetta dal pignoramento fiscale , alle percentuali di stralcio realistiche nei piani , alle tempistiche di 3 anni per tornare puliti . Con queste conoscenze, il mental coach (o chi per esso) può sedersi con un consulente e pianificare la propria strategia di uscita dal debito con realismo ma anche con speranza.
In conclusione, “mental coach con debiti: cosa fare e come difendersi” non è più solo una domanda angosciosa, ma trova risposta in un insieme di strumenti concreti offerti dal nostro ordinamento. Con l’aiuto giusto e la determinazione personale, anche la situazione debitoria più grave può trovare una composizione equa e un nuovo inizio. La legge fornisce il quadro, ma il protagonista del proprio risanamento è sempre il debitore: consapevole dei propri diritti e doveri, egli può attivamente trasformare la crisi in un percorso verso la riabilitazione economica. Questa guida ha fornito il know-how necessario; il passo successivo spetta al debitore, che – si auspica – potrà riconquistare la serenità finanziaria e professionale sfruttando le opportunità di legge, piuttosto che subirne le conseguenze.
Sei un mental coach, un formatore motivazionale o un professionista della crescita personale e ti ritrovi sommerso dai debiti? Fatti Aiutare da Studio Monardo
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In questa guida troverai cosa succede se non riesci più a pagare, quali soluzioni puoi attivare e come ottenere una vera liberazione dai debiti, anche se sei un libero professionista.
⚖️ Quando un mental coach è considerato sovraindebitato
Un mental coach o libero professionista si trova in sovraindebitamento quando:
- Non riesce più a pagare regolarmente tasse, rate, fornitori o collaboratori.
- Ha più finanziamenti o debiti fiscali aperti contemporaneamente.
- È stato segnalato nelle banche dati (CRIF).
- Ha ricevuto cartelle esattoriali o atti di pignoramento.
- Non riesce più a mantenere la propria attività professionale.
In questi casi, puoi accedere alle procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento, previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019), che permettono di ristrutturare, ridurre o cancellare completamente i debiti.
👥 Chi può accedere alle tutele legali
- Mental coach liberi professionisti con partita IVA o ex titolari di studio.
- Formatori individuali con debiti verso Fisco o INPS.
- Coach freelance con debiti bancari o finanziari.
- Professionisti cessati che hanno chiuso la loro attività ma restano esposti con cartelle e creditori.
- Autonomi e consulenti con spese e imposte arretrate.
📌 Anche se non hai più la partita IVA attiva, puoi accedere alle procedure di esdebitazione come ex professionista o come persona fisica.
🧾 Tipologie di debiti più comuni tra i mental coach
✅ Debiti che possono essere ridotti o cancellati:
- Imposte e tasse (IVA, IRPEF, addizionali).
- Contributi previdenziali INPS o casse professionali.
- Prestiti e finanziamenti bancari o personali.
- Debiti commerciali verso fornitori, collaboratori o piattaforme.
- Cartelle esattoriali e avvisi fiscali.
❌ Debiti esclusi:
- Obblighi di mantenimento familiare.
- Sanzioni penali o amministrative non tributarie.
- Debiti da comportamenti dolosi o frodi fiscali.
🧠 Cosa fare subito
✅ 1. Analizza la tua situazione
Raccogli tutte le informazioni relative ai debiti: cartelle, contratti di finanziamento, estratti conto, dichiarazioni fiscali, spese mensili.
Capire quanto devi e a chi è il primo passo per individuare la strategia giusta.
✅ 2. Verifica prescrizioni e vizi
Molte cartelle esattoriali o addebiti INPS si prescrivono in 5 anni.
Un controllo legale può portare all’annullamento parziale o totale del debito.
✅ 3. Blocca i creditori
Attraverso una procedura di sovraindebitamento, puoi chiedere al Tribunale misure protettive immediate che sospendono pignoramenti, fermi e azioni giudiziarie.
✅ 4. Scegli la procedura più adatta
A seconda della tua posizione (professionista attivo, ex coach o nullatenente), puoi accedere a diverse soluzioni legali di ristrutturazione o cancellazione dei debiti.
🧩 Le principali soluzioni per mental coach con debiti
💠 Piano del consumatore
Perfetto per chi non ha attività imprenditoriale attiva, ma solo debiti personali o professionali.
Permette di proporre un piano di rimborso sostenibile, approvato dal Tribunale, e di cancellare il residuo dopo la conclusione.
💠 Concordato minore
Ideale per chi ha ancora una partita IVA attiva o collabora con altre aziende.
Si propone un saldo e stralcio o un piano rateale ai creditori, con omologazione del giudice.
Alla fine, i debiti rimanenti vengono cancellati.
💠 Liquidazione controllata
Se non riesci più a mantenere l’attività, puoi mettere a disposizione beni o risparmi non essenziali.
Dopo la liquidazione, ottieni la liberazione completa dai debiti (esdebitazione finale).
💠 Esdebitazione del debitore incapiente
Se non hai più nulla — né beni, né redditi — puoi ottenere la cancellazione totale dei debiti.
È concessa dal Tribunale una sola volta nella vita, ma ti permette di ripartire da zero.
🏛️ Come funziona la procedura
- Consulenza iniziale con un avvocato esperto in sovraindebitamento.
- Nomina dell’OCC (Organismo di Composizione della Crisi).
- Raccolta della documentazione economica e debitoria.
- Relazione OCC e predisposizione del piano o proposta.
- Deposito del ricorso al Tribunale competente.
- Blocco immediato dei creditori.
- Omologazione del piano da parte del giudice.
- Esecuzione e cancellazione definitiva dei debiti residui.
📋 Documenti necessari
- Documento d’identità e codice fiscale.
- Partita IVA o certificato di chiusura dell’attività.
- Dichiarazioni dei redditi (ultimi 3 anni).
- Cartelle e avvisi di addebito fiscali e contributivi.
- Contratti di finanziamento o prestiti.
- Estratti conto bancari.
- Elenco completo di debiti e creditori.
- Spese personali e familiari.
⏱️ Tempi e risultati
- Analisi e predisposizione del piano: 2–4 mesi.
- Blocco delle azioni esecutive: immediato al deposito del ricorso.
- Omologazione del Tribunale: 3–8 mesi medi.
- Durata del piano: da 1 a 5 anni, in base al reddito disponibile.
🎯 Risultato finale:
- Riduzione o cancellazione totale dei debiti fiscali, bancari e contributivi.
- Blocco immediato dei creditori.
- Libertà economica e ripartenza professionale.
⚖️ I vantaggi principali
✅ Blocco immediato di pignoramenti, cartelle e azioni giudiziarie.
✅ Riduzione o cancellazione legale dei debiti.
✅ Protezione del reddito e del patrimonio familiare.
✅ Tutela dell’immagine professionale.
✅ Ripartenza serena e regolare della tua attività.
🚫 Errori da evitare
- Ignorare cartelle o avvisi di pagamento.
- Pagare solo alcuni creditori peggiorando la situazione.
- Nascondere conti o redditi.
- Tentare accordi verbali non formalizzati.
- Affidarsi a consulenti non avvocati o agenzie “miracolose”.
🛡️ Come può aiutarti l’Avv. Giuseppe Monardo
📂 Analizza la tua posizione debitoria e valuta la soluzione più efficace.
📌 Coordina la raccolta documentale con l’OCC competente.
✍️ Redige e deposita il piano di esdebitazione o concordato.
⚖️ Ti rappresenta in Tribunale e nei rapporti con Agenzia delle Entrate, INPS, banche e finanziarie.
🔁 Ti segue fino alla cancellazione totale dei debiti e alla piena riabilitazione professionale.
🎓 Le qualifiche dell’Avv. Giuseppe Monardo
✔️ Avvocato esperto in diritto tributario e sovraindebitamento.
✔️ Specializzato nella difesa di coach, formatori e liberi professionisti.
✔️ Gestore della crisi da sovraindebitamento iscritto presso il Ministero della Giustizia.
Conclusione
Essere un mental coach con debiti non significa aver fallito.
Con una procedura legale chiara e guidata puoi bloccare i creditori, ridurre i debiti fiscali e bancari e ricominciare a lavorare libero da pressioni e preoccupazioni.
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