Esdebitazione Debiti Fiscali: Tutto Spiegato Nel Dettaglio

Vuoi liberarti dai debiti con il Fisco (cartelle, accertamenti, rate scadute) ma non sai da dove iniziare?
L’esdebitazione è uno strumento legale che permette, a determinate condizioni, di cancellare in tutto o in parte i debiti residui non più sostenibili, compresi quelli fiscali, e ripartire senza pesi economici. Non è una sanatoria automatica: richiede l’avvio di una procedura davanti al tribunale, con l’assistenza di un avvocato e di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), che analizza la situazione e propone al giudice un piano di risanamento o liquidazione.

Cos’è l’esdebitazione e come funziona
L’esdebitazione è la liberazione definitiva dai debiti dopo aver completato una delle procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi. Il giudice, verificato che il debitore ha agito con correttezza e buona fede, può cancellare i debiti residui e consentire una reale ripartenza economica.

Le procedure che possono portare all’esdebitazione sono quattro:

  • Piano del consumatore, per privati e famiglie, senza necessità del consenso dei creditori.
  • Concordato minore, per professionisti, ditte individuali o piccole imprese.
  • Liquidazione controllata del sovraindebitato, per chi mette a disposizione i propri beni per il pagamento dei creditori.
  • Esdebitazione del debitore incapiente, per chi non ha beni né redditi sufficienti e chiede la cancellazione totale dei debiti in base alla meritevolezza.

Quali debiti fiscali rientrano nell’esdebitazione
Nella procedura possono essere inclusi:

  • Imposte e tributi (IRPEF, IRES, IRAP, IVA, addizionali).
  • Tasse locali e contributi previdenziali.
  • Interessi, sanzioni e more iscritte a ruolo.
  • Debiti verso Agenzia delle Entrate, INPS, Comuni e altri enti pubblici.
    Alcune imposte, come l’IVA e le ritenute, possono essere ridotte solo in certi casi e secondo l’orientamento del giudice e dell’Agenzia delle Entrate.

Chi può accedere alla procedura di esdebitazione
Possono richiedere l’esdebitazione:

  • Privati e consumatori indebitati con il Fisco, banche o finanziarie.
  • Professionisti, autonomi e titolari di partita IVA, anche cessata.
  • Ex imprenditori o soci che hanno garantito con beni personali i debiti dell’impresa.
  • Famiglie o persone fisiche in situazione di sovraindebitamento non colpevole.

È necessario dimostrare di essere in buona fede, di non aver commesso frodi o distrazioni di beni e di collaborare con il tribunale e l’OCC fornendo tutta la documentazione richiesta.

Come si ottiene l’esdebitazione dei debiti fiscali
Il percorso si svolge attraverso fasi precise:

  1. Raccolta dei documenti: elenco completo dei debiti, estratti di ruolo, redditi, spese, beni e situazioni pendenti.
  2. Scelta della procedura: insieme al legale e all’OCC viene individuata la formula più adatta (piano, accordo, liquidazione, incapiente).
  3. Deposito in tribunale: viene chiesta la sospensione dei pignoramenti e delle azioni di riscossione.
  4. Omologa o apertura della procedura: il giudice valuta il piano o apre la liquidazione.
  5. Esecuzione e chiusura: a conclusione del percorso, il giudice concede il decreto di esdebitazione, che cancella i debiti residui.

I tempi medi variano da 6 a 24 mesi a seconda della complessità del caso e del carico del tribunale.

Cosa succede ai pignoramenti, alle cartelle e ai fermi amministrativi
Con il deposito della procedura, il giudice può concedere misure protettive che sospendono automaticamente le azioni esecutive in corso (pignoramenti, fermi, ipoteche, blocchi dei conti).
A conclusione del piano o della liquidazione, i debiti fiscali rientranti nell’esdebitazione vengono cancellati o ridotti, e il contribuente torna pienamente libero da obbligazioni verso il Fisco.

Debiti esclusi dall’esdebitazione
Non tutti i debiti possono essere cancellati. Restano esclusi:

  • Obblighi di mantenimento e alimenti.
  • Danni derivanti da reati o fatti illeciti gravi.
  • Multe e sanzioni penali.
  • Alcune tipologie di IVA o ritenute non versate, in base alla decisione del giudice.

Differenze tra esdebitazione e rottamazione
La rottamazione delle cartelle è una misura amministrativa temporanea che riduce sanzioni e interessi, ma non cancella l’intero debito e non blocca pignoramenti o sequestri.
L’esdebitazione, invece, è una decisione giudiziale che consente la cancellazione del debito residuo e offre una protezione legale totale durante la procedura.

Vantaggi principali dell’esdebitazione

  • Cancellazione o riduzione dei debiti fiscali e contributivi.
  • Sospensione immediata di pignoramenti e riscossione forzata.
  • Possibilità di conservare beni essenziali come la casa o strumenti di lavoro.
  • Ripartenza economica e cancellazione del residuo a fine procedura.

Come difendersi e accedere rapidamente all’esdebitazione
Un avvocato tributarista esperto in sovraindebitamento e crisi fiscali può:

  • Analizzare la posizione debitoria con Agenzia Entrate-Riscossione e altri enti.
  • Scegliere la procedura più vantaggiosa e sostenibile.
  • Richiedere subito le misure protettive per bloccare pignoramenti e fermi.
  • Negoziare con l’Agenzia delle Entrate e predisporre un piano realistico.
  • Seguire tutto l’iter fino al decreto di esdebitazione finale.

Cosa puoi ottenere con una procedura di esdebitazione

  • L’annullamento totale o parziale dei debiti fiscali residui.
  • La sospensione immediata delle azioni di riscossione.
  • La tutela dei beni e del reddito personale.
  • Il ritorno alla piena regolarità fiscale.
  • Una reale possibilità di ripartire senza debiti.

⚠️ Attenzione: ignorare la crescita dei debiti fiscali o continuare a subire cartelle e pignoramenti può compromettere definitivamente la tua stabilità economica.
Con una procedura di esdebitazione gestita correttamente, puoi bloccare la riscossione, trattare con il Fisco e ottenere la cancellazione legale dei debiti residui.

Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in diritto tributario e crisi da sovraindebitamento – spiega in modo chiaro come funziona l’esdebitazione dei debiti fiscali, quando puoi ottenerla e come difenderti in modo efficace dalle azioni di riscossione.

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Introduzione

L’esdebitazione è uno strumento di “fresh start” per il debitore meritevole, che gli consente di ottenere l’inesigibilità dei debiti residui dopo una procedura concorsuale o di sovraindebitamento. In altre parole, il debitore viene liberato dai creditori dei debiti residui non soddisfatti, con effetto dalla pronuncia dell’esdebitazione. Questo istituto è disciplinato dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019, “CCII”) e dalle norme sulla composizione delle crisi da sovraindebitamento (L. 3/2012, come integrata dal CCII). In particolare, l’art. 283 CCII prevede il caso speciale dell’esdebitazione dell’“incapiente”, ossia del debitore persona fisica che non ha alcuna utilità da offrire ai creditori. Le condizioni e le modalità variano a seconda della procedura applicata (fallimento/liquidazione giudiziale, concordato, liquidazione controllata, procedura incapiente). Di seguito vengono esaminate in dettaglio le norme, la giurisprudenza più recente e l’impatto specifico sui debiti fiscali (imposte e contributi), dal punto di vista del debitore (privato, professionista/imprenditore, società).

Quadro normativo e contesto evolutivo

La riforma Cartabia (D.Lgs. 14/2019) ha confermato e aggiornato l’istituto dell’esdebitazione. Storicamente, l’esdebitazione era prevista solo per i soggetti falliti persone fisiche (art. 142 L.F.) e per chi avesse effettuato un piano di liquidazione con L. 3/2012. La L. 3/2012 introdusse la liquidazione controllata del patrimonio, con esdebitazione automatica dopo la chiusura (art. 14-ter). Tuttavia, questa norma originaria escludeva espressamente i debiti tributari e contributivi, gli obblighi alimentari e altri oneri inderogabili, creando incertezze sull’applicazione alle cartelle esattoriali. Inoltre, chi non possedeva beni (debitore totalmente incapiente) non poteva accedere a tale beneficio, restando sovraindebitato “a vita”.

Con la crisi economica del 2020 è stato anticipato il nuovo istituto dell’esdebitazione dell’incapiente tramite il “Decreto Ristori” (L. 176/2020, art. 14‑quaterdecies L. 3/2012, oggi abrogato dal CCII) . Tale norma, identica all’art. 283 CCII, è entrata in vigore il 25 dicembre 2020, aprendo la strada al debitore persona fisica del tutto privo di risorse. Con il CCII entrato in vigore nel 2022, l’esdebitazione è stata ridefinita nel nuovo quadro normativo: in particolare gli artt. 280-283 CCII stabiliscono i requisiti, la procedura e gli effetti dell’esdebitazione nelle varie ipotesi (fallimento/liquidazione giudiziale, liquidazione controllata, esdebitazione per “incapienti”) .

Le norme prevedono requisiti oggettivi (incapienza attuale/prospettica, soddisfazione parziale dei creditori) e soggettivi (buona fede del debitore, nessuna condotta fraudolenta o colposa grave nell’indebitarsi). L’esdebitazione resta un’eccezione “a costo zero” per i creditori e per questo il legislatore italiano ha imposto condizioni molto rigide (cfr. art. 280 CCII e circolari giurisprudenziali ). Sul piano pratico, il CCII riduce i tempi del “fresh start” (per il privato fallito oggi bastano 3 anni dall’apertura anziché attendere la chiusura ) e amplia la platea dei beneficiari includendo anche le società e i loro soci (art. 278 CCII) . In sintesi, l’Italia si allinea ad altri ordinamenti UE orientati a favorire la ripresa dei debitori responsabili, come conferma la giurisprudenza che vede l’esdebitazione pienamente compatibile con le direttive comunitarie IVA .

Soggetti ammessi e requisiti generali

Chi può chiedere l’esdebitazione? In linea di principio il beneficio è riservato al debitore persona fisica: consumatore, professionista, piccolo imprenditore. Grazie alle novità del CCII, anche soci illimitatamente responsabili di società (S.n.c., S.a.s., etc.) possono ottenerlo se la società (o l’imprenditore) non ha risorse per soddisfare tutti i creditori . Per le società di capitali, invece, non esiste un “fallimento del soggetto persona giuridica” con procedura separata di esdebitazione: la società fallita si estingue con la procedura, ma l’esdebitazione formale è rilevante per i soci illimitati e per l’immagine del mercato .

I requisiti fondamentali sono due:

  • Requisiti oggettivi (incapienza): Il debitore incapiente è colui che non ha alcuna utilità attuale né prospettica da offrire ai creditori. In termini pratici significa che i suoi beni e redditi (dedotte le spese di sussistenza e di procedura) non consentono alcun soddisfacimento significativo dei creditori residui . Per le procedure esistenti, l’art. 282 CCII stabilisce che, nella liquidazione controllata (ex L. 3/2012) l’esdebitazione «opera di diritto» dopo 3 anni dall’apertura . Nel fallimento (liquidazione giudiziale) è previsto che il debitore possa chiedere anticipatamente l’esdebitazione decorso tale periodo triennale; comunque il tribunale deve pronunciarsi sull’esdebitazione alla chiusura (o a istanza trascorsi 3 anni) .
  • Requisiti soggettivi (meritevolezza): Il debitore deve essere “meritevole” di esdebitazione. Ciò comporta l’assenza di comportamenti dolosi o gravemente colposi nella nascita del debito e piena collaborazione con la procedura. In particolare non deve aver sottratto beni al patrimonio, aver aggravato le obbligazioni con condotte fraudolente, né presentato false scritture contabili (art. 280 CCII, vedi comma 1) . Non deve aver beneficiato di esdebitazione nei 5 anni precedenti , né aver già fruito di tale beneficio due volte (il codice prevede un massimo di due esdebitazioni in tutta la vita) . La giurisprudenza richiede anche buona fede fiscale: ad esempio, il Tribunale di Avellino (9.1.2025) ha chiarito che la sola presenza di debiti fiscali non impedisce l’esdebitazione, purché il mancato pagamento sia dovuto a eventi straordinari e non a volontario inadempimento o frode . In altre parole, il semplice fatto di avere cartelle esattoriali pendenti non è causa automatica di esclusione . Un debitore è considerato non meritevole se ha « sistematicamente omesso di pagare le imposte senza giustificazioni» (p.es. debito da evasione fiscale non motivata) .

La prova dei requisiti spetta al debitore, che di norma si avvale di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) nominato dal tribunale. L’OCC deve redigere una relazione dettagliata sulle cause dell’indebitamento, la diligenza del debitore, la sua impossibilità di pagare e la completezza della documentazione . Il giudice vaglia poi il merito su queste basi. In caso di contestazioni, interviene l’udienza di esame (art. 283 co. 8 CCII). La Corte di Cassazione sottolinea che la meritevolezza è discrezionale e rigorosa: per concedere l’esdebitazione occorre «assenza di dolo o colpa grave nella formazione dell’indebitamento» .

Esdebitazione nel fallimento (liquidazione giudiziale)

Nel fallimento (ora «liquidazione giudiziale»), l’esdebitazione interviene al termine del procedimento liquidatorio, secondo le regole codicistiche. In base all’art. 281 CCII, all’atto di chiusura del fallimento – verificato che il debitore soddisfa i requisiti di art. 278-280 – il tribunale dichiara «inesigibili nei confronti del debitore i debiti concorsuali non soddisfatti» . In pratica, con il decreto di chiusura la responsabilità del fallito per i debiti residuali cessa. In alternativa, il debitore può presentare istanza (entro un anno dalla chiusura o anche prima) se sono trascorsi almeno tre anni dall’apertura della liquidazione . In tutti i casi, l’effetto è lo stesso: cessa l’obbligo di pagare i creditori concorsuali per la parte residua. Dal momento del provvedimento di esdebitazione decadono anche le cause di scioglimento per insolvenza previste dal CCII (art. 278 CCII).

Giurisprudenza chiave: la Corte di Cassazione con la sentenza n. 18124/2022 ha confermato che i debiti IVA non intralciano l’esdebitazione del fallito. Secondo i Giudici di legittimità, l’esdebitazione prevista dagli artt. 142-143 L.F. è applicabile anche ai debiti d’imposta, poiché non vi è contrasto con il diritto UE . In pratica, un imprenditore fallito che non ha pagato totalmente l’IVA residua può comunque essere esdebitato, purché ricorrano tutti gli altri requisiti . Del pari i Tribunali di merito hanno riconosciuto applicabilità ai debiti erariali e contributivi (es. Agenzia delle Entrate, INPS) dello stesso principio, uniformandosi all’orientamento della Cassazione e delle Sezioni Unite (Cass. SS.UU. 26988/2016, che ha esplicitato la comprimibilità dei debiti tributari ).

In tema di requisiti oggettivi, la Cassazione ha ulteriormente precisato che anche una minima soddisfazione dei creditori non pregiudica l’esdebitazione. Con l’ordinanza n. 26303/2024 la Prima Sez. Civile ha stabilito che è “tutt’altro che irrisoria” la percentuale del 4,09% di soddisfazione, riconoscendo il beneficio a un fallito che aveva pagato solo quella quota . In altri termini, l’art. 142 L.F. non richiede il pagamento di una soglia elevata: basta che i creditori non rimangano totalmente insoddisfatti . Questo orientamento è favorevole al debitore, perché consente di ottenere l’esdebitazione anche in casi di fallimento con attivo esiguo.

Effetti sui soci: se il fallito è una società di persone, l’art. 278 co.4 CCII prevede che i soci illimitatamente responsabili siano parimenti liberati dai debiti sociali residui dopo l’esdebitazione dell’ente . Questo chiarisce che pure i debiti tributari della società (IVA, IRES, IRAP e contributi Inps etc.) concorrono al passivo falcidiabile, e i soci illimitati non possono essere tenuti a versarli dopo l’esdebitazione . Per gli altri garanti o fideiussori, invece, il beneficio non si estende e restano obbligati personalmente. Dal lato imposte, va osservato che dopo l’estinzione della società possono operare i termini di prescrizione ordinari (5 anni per tributi) senza ulteriori pretese; ma formalmente l’azione di esdebitazione conclude ogni rapporto concorsuale.

Esdebitazione nelle procedure di sovraindebitamento

Oltre al fallimento, esistono strumenti appositamente pensati per i debitori non fallibili (privati consumatori, professionisti, piccole imprese): si tratta del piano del consumatore/concordato minore e della liquidazione controllata del patrimonio (L. 3/2012). In entrambi i casi, l’esdebitazione si ottiene a conclusione della procedura (o per il consumatore anche per accordo omologato), con il riconoscimento giudiziale del beneficio.

  • Liquidazione controllata del patrimonio (L. 3/2012): è la procedura tipica del “sovraindebitamento” civile. Il debitore propone un piano di cessione del patrimonio per soddisfare i creditori. L’art. 282 CCII prevede che automaticamente decorsi 3 anni dall’apertura, con decreto di chiusura il tribunale dichiari di diritto l’esdebitazione dei debiti residui . Anche in questo caso vige il meccanismo di verifica della meritevolezza: se in corso di liquidazione il debitore ha commesso illeciti dolosi (ad esempio venduto i beni volontariamente a prezzo fittizio), il tribunale può negare l’esdebitazione . In mancanza di opposizioni o irregolarità, alla fine dei tre anni i creditori ricevono solo quanto disposto nel piano e il residuo viene cancellato.
  • Piano del consumatore / concordato minore (liquidatorio): introdotto dal CCII, è l’evoluzione del piano del consumatore. Qui il debitore persona fisica propone un accordo estragiudiziale di ristrutturazione (o al tribunale un piano concordatario minore) senza liquidare i beni. Se il tribunale omologa l’accordo (che deve garantire almeno un minimo di soddisfazione ai creditori) e il piano viene eseguito, il debitore ottiene l’esdebitazione del resto del debito. Tale esdebitazione è sempre condizionata al rispetto degli obblighi del piano; in pratica corrisponde alla cancellazione residuale dopo un soddisfacimento concordato. Anche in questa fattispecie si richiede la meritevolezza: il tribunale verifica comportamenti anomali del debitore nel negoziare il piano.
  • Tempistica: In ogni procedura, il momento dell’esdebitazione deve essere previsto. Ad esempio, per il concordato consumatori la legge impone che l’esdebitazione sia disposta contestualmente all’omologa, dopo il compimento del piano. Nel fallimento tradizionale, come visto, è collegata alla chiusura o a istanza trascorsi 3 anni. Nella liquidazione controllata, invece, opera «ex lege» (di diritto) dopo tre anni, anche senza domanda specifica dopo la riforma 2024: il tribunale provvede d’ufficio .

Esdebitazione del debitore incapiente (art. 283 CCII)

L’art. 283 CCII ha creato una procedura speciale per il debitore persona fisica incapiente, cioè privo di reddito disponibile e beni liquidabili. In pratica, tale soggetto chiede direttamente al giudice l’esdebitazione senza passare da una procedura liquidatoria. La domanda deve essere depositata tramite l’OCC, corredata da ampia documentazione (elenco dei debiti e creditori, attestazioni reddituali e patrimoniali, scritture contabili, descrizione delle cause del debito) .

L’esdebitazione incapiente è regolata come segue :

  • Unica volta: il debitore incapiente può beneficiare dell’esdebitazione una sola volta nella vita .
  • Giudice competente: viene presentato ricorso al tribunale del luogo di residenza. Di regola il giudice delegato alle procedure di sovraindebitamento valuta i requisiti.
  • Procedure semplificate: non si apre una procedura concorsuale vera e propria. Dopo il deposito dell’istanza l’OCC invia copia del ricorso e decreto ai creditori ammessi (atto d’avviso) , concedendo loro 30 giorni per opposizioni .
  • Motivazione della domanda: nella memoria il debitore racconta la propria vicenda, le cause delle difficoltà finanziarie e la propria buona fede . L’OCC redige una relazione congiunta, che attesti ad esempio cause del debito, eventi straordinari subiti e valutazione economica (merito creditizio) .
  • Decisione giudiziale: conclusa l’istruttoria (e l’udienza in caso di opposizioni), il giudice emette un decreto motivato. Se accoglie la domanda, il decreto “dichiara inesigibili i debiti residui indicati” . Il decreto può essere inizialmente “provvisoriamente esecutivo”, divenendo definitivo in assenza di opposizioni entro 30 giorni . In caso di opposizioni fondate, il giudice può confermare o revocare l’esdebitazione .
  • Obblighi successivi: l’esdebitazione dell’incapiente non è “a vita”. Per quattro anni successivi al decreto il debitore deve segnalare annualmente al tribunale ogni sopravvenienza patrimoniale rilevante (ad esempio, nuova eredità, lavoro stabile, ecc.). Se entro quei 4 anni emergono risorse sufficienti a soddisfare almeno il 10% dei crediti originari, il debitore è tenuto a destinare tale somma ai creditori; altrimenti rischia la revoca del beneficio . In pratica il legislatore consente al debitore di tenere solo eventuali proventi modesti, rendendo obbligatorio l’impiego di grossi guadagni (oltre soglia del 10%) per ripagare i creditori. Decorso il quadriennio senza eventi significativi, l’esdebitazione si consolida definitivamente .

In sintesi, l’esdebitazione incapiente è un rimedio “all-in-one” che cancella tutti i debiti residui (comunque pregressi) in capo a un debitore completamente indigente, purché dimostri onestà e necessità. In questo caso non sussiste una procedura di pagamento: il debitore ottiene subito la cancellazione dei debiti indicati (anche fiscali ) a fronte dell’impegno a comunicare eventuali miglioramenti di reddito nei quattro anni seguenti.

Debiti tributari e contributivi nell’esdebitazione

Un tema cruciale è il trattamento dei debiti fiscali e contributivi (imposte sui redditi, IVA, imposte locali, contributi previdenziali) nell’esdebitazione. Storicamente, la legge sul sovraindebitamento del 2012 escludeva espressamente tali debiti dal beneficio (art. 14-ter, comma 1, L. 3/2012). Tuttavia, la giurisprudenza e la riforma hanno capovolto la situazione.

  • Cassazione 2022 (n. 18124/2022): ha stabilito che anche i debiti IVA possono essere esdebitati. La Corte ha dichiarato che l’esdebitazione del fallito, prevista dagli artt. 142-143 L.F., “è applicabile anche ai debiti IVA, non contrastando con il diritto UE” . Questo approccio si fonda sul principio del «fresh start»: il debitore non deve essere condannato a una vita di insolvenza per colpa del carico fiscale pregresso, purché abbia soddisfatto le condizioni soggettive e oggettive richieste. Per l’ordinamento UE, la Cassazione ha rilevato che il divieto di esdebitazione per i debiti IVA sarebbe legittimo solo se ci fosse totale insoddisfazione dei creditori; in assenza di ciò, non esiste divieto.
  • Debiti contributivi e altre imposte: analogamente, la Corte di Cassazione (Sez. Unite n. 26988/2016) aveva già affermato che i debiti tributari (e contributivi) sono suscettibili di falcidia e transazione, ossia non godono di uno status speciale impermeabile alla soluzione concordata o alla riduzione . La riforma 2019 non ha espressamente ribaltato questa impostazione, anzi allinea l’Italia al principio che i debiti residui – sia fiscali che civili – possano essere dichiarati inesigibili in sede concorsuale. Ciò significa che anche i debiti verso l’Erario e l’INPS rientrano nell’esdebitazione, come ha sottolineato una recente guida giuridica . In particolare, art. 278 CCII precisa che i soci illimitati vengono liberati dai debiti sociali insoddisfatti se la società è stata esdebitata; questo include i debiti erariali della società .
  • Limitazioni pratiche: benché non vi sia norma di legge che esclude espressamente i tributi, permangono alcuni limiti. In caso di debiti catastali o relative a immobili, gli enti locali possono conservare la prelazione sulla vendita dei beni (nel fallimento del debitore persona fisica l’unica prelazione insoddisfatta potrebbe essere quella fiscale sugli immobili). Inoltre, se l’erede subentra, i crediti tributari dell’eredità rimangono a carico degli eredi nei limiti patrimoniali. Ma in sede di procedura, l’Amministrazione finanziaria è considerata un creditore concorsuale come gli altri e la sua quota residua è falcidiata come tale. Va sottolineato che il debitore esdebitato rimane comunque debitor a fini penali per reati fiscali (p.es. omessa dichiarazione) commessi; l’esdebitazione non cancella le sanzioni penali, né gli interessi di mora eventualmente non pagati.

Sintesi: contrariamente alla prassi passata, i debiti fiscali non sono più tabu nell’esdebitazione italiana. La giurisprudenza ha chiarito che l’esdebitazione copre i debiti tributari residui, inclusa l’IVA . L’unico principio invariato è che restano esclusi gli oneri di natura non patrimoniale o imperativa: ad esempio debiti per alimenti, sanzioni penali, multe, interessi legali non versati. Ma i mancati versamenti di tasse ordinariamente non impediscono il beneficio, a patto di essere “spiegabili” nell’ambito della situazione di crisi .

Debiti esclusi dall’esdebitazione

Non tutti i debiti possono essere esdebitati. Le categorie tipicamente escluse sono:

  • Debiti alimentari: gli obblighi di mantenimento (famiglia, figli, coniuge) e le prestazioni periodiche di natura alimentare rimangono imprescrivibili e non sono cancellabili.
  • Sanzioni e sanzioni penali: multe, ammende e le conseguenze finanziarie di reati (sanzioni penali pecuniarie, confische, risarcimenti dovuti per illecito penale) non possono rientrare nell’esdebitazione, in quanto devono essere ottemperate in tutto o in parte.
  • Debiti personali esclusi: Qualsiasi debito non “concorsuale” ossia sorto dopo l’apertura della procedura, o a seguito di condotte dolose (p.e. se il debitore ha patteggiato una pena che precludeva l’esdebitazione ai sensi dell’art. 142, n.6 L.F., a meno che non sia intervenuta la riabilitazione ). In passato, il patteggiamento era motivo ostativo, ma recenti sentenze (ad es. Cass. 18517/2025) hanno limitato tale principio.
  • Debiti garantiti esterni: L’esdebitazione riguarda solo i debiti del debitore principale. Se un terzo (garante, fideiussore, socio di capitale) ha dato garanzie personali, la cancellazione non lo riguarda: restano a suo carico i debiti in qualità di obbligato autonomo .
  • Altri creditori privilegiati extra-concorsuali: ad esempio le pronunce civili relative alle tasse degli anni successivi o in sede giudiziale. Tuttavia, il CCII stabilisce che anche i giudizi pendenti relativi a debiti antecedenti proseguono, e l’esdebitazione ha effetto “solo per la parte definitivamente non soddisfatta” .

In pratica, l’esdebitazione cancella solo i debiti concorsuali residui indicati nel provvedimento. Ogni altro obbligo sopravvissuto esula dall’effetto liberatorio. Va inoltre ricordato che il successivo miglioramento di reddito del debitore non ancora comunicato può determinare la revoca del beneficio (si veda sopra i 10% del credito).

Iter procedurale e tabelle riepilogative

Le modalità operative variano con la procedura scelta. In generale:

  1. Preparazione e istanza – L’OCC raccoglie la documentazione (ricavi, dichiarazioni fiscali, elenco debiti, ecc.) e redige la relazione. Il debitore (o l’OCC per incapienti) deposita l’istanza in tribunale .
  2. Prima istruttoria – Il giudice delegato verifica la completezza dell’istanza e può fissare un’udienza informativa. Comunica ai creditori la domanda, fissando termine per opposizioni (di solito 30 giorni) .
  3. Opposizioni e udienza di merito – Se qualche creditore contesta (p.es. la mancata elencazione di un debito o la mancanza di meritevolezza), si svolge un contraddittorio in aula . Possono essere richieste integrazioni documentali da parte dell’OCC.
  4. Decisione e decreto – Terminata l’istruttoria, il tribunale decide. In caso di accoglimento, emette un decreto motivato che dichiara l’inesigibilità dei debiti residui e dispone gli obblighi successivi (dichiarazioni annuali, vigilanza OCC) . Il decreto viene quindi notificato alle parti e può essere impugnato con reclamo. In mancanza di opposizioni, il decreto è in genere confermato definitamente dopo 30 giorni .
  5. Adempimenti post-decreto – Il debitore esdebitato deve comunicare al tribunale eventuali nuovi redditi rilevanti (sopravvenienze) per 4 anni . Se emergono risorse tali da coprire almeno il 10% dei crediti originari, è tenuto a versare tale somma ai creditori, pena revoca. L’OCC rimane nel ruolo di vigilanza.

Di seguito si riportano alcune tabelle riepilogative (semplificate) sulle diverse fattispecie.

Tabella 1 – Confronto tra procedure di esdebitazione: principali caratteristiche

ProceduraDebitore ammessoTempistica e scadenzeDebiti esdebitabiliDebiti esclusi principaliNote
Fallimento/liquidazione giudiz.Imprenditore (PF) o società (PF illimitati)Esdebitazione alla chiusura o su istanza dopo 3 anni dall’aperturaTutti i residui del passivo concorsualeObblighi di mantenimento, sanzioni penali, debiti post-apertura; fideiussioni e obbligazioni personali del debitore estranee al concorso non beneficiano.Cass. 2022/18124: anche IVA rientra ; Cass. 2024/26303: pagamenti anche minimi (4,09%) non impediscono il beneficio .
Concordato preventivo (minore, Liquidatorio)Consumatore/PF sovraindebitato (sotto soglia)Omologa del piano; esdebitazione alla chiusura del piano concordatoDebiti previsti nel piano: se pago il pattuito, residuo esdebitatoCome fallimento; il piano può escludere alcune obbligazioni (alimentari non pianificabili).L’accordo deve prevedere soddisfacimento almeno parziale per alcuni creditori. L’esdebitazione è condizionata al buon esito del piano concordato.
Liquidazione controllata (L. 3/2012)PF consumatori, piccoli professionisti/PMIDopo 3 anni dall’apertura, automaticamente (o decreto su istanza)Debiti residui del passivo fallimentare formati fino all’apertura della liquidazioneDebiti sorti dopo l’apertura; obblighi alimentari, sanzioni (per espressa limitazione di L.3/2012)Art. 282 CCII: esdebitazione di diritto dopo 3 anni; rimossa antica esclusione dei tributi da L.3/2012. Debiti fiscali includibili in generale come residui fallimentari .
Esdebitazione incapiente (art.283 CCII)PF totalmente incapiente (anche con reddito esaurito in spese essenziali)Istanza al tribunale e decreto (procedura ad hoc)Tutti i debiti residui dichiarati nell’istanzaDebiti non elencati/accertati nel decreto; alimentari, sanzioni penaliRichiede meritevolezza stringente; obbligo di “rendicontare” sopravvenienze per 4 anni . È un rimedio “una tantum” per casi di assoluta indigenza.

Tabella 2 – Requisiti essenziali del debitore meritevole

RequisitoDescrizione principale
Persona fisicaEscluso per le società come debitore principale; ammesso unicamente per persone fisiche (anche imprenditori PF) .
Buona fedeNessuna condanna definitiva per reati economici/tributari; assenza di dolo nel non pagamento delle imposte .
CooperazioneHa collaborato pienamente con l’OCC/Curatore, fornendo documenti e informazioni; non ha nascosto beni .
No esdebitazione pregressaNon deve avere già ottenuto esdebitazione negli ultimi 5 anni (il tempo minimo tra benefici) .
Assenza di abusiNon ha ottenuto indebitamente credito sproporzionato rispetto al proprio merito (art. 283 comma 5 CCII); tale analisi serve a fini statistici.

Domande frequenti (Q&A)

D1. Chi può richiedere l’esdebitazione dei debiti fiscali?
Possono chiedere l’esdebitazione persone fisiche meritevoli inserite in una procedura concorsuale o in sovraindebitamento (consumatori, professionisti, piccoli imprenditori). Dal 2022 anche i soci illimitati di società che abbiano subito liquidazione giudiziale possono essere liberati dei debiti sociali residui, inclusi quelli fiscali . Non è estesa ai debiti di una società di capitali, ma il socio illimitato ne beneficia indirettamente.

D2. Quali debiti tributari si possono esdebitare?
Tutte le imposte pregresse comprese nell’attivo passivo della procedura sono considerate debiti concorsuali. Ciò include IVA, imposte dirette, IMU, tributi locali, contributi previdenziali ecc. La Cassazione ha confermato che nemmeno i debiti IVA costituiscono ostacolo . In pratica, se il debitore fallito o sovraindebitato rientra nei requisiti, anche i debiti fiscali possono essere dichiarati inesigibili.

D3. I debiti tributari danneggiano la meritevolezza?
Di per sé no. Come ha evidenziato il Tribunale di Avellino (gen. 2025), la mera presenza di cartelle fiscali non impedisce l’esdebitazione se il mancato pagamento è spiegabile da eventi straordinari e non da frode volontaria . È però essenziale che il debitore non abbia intenzionalmente evaso le tasse: un comportamento sistematico di mancati versamenti senza giustificazione può comportare il rifiuto dell’esdebitazione .

D4. Debiti non esdebitabili: quali sono?
Restano esclusi gli obblighi di natura non patrimoniale o imperativi: debiti alimentari (mantenimento famiglia, assegni familiari), sanzioni penali e multe, interessi legali di mora non prescritti. Inoltre non possono rientrare debiti sorti dopo l’apertura del fallimento o del piano; né possono essere eliminati i debiti personali di terzi (fideiussori). In definitiva, l’esdebitazione copre solo i debiti contratti dal debitore principale anteriormente alla procedura e riconosciuti nel fallimento o nell’istanza.

D5. Quanto tempo serve per ottenere l’esdebitazione?
Dipende dalla procedura. In liquidazione giudiziale ordinaria (fallimento), la legge impone che al più tardi alla chiusura si dichiari l’esdebitazione; ma il debitore può anticiparla su istanza trascorsi tre anni dall’avvio . Nella liquidazione controllata o piano del consumatore, l’effetto si produce già dopo tre anni dall’apertura (art. 282 CCII). Nel caso dell’incapiente la durata dipende dall’iter giudiziario: si tratta di un procedimento monocratico relativamente rapido (in assenza di opposizioni), solitamente concluso in pochi mesi.

D6. Quali obblighi restano dopo l’esdebitazione?
Il debitore è liberato dai debiti residui senza ulteriori versamenti (escluse eventuali sopravvenienze). Nel caso dell’incapiente, però, egli deve presentare ogni anno per 4 anni una dichiarazione sulle eventuali nuove risorse acquisite . Se riceve oltre il 10% del totale dei crediti originari, deve versare l’eccedenza ai creditori; altrimenti rischia revoca. In tutte le procedure, dopo l’esdebitazione cessano le azioni esecutive e la responsabilità patrimoniale ordinaria (art. 2740 c.c.) nei limiti di quanto dichiarato.

D7. È possibile fare esempio pratico?
Immaginiamo Mario, imprenditore individuale fallito, con debiti per €100.000 di cui €30.000 di IVA non pagata e creditori bancari per €70.000 (soddisfatti solo per €2.800, ossia il 4%). La Cassazione 2024 (n. 26303) ha riconosciuto che, anche in una situazione simile, è possibile l’esdebitazione . Ciò significa che se Mario ha rispettato gli obblighi legali (senza frode) potrà cancellare i restanti €97.200, indipendentemente dal fatto che tra essi ci siano i €30.000 d’IVA . Un caso diverso è quello di Anna, casalinga incapiente con €10.000 di debiti fiscali residui e nessun reddito. Anna può presentare istanza art. 283 CCII, e ottenere la cancellazione totale dei suoi debiti (ivi inclusi quelli fiscali), dovendo solo rendere conto di eventuali eredità o vincite nei 4 anni successivi .

Conclusioni

In conclusione, il quadro normativo italiano è oggi favorevole alla cancellazione anche dei debiti fiscali residui per i debitori meritevoli. Le recenti riforme e pronunce di legittimità hanno eliminato i dubbi sull’esdebitabilità dell’IVA e degli altri tributi, secondo la finalità sociale del “fresh start”. Tuttavia, il procedimento rimane rigoroso e prevede controlli stringenti per impedire abusi. Il debitore che intende accedere all’esdebitazione fiscale deve valutare attentamente il proprio status (incapienza, meritevolezza) e raccogliere documenti completi con l’ausilio di un professionista. La guida legislativa e giurisprudenziale — dalle Linee Guida OCSE alle sentenze della Cassazione — fornisce ormai indirizzi chiari: un imprenditore fallito o un piccolo debitore civile che si è comportato correttamente può realisticamente ottenere lo “sgravio” anche delle tasse non pagate, tornando a operare liberamente nel tessuto economico senza vecchi vincoli.

Fonti e riferimenti normativi e giurisprudenziali

  • D. Lgs. 14/2019 (Codice della Crisi e dell’Insolvenza), artt. 278, 280-283 (procedure di esdebitazione) .
  • Legge 3/2012 (sovraindebitamento), artt. 14-ter e 14-quaterdecies (liquidazione controllata ed esdebitazione anticipata).
  • Corte di Cassazione, Sez. V Civile, sent. n. 18124/2022 (esdebitazione anche per debiti IVA) .
  • Corte di Cassazione, Sez. I Civile, ord. n. 26303/2024 (esdebitazione con 4,09% di soddisfazione) .
  • Corte di Cassazione, Sezioni Unite civili, sent. n. 26988/2016 (comprimibilità dei debiti tributari) .
  • Tribunale di Avellino, 9 gennaio 2025 (debiti fiscali non escludono di per sé la meritevolezza) .
  • Codice Civile, art. 2740 (responsabilità patrimoniale).
  • Linee Guida e testi UE sul “fresh start” (ad es. Direttiva Insolvency 2019/1023/UE, Massima CGUE 2017).

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Con gli strumenti del Codice della Crisi (D.Lgs. 14/2019) è possibile ridurre, ristrutturare o cancellare i debiti fiscali (IVA, IRPEF, IRAP, addizionali, sanzioni e interessi) in modo legale e definitivo.

Di seguito trovi come funziona, chi può accedere, quali documenti servono, tempi, costi e risultati attesi.


⚖️ Cos’è l’esdebitazione fiscale (in sintesi)

È l’effetto finale di una procedura di sovraindebitamento che, se approvata dal Tribunale, libera il debitore dai debiti residui non soddisfatti (in tutto o in parte), comprese le cartelle dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Non è un “condono”: serve un piano serio e documentato della propria situazione economico-patrimoniale.


👥 Chi può accedere

  • Consumatori (privati, lavoratori dipendenti, pensionati).
  • Liberi professionisti e partite IVA.
  • Imprese minori, ditte individuali e microimprese non assoggettabili a liquidazione giudiziale.
  • Ex imprenditori con debiti personali e fiscali post chiusura attività.

❗ Restano esclusi i soggetti fallibili (società medio-grandi) che devono usare procedure concorsuali proprie.


🧰 Strumenti principali (Codice della Crisi)

  • Piano del Consumatore: per persone fisiche non imprenditori. Prevede rate sostenibili e taglio del debito residuo; non richiede l’accordo dei creditori, decide il giudice.
  • Concordato Minore: per professionisti e piccole attività. Prevede un’offerta ai creditori (Fisco incluso) con voto e omologazione del Tribunale.
  • Liquidazione Controllata: realizza i beni disponibili per pagare quanto possibile; al termine, esdebitazione del residuo.
  • Esdebitazione del Debitore Incapiente: per chi oggi non può pagare nulla: una sola volta nella vita, con controllo del giudice, cancella i debiti (resta il dovere di contribuire se sopravvengono utilità rilevanti entro 4 anni).

🧾 Debiti fiscali trattabili (e limiti)

Ammessi: imposte (IRPEF, IRES), IVA (capitale), IRAP, addizionali, contributi INPS/INAIL, sanzioni e interessi.
Di regola esclusi: obblighi di mantenimento e sanzioni penali; i debiti erariali da reato possono avere limiti all’esdebitazione.
Il trattamento dell’IVA e ritenute richiede criteri di parità e coerenza: spesso si paga almeno il capitale in misura congrua rispetto all’alternativa liquidatoria.


📋 Requisiti chiave da dimostrare

  • Sovraindebitamento reale e non transitorio.
  • Meritevolezza (niente frodi, occultamenti, spese voluttuarie sproporzionate).
  • Massima trasparenza su redditi, beni, conti e famiglia.
  • Fattibilità del piano (rate sostenibili o apporto di terzi / cessione TFR, ecc.).

🏛️ Come funziona (step operativi)

  1. Incontro preliminare con un avvocato/consulente per scegliere lo strumento.
  2. **Nomina dell’**OCC (Organismo di Composizione della Crisi): raccoglie documenti, redige la Relazione e assevera i dati.
  3. Deposito del ricorso in Tribunale con piano, relazione OCC e allegati.
  4. Protezione immediata: il giudice può disporre il blocco delle azioni esecutive (pignoramenti, fermi, ipoteche di prassi non nuove).
  5. Omologazione: se il piano è corretto/approvato, parte l’esecuzione (rate, cessioni, eventuali vendite).
  6. Esdebitazione: a fine percorso (o subito, per l’incapiente), cancellazione del residuo.

📂 Documenti indispensabili

  • Documento e CF, stato di famiglia.
  • Redditi (CU/730/UNICO, estratti INPS), buste paga o fatturato.
  • Estratti conto ultimi 24 mesi, finanziamenti, carte.
  • Situazione debitoria (cartelle, intimazioni, accertamenti, decreti).
  • Contratti di locazione/mutuo, elenco beni, auto, polizze, TFR.
  • Spese essenziali famigliari (canone, utenze, scuola, salute).

⏱️ Tempi, costi, risultati attesi

  • Deposito → esito: in media 3–8 mesi per l’omologa (varia per Tribunale/ carichi).
  • Durata esecuzione piano: 12–60 mesi tipicamente.
  • Risultato: blocco delle esecuzioni, rate sostenibili, taglio significativo del debito fiscale e cancellazione del residuo a fine piano.

💡 Focus pratici (Fisco & Agenzia Entrate-Riscossione)

  • L’AER partecipa come creditore: occorre trattamento non deteriore rispetto ad altri chirografari, e migliorativo rispetto alla liquidazione semplice.
  • Le sanzioni possono essere fortemente ridotte; sugli interessi è frequente un taglio importante.
  • IVA/ritenute: attenzione ai vincoli di legge e ai criteri di fattibilità (spesso richiesto pagamento almeno parziale del capitale).
  • Blocco pignoramenti: con il deposito, è possibile ottenere la sospensione delle esecuzioni in corso.

❓FAQ rapide

Posso inserire tutte le cartelle?
Sì, incluse quelle già a ruolo; serve l’estratto di ruolo aggiornato.

Ho già subito un pignoramento: si può sospendere?
Con il ricorso, il giudice può disporre misure protettive.

Se migliora il mio reddito durante il piano?
Il piano può prevedere meccanismi di adeguamento (clausola di miglior fortuna).

Debitore incapiente: davvero cancella tutto?
Sì, una sola volta nella vita, con controllo rigoroso su meritevolezza e assenza di utilità disponibili.


🛡️ Errori da evitare

  • Nascondere conti o beni: fa saltare la meritevolezza.
  • Piani irrealistici (rate troppo alte).
  • Pagare “a caso” alcuni creditori dopo il deposito: rischi la revoca delle tutele.
  • Ritardare: interessi e azioni crescono, peggiorando il quadro.

🚀 Strategia consigliata (checklist)

  1. Fai mappa completa dei debiti fiscali (capitale/sanzioni/interessi).
  2. Stima reddito disponibile e spese minime di vita.
  3. Valuta apporto terzi / TFR / piccoli realizzi per aumentare la proposta.
  4. Scegli lo strumento (Piano Consumatore / Concordato Minore / Liquidazione / Incapiente).
  5. Deposita con OCC, chiedendo misure protettive.
  6. Esegui con puntualità; al termine, esdebitazione.

🛡️ Come può aiutarti l’Avv. Giuseppe Monardo

📂 Analisi documentale completa e scelta dello strumento ottimale.
📌 Interfaccia con OCC e redazione del piano con criteri pro-Fisco credibili.
✍️ Deposito ricorso, richiesta misure protettive, gestione udienze.
⚖️ Negoziazione con Agenzia Entrate-Riscossione; tutela in Tribunale.
🔁 Assistenza fino all’esdebitazione e prevenzione di nuove esposizioni.


🎓 Le qualifiche dell’Avv. Giuseppe Monardo
✔️ Avvocato esperto in diritto tributario e sovraindebitamento.
✔️ Professionista per la difesa di privati, professionisti e microimprese con debiti fiscali.
✔️ Gestore della crisi iscritto presso il Ministero della Giustizia.


Conclusione

L’esdebitazione dei debiti fiscali è una via legale e concreta per ripartire: stop pignoramenti, rate sostenibili e cancellazione del residuo a fine percorso.
Agire subito e con un piano serio fa la differenza tra anni di rincorsa e una soluzione definitiva.

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La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

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