Piercer Con Debiti: Cosa Fare E Come Difendersi

Hai un’attività di piercer o body modification con debiti fiscali o sotto accertamento dell’Agenzia delle Entrate?
Il settore estetico e dei servizi alla persona è tra i più controllati dal Fisco, poiché molti professionisti lavorano come autonomi, titolari di partita IVA o piccoli imprenditori artigiani, spesso con gestione contabile semplificata.
Quando i costi di gestione aumentano e le entrate calano, è facile accumulare debiti con l’Agenzia delle Entrate, l’INPS o i fornitori, ricevendo cartelle esattoriali, accertamenti o pignoramenti.
Con una difesa legale e fiscale mirata, è possibile bloccare le azioni di riscossione, rateizzare i debiti e difendersi da accertamenti errati, garantendo la continuità del proprio studio e la serenità professionale.

Quando un piercer entra in difficoltà fiscale
Le situazioni più frequenti che portano a debiti o accertamenti nel settore estetico e artigianale sono:

  • Cartelle esattoriali o intimazioni di pagamento per IVA, IRPEF o contributi INPS non versati;
  • Accertamenti fiscali per presunti redditi non dichiarati o spese non riconosciute;
  • Pignoramenti o blocchi dei conti correnti da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione;
  • Sanzioni e interessi che aumentano rapidamente l’importo del debito;
  • Ritardi nei pagamenti o calo della clientela, che riducono la liquidità;
  • Errori contabili o dichiarativi, tipici delle piccole attività con gestione diretta della partita IVA.

Cosa fare se hai debiti o sei sotto accertamento fiscale

  1. Non aspettare: ogni atto fiscale (cartella o accertamento) ha scadenze precise – in genere 60 giorni – per essere impugnato o rateizzato.
  2. Verifica la legittimità degli atti ricevuti: molti accertamenti contengono vizi di notifica o di calcolo, che consentono di ottenerne l’annullamento.
  3. Controlla l’importo reale del debito: spesso la cifra comprende sanzioni e interessi eccessivi, che possono essere ridotti o eliminati con una definizione agevolata.
  4. Richiedi la rateizzazione: puoi chiedere fino a 120 rate mensili, sospendendo le azioni di riscossione nel frattempo.
  5. Valuta la definizione agevolata (rottamazione): consente di pagare solo le imposte dovute, cancellando sanzioni e interessi.
  6. Impugna gli accertamenti infondati: con un ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria, puoi contestare la pretesa del Fisco e bloccare la riscossione.

Come difendersi legalmente e fiscalmente
Un avvocato tributarista esperto nella difesa dei professionisti del settore estetico e artigianale può analizzare la tua posizione e impostare una strategia personalizzata per ridurre o annullare i debiti.
Le azioni più efficaci comprendono:

  • contestare errori di notifica, motivazione o calcolo negli accertamenti e nelle cartelle;
  • chiedere la sospensione delle procedure di riscossione (pignoramenti, fermi, ipoteche);
  • presentare ricorso contro accertamenti IVA o IRPEF basati su presunzioni o dati incompleti;
  • negoziare rateizzazioni o piani di rientro sostenibili con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione;
  • tutelare attrezzature, materiali e strumenti professionali da azioni esecutive;
  • ottimizzare la gestione fiscale e contabile per evitare nuovi debiti futuri.

Il ruolo dell’avvocato nella difesa del piercer

  • Analizza la legittimità di accertamenti, cartelle e intimazioni di pagamento.
  • Predispone ricorsi e istanze di sospensione per bloccare la riscossione.
  • Negozia rateizzazioni e definizioni agevolate con l’Agenzia delle Entrate.
  • Difende il professionista nel contraddittorio con l’Ufficio e nel contenzioso tributario.
  • Protegge gli strumenti di lavoro e il patrimonio personale da azioni esecutive.
  • Tutela la reputazione e la continuità operativa dello studio o del laboratorio.

Cosa puoi ottenere con una difesa efficace

  • La sospensione immediata delle azioni di riscossione;
  • L’annullamento totale o parziale dei debiti illegittimi;
  • La rateizzazione o definizione agevolata delle somme dovute;
  • La protezione dei beni e degli strumenti di lavoro;
  • Il risanamento fiscale e la stabilità economica della tua attività.

⚠️ Attenzione: ignorare cartelle o accertamenti fiscali può portare a pignoramenti, blocchi dei conti correnti o sequestro delle attrezzature, mettendo in pericolo la sopravvivenza dell’attività.
Molte situazioni, però, possono essere risolte o ridimensionate, se affrontate tempestivamente con una difesa legale e fiscale qualificata.

Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in diritto tributario e difesa fiscale delle professioni artigianali e del settore estetico – spiega cosa fare se sei un piercer con debiti fiscali o sotto accertamento, come bloccare la riscossione e come proteggere la tua attività e la tua serenità economica.

👉 Hai ricevuto cartelle, accertamenti o richieste di pagamento per la tua attività di piercing o body art?
Richiedi in fondo alla guida una consulenza riservata con l’Avvocato Monardo. Analizzeremo la tua situazione, verificheremo la legittimità degli atti e costruiremo una strategia difensiva su misura per proteggere il tuo studio, i tuoi strumenti e la tua tranquillità fiscale.

Introduzione

I professionisti del piercing (titolarе di partita IVA, artigiani, freelance con studio) possono incorrere in debiti di vario tipo (tributari, contributivi, bancari, verso fornitori). Questa guida, aggiornata a settembre 2025, illustra le opzioni normative e pratiche per affrontare la situazione dal punto di vista del debitore. Saranno esposti gli aspetti fondamentali dei debiti con l’Agenzia delle Entrate, con l’INPS, con banche/finanziarie e con i fornitori, soffermandosi sui rimedi difensivi (contestazioni, rateizzazioni, accordi di composizione della crisi, procedure concorsuali) e sui limiti per il debitore. Il linguaggio è tecnico-giuridico ma comprensibile, con tabelle riassuntive, simulazioni pratiche e un format a domande e risposte. In fondo si riportano le fonti normative e giurisprudenziali aggiornate. Il focus è sugli strumenti civili e tributari (non penali) disponibili in Italia in favore di chi ha debiti.

Debiti fiscali con Agenzia delle Entrate

I debiti tributari derivano dai tributi dovuti allo Stato e agli enti locali (IVA, IRPEF, IRES, IRAP, imposte sui redditi, addizionali locali, tasse varie, etc.). Se il piercer non versa queste imposte nei termini di legge, l’Agenzia delle Entrate (nella fase pre-Equitalia) o l’Agenzia delle Entrate-Riscossione inviano vari atti (accertamenti, ingiunzioni, infine cartelle esattoriali) volti a recuperare coattivamente le somme dovute . Ad esempio, l’avviso di accertamento è un atto con il quale il Fisco contesta un imponibile o imposta non dichiarata, mentre l’ingiunzione fiscale (decreto ingiuntivo fiscale ex art. 633 c.p.c.) ordina il pagamento; se ne discute al giudice tributario entro i termini di legge. Se poi il debitore non paga, si emette la cartella di pagamento, atto esecutivo che affida il credito all’agente di riscossione. In questa fase l’Agenzia (o il concessionario) può procedere al pignoramento di conti bancari, trattenute su stipendio/collaborazione, ipoteche sui beni, fermi amministrativi di veicoli, etc. Dal punto di vista del debitore, è fondamentale sapere che per contestare le somme imposte, occorre impugnare gli atti davanti alla Commissione Tributaria nei termini di legge (in genere 60 giorni dalla notifica) . Se si trascorrono i termini senza agire, le cartelle diventano definitive e non sono più impugnabili nel merito.

  • Termini e modalità di impugnazione: Per l’avviso di accertamento e la cartella, l’opposizione si propone avanti alla Commissione Tributaria Provinciale (art. 19 D.Lgs. 546/92), entro 60 giorni dalla notifica (termine perentorio). È importante verificare sempre la regolarità della notifica (es. PEC corretta, indirizzo aggiornato) perché errori di notifica possono rendere nulla la cartella.
  • Rateizzazione e definizioni agevolate: Il debitore può chiedere a Agenzia Riscossione la rateizzazione delle somme, generalmente fino a 72 o 120 rate mensili, in base alla normativa vigente. È stato potenziato il sistema di definizione agevolata dei carichi, ad esempio con la “rottamazione-ter” (definizione agevolata ex art. 1, commi 184 e ss. L. 197/2022, scaduta il 30/6/2023, da cui derivano riduzioni di sanzioni/interessi) e con il “saldo e stralcio” per persone fisiche in difficoltà. Queste misure hanno consentito, di recente, di risolvere debiti con consistenti riduzioni di spese e interessi. Il piercer interessato può quindi valutare la presentazione di domanda entro i termini previsti (vedi articoli della Legge di Bilancio 2023 e circolari attuative).
  • Chiusura attività e debiti residui: La semplice chiusura della partita IVA non estingue i debiti tributari pregressi. Anzi, l’Agenzia continua a cercare il contribuente con le cartelle. Occorre adempiere tramite gli strumenti previsti (pagamento, rateazione, procedure concorsuali).
  • Sanzioni e interessi: Vanno anche considerati sanzioni e interessi di mora applicati dal Fisco. Il tasso legale di interesse, rilevante ad esempio in caso di ravvedimento operoso, è stabilito annualmente (art. 1284 c.c.); per il 2025 il saggio legale è del 2% (in discesa rispetto al 2,5% del 2024 ). Importante è inoltre verificare che eventuali interessi dichiarati dalla banca non superino i limiti di usura: la legge 108/1996 fissa i tassi soglia calcolati trimestralmente dalla Banca d’Italia, la cui differenza dal tasso medio non può superare gli 8 punti percentuali .

In sintesi, difendersi dai debiti fiscali significa: controllare attentamente ogni avviso, impugnare tempestivamente tramite il giudice tributario, richiedere rateizzazioni o definizioni agevolate se spettanti, e valutare strumenti eccezionali come la composizione della crisi (se rientranti nei casi) .

Tabella 1 – Principali strumenti per debiti fiscali (semplificata):

StrumentoCondizioneEffetto per il debitore
Opposizione cartellaEntro 60 gg dalla notificaSospende l’esecuzione coattiva; la controversia si decide in Commissione Tributaria.
RateizzazioneDomanda in via telematicaPagamento dilazionato con interessi legali; evita azioni esecutive immediate.
Definizione agevolata (“rottamazione”)Debiti affidati ad Agenzia fino a 2020, persone fisicheRiduce penalità/interessi; adesione entro i termini di legge (es. 30/06/2023, salvo proroghe).
Saldo e stralcioISEE familiare < soglia (vd. Legge); persone fisicheEliminazione parziale dei debiti (suo rigore limitato); adesione entro termini.
Chiusura P.IVAVolontaria, pratica telematicaNon estingue i debiti; semplicemente interrompe le nuove attività ma i carichi rimangono esigibili.

Domanda: Se ricevo una cartella di pagamento dall’Agenzia Entrate, cosa posso fare?
Risposta: Verificare subito i termini (60 giorni) e l’esattezza dell’atto. Se vi sono vizi di notifica o voci sbagliate, proporre opposizione alla Commissione Tributaria. In parallelo, si può chiedere subito la rateazione all’Agenzia delle Entrate-Riscossione (anche senza opposizione in corso). Se previsto, valutare la presentazione della dichiarazione di adesione alla definizione agevolata più recente per ridurre la quota dovuta.

Domanda: Chiudere la partita IVA cancella i debiti tributari?
Risposta: No. La cessazione dell’attività libera il contribuente dall’obbligo di versare nuove imposte future, ma non estingue i debiti già accumulati. Questi restano soggetti a riscossione, salvo possibilità di definizione o di iscrizione in eventuale piano di esdebitazione nel quadro di una procedura di composizione della crisi .

Debiti previdenziali con INPS

Il piercer iscritto agli artigiani (Gestione Commercianti) o come libero professionista (Gestione Separata) deve versare periodicamente contributi previdenziali all’INPS. In caso di mancato versamento, l’INPS può accertare direttamente l’esposizione debitoria tramite un “avviso di accertamento/contributi” oppure notificare un avviso di addebito previdenziale. Quest’ultimo, secondo il portale INPS, “ha valore immediatamente esecutivo e sostituisce la cartella di pagamento” . L’avviso di addebito si notifica per PEC, raccomandata o messo comunale e contiene un bollettino RAV per pagare entro 60 giorni: dopo tale termine l’INPS consegna il carico all’agente di riscossione . Il debitore può presentare ricorso al Giudice del Lavoro (non a quello tributario) entro 40 giorni per contestare l’accertamento INPS (ad es. vizi formali o merito); in caso di sospensiva accordata, la notifica va comunicata all’agente di riscossione. In pratica, i debiti INPS seguono un doppio binario: ricorso al giudice del lavoro per la legittimità dell’accertamento e, se non pagati, riscossione coattiva come per i tributi.

Piani di pagamento e agevolazioni: Anche per i contributi INPS è prevista la possibilità di rateizzare i debiti. Secondo l’INPS, la “rateazione amministrativa” è concessa fino a un massimo di 24 rate mensili . Solo in casi speciali (calamità, procedure concorsuali del debitore, temporanea crisi di liquidità) il Ministero del Lavoro può autorizzare un prolungamento fino a 36 rate . Recentemente, la Legge n.203/2024 (Bilancio 2024) ha esteso la possibilità di dilazionare fino a 60 rate i debiti contributivi (INPS/INAIL) non affidati alla riscossione . Questa disciplina – da attuare con apposito decreto ministeriale – aumenta sensibilmente la flessibilità di pagamento. Inoltre, se un debito contributivo finisce in carico all’agente della riscossione (ex Equitalia), il contribuente può ottenere addirittura fino a 72 rate, estendibili a 120 rate in caso di grave e comprovata difficoltà .

Altri strumenti e tutele: In alcuni casi l’INPS può “definire” o compensare debiti, specie se sono controversi (ad esempio con l’INAIL) o soggetti a causa pendente. I contributi dichiarati ma non versati possono essere oggetto di ricorso giurisdizionale come visto. È fondamentale mantenere in regola le denunce annuali e comunicazioni contributive, poiché l’INPS può avviare accertamenti anche d’ufficio. L’avviso di addebito INPS, una volta emesso, sostituisce la cartella esattoriale e rende immediatamente esecutivo il credito . Dopo 60 giorni senza pagamento, l’INPS passa all’azione coattiva (pignoramenti). Con le novità recenti, dal 2022 i cosiddetti “oneri di riscossione” per gli avvisi INPS affidati alla Riscossione sono stati aboliti: resta a carico del debitore solo il pagamento delle spese di notifica ed esecuzione .

In pratica, per difendersi dai debiti contributivi il piercer può: chiedere subito la rateizzazione (24-60 rate) per dilazionare i versamenti; proporre ricorso al giudice del lavoro per annullare o ridurre l’avviso di addebito se viziato; infine, se la situazione complessiva è grave, considerare l’accesso a procedure di composizione della crisi o liquidazione (vedi oltre) che possano ottenere l’esdebitazione (cancellazione) dei residui .

Domanda: Posso continuare a non versare i contributi mentre impugno l’avviso?
Risposta: Sì, presentando opposizione entro 40 giorni al giudice del lavoro (come indicato nell’avviso) si blocca l’esecutività del carico . Tuttavia, trascorsi 60 giorni senza ricorso, l’INPS consegna il debito a Equitalia; quindi è prudente impugnare subito e magari chiedere la sospensione tramite istanza dedicata. Nel frattempo, è consigliabile chiedere la rateazione per evitare ulteriori azioni coattive.

Domanda: Qual è la differenza tra l’avviso di addebito INPS e la cartella Equitalia?
Risposta: L’avviso di addebito INPS è un atto immediatamente esecutivo che notifica il debito previdenziale e include un bollettino per il pagamento entro 60 giorni . Sostituisce la cartella. Se non si paga, il debito passa automaticamente alla cartella di pagamento notificata da Equitalia (Agenzia Riscossione). Questa seconda fase consente al creditore di utilizzare gli strumenti esecutivi del concessionario (fermi, ipoteche, pignoramenti).

Debiti bancari o finanziari

I debiti nei confronti di banche e istituti finanziari (mutui, prestiti personali, carte di credito, leasing, ecc.) sono regolati dal diritto contrattuale civile e bancario. In tali rapporti il piercer ha un’obbligazione di pagamento secondo quanto contrattualizzato (capitale + interessi + eventuali spese). Se non paga, il creditore può agire giudizialmente: ottiene un provvedimento ingiuntivo/pignoramento sui beni mobili (conto corrente, credito verso terzi) o immobili. È utile sapere che l’ordinamento tutela in parte il debitore: ad esempio, l’art. 545 c.p.c. stabilisce che, nel pignoramento dello stipendio o del reddito da lavoro autonomo, si può sequestrare al massimo un quinto dell’importo netto . Ciò vuol dire che il debitore conserva l’80% del proprio reddito mensile minimo vitale. Anche i crediti alimentari (sussidi, pensioni basse, assegni familiari) in gran parte sono impignorabili.

Tassi di interesse e usura: Un profilo da controllare è il tasso applicato sul debito. La legge anti-usura n.108/1996 fissa ogni trimestre un tasso soglia per i vari tipi di prestito. La differenza tra il tasso contratto e il tasso medio (TEGM) non può eccedere gli 8 punti percentuali . Se si sospetta un tasso usurario, il debitore può rivolgersi all’Autorità giudiziaria per far cassare gli interessi usati in eccesso. Le banche sono inoltre sottoposte alla vigilanza di Banca d’Italia, e la normativa antiriciclaggio e CRIF limita abusi contrattuali. I tassi di mora devono essere espressamente pattuiti e non possono essere arbitrariamente elevati una volta sorti i ritardi.

Azioni esecutive: In caso di default creditizio (mancato pagamento rate), la banca può pignorare il conto corrente (art. 526 c.p.c.) o le somme sullo stipendio dell’imprenditore individuale (art. 545 c.p.c. ). In generale, in Italia il creditore privato (ad es. banca) può pignorare fino a 1/5 dello stipendio netto, oppure fino a 1/5 dei beni mobili/crediti domiciliati (c/c, conti postali, affitti) o ancora ipotecare beni immobili. Il debitore può contrastare il pignoramento sollevando eventuali vizi di forma (notifiche irregolari) o eccependo i limiti legali (p.es. pignoramento oltre il quinto). In sede civile, il debitore può inoltre invocare il principio dell’adempimento parziale e proporre una transazione stragiudiziale con la banca (concordando nuovi termini).

Insolvenza e ristrutturazione: Se i debiti bancari sono ingenti, il piercer potrebbe valutare le procedure concorsuali. Se svolge attività organizzata in forma d’impresa, potrebbe accedere a strumenti come l’accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182-bis l.f., oppure – se ne ricorrono i requisiti – il concordato preventivo. Tuttavia queste strade sono complesse e richiedono uno stato di crisi non risibile. Più praticabile è la composizione della crisi da sovraindebitamento (descritta oltre), che consente di includere anche i debiti bancari in un piano omologato dai creditori.

Domanda: La banca può prendere la mia auto o casa se non pago il prestito?
Risposta: Solo se esiste una garanzia (pegno o ipoteca) in favore della banca. In mancanza di garanzie reali, il creditore può al massimo pignorare i crediti (conto corrente) o una quota dello stipendio. Ad esempio, se hai concesso un’ipoteca sulla casa per un mutuo, la banca potrà vendere l’immobile in caso di pignoramento. Se non hai garanzie, il pignoramento si limita al c/c o allo stipendio (rispettando il limite 1/5 del netto ).

Domanda: Posso ridurre gli interessi del mio prestito se sono troppo alti?
Risposta: Se il tasso supera i limiti di legge (art. 2 L. 108/1996), puoi chiedere al giudice di dichiarare gli interessi usurari e rimborsati gli importi pagati in eccesso . Occorre però fare ricorso all’autorità giudiziaria, fornendo prove dei tassi applicati e confrontandoli con i tassi soglia ufficiali. In assenza di usura conclamata, si può comunque tentare una transazione con la banca o rivolgersi a un arbitro bancario nel caso di controversie.

Debiti verso fornitori

I debiti verso fornitori (merci, materie prime, servizi, attrezzature) nascono da contratti di vendita o prestazione. A differenza dei debiti bancari, qui il creditore è un privato (impresa o libero professionista fornitore), perciò si applicano le regole del codice civile. In caso di inadempienza (non pagamento fatture), il fornitore può intimare per iscritto il pagamento e, se non ottiene saldo, agire in giudizio con un decreto ingiuntivo (art. 633 c.p.c.) per ottenere un titolo esecutivo. Da quel momento può pignorare beni, conti o quote di reddito come qualsiasi altro creditore civile.

Strumenti di difesa: Il debitore può tentare di negoziare un piano di rientro direttamente con il fornitore: ad esempio, proporre di saldare una parte ora e il resto a rate o sconto. Redigere tale piano per iscritto (anche con terzi garanti o intermediari) può evitare azioni giudiziali immediate. Se i debiti verso fornitori sono molti e il piercer si trova in una situazione di sovraindebitamento, può infine valutare il ricorso alla composizione della crisi (vedi oltre), includendo anche tali debiti. In questo modo, con l’omologa di un piano concordato, si possono ottenere dilazioni o riduzioni dei debiti verso vari creditori (anche i fornitori) e, al termine, l’esdebitazione.

Domanda: Un fornitore può venire a pignorare il negozio o i miei strumenti di lavoro?
Risposta: In linea di massima sì. Il fornitore creditore, una volta ottenuto un titolo esecutivo (decreto ingiuntivo), può pignorare qualsiasi bene del debitore consentito dalla legge (conti bancari, attrezzature, inventario). Tuttavia, esistono limiti di impignorabilità (art. 515 c.p.c.), che proteggono gli strumenti indispensabili per l’attività professionale fino a un certo valore. Ad esempio, macchinari e strumenti di lavoro non possono essere pignorati se sono essenziali per garantire al debitore almeno un minimo vitale di reddito. Inoltre, pignoramenti su mobili o titoli possono subire compensazioni (es. terza iscrizione di ipoteca). Va sempre verificato caso per caso con un avvocato.

Composizione della crisi e sovraindebitamento

Quando il piercer (persona fisica o piccolo imprenditore) non riesce a far fronte con regolarità ai debiti (fiscali, contributivi, bancari, fornitori), la legge italiana offre strumenti di composizione della crisi da sovraindebitamento. Introdotti dalla Legge 3/2012 e poi integrati dal Codice della Crisi (D.Lgs. 14/2019 e correttivi), questi istituti consentono al debitore non fallibile (es. consumatore o piccolo imprenditore artigiano) di ottenere l’adeguamento dei pagamenti o la cancellazione parziale dei debiti, con l’approvazione (omologazione) di un Tribunale.

Le principali procedure sono:

  • Piano del consumatore (art. 6 L. 3/2012): rivolto a persone fisiche che non svolgono attività commerciale in modo prevalente. Prevede la definizione di un piano di pagamenti (con rate fino a 5 anni) e, se superato positivamente dall’esame del Giudice, l’esdebitazione dei debiti residui (ad eccezione di quelli alimentari, di alcuni crediti pubblici preferenziali e di pochi altri).
  • Accordo di composizione dei debiti (art. 8 L. 3/2012): rivolto a chi ha un’attività d’impresa (o ne ha avuta) ma in uno stato di squilibrio finanziario. Consiste in una proposta concordata di pagamento (rateizzata o con riduzioni) rivolta a tutti i creditori. Se ottiene l’approvazione della maggioranza dei creditori (in percentuale variabile) e del Giudice, i creditori saranno vincolati al piano e il debitore verrà esdebitato sui residui.
  • Liquidazione del patrimonio (art. 14-bis L. 3/2012 e D.Lgs. 14/2019): per chi non può nemmeno proporre un accordo, si apre una liquidazione supervisionata del patrimonio del debitore. I proventi servono a pagare i creditori secondo l’ordine di legittima prelazione; l’eventuale eccedenza di crediti al termine può essere cancellata. Dal 2022 questa procedura (liquidazione del debitore) è stata armonizzata sotto il Codice della Crisi.

Queste procedure si attivano con un ricorso al Tribunale civile (competente quello del luogo di residenza o sede). Occorre far seguire il deposito del piano (o accordo) alla nomina di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) e di un professionista incaricato (curatore o altro) che verifica i conteggi e assiste il tribunale. Importante: dall’apertura del procedimento, ogni azione esecutiva in corso si sospende e il debitore ottiene una “congelamento” dei pagamenti .

Requisiti e conseguenze: Possono accedere a questi istituti solo i debitori che non sono soggetti a fallimento (legge fallimentare) perché non esercitano impresa organizzata di notevoli dimensioni. In particolare, il piano del consumatore è riservato al consumatore tout-court (anche piccolo professionista con poche risorse), mentre l’accordo di composizione si applica all’imprenditore individuale “non fallibile” o anche alla piccola impresa. Nel piano del consumatore tutti i debiti sono coinvolti, purché concordati nel piano (spesso alimenti e debiti fiscali/passivi sensibili sono esclusi o trattati in modo speciale). Nell’accordo di composizione, di norma possono partecipare debiti tributari, contributivi e civili; ma è prassi che i crediti della P.A. abbiano posizione privilegiata nel piano. Se il piano viene omologato, il debitore chiede l’esdebitazione: il giudice cancella i residui dei debiti ammessi, liberando definitivamente il debitore dai residui obblighi (salvo debiti alimentari o ex lege insuscettibili di esdebitazione) .

Tutele aggiuntive: Dal 2022 è disponibile la composizione negoziata della crisi (ex D.Lgs. 14/2019, Titolo II), un percorso preventivo stragiudiziale che consente di cercare un accordo con i creditori prima dell’eventuale fallimento, con l’assistenza di un esperto indipendente. È un’alternativa rapida ma riservata a pochissimi casi (solitamente imprese). Inoltre, il concordato semplificato per liquidazione del patrimonio può interessare l’imprenditore individuale che voglia liquidare l’attività con agevolazioni.

Domanda: Chi può accedere al piano del consumatore o all’accordo di composizione?
Risposta: Può accedervi un privato non più imprenditore o l’imprenditore individuale di limitate dimensioni, a patto che i suoi debiti non derivino tutti dall’esercizio di un’attività commerciale strutturata. In generale, l’accesso è consentito anche all’artigiano/imprenditore individuale che può dimostrare la crisi (disavanzo di bilancio) e la fattibilità di un piano di rientro. Gli studi legali specializzati (e il professionista nominato) verificheranno i requisiti prima di depositare il ricorso.

Domanda: Quali debiti vengono cancellati alla fine della procedura?
Risposta: I crediti ammessi nel piano (o accordo) vengono estinti seguendo il piano approvato. Eventuali quote residue non pagate possono essere soggette a esdebitazione, cioè cancellate. In generale rimangono esclusi dall’esdebitazione i debiti alimentari (pensione, assegni divorzili) e i debiti dello Stato/PA di natura tributaria (alcuni tributi pubblici) o da risarcimento danni. Nel piano del consumatore quasi tutti i debiti risultano cancellati se il giudice lo concede; nell’accordo di composizione spesso si lasciano esclusi i debiti fiscali maturati dopo l’apertura (o come richiesto dagli organi fiscali), ma quelli anteessi possono essere ristrutturati nel piano.

Domande frequenti

  • D: Qual è la differenza tra fallimento e sovraindebitamento?
    R: Il fallimento (ora “liquidazione giudiziale” del Codice della crisi) riguarda l’imprenditore commerciale con società di una certa entità. Il sovraindebitamento (Legge 3/2012 e Codice crisi) riguarda i privati (consumatori, piccoli imprenditori individuali/artigiani) che non possono fallire. Serve a trovare soluzioni extragiudiziali o in tribunale per chi è oberato dai debiti ma non rientra nella liquidazione ordinaria.
  • D: Posso oppormi a un avviso di accertamento INPS come faccio con il Fisco?
    R: Sì, l’avviso contributivo è impugnabile. L’opposizione va rivolta al Giudice del lavoro entro i termini indicati (di solito 40 giorni) . Non si va presso la Commissione Tributaria, perché i contributi sono materia di diritto del lavoro. Se si supera l’udienza, l’INPS può dar corso all’esecuzione.
  • D: Cosa succede se ho avviato una procedura di composizione della crisi?
    R: Dal momento in cui il tribunale apre la procedura, tutte le azioni esecutive e cautelari in corso si sospendono. Ad esempio, l’esecuzione di cartelle o pignoramenti si blocca. Il debitore deve comportarsi secondo il piano o l’accordo depositato. Alla fine, se il piano/accordo viene omologato dal tribunale, il debitore ottiene i benefici previsti (rateizzazioni o cancellazione dei debiti residui) .
  • D: Se mi stava sequestrando la banca, il piano del consumatore mi salva?
    R: Sì: se riesci a depositare il piano del consumatore prima che l’esecuzione sia conclusa (o durante), l’avvio della procedura inibisce l’esecuzione. In pratica lo Stato “congela” il pignoramento in corso e sospende ogni ulteriore escussione dei creditori, consentendoti di continuare a gestire almeno parte dei redditi secondo il piano.
  • D: Cosa fa il professionista nominato nell’accordo o piano?
    R: Il Tribunale nomina un soggetto specializzato (ad es. commercialista o avvocato) come curatore (o professionista delegato). Questo esamina i dati forniti dal debitore, assiste al negoziato coi creditori, verifica i bilanci, e assiste il giudice sul merito. L’OCC (organismo di composizione della crisi) riunisce il debitore e i creditori per negoziare, ma ogni parte resta libera di partecipare.
  • D: Alla fine di una procedura, ottengo subito la cancellazione dei debiti?
    R: Solo dopo l’omologa giudiziale. Finché il piano/accordo non è approvato, gli obblighi restano in piedi. Se il piano viene omologato, allora l’esdebitazione vale effettivamente: i creditori non possono più esigere i residui. Fino ad allora, è prudente continuare a rispettare il piano (versamenti concordati).

Esempio pratico (simulazione)

Immaginiamo Mario, piercer titolare P.IVA, con questi debiti:Debiti fiscali: €5.000 di IVA 2023 non pagata, €2.000 di IRPEF supplementare accertata.
Debiti INPS: €3.000 di contributi Gestione Artigiani in arretrato.
Debiti bancari: €10.000 di leasing per attrezzature, scaduti da 6 mesi (la banca applica un tasso del 7%).
Debiti fornitori: €4.000 di fatture insolute di fornitori di materiali.

Situazione: Mario riceve una cartella dell’Agenzia Riscossione di circa €11.500 (€5k IVA + €2k IRPEF + sanzioni/interessi) e un avviso di addebito INPS per €3.200. Ha anche scoperto che la banca gli ha pignorato il conto corrente per il leasing (€2000); il fornitore principale minaccia un pignoramento della sua attrezzatura. Mario rischia lo sovraindebitamento.

Cosa può fare Mario? 1. Contenzioso tributario: Impugnare entro 60 gg la cartella con ricorso alla Commissione Tributaria, chiedendo di annullarla (magari contestando gli interessi o vizi di notifica). Parallelamente, chiede la rateizzazione del carico fiscale (es. 72 rate) e verifica se può aderire a eventuali piani di definizione agevolata allora aperti (es. rottamazione, saldo e stralcio) per ridurre le somme dovute.
2. Opposizione INPS: Presenta opposizione al Giudice del lavoro contro l’avviso di addebito entro 40 giorni . Richiede la rateizzazione contributi INPS (24 rate, eventualmente estendibili a 36 o anche 60 rate dal 2025 ) per ammortizzare il pagamento.
3. Negozia con banca: Contatta l’istituto di credito esponendo la temporanea difficoltà. Chiede di rinegoziare il piano di ammortamento del leasing, magari proponendo una dilazione supplementare (p.es. altri 12 mesi di rateizzazione con tassi moderati). Verifica se il tasso applicato è entro i limiti usura.
4. Mediazione con fornitori: Accordarsi con i fornitori principali, proponendo ad es. il pagamento di una parte subito e di un saldo tra qualche mese, oppure una dilazione. La soluzione scritta di un nuovo piano evita il pignoramento dell’attrezzatura.
5. Procedure di crisi: Dato il complesso della situazione, valuta con un professionista la composizione della crisi. Potrebbe presentare un piano del consumatore o un accordo di composizione (forse un accordo di tipo “liquidazione del patrimonio” semplificata) che includa tutti i creditori (Fisco, INPS, banca, fornitori). Se approvato, pagherà magari solo una quota concordata e gli altri debiti verranno esdebitati.

Questo esempio mostra come debiti di diversa natura possano essere gestiti combinando tutele tributarie, previdenziali, negoziali e procedurali.

Hai un laboratorio di body piercing o lavori come piercer professionista e stai affrontando debiti fiscali, contributivi o bancari? Fatti Aiutare da Studio Monardo

Hai un laboratorio di body piercing o lavori come piercer professionista e stai affrontando debiti fiscali, contributivi o bancari?
Hai ricevuto cartelle esattoriali, intimazioni di pagamento, o temi pignoramenti e blocchi dei conti correnti da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione o dei creditori?

👉 Prima regola: affronta subito la situazione, non aspettare che peggiori.
Molti professionisti dell’estetica e del body art finiscono in difficoltà per tassazione elevata, ritardi nei pagamenti, o errori nella gestione contabile.
Con una difesa legale e fiscale ben pianificata, puoi bloccare le azioni esecutive, ridurre i debiti e proteggere la tua attività di piercer.


⚖️ Le cause più comuni di indebitamento nei piercer

  • Tassazione eccessiva e contributi INPS non versati.
  • Gestione contabile irregolare o mancanza di pianificazione fiscale.
  • Mancato pagamento di IVA, IRPEF o acconti fiscali.
  • Acquisto di materiali, aghi, gioielli e attrezzature costosi.
  • Cartelle esattoriali e sanzioni accumulate nel tempo.
  • Calo del fatturato o perdita di clientela.
  • Spese per affitti, corsi, fiere o certificazioni sanitarie.

📌 I rischi per un piercer indebitato

  • Cartelle esattoriali e pignoramenti su conti correnti o redditi.
  • Fermi amministrativi su veicoli o mezzi di lavoro.
  • Iscrizioni ipotecarie su beni personali o locali commerciali.
  • Blocco dei rimborsi fiscali o dei crediti IVA.
  • Revoca di affidamenti bancari o carte di credito.
  • Rischio di chiusura dell’attività o perdita della licenza sanitaria.

🔍 Cosa fare subito

  1. Analizza la tua situazione debitoria, distinguendo tra debiti fiscali, bancari e commerciali.
  2. Verifica la legittimità delle cartelle e degli atti ricevuti, molti contengono vizi o prescrizioni.
  3. Blocca le azioni esecutive (pignoramenti, fermi, ipoteche) con istanze di sospensione o ricorsi tempestivi.
  4. Richiedi una rateizzazione o valuta una definizione agevolata (“rottamazione”), se disponibile.
  5. Rivolgiti a un avvocato tributarista esperto, per pianificare una strategia legale e contabile di risanamento.

🧾 Strumenti per difendersi e risanare i debiti

💠 Rateizzazione delle cartelle

Puoi ottenere una rateizzazione fino a 120 rate mensili, sospendendo pignoramenti e procedure di riscossione.

💠 Definizione agevolata o “rottamazione”

Quando prevista, consente di pagare solo l’imposta dovuta, cancellando sanzioni e interessi di mora.

💠 Istanza di autotutela o ricorso tributario

Permette di contestare cartelle prescritte o irregolari, evitando il pagamento di somme non dovute.

💠 Composizione negoziata della crisi

Uno strumento che consente di negoziare con Fisco, banche e fornitori, proteggendo la continuità dell’attività.

💠 Piano di risanamento personale o aziendale

Con l’assistenza legale puoi ristrutturare i debiti, ridurre l’esposizione fiscale e mantenere aperto il tuo studio di piercing.


🛠️ Strategie di difesa per un piercer indebitato

  • Analizzare ogni atto notificato per individuare errori o prescrizioni.
  • Contestare pignoramenti e fermi non legittimi.
  • Dimostrare la temporanea crisi di liquidità e chiedere sospensioni o rateizzazioni.
  • Attivare accordi di rientro con l’Agenzia delle Entrate e i creditori.
  • Proteggere attrezzature, arredi e strumenti di lavoro da azioni esecutive.
  • Migliorare la gestione fiscale e amministrativa per evitare nuovi debiti futuri.

⚖️ Perché agire subito è fondamentale

Nel settore estetico e del body art, la reputazione e la continuità dell’attività sono essenziali.
Un blocco dei conti o un pignoramento può fermare il lavoro quotidiano e far perdere clienti.
Agire tempestivamente consente di:

  • Bloccare cartelle e azioni di riscossione.
  • Evitare sanzioni e interessi aggiuntivi.
  • Difendere la tua attività e la tua immagine professionale.
  • Recuperare equilibrio economico e serenità personale.

🛡️ Come può aiutarti l’Avv. Giuseppe Monardo

  • 📂 Analizza la tua posizione debitoria e la documentazione ricevuta.
  • 📌 Verifica la legittimità delle cartelle e la possibilità di sospensione o rateizzazione.
  • ✍️ Predispone ricorsi, istanze di autotutela e piani di risanamento personalizzati.
  • ⚖️ Ti rappresenta davanti all’Agenzia delle Entrate-Riscossione e alla Corte di Giustizia Tributaria.
  • 🔁 Offre consulenza continuativa su fiscalità, tutela del patrimonio e gestione della crisi per professionisti.

🎓 Le qualifiche dell’Avv. Giuseppe Monardo

  • ✔️ Avvocato esperto in diritto tributario e gestione della crisi d’impresa.
  • ✔️ Specializzato nella difesa di piercer, tatuatori e professionisti dell’estetica con debiti fiscali e bancari.
  • ✔️ Gestore della crisi d’impresa iscritto presso il Ministero della Giustizia.

Conclusione

Un piercer con debiti può uscire dalla crisi, ma è fondamentale agire subito con una strategia precisa.
Con una difesa fiscale e legale mirata, puoi bloccare cartelle e pignoramenti, ridurre l’esposizione debitoria e proteggere il tuo lavoro e la tua clientela.
Agire oggi significa salvare la tua attività e garantire un futuro stabile alla tua professione.


📞 Contatta subito l’Avv. Giuseppe Monardo per una consulenza riservata:
la tua difesa contro debiti fiscali, cartelle e accertamenti nella tua attività di piercing inizia qui.

Leggi con attenzione: se in questo momento ti trovi in difficoltà con il Fisco ed hai la necessità di una veloce valutazione sulle tue cartelle esattoriali e sui debiti, non esitare a contattarci. Ti aiuteremo subito. Scrivici ora. Ti ricontattiamo immediatamente con un messaggio e ti aiutiamo subito.

Informazioni importanti: Studio Monardo e avvocaticartellesattoriali.com operano su tutto il territorio italiano attraverso due modalità.

  1. Consulenza digitale: si svolge esclusivamente tramite contatti telefonici e successiva comunicazione digitale via e-mail o posta elettronica certificata. La prima valutazione, interamente digitale (telefonica), è gratuita, ha una durata di circa 15 minuti e viene effettuata entro un massimo di 72 ore. Consulenze di durata superiore sono a pagamento, calcolate in base alla tariffa oraria di categoria.
  2. Consulenza fisica: è sempre a pagamento, incluso il primo consulto, il cui costo parte da 500€ + IVA, da saldare anticipatamente. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamento presso sedi fisiche specifiche in Italia dedicate alla consulenza iniziale o successiva (quali azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali in partnership, uffici temporanei). Anche in questo caso, sono previste comunicazioni successive tramite e-mail o posta elettronica certificata.

La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
Si invita a leggere attentamente il disclaimer del sito.

Torna in alto

Abbiamo Notato Che Stai Leggendo L’Articolo. Desideri Una Prima Consulenza Gratuita A Riguardo? Clicca Qui e Prenotala Subito!