Ricorso In Commissione Tributaria Regionale: Come Difendersi

Hai ricevuto una sentenza sfavorevole dalla Corte di Giustizia Tributaria Provinciale (ex Commissione Tributaria Provinciale)?
Hai ancora la possibilità di difenderti con un ricorso in Commissione Tributaria Regionale, il secondo grado del giudizio tributario. In questa fase puoi chiedere la riforma totale o parziale della sentenza di primo grado, far valere errori di diritto o di fatto e sospendere gli effetti dell’accertamento o della cartella impugnata.
Una difesa efficace davanti alla Commissione Tributaria Regionale può ribaltare completamente l’esito del primo giudizio e ottenere l’annullamento della pretesa fiscale.


Quando si può presentare ricorso in Commissione Tributaria Regionale
– Se la sentenza di primo grado è errata in fatto o in diritto
– Se il giudice ha mal interpretato le prove o la normativa tributaria applicabile
– Se l’Agenzia delle Entrate ha violato il diritto di difesa o il contraddittorio
– Se la decisione contiene vizi di motivazione o contraddizioni logiche
– Se la Commissione Provinciale ha omesso di esaminare documenti o argomentazioni decisive
– Se si vuole contestare solo una parte della sentenza (ad esempio, l’ammontare delle sanzioni o degli interessi)


Conseguenze e vantaggi del ricorso in appello
– Possibilità di ottenere la riforma totale o parziale della sentenza di primo grado
Sospensione dell’esecuzione della decisione impugnata, su richiesta motivata
– Esame approfondito dei motivi di fatto e di diritto da parte di un nuovo collegio giudicante
Riduzione o annullamento della pretesa tributaria, con restituzione delle somme già versate
– Accesso, in caso di nuova sconfitta, al ricorso in Cassazione per motivi di legittimità


Come presentare il ricorso in Commissione Tributaria Regionale
– Depositare l’atto di appello entro 60 giorni dalla notifica della sentenza di primo grado
– Indicare in modo chiaro i motivi di impugnazione, specificando gli errori commessi dal giudice provinciale
– Allegare copia integrale del fascicolo di primo grado, della sentenza e degli atti contestati
– Richiedere, se necessario, la sospensione dell’esecutività per evitare riscossioni o pignoramenti
– Notificare l’atto di appello sia all’Agenzia delle Entrate sia all’Ufficio della Giustizia Tributaria competente
– Seguire scrupolosamente i termini e le forme previste dal D.Lgs. n. 546/1992


Il ruolo dell’avvocato nel ricorso in Commissione Tributaria Regionale
– Analizzare la sentenza di primo grado e individuare i punti giuridicamente contestabili
– Costruire una strategia difensiva personalizzata, basata su giurisprudenza aggiornata
– Redigere un atto di appello chiaro, tecnico e motivato, nel rispetto dei requisiti formali
– Rappresentare il contribuente in udienza pubblica, sostenendo le ragioni della difesa
– Gestire eventuali istanze di sospensione per evitare effetti immediati della sentenza impugnata
– Tutelare il contribuente in vista di un eventuale ricorso successivo in Cassazione


Cosa puoi ottenere con un ricorso ben costruito
– L’annullamento totale o parziale della sentenza di primo grado
– La riduzione delle imposte, sanzioni o interessi richiesti dall’Agenzia delle Entrate
– La sospensione o cancellazione delle procedure di riscossione in corso
– Il riconoscimento delle tue ragioni con condanna dell’Amministrazione alle spese di lite
– Una decisione favorevole e definitiva, se non impugnata in Cassazione


⚠️ Attenzione: il ricorso in Commissione Tributaria Regionale è un passaggio cruciale del contenzioso fiscale. Errori nei termini o nella formulazione dei motivi possono compromettere la possibilità di difendersi nei gradi successivi. È quindi essenziale affidarsi a un avvocato tributarista esperto, abilitato al patrocinio davanti ai giudici tributari di secondo grado.

Questa guida dello Studio Monardo – avvocati specializzati in diritto tributario e contenzioso fiscale – spiega come difendersi in appello davanti alla Commissione Tributaria Regionale, quali sono i tempi, le procedure e le migliori strategie per ottenere una sentenza favorevole.

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Introduzione

Il ricorso in Commissione Tributaria Regionale (oggi Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado) rappresenta il secondo grado di merito nel contenzioso tributario: è l’appello proposto dal contribuente (o dall’Agenzia delle Entrate) contro la sentenza di primo grado (ex Commissione Tributaria Provinciale). La procedura è regolata dal D.Lgs. 546/1992 (Codice del processo tributario) come modificato dalla riforma del 2023 e dal D.Lgs. 175/2024 (Testo Unico della giustizia tributaria) . Dal punto di vista del contribuente (il “debitore” fiscale), l’appello al secondo grado serve a far valere ragioni non accolte o riconosciute pienamente in primo grado. Le parti in causa debbono rispettare termini e modalità rigorosi: entro 60 giorni dalla notifica della sentenza di primo grado il contribuente deve proporre il ricorso in Commissione Regionale. In parallelo, occorre depositare il ricorso (e i relativi documenti) in segreteria entro 30 giorni . La parte resistente (per esempio l’Agenzia delle Entrate) si costituisce entro altri 60 giorni . In sintesi:

  • Termini procedurali principali:
  • 60 giorni dalla notifica dell’atto impugnato (sentenza di primo grado o atto impositivo) per proporre il ricorso;
  • 30 giorni dalla proposizione del ricorso per depositare telematicamente il ricorso e gli allegati ;
  • 60 giorni dalla notifica del ricorso per la costituzione del resistente ;
  • 60 giorni (solitamente) per presentare motivi aggiunti di ricorso, cioè nuove argomentazioni scoperte dopo il deposito .
  • Atti impugnabili in appello: si tratta solitamente di provvedimenti già oggetto di ricorso in primo grado, quali avvisi di accertamento, cartelle o ruoli di pagamento, liquidazioni tributarie, sanzioni e avvisi di mora. Più in particolare, il ricorso può riguardare «l’avviso di accertamento del tributo; l’avviso di liquidazione; il provvedimento sanzionatorio; il ruolo e la cartella di pagamento; l’avviso di mora» , nonché rifiuti espressi o taciti di restituzione o di autotutela e altri atti per i quali la legge prevede l’impugnabilità  . In appello non possono essere portate domande nuove (ad esempio, una nuova richiesta di annullamento non formulata in primo grado) , mentre è consentito chiedere gli interessi maturati dopo la sentenza impugnata . Allo stesso modo, nuovi mezzi di prova e documenti non depositati in primo grado non sono ammessi, salvo eccezioni limitate (“indispensabilità” per la decisione o causa non imputabile) .
  • Requisiti formali del ricorso: il ricorso va redatto in forma scritta e firmato (digitale) dal difensore. Deve contenere l’indicazione della Corte regionale di appello competente, dei dati del ricorrente (nome, indirizzo, PEC, codice fiscale) e dei dati del difensore abilitato, nonché gli estremi dell’atto impugnato e una chiara esposizione dei fatti e dei motivi di diritto che si lamentano. L’atto è inammissibile se mancano elementi essenziali (es. nome del giudice, motivi sostanziali omessi o firma) . Si segnala che la difesa personale (senza avvocato o commercialista) è ammessa solo per controversie di valore contenuto: fino a €3.000 di tributo contestato (esclusi interessi e sanzioni) il contribuente può difendersi da sé ; oltre tale soglia è obbligatorio rivolgersi a un professionista abilitato (avvocato o dottore commercialista) .
  • Deposito telematico e udienza: la riforma del 2023 ha reso obbligatorio il deposito telematico degli atti e delle notifiche. Pertanto il ricorso deve essere notificato all’ente impositore (in via telematica o con le forme ordinarie del codice di procedura civile) e il deposito nella segreteria del giudice tributario viene eseguito telematicamente . L’udienza può svolgersi in camera di consiglio o, se richiesta da una delle parti, in pubblica udienza (anche da remoto) . Al termine della camera di consiglio, la Corte regionale pronuncia sentenza (che può essere anche in forma semplificata, nei casi di manifesto rigetto o accoglimento) .
  • Spese di giudizio: le spese del processo (oneri per CTU, testimoni, ecc.) normalmente seguono la soccombenza, salvo casi di particolare convenienza a compensare (ad esempio, se la cifra in controversia è contenuta). La riforma 2023 ha attenuato i criteri di rimborso delle spese legali, prevedendo che il giudice possa compensarle interamente nei casi di particolare complessità (gravi ed eccezionali ragioni) . Questo significa che anche se il contribuente ottiene vittoria parziale in appello, potrebbe non dover rifondere interamente le spese vive all’Agenzia .
  • Conciliazione e reclamo: nel nuovo ordinamento il legislatore ha potenziato gli strumenti deflativi. È possibile tentare una conciliazione giudiziale anche nel giudizio di secondo grado (su proposta del giudice) , così come approfittare del reclamo in autotutela presso l’Agenzia prima di fare ricorso (almeno per certi atti e fino a 20.000 euro) . Dal punto di vista del contribuente, valutare l’istanza di autotutela e la conciliazione può far risparmiare tempo e costi di giudizio.

Cosa accade in caso di vittoria o sconfitta

In appello la Corte Regionale rivaluta i fatti e il diritto, potendo confermare, modificare o annullare la sentenza di primo grado. La decisione è definitiva a questo grado, ma ancora impugnabile in Cassazione solo per ragioni di diritto (art. 395 c.p.c., nn.1-5). Se il contribuente ottiene parziale accoglimento, potrà recuperare in via di esecuzione la parte di imposta non dovuta più sanzioni, oltre agli interessi sulle somme indebitamente pagate dall’organo d’imposta . Se invece la sentenza del secondo grado è sfavorevole, il debitore può valutare il ricorso per Cassazione, sempre che vi siano motivi idonei (violazione di legge tributaria o elementi di prova, ex art. 360 c.p.c., nn.1-5) .

Le pronunce di legittimità sono fondamentali per orientare le difese: ad esempio, la Corte di Cassazione ha recentemente confermato che in appello non possono essere proposte nuove eccezioni o domande non dedotte nel ricorso iniziale . Ciò significa che il contribuente deve spendere in primo grado tutte le censure possibili; sollevare una nullità o vizio “nuovo” al secondo grado (come la carenza di motivazione dell’accertamento) è inammissibile . Di contro, la Cassazione ha statuito, nelle sentenze più recenti, che l’acquiescenza a un atto impugnato nel primo grado (ad es. l’annotazione di un rimborso) non equivale a rinuncia al giudizio , e che quando il contribuente vince in Cassazione non si applica sanzione aggiuntiva sulle somme annullate.

Ad esempio, in una causa sull’imposta di registro la Commissione Tributaria Regionale aveva annullato un avviso per nullità sopravvenuta, ma la Suprema Corte ha cassato tale decisione perché il vizio era stato eccepito oltre i termini . In un’altra vicenda, riguardante contributi previdenziali esteri, la Corte di Cassazione ha ribaltato il verdetto della Commissione Tributaria Regionale confermando che tali contributi sono deducibili , portando un vantaggio economico significativo al contribuente. Queste sentenze aggiornate mostrano l’importanza di argomentare correttamente le questioni di diritto fin dal primo grado e di conoscere le interpretazioni giurisprudenziali più recenti.

Simulazione numerica del risultato dell’appello

Di seguito si riporta un esempio ipotetico per chiarire l’impatto economico di un ricorso in Commissione Regionale. Supponiamo un contribuente che abbia ricevuto i seguenti atti e pagamenti:

  • Accertamento imposta: €100.000;
  • Sanzioni tributarie irrogate: €20.000 (20%);
  • Interessi legali maturati sino al pagamento dell’imposta: €5.000;
  • (il contribuente ha versato €125.000 in totale in via provvisoria).

In primo grado la Commissione Tributaria provinciale rigetta il ricorso: il contribuente resta obbligato a pagare €125.000. Se il contribuente propone appello e in secondo grado la Corte Regionale riconosce, ad esempio, che solo €70.000 di imposta erano dovuti e annulla le sanzioni, il risultato cambia radicalmente. La tabella seguente confronta gli esiti:

VoceCommissione ProvincialeCorte Tributaria Regionale
Imposta dovuta€100.000€70.000
Sanzioni€20.000€0
Interessi richiesti€5.000(solo su €70.000, ad es. €700*)
Totale dovuto€125.000€70.700
Risparmio netto€54.300

*Stimando un interesse legale dell’1% annuo su €70.000 per circa 12 mesi.

Nel nostro esempio pratico, l’appello consente al contribuente di evitare di pagare €50.000 di tributo e €20.000 di sanzioni, pagandone solo €70.000 più modesti interessi. Il “risparmio” netto supera i €54.000, senza contare che le spese di giudizio (normalmente ridotte nel contenzioso tributario) possono essere compensate. Anche se l’Agenzia delle Entrate avesse chiesto gli interessi post-sentenza, il contribuente può reclamarli a proprio favore secondo l’art.111 del Codice del processo tributario . Questa simulazione evidenzia come il ricorso in appello (benchè più complesso) possa spesso valere l’onere, soprattutto per l’impatto finanziario sul debito tributario complessivo.

Tabelle riepilogative

Termine fiscaleDecorrenzaAzioneNormativa di riferimento
60 giorniDalla notifica dell’atto impugnatoProposizione ricorso in CTR (appello)D.Lgs. 175/2024, art.66-67
30 giorniDalla proposizione del ricorsoDeposito telematico del ricorso nella segreteriaD.Lgs. 175/2024, art.68
60 giorniDalla notifica del ricorso al resistenteCostituzione della parte resistenteD.Lgs. 175/2024, art.69
60 giorniDalla comunicazione di documenti dell’altra partePresentazione motivi aggiuntiD.Lgs. 175/2024, art.70
Termine variabileDalla concessione di conciliazione o CassazioneEventuale ultreriori impugnazioni o revoca

Questa tabella mostra i principali termini processuali e a cosa corrispondono. In particolare, il ricorso d’appello deve essere proposto entro 60 giorni ; l’applicazione elettronica del processo (PCT) comporta che tale ricorso e tutti gli atti siano notificati e depositati telematicamente. I termini per depositare ulteriori documenti o motivi aggiunti (60 giorni) sono anch’essi perentori . Nel contenzioso tributario la tempestività è essenziale: il mancato rispetto dei termini comporta l’inammissibilità del ricorso.

Domande e Risposte frequenti

  • Cos’è la Commissione Tributaria Regionale? È la sede di secondo grado (oggi “Corte di giustizia tributaria di secondo grado”) che decide sull’appello contro le sentenze delle Commissioni provinciali. Rappresenta la Corte d’Appello del contenzioso tributario.
  • Quali atti si possono impugnare con ricorso in CTR? Tipicamente: avvisi di accertamento, cartelle/ruoli di pagamento, liquidazioni, sanzioni pecuniarie, avvisi di mora, dinieghi di istanze di rimborso o autotutela, e simili .
  • Qual è il termine per proporre l’appello in CTR? Il ricorso deve essere notificato e depositato entro 60 giorni dalla notifica della sentenza di primo grado o dell’atto impugnato . Trascorso questo termine il ricorso è inammissibile.
  • Quali sono i requisiti formali essenziali del ricorso? Il ricorso deve essere sottoscritto con firma digitale dal difensore, e contenere i dati della Corte regionale, del ricorrente (nome, indirizzo, PEC, codice fiscale) e del difensore (categoria e mandato), gli estremi dell’atto impugnato e i motivi concreti dell’impugnazione. Senza uno di questi elementi fondamentali (o senza firma digitale) il ricorso è inammissibile .
  • Posso difendermi da solo in CTR? No, solo in prima istanza (CTP) è prevista una limitata difesa personale fino a €3.000 di tributo . In appello (Commissione Regionale) vige l’obbligo di assistenza tecnica: bisogna incaricare un professionista abilitato (avvocato o commercialista) .
  • Si possono presentare nuove prove in appello? In generale no. L’art. 112 del Codice del processo tributario stabilisce che «non sono ammessi nuovi mezzi di prova e non possono essere prodotti nuovi documenti» in appello , salvo rare eccezioni (prove indispensabili o cause non imputabili al contribuente). Anche nuove domande sono vietate , tranne il riconoscimento degli interessi maturati dopo la sentenza impugnata .
  • Chi paga le spese di giudizio? Il criterio generale è la soccombenza: chi perde in appello rimborserà all’altro le spese vive (CTU, testimoni, ecc.). Tuttavia, il giudice può compensare le spese per circostanze particolari: ad esempio, la riforma ha previsto che anche chi vince in appello può ottenere compensazione integrale se sussistono «gravi ed eccezionali ragioni» . In pratica, in caso di buona fede e importi contenuti, spesso le spese rimangono a carico dello Stato (compensate) riducendo il rischio del contribuente.
  • Che effetti ha una vittoria in appello? Se l’appello è accolto anche solo parzialmente, la decisione modifica l’importo dovuto e attiva l’esecuzione a favore del contribuente. Il debitore può ottenere il rimborso (o compensare con crediti fiscali) delle somme versate in eccesso, comprensive degli interessi legali maturati dal giorno della sentenza precedente . L’entità del risparmio va quantificata caso per caso (vedi esempio sopra), ma spesso è cospicua quando le pretese iniziali dell’Amministrazione sono dichiarate illegittime.
  • E se l’appello viene respinto? Se perde in Commissione Regionale (o se l’appello è dichiarato inammissibile), il contribuente può valutare l’ultimo rimedio: il ricorso per Cassazione. Quest’ultimo va proposto entro 60 giorni dalla notifica della sentenza di appello (ex art. 116 TU giustizia tributaria) . In Cassazione si può contestare solo il corretto svolgimento del diritto (violazione o errata interpretazione di norme tributarie) e non i fatti. Se nemmeno questo grado è favorevole, le decisioni diventano definitive, salvo ipotesi eccezionali di revocazione.
  • In cosa cambia la riforma 2023? Con il D.Lgs. 220/2023 (operativo dal 4/1/2024), le Commissioni sono state ridenominate Corti di Giustizia Tributaria e sono state rafforzate le procedure telematiche. Tra le novità rilevanti vi sono: firma digitale obbligatoria sui ricorsi e provvedimenti , possibilità di udienze da remoto , estensione della conciliazione anche d’ufficio e in Cassazione , nonché nuove regole sulle spese di lite . Nel complesso, per il contribuente restano validi i principi base (tempistiche, ammissibilità domande, obbligo di difensore), ma è fondamentale aggiornarli alla luce delle nuove norme e delle pronunce giurisprudenziali più recenti.

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Hai ricevuto una sentenza sfavorevole dalla Commissione Tributaria Provinciale (oggi Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado) e vuoi impugnarla in appello?
Oppure l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso contro una decisione a te favorevole e devi difenderti in secondo grado?

👉 Prima regola: il ricorso in Commissione Tributaria Regionale (oggi Corte di Giustizia Tributaria di Secondo Grado) non è una semplice ripetizione del primo giudizio: serve a correggere errori di diritto o di fatto e a consolidare la tua posizione difensiva prima di un eventuale ricorso in Cassazione.


⚖️ Quando si presenta il ricorso in secondo grado

  • La sentenza di primo grado contiene errori di diritto o di valutazione delle prove.
  • L’Agenzia delle Entrate o il contribuente ritengono che il giudice abbia male interpretato le norme tributarie.
  • Il giudizio di primo grado ha ignorato documenti o eccezioni rilevanti.
  • Sono stati violati i principi del contraddittorio o della corretta notifica degli atti.
  • Si vuole contestare la legittimità di un accertamento o la quantificazione di imposte e sanzioni.

📌 Termini e modalità del ricorso

  • Il termine per impugnare la sentenza è di 60 giorni dalla notifica o 6 mesi dalla pubblicazione, se non notificata.
  • Il ricorso deve essere depositato telematicamente presso la Corte di Giustizia Tributaria competente.
  • È necessario indicare con precisione i motivi d’appello e allegare la documentazione già prodotta in primo grado.
  • Il giudizio di appello non ammette nuove prove, salvo eccezioni legate alla violazione del contraddittorio o alla mancata conoscenza di fatti decisivi.
  • Le parti devono essere rappresentate da un difensore abilitato (avvocato o commercialista abilitato al contenzioso tributario).

🔍 Cosa verificare prima di proporre appello

  • La sentenza di primo grado contiene vizi logici o contraddizioni nella motivazione?
  • Sono state valutate correttamente le prove e i documenti prodotti?
  • I motivi di diritto possono essere rafforzati o riformulati in modo più efficace?
  • Sono stati rispettati i termini di notifica e deposito della sentenza?
  • L’Agenzia delle Entrate ha contestato punti nuovi o già superati in primo grado?

🧾 Documenti utili alla difesa

  • Sentenza di primo grado completa.
  • Ricorso introduttivo e memorie difensive del primo grado.
  • Avviso di accertamento o altro atto impugnato.
  • Documentazione fiscale e contabile allegata in precedenza.
  • Verbali di udienza, notifiche e atti dell’Agenzia delle Entrate.
  • Eventuali pronunce giurisprudenziali di supporto.

🛠️ Strategie di difesa in appello

  • Evidenziare errori giuridici e contraddizioni logiche nella sentenza di primo grado.
  • Rafforzare la tesi difensiva con argomentazioni normative e giurisprudenziali.
  • Contestare l’errata valutazione delle prove o l’omessa considerazione di documenti decisivi.
  • Richiedere la sospensione dell’esecutività della sentenza di primo grado, se comporta pagamenti o iscrizioni a ruolo.
  • In caso di ricorso dell’Agenzia delle Entrate, predisporre un controricorso completo e puntuale.
  • Impostare la difesa in modo da preservare i motivi per un eventuale ricorso in Cassazione.

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🎓 Le qualifiche dell’Avv. Giuseppe Monardo

  • ✔️ Avvocato esperto in diritto tributario e processo tributario d’appello.
  • ✔️ Specializzato nella difesa del contribuente in secondo grado di giudizio.
  • ✔️ Gestore della crisi iscritto presso il Ministero della Giustizia.

Conclusione

Il ricorso in Commissione Tributaria Regionale (oggi Corte di Giustizia Tributaria di Secondo Grado) rappresenta una fase cruciale del contenzioso fiscale.
È il momento in cui si può correggere una sentenza ingiusta, evitare il passaggio in giudicato e preparare una difesa solida per l’eventuale giudizio di Cassazione.
Con un’assistenza legale esperta puoi ribaltare l’esito del primo grado e tutelare efficacemente i tuoi diritti fiscali.


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