Hai difficoltà a pagare le tasse e temi cartelle esattoriali, sanzioni e interessi? Non sei solo: molti contribuenti si trovano in situazioni di crisi di liquidità che rendono complicato rispettare le scadenze fiscali. Tuttavia, esistono strumenti previsti dalla legge che consentono di gestire il debito, rateizzarlo o ridurlo, evitando le conseguenze più gravi.
Cosa succede se non paghi le tasse
– L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può iscrivere a ruolo le somme dovute
– Vengono applicate sanzioni e interessi di mora calcolati sul ritardo
– Possono essere avviate procedure esecutive (pignoramenti, ipoteche, fermi amministrativi)
– Nei casi più gravi, la mancata regolarizzazione può comportare anche conseguenze penali per evasione fiscale
Quali soluzioni esistono se non riesci a pagare
– Rateizzazione del debito fiscale: puoi chiedere la dilazione in più rate, fino a 72 o 120 mensilità nei casi più complessi
– Rottamazione delle cartelle: quando prevista, consente di estinguere il debito senza sanzioni e interessi di mora
– Saldo e stralcio: in presenza di determinate condizioni economiche, è possibile pagare solo una parte dell’importo dovuto
– Compensazione dei debiti con crediti fiscali: puoi utilizzare crediti d’imposta maturati per abbattere il debito
– Ravvedimento operoso: se il ritardo è contenuto, permette di ridurre le sanzioni regolarizzando spontaneamente
Come agire per evitare il peggio
– Non ignorare le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione
– Verifica se hai diritto a dilazioni o definizioni agevolate
– Presenta tempestivamente le istanze per rateizzazione o rottamazione
– Conserva tutta la documentazione utile per eventuali ricorsi
– Se la pretesa è infondata o sproporzionata, valuta un ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria
Il ruolo dell’avvocato nella difesa
– Analizzare la tua posizione debitoria e le comunicazioni ricevute dal Fisco
– Valutare le soluzioni più vantaggiose (rateizzazione, saldo e stralcio, rottamazione)
– Redigere istanze o ricorsi contro atti illegittimi o cartelle prescritte
– Difendere il contribuente davanti ai giudici tributari in caso di contestazioni
– Tutelare il patrimonio personale da azioni esecutive ingiustificate
Cosa puoi ottenere con una difesa efficace
– La riduzione dell’importo da pagare tramite strumenti agevolati
– La sospensione di procedure esecutive già avviate
– La rateizzazione sostenibile del debito fiscale
– L’annullamento totale o parziale delle pretese fiscali non dovute
– La certezza di gestire le tue difficoltà senza rischiare il blocco dell’attività o del patrimonio
⚠️ Attenzione: non intervenire in tempo può trasformare un debito gestibile in una situazione critica. Muoversi subito è fondamentale per evitare sanzioni pesanti e procedure di riscossione.
Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in diritto tributario e contenzioso fiscale – spiega cosa fare se non riesci a pagare le tasse e come tutelare i tuoi diritti.
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Introduzione
Affrontare difficoltà nel pagamento di imposte e contributi può generare grande ansia, ma il nostro ordinamento prevede diversi strumenti e rimedi per tutelare il debitore. Questa guida approfondisce in modo dettagliato e aggiornato (agosto 2025) le opzioni a disposizione del contribuente (privato o imprenditore) che non riesce a pagare le tasse (IRPEF, IVA, IMU, contributi INPS, ecc.). Verranno analizzati gli effetti del mancato pagamento e gli strumenti di diritto amministrativo e concorsuale, con riferimenti normativi e giurisprudenziali recenti. Troverete inoltre tabelle riassuntive e domande frequenti (Q&A) per orientarsi rapidamente. Il linguaggio è giuridico ma divulgativo, pensato sia per avvocati che per contribuenti e imprenditori. Il punto di vista è quello del debitore. Tutte le fonti normative e le sentenze richiamate si trovano in fondo alla guida.
Conseguenze del mancato pagamento delle imposte
Il pagamento delle imposte e dei contributi è un dovere sancito dalla legge (ad es. art. 53 Cost., DPR 602/1973). In caso di inadempimento si attivano procedure di riscossione coattiva: l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ex Equitalia) notifica una cartella esattoriale contenente l’ammontare di quanto dovuto, sanzioni e interessi. Superati i termini di pagamento (generalmente 60 giorni dalla notifica), l’agente della riscossione può eseguire fermi amministrativi, ipoteche su immobili e pignoramenti (fino a 1/5 dello stipendio del debitore) sui beni mobili e immobili del contribuente . Inoltre, l’importo iscritto a ruolo continua a maturare interessi e maggiorazioni. In caso di mancato assolvimento si formano in automatico altri atti esecutivi, compreso il precetto e il pignoramento presso terzi (contro crediti del debitore). Il contribuente deve quindi agire preventivamente prima di ricevere misure estreme.
È importante sapere che il debito originario rimane esigibile e può essere richiesto integralmente anche in futuro. Come ha ricordato la Corte di Cassazione, l’ottenimento di una rateizzazione non modifica il debito originario: la somma iscritta a ruolo continua a essere considerata come “debito scaduto e non pagato” . Questo significa che, anche se paghi a rate, il credito dell’Erario resta vigente e può essere recuperato in caso di inadempimento del piano.
Tipologie di tributi e cartelle esattoriali
Le imposte non pagate possono riguardare tributi statali (IRPEF, IRES, IVA, ICI/IMU, canone RAI, bollo auto) o tributi locali (IMU, TARI, TASI) e contributi previdenziali (INPS, INAIL). Le cartelle esattoriali equivalgono a ordini di pagamento per varie tipologie di debiti:
- Tributi erariali: IRPEF, IRES, IVA, imposte di registro/ipotecarie, ecc., notificate dall’Agenzia delle Entrate. Impugnabili in sede tributaria (Commissione tributaria) entro 60 giorni dalla notifica .
- Tributi locali: IMU, TARI, addizionali IRPEF regionali/comunali, bolli auto regionali, sanzioni comunali. Anche questi finiscono in cartella e si impugnano in Commissione tributaria in 60 giorni .
- Contributi previdenziali (INPS/INAIL): gli importi per lavoratori autonomi e imprese finiscono in cartella. L’impugnazione avviene in Tribunale (sezione lavoro) entro 40 giorni .
- Multe e sanzioni amministrative: soprattutto violazioni Codice della Strada. Di solito si impugnano davanti al Giudice di Pace entro 30 giorni (o, per sanzioni di entità elevata o settoriali, al Tribunale ordinario) .
Le scadenze di impugnazione dipendono dalla natura del credito. Ad esempio, una cartella per imposte statali va contestata alla Commissione Tributaria entro 60 giorni . Una per contributi INPS va invece al Tribunale del Lavoro entro 40 giorni. Una per multe entro 30 giorni al Giudice di Pace. Questi termini sono fissi: scaduti, non si può più impugnare l’atto (salvo eccezioni molto particolari).
<table> <thead> <tr> <th>Tipo di credito in cartella</th><th>Giudice competente</th><th>Termine per ricorrere</th> </tr> </thead> <tbody> <tr> <td>Tributi statali e locali (IRPEF, IVA, IMU, TARI, ecc.)</td><td>Commissione Tributaria Provinciale</td><td>60 giorni dalla notifica </td> </tr> <tr> <td>Contributi previdenziali (INPS, INAIL)</td><td>Tribunale ordinario (sezione Lavoro)</td><td>40 giorni dalla notifica </td> </tr> <tr> <td>Sanzioni amministrative (multe stradali, ecc.)</td><td>Giudice di Pace (salvo eccezioni di valore o materia)</td><td>30 giorni dalla notifica </td> </tr> </tbody> </table>
Questa tabella riepiloga competenze e termini di ricorso per le principali cartelle: ricorda che, anche impugnando, l’esecuzione (fermi, ipoteche, pignoramenti) non viene automaticamente sospesa. Occorre espressamente chiedere la sospensione in sede di ricorso, e sperare che il giudice la conceda. In pratica, dopo 60 giorni dalla cartella l’Agente può procedere con l’esecuzione forzata, a meno che non sia stata ottenuta una sospensione del giudice .
Strumenti amministrativi: autotutela e ravvedimento
Prima di tutto, è possibile verificare se la pretesa fiscale è corretta. Se la cartella contiene errori evidenti (tributo già pagato, notifica nulla, doppio addebito, importi errati) il contribuente può chiedere l’annullamento in autotutela all’Agenzia delle Entrate o all’Agente della riscossione. L’autotutela è un potere dell’amministrazione che può revocare d’ufficio un atto illegittimo, purché il contribuente dimostri il vizio (pagamento già effettuato, notifiche viziate, prescrizione, ecc.). Non esiste un termine fisso per chiedere l’autotutela: formalmente si può inoltrare in ogni momento, fino all’avvio delle procedure esecutive. In pratica, si invia un’istanza all’ufficio finanziario allegando documentazione (quietanze di pagamento, bollettini, certificati ISEE, ecc.) per dimostrare che il debito non sussiste o deve essere ridotto.
Parallelamente, se il contribuente non ha presentato dichiarazioni o pagamenti entro i termini, può comunque regolarizzarsi con il ravvedimento operoso. Si tratta di un istituto fiscale (art. 13 D.Lgs. 472/97) che consente di pagare tardivamente imposte e contributi con sanzioni e interessi ridotti. Ad esempio, un privato che non ha versato l’IRPEF può fare un pagamento spontaneo anche anni dopo, riconoscendo il debito, pagando imposta + interessi + sanzioni ridotte (da 1/15 fino a 1/8 della sanzione). È un’opzione utile quando ci si accorge dell’omesso versamento, ma si vuole evitare multe molto più alte. Tuttavia il ravvedimento non vale per le cartelle già notificate: serve prima che la cartella sia emessa. Dopo la cartella, si può semmai impugnare o negoziare, ma non ravvedere.
Rateizzazione del debito fiscale
Uno strumento fondamentale è la rateizzazione del debito iscritto a ruolo (art. 19 DPR 602/1973, riformato dal D.Lgs. 110/2024 e dal “Decreto fiscale” 2025). Il contribuente in oggettiva difficoltà economica temporanea può chiedere di pagare a rate gli importi contenuti nella cartella, anziché in un’unica soluzione. L’Agente della riscossione deve concedere la dilazione se ricorrono le condizioni (dichiarazione dello stato di bisogno, secondo l’indicatore ISEE e quota parte di debito) .
Con le ultime novità legislative a partire dal 2025 i piani di rateizzazione possono essere molto lunghi. Il decreto legislativo n. 110/2024 (attuativo della Riforma fiscale) ha innalzato a 120 rate mensili il tetto massimo su importi medio-piccoli (fino a €120.000). Nel dettaglio :
– Richieste presentate nel 2025-2026: fino a 84 rate mensili.
– Nel 2027-2028: fino a 96 rate.
– Dal 2029 in poi: fino a 108 rate.
Inoltre, per somme totali fino a €120.000, è possibile arrivare fino a 120 rate mensili chiedendo solo la dichiarazione di difficoltà (senza bisogno di cauzioni). In caso di debiti complessivi superiori a €120.000, l’Agenzia sta comunque riconoscendo piani fino a 120 rate su semplice domanda .
In pratica, il contribuente inoltra telematicamente la richiesta (è sufficiente una dichiarazione di difficoltà economica) e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione concede il piano entro i limiti di legge. Le prime rate sono in genere esenti da interessi (o con interessi contenuti al 2-3% annuo) e si ha poi l’addebito mensile automatico. Il versamento delle rate seguenti evita azioni esecutive: finché le rate vengono onorate, il debitore non subisce fermi o pignoramenti per quel debito. Attenzione però: il mancato pagamento di una singola rata comporta la decadenza dal piano, il ripristino del debito residuo e l’eventuale azione esecutiva coattiva. In particolare, se la prima rata non viene pagata, la domanda decade (si può riproporre solo dall’anno successivo) .
La giurisprudenza ha sottolineato che la dilazione non estingue l’obbligo tributario: la rateizzazione è una dilazione, non una cancellazione del debito. Infatti, come afferma la Cassazione, ottenere la rateizzazione “non esclude” che il debito originario rimanga “scaduto e non pagato” . Significa che, se in futuro si interrompe il pagamento, l’Agenzia può sempre richiedere il residuo come se fosse in scadenza. D’altra parte, la stessa Corte precisa che il semplice atto di richiedere e ottenere la rateazione non equivale ad acquiescenza totale: il contribuente può comunque continuare a contestare, ad esempio, la legittimità del debito sottostante (la “an debeatur”) .
Esempio di simulazione di rateizzazione: supponiamo di aver accumulato €12.000 di tributi iscritti a ruolo. Se si presenta la richiesta di rateazione entro il 2025, si potrebbero ottenere fino a 84 rate mensili. Il primo versamento (diciamo nel mese successivo) va pagato per intero. Le successive 83 rate mensili da €142 circa (escluse eventuali spese minime) estinguono il debito. L’Agenzia comunica a ogni scadenza l’importo e la scadenza della rata successiva. In caso di difficoltà, è anche possibile richiedere nuove dilazioni se si è sempre in regola con le rate precedenti (la legge permette di rifare un piano se non ci si trovava in ritardo con le rate già scadute).
Definizioni agevolate e “rottamazioni”
Negli ultimi anni sono state varate misure di definizione agevolata dei debiti, che possono facilitare i contribuenti in difficoltà. Le principali sono:
- “Saldo e stralcio” (legge 145/2018): destinato a persone fisiche con ISEE basso (≤ €20.000) e debiti di modesta entità. Prevede il pagamento di una percentuale ridotta del debito originario in cambio della cancellazione di sanzioni e interessi. A seconda della natura del debito, si versano mediamente dal 6% al 20% del capitale iscritto a ruolo, mentre il resto (maggiorazioni) viene stralciato. Per esempio, un contribuente con ISEE entro i limiti può ridurre al 10% circa un debito da imposte dirette, o al 6% su contributi previdenziali, con le restanti sanzioni annullate. Questa misura è accessibile solo in certi periodi previsti dalla legge e richiede un’apposita domanda (tipicamente in concomitanza con i piani di rottamazione). [N.B.: Il saldo e stralcio è stato prorogato più volte tramite decreti; verificare le scadenze degli ultimi bandi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione].
- “Rottamazione” (definizione agevolata): dal 2017 ad oggi si sono succeduti vari tentativi (rottamazione-ter, quater, e una quinzies) che permettono di sanare debiti tributari affidati all’agente della riscossione, aderendo a una procedura di definizione agevolata. In pratica, chi aderisce a una rottamazione paga l’importo principale (debito + interessi legali) e una quota ridotta delle sanzioni, in alcune rate scadenzate. Ad esempio, la rottamazione-ter (2017) prevedeva 5 rate fino al 2019; la rottamazione-quater (2023) consente fino a 10 rate e interessi al 2%. Molti contribuenti che non hanno completato i pagamenti hanno beneficiato di provvedimenti successivi (legge n.15/2025 ha riammesso chi non ha pagato tutte le rate entro il 2024, fissando nuove scadenze nel 2025-27) . Occorre leggere attentamente bandi e scadenze dell’Agenzia, perché le condizioni cambiano spesso.
- Transazione fiscale (art. 88 Codice della Crisi, D.Lgs. 136/2024): nuovo strumento per aziende e professionisti in crisi. Consente di inserire nel piano di concordato preventivo o nel ricorso per liquidazione coatta una proposta di ristrutturazione anche dei debiti tributari. In pratica, l’impresa concorda con il fisco una ristrutturazione del debito fiscale (ad esempio tagliando una parte delle sanzioni e dilazionando il resto) all’interno del piano concordatario. Questo istituto è riservato alle procedure concorsuali (per imprenditori) e richiede l’accordo con l’Agenzia delle Entrate, ma rappresenta un’opportunità per ricollocare i debiti fiscali nella ristrutturazione complessiva dell’impresa.
Ricorso e opposizione giudiziale
Se si ritiene che la cartella sia illegittima (per errori di calcolo, vizi di notifica, prescrizione ecc.), il contribuente può proporre ricorso giudiziale. Come visto, bisogna rivolgersi al giudice competente entro i termini sopra indicati. Nel ricorso si espongono i motivi di illegittimità (es. “il tributo era già stato pagato”; “il debito è prescritto”; “illecita notifica di atti precedenti” ecc.) e si chiede l’annullamento totale o parziale della cartella.
Se il ricorso è accolto, le somme pagate si possono recuperare (il giudice ordina la restituzione) . Se è respinto, si ricade nelle procedure di riscossione. È cruciale presentare il ricorso entro 60 giorni (30 o 40 a seconda dei casi) per non perdere il diritto. Ricordiamo: il ricorso NON sospende automaticamente l’esecuzione; può essere chiesto al giudice, e talvolta concesso discrezionalmente, un provvedimento di sospensione dell’esecuzione coattiva fino all’esito del giudizio . In assenza di sospensione, però, l’agente può procedere dopo 60 giorni dalla cartella, con i mezzi coattivi ricordati (fermo, ipoteca, pignoramento) .
Infine, un concetto giuridico importante: la prescrizione del credito tributario di norma è di 5 anni (o 10 per alcuni tributi), decorsi i quali l’azione esecutiva è inefficace. Tuttavia, come recentemente affermato dalla Cassazione con ordinanza del 23 ottobre 2024 (n. 27504), la richiesta di rateizzazione interrompe la prescrizione. Chiedere di pagare a rate equivale a un riconoscimento del debito (art. 2944 cod. civ.) e interrompe i termini prescrizionali . Dunque, chi aveva un debito ormai prossimo alla prescrizione può volontariamente chiedere la rateazione, facendo ripartire da capo i termini; al contrario, non chiedendo la rateizzazione rischia di far prescrivere il debito. La stessa ordinanza precisa però che il semplice riconoscimento (richiesta della ratea) non impedisce comunque di contestare l’an debeatur, cioè la fondatezza stessa della richiesta fiscale .
Procedure concorsuali e crisi d’impresa
Per imprenditori e professionisti con struttura aziendale, le difficoltà di pagamento possono rientrare in una situazione di crisi. In questo caso, oltre agli strumenti fiscali sopra visti, si può accedere alle procedure concorsuali previste dal Codice della crisi (D.Lgs. 14/2019 e correttivi). In particolare:
- Concordato preventivo: il debitore (impresa) propone ai creditori – compreso l’Erario – un piano di ristrutturazione (con continuità aziendale o liquidatorio). Il piano può includere una proposta di pagamento parziale dei debiti fiscali (art. 88 CCII “transazione fiscale”). Se il piano è approvato dal tribunale e soddisfa i creditori, l’impresa evita il fallimento. I vantaggi: sospensione generale dei pignoramenti, possibilità di concordare riduzioni. Gli svantaggi: complessità procedimentale e costi legali/tributari.
- Accordo di ristrutturazione dei debiti: simile al concordato, ma richiede l’accordo del 60% dei creditori (incluso l’Erario) al piano proposto dal debitore.
- Liquidazione giudiziale (antico fallimento): se l’impresa è insolvente, il tribunale può dichiararne la liquidazione, nominando un commissario. L’attivo ricavato dai beni serve a soddisfare i creditori secondo graduatoria (credenze privilegiati, chirografarie ecc.). I crediti tributari hanno rango privilegiato.
- Procedure semplificate: per imprese molto piccole o in fase terminale, esistono forme semplificate di liquidazione.
Qualunque sia la procedura, è fondamentale riconoscere tempestivamente lo stato di crisi. Secondo la Corte di Cassazione, anche un piano di dilazione fiscale può essere indice di insolvenza se l’impresa non dispone di risorse immediate per il pagamento . In altre parole, la difficoltà a pagare (anche se piani di pagamento in corso) è segno di squilibrio patrimoniale. In alcuni casi, l’imprenditore potrebbe dover considerare la liquidazione volontaria anziché rischiare un fallimento coattivo.
Per persone fisiche (non imprenditori) sovraindebitate, esiste la legge 3/2012 sulla composizione della crisi da sovraindebitamento. Essa offre soluzioni come il “piano del consumatore” o l’“accordo con i creditori” in cui è possibile includere anche debiti tributari, chiedendo lo stralcio parziale. È una via complessa ma può essere percorribile se si hanno tanti creditori.
Domande frequenti (FAQ)
D. Ho ricevuto una cartella esattoriale e non riesco a pagarla. Quali sono i miei passi immediati?
R. Innanzitutto verifichi se la cartella è corretta: controlli importi, notifiche, possibili pagamenti già effettuati. Se ci sono vizi formali o sostanziali (tributi già pagati, nullità di notifica, prescrizione del debito), conviene chiederne l’annullamento in autotutela o proporre ricorso. Se il debito è fondato ma non si ha liquidità immediata, può chiedere subito la rateizzazione al sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione . La rateizzazione consente di rientrare in difficoltà finanziaria a fronte di un piano di pagamento. Nel frattempo, per non incorrere in sanzioni aggiuntive, è consigliabile impugnare la cartella entro il termine (ad es. 60 giorni) contestando eventuali irregolarità o chiedendo la sospensione dell’esecuzione.
D. Cosa succede se non pago la prima rata della rateizzazione?
R. Secondo la legge, si decade dal piano di rateizzazione. Questo vuol dire che il piano viene revocato e il debito residuo (interessi e sanzioni comprese) diventa esigibile immediatamente. L’Agente può allora procedere con misure coattive (fermo auto, ipoteca, pignoramento dei beni). Per evitare la decadenza, è dunque cruciale pagare almeno la prima rata entro i termini (circa 67 giorni dall’accoglimento della domanda【3†】). Se si sbaglia o non si paga, si può tentare di ottenere comunque pagamenti successivi come se fosse un debito normale, ma senza più le agevolazioni.
D. Cos’è il “saldo e stralcio” e chi ne può usufruire?
R. Il saldo e stralcio è una sanatoria delle cartelle introdotta dalla Legge n.145/2018 (e prorogata da successive leggi). È riservata a contribuenti in gravi difficoltà economiche: in genere la famiglia deve avere un ISEE inferiore a €20.000, e non possedere grandi patrimoni immobiliari o finanziari. I beneficiari possono pagare solo una percentuale ridotta del debito (ad esempio il 6-20% a seconda del tipo di tassa) mentre il resto (interessi e sanzioni) viene “stralciato” (annullato). In pratica, si paga molto meno del dovuto originale. Bisogna aderire alla sanatoria tramite il portale dell’Agenzia entro i termini previsti dai decreti attuativi (per esempio, ci sono state finestre temporali nel 2019 e nel 2020). Se ha diritto, ne vale la pena: conviene calcolare l’importo da pagare (tenendo conto delle percentuali) e presentare domanda. Per esempio, su €10.000 di debiti a fronte di ISEE basso, con saldo e stralcio potrebbe bastare pagare solo €600-€1.000 invece di €10.000 (a seconda di tributi e contributi). Attenzione: la possibilità di saldo e stralcio è limitata nel tempo e ha requisiti stringenti. Verifichi sempre le norme più recenti (Decreti “rilancio” 2020, Leggi di Bilancio) per i nuovi bandi.
D. E se supero il termine per impugnare la cartella? Posso fare qualcosa?
R. Se ha perso il termine di 60 giorni (o 40, 30…), una strada possibile è l’opposizione tardiva (prevista dall’art. 24 del D.lgs. 46/1999 per i contributi o dalle norme sulle sanzioni), chiedendo al giudice di dare comunque una risposta nel merito. Spesso si invoca l’esistenza di “motivi gravi” che hanno impedito il tempestivo ricorso (ad es. ricovero in ospedale) e si chiede di sanare il termine. Non è sempre facile, ma esiste giurisprudenza che in alcuni casi concede proroghe eccezionali. In alternativa, in alcuni casi l’atto di riscossione potrebbe essere annullato d’ufficio dall’amministrazione in autotutela se vi sono gravi vizi (anche dopo 60 giorni).
D. Quali sono i rischi di un eventuale fallimento personale o dell’azienda se lascio insoluto il debito fiscale?
R. Se è un imprenditore con debiti che non riesce a pagare, deve tener conto anche delle norme concorsuali. Per le aziende, il limite minimo per il fallimento è di € 60.000 di debiti (art. 15 L. Fallimentare), di cui i debiti tributari rientrano . La Cassazione ha chiarito che, anche se è in corso una dilazione di pagamento, ciò non evita che il debito sia considerato scaduto e rilevante ai fini del fallimento . Quindi, in una procedura fallimentare, il commissario giudiziario potrà valorizzare anche i debiti da cartelle (anche se piani di pagamento fossero pendenti). Per il debitore persona fisica non imprenditore, non esiste concetto di “fallimento personale”, ma può accedere alla procedura di sovraindebitamento (legge 3/2012) per chiedere un’esdebitazione attraverso un piano di rientro. È un percorso complesso e richiede l’aiuto di un professionista.
D. Che differenza c’è tra rateizzazione e remissione del debito?
R. Importante: rateizzare non significa cancellare nulla. Quando si ottiene la rateizzazione, il debito viene solo dilazionato nel tempo. Il contribuente rimane obbligato al pagamento integrale delle somme iscritte a ruolo (capitale, interessi, sanzioni), anche se suddivise in rate . Non si tratta di remissione o condono. Se non si rispettano le scadenze, si dovrà comunque pagare l’intero importo residuo. Invece, strumenti come il saldo e stralcio o la rottamazione permettono di pagare meno dell’intero debito.
Tabelle riassuntive e simulazioni
Tabella 1 – Strumenti di pagamento agevolato dei debiti tributari
Strumento | Chi ne ha diritto (requisiti) | Cosa prevede (partecipazione/pagamento) | Riferimenti chiave |
---|---|---|---|
Rateizzazione ordinaria | Tutti i contribuenti (persone fisiche, imprese) che si trovano in temporanea difficoltà economica | Pagamento del debito rateale su richiesta. Piani fino a 120 mesi (max €120k), altrimenti fino a 120 rate . Tassi agevolati (interessi ridotti) . Mantenimento del debito originario. | D.P.R. 602/1973, art. 19; D.Lgs. 110/2024; Cass. 4201/2025 . |
Saldo e stralcio | Persone fisiche con ISEE basso (≤€20.000) | Pagamento di una quota ridotta del debito (alcuni % del capitale); rimanenza del debito (interessi/sanzioni) annullata. Richiesta entro scadenze previste (pace fiscale). | L. 145/2018 (art.1, c.184-199); successivi decreti attuativi. |
Rottamazione agevolata | Contribuenti (persone fisiche o aziende) con debiti affidati agli agenti della riscossione in anni specifici (es. rottamazione-ter/quater) | Definizione agevolata che prevede il pagamento del capitale residuo e riduzione o cancellazione delle sanzioni. Rateizzazione di solito 5-10 anni in base al piano specifico. | Leggi n. 205/2017 (rottamazione-ter), n.197/2022 (quater) e DL 202/2024 (riammissione quater) . |
Autotutela/annullamento | Qualsiasi contribuente che dimostri vizi dell’atto | Richiesta all’Agenzia di annullare cartelle illegittime (prescrizione, doppio pagamento, errori di calcolo, nullità di notifica). Esito discrezionale. | Art. 21-octies L. 212/2000 (statuto del contribuente); Cass. 7751/2019. |
Esempio di calcolo (simulazione): un privato con ISEE = €18.000 ha una cartella IRPEF pari a €10.000 (capitale + interessi). Con il saldo e stralcio potrebbe dover pagare solo il 20% circa (€2.000) anziché €10.000, stralciando il resto. Se opta per la rateizzazione invece, potrebbe chiedere 60 rate mensili (5 anni) da €167 cadauna circa, versando ogni mese la quota di debito con minimi interessi, senza alcun condono.
Conclusione
La situazione di “Non riesco a pagare le tasse” può essere affrontata con diversi strumenti normativi. È fondamentale reagire prontamente: verificare l’esistenza di errori nelle cartelle, valutare la possibilità di richiedere un ravvedimento operoso (se non è ancora notificata la cartella), impugnare la cartella entro i termini per far valere eventuali vizi, e negoziare con l’Amministrazione finanziaria (rateizzazione o definizione agevolata). Per i debitori più in difficoltà (imprenditori in crisi, persone fisiche indebitate) esistono infine procedure di composizione della crisi (concordato, accordo, piani di rientro) che integrano gli strumenti fiscali.
In ogni caso, dato il quadro complesso e i frequenti cambi normativi, è altamente consigliabile cercare assistenza professionale (commercialista o avvocato tributarista) e fare riferimento a fonti aggiornate (agenzia delle entrate, giudici tributari, consulenti). Ogni situazione è a sé: un’analisi accurata del proprio ISEE, del totale dei debiti e delle capacità di rimborso è necessaria per scegliere il miglior percorso.
Infine, ricordiamo: il nostro ordinamento tutela il diritto del contribuente ad adempiere “senza l’ingiustificato sacrificio” (art. 53 Cost.), ma impone comunque il dovere tributario. Gli strumenti spiegati permettono di alleggerire il carico fiscale senza dimenticare le obbligazioni. Agire tempestivamente, avvalersi delle opzioni di definizione agevolata e, quando serve, coinvolgere il giudice o il professionista giusto, consente di gestire al meglio una crisi di liquidità fiscale.
Fonti
- Corte di Cassazione, Sez. I Civile, 18/02/2025 n. 4201 – “La concessione di una rateizzazione non esclude la qualificazione del debito come scaduto e non pagato” .
- Corte di Cassazione, Sez. I Civile, ord. 27504/2024 – richiesta di rateizzazione interrompe la prescrizione .
- Agenzia Entrate-Riscossione, “Testo Unico in materia di versamenti e di riscossione”, art. 105-106 – Riforma del 2024, piani di dilazione fino a 120 rate .
- Siti istituzionali Agenzia Entrate e Agenzia Entrate-Riscossione (portali informativi su rateizzazione, rottamazione, saldo e stralcio).
- Normativa italiana: DPR n.602/1973 (art.19-26), D.Lgs. n.110/2024 (attuazione Testo Unico Riscossioni), Legge n.145/2018 (pace fiscale), Legge di Bilancio 2023-2025, Codice della crisi d’impresa (D.Lgs. 14/2019 e correttivi), Legge n.3/2012 (sovraindebitamento).
- Glossario normative e giurisprudenza: Cass. civ. n.5549/2021, Cass. n.16098/2018, Cass. n.11338/2023 (riconoscimento del debito), Cass. 8053/2014; sentenze TAR/Cassazione su prescrizione e rateizzazione.
Se non riesci a pagare le tasse, non sei solo: moltissimi contribuenti e imprese si trovano in difficoltà economiche e rischiano sanzioni, interessi e cartelle esattoriali: Fatti Aiutare da Studio Monardo
Se non riesci a pagare le tasse, non sei solo: moltissimi contribuenti e imprese si trovano in difficoltà economiche e rischiano sanzioni, interessi e cartelle esattoriali.
Vuoi sapere quali soluzioni puoi utilizzare per evitare il peggioramento della tua posizione?
👉 Prima regola: non restare fermo. La legge mette a disposizione strumenti per rateizzare, sospendere o ridurre il debito fiscale.
⚖️ Le possibili soluzioni
- Rateizzazione del debito: puoi chiedere all’Agenzia delle Entrate – Riscossione di pagare a rate, fino a 72 rate mensili (o 120 in casi gravi di comprovata difficoltà).
- Ravvedimento operoso: se sei solo in ritardo, puoi pagare spontaneamente con sanzioni ridotte.
- Compensazione: puoi usare crediti fiscali o contributivi (es. crediti IVA o INPS) per abbattere il debito.
- Definizioni agevolate: quando previste dalla legge, consentono di pagare cartelle o avvisi con sconti su sanzioni e interessi.
- Istanza di sospensione: se il debito non è dovuto (es. doppio pagamento, prescrizione, errore dell’ente), puoi presentare ricorso o richiesta di sospensione.
- Procedure di composizione della crisi: per imprese e partite IVA esistono strumenti giudiziali e stragiudiziali per ridurre e ristrutturare i debiti fiscali.
📌 Conseguenze se non agisci
- Applicazione di sanzioni e interessi crescenti;
- Notifica di cartelle esattoriali;
- Pignoramenti, fermi amministrativi e ipoteche sui beni;
- Difficoltà ad accedere a crediti o finanziamenti.
🔍 Cosa fare subito
- Verifica la tua posizione con estratto conto presso Agenzia Entrate – Riscossione;
- Valuta se il debito è corretto: ci sono errori, somme prescritte o già pagate?
- Richiedi la rateizzazione se non riesci a saldare in un’unica soluzione;
- Attiva la compensazione se hai crediti fiscali disponibili;
- Consulta un professionista per valutare strumenti più complessi (concordato, piani di rientro).
🧾 Documenti utili
- Cartelle esattoriali e avvisi ricevuti;
- Estratto conto debitorio rilasciato dall’agente della riscossione;
- Copia di dichiarazioni fiscali e F24 versati;
- Certificazioni di eventuali crediti fiscali o previdenziali;
- Documentazione bancaria e patrimoniale.
🛠️ Strategie di difesa
- Evitare l’inerzia: anche una richiesta di rateizzazione blocca pignoramenti imminenti;
- Verificare prescrizioni e vizi di notifica per ridurre il debito;
- Usare la mediazione tributaria per chiudere in via agevolata le liti pendenti;
- Pianificare a lungo termine eventuali procedure di ristrutturazione dei debiti fiscali.
🛡️ Come può aiutarti l’Avv. Giuseppe Monardo
📂 Verifica la tua posizione fiscale e la legittimità delle cartelle;
📌 Ti assiste nella richiesta di rateizzazione o sospensione;
✍️ Predispone ricorsi contro debiti non dovuti o prescritti;
⚖️ Ti rappresenta davanti alla Corte di Giustizia Tributaria e nei procedimenti esecutivi;
🔁 Suggerisce piani personalizzati per gestire e ridurre il peso fiscale.
🎓 Le qualifiche dell’Avv. Giuseppe Monardo
✔️ Avvocato esperto in riscossione e debiti tributari;
✔️ Specializzato in rateizzazioni, sospensioni e procedure di crisi da sovraindebitamento;
✔️ Gestore della crisi iscritto presso il Ministero della Giustizia.
Conclusione
Se non riesci a pagare le tasse, esistono strumenti legali per evitare blocchi, pignoramenti e interessi insostenibili.
Con una difesa mirata puoi rateizzare, compensare o contestare i debiti, proteggendo il tuo patrimonio e la tua serenità.
📞 Contatta subito l’Avv. Giuseppe Monardo per una consulenza riservata: la tua strategia di difesa contro i debiti fiscali inizia qui.