Sei un lavoratore autonomo o un imprenditore individuale e hai avuto problemi con pagamenti passati?
Risulti segnalato alla CRIF, protestato o registrato come cattivo pagatore, e ti stai chiedendo:
Posso ancora ottenere un prestito o un finanziamento? Esistono soluzioni reali o è tutto bloccato?
Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in diritto bancario, privacy finanziaria e riabilitazione creditizia – ti spiega in modo semplice e concreto quali possibilità esistono per accedere al credito, anche con una situazione negativa, e quali alternative legali puoi valutare per rientrare nel circuito finanziario.
Scoprirai:
- Cosa significano davvero le segnalazioni in CRIF, protesti e centrali rischi negative, e quanto durano;
- Quando è impossibile ottenere un prestito tradizionale e quando ci sono margini di manovra, ad esempio con garanzie o soggetti terzi;
- Perché è rischioso affidarsi a canali non ufficiali o poco trasparenti, e come evitare truffe e prestiti usurai;
- Come funziona la riabilitazione legale della reputazione finanziaria;
Alla fine della guida potrai richiedere una consulenza riservata con l’Avvocato Monardo, per valutare la tua situazione e capire se puoi accedere a forme di credito compatibili o se è il momento di lavorare sulla tua riabilitazione finanziaria, per tornare libero di investire, lavorare e pianificare il futuro.
Introduzione
L’accesso al credito per i lavoratori autonomi segnalati nelle banche dati creditizie, protestati o classificati come “cattivi pagatori” è un tema complesso che intreccia aspetti finanziari e giuridici. Un imprenditore individuale o professionista con precedenti di insolvenza incontra notevoli difficoltà nel ottenere nuovi finanziamenti: gli istituti di credito tradizionali lo considerano un cliente ad alto rischio di insolvenza e spesso applicano condizioni più gravose o rifiutano il prestito. Questa guida, aggiornata a maggio 2025, offre una trattazione approfondita dell’argomento rivolta principalmente ad avvocati e imprenditori italiani, con un linguaggio tecnicamente rigoroso ma di taglio divulgativo.
Cosa troverete in questa guida: esamineremo tutte le tipologie di prestiti personali accessibili ai lavoratori autonomi con segnalazioni negative nelle banche dati (come CRIF, Experian, CTC), con protesti a carico o con uno storico da cattivo pagatore. Passeremo in rassegna sia le soluzioni bancarie tradizionali sia quelle non bancarie (fintech, microcredito, cooperative di credito, finanziamenti pubblici e di solidarietà). Saranno illustrati gli strumenti di riabilitazione creditizia in sede legale o amministrativa per migliorare il proprio profilo creditizio. La guida considera tutte le categorie di autonomi – dagli artigiani ai commercianti, dai liberi professionisti ai freelance – evidenziando le eventuali particolarità per ciascuna. Verrà delineato il quadro normativo vigente alla data odierna, con riferimenti a leggi, regolamenti e alle più recenti riforme, nonché alla giurisprudenza (sentenze di merito e di legittimità, decisioni arbitrali bancarie) che ha inciso sulla materia. Troverete inoltre tabelle riepilogative delle soluzioni di credito esistenti con relativi requisiti, una sezione di domande e risposte su casi pratici frequenti e alcune simulazioni pratiche di accesso al credito in scenari reali. In chiusura, una bibliografia con fonti normative, sitografia e riferimenti utilizzati.
Avvertenza: sebbene esistano possibilità di finanziamento anche per chi ha una storia creditizia difficile, bisogna essere consapevoli che tali finanziamenti sono spesso concessi a condizioni meno favorevoli rispetto ai prestiti ordinari (ad esempio tassi di interesse più alti, importi ridotti, maggiori garanzie richieste). Inoltre, alcune misure pubbliche o agevolazioni, pur essendo rivolte a soggetti in difficoltà economica, possono escludere chi abbia gravi segnalazioni a carico. È quindi fondamentale valutare attentamente tutte le opzioni disponibili e, se possibile, intraprendere in parallelo un percorso di riabilitazione creditizia per migliorare la propria affidabilità verso i finanziatori.
Nel prossimo capitolo chiariremo innanzitutto i concetti chiave: chi sono i lavoratori autonomi di cui parliamo, cosa significa essere segnalati in CRIF o in altre centrali rischi, qual è la differenza tra cattivo pagatore e protestato, e quali sono le conseguenze di queste qualifiche sulla vita creditizia di una persona.
Definizioni e Contesto: autonomi, segnalazioni e protesti
In questa sezione definiremo i termini fondamentali e il contesto in cui si inserisce il problema.
Lavoratori autonomi: con questa espressione facciamo riferimento a tutti i soggetti che svolgono un’attività economica in proprio, senza un contratto di lavoro dipendente. Rientrano in tale categoria gli artigiani (es. falegnami, idraulici, ecc.), i commercianti ed esercenti (titolari di negozi, attività di ristorazione, ecc.), i liberi professionisti iscritti o meno ad Albi (avvocati, medici, commercialisti, ingegneri, consulenti, ecc.) e in generale i freelance e titolari di partita IVA che offrono servizi. Queste figure spesso finanziano la propria attività attingendo al credito personale o aziendale, e in caso di difficoltà finanziarie ne rispondono direttamente (spesso con il loro patrimonio personale, se ditte individuali).
Segnalazione nelle banche dati creditizie (CRIF, Experian, CTC, Centrale Rischi): quando un cliente ritarda o non onora il pagamento di un finanziamento, questa informazione viene registrata nei Sistemi di Informazioni Creditizie (SIC). In Italia esistono database privati come CRIF (Centrali Rischi di Intermediazione Finanziaria), Experian, CTC e altri, consultati da banche e finanziarie per valutare l’affidabilità creditizia di un richiedente. Essere “segnalati in CRIF” significa che nel proprio storico risultano problemi di pagamento (ad esempio rate pagate in forte ritardo o non pagate affatto). Il termine colloquiale “cattivo pagatore” indica proprio un soggetto iscritto in queste liste negative a causa di pregresse difficoltà nel rimborso di debiti. La segnalazione può riguardare sia prestiti personali, sia mutui, sia altri contratti di credito (carte di credito, leasing, affidamenti di conto ecc.), e viene effettuata dall’ente finanziatore quando si verificano determinati eventi (ad es. due rate consecutive non pagate, o uno “status” di sofferenza comunicato a Banca d’Italia). Una volta segnalato, ogni nuova banca che consulta il SIC vedrà che in passato il cliente ha avuto problemi, e ciò tipicamente riduce le probabilità di ottenere nuovi finanziamenti o porta all’offerta di condizioni più onerose a compensazione del rischio.
Protesto e soggetti protestati: il protesto è un atto pubblico formale con cui un pubblico ufficiale constata il mancato pagamento di un titolo di credito esigibile, tipicamente una cambiale o un assegno. Chi emette un assegno senza provvista o non paga una cambiale alla scadenza viene “levato protesto”. I dati del protesto (nome del debitore, data, importo, motivo) confluiscono nel Registro informatico dei Protesti tenuto presso le Camere di Commercio. Essere protestati implica dunque una situazione più grave della semplice segnalazione in CRIF: il nominativo compare non solo nelle banche dati creditizie private (perché in genere un mancato pagamento di assegno/cambiale comporta anche una segnalazione di insolvenza bancaria), ma anche in un registro pubblico consultabile da chiunque, a tutela di chi intraprende rapporti economici con il protestato. Il protesto segnala pubblicamente che quel soggetto ha inadempienze certificate su titoli e spesso è accompagnato da altre conseguenze, come l’interdizione ad emettere altri assegni per almeno 6 mesi (in caso di assegno bancario non pagato, con iscrizione nella CAI – Centrale Allarme Interbancaria) e una grave lesione della reputazione commerciale.
Differenza tra “cattivo pagatore” e “protestato”: i due termini spesso vengono confusi ma indicano situazioni giuridiche diverse. In sintesi, il cattivo pagatore è chi ha avuto ritardi o morosità su un finanziamento ed è segnalato nei SIC finanziari, mentre il protestato è chi ha mancato il pagamento di un titolo di credito formale (assegno, cambiale) ed è stato iscritto nel Registro dei Protesti (oltre che, di solito, segnalato anch’egli nelle banche dati come insolvente). Tutti i protestati, dunque, sono anche cattivi pagatori (perché l’evento del protesto denota un’insolvenza), ma non tutti i cattivi pagatori sono protestati (una persona può avere segnalazioni CRIF per ritardi su prestiti senza mai aver emesso assegni o cambiali scoperti).
Conseguenze sul merito creditizio: sia la segnalazione come cattivo pagatore sia il protesto compromettono gravemente il merito creditizio dell’autonomo, ossia la sua capacità di essere considerato finanziariamente affidabile. Le banche, ai sensi della normativa sul credito ai consumatori e sull’attività bancaria prudenziale, devono valutare attentamente il merito creditizio del richiedente prima di concedere un finanziamento. La presenza di annotazioni negative fa sì che l’istituto finanziatore classifichi il cliente in una categoria di rischio elevato. In pratica, senza misure correttive, un autonomo segnalato o protestato si troverà spesso escluso dal credito tradizionale oppure potrà accedervi solo fornendo garanzie aggiuntive (es. un garante, garanzie reali) e pagando tassi d’interesse superiori alla media. Questa prassi, pur non essendo “punitiva” in senso morale, riflette oggettivamente la maggiore probabilità statistica di insolvenza associata a chi ha avuto precedenti problemi economici.
Durata delle segnalazioni e degli effetti pregiudizievoli: fortunatamente, né le segnalazioni negative nei SIC né i protesti restano iscritti per sempre. La normativa privacy e il codice deontologico dei SIC prevedono tempi massimi di conservazione dei dati negativi, trascorsi i quali i dati devono essere eliminati automaticamente. In particolare, un ritardo di pagamento poi regolarizzato rimane visibile per 12 mesi (se era un ritardo di una o due rate) o 24 mesi (se riguardava tre o più rate) dalla comunicazione di avvenuta regolarizzazione, a condizione che nel periodo successivo i pagamenti siano puntuali. Un finanziamento non rimborsato affatto (inadempimento grave “non sanato”, ad esempio un prestito andato in sofferenza senza essere poi estinto) resta segnalato per 36 mesi dalla data di scadenza contrattuale (o dall’ultimo aggiornamento) e comunque non oltre 60 mesi (5 anni) dalla scadenza contrattuale iniziale. Ciò significa che, anche in caso di default, dopo al massimo 5 anni dalla fine teorica del contratto il nominativo viene cancellato dai data-base del credito. Di contro, va notato che i finanziamenti rimborsati regolarmente restano visibili come positivi per 60 mesi dall’estinzione, contribuendo a mantenere uno storico favorevole. Per quanto riguarda il Registro Protesti, la legge prevede che ogni protesto venga automaticamente cancellato trascorsi 5 anni dalla sua registrazione, salvo che l’interessato ottenga la cancellazione anticipata per motivi previsti dalla legge (che vedremo a breve). In sintesi, l’inserimento nei registri dei cattivi pagatori o protestati non è definitivo: il periodo massimo ordinario è di tre anni per le segnalazioni creditizie negative (in molti casi ridotti se la posizione viene sanata prima) e di cinque anni per il registro protesti. Inoltre, se il debitore risolve il problema – pagando le rate arretrate o l’importo protestato – può attivarsi per ottenere una cancellazione anticipata (ove consentito) o quanto meno la notazione che il debito è stato estinto (“informazione di regolarizzazione” nei SIC).
Ulteriori banche dati rilevanti: oltre ai SIC privati e al Registro Protesti, esiste la Centrale dei Rischi gestita dalla Banca d’Italia, un sistema pubblico in cui vengono segnalate le posizioni creditizie superiori a determinate soglie (attualmente 5.000 € di esposizione totale, con segnalazioni di sofferenza per importi anche inferiori) da parte degli intermediari finanziari. Se un lavoratore autonomo ha avuto un finanziamento bancario rilevante poi classificato a sofferenza (insolvenza conclamata), questa informazione rimarrà nella Centrale dei Rischi e sarà visibile alle banche per un periodo significativo (le segnalazioni in CR restano consultabili normalmente per 36 mesi dall’ultimo aggiornamento, dopodiché decadono). Anche la CR di Banca d’Italia rappresenta un ostacolo: finché una sofferenza risulta a carico del soggetto, difficilmente altri intermediari concederanno credito. Tuttavia, analogamente ai SIC privati, anche queste segnalazioni negative si cancellano col tempo una volta regolarizzate o chiuse.
Quadro Normativo Vigente (Maggio 2025)
In questo capitolo delineiamo il quadro normativo italiano rilevante in materia di accesso al credito per soggetti con precedenti di insolvenza, comprendendo la disciplina delle informazioni creditizie, le tutele per i debitori e le normative speciali su usura e sovraindebitamento. Conoscere le leggi vigenti è fondamentale sia per chi richiede un prestito sia per i consulenti legali che li assistono.
Normativa sui Sistemi di Informazione Creditizia (SIC) e tutela della privacy
La raccolta e il trattamento dei dati creditizi personali (come quelli che portano alla qualifica di “cattivo pagatore”) sono soggetti alla disciplina della privacy e a regolamentazioni specifiche. In particolare, il Codice in materia di protezione dei dati personali (D.lgs. 196/2003 e GDPR UE 2016/679) e il Codice di deontologia per i SIC stabiliscono che le informazioni sui debitori possono essere conservate solo per tempi limitati e per finalità legittime (valutazione del merito creditizio). Come visto, esistono tempi massimi di conservazione dei dati negativi (12, 24, 36/60 mesi a seconda dei casi), trascorsi i quali la cancellazione deve avvenire in automatico. Inoltre, qualsiasi segnalazione negativa deve essere preceduta da un preavviso al debitore: gli intermediari finanziari, prima di iscrivere un cliente in default nelle banche dati, sono tenuti ad inviargli una comunicazione di costituzione in mora o preavviso di segnalazione con un termine (di norma almeno 15 giorni) per regolarizzare la posizione ed evitare la segnalazione. La giurisprudenza ha chiarito che la mancata comunicazione di preavviso può rendere illegittima la segnalazione, almeno nell’ambito del credito ai consumatori. La Corte di Cassazione (Sez. I) con ordinanza n. 39769 del 13/12/2021 ha affermato che la violazione dell’obbligo di preavviso rileva ai fini dell’illegittimità della segnalazione in particolare nei contratti di credito al consumo; in altre parole, per prestiti personali (ambito consumer) il preavviso omesso implica un illecito trattamento, mentre per crediti fuori dal perimetro del consumo (es. rapporti societari) il discorso può differire. In ogni caso, il debitore leso da una segnalazione errata o illegittima (perché magari il debito era inesistente, già pagato, frutto di furto d’identità, o priva di preavviso dovuto) ha il diritto di chiederne la cancellazione e può agire per il risarcimento dei danni subiti (danno patrimoniale da perdita di chance di credito, danno morale da reputazione lesa, ecc.), purché fornisca prova del pregiudizio subito. La Cassazione ha riconosciuto la risarcibilità del danno da illegittima segnalazione, ma occorre dimostrare in concreto l’effettivo pregiudizio (ad esempio il diniego di un fido a causa di quella segnalazione) e il nesso causale.
Normativa sul credito ai consumatori e obbligo di valutazione del merito creditizio
Le banche e finanziarie che operano in Italia devono rispettare le norme del Testo Unico Bancario (TUB, D.Lgs. 385/1993) e, per i prestiti concessi a persone fisiche per scopi estranei all’attività imprenditoriale, le norme del Credito ai Consumatori (derivate dalla Dir. 2008/48/CE, in via di aggiornamento con la nuova Dir. (UE) 2023/… di prossima recezione). In particolare, l’art. 124-bis TUB impone ai finanziatori di valutare il merito creditizio del cliente prima di concedere il credito, sulla base di informazioni adeguate fornite dal cliente stesso e consultando, se necessario, banche dati appropriate. Una concessione “facile” del credito a un soggetto che chiaramente non potrà restituirlo è vietata e, se avviene senza il rispetto dei doveri di verifica, può comportare sanzioni e la nullità parziale del contratto (ad es. la perdita del diritto agli interessi oltre il tasso legale). Questa norma, pur pensata per tutelare il consumatore dall’eccessivo indebitamento, indirettamente spiega perché un istituto sia restio a finanziare un soggetto già pesantemente indebitato o insolvente: oltre al rischio intrinseco di perdere il capitale, la banca potrebbe incorrere in responsabilità per concessione irresponsabile del credito. In pratica, non esiste un “diritto al prestito” se non si hanno adeguati requisiti di affidabilità: le banche possono (e in taluni casi devono) rifiutare il credito se la situazione finanziaria del richiedente non dà garanzie minime di rimborso.
Va ricordato inoltre che il TUB all’art. 117 stabilisce regole di trasparenza contrattuale (tassi, commissioni, ISC) e la normativa antiusura (Legge 108/1996, vedi oltre) pone un limite ai tassi applicabili. Anche ai cattivi pagatori non possono essere lecitamente applicati tassi superiori alla soglia d’usura vigente per la categoria di operazione: questo significa che, sebbene i tassi per prestiti ad alto rischio siano elevati, essi non possono comunque superare il limite trimestralmente fissato dal MEF (es. per i prestiti personali, ipotesi “altri finanziamenti” se non rientrano altrove). Qualunque patto che prevedesse interessi ultra-soglia sarebbe nullo e penalmente rilevante.
Disciplina dei protesti cambiari e riabilitazione
La materia dei protesti è regolata principalmente dalla Legge 12 febbraio 1955 n. 77 (come modificata dalla Legge 18 agosto 2000 n. 235) e dal R.D. 1736/1933 (Legge Assegni) per quanto riguarda sanzioni sugli assegni. Come detto, ogni protesto è pubblicato nel Registro informatico tenuto dalle Camere di Commercio e vi rimane per 5 anni, salvo cancellazione anticipata. La legge consente la cancellazione anticipata nei seguenti casi principali:
- Protesto illegittimo o errato: se il protesto è stato levato per errore (ad esempio persona omonima, pagamento già eseguito in tempo ma non risultante, vizio formale) o è annullato giudizialmente, la cancellazione è dovuta. Si presenta istanza al Presidente della Camera di Commercio con la documentazione che prova l’illegittimità; il dirigente dell’Ufficio Protesti dispone la cancellazione.
- Pagamento della cambiale entro 12 mesi: se si tratta di cambiale (o vaglia cambiario) e il debitore paga quanto dovuto (importo, interessi e spese di protesto) entro un anno dalla levata del protesto, può chiedere la cancellazione al Presidente della Camera di Commercio competente, allegando quietanza di pagamento. Questa possibilità è prevista dall’art. 4 Legge 77/1955. In caso di accoglimento, il protesto viene come “non avvenuto” e cancellato dal registro.
- Riabilitazione del protestato (per assegni o per cambiali pagate oltre 12 mesi): decorso almeno un anno dal levato protesto e saldate tutte le obbligazioni inadempiute, il debitore protestato può presentare ricorso al Presidente del Tribunale della propria residenza per ottenere un decreto di riabilitazione (art. 17 Legge 108/1996 e art. 5 L. 77/1955). La riabilitazione può essere concessa se il soggetto non ha subìto ulteriori protesti nell’ultimo anno e ha effettivamente onorato i debiti protestati. Ottenuto il decreto di riabilitazione dal Tribunale, lo si presenta in Camera di Commercio: ciò consente la cancellazione di tutti i protesti pregressi indicati nel decreto. In sostanza la riabilitazione “purga” lo storico dei protesti, restituendo al soggetto la piena onorabilità commerciale. Il decreto di riabilitazione viene anche pubblicato nei registri ufficiali dei protesti, ma ai fini pratici rende non più visibili al pubblico i protesti cancellati.
Effetti della cancellazione del protesto: una volta ottenuta ed eseguita la cancellazione (per pagamento entro 12 mesi o per riabilitazione), il nominativo viene eliminato dal Registro Protesti e le visure protesti daranno esito “nulla”. Ciò aiuta molto nell’accesso al credito, poiché un istituto che consulta il registro non troverà pregiudizievoli. Tuttavia, la cancellazione non cancella automaticamente eventuali segnalazioni nelle banche dati creditizie relative a quegli stessi eventi: ad esempio, se un assegno era andato insoluto e segnalato come “sofferenza” in CRIF o in Centrale Rischi, la riabilitazione non rimuove la segnalazione CRIF (che seguirà i suoi tempi, p.es. 36 mesi dalla chiusura). Sarà comunque possibile comunicare agli enti finanziari che quel debito è stato saldato e si è ottenuto provvedimento di riabilitazione, migliorando la percezione di affidabilità.
Legge anti-usura e Fondo di prevenzione dell’usura
La Legge 7 marzo 1996 n. 108 (cd. legge antiusura) oltre a definire il reato di usura e i meccanismi di fissazione dei tassi soglia, ha istituito importanti strumenti di supporto a famiglie e imprese in difficoltà di credito. In particolare l’art. 15 ha creato il Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura, gestito dal Ministero dell’Economia (Dipartimento del Tesoro). Questo Fondo è destinato a sostenere, attraverso garanzie, l’accesso al credito legale per soggetti altrimenti esposti al rischio usura. Come funziona:
- Il 70% delle risorse del Fondo vengono assegnate a Consorzi di garanzia collettiva fidi (Confidi) e soggetti autorizzati, per costituire Fondi speciali antiusura. Tali fondi fungono da garanzia fino all’80% di nuovi finanziamenti bancari concessi a piccole imprese in difficoltà di liquidità. Ad esempio, una cooperativa di garanzia artigiana può ricevere fondi statali e con questi garantire parte di un prestito che una banca eroga a un artigiano “segnalato” ma ritenuto meritevole, riducendo il rischio per la banca.
- Il restante 30% è destinato a Fondazioni e associazioni antiusura riconosciute, iscritte in apposito elenco MEF, le quali a loro volta offrono garanzie su finanziamenti a persone o famiglie in comprovata difficoltà di accesso al credito legale (ma meritevoli, nel senso che hanno la volontà di uscire dalla situazione debitoria). Queste associazioni – spesso emanazione di Caritas diocesane, fondazioni antiusura locali, ecc. – istruiscono la pratica del richiedente e, se lo reputano idoneo, concedono una garanzia alla banca perché questa eroghi un prestito a tasso calmierato. In pratica, un soggetto segnalato può rivolgersi a tali enti spiegando la propria situazione: se ritenuto a rischio di usura (cioè potrebbe rivolgersi a usurai), l’associazione può fargli da garante presso una banca convenzionata.
- Oltre a ciò, l’art. 14 L.108/1996 ha istituito il Fondo di solidarietà per le vittime dell’usura, che concede mutui senza interesse fino a 5 anni a soggetti (imprenditori o professionisti) che abbiano subito usura accertata (devono risultare parti offese in un processo penale per usura). Questo è un caso particolare: se un lavoratore autonomo è caduto vittima degli usurai e collabora con la giustizia, può ottenere un prestito statale a tasso zero per riprendersi.
Per un lavoratore autonomo protestato/cattivo pagatore che rischia di finire nella rete dell’usura, rivolgersi a un’associazione antiusura locale può quindi essere una strada: il Fondo di prevenzione usura consente di avere una garanzia pubblica fino all’80% su un nuovo prestito bancario. Ad esempio, se Tizio artigiano è segnalato in sofferenza ma ha bisogno di 20.000 € per risollevarsi, e viene giudicato affidabile da una fondazione antiusura, questa può garantire diciamo 16.000 € (80%) di un prestito bancario, e la banca erogherà più volentieri. I tempi e le procedure variano a seconda dell’ente a cui ci si rivolge; spesso occorre presentare documentazione approfondita e seguire un percorso di affiancamento. Tali finanziamenti garantiti antiusura non sono a fondo perduto (vanno rimborsati regolarmente), ma di solito hanno tassi agevolati e condizioni sostenibili.
Sovraindebitamento e esdebitazione (fresh start del debitore civile)
Una parte essenziale del quadro normativo è quella relativa alle procedure di composizione delle crisi da sovraindebitamento, che offrono al debitore non fallibile (inclusi i piccoli imprenditori e professionisti) la possibilità di gestire e in certi casi cancellare i propri debiti in via giudiziale. La legge di riferimento è stata la Legge 3/2012, confluita dal 2020 nel nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019), in vigore a pieno regime dal 15 luglio 2022. Queste norme prevedono tre procedure principali per il debitore sovraindebitato (incapace di pagare tutti i debiti):
- Piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore (ora chiamato Piano di ristrutturazione per soggetti non fallibili): il debitore propone un piano di pagamento parziale dei debiti, proporzionato alle sue possibilità, che diventa vincolante se omologato dal giudice e approvato dai creditori (in parte può prescindere dall’accordo dei creditori se il giudice ritiene il debitore meritevole). Ad esempio un professionista sommerso dai debiti potrebbe proporre di pagarne il 20% in 5 anni, soddisfacendo così i creditori in maniera concordata.
- Concordato minore: è analogo al piano, ma si applica a imprenditori minori, con maggior coinvolgimento dei creditori (serve una maggioranza).
- Liquidazione controllata del patrimonio: il debitore mette a disposizione il suo (eventuale) patrimonio liquidabile, che viene distribuito ai creditori; al termine può ottenere l’esdebitazione, ossia l’effetto di liberazione dai debiti residui insoddisfatti.
Elemento cardine introdotto dal nuovo Codice della Crisi è la possibilità di esdebitazione del debitore incapiente: un soggetto persona fisica che non ha alcun patrimonio né reddito con cui soddisfare i creditori, e che viene giudicato meritevole (non deve aver colpe gravi o frodi), può chiedere una esdebitazione totale delle obbligazioni (di fatto un “fresh start”) senza dare nulla ai creditori, salvo l’obbligo morale di pagarli in caso di miglior fortuna nei 4 anni successivi. Questa norma, applicabile una sola volta nella vita, è pensata proprio per chi è rimasto schiacciato dai debiti e rischia l’esclusione perpetua dal circuito economico.
Perché queste procedure sono rilevanti in una guida sui prestiti a cattivi pagatori? Per due ragioni: (a) offrono un percorso legale per uscire dallo status di indebitato cronico, cancellando i debiti pregressi insostenibili, e quindi rappresentano l’estrema forma di “riabilitazione” (dopo, si riparte da zero, sebbene la storia creditizia resti macchiata per un po’); (b) durante tali procedure, il debitore è protetto da azioni esecutive individuali e può riorganizzare la propria attività. Un professionista o piccolo imprenditore che non riesce più a far fronte a mutui, fornitori e cartelle può ricorrere a queste procedure con l’assistenza di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC): ottenuta l’omologa e l’esdebitazione finale, potrà più facilmente tentare di accedere nuovamente al credito in futuro, presentandosi “pulito” (fermo restando che le banche valuteranno comunque con cautela un soggetto che ha fatto default in passato).
Va detto che, sebbene l’esdebitazione azzeri legalmente i debiti, le informazioni creditizie negative non spariscono immediatamente per effetto della procedura: i singoli crediti insoddisfatti verranno segnati come cancellati per esdebitazione e le relative segnalazioni potranno permanere fino ai termini previsti (di solito 36 mesi dalla chiusura della procedura, assimilabile a una sofferenza chiusa). Tuttavia, avere l’esdebitazione pronunciata dal giudice è un elemento che, spiegato al nuovo potenziale finanziatore, può attestare la “liberazione” del debitore da vincoli precedenti e la sua volontà di ricominciare regolarmente.
In sintesi, il quadro normativo italiano del 2025 offre: tutele procedurali per i debitori onesti che vogliono riabilitarsi (riabilitazione protesti, esdebitazione), strumenti preventivi per favorire il credito legale (fondo antiusura, microcredito di cui parleremo a breve) e regole che obbligano i finanziatori a comportamenti prudenti e trasparenti. Con queste basi legali in mente, passiamo ora a esaminare concretamente quali prestiti e finanziamenti può ottenere un lavoratore autonomo segnalato/protestato, descrivendo le varie tipologie di soluzioni disponibili sul mercato e tramite enti pubblici o di solidarietà.
Tipologie di Prestiti Accessibili ai Lavoratori Autonomi “Segnalati” o “Protestati”
Nonostante le barriere elevate, esistono diverse tipologie di prestito personale (o para-personale) che anche un lavoratore autonomo con credit score compromesso può tentare di ottenere. In questa sezione passeremo in rassegna tali soluzioni, dai prestiti tradizionali ma garantiti a quelli alternativi e agevolati, evidenziando per ognuna le caratteristiche, i requisiti e i pro e contro. Si noti che la fattibilità dell’accesso a queste forme di credito dipende sempre dal caso concreto: avere una segnalazione di lieve entità (ad esempio un ritardo di pochi giorni poi risolto) è ben diverso dall’aver subito pignoramenti e sofferenze bancarie. Le descrizioni fornite indicano possibilità generali, ma ogni finanziatore effettuerà una propria istruttoria approfondita (“case by case”).
Per chiarezza espositiva distingueremo le soluzioni in due macro-categorie: soluzioni di mercato (erogate da banche o finanziarie, incluse fintech, sulla base di valutazioni economiche) e soluzioni agevolate/pubbliche o di solidarietà, sostenute da garanzie statali, bandi o enti senza scopo di lucro. In aggiunta, menzioneremo strumenti di liquidità “di emergenza” (come il credito su pegno) e canali informali.
1. Prestito personale con Garante
Descrizione: È la forma più classica per cercare di ottenere un prestito nonostante una cattiva reputazione creditizia. Consiste nel presentare alla banca/finanziaria una persona garante co-obbligata nel contratto di prestito. Il garante (spesso un familiare, coniuge, genitore, ecc.) deve avere un profilo creditizio pulito e un reddito/patrimonio solido, sufficiente a rassicurare il finanziatore. In pratica, la presenza di un garante affidabile compensa la sfiducia verso il richiedente principale: la banca sa che, in caso di inadempimento del debitore, potrà rivalersi sul garante (che risponde dell’obbligazione in solido).
Accessibilità per autonomi segnalati: Molti istituti sono disposti a valutare positivamente la richiesta di un cattivo pagatore se affiancato da un garante di adeguato standing. Anzi, spesso è l’unica strada percorribile con banche primarie per ottenere un prestito personale standard. Il garante ideale è un parente stretto con buon reddito fisso (es. lavoratore dipendente stabile o pensionato) e senza segnalazioni in corso. Va da sé che il cattivo pagatore difficilmente potrà fare da garante a terzi – il contrario (un garante sano per un cattivo pagatore) invece è accettato.
Vantaggi: la formula del garante permette di accedere ai normali prestiti personali a tassi relativamente più bassi di quelli di soluzioni “d’emergenza”, perché il rischio per la banca è mitigato dalla presenza di un secondo debitore solvibile. Di conseguenza, con garante si possono spesso ottenere importi più elevati e durate più lunghe rispetto ad altre opzioni per cattivi pagatori. Inoltre, il meccanismo è relativamente semplice: se il garante ha ottime credenziali, la pratica di solito viene approvata senza necessità di altre garanzie reali.
Svantaggi e attenzioni: la persona che fa da garante si assume un rischio significativo: se il debitore principale non paga, dovrà pagare lei, con tutte le conseguenze (il suo patrimonio impegnato, possibili azioni legali, e anche la sua segnalazione negativa se nemmeno lei riesce a saldare). Ciò può creare tensioni nei rapporti personali; non è facile trovare qualcuno disposto a farsi carico potenzialmente del debito altrui. Dal punto di vista del richiedente, non ci sono svantaggi economici diretti (il tasso è anzi più basso), ma vi è il “costo morale” di chiedere aiuto e la necessità di non tradire la fiducia data. Inoltre, non tutte le finanziarie accettano comunque: alcune rifiutano a priori prestiti se il richiedente ha gravi insoluti, altre valutano caso per caso (spesso guardando la natura e data della segnalazione). È fondamentale che il garante abbia un reddito dimostrabile sufficiente da coprire il debito aggiuntivo (oltre ai propri impegni): in fase di istruttoria, la banca calcola il “reddito disponibile” del garante e verifica che possa sostenere la rata del prestito come se fosse sua.
Esempio: Mario è un commerciante che in passato ha saltato alcune rate di un finanziamento ed è segnalato come cattivo pagatore. Ha bisogno di 15.000€ per ristrutturare il negozio. Da solo nessuna banca gli concede il prestito, ma sua sorella (dipendente statale a tempo indeterminato) si offre di garantirlo. Presentano la domanda insieme: la sorella risulta garante con il suo stipendio; la banca verifica l’assenza di protesti o segnalazioni a carico della sorella e la sua capacità reddituale, quindi – nonostante la segnalazione di Mario – approva il finanziamento, applicando un tasso di interesse nella media del mercato. Mario ottiene i fondi, impegnandosi moralmente con la sorella a ripagare puntualmente per non metterla nei guai.
2. Prestiti con Garanzie Reali (ipoteca su immobili o pegno su beni mobili)
Un’altra strategia per convincere un finanziatore a prestare denaro a un soggetto rischioso è offrire una garanzia reale, ossia un diritto di prelazione su un bene di valore che il debitore (o un terzo) mette a disposizione.
Prestito con ipoteca su immobile: Se il lavoratore autonomo possiede un immobile di proprietà (ad esempio la casa di abitazione, un locale commerciale, ecc.) non già gravato da ipoteche, può cercare di ottenere liquidità concedendo una ipoteca di primo grado alla banca a garanzia del rimborso. In pratica, questo diventa un mutuo ipotecario o un prestito di liquidità ipotecario. Alcune banche, quando il credit score è compromesso, accettano comunque di erogare un finanziamento se ben coperto da ipoteca con basso rapporto loan-to-value (ad esempio chiedendo importi pari al massimo al 50% del valore di perizia dell’immobile). L’ipoteca dà alla banca forte sicurezza: in caso di insolvenza, potrà espropriare e vendere l’immobile, soddisfacendosi sul ricavato con priorità rispetto ad altri creditori. Ovviamente questa soluzione è percorribile solo da chi ha immobili liberi da vincoli e sufficientemente valutabili, cosa non scontata tra piccoli autonomi in difficoltà (spesso l’immobile di famiglia è già oggetto di mutuo).
- Vantaggi: consente di ottenere importi maggiori e tassi più bassi (vicini a mutui) perché la banca ha un rischio contenuto. La presenza di ipoteca può sbloccare situazioni altrimenti impossibili.
- Svantaggi: procedura più lunga e costosa (richiede perizia tecnica, atto notarile di iscrizione ipotecaria con tasse e spese); rischio di perdere la casa o il bene dato in garanzia se non si paga; non tutte le banche sono comunque disponibili se il richiedente ha un passato di insolvenze gravi (possono temere ad esempio altre ipoteche giudiziali o che il valore di realizzo non copra tutto, specie su immobili difficili da liquidare).
Prestito su pegno (pegno mobiliare): È una forma di credito tradizionale e non finalizzato molto diffusa in Italia attraverso specifici istituti (spesso sezioni dedicate di banche o finanziarie, come i “Monti di Pietà” moderni). Consiste nel consegnare un bene mobile di valore (generalmente oro, gioielli, preziosi, ma anche argenteria, orologi di lusso, opere d’arte di piccolo taglio) in garanzia e ottenere in cambio un prestito immediato di importo pari a una percentuale del valore stimato del bene (in genere dal 50% al 70%). Il prestito su pegno non richiede alcuna valutazione creditizia: è irrilevante se il cliente sia protestato o meno, perché il credito è interamente garantito dal valore del bene impegnato. Funziona così: il bene viene custodito dall’istituto, il cliente paga gli interessi periodicamente e al termine rimborsa il capitale per riottenere il bene; se non paga, il bene viene venduto all’asta e l’eventuale eccedenza (dopo aver rimborsato il dovuto) restituita al cliente.
- Vantaggi: accessibilità totale (possono rivolgersi anche protestati e cattivi pagatori, nessuna domanda su CRIF); rapidità – in molti casi l’erogazione è immediata in giornata, presentando il bene e un documento; poche formalità (non serve giustificare reddito, né garante); i tassi di interesse possono non essere bassissimi ma essendo di solito prestiti di breve durata e garantiti da oro/preziosi, i costi sono relativamente contenuti e regolamentati.
- Svantaggi: si ottiene liquidità limitata, vincolata al valore del bene dato in pegno (es. da gioielli per un valore commerciale di €10.000 si otterranno forse €5.000-6.000 di prestito); durata breve (tipicamente 6 mesi o 1 anno, rinnovabile pagando gli interessi); rischio di perdere oggetti magari di affetto o di valore se non si rimborsa; inoltre, sebbene non incida sul credit score (non essendo segnalato come prestito in CRIF di solito), non contribuisce neanche a riabilitare il merito creditizio perché è un credito “silente” rispetto alle banche dati.
Nota: Il pegno è una soluzione di emergenza per somme modeste e nel breve termine – utile magari per ottenere piccoli prestiti veloci anche se si è segnalati, per affrontare spese immediate. Non risolve fabbisogni ingenti di capitale per l’attività, ma può impedire di finire in mano a usurai quando serve denaro contante subito.
3. Cessione del quinto (stipendio o pensione) – opzione solo per chi può divenire dipendente o pensionato
La cessione del quinto è un tipo di prestito personale molto particolare e garantito, in cui il rimborso avviene tramite trattenuta diretta di una quota (massimo il 20%, appunto un quinto) dello stipendio mensile netto o della pensione. In Italia è normata dal DPR 180/1950 ed è riservata per legge a lavoratori dipendenti (pubblici o privati) e pensionati. I lavoratori autonomi puri non possono accedere a una cessione del quinto, poiché non hanno una busta paga cedibile né un TFR accantonato. Tuttavia includiamo questa opzione perché talvolta un soggetto protestato può avere trovato un impiego come dipendente, o un autonomo può cessare l’attività e ottenere una pensione: in tali casi, la cessione del quinto diventa uno strumento validissimo per ottenere credito nonostante pregresse segnalazioni.
Perché la cessione del quinto è adatta a cattivi pagatori? Perché la garanzia per la finanziaria non è la reputazione creditizia del richiedente, bensì il fatto che le rate saranno prelevate a monte dal datore di lavoro (o dall’ente pensionistico) e versate al finanziatore. Inoltre, la cessione è sempre assistita per legge da una polizza assicurativa rischio vita e impiego che tutela in caso di decesso o perdita del lavoro. Il combinato di trattenuta in busta paga + assicurazione fa sì che il rischio di insolvenza sia bassissimo. Infatti, molte banche/finanziarie concedono cessioni del quinto anche a soggetti protestati o con cattivo credito, proprio in virtù di questa struttura garantista.
Requisiti chiave: avere un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (meglio se nel settore pubblico o in azienda grande; se privato, l’azienda dev’essere sufficientemente solida e con un certo organico, spesso >15 dipendenti, per questioni assicurative) oppure una pensione da cui detrarre le rate. Serve inoltre una anzianità lavorativa minima – spesso almeno 3 anni di servizio se dipendente privato, perché ciò garantisce che vi sia un TFR maturato che la finanziaria può vincolare come garanzia ulteriore. Per i pensionati c’è un limite di età (in genere finanziabile fino a 85 anni a fine piano, quindi se si ha più di ~80 anni diventa difficile). Non bisogna avere altre cessioni in corso che superino cumulate il quinto cedibile (è ammessa anche la delega di pagamento, un secondo quinto, ma è un caso avanzato).
Caratteristiche del prestito: importi erogabili rilevanti (dipendono dalla quota cedibile mensile e dalla durata, che va da 24 a 120 mesi), tassi fissi generalmente competitivi rispetto ad altri prestiti per protestati (anche se includono i costi assicurativi). La cessione è non finalizzata (il denaro può essere usato per qualsiasi scopo e spesso è utilizzato anche per consolidare altri debiti). La rata massima è il 20% dello stipendio netto; se uno ha netti 1.500 €/mese potrà cedere 300 €/mese, che per 10 anni consentono un prestito di decine di migliaia di euro.
Vantaggi: è quasi infallibile per ottenere liquidità se si rientra nelle categorie ammesse; il passato creditizio non è ostativo (contano di più parametri come l’anzianità di servizio e la salute per l’assicurazione); consente anche a chi ha pignoramenti in corso di ottenere liquidità (la legge infatti permette la cessione del quinto anche in presenza di altre trattenute, nei limiti). Inoltre, per i pensionati esiste la convenzione INPS con tassi calmierati.
Svantaggi: riservata a chi è (o diventa) dipendente/pensionato. Dunque non aiuta l’artigiano o il freelance che restano tali – se non ricorrendo a soluzioni creative come assumere se stesso tramite una propria società o cooperativa per alcuni mesi (pratica non ortodossa e non sempre percorribile). Inoltre, impegnare un quinto dello stipendio per anni riduce la capacità di reddito disponibile e se sopravvengono difficoltà, quella trattenuta va avanti. Il costo totale può risultare alto su lunghe durate, anche se rate sostenibili. Da notare che alcune finanziarie rifiutano cessioni del quinto a dipendenti con contratti appena iniziati o aziende molto piccole, oppure se il cattivo pagatore ha troppi altri impegni (ad es. pignoramenti su stipendio: la somma di pignoramento e cessione non può superare il 50% dello stipendio).
Esempio: Francesco, ex lavoratore autonomo protestato, ha chiuso la sua attività e ha trovato un impiego come dipendente. Pur avendo ancora segnalazioni negative recenti, riesce ad ottenere una cessione del quinto dello stipendio di 8 anni con cui ottiene 20.000€ netti subito. La rata viene trattenuta dal suo datore ogni mese e Francesco non deve preoccuparsi di pagare manualmente. Il tasso è un po’ più alto di un normale prestito personale per dipendenti, ma comunque ragionevole considerato il suo passato creditizio.
(Si noti: la cessione del quinto è spesso consigliata anche dai consulenti a chi, pur autonomo, ha la possibilità di accedervi tramite un familiare pensionato. Ad esempio, un commerciante protestato potrebbe chiedere al padre pensionato di ottenere una cessione del quinto pensione a suo favore, fornendo poi lui le somme per rimborsare il padre. Questo chiaramente è un aggiramento indiretto – il prestito lo fa il padre – ma è una prassi talvolta utilizzata in famiglia.)
4. Prestiti “cambializzati”
Il prestito cambializzato è un tipo di finanziamento non standard, tornato alla ribalta come soluzione per cattivi pagatori. In realtà non si tratta di un prodotto bancario specifico, bensì di una modalità di rimborso di un prestito tramite cambiali. In pratica, alcune finanziarie o intermediari offrono a clienti con basse garanzie la possibilità di ottenere una somma di denaro firmando delle cambiali mensili come titolo di pagamento. Le cambiali (pagherò cambiario) sono titoli di credito esecutivi: ciò significa che se non vengono pagate alle varie scadenze, il creditore può attivare immediatamente il protesto e poi l’esecuzione forzata senza dover passare da un giudizio di accertamento.
Accessibilità: Poiché la cambiale offre uno strumento forte in mano al creditore, alcuni operatori si dichiarano disposti a prestare denaro anche a protestati o cattivi pagatori usando questo metodo. Spesso questi prestiti cambializzati vengono pubblicizzati per lavoratori autonomi senza busta paga e con segnalazioni negative. Dietro può esserci una piccola finanziaria non appartenente a grandi gruppi bancari, oppure talvolta intermediari non autorizzati (bisogna fare attenzione alle truffe). Formalmente, se la finanziaria è regolare, il prestito è un credito al consumo o personale che prevede come forma tecnica di rimborso l’emissione delle cambiali. Può essere richiesta comunque una qualche garanzia aggiuntiva, ad esempio un bene di proprietà da vincolare (spesso combinano cambiali e una garanzia reale su un’auto o su un piccolo immobile).
Vantaggi percepiti: per il debitore in difficoltà, il vantaggio è che – in teoria – non viene consultato il SIC o comunque la finanziaria è disposta a chiudere un occhio sulle segnalazioni negative, puntando tutto sul potere esecutivo delle cambiali. Inoltre i tempi di erogazione possono essere rapidi e la documentazione reddituale flessibile (spesso basta una dichiarazione dei redditi modesta, o in alcuni casi solo autodichiarazioni, specie se c’è una garanzia reale). Questo lo rende talvolta l’unico canale di credito per chi è stato rifiutato ovunque.
Svantaggi e rischi: I prestiti cambializzati sono costosi e potenzialmente pericolosi. I tassi di interesse applicati risultano quasi sempre molto elevati, ai limiti della soglia usura (e da monitorare che non la superino), giustificati dall’alto rischio percepito dall’operatore. Il debitore, già in difficoltà, si troverà rate (cambiali) con interessi pesanti. Inoltre, se salta anche solo una cambiale, viene subito protestato di nuovo – aggravando ulteriormente la propria situazione creditizia – e il creditore può attivare il pignoramento dei beni. Quindi il margine di tolleranza è zero: non ci sono le “rate scadute” gestibili come con un prestito normale; qui la rata è un titolo esecutivo. Infine, c’è da considerare che il mercato dei cambializzati non è trasparente: molte banche non li fanno proprio; a proporli sono per lo più mediatori creditizi o finanziarie minori, con il rischio di incontrare anche soggetti non autorizzati o addirittura usurai sotto mentite spoglie. Bisogna diffidare di chi chiede commissioni anticipate o non fornisce un contratto chiaro.
Considerazione pratica: il ricorso al prestito cambializzato va valutato come ultima risorsa. Ha senso solo se il bisogno di liquidità è inderogabile e non ci sono alternative (garante, pegno, microcredito, ecc.). In ogni caso, va contrattato un tasso il più possibile basso e magari un numero di cambiali limitato. Il debitore deve avere la certezza quasi assoluta di poterle pagare puntualmente, altrimenti peggiorerà la propria situazione. Molti esperti finanziari sconsigliano tale strada proprio perché costosa e foriera di nuovi problemi.
Esempio numerico: un autonomo segnalato CRIF ottiene un prestito cambializzato di 5.000 € rimborsabile in 12 cambiali mensili. Ogni cambiale potrebbe includere interessi tali da portare la rata a ~500 € (ipotizziamo un TAN del 18-20% più spese). Se dopo 3 mesi l’autonomo non riesce a pagarne una, quella viene levata a protesto immediatamente: il debitore subisce un nuovo protesto (che resterà altri 5 anni nei registri), il creditore potrà pignorare beni o stipendio nel frattempo eventualmente ottenuto, e le cambiali rimanenti vengono anch’esse accelerate per via esecutiva. Un percorso a dir poco drammatico.
In conclusione, il prestito cambializzato esiste e viene pubblicizzato come soluzione ai “cattivi pagatori senza cessione del quinto”, ma è una scelta costosa e rischiosa. È preferibile tentare altre soluzioni prima di imbarcarsi in questa.
5. Prestiti Peer-to-Peer (Social Lending) e Finanziamenti Fintech alternativi
Con l’avvento delle piattaforme fintech, si sono sviluppati canali di prestito tra privati online (P2P lending) che mettono in contatto direttamente investitori privati e richiedenti prestito, con la piattaforma come intermediario (oggi in Italia regolato come operatore di peer-to-peer lending o come istituto di pagamento a seconda dei modelli). L’idea spesso promossa è che il social lending possa dare credito anche a profili non perfetti, grazie a sistemi di valutazione alternativi e al fatto che il rischio viene suddiviso su molti investitori. Per un lavoratore autonomo con segnalazioni, rivolgersi a piattaforme come (ad esempio) Smartika, Prestiamoci, Younited Credit, Soisy, BLender etc., potrebbe essere una via percorribile?
Politiche di accettazione: in realtà, la maggior parte di queste piattaforme effettua comunque controlli sul credito del richiedente – dopotutto anche gli investitori vogliono sapere il rischio. Tuttavia, vi sono alcuni casi in cui l’algoritmo di scoring fintech può essere un po’ più flessibile di una banca tradizionale. Ad esempio, potrebbero considerare non solo la storia creditizia ma anche dati “alternativi” (come le recensioni nei marketplace, la cronologia dei conti correnti via PSD2, le bollette pagate, ecc.). Alcune piattaforme all’estero fanno questo; in Italia il fenomeno è agli inizi, ma c’è apertura. Non tutte le piattaforme P2P escludono a priori chi ha una segnalazione: alcune potrebbero assegnare un rating molto basso (con conseguente tasso alto) ma accettare comunque la richiesta, lasciando che siano poi i prestatori a decidere se finanziarla o meno. Secondo alcune guide, “la maggior parte” delle piattaforme non crea problemi ai cattivi pagatori salvo i casi più gravi – questa affermazione va presa con cautela, ma indica che vale la pena provare se si è stati respinti dalle banche tradizionali.
Funzionamento: il richiedente compila online la richiesta indicando importo e finalità, fornisce documenti di reddito e subisce un’analisi creditizia. Se accettato, la richiesta viene pubblicata sul marketplace della piattaforma dove i prestatori privati possono finanziarla (in quote) ottenendo in cambio interessi. Una volta raggiunto l’importo, il prestito è erogato e il richiedente rimborsa con rate mensili alla piattaforma, che le smista ai prestatori.
Vantaggi: procedure snelle e interamente online; talvolta tassi competitivi se molti investitori aderiscono; possibile maggiore apertura mentale verso categorie “non standard” (ad esempio autonomi con redditi variabili, o richiedenti con piccole segnalazioni passate). Inoltre alcune piattaforme consentono un certo grado di personalizzazione: se un progetto convince la community di prestatori, potrebbe essere finanziato anche con parametri fuori dai soliti schemi. C’è da dire che pubblicare un annuncio di prestito P2P non comporta costi, quindi tentar non nuoce.
Svantaggi: per un cattivo pagatore gli interessi saranno comunque molto alti perché gli verrà assegnato quasi sicuramente un rischio elevato (rating basso) e i prestatori chiederanno un rendimento elevato per prestarli soldi. Inoltre non è garantito che la raccolta vada a buon fine: se la “maggior parte” degli investitori rifiuta profili rischiosi, la richiesta rimane inevasa (o parzialmente finanziata). Ci possono essere commissioni extra a carico del richiedente (commissione di apertura, intermediazione) e va letto bene il contratto perché essendo operazioni non face-to-face, bisogna stare attenti a costi nascosti. Infine, i dati del richiedente vengono comunque condivisi con i finanziatori – anche se in modo anonimo – quindi non c’è totale privacy (ma questo è un dettaglio, analogo a una banca). Le piattaforme fintech sono vigilate (di solito iscritte all’albo ex art. 106 TUB o come istituti di pagamento), quindi affidabili, però bisogna affidarsi a quelle conosciute e regolamentate.
Stato attuale (2025): il social lending in Italia non ha volumi altissimi e molte piattaforme hanno criteri di selezione simili alle banche. Ad esempio Younited Credit (francese, operante in Italia) in realtà è molto stringente e difficilmente approva chi ha un problema creditizio recente. Altre come Smartika assegnano classi da A a E: un cattivo pagatore potrebbe rientrare in classe E e trovare pochi finanziatori disposti. Comunque, vale la pena monitorare l’evoluzione, perché con l’introduzione di modelli di credit scoring basati sui dati alternativi (conto corrente via PSD2) qualche spiraglio in più potrebbe aprirsi.
Esito atteso: un autonomo segnalato potrebbe riuscire, tramite P2P, a spuntare un prestito di importo medio-basso (di solito i limiti P2P sono sui 30k €) a un tasso magari del 10-15%. Si colloca quindi come soluzione intermedia tra i canali tradizionali (spesso preclusi) e quelli “d’emergenza” tipo cambializzati. È un canale aggiuntivo da provare se le banche hanno detto di no.
(Nota: in questa categoria possiamo far rientrare anche alcune iniziative fintech innovative come prestiti basati su valutazioni di merito non creditizio – es. ci sono startup che valutano il merito universitario per dare prestiti d’onore a studenti, o che anticipano compensi di freelance valutando i contratti invece che la storia creditizia. Queste non sono ancora soluzioni mainstream, ma rappresentano un trend da menzionare per completezza.)
6. Microcredito imprenditoriale garantito dallo Stato
Il microcredito in Italia è promosso come strumento di inclusione finanziaria per persone che vogliono avviare o sviluppare piccole attività ma che hanno difficoltà di accesso al credito bancario. Si tratta di finanziamenti di piccolo importo, accompagnati da servizi di assistenza e tutoraggio, spesso erogati con il supporto di una garanzia pubblica. Per un lavoratore autonomo con segnalazioni, il microcredito può rappresentare una vera opportunità di “riscatto”, a patto che abbia un progetto imprenditoriale sostenibile da presentare.
Il Fondo di Garanzia e il microcredito: dal 2015 l’operatività del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI (gestito da MedioCredito Centrale per conto del Ministero dello Sviluppo Economico, ora Ministero delle Imprese e del Made in Italy – MIMIT) si è estesa anche al microcredito. Questo significa che lo Stato offre una garanzia fino all’80% dell’importo finanziato da una banca per microcredito, così da incentivare le banche a erogare tali piccoli prestiti a soggetti più deboli. Nel 2025, il microcredito imprenditoriale può finanziare fino a €75.000 (e in alcuni casi €100.000 se il beneficiario è una società a responsabilità limitata). La durata massima è 7–10 anni. Non sono richieste garanzie reali (no ipoteche) né firme di garanzia per la parte coperta dal Fondo; la banca può eventualmente chiedere garanzie personali sul 20% scoperto.
Chi può accedere: lavoratori autonomi titolari di partita IVA, ditte individuali, microimprese (società di persone, SRL semplificate, cooperative) con al massimo 5 dipendenti se autonomo/impresa individuale, o 10 dipendenti se società. Sono escluse le imprese più strutturate, ma la platea include di fatto la maggior parte dei piccoli autonomi. Importante: non bisogna avere in corso più di 100.000 € di debiti bancari per essere considerati microcredito (limite che esclude già chi ha mutui alti). Inoltre, il microcredito non può essere usato per ristrutturare debiti esistenti, ma solo per spese di investimento, acquisto beni, liquidità per l’attività, pagamento nuovi dipendenti, corsi di formazione, ecc. (è ammesso ripristino capitale circolante e liquidità, quindi in parte può servire a pagare spese generali correnti).
Procedura e caratteristiche: il richiedente si rivolge a una banca convenzionata con l’Ente Nazionale Microcredito (ENM) oppure ad un operatore di microcredito. Viene assegnato un Tutor di microcredito che aiuta a definire il progetto e segue il beneficiario anche dopo (follow-up). Questo accompagnamento è uno degli aspetti qualificanti: non danno solo soldi, ma anche consulenza gratuita su come gestirli. Il prestito è formalmente un mutuo chirografario (senza garanzie reali), a tasso agevolato (variabile a seconda delle convenzioni, di solito intorno al 6-7% annuo, spesso collegato al tasso ministeriale per microcredito). Le rate sono mensili. La garanzia statale copre l’80% (o 90% in alcuni casi recenti, come misure post-Covid, ma nel 2025 si è tornati all’80% standard fino a 50k, e 60% sull’eventuale parte eccedente).
Perché utile a chi ha avuto problemi di credito: Il microcredito nasce proprio per chi è considerato non bancabile (il regolamento lo indica). Ciò comprende disoccupati, giovani startupper ma anche piccoli imprenditori informali o con storie difficili. Chiaramente, se uno ha un protesto recente per un’attività fallita malamente, la banca convenzionata potrebbe storcere il naso; tuttavia l’intervento del tutor e la garanzia pubblica aiutano a focalizzarsi più sul futuro progetto che sul passato creditizio. In altri termini, se il business plan presentato è convincente e il soggetto dimostra di essersi lasciato alle spalle i problemi (magari ha estinto i debiti, o ha in corso un piano del consumatore), il microcredito può venire approvato anche in presenza di segnalazioni pregresse. Bisogna comunque essere in regola da un punto di vista legale (p.es. non in procedura concorsuale attiva né condanne per reati finanziari).
Esempio di soluzione via microcredito: Anna, artigiana pellettiera protestata due anni fa (poi riabilitata), vuole aprire un piccolo laboratorio artigianale e ha già commesse pronte. Presenta domanda di microcredito per €25.000 allegando il suo progetto (uso: acquisto macchinari, affitto locale, materie prime). Il tutor l’aiuta a stendere un piano finanziario; la banca convenzionata valuta che con la garanzia statale all’80% il suo rischio è limitato. Malgrado la vecchia segnalazione CRIF di Anna, il finanziamento viene concesso. Anna riceve i €25.000 con rate su 7 anni, tasso intorno al 5%. Con il tutor, monitora l’andamento dell’attività e riesce a pagare puntualmente le rate, ricostruendosi una reputazione.
Microcredito sociale di inclusione finanziaria: accenniamo anche a forme di microcredito non imprenditoriale, cioè rivolte a famiglie o persone in stato di bisogno per scopi personali (pagare spese sanitarie, emergenze). Ci sono iniziative, spesso in collaborazione con fondazioni bancarie o Caritas, che concedono piccoli prestiti (es. 2.000-5.000 €) a persone in difficoltà economica con tassi zero o bassi. Un esempio citato spesso è il “Prestito della Speranza” promosso dalla CEI (Chiesa) e ABI, attivo dal 2009, che eroga microprestiti di solidarietà a famiglie e micro-imprese segnalate in difficoltà, tramite il circuito Caritas e banche aderenti. In genere questi prestiti sociali richiedono che il richiedente venga valutato e accompagnato dai centri di ascolto Caritas o simili, e sono destinati a esigenze primarie (bollette, cure, creazione di piccole attività). Possono accedervi anche protestati o segnalati, purché la difficoltà sia reale e non derivante da dolo. Sono da vedere come ultima spiaggia prima dell’assistenza tout court. Non approfondiamo oltre, ma è bene sapere che tali opportunità (in misura limitata) esistono.
7. Finanziamenti agevolati e bandi pubblici per categorie svantaggiate
Lo Stato e le Regioni periodicamente attivano bandi di finanziamento agevolato o a fondo perduto rivolti a determinate categorie: giovani imprenditori, donne, disoccupati, aree depresse, innovazione tecnologica, etc. Alcuni di questi possono indirettamente interessare anche chi ha storia creditizia negativa, in quanto puntano ad inclusione e sviluppo. Tuttavia, va chiarito subito: gran parte dei bandi pubblici richiedono la regolarità contributiva e l’assenza di procedure concorsuali a carico, e spesso prevedono valutazioni di merito sul proponente. Dunque, essere cattivo pagatore può costituire un elemento di esclusione o penalizzazione. Non c’è una regola generale: ogni bando fa storia a sé.
Elenchiamo alcune iniziative note al 2025:
- Nuove Imprese a Tasso Zero / ON – Oltre Nuove imprese: incentivo nazionale gestito da Invitalia, offre mix di finanziamento a tasso zero e contributo a fondo perduto a giovani under 36 e donne di qualsiasi età per avviare imprese su tutto il territorio nazionale. Richiede forma societaria. Non menziona esplicitamente l’esclusione di cattivi pagatori, ma Invitalia esamina l’affidabilità dei proponenti; inoltre la società beneficiaria non deve essere in difficoltà o avere protesti. Un socio con precedenti negativi potrebbe costituire un problema in fase di valutazione (sicuramente, ad esempio, se un socio ha fallimenti e protesti passati, la commissione potrebbe dubitare della sostenibilità).
- Selfiemployment (piccoli prestiti per start-up giovanili): fondo rotativo a tasso zero fino a 50k € per giovani NEET o donne o disoccupati, sempre gestito da Invitalia. È un prestito senza interessi. Anche qui, la valutazione è sul business plan; il passato creditizio non è formalmente criterio, ma occorre non avere carichi pendenti gravi. Nei fatti, se uno dei proponenti avesse un protesto, potrebbe dover dare spiegazioni. Questi prestiti spesso non richiedono garanzie.
- Resto al Sud: incentivo misto per under 56 nelle regioni del Mezzogiorno (e alcune zone del Centro) che vogliono avviare attività. Finanziamento 50% a fondo perduto e 50% come prestito bancario assistito da garanzia pubblica. Anche qui, formalmente non viene richiesto lo storico creditizio, ma siccome c’è una banca coinvolta per il 50% (credito ordinario garantito), la banca di solito effettua una verifica. Risultare cattivo pagatore potrebbe portare la banca partner a non erogare la sua quota, invalidando l’operazione. Invitalia stessa, nelle FAQ, ha affermato che “risultare cattivo pagatore potrebbe escludere la possibilità di partecipare” a Resto al Sud. Quindi purtroppo per questo bando la segnalazione negativa è un forte handicap, anche se non c’è un divieto normativo esplicito.
- Fondo imprese “vittime di mancati pagamenti”: attivato in passato per imprese creditrici di altre imprese fallite (ad esempio in filiere come il Mercatone Uno), offre finanziamenti a tasso zero per mitigare i danni. Non è mirato a cattivi pagatori, ma piuttosto a chi è in crisi per cause non proprie. In quei casi, l’esistenza di protesti potrebbe essere tollerata se conseguenza dei mancati incassi, essendo la misura proprio di sollievo.
- Bandi regionali e camerali: varie Regioni e Camere di Commercio talvolta aprono bandi per microcredito sociale, prestiti d’onore locali, contributi a fondo perduto per categorie specifiche (es. artigiani per innovazione, commercianti per digitalizzazione). Ciascun bando fissa requisiti: ad esempio alcuni richiedono DURC regolare (niente contributi INPS dovuti) e assenza di stato di insolvenza. Non sempre controllano le centrali rischi, ma certamente se il bando chiede, ad esempio, che l’azienda non sia in liquidazione né il titolare sia protestato, quello diventa vincolante. Altri bandi sono meno stringenti.
In generale, finanziamenti pubblici/agevolati vanno visti come un’opportunità se si rientra nelle categorie, ma non bisogna contarci al 100% se si ha un passato problematico. È consigliabile informarsi bene presso l’ente erogatore. Talvolta c’è discrezionalità: una commissione può decidere di premiare un progetto valido chiudendo un occhio sul fatto che il proponente avesse avuto un piccolo incidente creditizio in passato (specie se sanato). Ma non è garantito.
Consiglio pratico: un autonomo protestato che voglia accedere a un bando dovrebbe prima sistemare lo status (es. ottenere la riabilitazione dal protesto, se possibile, prima di fare domanda) e magari farsi affiancare da un confidi o associazione di categoria nella presentazione: avere un confidi che sponsorizza l’operazione può dare maggiore credibilità.
8. Cooperative di credito e Confidi di garanzia
Le Banche di Credito Cooperativo (BCC) e le Casse Rurali sono banche locali mutualistiche spesso più attente al rapporto personale. In alcuni casi, un piccolo imprenditore con trascorsi negativi ma conosciuto nella comunità può trovare ascolto presso la BCC locale, specie se diventa socio della cooperativa. Anche le BCC però devono rispettare le regole di sana gestione, quindi non faranno beneficenza: però potrebbero valutare con più contestualizzazione situazioni particolari (ad es. un artigiano che ha avuto un protesto isolato ma storicamente è un lavoratore valido). Essere cliente storico di una BCC, mostrare il proprio impegno nel risollevarsi, può aiutare ad ottenere un piccolo prestito che altrove verrebbe negato.
Parallelamente, i Confidi (consorzi di garanzia fidi) legati alle associazioni di categoria (artigiani, commercianti, industriali, agricoltori, liberi professionisti) possono intervenire a supporto. Un Confidi tipicamente garantisce una percentuale (50-80%) di un finanziamento bancario a favore di un proprio associato, dietro pagamento di una commissione. Nel farlo, svolge una sua analisi sul merito. A volte i confidi hanno parametri un po’ più flessibili delle banche perché conoscono il contesto locale e possono basarsi sulla reputazione nel territorio. Ad esempio, ConfidiCommercio o ArtigianCassa potrebbero farsi garanti per un commerciante protestato se ritengono che l’evento negativo sia stato sfortunato ma superabile e che l’attività abbia prospettive.
Nel 2025 molti confidi accedono anch’essi al Fondo di Garanzia PMI statale (riassicurazione), quindi combinano la loro garanzia con quella pubblica. Il vantaggio per l’imprenditore è che presentando la domanda tramite il confidi, la banca erogatrice si fida perché vede la garanzia consortile. In sostanza, entrare in un confidi di settore è una rete di supporto: si ottiene consulenza su come presentare la pratica, e appoggio nella negoziazione con la banca. Certo, il confidi non garantisce qualsiasi disperato – hanno anche loro liste bianche e nere. Ma se siete iscritti a un’associazione (es. CNA, Confartigianato, Confcommercio, etc.), vale la pena chiedere del loro confidi e spiegare la situazione.
Nota: i confidi e i fondi di garanzia cooperativi non erogano direttamente prestiti, ma riducono il rischio per chi li eroga. Quindi rientrano nelle “soluzioni di supporto” piuttosto che prestiti in sé. Comunque meritano menzione perché aumentano concretamente le possibilità di ottenere un prestito a condizioni normali per un autonomo altrimenti non finanziabile. Spesso, come accennato nella parte antiusura, confidi e associazioni sono attori chiave nell’accesso ai fondi statali di prevenzione.
9. Canali informali: prestiti tra privati (familiari o soci) e vendite con riserva
Infine, per completezza, ricordiamo che un imprenditore individuale in difficoltà può attingere a canali informali di credito: il più comune è il prestito da parte di amici o familiari. Dal punto di vista legale, un prestito tra privati (ad esempio un genitore che presta a un figlio commerciante 10.000 €) è lecito e non richiede comunicazioni alle SIC. È opportuno formalizzarlo per iscritto (scrittura privata con data certa o registrazione) per evitare contestazioni future fiscali o tra le parti. Tali prestiti in famiglia sono spesso senza interessi o a interessi simbolici. Ovviamente dipendono dalle risorse della cerchia personale e non sempre sono disponibili.
Altro canale è cercare un socio finanziatore nell’attività: magari cedendo quote della propria impresa o costituendo una nuova società, si può ottenere capitale fresco. Questo però esula dal concetto di “prestito personale” e va più nel campo dell’equity: può essere un’ottima soluzione (si perde parte della proprietà ma si guadagna ossigeno e magari competenze), ma attenzione a scegliere soci affidabili e a valutare gli aspetti legali.
Una menzione va alla possibilità di vendere beni per recuperare liquidità: non è un prestito, ma un autonomo con beni strumentali o personali può valutare di vendere qualcosa per pagare i debiti e migliorare il rating. A volte, vendere un macchinario o un veicolo e poi magari prenderlo in leasing/noleggio può dare immediata liquidità (anche il sale and lease-back è un’operazione possibile con società di leasing: vendi un bene all’azienda di leasing e contestualmente lo riprendi in leasing, ottenendo denaro subito e pagando rate leasing; però bisogna avere beni di valore e situazione formale regolare).
Tabelle riepilogative delle soluzioni e requisiti
Di seguito presentiamo alcune tabelle che riepilogano le soluzioni di finanziamento illustrate, evidenziando chi le offre, a quali condizioni e con quali requisiti di accesso, e fornendo un’indicazione di massima sulla loro accessibilità per autonomi segnalati/protestati.
Tabella 1: Prestiti di mercato per autonomi con segnalazioni – caratteristiche principali
Tipo di prestito | Chi eroga (canale) | Importo e durata tipica | Garanzie richieste | Accessibilità per segnalati |
---|---|---|---|---|
Prestito con Garante | Banche e finanziarie tradizionali | Fino a 30-50.000€ (oltre in certi casi) Durata 1-10 anni | Garante persona fisica con reddito e buon credit score | Alta, se si dispone di garante valido. Banca valuta caso per caso la gravità della segnalazione del richiedente. |
Prestito con Ipoteca | Banche (anche primarie) | In base al valore immobile (LTV 50-70%). Durata 5-20 anni (mutuo liquidità) | Ipoteca 1° grado su immobile di proprietà. Spesso perizia e assicurazione immobile. | Media, dipende dal valore del bene: se l’immobile copre abbondantemente il debito, le banche concedono anche a segnalati, ma serve tempo e costo notarile. |
Cessione del Quinto (stip. o pensione) | Finanziarie specializzate, Banche convenzionate INPS | Fino a ~50.000€ (in base a quota cedibile). Durata 2-10 anni | Impiego a tempo indeterminato da ≥3 mesi (meglio ≥3 anni) o pensione cedibile. Polizza rischio vita/impiego obbligatoria. | Alta, ma solo per dipendenti/pensionati. Segnalazioni pregresse non impediscono l’erogazione. Non accessibile a lavoratori autonomi puri. |
Prestito Cambializzato | Finanziarie minori, mediatori (attenzione) | Di solito max 5.000-20.000€. Durata 1-5 anni (cambiali mensili) | Cambiali firmate dal richiedente; a volte richiesta firma di un coobbligato o garanzia su bene mobile/immobile. | Variabile/Bassa: alcuni lo offrono a protestati, ma con tassi molto elevati. Rischio di protesto immediato in caso di mancato pagamento. Ultima risorsa consigliata. |
Credito su Pegno | Banchi dei pegni (es. in banche come Intesa, Credem, BPM) | Piccoli importi (es. 200€ – 10.000€) proporzionali al valore del bene. Durata 3-12 mesi rinnovabili. | Pegno (deposito) di oggetti preziosi, oro, gioielli, orologi, ecc. | Altissima, non viene controllata la CRIF. Adatto per emergenze di liquidità limitata. Se non si rimborsa, si perde il bene impegnato. |
Prestito P2P (Social Lending) | Piattaforme online (Smartika, Prestiamoci, etc.) | Tipicamente 1.000€ – 30.000€. Durata 1-5 anni. | Valutazione online del merito creditizio (documenti reddito, conto corrente, ecc.). Nessuna garanzia reale; in rarissimi casi un coobbligato. | Media: molte piattaforme rifiutano segnalati gravi, ma alcune accettano cattivi pagatori con rating basso (tassi alti). Esito dipende dall’interesse dei prestatori a finanziare un profilo rischioso. |
Tabella 2: Soluzioni agevolate, pubbliche e di supporto – requisiti di accesso
Soluzione agevolata | Destinatari principali | Requisiti chiave | Cosa offre | Note accessibilità segnalati |
---|---|---|---|---|
Microcredito imprenditoriale (garantito Stato) | Autonomi, microimprese (<5 dip.) avviate da poco o da avviare. | Partita IVA attiva (<5 anni se già esistente) o da attivare. Nessun dipendente > 5. Piano d’impresa valido. No debiti oltre 100k. | Prestito fino a 40k€ (75k€ esteso) a tasso agevolato, senza garanzie reali, con tutoraggio e garanzia statale 80%. Durata max 7-10 anni. | Buona: pensato proprio per non bancabili. Piccole pregresse difficoltà non precludono, se il progetto è sostenibile. Protesti recenti potrebbero essere ostacolo, ma si può tentare con supporto tutor. |
Fondo di Garanzia PMI tramite Confidi | PMI, professionisti iscritti ad Albi, ditte individuali. | Iscrizione a Confidi di categoria; presentazione documenti contabili e piano utilizzo fondi. Impresa non in “fascia 5” (rischio massimo) nel rating del Fondo. | Garanzia pubblica 80% su finanziamenti bancari fino a €5 mln. Confidi può aggiungere ulteriore garanzia. | Media: se l’impresa è classificata troppo rischiosa (fascia 5, es. sofferenze a bilancio) viene esclusa. Ma situazioni borderline (fascia 4) con Confidi possono passare. Necessaria regolarità contributiva (DURC). |
Prestito d’onore e Autoimpiego (Invitalia) | Giovani under 36, donne, disoccupati (a seconda dei programmi). | Nessuna condanna penale rilevante, niente procedure concorsuali in capo ai richiedenti. Requisiti anagrafici vari. Presentazione business plan. | Mix di fondo perduto (fino al 50%) e prestito a tasso zero per investimenti (importi vari da 50k a 3 milioni€). | Discreta: il merito progettuale è centrale. Però un protesto o cattiva storia può influire negativamente nel punteggio qualitativo o nelle verifiche etiche. Meglio aver sanato ed essere “riabilitati” prima di candidarsi. |
Resto al Sud (50% fondo perduto + 50% prestito) | Nuove imprese di under 56 in regioni Sud e aree svantaggiate. | Idoneità soggettiva (età, territorio, non avere altre attività in corso). Non essere dipendenti. Nessuna condanna penale. | 50% contributo a fondo perduto, 50% prestito bancario garantito dal Fondo PMI. Totale finanziabile fino a 60.000€ per persona (200k max se più soci). | Limitata: se il proponente è segnalato CRIF, la banca può rifiutare di erogare la sua parte, facendo fallire la domanda. Consigliato presentare domanda dopo eventuali cancellazioni o regolarizzazioni del credito. |
Prestiti di solidarietà (Caritas, CEI) es. Prestito della Speranza | Famiglie in povertà, piccoli imprenditori in crisi per motivi sociali. | Stato di difficoltà economica accertato da enti assistenziali. Impegno a seguire un percorso di reinserimento. | Microcredito €1.000-€7.500 famiglie (consumi essenziali); fino a €25.000 microimprese. Tassi molto bassi o zero, garanzia fino al 50% da fondi CEI. | Buona per chi è in gravi difficoltà personali. Segnalazioni e protesti non escludono, se c’è valutazione positiva di meritevolezza umana. Bisogna rivolgersi ai canali Caritas locali. |
Legenda: SIC = Sistemi di Informazioni Creditizie (es. CRIF); LTV = rapporto tra importo prestito e valore bene dato in garanzia; DURC = Documento Unico Regolarità Contributiva (INPS/Inail); PMI = piccole e medie imprese.
Le tabelle sopra forniscono una panoramica semplificata. Ogni voce meriterebbe ulteriori dettagli e chiarimenti (ad esempio, le condizioni di tasso non sono indicate perché variano molto: vanno dal 4-8% annuo per cessioni e prestiti garantiti con ipoteca, fino al 15-20% per cambializzati e alcuni P2P rating bassi, mentre i prestiti pubblici possono essere a tasso 0 o molto basso). Tuttavia, il messaggio chiave è che esistono diverse strade: alcune più convenzionali (garante, ipoteca), altre alternative di mercato (pegno, P2P, cambiali) e altre istituzionali (microcredito, garanzie confidi, fondi pubblici). La scelta dipende dalla situazione specifica dell’autonomo: entità del fabbisogno, urgenza, gravità delle pregresse vicende creditizie, presenza di supporti esterni (garanti o beni).
Nel prossimo capitolo affronteremo alcune domande frequenti, per chiarire i dubbi più comuni con risposte mirate e brevi. Successivamente, proporremo delle simulazioni di casi reali per vedere come, in pratica, un lavoratore autonomo segnato possa muoversi per ottenere credito e quali ostacoli incontrerà.
Domande frequenti (FAQ) su prestiti e riabilitazione creditizia
Di seguito una serie di domande comuni su aspetti pratici relativi a prestiti per protestati o cattivi pagatori, con risposte sintetiche basate su quanto esposto finora.
D1: Un lavoratore autonomo protestato può ottenere un prestito personale? Come dovrebbe procedere?
R1: Sì, è possibile anche se difficile. Il primo passo è valutare se può offrire garanzie aggiuntive. La via più semplice è trovare un garante affidabile (es. coniuge o parente con stipendio fisso): con un garante molti istituti concedono prestiti anche a protestati. In alternativa, se possiede un immobile può chiedere un prestito con ipoteca. Se queste opzioni mancano, può rivolgersi al microcredito (se ha un progetto imprenditoriale) o provare con finanziarie specializzate in prestiti cambializzati (ma con cautela, date le condizioni onerose). Anche il credito su pegno è percorribile per piccoli importi (nessun controllo protesti). Infine, se l’autonomo nel frattempo è diventato dipendente o pensionato, la soluzione migliore è la cessione del quinto: molte finanziarie approvano cessioni per protestati senza problemi. È importante inoltre avviare il percorso di riabilitazione del protesto: dopo 1 anno dal pagamento si può chiedere al Tribunale la riabilitazione e poi cancellare il protesto dal registro, il che migliorerà l’accesso al credito futuro.
D2: Ho avuto un ritardo di pagamento e sono stato segnalato in CRIF. Se ora saldo tutto, la banca toglierà la segnalazione?
R2: La banca aggiornerà la posizione come regolarizzata, ma la segnalazione non viene eliminata immediatamente solo perché hai pagato. Rimarrà visibile per un certo periodo: se era un ritardo di una o due rate, rimane 12 mesi dalla data di regolarizzazione; se erano più rate, resta 24 mesi. Questo a condizione che nel frattempo tu sia puntuale con tutti gli altri pagamenti. Trascorso tale periodo, i dati verranno cancellati automaticamente dal SIC. Non esistono scorciatoie legali per anticipare i tempi (diffida di agenzie che promettono cancellazioni lampo a pagamento). L’unico caso in cui si può ottenere subito la rimozione è se la segnalazione era errata o illegittima: in tal caso puoi fare reclamo a CRIF o ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario per farla eliminare. Altrimenti, armati di pazienza: paga tutto e aspetta i termini previsti.
D3: Quanto durano le note negative in CRIF e nel Registro Protesti?
R3: Come detto, dipende dal tipo di evento. Riassumendo: una singola rata pagata in ritardo rimane per 12 mesi dal momento in cui hai poi pagato; ritardi più gravi (3+ rate) restano 24 mesi dopo la regolarizzazione; un prestito mai saldato rimane 36 mesi dalla scadenza contrattuale (o ultimo aggiornamento) e comunque non oltre 60 mesi dalla scadenza originaria. Le richieste di finanziamento rifiutate o a cui rinunci rimangono 1-6 mesi al massimo. Il Registro Protesti conserva ogni protesto per 5 anni dalla pubblicazione, a meno che tu non ottenga la cancellazione prima (pagando entro 12 mesi o con riabilitazione tribunale dopo 1 anno) nel qual caso viene tolto subito. In Centrale Rischi Banca d’Italia, le sofferenze si vedono per circa 36 mesi dall’ultima segnalazione di chiusura.
D4: Sono un libero professionista con partita IVA, ma senza uno stipendio fisso. Posso fare la cessione del quinto in qualche modo?
R4: In via diretta no, la cessione del quinto richiede per legge un datore di lavoro che versi le rate o un ente pensionistico. Se sei professionista, l’unica ipotesi è se percepisci una qualche forma di stipendio (ad esempio sei anche amministratore di società con busta paga) oppure se hai una pensione (alcuni professionisti hanno pensione da cassa professionale: alcune casse convenzionano cessioni del quinto sulle loro pensioni). Alcuni autonomi hanno “simulato” ciò creando una propria società e assumendosi come dipendenti, ma è artificioso e le finanziarie se ne accorgono (e spesso rifiutano per sospetto di costruzione ad hoc). Se hai la fortuna di avere un coniuge o familiare pensionato/dipendente disposto ad aiutarti, potrebbe essere lui/lei a fare una cessione del quinto e girarti i fondi – ma va ponderata bene perché impegnerebbe il suo reddito. Insomma, un autonomo in quanto tale non può cedere il quinto del proprio reddito (non esiste un “quinto della partita IVA”).
D5: I finanziamenti a fondo perduto o i bandi pubblici accettano chi è segnalato come cattivo pagatore?
R5: Dipende dal bando specifico. In genere nei requisiti non viene menzionato lo status di cattivo pagatore in sé, ma molti bandi richiedono che l’impresa/non abbia in corso procedure concorsuali, che il proponente non abbia condanne o pendenze penali, e che sia in regola con contributi e tasse. Una segnalazione in CRIF di per sé non è una condanna, quindi non ti esclude formalmente. Tuttavia, se per usufruire del fondo pubblico è coinvolta una banca (es. i bandi che prevedono una parte di prestito bancario garantito), allora la banca farà la sua istruttoria e potrebbe opporre il tuo cattivo storico come motivazione di diniego. Ad esempio “Resto al Sud” e altri incentivi Invitalia hanno la fase di valutazione di merito: lì potrebbe pesare negativamente un protesto passato (anche se non dichiarato, potrebbero fare visura protesti). In breve: non c’è una regola univoca, ma avere un passato pulito aiuta sempre anche nei bandi. Se hai segnalazioni, meglio parlarne apertamente con i referenti del bando o presentare certificazioni di avvenuta regolarizzazione (tipo “sì ho avuto un problema ma l’ho risolto e sto ripagando i debiti”). Nei bandi a sportello in cui c’è una banca convenzionata, può essere utile passare tramite un Confidi che supporti la pratica, mitigando la preoccupazione della banca.
D6: Ho letto di persone che consigliano di rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) se la banca rifiuta il prestito a causa del CRIF. È una strada valida?
R6: L’ABF (sistema di risoluzione stragiudiziale di controversie bancarie) può intervenire su questioni come dati creditizi errati o comportamenti scorretti delle banche. Ma non può obbligare una banca a concedere un prestito: la concessione del credito è discrezionale. Quindi, se la tua lamentela è “mi hanno negato il prestito perché sono segnalato”, non c’è tutela: la banca è libera di decidere. Diverso è se ritieni che la segnalazione sia illegittima o non aggiornata; in tal caso l’ABF può ordinare la correzione/cancellazione della segnalazione. Ad esempio, se hai pagato tutto da 3 anni e ancora compari come cattivo pagatore, l’ABF può darti ragione e farti cancellare immediatamente. Ma se la segnalazione è corretta, l’ABF non può farci nulla. In sintesi: ABF utile per contestare segnalazioni scorrette, non utile per costringere a erogare credito. Uniche eccezioni: l’ABF ha talvolta condannato banche che, pur incassando regolarmente piani di rientro, tenevano il cliente segnalato come cattivo pagatore oltre il dovuto, causando danni – in casi del genere ha riconosciuto risarcimenti. Ma siamo nel campo del contenzioso, più che del credito in sé.
D7: Un cattivo pagatore può fare da garante in un prestito per un’altra persona?
R7: In teoria sì, legalmente nulla lo vieta. In pratica, però, nessuna banca accetterà un garante che abbia a sua volta segnalazioni negative o protesti. Il garante serve ad aggiustare il merito creditizio di un’operazione: se il tuo credit score è basso e metti un garante altrettanto malmesso, non risolvi nulla. Dunque, se sei un cattivo pagatore, difficilmente potrai aiutare qualcun altro come garante – verrai scartato in fase di valutazione. Fanno eccezione solo situazioni interne alla famiglia dove magari la banca guarda più al complessivo patrimonio familiare, ma formalmente continuerebbe a essere un azzardo per loro. Quindi, evita di proporti come garante finché non risani la tua posizione, rischieresti solo di aggravare la situazione tua e altrui.
D8: Mi hanno rifiutato un prestito: come posso sapere se è a causa del CRIF? Posso fare qualcosa per farmelo concedere comunque?
R8: In base alla normativa sulla trasparenza (Dir. UE 2014/17 sui crediti e normativa credito consumatori), la banca deve comunicarti – se lo chiedi – il motivo principale del rifiuto e se questo deriva dalle informazioni in una banca dati. Quindi puoi chiedere: “è per via di una segnalazione creditizia?”. Spesso te lo dicono apertamente: “ci dispiace, risulta un problema in CRIF/Experian”. In tal caso, l’unica soluzione è cambiare le condizioni della richiesta. Cioè, come abbiamo spiegato: introdurre un garante, offrire una garanzia reale, ridurre l’importo richiesto o attendere di migliorare la tua storia. Puoi anche provare con un altro istituto – le politiche interne differiscono, magari una banca piccola è più accomodante di una grande e guarderà meno rigidamente la segnalazione soprattutto se minore. Se ritieni che il rifiuto sia stato basato su un dato errato (magari risulti segnalato per errore), allora prima risolvi l’errore facendo correggere il CRIF e poi ripresenta la domanda. Purtroppo non c’è un “diritto al credito” generalizzato: se uno non ti presta soldi, non c’è tribunale che li costringa (a parte casi di discriminazione illegale, ma non è questo il caso).
D9: Ho ancora dei debiti pendenti e nessuna banca mi finanzia più. Meglio tentare la via della legge sul sovraindebitamento o cercare un prestito per consolidare?
R9: Se sei già in una situazione di insolvenza (cioè non riesci più a pagare i debiti attuali), ottenere un altro prestito di consolidamento quando sei segnalato è molto improbabile, a meno di garanzie straordinarie. Anche con un consolidamento, cumuleresti debito su debito. In questi casi estremi, la Legge sul sovraindebitamento (ora Codice della Crisi) è probabilmente la via più efficace: ti permette di congelare i debiti e proporre un piano di ristrutturazione sostenibile, oppure liquidare quello che hai e farti cancellare i debiti residui (esdebitazione) ottenendo un nuovo inizio. Certo, è un percorso giudiziale che richiede l’aiuto di un OCC e un po’ di tempo, ma evita di aggravare la tua esposizione. Un nuovo prestito per coprire i vecchi, se anche lo trovassi (magari da finanziarie spregiudicate a tassi altissimi), rischierebbe solo di posticipare il problema e fartelo trovare più grande. Quindi: consolidare con un nuovo prestito ha senso solo se accompagnato da una reale capacità di rimborso migliorata (es. hai ottenuto nuove entrate, ma ti serve accorpare le vecchie rate in una sola più leggera e puoi permettertela). Se invece sei in crisi conclamata, far intervenire un giudice con un piano di abbattimento dei debiti è probabilmente la scelta più saggia e definitiva.
D10: Dopo quanti anni da un fallimento o da una procedura posso tornare a chiedere prestiti?
R10: Dipende dal tipo di procedura: se eri socio di società poi fallita, la cosa incide sul tuo record imprenditoriale più che personale, ma indirettamente anche sui SIC a livello di garanzie o sofferenze. Se parliamo di fallimento personale (che tecnicamente per l’autonomo sotto soglia è il sovraindebitamento), una volta ottenuta l’esdebitazione e chiusa la procedura, non ci sono divieti legali a chiedere nuovi prestiti. Tuttavia, realisticamente, per qualche anno le banche vedranno i trascorsi e saranno prudenti. Diciamo che, una volta chiuso il caso (fallimento revocato o esdebitazione ottenuta), conviene comunque attendere che le centrali rischi si puliscano: come detto, 36 mesi è un orizzonte significativo. Spesso dopo 3-5 anni di vita finanziaria regolare (magari pagando bollette, affitto, e accumulando entrate dimostrabili) si può tornare a un merito creditizio accettabile. Alcuni cercano di “ripartire” intanto con piccoli prestiti (es. carte di credito o fidi concessi in forma limitata, che se gestiti bene creano un nuovo storico positivo). Altri riescono ad ottenere credito più rapidamente tramite garanzie (es. uno esdebitato che ha una casa libera può subito fare un mutuo ipotecario perché la banca si copre col bene). Insomma, non c’è un termine fisso, ma come regola generale direi: dopo 3 anni da una chiusura fallimentare/sovraindebitamento sei in una situazione nettamente migliore per negoziare nuovo credito, specialmente se in quei 3 anni non hai accumulato altre segnalazioni.
Casi pratici e simulazioni di accesso al credito
In questa sezione finale proponiamo alcune simulazioni pratiche, casi ipotetici ma realistici, per illustrare come un lavoratore autonomo con problemi creditizi può muoversi per ottenere un prestito e quale esito potrebbe attendersi. Questi esempi servono a calare nella realtà i concetti spiegati, mostrando sia le possibili soluzioni che le difficoltà concrete.
Caso 1: “Artigiano protestato in cerca di liquidità per ripartire”
Profilo: Marco, 45 anni, artigiano elettricista con ditta individuale. Due anni fa ha subito un protesto di una cambiale da €3.000 (per mancato pagamento a un fornitore, dovuto a sua volta al ritardo di un incasso). A seguito di ciò, la banca gli ha revocato il fido e segnalato uno sconfinamento, e Marco ha avuto un periodo di insolvenza. Oggi la situazione è parzialmente migliorata: Marco ha saldato quella cambiale (entro 6 mesi dal protesto) e ha ottenuto la cancellazione del protesto dal Registro Protesti tramite l’istanza in Camera di Commercio (grazie al pagamento entro l’anno). Tuttavia risulta ancora segnalato in CRIF per alcune rate di mutuo pagate in ritardo l’anno scorso (ora è in regola, ma la segnalazione resterà fino all’anno prossimo). Marco necessita di €20.000 per acquistare un nuovo furgone e attrezzature, fondamentali per ampliare l’attività e acquisire nuovi clienti.
Tentativi e percorso:
- Inizialmente Marco prova a chiedere un leasing o prestito finalizzato per il furgone presso la finanziaria convenzionata con il concessionario. La pratica viene però respinta perché risulta la segnalazione CRIF di 8 mesi fa (2 rate pagate oltre 90 giorni). La finanziaria comunica che potrà riprovare dopo almeno 12 mesi dall’ultimo ritardo (in pratica quando presumibilmente il dato non sarà più visibile).
- Marco non può aspettare un anno; si rivolge allora alla sua Banca di Credito Cooperativo locale, dove conosce il direttore. Spiega apertamente la situazione, mostrando di aver cancellato il protesto e presentando il suo piano di sviluppo (ha contratti potenziali se acquista il nuovo mezzo). Chiede un prestito con garanzia Confidi: tramite l’associazione artigiani di cui fa parte, ottiene una pre-delibera di garanzia dal Confidi per il 50% dell’importo. La BCC apprezza questo, però è ancora titubante perché il bilancio della ditta di Marco è modesto e la segnalazione CRIF (seppur di rate poi pagate) la preoccupa.
- La svolta: Marco coinvolge lo zio Luigi, pensionato 70enne, come garante personale per il prestito. Luigi ha una pensione di €1.200/mese ed è proprietario di casa senza mutui. La BCC a questo punto delibera un prestito chirografario di €20.000 a 5 anni, con rate mensili ~€400, a tasso fisso 8%. Viene formalizzato con Marco debitore principale e zio Luigi fideiussore garante. Inoltre, il Confidi artigiani garantisce il 50%: in pratica la banca, grazie a garante + confidi, è pienamente coperta.
- I tempi: dalla domanda iniziale all’erogazione passano circa 6 settimane (tra raccolta documenti, istruttoria banca e confidi). Marco ottiene i €20.000 sul conto, compra il furgone (intestandolo all’azienda, così il bene rimane in patrimonio in caso di problemi futuri). Le rate vengono addebitate su conto di Marco; il garante Luigi non interviene se non in caso di mancato pagamento.
Esito: Marco è riuscito ad ottenere il finanziamento necessario combinando più strumenti: relazione con banca locale, garanzia personale familiare, e garanzia Confidi. Senza questi supporti, la sua posizione da sola non avrebbe convinto la banca. Ora deve essere rigoroso nel pagamento delle rate: se in futuro paga puntuale per almeno 1-2 anni, potrà rafforzare la sua credibilità e magari ottenere nuovi crediti senza bisogno di garante (soprattutto una volta che, trascorsi 24 mesi, la vecchia segnalazione sparirà). Questo caso mostra come un protestato (anche se poi cancellato) possa tornare finanziabile, ma solo presentando solide garanzie e magari avvalendosi delle strutture di categoria (Confidi).
Caso 2: “Libero professionista con segnalazione CRIF lieve, bisogno di piccolo prestito”
Profilo: Alessia, 33 anni, avvocato freelance (forense) con avviamento ancora modesto. Guadagna circa €1.500 netti al mese negli ultimi anni. Due anni fa ha avuto un problema con una carta di credito revolving, finendo segnalata per “grave morosità non sanata” di €1.000 (ha poi saldato tutto, ma solo dopo che la finanziaria aveva già revocato e segnalato, quindi la segnalazione di “sofferenza” resterà 36 mesi dalla chiusura, dunque c’è ancora per un anno circa da oggi). Ora Alessia vorrebbe €5.000 per ristrutturare e ammodernare il piccolo ufficio che ha appena preso in affitto e per investire in marketing online, al fine di attrarre più clienti.
Tentativi e percorso:
- Alessia inizia chiedendo un prestito personale di €5.000 alla banca dove ha il conto (gruppo bancario nazionale). Dichiara il suo reddito con l’ultima dichiarazione. La risposta purtroppo è negativa: la banca motiva che, a fronte di un reddito considerato basso e discontinuo (da autonoma), la presenza di una sofferenza pregressa la colloca in una classe di rischio troppo alta. Le suggeriscono di riprovare quando avrà uno storico più solido o con un garante.
- Alessia non ha garanti disponibili (i genitori sono pensionati ma hanno già una cessione del quinto in corso, quindi la banca li ha rifiutati come garanti). Non possiede immobili da offrire in garanzia. Decide di provare il canale fintech: si registra su una piattaforma di prestito P2P (Prestiamoci). Compila il profilo, chiede €5.000 in 3 anni per “ristrutturazione ufficio”, carica i documenti (dichiarazione redditi, estratto conto). L’algoritmo la classifica con un rating piuttosto basso, diciamo “E”, a causa della segnalazione e del reddito non elevato. Ciò non blocca la pubblicazione, ma impone un tasso alto (es. TAN 14%). La sua richiesta va a mercato: dopo 15 giorni, solo il 50% circa dell’importo è stato offerto dai prestatori (gli investitori evidentemente sono cauti su rating E). Il tempo scorre; allo scadere del periodo di asta (che dura ad es. 30 giorni) la richiesta non è completamente finanziata, quindi viene annullata. Alessia perde un mese senza ottenere nulla.
- Non si arrende: prova con un’altra piattaforma, Smartika, che ha un funzionamento leggermente diverso (il fondo comune degli investitori finanzia direttamente le classi di rischio). Lì il suo prestito viene approvato in automatico, sempre a tasso alto, e dopo verifica dei documenti, riceve sul conto €5.000 nel giro di 2 settimane. La rata è di circa €170 al mese per 36 mesi.
- Alessia confronta il costo totale: con la piattaforma pagherà interessi per circa €1.000 euro in 3 anni (TAN 13% circa, più commissioni). Non è economico, ma comunque competitivo rispetto a un eventuale prestito cambializzato o alle carte revolving. Soprattutto, ha ottenuto il credito senza garante e senza dover attendere la cancellazione della segnalazione.
Esito: in questo scenario, il social lending ha offerto ad Alessia un’opportunità che la banca tradizionale non dava. Va detto che questo è un esito possibile ma non garantito: se anche la seconda piattaforma l’avesse rifiutata, Alessia avrebbe dovuto probabilmente ripiegare su un piccolo prestito cambializzato o chiedere aiuto a colleghi. Oppure attendere la cancellazione della sofferenza l’anno seguente e riprovare in banca. Ma qui il P2P ha funzionato, permettendole di migliorare lo studio. Se Alessia rimborserà con puntualità tutte le rate, alla fine avrà anche costruito un nuovo record positivo su quella piattaforma (alcune segnalano i dati a CRIF come prestiti regolari) e, trascorsi i 36 mesi dalla vecchia sofferenza, il suo credit score generale migliorerà sensibilmente. Potrà magari allora consolidare il debito a tasso migliore con un prestito bancario.
Caso 3: “Commerciante sovraindebitato – tra legge 3/2012 e antiusura”
Profilo: Giovanni, 50 anni, commerciante (gestisce un negozio di abbigliamento). Negli ultimi anni la sua attività è andata male: si è indebitato con fornitori, con il fisco e ha 3 prestiti personali attivi. Attualmente ha circa €80.000 di debiti totali (tra banche e non) e non riesce più a pagarli regolarmente. È già stato classificato cattivo pagatore in CRIF su due prestiti e ha subito un pignoramento sul conto da parte di un creditore. Giovanni è fortemente sovraindebitato. Nonostante ciò, avrebbe bisogno di nuova liquidità (anche solo €10.000) per tenere aperto il negozio e comprare merce, altrimenti chiuderà e perderà tutto. Le banche ovviamente non gli concedono nulla in queste condizioni.
Percorso possibile:
- Giovanni si rivolge a una Fondazione antiusura segnalata dalla sua parrocchia locale. Viene preso in carico da un consulente, il quale esamina la sua situazione: purtroppo nota che il livello di debiti è probabilmente troppo alto perché un nuovo prestito risolva qualcosa – servirebbe piuttosto una ristrutturazione generale. La fondazione tuttavia vede che Giovanni è meritevole (non ha sperperato, è stato solo sfortunato con crisi del commercio e lockdown) e decide di aiutarlo in due modi: (a) supporto legale per accedere a una procedura di sovraindebitamento per liberarlo dai debiti pregressi; (b) una garanzia sul prestito antiusura per dargli liquidità immediata e salvare il negozio dal collasso.
- Viene attivato l’Organismo di Composizione della Crisi (OCC) locale: Giovanni presenta un’istanza al Tribunale per un piano del consumatore, proponendo di pagare solo il 30% dei suoi €80k debiti in 5 anni usando i futuri utili dell’attività, e chiedendo l’esdebitazione del restante 70%. Nel frattempo, grazie all’interessamento della Fondazione, una banca convenzionata eroga a Giovanni un prestito di €10.000 con copertura 80% del Fondo di Prevenzione Usura (art. 15 L.108/96). La fondazione firma per garantire l’altro 20%. Questo prestito ha durata 5 anni, rata ~€200/mese a tasso agevolato 3%, ed è finalizzato a sostenere l’attività.
- L’operazione è complessa, ma in pochi mesi Giovanni ottiene sia il nuovo prestito (che usa per comprare nuova merce e pagare bollette arretrate, così il negozio resta aperto), sia l’omologazione del piano di sovraindebitamento dal giudice. I creditori di Giovanni vengono messi in stand-by e inizieranno a ricevere i pagamenti parziali secondo il piano, mentre tutte le esecuzioni (pignoramenti) cessano.
- Con il negozio rifinanziato, Giovanni riprende a lavorare. Pagherà regolarmente le rate del nuovo prestito antiusura (prioritario, sennò tradirebbe la fiducia della fondazione) e contestualmente verserà le somme previste dal piano ai creditori (principalmente provenienti dagli incassi dell’attività). A fine dei 5 anni, se rispetterà il piano, il Tribunale lo dichiarerà esdebitato dal residuo debito (ipotizziamo ne paga €24k su €80k, il resto stralciato). Il prestito antiusura sarà anch’esso finito di rimborsare.
Esito: Giovanni è riuscito a evitare il fallimento totale grazie all’utilizzo sinergico di strumenti legali e di credito agevolato. Dal punto di vista del merito creditizio, nel breve termine resta contrassegnato come cattivo pagatore (anzi, peggiora: durante la procedura i creditori insoluti restano tali nelle banche dati). Non avrebbe accesso ad altri crediti commerciali durante questo periodo. Tuttavia, dopo l’esdebitazione, la sua situazione finanziaria sarà molto migliorata (niente più debiti tranne eventualmente il mutuo di casa se c’era e non è stato toccato). Con il tempo, potrà ricostruirsi una reputazione, magari iniziando con piccoli ordini dai fornitori pagati in anticipo, e gradualmente, se gli affari tornano profittevoli, anche la banca potrebbe dargli fiducia (magari proprio quella che ha erogato il prestito antiusura, vedendo che è stato puntuale). Questo caso evidenzia che quando la situazione è gravemente compromessa, la soluzione non è cercare l’ennesimo prestito sperando di tamponare, ma serve un “reset”. In più, mostra come i Fondi antiusura possano intervenire per evitare la chiusura di attività sane ma indebitate, fornendo liquidità con garanzia statale in momenti cruciali.
Caso 4: “Freelance giovane con lieve incidente creditizio – riabilitazione e microcredito”
(Un ultimo esempio sintetico, per variare scenario.)
Profilo: Sara, 28 anni, web-designer freelance. Anni fa, da studentessa, fece una piccola dilazione per comprare un computer e tardò su alcune rate, finendo segnalata (poi ha pagato tutto). Ora vorrebbe aprire una partita IVA e avviare una micro-agenzia di servizi digitali, magari assumendo un collega. Le servono ~€15.000 per partire (marketing, attrezzature, ecc.). Non ha risparmi né garanzie, e la vecchia segnalazione (ritardi di 2 rate poi sanati) è ancora visibile ma in scadenza a breve (sono passati 11 mesi dalla regolarizzazione, quindi tra 1 mese si cancellerà).
Percorso: Sara si informa ed aderisce a un programma locale di formazione all’imprenditorialità collegato all’Ente Nazionale Microcredito (iniziativa “Yes I Start Up” per NEET, per esempio). Completa il corso e prepara un business plan con l’aiuto dei tutor. Decide di richiedere un microcredito MISE da €15.000. La domanda viene presentata in banca tramite un facilitatore accreditato. Nel frattempo, il tutor consiglia a Sara di aspettare qualche settimana prima che la banca deliberi, così che intanto passino i 12 mesi e la segnalazione dei ritardi scompaia dal CRIF. Così avviene: al momento dell’istruttoria formale, la banca vede il suo storico pulito (a parte quel vecchio incidente ormai non più nei sistemi). Valuta il progetto, che è convincente: poca spesa di investimento, settore promettente, tutor che garantisce assistenza. La garanzia statale 80% sul microcredito fa il resto. La banca eroga a Sara €15.000, da rimborsare in 7 anni a tasso fisso 5%. Con quei fondi, Sara apre la partita IVA, acquista software professionali, fa pubblicità e avvia l’attività.
Esito: Un caso “win-win”: la segnalazione negativa di Sara era lieve e l’attesa di poche settimane ha permesso la cancellazione automatica, migliorando subito il suo credit scoring. Inoltre, Sara ha sfruttato un canale di finanziamento pubblico garantito (microcredito) pensato per soggetti nuovi e senza storie creditizie solide. Questo conferma due lezioni: (1) a volte il tempo gioca a favore – se una segnalazione sta per scadere, meglio attendere la sua rimozione prima di chiedere un prestito importante; (2) gli strumenti di supporto pubblico ai giovani professionisti/imprenditori possono superare le rigidità del sistema bancario, guardando più al merito dell’idea che alle informazioni creditizie passate.
Conclusioni
Abbiamo esplorato in dettaglio il tema dei prestiti per lavoratori autonomi con storie creditizie problematiche. La domanda iniziale – “Esistono o no tali prestiti?” – trova una risposta articolata: sì, esistono soluzioni, ma non sono né facili né a portata di mano di tutti. Un autonomo segnalato come cattivo pagatore o protestato dovrà in genere soddisfare condizioni più stringenti (fornire garanzie, accettare tassi più alti o importi minori) e potrebbe dover ricorrere a canali alternativi rispetto al classico prestito bancario. Tuttavia, l’ordinamento italiano e il mercato finanziario offrono diversi strumenti per evitare che un pregresso errore o rovescio di fortuna condanni per sempre all’esclusione dal credito.
Dal punto di vista giuridico, abbiamo visto come la normativa contempli sia meccanismi di “pulizia” (cancellazione delle segnalazioni negative dopo un tempo definito, riabilitazione dei protesti, procedure di esdebitazione) sia interventi di supporto (fondi di garanzia pubblici, fondi antiusura). Un consulente legale che assista un imprenditore in queste situazioni dovrà padroneggiare tali norme per consigliare azioni appropriate: ad esempio, se possibile, riabilitare un protesto prima di cercare un finanziamento, o ancora valutare se proporre un piano ex Legge 3/2012 invece di rincorrere finanziamenti su finanziamenti. La giurisprudenza di Cassazione ha chiarito alcuni aspetti chiave, come l’obbligo di preavviso nelle segnalazioni (a tutela del debitore), e ha riconosciuto il risarcimento del danno in caso di segnalazioni illegittime. Ciò significa che esiste tutela anche per chi fosse indebitamente “bollato” come cattivo pagatore senza giusta causa: un elemento importante da tenere a mente.
Dal punto di vista imprenditoriale, chi si trova in queste acque agitate deve muoversi con un mix di prudenza e intraprendenza: prudenza nel non cadere preda di offerte facili (che spesso nascondono costi usurari o rischi di aggravare la situazione), intraprendenza nel cercare soluzioni creative e nel saper presentare in modo convincente la propria richiesta di credito (magari facendosi aiutare da associazioni di categoria o consulenti del lavoro per preparare documenti e business plan). La fiducia è la valuta più scarsa in questi casi: ricostruirla è lungo, ma appoggiarsi a chi ce l’ha (un garante fidato, un confidi stimato, un tutor di microcredito) può trasferire parte di quella fiducia a proprio favore agli occhi del finanziatore.
In conclusione, le porte del credito non sono completamente chiuse per autonomi protestati o segnalati, ma spesso socchiuse: occorre trovare la chiave giusta per aprirle. Questa chiave può essere una garanzia solida, un istituto dedicato, uno strumento legale o semplicemente il decorrere del tempo unito a comportamenti virtuosi. L’importante è non cedere alla disperazione né agli usurai, bensì utilizzare gli strumenti leciti disponibili, conoscendo i propri diritti (ad esempio il diritto alla cancellazione dei dati scaduti) e doveri, magari con l’ausilio di professionisti qualificati. Con determinazione e le corrette informazioni – alcune delle quali abbiamo fornito in questa guida – è possibile ottenere quel finanziamento che serve per dare respiro all’attività e permettere a un lavoratore autonomo di rimettersi in carreggiata.
Bibliografia, Normativa di Riferimento e Fonti
Normativa primaria:
- R.D. 21 dicembre 1933 n.1736 – Legge Cambiaria e Assegni. (Disciplina degli assegni bancari: protesto e conseguenze).
- D.P.R. 5 gennaio 1950 n.180 – Testo Unico sul sequestro, pignoramento e cessione di stipendi (Disciplina base della cessione del quinto).
- Legge 12 febbraio 1955 n.77 – Disposizioni sulla cambiale e sul protesto (Cancellazione protesti di cambiali).
- Legge 7 marzo 1996 n.108 – Disposizioni in materia di usura. (Art. 15 – Fondo di prevenzione usura; art. 17 – riabilitazione protestati).
- D.Lgs. 1° settembre 1993 n.385 – Testo Unico Bancario (TUB). (Art. 124-bis Valutazione merito creditizio; Art. 125 obblighi credito ai consumatori; Titolo V SIC; Art. 120-terdecies rimedi per concessione irresponsabile).
- D.Lgs. 13 agosto 2010 n.141 – (recepimento Dir. 2008/48/CE credito consumatori, integrazioni al TUB).
- Codice in materia di protezione dei dati personali – D.Lgs. 196/2003 e GDPR UE 2016/679. (Regole su trattamento dati creditizi).
- D.L. 27 giugno 2015 n.83 conv. L.132/2015 – (Estensione Fondo Garanzia PMI ai professionisti e al microcredito).
- D.Lgs. 14/2019 – Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. (Artt. 65-88 procedure da sovraindebitamento per consumatori e piccoli imprenditori; esdebitazione del debitore incapiente art. 282).
- Legge 30 dicembre 2020 n.178 (Legge Bilancio 2021) – (ha semplificato l’accesso al Fondo garanzia PMI durante Covid; introdotta fascia unica di valutazione temporanea).
- D.L. 18 ottobre 2023 n.145 conv. L. 14 dicembre 2023 n.205 – (Riforma Fondo Garanzia PMI dal 2024: esclusione imprese fascia 5 rating).
Giurisprudenza e prassi:
- Cass. Civ. Sez. I, ord. 13 dicembre 2021 n. 39769 – Segnalazione a SIC e obbligo di preavviso (limiti applicativi, solo per credito ai consumatori).
- Cass. Civ. Sez. I, 22 giugno 2018 n. 16601 – Illegittima segnalazione in Centrale Rischi – risarcimento danni: onere del danneggiato di provare concreto pregiudizio; preavviso come requisito procedurale.
- Cass. Civ. 20 febbraio 2018 n.4096 – Segnalazione “a sofferenza” in Centrale Rischi: deve basarsi su situazione patrimoniale grave del cliente (insolvenza), altrimenti è errata.
- Cass. Civ. 26 giugno 2019 n. 17110 – Prestiti con tassi oltre soglia usura pattuiti per “rischio cattivo pagatore”: nullità della clausola.
- ABF – Collegio di Roma, dec. n.6087/2015 – Obbligo di preavviso di segnalazione: 15 giorni prima, forma scritta, anche per CRIF (richiamata da giurisprudenza successiva).
- ABF – varie decisioni 2019-2022 – su cancellazione segnalazioni a seguito saldo e stralcio o errori (principio: banca deve aggiornare entro 30 gg, danno morale da illegittima segnalazione risarcibile circa 1000-2000€).
Siti istituzionali utili per aggiornamenti:
- Banca d’Italia – Centrale dei Rischi: guide per l’utente.
- Camera di Commercio locale – Ufficio Protesti: modulistica per cancellazione protesti.
- OCC regionali – portali per sovraindebitamento (elenchi sul Ministero Giustizia).
- MEF e MIMIT – sezioni dedicati a garanzia PMI e incentivi imprese (decreti attuativi, circolari).
- ABI (Italian Banking Association) – linee guida su credito responsabile.
- Portale “Credito al Consumo” dell’Arbitro Bancario Finanziario – decisioni su controversie frequenti.
Nota Bene: La situazione legislativa e di mercato del credito è in continua evoluzione. Ad esempio, la nuova Direttiva Europea sul Credito ai Consumatori 2023/2165/UE introdurrà ulteriori obblighi di verifica del merito creditizio e forse nuovi diritti informativi per i consumatori (recepimento atteso entro il 2026). Anche il Fondo di Garanzia PMI viene periodicamente modificato via legge di bilancio. È fondamentale quindi mantenersi aggiornati tramite fonti ufficiali (Gazzetta Ufficiale, siti ministeriali) e atti normativi più recenti rispetto alla data di questa guida.
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Esistono soluzioni alternative e strategie legali per ripartire anche se sei segnalato.
La verità sui prestiti per segnalati e protestati
Le banche tradizionali rifiutano quasi sempre chi è segnalato in Centrale Rischi (CRIF, CERVED, Experian) o ha subito protesti.
Per loro sei “non affidabile” anche se la situazione è temporanea o gestibile.
Ma questo non significa che sei senza via d’uscita.
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Cosa puoi fare concretamente
🔹 Valutare strumenti come il Piano del Consumatore o il Concordato Minore, se hai più debiti fuori controllo
🔹 Trattare con i creditori per ottenere stralcio, rateizzazione o saldo e stralcio
🔹 Evitare nuove segnalazioni negative
🔹 Costruire le basi per tornare ad avere accesso al credito
📌 Nessuna “finanziaria miracolosa”, solo strategie legali reali, verificate e praticabili.
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🎓 Le qualifiche dell’Avvocato Giuseppe Monardo
✔️ Esperto in diritto bancario e crisi da sovraindebitamento
✔️ Gestore della Crisi – Ministero della Giustizia
✔️ Consulente per partite IVA, autonomi e piccoli imprenditori in difficoltà
✔️ Fiduciario di OCC e punto di riferimento per chi ha segnalazioni negative
Conclusione
Essere segnalati o protestati non è una condanna a vita.
Con il supporto giusto puoi sistemare la tua posizione, difenderti legalmente e costruire il tuo rientro nel mondo del credito.
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