Avvocato Specializzato Nel Contenzioso Tributario: Cosa Fa

Sei alle prese con un accertamento fiscale, una cartella esattoriale o un ricorso già in corso e cerchi un avvocato esperto che ti difenda contro l’Agenzia delle Entrate?

Questa guida dello Studio Monardo – avvocati specializzati nel contenzioso tributario e nella tutela del contribuente – è pensata per offrirti un supporto concreto, competente e tempestivo.

Scopri quando è indispensabile affidarsi a un avvocato tributarista, quali sono le strategie più efficaci per impugnare gli atti del Fisco, come funziona il processo davanti alla Corte di Giustizia Tributaria e quali risultati puoi ottenere con una difesa tecnica ben costruita.

Alla fine della guida troverai tutti i contatti per richiedere una consulenza riservata, esaminare nel dettaglio il tuo caso e costruire con uno specialista una strategia di difesa solida, personalizzata ed efficace.

Introduzione:

L’avvocato specializzato nel contenzioso tributario è una figura professionale cruciale per imprese, professionisti e privati che si trovano a dover fronteggiare contestazioni da parte dell’amministrazione finanziaria. Questa specializzazione richiede una preparazione approfondita sia in diritto tributario sostanziale, cioè sulle norme che regolano le imposte, sia in diritto processuale tributario, ovvero sulle regole che disciplinano lo svolgimento delle controversie davanti alle Corti di Giustizia Tributaria. L’avvocato tributarista opera principalmente nell’ambito del contenzioso, che si apre quando il contribuente decide di impugnare un atto dell’amministrazione ritenuto illegittimo o infondato, come un avviso di accertamento, una cartella esattoriale, un atto di recupero crediti o un diniego di rimborso. Il ruolo dell’avvocato inizia già nella fase precontenziosa, dove fornisce consulenza sulla convenienza di agire, sulla possibilità di ricorrere a strumenti deflattivi come la mediazione, la conciliazione o l’adesione all’accertamento, e sulla costruzione della strategia difensiva più idonea.

Successivamente, l’avvocato redige il ricorso tributario, assicurandosi che esso sia conforme ai requisiti formali e sostanziali imposti dalla legge, e lo notifica nei termini previsti all’ufficio competente. Cura il deposito presso la segreteria della corte, si occupa dello scambio di memorie con l’amministrazione, della raccolta delle prove e della preparazione dell’udienza. La capacità di argomentazione giuridica, la conoscenza della giurisprudenza e l’esperienza nei procedimenti tributari sono elementi essenziali che distinguono l’avvocato tributarista da un generico difensore. In sede di udienza, l’avvocato ha il compito di esporre con chiarezza e precisione i motivi di ricorso, rispondere alle domande del giudice, smontare le argomentazioni dell’amministrazione e sottolineare eventuali violazioni procedurali o errori interpretativi. La difesa orale si affianca alla documentazione scritta e può incidere in modo determinante sulla decisione finale.

In caso di esito sfavorevole, l’avvocato valuta con il cliente l’opportunità di impugnare la sentenza in secondo grado o in Cassazione, redige l’atto di appello o il ricorso per legittimità e ne cura la notifica e il deposito, seguendo con attenzione i termini processuali. L’avvocato tributarista non si limita a svolgere una funzione tecnica, ma ha anche un ruolo consulenziale e strategico. Spesso è chiamato a valutare i rischi fiscali di operazioni complesse, a fornire pareri preventivi, a partecipare a incontri con l’Agenzia delle Entrate e a negoziare accordi con l’amministrazione. Inoltre, nei casi più delicati, come quelli che presentano profili penali (ad esempio per omessa dichiarazione, dichiarazione fraudolenta, indebita compensazione), l’avvocato tributarista collabora con penalisti di fiducia per assicurare una difesa integrata. La specializzazione in contenzioso tributario richiede aggiornamento costante, conoscenza delle evoluzioni legislative e della giurisprudenza delle corti di merito, della Cassazione e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Le materie tributarie sono infatti soggette a frequenti modifiche e interpretazioni contrastanti, il che rende indispensabile una preparazione dinamica e rigorosa. Un buon avvocato tributarista conosce anche i profili contabili e aziendali della materia, poiché le controversie riguardano spesso la ricostruzione dei redditi, la deducibilità dei costi, la detraibilità dell’IVA, la corretta applicazione di imposte locali, la valutazione di beni e operazioni straordinarie. La capacità di dialogare con commercialisti, revisori e consulenti aziendali è quindi fondamentale per una difesa efficace. Non meno importante è la capacità relazionale e la sensibilità alle dinamiche psicologiche del cliente, che spesso vive il contenzioso tributario con stress e preoccupazione. L’avvocato deve saper comunicare in modo chiaro, realistico e rassicurante, spiegare le prospettive della causa, i tempi, i costi, le possibili soluzioni alternative e i rischi connessi.

L’assistenza può anche comprendere la gestione di situazioni di emergenza, come il blocco dei conti bancari, i pignoramenti, i fermi amministrativi o le iscrizioni ipotecarie, rispetto ai quali l’avvocato può predisporre ricorsi d’urgenza, istanze di sospensione, opposizioni agli atti esecutivi o trattative con l’agente della riscossione. Per svolgere questo ruolo, l’avvocato deve essere iscritto all’Ordine forense e abilitato al patrocinio tributario. Molti professionisti scelgono di conseguire titoli specialistici in diritto tributario, di frequentare master, scuole di alta formazione, corsi accreditati o di entrare in associazioni professionali che garantiscono standard elevati. Alcuni studi legali sono interamente dedicati al diritto tributario, mentre altri integrano il dipartimento fiscale in strutture multidisciplinari che si occupano anche di diritto societario, fallimentare e amministrativo.

La scelta dell’avvocato tributarista deve avvenire sulla base della sua esperienza specifica in casi simili, della chiarezza nel rapporto professionale, della disponibilità al confronto e della reputazione costruita nel settore. In un contenzioso che può durare anni e avere impatti notevoli sulla vita economica del cliente, la fiducia tra avvocato e assistito è un elemento determinante. In definitiva, l’avvocato specializzato nel contenzioso tributario è un alleato prezioso per affrontare, prevenire e gestire in modo strategico le controversie con il fisco. La sua azione incide non solo sul piano giuridico, ma anche su quello finanziario, reputazionale e organizzativo del contribuente. Affidarsi a un professionista con queste competenze significa aumentare le probabilità di successo e ridurre l’incertezza che accompagna ogni procedimento tributario.

Competenze e Ruolo dell’Avvocato TributaristaDescrizione sintetica
Redazione e gestione del ricorsoStesura conforme alla legge, notifica e deposito nei termini
Difesa in udienzaDiscussione orale, esposizione dei motivi, risposte alle domande del giudice
Analisi precontenziosa e consulenza preventivaValutazione dei rischi fiscali e delle strategie difensive possibili
Ricorsi in appello e CassazionePredisposizione atti di impugnazione nei gradi superiori
Conoscenza giuridica e aggiornamento normativoStudio continuo di norme e giurisprudenza di merito e legittimità
Collaborazione interdisciplinareDialogo con commercialisti, revisori, consulenti tecnici per difese complesse
Gestione emergenze fiscaliRicorsi d’urgenza, istanze di sospensione, opposizioni esecutive
Assistenza in casi penali tributariCoordinamento con penalisti in caso di reati fiscali
Requisiti professionaliIscrizione all’albo, formazione specialistica, esperienza documentata
Relazione con il clienteComunicazione chiara, gestione delle aspettative, supporto costante

Qual è il ruolo dell’Avvocato Tributarista

L’avvocato tributarista è un professionista forense con competenze specifiche in materia fiscale e procedurale. Si occupa di analizzare gli atti impositivi e offrire consulenza preventiva (es. istruttoria, deposito documenti, contraddittorio), redigere e notificare ricorsi tributari entro i termini di legge e difendere il cliente nelle aule della giustizia tributaria. Inoltre, cura la difesa penale fiscale in caso di reati tributari (es. frode IVA, dichiarazione infedele, omesso versamento). In Italia il patrocinio in Commissione/Corte tributaria può essere esercitato non solo da avvocati, ma anche da commercialisti ed esperti contabili (se iscritti negli albi previsti). Tuttavia per i contribuenti persone giuridiche e per controversie di importo superiore alla soglia (oggi €3.000, soglia aumentata con le ultime riforme) l’assistenza tecnica di un legale abilitato è obbligatoria. Anche quando non è obbligatoria (controversie minori), è vivamente consigliato rivolgersi a un avvocato tributarista: le procedure sono complesse, i termini brevi (spesso 60 giorni) e i rischi di errori formali (che possono rendere il ricorso irricevibile) sono elevati.

Gli organi della giustizia tributaria

La giurisdizione tributaria ha un doppio grado di giudizio: la Corte di Giustizia Tributaria di I grado (ex Commissione Tributaria Provinciale) e di II grado (ex Commissione Tributaria Regionale). Dal 2023 le Commissioni Provinciali/Regionali sono state rinominate “Corti di Giustizia Tributaria”. Le controversie di modesto valore (oggi fino a €3.000) sono decise da un solo giudice (giudice monocratico), mentre per importi superiori la decisione è collegiale (tre giudici). Le sentenze di primo grado possono essere appellate davanti alla Corte di II grado (CTR), e da questa si può impugnare in Cassazione (sezione specializzata in materia tributaria).

Atti impugnabili e competenze

Possono essere impugnati soltanto gli atti espressamente indicati dall’art. 19 del D.Lgs. 546/1992 e dalle norme fiscali speciali. Tra i principali si ricordano:

  • Avvisi di accertamento e liquidazione emessi dall’Agenzia delle Entrate (IRPEF, IRES, IVA, IRAP, ecc.), nonché le relative comunicazioni di sanzioni e recupero di costi e premi.
  • Avvisi di irrogazione di sanzioni fiscali (artt. 13-18 D.Lgs. 471/1997 e s.m.).
  • Cartelle di pagamento e ruoli emessi dall’Agenzia Entrate–Riscossione (ex Equitalia) per imposte accertate definitivamente (compresi rateizzazioni scadute).
  • Ingiunzioni fiscali degli enti locali (ex D.P.R. 46/1999 per tributi comunali come IMU, TARI, TASI) e di altri enti pubblici.
  • Avvisi di iscrizione a ruolo, avvisi di addebito contributivo (INPS/INAIL, tranne l’avviso di addebito INPS che segue un giudizio ordinario), ecc.
  • Atti di riscossione forzata: fermi amministrativi, ipoteche, pignoramenti (immobili o somme presso terzi) intimati dall’Agente della Riscossione. Anche questi atti secondari possono essere impugnati se risultano vizi procedurali o violazioni dei limiti di legge.

In sintesi, il contribuente può ricorrere in Commissione/Corte tributaria avverso tutti gli atti che comportano l’addebito di tributi, interessi o sanzioni. In ogni caso il termine per proporre il ricorso è di 60 giorni dalla data di notifica dell’atto (questo termine può aumentare per sospensioni di legge: p.es. se il termine scade in agosto si aggiungono 31 giorni). Se si opta per l’accertamento con adesione, la presentazione dell’istanza sospende automaticamente il termine di ricorso per 90 giorni.

Gli atti con “” possono in parte seguire procedure differenti (p.es. opposizione in sede civile per fermo/ipoteca e per l’avviso di addebito INPS).

Fasi del procedimento

Il ricorso tributario si svolge in modalità telematica (portale SIGIT, PEC). Dopo aver notificato il ricorso, il contribuente lo deposita elettronicamente presso la segreteria della Corte di I grado, allegando copia dell’atto impugnato e la ricevuta di versamento del contributo unificato. L’amministrazione resistente deposita poi le proprie memorie (di norma entro 60 giorni). Il giudice può fissare un’udienza di discussione, ma spesso decide senza contraddittorio orale (in camera di consiglio) sulla base dei documenti. La sentenza di primo grado è resa entro i tempi di legge (di solito alcuni mesi). Contro di essa si può fare appello alla Corte di II grado entro 60 giorni (se la parte vittoriosa la notifica, altrimenti il termine è di 6 mesi dalla pubblicazione). L’appello stesso è discusso oralmente o con memorie, e termina con una nuova sentenza collegiale. Infine, in presenza di questioni di diritto rilevanti, si può ricorrere in Cassazione entro 60 giorni dalla notifica della sentenza di secondo grado.

Quali Sono gli strumenti deflattivi del contenzioso

Prima di procedere in giudizio, il contribuente può ricorrere a vari strumenti deflattivi/agevolativi:

  • Autotutela: l’Amministrazione può annullare, rettificare o sgravare un atto illegittimo o errato di propria iniziativa o su istanza del contribuente (cfr. D.P.R. 602/1973, art.2-bis). Questo evita il ricorso se l’ente ammette l’errore.
  • Accertamento con adesione: procedura volontaria (D.Lgs. 218/1997) che consente di definire consensualmente un avviso di accertamento/liquidazione, con riduzioni su imposte, sanzioni (ridotte a 1/3) e interessi, oltre a piani di rateizzazione agevolati. L’istanza va di norma presentata entro 60 giorni dalla notifica dell’atto (sospendendo il termine di ricorso per 90 giorni). Se raggiunto l’accordo, il contribuente paga subito la prima o unica rata e non impugna il vecchio atto.
  • Conciliazione tributaria: in sede giudiziale (art. 48 D.Lgs. 546/92) le parti possono chiudere la causa con un accordo anche dopo il ricorso, versando una somma e chiedendo l’omologazione. Gli uffici tendono a potenziare questo strumento come via alternativa al giudizio.
  • Definizione agevolata delle controversie: ad esempio, la Legge di Bilancio 2023 (L.197/2022) ha previsto la possibilità di estinguere tutte le controversie tributarie pendenti al 1°1°2023 in ogni grado di giudizio versando le somme dovute secondo regole agevolate (60% di tributi, 5% di sanzioni, 50% di interessi). La Corte Costituzionale ha già confermato la legittimità di questa definizione agevolata. Con la domanda e il versamento delle somme previste, il giudizio si estingue con decreto (o ordinanza se già fissata data per la sentenza).
  • Rottamazione e dilazioni: programmi di rateazione e “rottamazione” delle cartelle (p.es. piani l. 119/2018, L. 197/2022), permettono di sanare debiti tributari riducendo interessi e sanzioni, che può di fatto mettere fine al contenzioso.
  • Remissione in termini: nel processo tributario è ammessa la rimessione in termini (art.2-bis D.Lgs.546/92) per termini di decadenza non rispettati per validi motivi (errore, malattia, calamità, ecc.), analogamente al processo civile.
  • Altri strumenti: ravvedimento operoso (regolarizzazione spontanea), compensazioni tributarie, comunicazioni di irregolarità (“avvisi bonari”) con pagamento spontaneo ridotto, collaborazioni rafforzate (art.11-bis Tuir), ecc. Ciascuno può essere valutato con il proprio avvocato prima o durante il contenzioso.

Processo penale-tributario Parallelo al Contenzioso

Parallelamente al contenzioso fiscale “civile”, esiste il processo penale tributario, regolato dal D.Lgs. 74/2000 (“Codice penale tributario”). Sono puniti reati come la dichiarazione infedele (art. 4 D.Lgs.74/2000), la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false (art. 5), l’omesso versamento IVA (art. 10), l’indebita compensazione (art. 13), e altri. Il contribuente può essere indagato/preso dalla Guardia di Finanza per queste fattispecie. L’avvocato tributarista con competenze penali assiste il cliente in tutte le fasi: risponde agli accertamenti ispettivi, partecipa agli interrogatori, deposita memorie difensive, e difende l’imputato in udienza penale (anche negoziando un patteggiamento, che spesso corrisponde all’adesione civilistica). È importante agire di concerto con la difesa tributaria: ad es., talvolta un patteggiamento penale equivale a una “definizione agevolata” nel civile. L’esito penale può anche avere ripercussioni sulla controversia tributaria: per esempio, una sentenza penale di non doversi procedere (o assoluzione) può bloccare il ricalcolo dell’imposta in sede tributaria, mentre una condanna definitiva impedisce di nuovo ricorrere per gli stessi fatti (art. 12-bis D.Lgs.546/92).

Avvocato Specializzato Nel Contenzioso Tributario: Un Riassunto delle competenze

  • Tipi di atti impugnabili e termini: vedi tabella sopra.
  • Tipi di giudizio e organi competenti: vedi testo (Commissioni/Corti I/II grado, Cassazione).
  • Strumenti deflattivi: vedi elenco sopra e tabella seguente.
Strumento deflattivoDescrizione sinteticaRiferimenti normativi / note
Autotutela amministrativaAnnullamento o rettifica di un atto fiscale da parte dell’Amministrazione su istanza del contribuente, prima del giudizio.D.P.R. 602/1973 art.2-bis (sgravio), circolari ad hoc.
Accertamento con adesioneDefinizione concordata di un avviso d’accertamento/liquidazione; riduce imposte e sanzioni, con rateizzazione agevolata. L’istanza va presentata entro 60 giorni dalla notifica e sospende il termine di ricorso per 90 giorni.D.Lgs. 218/1997 (art.2-15); D.P.R. 600/1973 art.17.
Conciliazione giudizialeAccordo tra contribuente e Amministrazione in sede processuale per definire la lite (depos. di cauzione e patteggiamento del processo).Art. 48 D.Lgs. 546/1992.
Definizione agevolata controversieEstinzione delle liti tributarie pendenti pagando le somme dovute secondo regole agevolate (ad es. L.197/2022). La sentenza o ordinanza la dichiara estinto il processo.Legge 197/2022, art.1 commi 198-201.
Mediazione tributaria * (esito 2023)Procedura obbligatoria precedentemente prevista (art.17-bis D.Lgs.546/92) per contenziosi minori. Abrogata dal 2023 in presenza del contraddittorio preventivo obbligatorio.Abrogato (Legge 197/2022 e D.Lgs.219/2023).
Rottamazioni/RateizzazioniDefinizioni agevolate di debiti fiscali e di riscossione (p.es. “rottamazione” cartelle, piani di rateazione straordinaria) che riducono interessi e sanzioni.D.L. 119/2018, D.L. 4/2019, L. 197/2022, ecc.
Remissione in terminiRipristina termini decadenziali per motivi di forza maggiore o errore, analogamente al processo civile.Art. 2-bis D.Lgs. 546/1992.

(*La mediazione tributaria in Commissione è stata di fatto sostituita dal nuovo contraddittorio preventivo – cfr. supra.)

FAQ – Domande frequenti

D: Che cos’è un atto impositivo “impugnabile” e entro quando devo ricorrere?
R: Sono impugnabili solo gli atti espressamente elencati dalla legge tributaria (art. 19 D.Lgs. 546/1992), in pratica gli atti che comportano un aggravio economico per il contribuente (avvisi di accertamento, liquidazioni, sanzioni, cartelle/ruoli, ingiunzioni fiscali, fermi, ipoteche, ecc.). Una volta ricevuto l’atto, bisogna presentare un ricorso scritto e notificarlo in generale entro 60 giorni dalla notificazione stessa (salvo particolari sospensioni legali). Se il termine scade in agosto si aggiungono 31 giorni di “sospensione feriale”. Non rispettare il termine (o rivolgersi al giudice sbagliato) rende il ricorso inammissibile e consolida l’atto, con possibile esecuzione forzata sul patrimonio.

D: Qual è il giudice competente e quando occorre un avvocato?
R: Gli atti tributari di primo grado si impugnano davanti alla Corte di Giustizia Tributaria di I grado (ex Commissione Tributaria Provinciale). Le sentenze di primo grado possono essere impugnate in appello presso la Corte di Giustizia Tributaria di II grado (ex CTR). A sua volta, la sentenza di appello può essere impugnata in Cassazione (sezione tributaria) entro 60 giorni dalla notifica. La legge richiede la presenza di un difensore abilitato (avvocato o professionista autorizzato) in tutti i gradi. Il contribuente può difendersi personalmente solo per controversie di valore molto limitato (sino a €3.000), ma l’intervento di un avvocato tributarista è quasi sempre consigliato per evitare errori di procedura. Per le persone giuridiche (società, imprese) la difesa tecnica è sempre obbligatoria, qualsiasi sia l’importo.

D: Cosa cambia tra il vecchio “reclamo-mediazione” e il nuovo contraddittorio preventivo?
R: Con le riforme più recenti (Legge 197/2022 e D.Lgs. 219/2023) è stato introdotto l’invito al contraddittorio prima di emanare l’atto impositivo definitivo. Prima dell’atto definitivo (accertamento, liquidazione, etc.) l’Ufficio deve invitare il contribuente a fornire controdeduzioni entro almeno 60 giorni. Questo obbligo sostituisce il vecchio reclamo amministrativo/”mediazione” obbligatoria: dal 2023 il contribuente non deve più fare alcun reclamo prima di ricorrere in giudizio, perché l’Ufficio è tenuto a svolgere il contraddittorio da sé. Attenzione però: non tutti gli atti richiedono il contraddittorio (sono esclusi quelli automatizzati o di controllo formale, individuati con decreto secondo le indicazioni del MEF). In ogni caso, se l’Ufficio non apre il contraddittorio o lo fa in modo formale, il contribuente può chiedere l’annullamento dell’atto per violazione dello Statuto del contribuente (art.6-bis).

D: Cos’è l’accertamento con adesione e quando conviene usarlo?
R: L’accertamento con adesione (D.Lgs. 218/1997) è uno strumento di definizione bonaria: serve a trovare un accordo prima di andare in tribunale. Se ricevi un avviso di accertamento o liquidazione, puoi chiedere all’Ufficio di trattare e concordare importi minori di imposta rispetto a quelli richiesti (in cambio di qualche concessione). Vantaggi: riduce notevolmente le sanzioni (portandole fino a 1/3 del minimo previsto) e permette fino a 8-12 rate trimestrali senza interessi elevati. L’istanza di adesione va presentata entro 60 giorni dalla notifica dell’avviso (sospendendo il termine di ricorso di ulteriori 90 giorni). Se si trova l’intesa, si firma l’atto di adesione e si pagano gli importi concordati (con agevolazioni fiscali e sanzioni ridotte). Se l’accordo non viene raggiunto, si può sempre ricorrere in Tribunale decorsi i 90 giorni.

D: Cosa succede se ricevo una cartella di pagamento o un pignoramento?
R: Anche la cartella di pagamento (ruolo esattoriale) è un atto impugnabile davanti alla Commissione tributaria. In pratica, dal momento della notifica hai 60 giorni per fare ricorso tributarista contro la cartella. Le motivazioni possono essere formali (es. errore nei dati, notifica difettosa) o sostanziali (es. presupposto d’imposta inesistente o già pagato). Se non si ricorre, la cartella diventa esecutiva: parte la riscossione coattiva. Se l’Agenzia ti notifica un pignoramento immobiliare o presso terzi (conto corrente, stipendio), puoi opporlo solo se ci sono vizi: ad es., ipoteca su prima casa (vietato dalla legge) o blocco di somme al di sopra dei limiti impignorabili. Questi atti di esecuzione forzata si basano sulla cartella (o sull’atto impositivo) e solo se quella è nulla si può ottenere lo sblocco. Infine, nota un caso speciale: per i contributi previdenziali INPS non pagati, l’ente emette un avviso di addebito (titolo esecutivo) con pagamento entro 60 giorni; questo caso si impugna non in sede tributaria ma davanti al Tribunale del Lavoro entro 40 giorni (in pratica si fa opposizione in sede civile).

D: Se sono coinvolto anche in un procedimento penale per reati fiscali, cosa cambia?
R: Il processo penale tributario segue codici e tempi diversi, ma un unico avvocato tributarista di solito segue entrambe le vicende. È importante difendersi sin dall’avvio del procedimento (sequestro di beni, interrogatori, rogatorie), presentare documenti che dimostrino i fatti (o errori del fisco) e gestire eventuali patteggiamenti. Spesso un patteggiamento (ad es. per frode IVA) equivale a una adesione anticipata in sede civile, per cui l’avvocato lavora anche per coordinare gli aspetti penali e fiscali. In ogni caso, il giudizio penale non sospende di per sé il contenzioso tributario (tranne che in caso di condanna, dove l’art.12-bis D.Lgs.546/92 ne blocca ulteriori impugnazioni per gli stessi fatti). Occorre quindi una difesa integrata: il tributarista valuta entrambi gli aspetti (ad es. un’assoluzione penale può rafforzare la posizione civile). In ogni fase il cliente gode di tutte le garanzie del diritto penale (custodia cautelare, riservatezza, facoltà di non rispondere, ecc.) che si aggiungono alle garanzie tributario-amministrative.

Fonti

  • Normativa primaria: D.Lgs. 546/1992 (Codice del processo tributario) e successive modificazioni; D.P.R. 600/1973 e D.P.R. 633/1972 (codici delle imposte dirette e IVA); D.Lgs. 218/1997 (accertamento con adesione); L. 212/2000 (Statuto del contribuente) art.6-bis (modificato da D.Lgs. 219/2023); L. 130/2022 (riforma giustizia tributaria); D.Lgs. 219/2023 e 220/2023 (attuazione delega fiscale 2022); L. 197/2022 (Legge di Bilancio 2023, definizione agevolata); D.Lgs. 74/2000 (codice penale tributario).
  • Giurisprudenza: Corte Cost. n.189/2024 (sul condono delle liti tributarie); Cass. SS.UU. n.24823/2015 (obbligo contraddittorio) e Cass. pen. n.9333/2024 (evoluzione reati IVA) e n.39483/2024 (interpretazioni D.Lgs.74/2000).
  • Prassi e Circolari: Atto di indirizzo MEF 29/2/2024 sull’art.6-bis (limiti del contraddittorio preventivo); circolari e risoluzioni Agenzia Entrate su contenzioso e adesioni; linee guida Dip. Giustizia Tributaria del MEF.
  • Siti istituzionali: Portale Agenzia Entrate (guide e FAQ sul contenzioso); Dip. Giustizia Tributaria (MEF) – guida al processo tributario.

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Conclusione

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Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
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