Come Uscire Dai Debiti Con Le Banche: Guida Dettagliata

Essere sommersi dai debiti bancari può sembrare schiacciante, ma esistono strategie pratiche e legali per uscirne con Studio Monardo.

Questa guida di Studio Monardo, gli avvocati che ti difendono dai debiti con le banche, rivolta sia ai privati cittadini sia agli imprenditori, illustra in modo aggiornato le soluzioni disponibili in Italia per liberarsi dai debiti bancari. Verranno esaminate le opzioni di negoziazione diretta, le forme di ristrutturazione del debito, le procedure legali previste dalla normativa italiana e anche gli aspetti psicologici e organizzativi per affrontare al meglio la situazione.

Per richiedere poi una consulenza diretta del nostro Studio Legale specializzato, in fondo alla guida troverai tutti i nostri riferimenti:

Indice delle Soluzioni:

  1. Accordo a saldo e stralcio
  2. Piani di rientro e rinegoziazione del debito
  3. Legge sul sovraindebitamento (L. 3/2012 aggiornata con Codice della Crisi d’Impresa)
  4. Concordato minore e liquidazione del patrimonio
  5. Pignoramenti e procedure esecutive
  6. Segnalazioni al CRIF e altre banche dati creditizie
  7. Ripristino del merito creditizio
  8. Gestione dei rapporti con i creditori e con le banche
  9. Come Uscire dai Debiti con le Banche: Perché Affidarsi a Studio Monardo Per Risolvere La Tua Situazione Debitoria

1. Accordo a saldo e stralcio

Cos’è: L’accordo a saldo e stralcio è una transazione tra debitore e creditore in cui si concorda il pagamento di una somma inferiore al debito totale, a fronte dell’estinzione completa dell’obbligazione. In pratica, la banca accetta di “stralciare” (cancellare) una parte del debito se il debitore paga immediatamente (o entro un termine breve) un importo concordato. Questa soluzione è vantaggiosa per entrambe le parti: il debitore paga meno di quanto dovuto, e il creditore evita lunghe e costose procedure legali recuperando subito una parte del credito.

Quando utilizzarlo: Il saldo e stralcio è indicato quando il debitore non riesce più a sostenere le rate o è già in sofferenza, ma riesce a reperire una certa somma (ad esempio tramite risparmi, aiuti familiari o vendita di un bene) da offrire in unica soluzione. Spesso viene proposto dopo diversi mesi di morosità, quando il debito è diventato “deteriorato” e la banca lo ha classificato come difficilmente esigibile. Più il debitore risulta in difficoltà economica (disoccupazione, nessun patrimonio, altri debiti) e più tempo è trascorso dal mancato pagamento, maggiore può essere lo sconto ottenibile, poiché il creditore teme di non recuperare nulla o di dover attendere anni tramite i tribunali.

Come procedere per un saldo e stralcio: Di seguito i passi essenziali per negoziare questo tipo di accordo:

  • Analisi della posizione debitoria: valuta attentamente quanto puoi realmente offrire. Esamina il tuo debito totale, le tue entrate, eventuali altri debiti e beni vendibili. Questo aiuta a stabilire una cifra realistica da proporre.
  • Definizione dell’offerta: generalmente si propone una percentuale del debito (spesso tra il 20% e il 50%, ma può variare). L’offerta deve essere abbastanza allettante per il creditore (che la paragona a quanto otterrebbe pignorando beni o cedendo il credito a società di recupero) ma anche sostenibile per te. Motiva la proposta spiegando la tua condizione di difficoltà e sottolineando che, accettando subito quella somma, la banca evita ulteriori perdite di tempo e spese legali.
  • Formalizzazione dell’accordo: è fondamentale che l’intesa venga messa per iscritto. Il documento deve indicare l’importo concordato, i tempi/modalità di pagamento e soprattutto la rinuncia del creditore a pretendere il resto (la parte stralciata). Assicurati che sia firmato da un rappresentante autorizzato della banca e conserva una copia controfirmata.
  • Pagamento e chiusura: effettua il pagamento secondo i termini stabiliti (spesso in un’unica soluzione o poche rate ravvicinate). Una volta versato l’importo, verifica che la banca chiuda la posizione debitoria e rilasci una conferma scritta di “saldo a stralcio avvenuto” o “quietanza a saldo”. È importante anche richiedere la cancellazione di eventuali garanzie o ipoteche collegate al debito e l’interruzione di eventuali procedure di recupero già avviate (pignoramenti, decreti ingiuntivi, segnalazioni di sofferenza).

Attenzione: Negoziare un saldo e stralcio può essere complesso. Spesso le banche sono disposte a trattare dopo diversi mesi di insolvenza o quando capiscono che il debitore non ha davvero modo di pagare l’intero importo. Potrebbe essere utile farsi assistere da un consulente esperto o un avvocato, che conosce le tattiche dei creditori e può ottenere condizioni migliori (ad esempio, uno stralcio più alto o più tempo per pagare). Inoltre, tieni a mente che un accordo di questo tipo viene generalmente registrato nelle banche dati creditizie: il tuo debito risulterà “chiuso a stralcio”, il che significa che in futuro gli altri istituti di credito vedranno che non hai rimborsato l’intero importo inizialmente dovuto (potrebbe influire sul tuo merito creditizio, come vedremo, anche se è sempre meglio di un debito insoluto). In ogni caso, con un saldo e stralcio ti liberi immediatamente del debito e blocchi ulteriori interessi e azioni legali, potendo così ripartire su basi più solide.

2. Piani di rientro e rinegoziazione del debito

Se non sei in grado di rispettare le condizioni originarie di rimborso di un prestito o mutuo, una soluzione praticabile è rinegoziare il debito con la banca o concordare un piano di rientro. In sostanza, si tratta di ridefinire tempi e modi di pagamento affinché le rate diventino sostenibili per te, evitando così il default.

Rinegoziazione del debito: Consiste nel modificare i termini del contratto di finanziamento. Puoi chiedere alla banca di:

  • Allungare la durata del prestito (riducendo l’importo delle rate mensili). Ad esempio, trasformare un prestito da rimborsare in 5 anni portandolo a 8-10 anni, così ogni rata sarà più bassa.
  • Rivedere il tasso di interesse applicato, soprattutto se era molto alto. In alcuni casi la banca può ridurlo o passare da un tasso variabile a uno fisso (o viceversa) per adattare la rata alla nuova situazione economica.
  • Concedere una moratoria temporanea o un periodo di sospensione delle rate. Ad esempio, sospendere il pagamento della quota capitale per 6-12 mesi (pagando solo gli interessi, o niente del tutto per un breve periodo). Questo può dare respiro in caso di perdita del lavoro o emergenze, rinviando le scadenze senza risultare moroso.
  • Consolidamento dei debiti: se hai più finanziamenti (es. prestiti personali, carte di credito revolving, ecc.), puoi chiedere di unificarli in un unico nuovo prestito. La banca (o un’altra finanziaria) estinguerà i debiti precedenti e ti farà un nuovo finanziamento con una sola rata mensile, spesso più bassa e spalmata su un periodo più lungo. Ciò semplifica la gestione ed evita di saltare pagamenti dovendo rincorrere troppe scadenze.

Piano di rientro concordato: Spesso, se sei già in arretrato di alcune rate, la banca potrebbe proporre o accettare un “piano di rientro”. In pratica ti verrà richiesto di versare un importo iniziale (ad esempio le rate scadute o una parte di esse) e poi di seguire un calendario di pagamenti extra, oltre alle normali rate, per recuperare via via l’arretrato. Un piano di rientro va formalizzato per iscritto e firmato da entrambe le parti. Devi rispettarlo rigorosamente: se lo violi (saltando di nuovo i pagamenti), la banca in genere passerà immediatamente alle vie legali senza ulteriori opportunità di negoziazione.

Come negoziare efficacemente con la banca:

  • Agisci presto: non aspettare di accumulare molti arretrati. Non appena intuisci che faticherai a pagare le prossime rate, contatta la banca e manifesta la volontà di trovare una soluzione. Le banche preferiscono clienti collaborativi: spesso hanno reparti o uffici “gestione crediti” dedicati a ristrutturare le posizioni a rischio.
  • Presenta un piano credibile: prepara un piccolo bilancio personale/familiare per mostrare alla banca cosa puoi permetterti. Ad esempio, evidenzia il tuo reddito attuale e le spese essenziali, per giustificare la richiesta di abbassare la rata a un certo importo. Se proponi tu un piano, assicurati che sia realistico (meglio promettere una rata un po’ più bassa ma sostenibile, che una più alta che poi non riuscirai a pagare).
  • Chiedi supporto su eventuali garanzie: se il debito è garantito (ad esempio da un’ipoteca sulla casa o da un garante), può essere nell’interesse di tutti trovare un accordo. Un garante, ad esempio, potrebbe partecipare alla trattativa per rivedere il piano di ammortamento, dato che anche lui è coinvolto nel rischio.
  • Valuta interventi esterni: in situazioni difficili, ci si può rivolgere a enti di consulenza finanziaria o associazioni dei consumatori che offrono supporto nella rinegoziazione dei debiti. In alcuni casi esistono fondi o iniziative (anche pubbliche o del terzo settore) per aiutare chi è sovraindebitato a consolidare i debiti a tassi agevolati, prevenendo l’usura.

Vantaggi: Rinegoziare un debito evita il “default” formale e ti permette di mantenere un rapporto attivo con la banca, conservando la proprietà dei beni dati in garanzia (ad es. la casa, se stai rinegoziando un mutuo). Inoltre, non verrai segnalato come cattivo pagatore (o limiterai la durata della segnalazione) perché la posizione non risulterà insoluta ma “in bonis” con nuovi termini concordati.

Da tenere a mente: La banca accetterà la rinegoziazione solo se ritiene che tu sia ancora in grado di pagare, seppur in misura ridotta. Devi quindi convincerla che collaborando recupererà più soldi che non avviando un contenzioso. È possibile che la banca ti chieda qualche garanzia aggiuntiva (ad esempio un ipoteca su un altro bene, o l’intervento di un garante) se percepisce troppo rischio. Valuta bene i nuovi termini proposti: rinegoziare allungando molto il piano significa pagare interessi per più tempo (il costo totale del debito aumenta, anche se la rata scende). Tuttavia, spesso è un compromesso necessario per evitare conseguenze peggiori. Se la banca invece si mostra rigida o propone condizioni inaccettabili, non disperare: potrai considerare le soluzioni legali descritte nei prossimi punti, come le procedure di sovraindebitamento, che impongono un accordo più equo.

3. Legge sul sovraindebitamento (L. 3/2012) e Codice della Crisi

Quando i debiti superano ampiamente la capacità di rimborso e le normali trattative con le banche non bastano, l’ordinamento italiano offre una via d’uscita legale attraverso le procedure di sovraindebitamento. Si tratta di strumenti introdotti originariamente con la Legge 3/2012 (nota anche come “legge salva-suicidi”) e, da luglio 2022, completamente integrati nel nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019, aggiornato con le modifiche fino al 2025). In breve, queste procedure consentono a privati e piccoli imprenditori non fallibili di ristrutturare o azzerare i propri debiti sotto il controllo di un tribunale.

Che cos’è il “sovraindebitamento”: La legge definisce sovraindebitato chi si trova in una situazione di squilibrio economico permanente, in cui non riesce a far fronte ai debiti con il proprio patrimonio o reddito regolare. Non è necessario essere del tutto nullatenenti: basta che il debito accumulato sia tale che, anche volendo, il debitore non riesce a pagare regolarmente le obbligazioni assunte. Questo stato è diverso dal fallimento (che riguarda solo imprenditori di certe dimensioni) ed è diverso da una difficoltà temporanea. È pensato proprio per il privato cittadino, il consumatore, il piccolo imprenditore, il professionista o l’ex imprenditore che non ha accesso alle normali procedure concorsuali previste per le grandi imprese (fallimento, concordato preventivo, ecc.).

Obiettivo della legge: Dare al debitore onesto ma sfortunato una seconda possibilità. Tramite le procedure di sovraindebitamento, è possibile:

  • bloccare le azioni esecutive dei creditori (pignoramenti, cause in corso);
  • proporre un piano sostenibile di pagamento dei debiti, eventualmente con una decurtazione (stralcio) di una parte;
  • oppure liquidare il proprio patrimonio in modo ordinato;
  • infine ottenere l’esdebitazione, cioè la cancellazione definitiva di tutti i debiti residui, per ripartire da zero (il cosiddetto fresh start).

Chi può accedere e come funzionano: Possono utilizzare queste procedure tutti i “soggetti non fallibili”: consumatori (persone fisiche che hanno debiti privati), imprenditori sotto soglia (piccole imprese che non superano i limiti per fallire), professionisti, start-up innovative, imprenditori agricoli, associazioni, ecc. Il meccanismo è simile per tutte le procedure: il debitore si rivolge a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) o a un professionista nominato dal giudice (il “gestore della crisi”), il quale lo aiuta a esaminare la situazione debitoria e a predisporre una proposta ai creditori. Questa proposta viene poi presentata al Tribunale competente, che valuterà se ci sono i requisiti di legge (ad esempio che il debitore abbia agito in buona fede e che offra tutto il possibile). A seconda della procedura scelta, potrà essere richiesto o meno il voto favorevole dei creditori. In ogni caso, se tutto è in regola, il giudice omologa l’accordo o il piano, rendendolo vincolante per tutti i creditori. Da quel momento scatta la tutela legale: nessun creditore può agire individualmente (i pignoramenti in corso vengono sospesi) e si segue quanto stabilito nel piano/procedura. Alla fine, se il debitore adempie agli impegni presi (o consegna i beni concordati), ottiene dal Tribunale l’esdebitazione, ovvero la liberazione dai debiti non pagati.

Le diverse procedure disponibili (aggiornate al 2025): Il Codice della Crisi prevede principalmente quattro tipi di soluzioni per sovraindebitamento, da applicare a seconda della natura del debitore e della sua situazione:

  • Ristrutturazione dei debiti del consumatore (ex “piano del consumatore”)Procedura riservata alle persone fisiche consumatori. Qui non serve l’accordo dei creditori: il consumatore, con l’aiuto del gestore nominato dall’OCC, propone al giudice un piano di rientro dei debiti commisurato alle sue capacità economiche (es. una certa cifra mensile per un periodo, o la vendita di un bene, ecc.), anche se tale piano prevede di pagare solo una parte di ogni debito. Il tribunale, valutata la fattibilità e la meritevolezza del debitore (che non deve aver colpe gravi nell’origine dei debiti), può omologare il piano anche senza il consenso dei creditori. I creditori saranno obbligati ad accettare quanto previsto (ricevendo magari il 30-50% di quanto vantano, in alcuni anni), e a fine periodo il debitore sarà esdebitato da eventuali somme che non è riuscito a pagare. Questa procedura è ideale se hai debiti prettamente personali (prestiti, carte, bollette) e un reddito dimostrabile anche minimo: consente di ridurre l’importo totale dovuto, dilazionare i pagamenti in modo sostenibile, congelare interessi e sanzioni, il tutto senza subire nuovi pignoramenti.
  • Concordato minore (ex “accordo di composizione”)Procedura per imprenditori minori e soggetti economici non fallibili. È simile alla precedente ma dedicata a chi ha debiti derivanti anche da attività d’impresa o professionale. In questo caso, la proposta di accordo deve essere accettata dai creditori: si vota il piano secondo regole stabilite (serve la maggioranza dei crediti favorevoli). Il vantaggio è che anche l’imprenditore in crisi può chiudere la posizione debitoria in modo ordinato, magari continuando l’attività (il piano può prevedere la prosecuzione dell’azienda e l’uso dei futuri ricavi per pagare i creditori in parte). Se i creditori approvano e il tribunale omologa, il concordato minore consente di pagare solo una percentuale dei debiti aziendali e ottenere esdebitazione sul resto, evitando procedure concorsuali ben più gravose.
  • Liquidazione controllata del sovraindebitato (ex “liquidazione del patrimonio”)Procedura applicabile a qualsiasi soggetto sovraindebitato, consumatore o imprenditore, che non sia in grado di proporre un piano di rientro adeguato. In parole povere, è una liquidazione giudiziale dei beni del debitore: un liquidatore (nominato dal tribunale, di solito lo stesso gestore OCC) vende tutto il patrimonio disponibile (beni immobili, mobili, conti correnti, ecc.) e distribuisce il ricavato ai creditori. È una soluzione drastica, usata quando il debitore non ha reddito sufficiente per sostenere un piano e l’unica strada è convertire in denaro i suoi beni. Il lato positivo è che, dopo aver liquidato tutto il possibile, il debitore viene liberato dai debiti residui (ottiene l’esdebitazione). Di fatto è l’equivalente del fallimento per chi non può fallire: consente di azzerare i debiti sacrificando il proprio patrimonio, ma ponendo fine alle pretese dei creditori.
  • Esdebitazione del debitore incapienteNovità introdotta con il Codice della Crisi. Questa opzione permette, in casi eccezionali, di ottenere la cancellazione dei debiti anche a chi non ha alcun bene né reddito da offrire ai creditori. Se il debitore è assolutamente privo di risorse e viene riconosciuto che la sua insolvenza non dipende da dolo o colpa grave, il tribunale può concedergli l’esdebitazione immediata senza dover pagare nulla. È una sorta di “grazia” fallimentare prevista una tantum: chi ne beneficia dovrà impegnarsi, qualora nei quattro anni successivi migliorasse la propria condizione (es. trova un buon lavoro o riceve un’eredità), a pagare comunque i creditori con quanto sopravvenuto, fino alla concorrenza dei debiti passati. Questa misura intende risolvere situazioni disperate (ad esempio persone nullatenenti e senza reddito con debiti derivanti da fideiussioni, o ex imprenditori totalmente incapienti) per evitare che restino indebitati a vita senza possibilità di riscatto.

Da sapere: Le procedure di sovraindebitamento richiedono assistenza tecnica. Bisogna presentare documentazione completa di tutti i debiti, elenco dei creditori, beni posseduti, redditi, spese familiari, ecc. L’OCC e il professionista incaricato valutano la meritevolezza (ad esempio, non si deve aver provocato il sovraindebitamento con frode o mala fede, né aver usato in modo spropositato il credito in modo irresponsabile). Se in passato hai già beneficiato di un’esdebitazione, non potrai richiederla di nuovo per almeno 5 anni. Queste procedure implicano costi (ci sono compensi per l’OCC, spese legali e di giustizia), ma spesso sono proporzionati al reddito e in molti casi dilazionabili dentro il piano stesso. Tutti i tipi di debito possono essere inclusi: non solo quelli bancari, ma anche bollette, canoni, fornitori e perfino debiti verso lo Stato (cartelle esattoriali, tasse), che diversamente sarebbero difficili da ridurre. Alcune obbligazioni non sono cancellabili nemmeno con queste procedure (ad esempio le pene pecuniarie, le multe o gli alimenti dovuti per legge rimangono comunque da pagare). Tuttavia, per la maggior parte dei debiti finanziari il sollievo può essere enorme (si parla di riduzioni ben oltre il 50% in molti casi).

In sintesi, la legge sul sovraindebitamento aggiornata al 2025 offre un percorso legale sicuro per chi è in gravissima difficoltà: congela le azioni dei creditori, ridefinisce il debito in misura sostenibile (o liquida i beni in modo controllato) e alla fine cancella i debiti rimanenti, permettendoti di tornare ad una vita normale. Nei prossimi paragrafi approfondiremo due soluzioni chiave di questa legge: il concordato minore e la liquidazione del patrimonio.

4. Concordato minore e liquidazione del patrimonio

Le procedure di concordato minore e liquidazione del patrimonio (ora detta liquidazione controllata del sovraindebitato) meritano un approfondimento, in quanto rappresentano due vie differenti per affrontare legalmente i debiti quando si è in stato di insolvenza conclamata.

Concordato minore (accordo con i creditori per piccoli imprenditori)

Il concordato minore è una procedura concorsuale semplificata introdotta dal Codice della Crisi per aiutare chi svolge (o ha svolto) un’attività economica ma non rientra nelle grandi procedure fallimentari. Tipicamente vi accedono:

  • Imprenditori sotto-soglia: piccole imprese individuali o società che, per dimensioni (dipendenti, attivo e fatturato sotto certi limiti di legge), non sono soggette al fallimento ordinario.
  • Professionisti e lavoratori autonomi con partita IVA, che hanno accumulato debiti nell’esercizio della loro attività.
  • Ex imprenditori ormai cessati (cancellati dal registro imprese da meno di 5 anni, altrimenti i debiti d’impresa diventano personali e si può accedere come consumatore se non erano debiti professionali).
  • Imprese agricole (che per legge non falliscono mai, ma possono usare queste procedure) e start-up innovative (anch’esse esonerate dal fallimento classico).

Come funziona: È un accordo di ristrutturazione dei debiti che coinvolge tutti i creditori. A differenza del piano del consumatore, qui i creditori devono votare la proposta. Il debitore, con l’aiuto del gestore/OCC, formula un piano che può prevedere: pagamento parziale dei debiti in percentuale, scadenze più lunghe, conversione di crediti in quote societarie (se applicabile), liquidazione di alcuni beni, ecc. Questo piano viene sottoposto ai creditori e perché sia approvato occorre il voto favorevole della maggioranza (calcolata sui crediti, non sul numero di creditori). Se la maggioranza approva, il tribunale omologa il concordato minore e questo diventa vincolante anche per i creditori dissenzienti.

Vantaggi del concordato minore: Permette di gestire la crisi mantenendo eventualmente in vita l’attività. Ad esempio, un piccolo imprenditore può proporre di continuare a lavorare e destinare ai creditori una parte degli utili futuri, anziché liquidare tutto subito. Durante la procedura, l’imprenditore resta nel possesso dei beni (sotto la supervisione del gestore nominato) e può proseguire la gestione ordinaria. Può anche accedere a nuovi finanziamenti finalizzati a eseguire il piano (con autorizzazione del giudice) – cosa impensabile fuori dal concordato, perché normalmente nessuno presta soldi a chi è insolvente. Inoltre, il concordato minore consente di trattare anche i debiti fiscali e contributivi con lo Stato, che spesso costituiscono una parte importante dell’indebitamento di un’azienda: nell’accordo possono essere inclusi con eventuali stralci di sanzioni e interessi (nei limiti di legge) e pagamento dilazionato di quanto dovuto.

Esito: Se il piano concordatario viene eseguito con successo (il debitore rispetta tutti gli impegni presi nei tempi stabiliti), il tribunale decreta l’esdebitazione per il debitore, liberandolo da eventuali debiti residui. In altre parole, se ad esempio il concordato prevedeva di pagare il 40% a ciascun creditore e questo è stato fatto, il restante 60% viene cancellato definitivamente. Se invece il concordato non va a buon fine (ad esempio, non si riesce a pagare come previsto), si può passare a una liquidazione dei beni, e il debitore rischia di non ottenere l’esdebitazione completa (dipenderà dalle circostanze). È quindi fondamentale proporre un piano realistico e conservativo, che si sia certi di poter rispettare.

Liquidazione controllata del patrimonio (liquidazione del sovraindebitato)

La liquidazione controllata è la soluzione ultima e più drastica: consiste nel mettere a disposizione tutti i propri beni per soddisfare i creditori, sotto la direzione di un liquidatore nominato dal tribunale. Si ricorre a questa procedura quando non è possibile trovare un accordo o un piano sostenibile – ad esempio, se i debiti sono troppo alti rispetto al reddito e anche votando, i creditori non sarebbero d’accordo a stralci significativi; oppure se il debitore non ha un reddito sufficiente per mantenere un piano di pagamento e l’unica risorsa è vendere i suoi beni.

Caratteristiche principali:

  • Il debitore può attivarla volontariamente, presentando istanza al tribunale di aprire la liquidazione. In alcuni casi può essere conseguenza di un concordato minore o piano saltato (conversione automatica in liquidazione).
  • Viene nominato un liquidatore (spesso un avvocato o commercialista esperto in crisi) che prende in carico il patrimonio del debitore. Ciò significa che tutti i beni del debitore diventano “liquidabili”, eccetto quelli impignorabili per legge (ad esempio abiti, beni di uso quotidiano, stipendio minimo vitale, ecc.).
  • Il liquidatore procede a vendere i beni: immobili all’asta, auto e altri beni mobili, saldi di conti correnti, ecc. L’intero ricavato confluisce in un fondo che sarà distribuito ai creditori secondo le priorità di legge (privilegi per alcuni crediti come stipendi dei dipendenti, debiti fiscali in parte, ecc., e poi proporzionalmente tra i chirografari).
  • Durante la liquidazione, il debitore può continuare a svolgere attività lavorativa e a percepire redditi, ma una parte di questi potrebbe essere acquisita alla liquidazione se eccede ciò che serve per il sostentamento suo e della famiglia. Ad esempio, un quantum dello stipendio potrà essere destinato ai creditori durante la procedura, similmente a un pignoramento controllato dal liquidatore.

Quanto dura e cosa comporta: La liquidazione può durare diversi anni, specie se ci sono immobili da vendere (i tempi delle aste possono essere lunghi, a volte servono più tentativi per trovare acquirenti). Durante questo periodo, il debitore è in una posizione simile a quella di un fallito: non può liberamente disporre dei suoi beni senza passare per il liquidatore, e deve collaborare (fornire documenti, informazioni, ecc.). La nota positiva è che tutte le azioni esecutive individuali (pignoramenti, cause) vengono bloccate e accorpate nella procedura: i creditori devono attendere l’esito della liquidazione, non possono più perseguitarti singolarmente.

Esdebitazione post-liquidazione: Una volta venduto tutto il possibile e distribuito il ricavato, il liquidatore chiude i conti e riferisce al giudice. A quel punto, su richiesta del debitore, il tribunale può concedere l’esdebitazione delle eventuali somme che i creditori non hanno recuperato. Questa è la parte più importante: significa che se, per esempio, avevi €500.000 di debiti e la liquidazione dei tuoi beni ne ha fruttati €100.000 da ripartire, i restanti €400.000 vengono cancellati. Diventi quindi libero da quei debiti residui. L’esdebitazione dopo liquidazione non è automatica: viene concessa se il debitore si è comportato correttamente, ha collaborato, non ha nascosto beni e non ha commesso atti in frode (vendite simulate, distrazione di soldi, ecc.). Salvo casi di indegnità, però, di norma l’esdebitazione viene accordata, perché è proprio lo scopo della procedura. Con il decreto di esdebitazione, torni ad essere una persona “pulita” dai debiti: i creditori non possono più avanzare pretese su di te per quei vecchi insoluti.

Confronto con il concordato minore: In pratica, concordato minore e liquidazione sono due strade opposte: la prima punta a conservare l’attività/il patrimonio per quanto possibile, trovando un accordo “a saldo” coi creditori; la seconda accetta di sacrificare tutto il patrimonio pur di chiudere i conti definitivamente. Se hai beni di valore che ti premono (es. un’azienda di famiglia, la casa in cui vive la tua famiglia da generazioni) potresti preferire tentare un concordato per salvarli, pagando magari una quota di debito nel tempo. Se invece non hai nulla da perdere (o hai solo debiti enormi che nessun piano di pagamento coprirebbe), la liquidazione è onorevole e ti consente di ripartire senza strascichi una volta conclusa.

Nota: Durante queste procedure, soprattutto il concordato minore, è fondamentale farsi seguire da professionisti specializzati (OCC, avvocati fallimentaristi, commercialisti) perché la complessità tecnica è alta. Inoltre, l’imprenditore o il debitore devono mostrarsi trasparenti e collaborativi. Mentire ai creditori o al giudice, omettere volutamente informazioni, può far decadere i benefici. Al contrario, dimostrando buona fede e impegno, la legge oggi offre una rete di protezione per uscire dal tunnel dei debiti in modo regolare.

5. Pignoramenti e procedure esecutive

Quando si hanno debiti con le banche non pagati, il timore più immediato sono i pignoramenti e in generale le procedure esecutive. È importante capire di cosa si tratta, come funzionano e come poterle evitare o gestire.

Cos’è un pignoramento: È l’atto iniziale di una procedura esecutiva con cui il creditore (ad esempio una banca) tramite l’ufficiale giudiziario blocca dei beni del debitore, in vista della loro vendita o assegnazione forzata per soddisfare il credito. In pratica, il pignoramento “congela” beni o somme, impedendoti di disporne, affinché poi siano usati per pagare il debito. Esistono vari tipi di pignoramento:

  • Pignoramento mobiliare: colpisce beni mobili di tua proprietà, ad esempio l’automobile, macchinari, denaro contante, o oggetti di valore presenti in casa. L’ufficiale giudiziario può recarsi presso la tua residenza o sede e redigere un verbale elencando i beni pignorati (che non potrai vendere o spostare), per poi metterli all’asta. Nella realtà questo tipo è poco efficace se il debitore non possiede beni mobili di valore rilevante (non possono pignorarti oggetti di uso quotidiano o di scarso valore).
  • Pignoramento immobiliare: colpisce i beni immobili, tipicamente la casa di proprietà, terreni o locali commerciali. Viene trascritto nei registri immobiliari e avvia la procedura di esecuzione immobiliare, dove l’immobile verrà venduto all’asta giudiziaria. È una procedura complessa e lunga (possono volerci anni e più tentativi d’asta), ma se l’importo del debito è elevato e l’immobile ha valore, la banca può intraprenderla. Attenzione: anche la prima casa può essere pignorata da una banca o da altri creditori privati se non è coperta da specifici divieti. L’unico limite riguarda Equitalia/Agenzia delle Entrate Riscossione, che per debiti fiscali sotto una certa soglia non può pignorare la prima casa che sia unica proprietà e residenza del debitore. Ma un creditore bancario non ha quel limite – sebbene spesso le banche tentino questa via solo per debiti consistenti, dati i costi elevati.
  • Pignoramento presso terzi: è il più comune ed efficace. Riguarda crediti che tu hai verso terzi, in particolare stipendio, salario, pensione o conto corrente bancario. Ad esempio, la banca creditrice può pignorare presso il tuo datore di lavoro una parte della busta paga: il datore riceve l’atto di pignoramento e da quel momento è obbligato a trattenere una quota (di solito 1/5) dello stipendio ogni mese, versandola al creditore (dopo l’ordinanza del giudice). Oppure, se hai soldi depositati sul conto corrente, può essere notificato alla tua banca un pignoramento: l’istituto bloccherà le somme fino a concorrenza del debito e poi le trasferirà al creditore. Questa forma è temuta perché colpisce redditi e disponibilità immediate. La legge prevede limiti (ad es. sullo stipendio/pensione in genere il limite è il 20% mensile; sul conto, se vi viene accreditato lo stipendio, ti deve essere lasciato almeno l’ultimo importo mensile per le esigenze di vita).

Come si arriva al pignoramento: La banca non può pignorare dall’oggi al domani senza titolo. In genere, il percorso è:

  1. Messa in mora: dopo alcune rate non pagate, la banca invia solleciti e poi una lettera formale di messa in mora dove intima il pagamento entro un certo termine.
  2. Titolo esecutivo: se il debitore non paga, la banca deve procurarsi un titolo per agire. Spesso il contratto di mutuo o prestito già contiene un’atto di credito esecutivo (ad esempio, un mutuo fondiario può essere reso esecutivo senza passare dal giudice, con precetto e pignoramento diretto). Altrimenti, la banca chiederà al tribunale un decreto ingiuntivo, cioè un’ingiunzione di pagamento. Se il debitore non si oppone o l’opposizione viene rigettata, il decreto diventa esecutivo.
  3. Atto di precetto: ottenuto il titolo, la banca notifica un precetto, cioè l’ultimatum: ti intima di pagare entro, tipicamente, 10 giorni, altrimenti procederà a esecuzione forzata.
  4. Pignoramento: trascorso il termine del precetto senza pagamento, si passa al pignoramento vero e proprio, secondo una delle forme viste (mobiliare, immobiliare o presso terzi, a seconda di dove il creditore ritiene di prendere qualcosa).

Come difendersi o evitare il pignoramento: Idealmente, non bisognerebbe mai arrivare a questo stadio, intervenendo prima con soluzioni come quelle descritte nei punti precedenti (rinegoziazione, saldo e stralcio, ecc.). Se però sei già in fase avanzata:

  • Opposizione legale: verifica con un legale se ci sono irregolarità nel contratto o nel calcolo del debito. A volte, contestando clausole usurarie o anatocistiche, o vizi di procedura (notifiche errate), si può bloccare o ritardare l’esecuzione. È una strada tecnica: l’avvocato può proporre opposizione al decreto ingiuntivo o al pignoramento stesso per motivi validi, guadagnando tempo o negoziando nel frattempo.
  • Concordare last-minute: anche a pignoramento iniziato, puoi ancora trattare. Ad esempio, prima che la casa vada all’asta, puoi proporre al creditore un accordo (magari un saldo e stralcio finanziato vendendo tu stesso l’immobile a un privato – spesso si spunta un prezzo migliore di quello d’asta). Se il creditore accetta e viene pagato, la procedura esecutiva viene estin­ta.
  • Procedura di sovraindebitamento: come spiegato, depositare un ricorso per una procedura concorsuale (piano del consumatore, concordato minore, ecc.) può automaticamente sospendere le azioni esecutive. In particolare, il Codice della Crisi prevede che il giudice, quando apre la procedura o anche solo in fase di ammissione, possa sospendere i pignoramenti in corso. Se hai già un pignoramento in atto ma stai per avviare un piano di ristrutturazione dei debiti tramite OCC, informa il tuo avvocato/OCC per far chiedere subito la sospensione al tribunale.
  • Beni impignorabili o parzialmente tali: informati su ciò che la legge tutela. Ad esempio, gli strumenti indispensabili per la tua professione non possono essere pignorati (o comunque vanno sostituiti all’asta con qualcosa che ti permetta di continuare a lavorare). La pensione minima e una parte dello stipendio sono intoccabili. Se ritieni che stiano violando questi limiti (es. pignoramento di beni non pignorabili), segnala al giudice tramite il tuo legale.

Effetti dei pignoramenti: Vedere pignorati i propri beni è estremamente stressante. Inoltre, economicamente, le aste giudiziarie spesso realizzano valori bassi: un immobile venduto all’asta può spuntare un prezzo ben inferiore al mercato, lasciandoti magari ancora un debito residuo da colmare. Ad esempio, se la tua casa viene aggiudicata a un valore inferiore al mutuo residuo, la banca potrà comunque esigere da te la differenza (salvo poi valutare un saldo e stralcio sul residuo). Questo significa che perdi la casa e rimani comunque con debiti, scenario da incubo. Ecco perché conviene, se possibile, anticipare le mosse: meglio vendere volontariamente un immobile e chiudere il debito, che farselo vendere all’asta.

In definitiva, prevenire è meglio: appena hai sentore che un creditore voglia procedere legalmente, attivati. I pignoramenti sono l’ultima tappa di una serie di avvisi: non ignorare raccomandate, atti giudiziari o citazioni in tribunale. Affrontare subito la questione può evitare di arrivare a esecuzione forzata. Se invece il pignoramento è inevitabile, conosci i tuoi diritti e non perdere tempo a cercare soluzioni alternative che potrebbero aggravare la situazione (come indebitarsi ulteriormente per pagare un debito: crea un circolo vizioso). Valuta piuttosto le procedure di composizione o fatti consigliare da esperti per limitare i danni.

6. Segnalazioni al CRIF e banche dati creditizie

Una conseguenza del mancato pagamento dei debiti (anche solo di alcune rate) è la segnalazione nelle banche dati creditizie dei cosiddetti cattivi pagatori. In Italia esistono diversi sistemi di informazione creditizia, i principali sono gestiti da società private come CRIF (Eurisc), Experian, Cerved o CRIF-CTC, oltre alla Centrale Rischi della Banca d’Italia (che è pubblica e riguarda esposizioni bancarie rilevanti). Vediamo cosa comporta essere segnalati e come gestire questo aspetto.

Cos’è CRIF: Quando comunemente si dice “finire al CRIF” si intende essere registrati come debitori in sofferenza o morosi in una banca dati consultata dagli istituti di credito. Ogni volta che chiedi un prestito o una carta di credito, la banca controlla questi archivi per vedere la tua storia creditizia: se hai altri finanziamenti in corso, se li stai pagando regolarmente o se risultano ritardi/incagli. Le finanziarie segnalano ai SIC (Sistemi di Informazioni Creditizie) gli eventi di pagamento: puntualità ma anche ritardi. Ecco alcuni scenari tipici di segnalazione:

  • Ritardo breve: se salti una o due rate ma poi le paghi entro 1-2 mesi, vieni segnalato come ritardatario. Queste segnalazioni in genere restano memorizzate per un anno dalla regolarizzazione.
  • Morosità prolungata: se accumuli 3 o più rate non pagate (oltre 2 mesi), la segnalazione è più grave. Anche se poi rientri in regola, l’evento rimane nei dati per 24 mesi dalla regolarizzazione.
  • Sofferenza o insolvenza: se il debito viene dichiarato in sofferenza (cioè la banca lo considera praticamente non recuperabile) o se addirittura non viene mai saldato (finendo a perdita o ceduto a recupero crediti), la segnalazione come “cattivo pagatore” rimane per un periodo più lungo. Di solito, le informazioni negative relative a insoluti permangono per 36 mesi dalla data di aggiornamento (ad esempio dalla data di ultimo sollecito o dalla data di scadenza contrattuale del finanziamento).

Centrale Rischi Bankitalia: Oltre al CRIF (privato), c’è la Centrale dei Rischi gestita da Banca d’Italia, dove ogni mese gli istituti segnalano le posizioni dei clienti con affidamenti sopra una certa soglia (in genere 30.000 € o anche meno in caso di sofferenza). Se diventi insolvente verso una banca per importi rilevanti, il tuo nome apparirà in Centrale Rischi come debitore “a sofferenza” con l’importo dovuto. Altri istituti vedranno quell’informazione. I dati di Centrale Rischi restano in archivio per 5 anni dalla chiusura del rapporto (quindi anche se paghi o risolvi, il record storico rimane per un quinquennio visibile a fini interni).

Effetti delle segnalazioni: Essere segnalato come cattivo pagatore significa che difficilmente otterrai nuovi prestiti finché la segnalazione è attiva. Anche semplicemente aprire un finanziamento per acquistare un telefono a rate o un piccolo fido sul conto può essere negato. Le banche, vedendo nel report che hai avuto problemi di pagamento, ti classificano come cliente rischioso. Inoltre, se hai ancora rapporti aperti, potrebbero ridurre o revocare linee di credito: ad esempio, se sei segnalato in sofferenza da un’altra banca, la tua banca corrente potrebbe chiudere per precauzione l’affidamento di conto o la carta di credito.

Cosa fare se vieni segnalato:

  • Innanzitutto, prendere coscienza della situazione. Puoi richiedere l’accesso ai tuoi dati creditizi: CRIF ed altri SIC, su tua richiesta, devono farti vedere cosa risulta a tuo nome (di solito si fa compilando un modulo online sul sito di CRIF o inviando una mail PEC). Stessa cosa per la Centrale Rischi di Bankitalia: puoi chiedere online il tuo credito report sul portale della Banca d’Italia. Questo ti aiuta a capire quali debiti risultano e con quale stato.
  • Se hai già regolarizzato il debito, assicùrati che venga aggiornato lo status. Ad esempio, se hai saldato tutte le rate scadute, hai diritto che la segnalazione passi da “in mora” a “regolarizzato” (che è meno grave). Se hai estinto un debito, deve risultare “chiuso”. In caso di saldo e stralcio, spesso la banca segnala la posizione come “chiusa a stralcio” o “accordo transattivo concluso”: tecnicamente è una nota che indica che non hai pagato tutto il dovuto, ma la posizione è estinta per accordo. Non puoi pretendere che scrivano “pagato integralmente” se non è vero; tuttavia, hai diritto alla cancellazione dopo il periodo previsto. Quindi monitora che trascorsi i 36 mesi (o i termini applicabili) i dati negativi vengano rimossi. Se ciò non accade, puoi fare richiesta di cancellazione al SIC o segnalare al Garante Privacy l’eventuale mantenimento illegittimo dei tuoi dati oltre i termini.
  • Non aprire nuovi debiti se non strettamente necessario. Ogni ulteriore credito ottenuto mentre sei già in difficoltà potrebbe finire anch’esso segnalato e peggiorare la tua situazione globale. Anzi, se hai piccoli fidi o carte di credito non utilizzate, valuta di chiuderle tu, per evitare che eventuali addebiti imprevisti creino ulteriori insoluti.
  • Sappi che le segnalazioni non sono eterne: c’è un limite temporale. Superato quel periodo (a partire dal momento in cui hai risolto o dall’ultimo aggiornamento), la cancellazione avviene automaticamente. Non farti ingannare da chi chiede soldi per “pulire il CRIF”: se i dati sono corretti, nessuno può cancellarli prima del tempo. L’unico caso in cui puoi ottenere una correzione immediata è se c’è un errore (ad esempio risultano non pagate rate che invece hai pagato puntualmente, magari per un disguido): in tal caso invia la documentazione di pagamento al SIC chiedendo la rettifica.
  • Se stai percorrendo soluzioni legali come il sovraindebitamento, tieni presente che la segnalazione era probabilmente già avvenuta nel corso della morosità. La conclusione positiva della procedura (con esdebitazione) non cancella automaticamente la storia creditizia passata: in CRIF risulterà che quei crediti sono stati chiusi, ma chiaramente altri istituti potranno intuire che non li hai pagati integralmente (in particolare se vedono più posizioni chiuse contemporaneamente per “procedure concorsuali” o “stralcio”). Questo ci porta al punto successivo, ossia come ripristinare il merito creditizio col tempo.

7. Ripristino del merito creditizio

Dopo aver superato la fase critica dei debiti, uno degli obiettivi a medio termine sarà ricostruire la tua reputazione finanziaria, ovvero il merito creditizio. Ciò è fondamentale se in futuro vorrai accedere nuovamente al credito (mutui, finanziamenti, ecc.) a condizioni normali. Ripristinare il merito creditizio significa dimostrare ai potenziali creditori che sei tornato affidabile. Ecco alcune linee guida per riuscirci:

  • Chiudere e regolarizzare tutti i debiti pregressi: Il primo passo è risolvere completamente le pendenze passate. Che tu lo faccia tramite saldo e stralcio, piani di rientro o procedure concorsuali, l’importante è arrivare ad avere zero posizioni aperte in sofferenza. Richiedi alle banche e finanziarie con cui avevi debiti una comunicazione di avvenuta estinzione (anche se per saldo parziale). Questo sarà il tuo attestato di “fine debito”.
  • Attendere la cancellazione delle segnalazioni negative: Come visto, dopo un certo periodo le informazioni negative vengono eliminate dai sistemi di credito. Durante questo lasso di tempo, è consigliabile avere pazienza e non cercare subito nuovo credito, a meno di vera necessità. Ogni richiesta di prestito fatta mentre hai segnalazioni negative rischia di essere respinta e, ironicamente, anche le richieste respinte vengono registrate (troppe richieste di finanziamento in breve tempo possono insospettire le banche). Meglio concentrarsi sul ristabilire una base finanziaria solida.
  • Mantenere una gestione finanziaria virtuosa: Nei mesi e anni successivi, adotta buone abitudini di pagamento. Ad esempio, paga puntualmente bollette, affitto, spese ricorrenti. Anche se queste non finiscono nel CRIF, ti aiutano a non creare nuovi problemi (come decreti ingiuntivi per bollette insolute, che poi potrebbero comparire in altri archivi). Se hai un conto corrente, evita scoperti non autorizzati o sconfinamenti: gestisci il conto in modo regolare, così che la banca rilevi stabilità.
  • Utilizzare gradualmente nuovi strumenti di credito in modo responsabile: Una volta che le vecchie segnalazioni sono scomparse, puoi ricominciare a costruire la tua storia creditizia da capo. Un’idea, per esempio, è ottenere una carta di credito con un piccolo fido o una carta di credito prepagata con IBAN (alcune di queste, pur essendo prepagate, vengono segnalate nei SIC mostrando il corretto utilizzo). Usa la carta ogni mese per piccole spese e rimborsa puntualmente. In alternativa, potresti chiedere un piccolo prestito (magari finalizzato, come l’acquisto di un elettrodomestico) e pagare regolarmente tutte le rate. Queste nuove esperienze positive verranno registrate e, col tempo, andranno a formare un profilo affidabile.
  • Riabilitazione formale (se applicabile): In alcuni casi specifici, la legge consente di riabilitare ufficialmente la propria posizione. Ad esempio, se sei stato protestato (assegno o cambiale non pagati iscritti nel Registro Informatico dei Protesti), dopo 12 mesi dal pagamento di quanto dovuto puoi chiedere al tribunale la riabilitazione: otterrai la cancellazione del tuo nominativo da quel registro, eliminando l’etichetta di “protestato”. Questa è una mossa importante perché i protesti sono pubblici e spesso consultati dalle banche. Allo stesso modo, se hai avuto una procedura concorsuale, una volta conclusa, richiedi copia della cancellazione dal registro dei falliti o equivalenti se eri iscritto (nel sovraindebitamento in realtà non c’è un registro dei falliti, ma accertati che venga comunicata la chiusura della procedura agli uffici competenti).
  • Stabilità economica: Lavora sulla stabilità del reddito. Avere un impiego fisso o comunque un’entrata dimostrabile e continua negli anni successivi ai problemi di debito è fondamentale. Quando andrai a richiedere nuovo credito, la banca guarderà che tu abbia un rapporto reddito/nuovi impegni adeguato. Quindi, cerca di non sovraccaricarti subito di spese: fai in modo di avere un bilancio mensile in attivo, in modo da risparmiare anche qualcosa. Dei risparmi accumulati faranno vedere che adesso sai gestire le finanze e hai anche un cuscinetto di sicurezza.

Tempo e credibilità: La componente principale per riacquistare merito creditizio è il tempo. Le cicatrici finanziarie si rimarginano negli archivi dopo alcuni anni. Nel frattempo, devi ricostruire la fiducia con comportamenti virtuosi. Dopo 2-3 anni dal termine dei problemi, senza segnali negativi nuovi, molte banche saranno di nuovo disponibili a considerarti per un finanziamento, soprattutto se giustifichi che hai avuto difficoltà in passato ma ora hai una situazione stabile. Potresti, all’inizio, rivolgerti alla tua banca attuale (quella dove hai il conto stipendio, per esempio) per piccole richieste: avendoti osservato mentre ripagavi magari un piccolo fido o gestivi il conto senza intoppi, potrebbe essere più propensa a fidarsi nuovamente.

In ogni caso, sii prudente: tornare ad avere accesso al credito non significa indebitarsi di nuovo con leggerezza. Anzi, la lezione appresa dovrebbe portarti a fare debiti solo se necessari e sostenibili. Il merito creditizio non è un fine in sé, ma un mezzo: serve per ottenere finanziamenti a buon mercato quando servono (es. un mutuo per la casa). Una volta ristabilito, proteggilo evitando comportamenti che potrebbero comprometterlo un’altra volta.

8. Gestione dei rapporti con i creditori e con le banche

Un elemento spesso sottovalutato quando si hanno debiti è come comunicare e rapportarsi con i creditori, in particolare con le banche o società di recupero crediti. Un atteggiamento corretto e strategico può fare la differenza tra una situazione che degenera rapidamente e una che invece si risolve in modo concordato. Ecco alcuni consigli pratici per gestire al meglio questi rapporti:

Mantieni aperta la comunicazione: Il peggior errore è sparire o ignorare le comunicazioni della banca. Se prevedi di saltare una rata, avvisa subito la filiale o l’ufficio crediti spiegando la situazione (es. perdita temporanea del lavoro, spese impreviste). Mostrare proattività e volontà di collaborare spesso induce la banca a trovare soluzioni temporanee (come una breve moratoria o una rinegoziazione). Al contrario, se non rispondi a telefonate e lettere, il creditore penserà che tu sia inaffidabile o stia volontariamente eludendo il pagamento, e sarà più incline ad agire drasticamente.

Sii onesto ma anche strategico: Nelle comunicazioni, dichiara la verità sulla tua difficoltà, senza esagerare né nascondere. Se hai perso il lavoro, dillo francamente; se hai altri debiti, spiega che stai cercando di gestirli tutti. Allo stesso tempo, evita frasi come “pagherò appena possibile” senza proporre niente di concreto: meglio dire “posso versare 100 euro al mese per ora, e conto di aumentare se trovo un nuovo impiego entro X mesi”. Così dai un messaggio di impegno e offri un piano, seppur minimo. Non promettere però importi o scadenze che non sei sicuro di poter rispettare, per “tener buono” il creditore: è controproducente, perché se poi disattendi quella promessa, la fiducia crolla definitivamente.

Metti tutto per iscritto: Le conversazioni telefoniche con i recuperatori o i funzionari di banca vanno poi confermate per iscritto. Se trovi un accordo verbale (es. “pagherò 3 rate entro il mese prossimo e la banca mi tiene congelata la pratica legale”), invia subito una mail o lettera riassuntiva: “Come concordato in data X con il Sig. Y, confermo il mio impegno a… e la Vs disponibilità a…”. Questo evita malintesi futuri e crea una traccia documentale. Allo stesso modo, chiedi che ogni modifica contrattuale (riduzione tasso, nuovi piani di rientro, saldo e stralcio) ti sia comunicata su carta intestata e firmata. Mai affidarsi solo alle parole in questo campo.

Conosci i tuoi interlocutori: Se il debito è gestito ancora dalla banca, avrai a che fare con il direttore di filiale o con l’ufficio crediti centrale. Cerca di capire chi decide sulla tua pratica: a volte il direttore locale ha margini per aiutarti (ad esempio segnalando il caso come meritevole), altre volte tutto è demandato ai “piani alti”. Se invece il debito è passato a una società di recupero crediti esterna, sappi che i toni potrebbero farsi più duri: i recuperatori lavorano a provvigione e insistono molto. In ogni caso, mantieni la calma e la cordialità, ma fissa dei paletti. Ad esempio, non accettare telefonate sul luogo di lavoro (hai diritto alla privacy), non accettare minacce o insulti (che sono fuori legge: in quel caso segnati nome dell’operatore e società, e riferisci che sei pronto a segnalare il comportamento all’Autorità). Pretendi sempre chiarezza su chi è titolato a trattare: ci sono truffatori che si spacciano per recupero crediti. Prima di pagare qualsiasi cifra a qualcuno, assicurati che abbia un mandato dal creditore originario o che il credito sia stato effettivamente ceduto (devono esibire lettera di cessione).

Negoziazione: Trattare con i creditori è un’arte di equilibrio. Fatti furbo: se hai un piccolo margine economico, non scoprirti subito offrendo il massimo. Ad esempio, se potresti racimolare 5.000€ per un saldo e stralcio, inizialmente proponine 3.000€ lasciando intendere che farai uno sforzo a salire. D’altra parte, se offri troppo poco (tipo 500€ su 10.000€ di debito) senza giustificazione, il creditore potrebbe neanche prenderti sul serio. Fornisci sempre una motivazione: “Posso offrire X perché attualmente questo è tutto ciò che ho realizzato vendendo l’auto/usando la liquidazione/aiutato da familiari”. Se il creditore sa che quella è realisticamente l’unica strada per incassare qualcosa, valuterà la proposta con più attenzione.

Priorità e gioco di squadra: Se hai più creditori, la gestione è ancora più delicata. Potresti dover dare priorità a qualcuno (es.: la banca con mutuo sulla casa è più urgente dell’istituto che ha finanziato la vacanza). Tuttavia, cerca di non trascurare completamente gli altri: mantienili informati che stai cercando soluzioni e dai almeno un segnale di pagamento (anche simbolico) ogni tanto, per mostrare buona fede. In alcuni casi, coinvolgere tutti i creditori insieme in un tavolo di trattativa globale (con l’aiuto di un consulente) porta a soluzioni coordinate, come un unico accordo che soddisfa tutti in parte. Questo è il principio anche delle procedure di sovraindebitamento descritte prima. Fuori da esse, puoi comunque tentare un approccio simile informale: ad esempio, se stai vendendo un immobile, comunica a tutti che con il ricavato proporrai percentuali di rimborso e cerca di ottenere adesione generale. Non è semplice senza il supporto legale di un giudice, ma a volte creditori diversi (banca, finanziaria, fornitore) preferiscono ciascuno prendere ad esempio il 30% piuttosto che rischiare lunghi contenziosi dal risultato incerto.

Supporto professionale: Se il dialogo diretto con i creditori ti risulta difficile o troppo stressante, non esitare a farti rappresentare da un professionista. Un avvocato specializzato in diritto bancario o un consulente del debito può prendere in carico le comunicazioni per tuo conto. Questo ha due benefici: ti solleva dalla pressione diretta (le telefonate e le lettere andranno a lui, non a te) e inoltre il creditore capisce che stai facendo sul serio e che c’è qualcuno che conosce la materia e potrebbe anche individuare scorrettezze da parte loro. Spesso, appena interviene un legale, i toni si fanno più composti e si passa a negoziare in modo più strutturato. Certo, c’è un costo da considerare, ma se il debito è ingente può valerne la pena per ottenere un esito migliore.

In sintesi, mantieni la lucidità nei rapporti con le banche. Ricorda che dall’altra parte, per quanto possano sembrare inflessibili, ci sono persone il cui interesse (almeno in ambito bancario) è recuperare il denaro, non punirti. Se riesci a far capire che collaborando con te possono ottenere il massimo recuperabile, e mostri affidabilità negli impegni che prendi, le probabilità di soluzioni bonarie aumentano considerevolmente.

9. Strategie per imprenditori con debiti aziendali

Gli imprenditori che si trovano ad affrontare debiti legati alla propria attività aziendale hanno una sfida doppia: da un lato salvaguardare l’operatività dell’azienda, dall’altro gestire le responsabilità personali che possono derivare da quei debiti (specie se l’impresa è individuale o se si sono date garanzie personali). Le strategie quindi devono considerare sia l’aspetto aziendale che quello personale.

Analisi della situazione aziendale: Prima di tutto, occorre valutare con lucidità se l’azienda ha prospettive di risanamento oppure no. Fai un check-up finanziario: i debiti sono temporanei e dovuti magari a un calo di liquidità, oppure l’azienda è strutturalmente insolvente (più passività che attivi, fatturato insufficiente, modello di business non sostenibile)? Se l’attività ha mercato e margini per riprendersi, l’obiettivo sarà ristrutturare il debito mantenendo in vita l’impresa. Se invece la crisi è irreversibile, può essere più saggio contenere i danni e procedere a una liquidazione ordinata, prima che i creditori lo facciano in modo caotico.

Strumenti di ristrutturazione aziendale: Negli ultimi anni, specialmente con il nuovo Codice della Crisi, sono stati introdotti strumenti per aiutare le aziende in difficoltà:

  • Composizione negoziata della crisi: è un percorso stragiudiziale introdotto nel 2021, in cui l’imprenditore può richiedere la nomina di un esperto indipendente che lo aiuti a trattare con i creditori e trovare un accordo di ristrutturazione, il tutto in modo riservato. Durante la composizione negoziata, si possono ottenere alcune protezioni temporanee (come misure protettive dai creditori, autorizzazioni a finanziamenti urgenti) e alla fine, se si raggiunge un accordo con sufficienti creditori, lo si può formalizzare. È uno strumento volontario, utile se vuoi provare ogni strada per evitare il fallimento.
  • Accordi di ristrutturazione dei debiti: sono accordi giuridicamente vincolanti stipulati tra l’impresa e una parte significativa dei creditori (almeno il 60% dei crediti deve aderire). Vengono poi omologati dal tribunale, acquisendo efficacia anche verso eventuali creditori non aderenti (che però vanno pagati integralmente). È una via di mezzo tra il concordato e la negoziazione privata, adatta se hai pochi creditori rilevanti disposti a sedersi al tavolo (es. le banche principali).
  • Concordato preventivo: se l’azienda è più grande e formalmente fallibile, questa è la procedura giudiziale per eccellenza. Presenti un piano al tribunale, lo votano tutti i creditori chirografari e se approvato ti consente di proseguire l’attività pagando solo una parte dei debiti. È simile al concordato minore ma per imprese di dimensioni maggiori. Per gli imprenditori di minori dimensioni, come abbiamo visto, esiste il concordato minore con meccanismi simili. In entrambi i casi, l’azienda può prevedere continuità (se l’attività continua) oppure liquidazione (se intende chiudere vendendo i beni, ma con un accordo).
  • Piani attestati di risanamento: questo è uno strumento particolare in cui l’imprenditore, con l’ausilio di un professionista attestatore, predispone un piano di rientro da una crisi e lo esegue fuori dal tribunale, però con l’ombrello della legge (il piano, se adeguatamente attestato e comunicato, lo protegge ad esempio da azioni revocatorie fallimentari in caso di successivo fallimento). È indicato se la crisi non è troppo grave e basta un’aggiustamento concordato con le banche.

Interventi finanziari e operativi: Parallelamente alle misure legali, un imprenditore deve agire sul fronte finanziario interno:

  • Taglio dei costi e aumento dell’efficienza: rivedi le spese aziendali per ridurre gli sprechi. Ogni euro risparmiato può andare a servire il debito. Valuta se ci sono rami d’azienda non profittevoli da chiudere, personale in eccesso (magari da riconvertire o dove possibile utilizzare ammortizzatori sociali), oppure costi fissi da trasformare in variabili.
  • Disinvestimenti mirati: potresti vendere asset non strategici per fare cassa. Ad esempio, un immobile di proprietà non essenziale alla produzione può essere venduto o dato in lease-back. O cedere un magazzino di merce obsoleta per recuperare liquidità. L’importante è usare questi fondi per ridurre l’esposizione debitoria, magari pagando i creditori strategici o abbattendo i finanziamenti più onerosi.
  • Ricerca di nuovi capitali: considera l’ingresso di soci o investitori. A volte aprirsi a un partner è difficile, ma potrebbe portare denaro fresco per ripagare i debiti e rilanciare l’attività. Esistono anche iniziative pubbliche (fondi di garanzia, finanziamenti agevolati) per imprese in difficoltà con piani di rilancio: informati presso le associazioni di categoria o i consorzi fidi.
  • Piano di rientro con le banche: se i debiti principali sono verso banche, incontra i referenti bancari con un tuo commercialista e mostra un piano industriale di rilancio con numeri credibili, chiedendo contestualmente una ristrutturazione dei fidi: ad esempio conversione degli scoperti di conto in mutui a medio termine, nuovi periodi di grazia sul rimborso dei capitali, consolidamento delle varie esposizioni. Le banche, vedendo che stai affrontando la crisi in modo strutturato, potrebbero approvare il piano. Spesso preferiscono sostenerti se intravedono continuità, piuttosto che portarti a default e dover svalutare i crediti a bilancio.

Focus sulle garanzie personali: Molti imprenditori, specie piccoli, hanno garantito personalmente i debiti della loro azienda (fideiussioni, ipoteche su beni personali, ecc.). Questo significa che se l’azienda non paga, i creditori possono rivalersi sul patrimonio personale dell’imprenditore. Per tutelarti:

  • Se stai negoziando un accordo (saldo e stralcio o ristrutturazione), cerca di includere la liberazione/stralcio anche per te come garante. Ad esempio, se la banca accetta un saldo e stralcio con la società, fatti mettere per iscritto che ciò libera anche il fideiussore.
  • In caso di procedura concorsuale dell’azienda (es. concordato preventivo), sappi che la tua garanzia rimane valida a meno che non si trovi un accordo. I creditori spesso dopo aver accettato un concordato, attaccano i garanti per la parte non pagata. Perciò valuta anche tu le soluzioni da “privato sovraindebitato” in parallelo, se temi escussioni personali. Può succedere, ad esempio, che un imprenditore faccia un concordato per l’azienda e contemporaneamente avvii una procedura da sovraindebitamento per sé come persona fisica, in modo da comporre entrambe le situazioni.

Liquidazione dell’azienda e nuove opportunità: Se non c’è modo di salvare la società, potrebbe essere necessario chiudere. Può avvenire tramite liquidazione volontaria (nominando un liquidatore che vende attivi e paga i debiti fin dove può) o tramite fallimento/liquidazione giudiziale. Dal punto di vista personale, a volte scegliere di portare l’azienda a una chiusura pilotata prima che sia troppo tardi è la scelta giusta: consente di gestire meglio i beni, forse evitare guai per responsabilità (ad es. evitare di accumulare troppi debiti fiscali che possono portare a conseguenze penali per omesso versamento). Dopo la chiusura, l’imprenditore potrà comunque ricominciare: la legge, specie con l’esdebitazione, mira a non “uccidere” per sempre lo spirito imprenditoriale di chi è fallito onestamente. Ci sono tanti casi di imprenditori che, fallita un’attività, ne hanno avviata un’altra con successo imparando dagli errori. L’importante è fare tesoro dell’esperienza: se riparti, fallo con basi finanziarie più prudenti, meno leva del debito, e magari senza ricorrere subito a garanzie personali se non strettamente necessario.

Consulenza professionale d’obbligo: Nel contesto aziendale, non improvvisare. Coinvolgi il tuo commercialista di fiducia, o se serve uno studio legale specializzato in crisi d’impresa. Le implicazioni normative (fiscali, societarie, concorsuali) sono tante. Inoltre, dal 2022 è in vigore l’obbligo per gli amministratori di società di attivarsi tempestivamente in caso di crisi (ci sono indicatori di allerta): ignorare la crisi può portare a responsabilità per mala gestione. Affidarsi a professionisti ti aiuta sia a scegliere la strada giusta, sia a proteggerti da eventuali contestazioni future (ad es. ti guideranno nel non preferire indebitamente un creditore rispetto ad altri, o nel non aggravare il dissesto).

Riassumendo, per l’imprenditore indebitato le parole chiave sono: valutazione realistica, piano di ristrutturazione se l’azienda è salvabile, utilizzo degli strumenti legali adeguati alla dimensione dell’impresa, protezione del patrimonio personale ove possibile, e apertura al cambiamento (dell’assetto aziendale, dell’operatività o perfino di chiudere e ripartire) se necessaria. Il tutto accompagnato dalla consulenza giusta al momento giusto.

In conclusione, affrontare i debiti con le banche è un percorso impegnativo, ma possibile da portare a termine con successo combinando strategia, conoscenza dei propri diritti e un atteggiamento proattivo. Le leggi italiane offrono strumenti potenti per chi è in difficoltà, dai piani di rientro personalizzati fino alla liberazione totale dai debiti tramite l’esdebitazione. È fondamentale non farsi paralizzare dalla paura o dalla vergogna: chiedere aiuto, sia tecnico che emotivo, è la chiave per non restare soli in questo cammino. Con una buona organizzazione, il supporto dei propri cari e l’assistenza di professionisti competenti, si può uscire dal tunnel dei debiti, ristabilire il proprio equilibrio finanziario e ripartire verso un futuro più sereno, facendo tesoro dell’esperienza vissuta. Buona fortuna

Normative di riferimento:

1. Accordo a saldo e stralcio

Definizione e applicazione: L’accordo a saldo e stralcio è una transazione tra debitore e creditore che consente di estinguere un debito pagando una somma inferiore rispetto all’importo originario. È particolarmente utile per debiti fiscali e previdenziali .

Normativa di riferimento:

  • Non esiste una normativa specifica per il saldo e stralcio, ma è regolato dalle norme generali sul contratto e sulla transazione (artt. 1965 e ss. c.c.).
  • Per i debiti fiscali, si fa riferimento alle disposizioni sulla definizione agevolata dei carichi affidati all’agente della riscossione.

Giurisprudenza rilevante:

  • La giurisprudenza ha riconosciuto la validità degli accordi di saldo e stralcio, purché non lesivi dei diritti dei creditori e conformi alle norme imperative.

2. Piani di rientro e rinegoziazione del debito

Definizione e applicazione: I piani di rientro consentono al debitore di saldare il debito attraverso pagamenti rateizzati, evitando il ricorso ad azioni legali come il pignoramento .

Normativa di riferimento:

  • Art. 124 del Testo Unico Bancario (D.Lgs. 385/1993) per la trasparenza delle condizioni contrattuali.
  • Le disposizioni del Codice Civile in materia di obbligazioni e contratti.

Giurisprudenza rilevante:

  • La giurisprudenza ha affermato che le banche devono valutare la sostenibilità del piano di rientro proposto dal cliente, evitando pratiche scorrette o vessatorie.

3. Legge sul sovraindebitamento (L. 3/2012) e Codice della Crisi

Definizione e applicazione: La Legge 3/2012, integrata nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019), offre strumenti per la gestione del sovraindebitamento di soggetti non fallibili, come persone fisiche e piccole imprese .

Normativa di riferimento:

  • D.Lgs. 14/2019, aggiornato dal D.Lgs. 136/2024 (Correttivo-ter), che ha introdotto modifiche sostanziali al Codice della Crisi.

Giurisprudenza rilevante:

  • Le pronunce giurisprudenziali hanno chiarito l’applicazione delle procedure di sovraindebitamento, evidenziando l’importanza della meritevolezza del debitore e della fattibilità del piano proposto.

4. Concordato minore e liquidazione del patrimonio

Definizione e applicazione: Il concordato minore è una procedura riservata a imprenditori minori e professionisti che consente di proporre ai creditori un piano di ristrutturazione dei debiti. La liquidazione controllata del patrimonio è invece una procedura che prevede la liquidazione dei beni del debitore per soddisfare i creditori .

Normativa di riferimento:

  • D.Lgs. 14/2019, artt. 74 e ss. per il concordato minore; artt. 268 e ss. per la liquidazione controllata.

Giurisprudenza rilevante:

  • La giurisprudenza ha stabilito che il concordato minore con apporto di risorse esterne è ammissibile solo se tali risorse incrementano in misura apprezzabile l’attivo ricavabile dalla liquidazione.

5. Pignoramenti e procedure esecutive

Definizione e applicazione: Il pignoramento è un atto esecutivo mediante il quale si sottraggono beni al debitore per soddisfare il credito. Le procedure esecutive sono regolate dal Codice di Procedura Civile.

Normativa di riferimento:

  • Codice di Procedura Civile, artt. 491 e ss.
  • Decreto legislativo n. 164/2024, che ha introdotto novità riguardanti il pignoramento, il titolo esecutivo e la procura speciale alle liti.

Giurisprudenza rilevante:

  • La giurisprudenza ha chiarito i termini e le modalità del pignoramento, sottolineando l’importanza del rispetto delle procedure per garantire i diritti delle parti coinvolte.

6. Segnalazioni al CRIF e banche dati creditizie

Definizione e applicazione: Le segnalazioni nelle banche dati creditizie, come il CRIF, influenzano l’accesso al credito dei soggetti segnalati.

Normativa di riferimento:

  • Codice in materia di protezione dei dati personali (D.Lgs. 196/2003) e Regolamento UE 2016/679 (GDPR).
  • Le disposizioni della Banca d’Italia sulla Centrale dei Rischi.

Giurisprudenza rilevante:

  • La giurisprudenza ha stabilito che le segnalazioni devono essere effettuate nel rispetto della normativa sulla privacy e che il debitore ha diritto alla rettifica di dati inesatti .

7. Ripristino del merito creditizio

Definizione e applicazione: Il ripristino del merito creditizio è il processo attraverso il quale un soggetto migliora la propria affidabilità finanziaria agli occhi degli istituti di credito.

Normativa di riferimento:

  • Le linee guida dell’Autorità Bancaria Europea (EBA) sulla concessione e monitoraggio del credito.
  • Le disposizioni del Codice Civile in materia di obbligazioni.

Giurisprudenza rilevante:

  • La giurisprudenza ha riconosciuto l’importanza della trasparenza e della correttezza nella valutazione del merito creditizio da parte degli istituti finanziari.

8. Composizione negoziata della crisi

Definizione e applicazione: La composizione negoziata della crisi è una procedura volontaria e riservata che può essere attivata da qualsiasi imprenditore commerciale o agricolo in situazione di squilibrio economico o finanziario non ancora irreversibile .

Normativa di riferimento:

  • D.Lgs. 14/2019, artt. 12 e ss., aggiornato dal D.Lgs. 136/2024.

Giurisprudenza rilevante:

  • Le pronunce giurisprudenziali hanno evidenziato l’efficacia della composizione negoziata nel favorire la continuità aziendale e nel prevenire l’insolvenza.

9. Accordi di ristrutturazione dei debiti

Definizione e applicazione: Gli accordi di ristrutturazione dei debiti sono patti tra debitore e creditori che prevedono la ristrutturazione del debito, omologati dal tribunale.

Normativa di riferimento:

  • D.Lgs. 14/2019, artt. 57 e ss.
  • Provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate del 23 dicembre 2024, che ha istituito l’Ufficio crisi d’impresa per esprimere il parere conforme all’atto.

Giurisprudenza rilevante:

  • La giurisprudenza ha riconosciuto la possibilità di omologare gli accordi di ristrutturazione anche in mancanza dell’adesione dell’amministrazione finanziaria e degli enti previdenziali, alla luce del disposto normativo dell’art. 1-bis D.Lgs. 69/2023.

10. Concordato preventivo

Definizione e applicazione: Il concordato preventivo è una procedura concorsuale che consente all’imprenditore in crisi di proporre ai creditori un piano di ristrutturazione dei debiti per evitare il fallimento.

Normativa di riferimento:

  • D.Lgs. 14/2019, artt. 40 e ss.
  • Decreto del Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze del 28 aprile 2025, che ha attuato le previsioni relative al concordato preventivo biennale per il biennio 2024-2025, con particolare riferimento alla gestione del carico fiscale futuro e alla continuità aziendale.

Giurisprudenza rilevante:

  • La giurisprudenza recente ha ribadito il principio della prevalenza della continuità aziendale rispetto alla liquidazione, purché il piano risulti coerente e sostenibile nel medio periodo.
  • Sentenze dei Tribunali di Milano e Roma (gennaio–aprile 2025) hanno ammesso piani di concordato in continuità anche con percentuali molto ridotte per i creditori chirografari, purché sostenuti da perizie indipendenti e attestazioni di convenienza.

Come Uscire dai Debiti con le Banche: Perché Affidarsi a Studio Monardo Per Risolvere La Tua Situazione Debitoria

Hai accumulato debiti con una o più banche? Mutui non pagati, rate scadute, sconfinamenti, prestiti personali o finanziamenti aziendali fuori controllo?
Quando la pressione diventa insostenibile, serve agire subito, con una strategia legale chiara, protetta e sostenibile.
Affidarsi all’Avvocato Giuseppe Monardo significa scegliere un professionista che conosce a fondo il sistema bancario e sa come bloccare le azioni esecutive, rinegoziare le esposizioni o cancellare i debiti attraverso la legge.

Perché i debiti con le banche sono così pericolosi

Le banche dispongono di strumenti legali molto rapidi ed efficaci per recuperare quanto devono:

  • Azioni legali immediate con decreto ingiuntivo
  • Pignoramenti su conto corrente, immobili, stipendi
  • Iscrizione di ipoteche e segnalazioni in centrale rischi
  • Vendita all’asta dei beni del debitore

Ignorare o rimandare peggiora la situazione. Ma agire tempestivamente con un esperto può ribaltare le sorti del tuo debito.

Cosa può fare per te l’Avvocato Monardo

L’Avvocato Monardo, esperto in diritto bancario e gestione della crisi, ti aiuta a:

  • Verificare la legittimità del contratto di mutuo o prestito (molti contengono irregolarità, interessi usurari o anatocismo)
  • Contestare le pretese della banca, se il credito è prescritto o viziato
  • Bloccare o sospendere i pignoramenti e le aste
  • Trattare un saldo e stralcio del debito, con forte riduzione dell’importo dovuto
  • Accedere a procedure di sovraindebitamento, se non riesci più a pagare

Monardo imposta una difesa strategica, personalizzata per privati, imprenditori o ex imprenditori, con l’obiettivo di ridurre, rinegoziare o azzerare il debito bancario.

Quando il sovraindebitamento è la soluzione migliore

Se i debiti con le banche sono troppi e le rate non sono più sostenibili, Monardo può attivare le procedure previste dalla Legge 3/2012 aggiornata al 2025, tra cui:

  • Piano del Consumatore: se sei un privato e vuoi pagare solo ciò che puoi
  • Accordo di Composizione della Crisi: se sei un imprenditore individuale o un ex titolare di partita IVA
  • Liquidazione controllata del patrimonio: se non puoi più sostenere alcun pagamento
  • Esdebitazione dell’incapiente: se non hai beni né redditi, puoi chiedere la cancellazione totale dei debiti

Con queste soluzioni puoi bloccare ogni azione esecutiva e chiudere definitivamente con il passato.

Le qualifiche dell’Avvocato Monardo

L’Avvocato Giuseppe Monardo è:

  • Gestore della Crisi da Sovraindebitamento, iscritto al Ministero della Giustizia
  • Fiduciario di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC)
  • Esperto Negoziatore della Crisi d’Impresa, abilitato ex D.L. 118/2021
  • Coordinatore di una rete nazionale di professionisti in diritto bancario, tributario ed esecutivo

Monardo non si limita alla teoria: ti affianca operativamente, dai primi atti fino alla chiusura della pratica e, se possibile, all’esdebitazione finale.

In Conclusione

Uscire dai debiti con le banche è possibile, se scegli la via legale giusta e chi sa davvero come muoversi.
Affidarsi all’Avvocato Giuseppe Monardo significa difendersi con intelligenza e competenza, bloccare le azioni aggressive delle banche e costruire un piano concreto per ripartire.
Con Monardo, il tuo debito bancario non è più una condanna, ma un problema da risolvere — legalmente, strategicamente e definitivamente.

Qui di seguito tutti i dettagli del nostro Studio Legale che ti aiuta ad uscire dai debiti con le banche:

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Informazioni importanti: Studio Monardo e avvocaticartellesattoriali.com operano su tutto il territorio italiano attraverso due modalità.

  1. Consulenza digitale: si svolge esclusivamente tramite contatti telefonici e successiva comunicazione digitale via e-mail o posta elettronica certificata. La prima valutazione, interamente digitale (telefonica), è gratuita, ha una durata di circa 15 minuti e viene effettuata entro un massimo di 72 ore. Consulenze di durata superiore sono a pagamento, calcolate in base alla tariffa oraria di categoria.
  2. Consulenza fisica: è sempre a pagamento, incluso il primo consulto, il cui costo parte da 500€ + IVA, da saldare anticipatamente. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamento presso sedi fisiche specifiche in Italia dedicate alla consulenza iniziale o successiva (quali azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali in partnership, uffici temporanei). Anche in questo caso, sono previste comunicazioni successive tramite e-mail o posta elettronica certificata.

La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

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