Vuoi estinguere i tuoi debiti con Equitalia (ex) ora Agenzia Entrate Riscossione?
Qui di seguito troverai la guida di Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti con l’Agenzia Entrate Riscossione:
Introduzione
Affrontare i debiti fiscali con l’ex Equitalia (ora Agenzia delle Entrate-Riscossione) può sembrare un compito arduo, ma esistono strumenti e strategie per ridurre l’importo dovuto o gestire i pagamenti in modo sostenibile. Questa guida operativa, rivolta sia a persone fisiche che aziende, fornisce un percorso passo-passo per uscire dalla morsa dei debiti esattoriali. Attraverso esempi reali, modelli di lettere, tabelle riassuntive e riferimenti normativi aggiornati, imparerai come verificare la correttezza delle cartelle esattoriali, contestarle se necessario, trattare con l’ente di riscossione e sfruttare al meglio le agevolazioni di legge (rateizzazioni, “rottamazioni”, saldo e stralcio, legge sul sovraindebitamento, ecc.).
L’obiettivo è offrirti un manuale pratico, con linguaggio chiaro ma professionalmente accurato, per risolvere definitivamente i debiti con il Fisco o quantomeno ridurne l’impatto sul tuo patrimonio e sulla tua vita. Seguendo questa guida potrai capire quali strumenti sono più adatti al tuo caso e come attivarli passo dopo passo.
Per poi richiedere una consulenza, qui di seguito tutti i contatti di Studio Monardo, gli avvocati che ti aiutano a ridurre o cancellare i debiti con l’ex Equitalia:
1. Come Capire la Propria Situazione Debitoria Con Ex Equitalia
1.1 Che cos’è una cartella esattoriale e chi è l’Agente della Riscossione
La cartella esattoriale (oggi denominata cartella di pagamento) è un atto ufficiale con cui l’Agente della Riscossione richiede il pagamento di un importo dovuto a un ente creditore (Agenzia delle Entrate, INPS, Comuni, etc.). In pratica, la cartella è il mezzo attraverso cui vengono riscossi tributi non pagati, contributi previdenziali, multe e altre sanzioni amministrative. Ricevere una cartella significa che un certo debito risulta iscritto a ruolo (ossia affidato per la riscossione coattiva) e, se non si paga entro 60 giorni, l’Agente della Riscossione potrà attivare strumenti di recupero forzoso (pignoramenti, fermi, ipoteche).
Fino al 2017 l’Agente della Riscossione era Equitalia, società pubblica incaricata della riscossione nazionale. Dal 1° luglio 2017 Equitalia è stata sostituita dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER), ente pubblico economico integrato nell’Agenzia delle Entrate. Per il cittadino poco cambia: cartelle e procedure sono rimaste simili, ma ora l’attività di riscossione fa capo direttamente all’Erario. Spesso ci si riferisce ancora colloquialmente a “Equitalia” anche se l’ente attuale è AdER.
Elementi di una cartella esattoriale: la cartella indica l’ente creditore, la natura del tributo o sanzione, l’importo (capitale, interessi, sanzioni, aggi di riscossione), la data di notifica e le istruzioni per il pagamento o la richiesta di rateizzo. Importante è la presenza della relata di notifica (come e quando è stata notificata la cartella): senza una notifica regolare, la cartella può essere contestata per nullità. In calce sono riportati i riferimenti normativi e le istruzioni per eventuali ricorsi (ad esempio, che il ricorso va presentato entro 60 giorni alla Commissione Tributaria per tributi, o 30/40 giorni al giudice competente per contributi o multe, a seconda dei casi).
Agenzia Entrate-Riscossione dispone di un sito web dove il contribuente può accedere alla propria area riservata (tramite SPID, CIE, CNS) e visualizzare la lista delle cartelle a suo carico, lo stato dei pagamenti e i moduli per richiedere servizi (dilazioni, sospensioni, etc.). È quindi consigliabile utilizzare questi servizi online o recarsi presso uno sportello AdER per chiarire la propria posizione.
1.2 Come verificare i debiti esistenti con l’Agenzia Entrate Riscossione (estratto di ruolo e controlli)
Prima di intraprendere qualsiasi azione, è fondamentale fotografare la propria situazione debitoria. Ciò include sapere esattamente quali cartelle esattoriali risultano a proprio carico, per quali importi e a quale titolo. Gli strumenti utili sono:
- Estratto di ruolo: è un elenco dettagliato dei debiti iscritti a ruolo per il contribuente, con indicazione di numero della cartella, ente creditore, importo iniziale e residuo, data di notifica, ecc. Si può ottenere accedendo all’area riservata del sito AdER oppure richiedendolo agli sportelli dell’Agenzia. L’estratto di ruolo permette di individuare tutte le cartelle (anche quelle eventualmente non ricevute perché notificate a vecchi indirizzi o via PEC).
- Controllo sullo stato delle cartelle: se alcune cartelle risultano sospese o annullate, l’estratto di ruolo lo evidenzia. Ad esempio, una cartella può essere sospesa in caso di ricorso pendente con sospensiva concessa dal giudice, oppure annullata dall’ente creditore (sgravio). Verificare se il debito è ancora attivo o se risulta già cancellato per qualche motivo è un passo importante.
- Calcolo di interessi e aggio: il debito indicato sulla cartella aumenta nel tempo per via degli interessi di mora (maturano dal 61° giorno dopo la notifica, se non si paga entro 60 giorni) e dell’aggio (il compenso di riscossione, ora a carico dell’erario per le cartelle notificate dal 2016 in poi, ma prima a carico contribuente). Nell’estratto di ruolo l’importo è aggiornato alla data di estrazione. Se si vuole conoscere l’importo esatto da pagare ad una certa data, AdER mette a disposizione un calcolatore online. Questo serve per pianificare eventuali pagamenti o semplicemente per sapere quanto è lievitato il debito originale.
- Verifica di notifiche e atti correlati: è utile raccogliere tutta la documentazione: copie delle cartelle ricevute (fronte/retro con relata di notifica o PEC), eventuali intimazioni di pagamento ricevute successivamente, avvisi di accertamento originari (se disponibili). In particolare, controllare quando ciascuna cartella è stata notificata, perché da ciò decorrono i termini di prescrizione (vedi §1.4).
*Esempio pratico: Mario verifica sul sito AdER di avere 5 cartelle esattoriali pendenti, per un totale di €25.000, relative a: IRPEF non versata, contravvenzioni stradali e contributi INPS. Scarica l’estratto di ruolo e nota che due di queste cartelle risultano “sospese” – scopre che riguardano importi oggetto di un ricorso fiscale ancora pendente. Le altre tre cartelle, invece, sono attive e non pagate. Mario prepara un prospetto riepilogativo, annotando per ciascuna la data notifica (una risale a 8 anni prima). Questa analisi preliminare gli servirà per decidere se qualche cartella è contestabile per prescrizione e quali importi deve programmare di pagare.
1.3 Come verificare la regolarità di una cartella esattoriale (vizi, errori, doppie notifiche)
Una volta elencati tutti i debiti, bisogna verificare se ciascuna cartella è formalmente e sostanzialmente regolare, oppure se vi sono motivi per contestarla. Ecco gli aspetti da controllare:
- Notifica regolare: La cartella deve essere notificata secondo legge. Se è arrivata via posta, deve esserci la cosiddetta “relata di notifica” firmata dall’ufficiale postale o messo notificatore, con indicazione di data e modalità (consegna a mano, raccomandata, PEC, ecc.). Per le notifiche via PEC, fa fede la ricevuta di consegna. Notifiche a indirizzo errato, a soggetti non abilitati (es. consegnata a un vicino di casa non familiare) o mancata notifica rendono la cartella nulla. Verifica pratica: controlla se hai ricevuto l’atto; se sospetti una notifica inesistente o viziata, puoi chiedere ad AdER la copia della relata o verifica interna. Un vizio di notifica consente di far annullare la cartella anche se il merito del debito è fondato.
- Esattezza degli importi e degli estremi: Controlla che il dettaglio del calcolo sia chiaro. Ogni cartella riferita a tributi dovrebbe riportare l’anno d’imposta, il numero dell’atto impositivo originario (ad es. l’accertamento o la dichiarazione non versata) e le varie voci (imposta, interessi, sanzioni). Errori materiali (es. somme già pagate ma ancora iscritte, doppi addebiti) possono giustificare un’istanza di correzione in autotutela. Ad esempio, se hai pagato una multa e nonostante ciò ricevi cartella per la stessa, c’è un errore da sanare.
- Cartelle “duplicate” o relative allo stesso debito: Può accadere che lo stesso debito venga iscritto due volte per errore, oppure che un accertamento sia stato annullato ma la cartella emessa comunque. Bisogna escludere che nel ruolo compaiano posizioni duplicative. In caso di dubbio, confronta i numeri di riferimento (numero di ruolo o di partita) riportati nelle cartelle.
- Decadenza della cartella: Questo è diverso dalla prescrizione (che vedremo sotto). La decadenza attiene ai termini entro i quali l’ente creditore doveva formare e affidare il ruolo per la riscossione. Ad esempio, un avviso di accertamento fiscale deve essere seguito dall’iscrizione a ruolo entro termini stabiliti (di solito fine anno successivo a quello in cui l’accertamento è definitivo, variabile secondo le norme tempo per tempo vigenti). Se l’ente ha “decaduto” dal poter riscuotere, la cartella potrebbe essere nulla. Verificare la data dell’atto originario e quando è stata emessa la cartella può rivelare eventuali decadenze. È un controllo tecnico, spesso fatto con l’aiuto di un consulente, ma importante.
- Soggetto legittimato: Assicurati che la cartella sia stata emessa dall’ente giusto. AdER oggi gestisce la maggior parte dei carichi pubblici, ma per alcuni tributi locali (es. multe comunali minori) potrebbero esserci concessionari diversi. Un errore sul soggetto emittente potrebbe essere motivo di nullità. Inoltre, prima del 2017, Equitalia agiva in nome proprio; oggi AdER agisce come emanazione dell’Agenzia Entrate: comunque la legittimazione è corretta. È più un aspetto storico, ma se trovi cartelle Equitalia dopo il 2017, è solo il logo storico, perché legalmente il soggetto è subentrato.
Se emergono irregolarità in uno qualsiasi di questi punti (mancata notifica, errore palese, decadenza, ecc.), quelle cartelle potrebbero essere annullate tramite ricorso o attraverso richiesta di sospensione/annullamento in autotutela (vedi capitolo 3). Vale la pena quindi fare questo check iniziale perché un debito annullato è un debito in meno da pagare.
*Esempio tipico: Luigi riceve due cartelle per IRPEF 2015, entrambe da €5.000, con due numeri diversi. Approfondendo, scopre che sono esattamente lo stesso importo duplicato per errore: l’ufficio ha iscritto a ruolo due volte l’esito di un unico avviso. Luigi raccoglie le prove (copia dell’avviso e delle due cartelle) e presenta un’istanza in autotutela per annullare il duplicato, evitando così di pagare €5.000 non dovuti.
1.4 Come funziona la prescrizione e la decadenza di una cartella di pagamento: quando il debito si annulla da solo
Oltre ai vizi formali, un altro elemento fondamentale da valutare è se il debito contenuto nella cartella sia prescritto, ovvero se è trascorso il tempo massimo entro cui la legge consente di riscuoterlo. La prescrizione è un termine di legge oltre il quale il creditore perde il diritto di pretendere il pagamento. Per i debiti esattoriali, i termini di prescrizione variano a seconda della natura del credito:
- Tributi erariali (statali): 10 anni. Ad esempio IRPEF, IRES, IVA, IRAP hanno termine decennale. Anche imposte come imposta di registro, bollo, imposte catastali e Canone RAI si prescrivono in 10 anni.
- Tributi locali e contributi previdenziali: 5 anni. IMU, TASI, TARI (tasse comunali) si prescrivono in 5 anni. Lo stesso vale per contributi INPS e INAIL (contributi previdenziali). Anche i diritti camerali dovuti alle Camere di Commercio cadono in 5 anni.
- Sanzioni amministrative e multe stradali: 5 anni. Le multe del Codice della Strada si prescrivono in 5 anni dalla notifica del verbale definitivo. Ugualmente le sanzioni per violazioni amministrative varie hanno 5 anni di prescrizione (ad eccezione di rare fattispecie).
- Tassa automobilistica (bollo auto): 3 anni. Il bollo auto ha un termine più breve, tre anni, poiché previsto da normativa specifica.
- Interessi e sanzioni contenuti nella cartella: Anche se l’imposta principale avesse prescrizione più lunga, le sanzioni e gli interessi maturati seguono in genere il termine breve quinquennale. Ad esempio, una cartella IRPEF contiene l’imposta (10 anni) ma anche sanzioni per tardivo versamento (5 anni): queste ultime si prescrivono separatamente in 5 anni se il Fisco non agisce.
La decadenza invece riguarda il termine entro cui la cartella doveva essere emessa dall’ente creditore. Ad esempio: gli avvisi di accertamento esecutivi (introdotti negli ultimi anni) valgono già come titolo esecutivo e la cartella non viene emessa; oppure un avviso di addebito INPS deve essere emesso entro un certo numero di anni dal periodo contributivo. Se tali termini sono violati, il debito è inesigibile. Elencare qui tutti i termini di decadenza sarebbe complesso, ma è utile sapere che esiste questa possibilità: se ricevi una cartella per un tributo di molti anni prima, verifica (magari con un esperto) se l’ente poteva ancora emetterla o se era decaduto.
Come si calcola il termine di prescrizione? In generale, dal 61° giorno dopo la notifica della cartella (il primo giorno utile in cui l’Agente può attivarsi, scaduti i 60 giorni concessi per il pagamento volontario). Se entro il termine prescrizionale AdER compie un atto di riscossione valido (ad esempio notifica un’intimazione di pagamento, un preavviso di fermo, un pignoramento, etc.), la prescrizione si interrompe e inizia a decorrere un nuovo periodo di pari durata. Importante: l’interruzione vale solo per il debito indicato in quell’atto e per i soggetti a cui è notificato. Se passano più di 5 anni (o 10, a seconda del caso) senza alcun atto o pagamento, il debito è legalmente non più esigibile, anche se la cartella rimane formalmente iscritta a ruolo.
Esempio di prescrizione: Tizio riceve una cartella per una multa stradale notificata il 10 gennaio 2018. Non paga. Se entro il 10 gennaio 2023 l’Agente della riscossione non gli ha notificato nulla (né solleciti, né preavvisi, né altri atti) e Tizio non ha fatto alcun pagamento, la multa è prescritta: passati 5 anni, Tizio potrebbe rifiutare il pagamento per intervenuta prescrizione. Viceversa, se nel 2020 gli era arrivato un preavviso di fermo, la prescrizione è ripartita da capo dal 2020.
È essenziale, nella verifica dei debiti (§1.2), annotare l’ultima data in cui hai ricevuto un atto per ciascun debito. Attenzione: un semplice estratto di ruolo scaricato oggi non interrompe la prescrizione (non è un atto notificato a te, è una tua consultazione). Deve esserci un atto formale dell’Agente della Riscossione verso il debitore.
Se ritieni che un debito sia prescritto, non pagarlo prima di aver valutato un’azione di contestazione. Pagare un debito ormai prescritto equivale a pagare qualcosa che legalmente non devi più – e una volta pagato, non è più ripetibile (non te lo rimborsano). Invece, puoi eccepire la prescrizione e ottenere l’annullamento. Nel capitolo 3 vedremo come far valere questa eccezione (solitamente con ricorso o opposizione). Nota però che dal 2022 una norma ha limitato la possibilità di far causa solo sulla base dell’estratto di ruolo: bisogna attendere un atto dell’Agente (ad es. un’intimazione) per proporre ricorso e far dichiarare prescritta la cartella.
*Esempio pratico: Anna scopre da un estratto di ruolo una cartella IRPEF del 2009 mai pagata. Sono passati 14 anni e lei non ricorda di aver mai ricevuto atti dal 2010 in poi. In base alla natura (IRPEF=10 anni) potrebbe essere prescritta già dal 2020. Decide di non pagare subito, ma presenta un’istanza in autotutela per prescrizione e, contestualmente, attende l’eventuale prossima mossa di AdER (ad esempio, se le notificano un’intimazione di pagamento, userà quell’atto per fare ricorso al giudice eccependo la prescrizione). Grazie a ciò, Anna riesce ad ottenere l’annullamento di quella vecchia cartella senza esborso. )
2. Quali Sono Gli Strumenti per Estinguere o Ridurre il Debito Con Equitalia (Ex)
Dopo aver esaminato la posizione debitoria ed eventualmente individuato cartelle nulle o prescritte (che quindi potremmo eliminare dal totale da pagare), passiamo agli strumenti concreti per estinguere i debiti legittimi. “Estinguere” può significare pagare integralmente, ma esistono modalità per rendere il pagamento più leggero (dilazione nel tempo) o ridurre l’ammontare dovuto (agevolazioni, stralci). In questa sezione vediamo tutte le opzioni principali:
2.1 Pagamento integrale e suoi effetti (sanzioni, interessi, aggio)
La soluzione più semplice, sebbene non sempre attuabile per mancanza di liquidità, è pagare integralmente la cartella. Il pagamento entro 60 giorni dalla notifica evita l’aggravio di interessi di mora (che iniziano a maturare dal 61° giorno) e impedisce all’Agente di avviare procedure esecutive o cautelari. Se si paga dopo i 60 giorni, occorrerà aggiungere gli interessi maturati fino al giorno del pagamento.
Dove e come pagare: sulla cartella sono indicati i canali di pagamento: sportelli bancari o postali (mediante il bollettino RAV allegato), sportelli AdER, tabaccherie convenzionate, online tramite il sito dell’Agenzia Entrate-Riscossione (con carta di credito o home banking circuito CBILL). È importante usare il codice specifico della cartella per assicurare che il pagamento vada a chiudere proprio quel debito.
Attenzione alle compensazioni: se hai crediti verso la Pubblica Amministrazione (ad esempio un rimborso fiscale), in alcuni casi questi possono essere compensati con cartelle esattoriali. Esiste una procedura di compensazione tra crediti commerciali certificati e debiti iscritti a ruolo per imprese, e anche la compensazione “F24” per chi ha crediti d’imposta utilizzabili in compensazione (in quest’ultimo caso, se hai una cartella, non puoi compensarla direttamente in F24, ma puoi utilizzare il credito per pagare un modello F24 predeterminato dall’Agente). Sono casi particolari, da valutare con un commercialista.
Effetti del pagamento integrale: una volta pagata la cartella, il debito si estingue e AdER rilascia una ricevuta liberatoria. Se sul debito c’era un fermo auto o ipoteca, questi verranno cancellati entro 30 giorni su istanza dell’Agente della Riscossione (o su tua richiesta con la quietanza di pagamento). Inoltre, pagare chiude eventuali procedure esecutive in corso (un pignoramento in atto viene revocato perché il debito non esiste più). Tuttavia, pagare integralmente non elimina eventuali sanzioni accessorie legate al debito originario (es: punti patente per una multa, che comunque hanno fatto il loro corso a prescindere dal pagamento della cartella).
Costi aggiuntivi: nella cartella sono inclusi già gli oneri di riscossione (aggio) dovuti all’Agente e le eventuali spese di notifica. Fino a qualche anno fa l’aggio era il 6-8% dell’importo e lo pagava il contribuente; oggi, per i ruoli più recenti, è a carico dello Stato, ma può ancora comparire per partite vecchie. In pratica, se paghi tutto subito, l’importo richiesto copre già questi oneri: non ci sono spese ulteriori (tranne gli interessi se paghi in ritardo). Pagare anticipatamente l’intero debito può anche far risparmiare potenziali spese future: ad esempio, evitare un pignoramento significa evitare i diritti di esecuzione e notifica aggiuntivi che verrebbero altrimenti addebitati.
Quando conviene pagare subito: se l’importo non è elevato e disponi della liquidità, oppure se la cartella è assolutamente dovuta e vuoi evitare complicazioni, il pagamento integrale chiude la questione definitivamente. Anche in caso di importi maggiori, a volte può convenire pagare utilizzando un finanziamento bancario (se ottieni un tasso più basso rispetto agli interessi di mora di AdER) o attingendo ai risparmi, per evitare l’accumularsi di interessi e rischi di misure esecutive.
*Esempio: Marco riceve una cartella da €1.200 per IMU non pagata. Dopo aver verificato che è dovuta, decide di pagarla subito online con carta di credito. Facendo così entro i 60 giorni, paga esattamente €1.200 senza ulteriori interessi. Dopo qualche settimana, controllando l’estratto di ruolo, vede che quella cartella risulta “Pagata” e non ha più pendenze. Marco ha chiuso immediatamente il debito, evitando qualsiasi futura azione esecutiva.
Naturalmente non sempre è possibile pagare tutto subito: vediamo allora la soluzione più comune, la rateizzazione.
2.2 Rateizzazione ordinaria (fino a 72 rate) ed estesa (120 rate)
La rateizzazione (o dilazione) è lo strumento che consente al contribuente in difficoltà di pagare il debito a rate mensili, anziché in un’unica soluzione. È di gran lunga il metodo più utilizzato per gestire importi medio-grandi. La normativa sulle rateizzazioni è stata aggiornata di recente (da ultimo col Decreto Aiuti 2022 e normative collegate) per ampliare le possibilità e le soglie.
A) Rateizzazione “ordinaria” fino a 72 rate (6 anni) – istanza semplificata fino a 120.000 €:
Per debiti fino a 120.000 € (importo totale delle cartelle che vuoi rateizzare, considerato per ogni richiesta), oggi si può ottenere una dilazione senza bisogno di documentare lo stato di difficoltà economica. Questa soglia è stata innalzata (era 60.000 € fino a giugno 2022). Significa che, se il tuo debito rientra nel limite, basta presentare la domanda di rateizzo e l’Agenzia la accoglie automaticamente, concedendo un piano standard di massimo 72 rate mensili (6 anni). Puoi chiedere meno rate o l’importo massimo; in assenza di tua indicazione, di solito viene dato il numero massimo di rate possibili.
Per importi oltre 120.000 €, la rateizzazione ordinaria viene concessa solo presentando i documenti che provano la temporanea difficoltà finanziaria (ad es. dichiarazioni dei redditi, bilanci, indice di liquidità per imprese, ISEE per persone fisiche, ecc., a seconda dei casi). In pratica sopra questa soglia serve dimostrare che non puoi pagare in un’unica soluzione ma puoi in modo frazionato. La durata massima resta 72 rate, salvo richiedere il piano straordinario (vedi punto B).
Novità: Dal 2022, un debitore che ottiene una rateizzazione decade dal beneficio solo se salta 8 rate (anche non consecutive). Prima bastavano 5 rate non pagate per far decadere la dilazione; ora c’è più tolleranza. Finché sei in regola con i pagamenti rateali, AdER non può procedere ad azioni esecutive né iscrivere fermi/ipoteche nuovi. Inoltre, dalla presentazione della domanda di rateizzo e per tutto il tempo in cui paghi puntualmente, sono sospese le azioni di recupero coercitive.
- Come presentare domanda: Oggi è molto semplice: si può fare online sul portale AdER (area riservata o area pubblica compilando l’apposito form). In alternativa, esistono moduli cartacei (Modello R1 o R2) da inviare via PEC o presentare allo sportello. Per debiti fino 120.000 € basta l’istanza, per importi superiori va allegata la documentazione economica richiesta. Suggerimento: tramite l’area riservata con SPID la procedura è guidata e rilascia subito la ricevuta di presa in carico. Nel caso di importi molto elevati o situazioni complesse, è consigliabile farsi assistere da un professionista per predisporre l’istanza.
- Tasso d’interesse: Le rate sono maggiorate di interessi, calcolati su base annuale a un tasso determinato periodicamente (negli ultimi anni attorno al 2-3% annuo per le rateazioni). L’ammontare esatto degli interessi di dilazione viene comunicato nel piano di ammortamento che AdER rilascia al momento dell’accoglimento. Anche con questi interessi, la rateazione è spesso preferibile al ritardo: gli interessi di mora (in caso di mancata dilazione) sono generalmente più alti.
- Pagamento delle rate: Si può optare per il bollettino RAV mensile, oppure per il domiciliazione bancaria (SDD). È importante rispettare le scadenze mensili: c’è una tolleranza di soli 5 giorni oltre la scadenza, superati i quali la rata è considerata omessa.
- Decadenza: Come detto, salti fino a 7 rate non comportano decadenza (ma restano dovute con gli interessi di mora); al salto dell’ottava rata, il piano decade. La decadenza implica che l’intero debito residuo torna esigibile immediatamente e non può essere concessa una nuova dilazione per quei carichi. (Attenzione: dopo la decadenza, potresti chiedere una nuova rateazione solo se c’è stata nel frattempo una definizione agevolata o se intervengono nuove normative di riammissione – vedi capitolo 2.3 per l’eventualità di riammissione a rottamazione).
B) Rateizzazione “straordinaria” fino a 120 rate (10 anni):
Se l’importo è talmente elevato o la tua situazione economica così compromessa che 72 rate non sono sostenibili, la legge prevede la possibilità di chiedere un piano straordinario fino a 120 rate mensili (10 anni). Per ottenerlo bisogna dimostrare di non poter sostenere la rata “ordinaria” e rientrare in specifici parametri economici stabiliti dal DM 6/11/2013. In particolare:
- Persone fisiche (o ditte individuali in regime fiscale semplificato): occorre che la rata mensile di un piano a 72 rate superi il 20% del reddito mensile del nucleo familiare, calcolato dall’ISEE. Se la rata “standard” è troppo pesante rispetto al reddito, si può chiedere di allungare a 120 rate.
- Imprese e soggetti in contabilità ordinaria: occorre che la rata a 72 mesi superi il 10% del valore della produzione mensile e che l’indice di liquidità dell’azienda sia compreso tra 0,5 e 1 (ossia c’è squilibrio finanziario). Documenti necessari: bilanci, ISEE o altri dati di cash flow a seconda del tipo di soggetto.
In pratica, devi allegare all’istanza straordinaria le evidenze che rispettano questi requisiti. Se accolto, ti verrà concesso un piano fino a 120 rate di importo costante. È facoltà dell’Agente della riscossione accordare meno di 120 rate se ritiene tu possa farcela in meno tempo.
Le altre regole (decadenza con 8 rate non pagate, sospensione procedure esecutive durante il pagamento, ecc.) valgono anche per la rateazione straordinaria.
C) Vantaggi della rateizzazione: Oltre al beneficio ovvio di diluire l’esborso (rendendo possibile il pagamento di somme che altrimenti sarebbero ingestibili), la rateazione attiva un meccanismo di tutela: nessuna azione esecutiva o cautelare nuova può essere intrapresa dall’Agente di Riscossione sui debiti rateizzati. Inoltre, se erano già stati iscritti un fermo amministrativo o un’ipoteca, è possibile ottenerne la sospensione o cancellazione una volta concesso il piano e pagata la prima rata (vedi capitoli 4.2 e 4.3 per dettagli). Pagando regolarmente, non riceverai ulteriori solleciti per quei debiti.
D) Limiti e cumulo: Puoi chiedere la rateizzazione anche di una singola cartella alla volta, oppure più cartelle insieme. Attenzione però: importo soglia e numero rate si valutano per richiesta. Se hai 200.000 € di debiti, potresti (in teoria) spezzare la richiesta in due da 100.000 € l’una per evitare di presentare documenti; ma AdER potrebbe valutare che sono frazionamenti artificiosi. È sempre meglio consultarsi con loro o con un esperto per la strategia. In ogni caso, se hai già una rateizzazione in corso e ti arriva una nuova cartella, puoi scegliere di: inserirla in un nuovo piano separato, oppure (entro certi termini) chiedere un accodamento all’esistente. L’importante è non ignorare i nuovi debiti, perché quelli non coperti da un piano restano esigibili immediatamente.
*Esempio pratico di rateizzazione: Un’azienda ha €80.000 di debiti IVA e IRAP. Presenta online istanza di rateizzo semplificata (sotto 120k) e ottiene un piano da 72 rate = circa €1.111 al mese più interessi. Pagando con regolarità, in 6 anni estinguerà il debito, e nel frattempo l’Agenzia non procederà ad alcun pignoramento. – Un contribuente persona fisica con debiti vari per €150.000, ISEE modesto, non riesce a stare dentro 72 rate (oltre €2.000/mese). Presenta allora domanda con documentazione ISEE chiedendo 120 rate: l’Agente valuta che la rata da ~€1.250 sia >20% del suo reddito mensile e accorda il piano decennale. Questo consente al contribuente di pagare circa €1.250 al mese e salvarsi da azioni esecutive più drastiche.
Suggerimento: una volta ottenuta la rateizzazione, organizza i pagamenti in modo rigoroso (RID bancario se possibile, o promemoria mensili) per non saltare scadenze. Se prevedi di non riuscire a pagare una rata, contatta subito l’AdER: finché la dilazione è attiva non esistono grandi margini di “rinegoziazione” (non possono allungare ulteriormente se non rientri nei 120), ma talvolta normative speciali permettono di riammettere decaduti (vedi riammissione rottamazione in §2.3). In generale però, una volta decaduto, l’unica via è cercare immediatamente un nuovo accordo (es. chiedere un nuovo piano su eventuali debiti diversi non ancora dilazionati) per evitare il peggio.
2.3 Cosa Sono Le Definizioni agevolate: “Rottamazione” delle cartelle
Negli ultimi anni, il legislatore ha introdotto più volte delle misure di “definizione agevolata” dei debiti esattoriali, comunemente chiamate rottamazioni delle cartelle. Si tratta di provvedimenti speciali (una sorta di “pace fiscale”) che consentono ai contribuenti di estinguere i debiti con l’Agente della Riscossione versando solo una parte del dovuto, tipicamente risparmiando su sanzioni e interessi di mora. La parola rottamazione rende l’idea di “rottamare” le cartelle, cioè liberarsene pagando meno del totale.
Come funziona la rottamazione: In base alle varie edizioni, la rottamazione consente di pagare solo il capitale e gli interessi per ritardata iscrizione a ruolo (più l’aggio e spese), ma senza le sanzioni e gli interessi di mora. Il risparmio maggiore si ha sulle cartelle di multe, dove in rottamazione si paga solo la multa base senza le maggiorazioni. Ogni rottamazione ha precisi ambiti temporali (es: debiti affidati entro una certa data) e richiede una domanda di adesione entro scadenze prefissate.
Evoluzione delle rottamazioni:
- Rottamazione 2016 (DL 193/2016): prima edizione, debiti 2000-2016.
- Rottamazione-bis (2017) e ter (2018): successive riaperture con varie condizioni.
- Rottamazione-quater (2023): prevista dalla Legge di Bilancio 2023 per i debiti affidati dal 2000 al 30 giugno 2022. È l’ultima in ordine di tempo e di grande interesse, perché in corso tra 2023 e 2025.
Nella Definizione agevolata 2023 (rottamazione-quater), i contribuenti hanno potuto presentare domanda entro il 30 giugno 2023 (termine poi prorogato al 30 settembre 2023) per includere le cartelle dal 2000 a giugno 2022. Chi ha aderito si è visto recapitare i bollettini con il piano di pagamenti: fino a 18 rate in 5 anni (2023-2027), con scadenze fissate a luglio e novembre di ogni anno. Ad esempio, un debito di €10.000 composto da €6.000 di imposte e €4.000 di sanzioni/interessi, in rottamazione porta a pagare solo i €6.000 (in più rate), risparmiando €4.000. Un bel sollievo!
Situazione ad aprile 2025: La rottamazione-quater è in corso per chi vi ha aderito. Le prime rate 2023 e 2024 sono scadute; c’è stata però una novità importante: molti contribuenti sono decaduti perché non riuscivano a pagare nei termini anche queste rate. Il Governo è intervenuto col Decreto Milleproroghe 2024, convertito in Legge 15/2025, prevedendo una riammissione per i decaduti. In particolare, chi al 31/12/2024 è decaduto dalla rottamazione-quater (per non aver pagato una o più rate 2023-24, anche se oltre i 5 giorni di tolleranza) può presentare domanda di riammissione entro il 30 aprile 2025. Questa riammissione permette di riprendere il piano agevolato, pagando le rate non versate insieme alle future, secondo un nuovo calendario: è possibile scegliere se saldare tutto in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2025, oppure dilazionare in 10 rate (due nel 2025 e le restanti dal 2026 al 2027). È una chance importante: senza questa norma, chi decadeva perdeva il diritto all’agevolazione e l’intero debito con sanzioni sarebbe tornato esigibile.
Da notare che la riammissione riguarda solo chi aveva presentato domanda di rottamazione-quater ma è decaduto. Non è una nuova rottamazione per chi non aveva aderito nel 2023. Chi non ha aderito in tempo, al momento (aprile 2025) non può più farlo e i debiti restano dovuti integralmente, salvo future “rottamazioni-quinquies” se saranno previste da nuove leggi.
Saldo del debito in rottamazione: Chi è in regola con le rate rottamazione continua semplicemente a pagarle; chi è decaduto può aderire alla riammissione come detto. È importante rispettare il nuovo termine del 30 aprile 2025 per la domanda di riammissione, tramite il portale AdER (hanno predisposto una procedura dedicata). Dopo aver presentato la domanda, AdER invierà i nuovi bollettini con le scadenze di luglio 2025 (prima rata o unica soluzione) e a seguire.
Quali debiti rientrano e quali esclusi: Le definizioni agevolate di solito escludono alcuni tipi di debiti, ad esempio: risorse UE, recuperi da aiuti di Stato, multe penali, e spesso l’IVA all’importazione. Tutti gli altri (tributi, contributi, multe) sono generalmente inclusi. Inoltre, se hai una causa in corso su un debito, potevi comunque rottamare rinunciando al ricorso (valutando bene il caso).
Vantaggi e considerazioni: La rottamazione è un’occasione di risparmio notevole, ma occorre comunque pagare la quota dovuta con puntualità. In pratica, funziona se sei in grado di onorare il piano agevolato; diversamente, decadrai e perderai i benefici. Quindi prima di aderire bisognava valutare se le rate risultanti fossero sostenibili. Molti che hanno aderito alla quater nel 2023 hanno poi faticato con le rate del 2023-24, motivo per cui è stata data la riammissione. Si spera di non decadere una seconda volta, perché difficilmente ci sarà un terzo appello.
Esempio di calcolo semplificato (rottamazione-quater): Debito in cartella €5.000 di cui €3.000 imposta, €1.000 interessi, €1.000 sanzioni. Aderendo, si pagano €3.000 + una quota di interessi di ritardata iscrizione (generalmente poca cosa, se presente) e le spese, diciamo in totale €3.100. Suddivisi in 18 rate, circa €172 a rata. Senza rottamazione, avrebbe dovuto pagare €5.000 + ulteriori interessi di mora se a rate, e sanzioni intere. Il risparmio in questo esempio è quasi €2.000, cioè le sanzioni e interessi di mora abbonati.
Consiglio pratico: Se perdi una scadenza di rottamazione (oltre i 5 giorni di tolleranza), purtroppo la legge attuale è ferrea: decadi. Cerca quindi di pagare quelle rate come priorità assoluta. In caso di temporanea mancanza di liquidità, considera un piccolo prestito bancario o di chiedere aiuto, perché perdere la rottamazione significa tornare a dover pagare sanzioni e interessi interi.
Al di fuori dei periodi di rottamazione, non è possibile ottenere spontaneamente da AdER lo sconto su sanzioni o interessi: l’ente applica la legge, non può “trattare” riduzioni se non previste. Quindi le definizioni agevolate sono opportunità straordinarie da cogliere quando ci sono.
2.4 Saldo e stralcio dei debiti (definizione agevolata straordinaria)
Oltre alle rottamazioni aperte a tutti, vi sono state in passato misure di “saldo e stralcio” riservate a contribuenti in specifiche condizioni di difficoltà economica. Il termine saldo e stralcio significa pagare una parte del debito e stralciare (cancellare) il resto. Nel contesto delle cartelle esattoriali, il saldo e stralcio 2019 (DL 119/2018 e L.145/2018) ha permesso a persone fisiche con ISEE fino a 20.000 € di chiudere i debiti derivanti da omessi versamenti fiscali (dichiarazioni) versando solo una percentuale del dovuto (16%, 20% o 35% a seconda dell’ISEE). Questa misura straordinaria applicava uno sconto anche sul capitale, a differenza della rottamazione che comunque chiede tutto il capitale. Fu un provvedimento una tantum.
Attualmente (2025) non esiste un saldo e stralcio generalizzato attivo, tranne la misura automatica per piccoli importi varata con la rottamazione-quater: la Legge di Bilancio 2023 infatti ha previsto lo stralcio automatico dei debiti fino a 1.000 € affidati dal 2000 al 2015. Precisamente, al 30 aprile 2023 sono stati annullati d’ufficio tutti i carichi fino a €1.000 di quei anni. Questo annullamento (una forma di “saldo e stralcio” dove il saldo è zero per il debitore) è stato parziale per i debiti verso enti locali: ha riguardato interessi e sanzioni, ma non il capitale, salvo che l’ente locale abbia deliberato di cancellare anche il capitale. Invece per i debiti verso amministrazioni statali (tributi erariali, INPS) l’annullamento è stato integrale (capitale + sanzioni) fino a 1.000 €. In pratica:
- Se avevi una cartella sotto €1.000 per IRPEF, ad esempio, è stata cancellata interamente.
- Se avevi una cartella sotto €1.000 per multa stradale comunale, ti hanno tolto interessi e maggiorazioni, ma la multa base resta (il Comune poteva scegliere di annullare tutto, ma molti non lo hanno fatto).
- Questo stralcio è avvenuto senza bisogno di domanda, automaticamente.
Il saldo e stralcio “classico” invece implicava pagare una quota e stralciare il resto. Fu applicato come detto nel 2019 (con percentuali in base all’ISEE) e in parte nelle transazioni fiscali in ambito fallimentare. Non è però uno strumento sempre disponibile: dipende da leggi speciali o da procedure concorsuali.
Oggi, se un contribuente non riesce a pagare il capitale nemmeno a rate, non esiste una procedura di sconto diretta con AdER (al di fuori delle definizioni agevolate sopra discusse). L’alternativa per ottenere uno “sconto” è ricorrere alle procedure di composizione delle crisi da sovraindebitamento (capitolo 2.5) oppure, per un’impresa soggetta a fallimento, a strumenti come il concordato preventivo o la transazione fiscale (dove il Fisco accetta parziali pagamenti nel contesto di un piano omologato dal tribunale). Ma queste sono procedure giudiziali più complesse.
In sintesi: Tieni d’occhio la normativa. Se hai debiti e appare una possibilità di “saldo e stralcio” legislativo, valuta di aderire. Ad esempio, molti nel 2023 hanno beneficiato della cancellazione automatica dei mini-debiti sotto 1.000 € e della rottamazione-quater per gli altri. Se in futuro ci fosse un nuovo condono parziale mirato a soggetti in difficoltà, potrebbe essere un’occasione per ridurre drasticamente il monte debiti.
*Esempio: Lucia, disoccupata con ISEE 15.000 €, nel 2019 ha potuto sanare vecchie cartelle per contributi previdenziali versando solo il 16% dell’importo, grazie al “saldo e stralcio” per persone fisiche disagiate. Ha pagato circa €800 su €5.000 di debiti, vedendo cancellati gli altri €4.200. – Paolo, invece, nel 2023 non ha dovuto fare nulla per una cartella di €300 relativa a una tassa comunale del 2010: il 30 aprile 2023 quel debito è stato annullato d’ufficio per effetto dello stralcio dei mini-debiti fino a 1.000 €.
2.5 La procedura di sovraindebitamento (Legge 3/2012 e novità 2022)
Se la situazione debitoria è grave e generalizzata – ad esempio hai debiti non solo fiscali ma anche con banche, privati, ecc., per importi che superano di gran lunga la tua capacità di rimborso – c’è un importante strumento legale da considerare: la procedura di composizione delle crisi da sovraindebitamento, prevista originariamente dalla Legge 3/2012 (detta anche “legge salva-suicidi”) e oggi integrata nel nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019, in vigore dal 15 luglio 2022). Questa procedura consente a persone fisiche, piccoli imprenditori e altri soggetti non fallibili di ottenere l’esdebitazione, cioè la cancellazione dei debiti impagabili, attraverso un percorso giudiziale controllato.
Cos’è il sovraindebitamento: Si ha sovraindebitamento quando una persona o azienda non fallibile non è più in grado di pagare i propri debiti in modo regolare, con prospettiva duratura di insolvenza. È una situazione di squilibrio tra debiti e patrimonio/reddito tale che, anche volendo, il debitore non riesce a far fronte a tutte le obbligazioni. La legge consente in tal caso di trovare una soluzione equa: pagare quanto possibile in base alle proprie capacità e ottenere la cancellazione del debito residuo. Non è una sanatoria “regalo”: il debitore deve mettere a disposizione tutto il possibile (denaro, beni liquidabili, redditi futuri in parte) per soddisfare i creditori in misura parziale; in cambio, viene liberato dai debiti eccedenti. L’idea di fondo è dare una seconda chance a chi è oppresso dai debiti, evitando che resti a vita in una condizione di insolvenza irrisolvibile.
Chi può accedere: I beneficiari sono i soggetti “non fallibili”, ovvero coloro che non rientrano nelle procedure fallimentari classiche. Rientrano dunque:
- Persone fisiche consumatori (privati cittadini non imprenditori).
- Professionisti e ditte individuali (anche se con debiti elevati, purché sotto le soglie di fallibilità) .
- Imprenditori minori che non superano determinati limiti (ricavi < €200k, debiti < €500k, ecc.).
- Imprenditori agricoli (che per definizione non falliscono).
- Start-up innovative, enti non profit, enti pubblici (tutti espressamente inclusi).
- Famiglie: novità del Codice 2022, più membri della stessa famiglia sovraindebitati possono fare una procedura unica familiare se conviventi e con origine comune dei debiti (es. coniugi garanti l’uno dell’altro).
Sono esclusi dall’accesso coloro che potrebbero essere soggetti a fallimento (grandi imprese, chi supera le soglie di cui sopra). Inoltre, il debitore deve essere in buona fede: non deve aver commesso frodi ai danni dei creditori o causato il sovraindebitamento con colpa grave o dolo (il concetto di “meritevolezza”). Anche le banche/finanziarie un po’ imprudenti vengono responsabilizzate: il giudice valuta il merito creditizio e può penalizzare creditori che hanno concesso credito in modo irresponsabile.
Procedure disponibili: Storicamente la Legge 3/2012 offriva tre possibili procedure:
- Piano del consumatore: riservato al debitore persona fisica “consumatore” (non imprenditore), permetteva di proporre al giudice un piano di pagamento parziale dei debiti, senza necessità dell’accordo dei creditori ma con giudizio di meritevolezza.
- Accordo di composizione: aperto a tutti i sovraindebitati (anche imprese minori), prevedeva un accordo con la maggioranza dei creditori per pagare in parte i debiti.
- Liquidazione del patrimonio: il debitore metteva a disposizione tutti i suoi beni (esclusi quelli impignorabili) per liquidarli e soddisfare i creditori, ottenendo poi l’esdebitazione.
Con il Codice della Crisi 2022, queste procedure sono state in parte rinominate e semplificate:
- Il piano del consumatore è confluito nel “piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore”.
- L’accordo di composizione è divenuto il “concordato minore”.
- La liquidazione del patrimonio è ora “liquidazione controllata” del sovraindebitato.
- Inoltre è prevista l’esdebitazione del debitore incapiente: una novità per chi proprio non ha niente da offrire.
Esdebitazione del debitore incapiente: Questa è una grande novità introdotta: se una persona non ha alcuna risorsa (niente beni, redditi minimi appena per vivere) può comunque ottenere la cancellazione di tutti i debiti residui senza offrire nulla ai creditori. Si chiama anche “esdebitazione senza utilità”. È un meccanismo che il giudice può approvare una volta verificato che il debitore non ha colpa e non possiede davvero nulla. Dopo l’esdebitazione, se nei 4 anni successivi il debitore ha un miglioramento significativo di reddito, dovrebbe pagare comunque ai creditori fino a un quarto del surplus. Ma in pratica, consente a chi è totalmente incapiente di ripartire da zero.
Vantaggi per il debitore: Oltre alla possibile riduzione drastica del debito (in alcuni casi fino all’80% di stralcio o anche 100% se incapiente totale), durante la procedura c’è la sospensione delle azioni esecutive. Ciò significa che AdER (e gli altri creditori) non possono pignorare o ipotecare mentre è in corso la procedura, con respiro per il debitore. Inoltre, una volta ottenuta l’omologazione dell’accordo/piano o il decreto di chiusura liquidazione, il debitore ha la liberazione definitiva dai debiti inclusi: i creditori non potranno più pretendere nulla oltre quanto stabilito.
Costi e tempi: La procedura richiede di rivolgersi a un OCC (Organismo di Composizione della Crisi), un ente imparziale iscritto in un registro presso il Ministero di Giustizia. L’OCC (o un professionista nominato dal tribunale) aiuta a predisporre la proposta di piano o sovraintende alla liquidazione. Ci sono costi di procedura (compenso dell’organismo/professionista, spese di giustizia), spesso proporzionati ai debiti o al lavoro svolto, ma per persone indigenti si possono ridurre. I tempi medi: alcuni mesi per predisporre il piano, poi si deposita in tribunale e in qualche mese si arriva all’omologazione (se accordo/piano) oppure si apre la liquidazione che dura qualche anno (max 3 anni per la liquidazione controllata, secondo il Codice). Dopo la liquidazione, se c’è debito non soddisfatto, l’esdebitazione scatta automaticamente dopo 3 anni senza dover fare apposita domanda (anche questa è novità: prima bisognava chiedere l’esdebitazione finale, ora è automatica salvo eccezioni).
Debiti fiscali nella procedura: I debiti verso il Fisco e AdER rientrano pienamente nel sovraindebitamento. Quindi cartelle esattoriali per tributi, IVA, ecc., possono essere ridotte all’interno di un piano concordato o soddisfatte parzialmente in liquidazione. L’Agenzia Entrate-Riscossione dovrà adeguarsi a quanto deciso dal giudice (sentito l’ente creditore se c’è accordo). Non c’è privilegio per il Fisco nel sovraindebitamento (a differenza del fallimento dove alcune imposte hanno privilegio): qui tutti i debiti chirografari sono sullo stesso piano, tranne quelli con privilegio speciale su beni. Quindi è possibile offrire ad esempio di pagare il 20% del debito fiscale e ottenere stralcio del restante 80%, se la tua situazione economica quello permette. In un caso reale, un debitore fortemente sovraindebitato potrebbe proporre: “Pago €10.000 in 4 anni, ripartiti proporzionalmente tra i creditori, e chiedo l’esdebitazione del resto”. Se il giudice valuta che è il massimo sforzo possibile e che i creditori non otterrebbero di più in mancanza di piano, può approvarlo.
Esempio pratico (sovraindebitamento): Giovanna è una consumatrice con €100.000 di debiti: mutuo casa impagato, carte di credito, cartelle per tasse. Ha perso il lavoro e ha solo un nuovo impiego part-time. Attraverso l’OCC, elabora un piano del consumatore offrendo di pagare €30.000 in 5 anni (utilizzando il suo TFR e una parte dello stipendio). Il giudice omologa il piano considerando Giovanna meritevole (non ha truffato, ha perso il lavoro per cause esterne) e i creditori (tra cui AdER per €20.000 di tasse) vengono soddisfatti pro-quota con quei €30.000. Al termine, circa €70.000 di debiti residui vengono cancellati (stralcio del 70%). Giovanna può così ripartire senza più quei debiti opprimenti. Un’altra situazione: Marco, artigiano cessato, ha debiti per €50.000 ma è nullatenente e disoccupato. Grazie alla nuova norma, ottiene dal giudice l’esdebitazione da debitore incapiente: tutti i suoi debiti sono annullati subito, dandogli la possibilità di ricominciare da zero; se entro 4 anni dovesse vincere alla lotteria (evento improbabile!), dovrebbe destinare parte di quella vincita ai vecchi creditori, altrimenti nulla è dovuto.*
Conclusione su questo strumento: La procedura di sovraindebitamento è potentissima per chi si trova in una situazione disperata, ma va valutata con attenzione. È un procedimento giudiziario, richiede trasparenza totale sui propri beni/redditi e ha anche conseguenze (ad esempio, l’accesso futuro al credito potrebbe essere difficile nell’immediato, anche se meno che con un fallimento, e c’è un piccolo “discredito” nell’affrontare un procedimento pubblico). Tuttavia, è l’unico modo legale per liberarsi di debiti enormi senza pagarli interamente, quando proprio non c’è altra via. Se i debiti con AdER sono una parte di un problema più ampio di insolvenza personale, allora considera seriamente questa strada con l’aiuto di professionisti specializzati.
3. Come Contestare Una Cartella Esattoriale: Ricorsi e Sospensioni
In parallelo alle soluzioni di pagamento o definizione agevolata, è importante conoscere le vie per contestare una cartella esattoriale quando non si ritiene dovuta. Contestare può voler dire ottenere l’annullamento (totale o parziale) del debito o almeno guadagnare tempo bloccando la riscossione in attesa di un giudizio. In questo capitolo vediamo i motivi di opposizione più frequenti e come procedere per far valere i propri diritti.
3.1 Motivi di opposizione: errori, prescrizione, pagamenti già effettuati
Non tutte le cartelle esattoriali che arrivano sono corrette e incontestabili. Abbiamo già accennato ad alcuni vizi formali e sostanziali (vedi §1.3 e §1.4). I principali motivi per cui puoi fare opposizione sono:
- Prescrizione del credito: Se ritieni (e hai riscontro) che il debito fosse già prescritto prima della notifica della cartella, o che comunque sia trascorso il periodo di prescrizione senza atti interruttivi, puoi opporre la cartella per prescrizione. Ad esempio, cartella per contributi INPS notificata nel 2024 ma riferita a contributi del 2015 mai sollecitati prima: essendo contributi prescritti in 5 anni, la cartella è illegittima per prescrizione sopravvenuta. Questa eccezione va fatta valere di fronte al giudice competente (commissione tributaria per tributi, tribunale per contributi/previdenza, giudice di pace per multe, a seconda dei casi). Prova richiesta: di solito è a carico tuo provare che sono passati più di X anni senza atti; nella pratica, spesso AdER deve esibire gli atti notificati per dimostrare l’interruzione. Se mancano, la prescrizione viene dichiarata e la cartella annullata.
- Vizio di notifica o difetto di motivazione: Se la cartella non ti è mai stata notificata e l’hai scoperta per caso, oppure la notifica è nulla per motivi formali, puoi fare opposizione. Ad esempio, notifica fatta a un indirizzo dove non risiedevi più e senza ricerca del nuovo: nulla. Oppure se la cartella manca degli elementi essenziali per capire il perché del debito (motivo raro, di solito sono abbastanza chiare). Il vizio di notifica consente ricorso anche tardivo, perché se non hai mai saputo dell’atto non sei decaduto dai termini. In tal caso chiederai al giudice l’annullamento per nullità della notifica.
- Debito già pagato o sgravato: Può capitare che la cartella richieda somme che tu hai già pagato direttamente all’ente creditore, oppure condonate, o annullate da una sentenza. Se puoi provare che il debito non esiste più (ricevuta di pagamento, provvedimento di sgravio, sentenza favorevole), hai diritto all’annullamento della cartella per insussistenza del credito. AdER stessa invita, in questi casi, a presentare un’istanza di sospensione allegando la prova. Se l’ente conferma l’errore, la cartella viene annullata in autotutela. Se invece AdER non collabora, puoi rivolgerti al giudice mostrando le prove del pagamento effettuato o dell’annullamento intervenuto.
- Cartella mai preceduta da atto presupposto: Un caso particolare: per alcune entrate, la cartella è emessa a seguito di un atto precedente (accertamento, verbale di multa). Se quell’atto presupposto non ti è stato notificato, si può contestare la cartella perché non hai mai ricevuto l’accertamento originario (mancata notifica atto presupposto). Ad esempio, cartella per una multa mai notificata: la cartella contiene già il dettaglio, ma tu potresti non aver avuto modo di pagare in misura ridotta o fare ricorso sul verbale perché ignaro. In questo caso, si può fare opposizione sostenendo la nullità derivata da mancata notifica del verbale.
- Errori di persona o di calcolo: A volte la cartella viene intestata alla persona sbagliata (magari omonimia) o c’è un palese errore di calcolo (importo sbagliato rispetto all’atto originario). Questi errori possono portare ad annullamento (se persona sbagliata) o ricalcolo (se conteggio sbagliato). Se l’errore è evidente, conviene prima tentare la via dell’autotutela, altrimenti ricorso.
Ricorda che non sono motivi validi di opposizione generici del tipo “non posso pagare” o “il Fisco è cattivo”: deve esserci un vizio legale concreto o l’inesistenza dell’obbligo. Ad esempio, dire “la sanzione è troppo alta” se prevista per legge non è motivo di ricorso, mentre dire “la sanzione andava condonata per la legge tal dei tali e invece me l’hanno richiesta” sì.
3.2 Come richiedere la sospensione della riscossione in autotutela
Quando hai elementi per ritenere che la cartella sia infondata (per uno dei motivi sopra: prescrizione, pagamento già fatto, etc.), prima di correre in giudizio puoi utilizzare uno strumento amministrativo più semplice: l’istanza di sospensione legale della riscossione (prevista dall’art. 1, commi 537-543 L.228/2012). Consiste nel presentare ad Agenzia Entrate-Riscossione una dichiarazione in cui affermi e documenti che il debito richiesto non è dovuto, chiedendo quindi di sospendere immediatamente ogni attività di recupero.
Come funziona: Devi presentare l’istanza entro 60 giorni dalla notifica della cartella (o del primo atto di riscossione, ad es. un preavviso di fermo). Nell’istanza indichi il numero della cartella e la motivazione della tua richiesta, allegando i documenti comprovanti (es: quietanza di pagamento, sentenza di annullamento, certificato di prescrizione, ecc.). I motivi riconosciuti dalla legge per chiedere sospensione sono:
- Pagamento effettuato prima della formazione del ruolo (cioè debito già saldato all’ente creditore prima che partisse la cartella).
- Provvedimento di sgravio/emissione in autotutela da parte dell’ente creditore (il credito è stato annullato dall’ente).
- Sentenza o provvedimento di annullamento del debito (es: commissione tributaria che ha annullato l’accertamento).
- Decadenza o prescrizione del diritto di riscossione già maturata prima dell’affidamento al ruolo.
- Qualsiasi altra causa di inesigibilità del credito (es: beneficio di condono, errore di persona, ecc.).
AdER, ricevuta l’istanza, è tenuta a sospendere le attività di riscossione entro 10 giorni e trasmetterla all’ente creditore competente per le opportune verifiche. L’ente creditore ha 200 giorni per rispondere: se in tale termine conferma che il debito è dovuto, la riscossione riprende; se conferma che non è dovuto, la cartella viene annullata; se non risponde affatto entro 220 giorni, la cartella è annullata di diritto (silenzio-assenso a favore del contribuente). Questa procedura tutela il contribuente evitando di dover pagare o subire pignoramenti nel frattempo.
Vantaggi: È un modo relativamente semplice e senza costi (oltre magari alla raccomandata o PEC) per risolvere errori evidenti. Esempio: hai la prova di un pagamento, la alleghi, AdER verifica con l’ente e sospende. Inoltre, presentare l’istanza di sospensione non preclude di fare ricorso giudiziario: se AdER dovesse rispondere picche o tardare, puoi comunque adire il giudice. In pratica conviene sempre fare istanza di sospensione se hai un buon motivo documentato: male che vada, l’Agenzia nega e tu farai ricorso, ma intanto hai guadagnato tempo e mostrato la tua buona fede.
Modalità di invio: Sul sito AdER trovi un form online di “Sospensione” (area pubblica) in cui inserire i dati e allegare PDF dei documenti. In alternativa, moduli cartacei inviabili via PEC o presentabili allo sportello. Conserverai la ricevuta di presentazione (screenshot o protocollo) come prova.
Esempio di caso risolto in autotutela: Francesco riceve un’intimazione di pagamento per una cartella del 2017. Ma quella cartella riguardava un IMU che lui ha vinto in Commissione Tributaria nel 2019 (annullata per errore del Comune). Evidentemente l’ente non ha comunicato l’annullamento ad AdER. Francesco allora entro 60 giorni invia un’istanza di sospensione allegando la sentenza passata in giudicato. AdER sospende il recupero e chiede al Comune conferma. Il Comune conferma che, sì, c’è una sentenza che annulla il tributo: la cartella viene annullata e Francesco non deve pagare nulla. Nessun ricorso ulteriore necessario.
3.3 Ricorso alle autorità: Commissione Tributaria, Giudice ordinario
Se la strada amministrativa non risolve, o se comunque hai un solido motivo di contestazione, si passa alla via giudiziaria. A seconda del tipo di debito, cambiano il giudice competente e i termini:
- Tributi (es. imposte, tasse): Competenza delle Corti di Giustizia Tributaria (ex Commissioni Tributarie). Il ricorso va presentato entro 60 giorni dalla notifica della cartella (o dell’atto impugnato). Si può impugnare la cartella per motivi propri (es. prescrizione, vizi notificazione) oppure per vizi dell’atto presupposto se non notificato. Il processo tributario di primo grado richiede il pagamento di un contributo unificato (costo variabile in base al valore del ricorso) e segue regole proprie. Per importi fino a €3.000 non è necessaria l’assistenza di un difensore; oltre tale soglia serve un avvocato o commercialista abilitato. In caso di urgenza, si può chiedere la sospensione cautelare al presidente della sezione, motivando il periculum (ad es. imminente pignoramento) e il fumus (motivi validi del ricorso).
- Contributi previdenziali (INPS) e premi assicurativi (INAIL): Competenza del Tribunale – sezione lavoro. Termine di 40 giorni per l’opposizione (se si tratta di un avviso di addebito INPS o cartella per contributi). Procedura del lavoro (che prevede tentativo di conciliazione, ecc.). Anche qui è opportuno farsi assistere da un avvocato giuslavorista. Motivi possibili: prescrizione contributi (5 anni), errore di soggetto, ecc.
- Multe stradali e altre sanzioni amministrative: Se la cartella concerne una sanzione amministrativa (es. codice della strada), il ricorso può essere al Giudice di Pace entro 30 giorni (per multe) o al tribunale in altri casi, a seconda dell’entità. Nel caso di multe stradali c’è sovrapposizione di competenze tra giudice di pace e giudice tributario: la giurisprudenza prevalente dice che se impugni la cartella per vizi propri (es. prescrizione, notifica nulla), competente è il giudice ordinario; se contesti la sanzione in sé, dovevi farlo sul verbale a suo tempo. Spesso comunque le cartelle di multe vengono impugnate per prescrizione davanti al giudice di pace.
- Altri crediti (es. locazioni, danni erariali): Raramente in cartella, ma se succede si va dal giudice ordinario competente per materia.
In tutti i casi, nel ricorso dovrai indicare:
- I dati della cartella impugnata (numero, date).
- I motivi puntuali per cui chiedi l’annullamento totale/parziale.
- La documentazione a supporto (es: copia cartella, atti precedenti, ricevute).
- Le norme di legge su cui ti basi (es: art.2948 cc per prescrizione quinquennale, ecc.).
Il giudice, dopo il contraddittorio con l’ente, deciderà se accogliere (annullando la cartella, in toto o in parte) o respingere il ricorso. La sentenza è appellabile (Commissione tributaria regionale, Corte d’Appello sezione lavoro, ecc.).
Fare ricorso richiede tempo e spese, quindi conviene quando:
- L’importo in gioco è rilevante e il motivo di ricorso è solido.
- Oppure per principio, se sei certo di aver ragione (pagato, ecc.) e l’ente non riconosce l’errore.
Importante: il ricorso non sospende automaticamente la riscossione. Significa che AdER potrebbe procedere a pignorare anche se hai presentato ricorso, a meno che tu ottenga una sospensiva. Quindi, se c’è pericolo immediato, chiedi al giudice la sospensione (è una richiesta ad hoc nel ricorso). In ambito tributario, come detto, va chiesta con istanza motivata. In ambito ordinario (es. giudice di pace), di solito il giudice concede la sospensione se vede un rischio concreto (fermo amministrativo, pignoramento) e un ricorso non pretestuoso.
Se ti viene negata la sospensione, valuta di pagare sotto protesta (magari chiedendo rateazione) per evitare guai, e proseguire comunque la causa per farti restituire poi il pagato in eccesso. Questo perché alcuni giudizi durano anni e non vuoi subire un’esecuzione nel frattempo.
Esempio ricorso in Commissione Tributaria: Alberto riceve nel 2025 una cartella per IRPEF 2014: lui però ha un’attestazione di condono fiscale fatto nel 2019 che copriva proprio quell’anno. Il Fisco ha iscritto ruolo per errore. Presenta ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria Provinciale entro 60 giorni, allegando la documentazione del condono. Chiede anche sospensione, temendo un pignoramento. La Commissione, vista la fondatezza, concede la sospensiva. Nel merito poi, dopo un anno, arriva sentenza che annulla la cartella perché il debito era definito con condono. Alberto così non paga nulla e chiude la vicenda.
3.4 Termini e procedure per presentare opposizioni e ricorsi
Ricordiamo qui in modo schematico i termini di impugnazione dei vari atti, perché è cruciale rispettarli:
- 60 giorni dalla notifica per ricorso contro cartelle di tributi (Corte Giustizia Tributaria).
- 40 giorni dalla notifica per contributi previdenziali (Tribunale lavoro).
- 30 giorni dalla notifica per cartelle di multe (Giudice di Pace).
- 20 giorni dalla notifica per opposizione agli atti esecutivi (es. contro un pignoramento già iniziato, in Tribunale ordinario).
Se perdi questi termini, di regola decadi dalla possibilità di impugnare. Fanno eccezione i casi di vizi di notifica: se la notifica non c’è mai stata o era nulla, i termini neppure decorrono (poteri far ricorso anche tardivamente appena ne vieni a conoscenza). Ma questo aspetto è delicato e va argomentato bene nel ricorso.
Opposizione a fermo e ipoteca: Questi non sono cartelle, ma atti conseguenti. Se ti notificano un preavviso di fermo o comunicazione di ipoteca, puoi presentare ricorso (entro 60 giorni) per contestarne la legittimità (ad esempio, fermo su importo sotto soglia, ipoteca su prima casa impignorabile, ecc.). Tali atti vengono impugnati di fronte al giudice competente per la natura del debito sottostante (spesso commissione tributaria per tributi, giudice ordinario per il resto). L’opposizione all’atto di pignoramento (già eseguito) invece segue le regole dell’opposizione esecutiva: 20 giorni al tribunale ordinario.
Cosa succede durante il ricorso: Se ottieni la sospensione, la riscossione è bloccata temporaneamente. Se no, AdER potrebbe procedere; tuttavia, spesso l’ente ha facoltà di attendere l’esito di primo grado se la somma non è enorme, per evitare contenziosi su eventuali risarcimenti. Non contarci però: legalmente possono agire.
Alla fine, se vinci il ricorso, la cartella viene annullata e nulla è dovuto (o ti rimborsano se avevi pagato). Se perdi, dovrai pagare il debito, eventualmente con gli interessi di mora nel frattempo maturati, e in più potresti essere condannato a pagare le spese di lite all’ente. Quindi valuta bene costi-benefici prima di agire.
Tentativi finali di accordo: In alcune controversie tributarie è ora possibile anche la conciliazione in corso di causa (specie per importi minori), oppure aderire a definizioni agevolate del contenzioso se previste da normative (ad esempio, varie “paci fiscali” hanno previsto la possibilità di chiudere le liti pendenti pagando un po’). Tieni d’occhio se il Governo introduce misure del genere, perché potresti chiudere la causa a condizioni vantaggiose.
4. Quali Sono Le Azioni Esecutive dell’Agente di Riscossione
In questa sezione esaminiamo nel dettaglio cosa può fare concretamente l’Agenzia delle Entrate-Riscossione per recuperare i crediti e come affrontare ciascuna azione. Conoscere i limiti di legge di queste procedure ti aiuta a sapere come reagire e se ci sono margini per opporsi.
4.1 Comunicazioni pre-esecutive: solleciti e intimazioni di pagamento
Prima di passare alle maniere forti, l’Agente della Riscossione invia di solito delle comunicazioni di sollecito:
- Avviso bonario o sollecito di pagamento: lettere (non obbligatorie) che ricordano il debito e invitano a pagare prima di agire. Non hanno valore legale di atto, ma è un segnale da non ignorare.
- Intimazione di pagamento (art.50 DPR 602/73): è un atto formale notificato al debitore quando la cartella non è stata pagata e sta per iniziare un’esecuzione. Intima di pagare entro 5 giorni, trascorsi i quali si procederà forzatamente. Serve anche a rinnovare il titolo se sono passati più di 180 giorni dalla notifica cartella: infatti AdER deve notificare un’intimazione almeno 30 giorni prima di un pignoramento se la cartella è “vecchia” di oltre 6 mesi. Ricevere un’intimazione significa che un pignoramento o atto simile è imminente se non si paga. È un ultimo campanello d’allarme.
- Preavvisi di fermo o di ipoteca: li vedremo nelle sezioni dedicate (4.2 e 4.3), sono comunicazioni specifiche che precedono rispettivamente il fermo amministrativo sul veicolo e l’iscrizione di ipoteca su immobile. Anche questi danno un termine (30 giorni) per evitare il provvedimento, pagando o rateizzando.
Come gestire queste comunicazioni: Appena le ricevi, non aspettare. Valuta le opzioni:
- Se puoi pagare (tutto o chiedendo rateizzazione) fallo subito: ad esempio un’intimazione di pagamento indica l’importo aggiornato, potresti saldare o presentare istanza di dilazione immediatamente. Se la procedura esecutiva incombente era un fermo o pignoramento, AdER la bloccherà perché hai risolto il debito o attivato la rateazione.
- Se ritieni il debito non dovuto, un’intimazione può fungere da atto impugnabile per far valere la prescrizione (se l’ultima notifica è di molto tempo fa). Puoi cioè impugnare l’intimazione in Commissione Tributaria o giudice competente, eccependo la prescrizione.
- Se non puoi pagare subito e il debito è corretto, contatta AdER: a volte è possibile concordare tempi brevi extra, ma normalmente l’unico strumento è la rateazione. Una volta partita la procedura esecutiva (es. avviso di pignoramento) può essere tardi per rateizzare quella posizione (la legge non consente rate su somme già pignorate salvo liberare il pignoramento).
- L’intimazione di pagamento non va ignorata: 5 giorni passano in fretta, e poi può arrivare il ufficiale giudiziario o il fermo auto.
In sintesi, queste comunicazioni sono l’ultima chiamata per evitare i guai. Preavviso di fermo: ultima chiamata prima di non poter usare l’auto; intimazione: ultima chiamata prima di pignoramenti vari.
4.2 Fermo amministrativo di veicoli: cos’è e come rimuoverlo
Il fermo amministrativo è una misura cautelare che l’Agente della Riscossione può disporre sui beni mobili registrati del debitore (principalmente automobili, ma vale anche per moto, autocarri, ecc.). Consiste nell’iscrizione di un vincolo presso il Pubblico Registro Automobilistico (PRA) che ti impedisce di utilizzare e vendere il veicolo. In pratica l’auto risulta “bloccata”: non può circolare legalmente (se la usi, rischi multe salate e sequestro del mezzo) e non può essere radiata o trasferita.
Quando scatta il fermo: La legge non prevede un importo minimo rigidamente (in teoria anche per pochi euro potrebbero farlo), ma in passato Equitalia aveva soglie interne: ad esempio, sotto €800 di debito non si procedeva, tra 800 e 2.000 un solo veicolo. AdER formalmente ha eliminato quelle soglie, quindi è potenzialmente applicabile su qualunque debito non pagato. Nella prassi comunque è molto raro vedere fermi per somme piccolissime, per costi/benefici. Sicuramente sopra qualche centinaio di euro è possibile, di frequente scatta oltre i €1.000 di debito. Se hai più veicoli, possono mettere fermo su più di uno in base al debito (uno per debiti < 2.000, fino a 10 per debiti 2.000-10.000, e tutti se >10.000, stando a vecchie regole interne).
Procedura: Prima di iscrivere il fermo, AdER deve notificare un preavviso di fermo (comunicato di iscrizione di fermo) dandoti 30 giorni per pagare o regolarizzare. Se entro 30 giorni paghi o chiedi rateazione, il fermo non viene iscritto. Se ignori il preavviso, allo scadere può essere iscritto il fermo al PRA. Riceverai poi la comunicazione di avvenuto fermo.
Effetti: Dal giorno dell’iscrizione, non puoi più utilizzare il veicolo. Se vieni fermato alla guida con un fermo attivo, l’auto viene sottoposta a sanzione e fermo/daspo ulteriore. Inoltre, non puoi vendere l’auto se non “gravata da fermo”, e comunque il fermo segue il veicolo (anche se venduto inconsapevolmente a un terzo, questi se lo trova con fermo e non può circolare). Il fermo appare anche nelle visure PRA.
Come rimuoverlo: Le vie sono:
- Pagare integralmente il debito: una volta saldato tutto, AdER entro 20 giorni comunica al PRA la cancellazione del fermo. Puoi anche tu, con la quietanza, rivolgerti al PRA per accelerare. Attenzione: se avevi rateizzato e poi sei decaduto, dovrai pagare il residuo intero prima di ottenere la cancellazione.
- Rateizzare il debito: Se ottieni una rateazione e paghi almeno la prima rata, AdER su richiesta può concedere la sospensione del fermo, permettendoti di circolare. In pratica l’auto rimane formalmente sotto fermo (non puoi venderla finché non finisci di pagare), ma ti rilasciano un nulla osta a circolare. Alcuni richiedono il pagamento di almeno il 10-20% del debito prima di sospendere il fermo, ma spesso basta la prima rata. Completato poi il pagamento di tutte le rate, il fermo verrà cancellato.
- Ricorso se il fermo è illegittimo: Puoi impugnare il preavviso o l’atto di fermo se non doveva essere iscritto: ad esempio, importo molto basso (sotto le soglie ragionevoli, anche se la legge non fissa minimi, si potrebbe far leva sull’abuso di potere), oppure se hai un solo veicolo che ti serve per lavoro e proporzionalmente il debito poteva essere recuperato con mezzi meno afflittivi (questo è un argomento di opportunità che qualche giudice ha accolto). La contestazione classica è: non mi hanno notificato il preavviso (allora il fermo è nullo) o il debito era sospeso/prescritto. Se vinci il ricorso, il giudice ordina la cancellazione del fermo.
- Casi particolari: veicoli strumentali all’attività d’impresa (es. il furgone dell’artigiano) teoricamente non fanno eccezione per AdER, ma in giudizio si può sostenere che il fermo pregiudica il diritto al lavoro in modo eccessivo. Non c’è però una norma che li esenti: è a discrezione.
Fermo e assicurazione/bollo: Con il fermo iscritto, non puoi fare la revisione del veicolo, e anche l’assicurazione potrebbe non coprire eventuali sinistri poiché il mezzo non doveva circolare. Inoltre, devi comunque continuare a pagare il bollo auto annuale anche se il veicolo è fermo (essendo ancora intestato a te e non radiato).
*Esempio pratico: Claudia non paga €1.500 di multe. Riceve preavviso di fermo sulla sua utilitaria. Siccome le serve per andare al lavoro, subito chiede una rateizzazione a 18 mesi. Appena pagata la prima rata, invia la ricevuta ad AdER richiedendo la sospensione del fermo. L’Agenzia le fornisce il provvedimento di sospensione, così Claudia può continuare a usare l’auto. Dopo un anno e mezzo, finite le rate, AdER comunica la cessazione definitiva del fermo e Claudia aggiorna la visura PRA, tornando l’auto completamente libera.
4.3 Iscrizione di ipoteca su immobili: limiti e conseguenze
Per debiti più consistenti, AdER può tutelarsi iscrivendo una ipoteca sui tuoi beni immobili. L’ipoteca è un diritto reale di garanzia: l’immobile resta tuo ma è vincolato a garanzia del debito, sicché se provi a venderlo il credito AdER va soddisfatto, e in caso di esecuzione forzata l’ipoteca dà prelazione sul ricavato. In parole semplici, la tua casa risulta gravata dal debito verso il Fisco.
Quando può iscrivere ipoteca: La normativa attuale prevede un importo minimo di €20.000 di debiti per poter iscrivere ipoteca. Sotto questa soglia, AdER non può ipotecare immobili del debitore. (In passato esisteva anche una soglia di €8.000 come de minimis per ipoteche, poi portata a 20.000 stabilmente). Inoltre, l’Agente deve notificare un preavviso di ipoteca, simile al preavviso di fermo, dando 30 giorni per pagare prima di procedere.
C’è però un paletto importante: l’abitazione principale (prima casa) in cui il debitore risiede, se è l’unico immobile di sua proprietà e non di lusso, non può essere espropriata per debiti fiscali. Ciò però non vieta l’iscrizione di ipoteca su di essa. Quindi:
- Se hai una sola casa, dove vivi, categoria catastale non di lusso (no A/1, A/8, A/9), AdER può iscrivere ipoteca (se debito > €20k) ma non potrà mai procedere al pignoramento di quella casa. L’ipoteca resta un peso (non potrai venderla facilmente finché non paghi il debito), ma non rischi di perderla all’asta.
- Se hai altri immobili oltre alla prima casa (o se la casa non rientra nelle condizioni di protezione, ad es. è una villa di lusso o non ci risiedi), allora con debito > €20k possono mettere ipoteca e, se il debito supera €120.000, successivamente possono anche procedere al pignoramento e vendita di quell’immobile.
Riassumendo la regola pratica:
- Debito < €20.000: niente ipoteca (se la mettessero, sarebbe illegittima).
- Debito > €20.000 e < €120.000: possono ipotecare immobili, ma non espropriarli (il fermo rimane una tutela, ma non possono andare all’asta).
- Debito > €120.000: possono ipotecare e, trascorsi almeno 6 mesi dall’iscrizione ipotecaria, iniziare il pignoramento immobiliare, ma non sulla prima casa unica impignorabile (in quel caso se è unica casa rimane non espropriabile a prescindere). Su altri immobili (es. seconde case, terreni, capannoni) sì.
Conseguenze dell’ipoteca: L’iscrizione di ipoteca è registrata nei registri immobiliari. L’immobile ipotecato difficilmente può essere venduto se non pagando il debito (un eventuale acquirente pretenderebbe la cancellazione dell’ipoteca, che avviene pagando). Non impedisce di usare o affittare l’immobile, ma ne intacca la disponibilità economica (non puoi farci un mutuo sopra, ad esempio, perché già ipotecato dal Fisco, se non eventualmente in subordine).
Come comportarsi se arriva un preavviso di ipoteca: Innanzitutto, valutarne la legittimità: debito effettivamente sopra 20k? Ci sono cause di sospensione in atto (se un debito è sospeso, non potrebbero ipotecare)? È prima casa unica?
- Se il debito è legittimo, l’unico modo per evitare l’ipoteca è pagare o rateizzare entro i 30 giorni. Rateizzando, di norma AdER rinuncia ad ipotecare finché rispetti il piano (lo prevede la legge: se sei in rate, niente nuovi fermi/ipoteche).
- Se ritieni l’ipoteca non dovuta (es: debito contestabile, importo sotto soglia, casa impignorabile), puoi presentare ricorso contro l’iscrizione di ipoteca (o contro il preavviso per impedirla). Il giudice valuterà se c’erano i presupposti. Ad esempio, Cassazione ha ritenuto illegittima l’ipoteca su prima casa quando comunque il Fisco non poteva espropriarla: la funzione di garanzia sarebbe fine a sé stessa solo per “mettere pressione” al debitore, e alcuni giudici han visto ciò come abuso. Non c’è unanimità, ma è un argomento da far valere.
- Tieni presente che se hai più immobili, AdER di solito ipoteca uno o più di essi fino a coprire il doppio del credito (l’ipoteca di primo grado richiede che il valore copra 1x o 2x il credito, prassi è il doppio). Quindi potrebbero ipotecare un solo immobile se basta, o tutti se necessari.
Rimozione dell’ipoteca: Si ottiene solo col pagamento del debito. Una volta pagato, devi chiedere la cancellazione dell’ipoteca al competente ufficio (di solito AdER lo fa d’ufficio entro 30 giorni dal saldo, ma è bene sollecitare). In caso di esito di ricorso favorevole, il giudice ordina la cancellazione.
Esempio pratico scenario ipoteca: Mario ha due case: la prima in cui vive e una casa al mare. Ha debiti fiscali per €130.000. AdER gli notifica preavviso di ipoteca su entrambe. Mario non riesce a pagare subito; la prima casa è impignorabile, ma ipotecabile. L’Agenzia iscrive ipoteca su entrambe. Mario qualche mese dopo riesce a vendere la casa al mare ad un compratore, decurtando dal prezzo il debito fiscale: in pratica il compratore versa €130.000 ad AdER per liberare l’immobile dall’ipoteca e il resto a Mario. L’ipoteca viene cancellata su entrambe le case (viene cancellata anche sulla prima casa, perché il pagamento era dell’intero debito). Mario ha perso la seconda casa ma ha risolto il debito. Se non fosse riuscito a vendere, AdER dopo 6 mesi avrebbe potuto pignorare la casa al mare e venderla all’asta (non la prima casa, essendo protetta).
In definitiva: l’ipoteca è un problema serio, soprattutto se coinvolge case diverse dalla tua abitazione principale (che potresti perdere). Se coinvolge la prima casa unica, è comunque un peso notevole (immagina avere la casa ipotecata per anni: se vuoi un giorno venderla o farci un mutuo sarà un impedimento). Quindi è prioritario intervenire per rimuoverla, con pagamento, rate o strumenti legali.
4.4 Pignoramenti presso terzi: stipendio, conto corrente, pensione
Il pignoramento presso terzi è l’atto forse più temuto: consiste nel prendere direttamente dai tuoi crediti verso terzi le somme per pagare il debito. Nel contesto di AdER, i casi tipici sono:
- Pignoramento dello stipendio o salario (presso il tuo datore di lavoro).
- Pignoramento della pensione (presso l’ente pensionistico, es. INPS).
- Pignoramento del conto corrente (presso la tua banca o Poste).
Vediamoli uno per uno, con le regole specifiche.
Pignoramento di stipendio/salario:
AdER può ordinare al tuo datore di lavoro di trattenere una parte dello stipendio ogni mese e versarla per saldare il tuo debito. Questo è permesso dall’art. 72-ter DPR 602/73, con una procedura più snella rispetto ai pignoramenti ordinari: l’Agente può notificare direttamente all’azienda l’atto di pignoramento senza passare dal giudice (pignoramento “presso terzi” extra-giudiziale). Prima però deve averti notificato la cartella e un’intimazione (come visto).
Limiti di legge: Lo stipendio netto mensile non può essere pignorato oltre una certa percentuale. La regola generale del codice civile è massimo un quinto (20%). Ma per i pignoramenti fiscali sono previste soglie progressive se lo stipendio non è elevato:
- Se il tuo stipendio netto è fino a €2.500 al mese: AdER può pignorare al massimo 1/10 (10%).
- Se il tuo stipendio netto è da €2.501 a €5.000: può pignorare al massimo 1/7 (circa 14,28%).
- Se il tuo stipendio netto supera €5.000: può pignorare fino a 1/5 (20%).
Questi limiti sono stati introdotti nel 2013 per tutelare i redditi medio-bassi. Quindi, ad esempio: se prendi €1.500 netti, ti toglieranno €150 al mese (1/10); se prendi €3.000, toglieranno circa €428 (1/7); se prendi €6.000, toglieranno €1.200 (1/5).
Iter pratico: AdER notifica a te l’atto di pignoramento e contestualmente al tuo datore di lavoro. Quest’ultimo da quel momento trattiene la quota ogni mese e la versa (di solito trimestralmente) all’Agente finché non riceve liberatoria (ossia finché il debito non risulta saldato). Tu continuerai a percepire lo stipendio decurtato.
Se cambi lavoro: il vincolo decade su quel datore, ma AdER può rifare pignoramento presso il nuovo datore (se lo viene a sapere). Legalmente dovresti comunicare il cambio se ti viene chiesto.
Cumulo con altri pignoramenti: Se già avevi un pignoramento sullo stipendio da parte di un privato (es. banca), e arriva anche AdER, in totale possono pignorarti al massimo metà dello stipendio. Comunque ogni singolo pignoramento non oltre il quinto e il cumulo non oltre il 50%. Se ci sono più creditori, la somma delle trattenute può arrivare a metà, ripartita proporzionalmente tra creditori (i privilegiati come alimenti hanno prelazione). AdER in genere si accoda se c’è già altro.
Pignoramento della pensione: Funziona in modo simile allo stipendio: l’INPS (o altro ente) trattiene la quota ogni mese. Con due differenze:
- Sulle pensioni vige una franchigia impignorabile: una parte pari a 1,5 volte l’assegno sociale (circa €690 nel 2025, dato assegno sociale ~€460) non può essere toccata. Quindi se la tua pensione è minima (es. €600), è integralmente impignorabile; se è €1.000, si può pignorare sulla differenza oltre ~690, etc.
- La percentuale massima pignorabile è sempre 1/5 (20%) per il Fisco, e valgono le soglie come per lo stipendio (fino 2500 -> 1/10, ecc.). In pratica chi ha pensione medio-bassa avrà un decimo, chi medio alta un quinto, ma sempre considerando che i primi ~690 euro sono intoccabili.
Cosa fare se subisci pignoramento stipendio/pensione:
- Una volta avviato, c’è poco da fare se il debito è legittimo: conviene magari contattare AdER per vedere il saldo e valutare se conviene pagare il residuo in un’unica soluzione ottenendo la liberazione. Ad esempio, potresti preferire fare un finanziamento per pagare subito e toglierti la decurtazione in busta paga.
- Se ritieni ingiusto il pignoramento (perché il debito era sospeso o prescritto), devi fare opposizione all’esecuzione in tribunale entro 20 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento. In quella sede puoi chiedere la riduzione del pignoramento o la revoca se provi che non doveva avvenire.
- Anche a pignoramento iniziato, puoi ancora chiedere la rateizzazione del debito complessivo: però, mentre con i creditori privati ciò sospende l’esecuzione, con AdER se il pignoramento dello stipendio è già attivo non sempre lo sospendono (perché è già una forma di pagamento rateale in fondo). Dovresti concordare con AdER caso per caso.
Pignoramento del conto corrente:
AdER può colpire le somme depositate in banca o posta. Procede così: notifica un atto di pignoramento alla banca (terzo pignorato) e a te simultaneamente, con cui blocca tutte le tue disponibilità fino a concorrenza del debito. Diversamente dal pignoramento dello stipendio, qui bloccano l’importo intero immediatamente (o quanto trovano sul conto). La banca, alla data di notifica, congela quella somma e dopo 60 giorni (se non ha notizia di opposizioni o saldo) la trasferisce ad AdER. Se sul conto non c’è abbastanza al momento, resta quello che c’è congelato. I soldi che arrivano dopo il momento del pignoramento di solito non sono toccati (il pignoramento colpisce le somme esistenti all’atto, secondo Cassazione, per i crediti futuri servirebbe reiterare l’atto o estenderlo – però per conti correnti c’è dibattito, ma generalmente vale l’istantanea).
Limiti speciali: Se sul conto ti viene accreditato lo stipendio o pensione, c’è una tutela: la legge dice che le somme da stipendio/pensione accreditate prima del pignoramento sono pignorabili solo nei limiti ordinari (quindi un quinto del saldo se proveniente da stipendi). In pratica, quando il pignoramento arriva, la banca deve distinguere:
- Somme già sul conto provenienti da accrediti di stipendi/pensioni: di quelle, l’importo pari all’ultimo emolumento mensile è pignorabile nei limiti di 1/5 o 1/10/1/7 a seconda dell’importo. Il resto no.
- Somme future accreditate di stipendio: dopo la notifica, l’ultimo stipendio che verrà accreditato dovrebbe essere anch’esso soggetto a quell’atto? La norma (art. 545 cpc) dice che dal giorno del pignoramento le somme da stipendio affluite sono pignorate per intero, ma c’è giurisprudenza contrastante. AdER in prassi preferisce pignorare direttamente presso datore (più chiaro).
- In sintesi: se hai solo uno stipendio che affluisce e ti lasciano conto quasi vuoto, probabilmente non useranno il pignoramento conto ma quello presso datore.
Cosa fare se il conto viene pignorato:
- Entro 60 giorni se saldi il debito (pagando AdER direttamente), la banca sblocca i soldi perché AdER invia ordine di desistenza.
- Puoi tentare di negoziare con AdER se c’è un grave problema (es. conto cointestato con moglie ignara, etc.), ma formalmente una volta notificato l’atto, la banca deve vincolare.
- Se ravvisi abusi (es: somma esente pignorata) puoi fare ricorso al giudice dell’esecuzione per sbloccare la parte non pignorabile. Ad esempio, se sul conto c’erano soldi provenienti da vendita casa familiare impignorabile forse c’è margine.
- Per evitare in prospettiva pignoramento conto: non lasciare grandi liquidità sul conto se sai di avere cartelle impagate, meglio valutare rateizzazione prima che succeda. Non nascondere i soldi illegalmente, ma magari tenere sul conto solo il necessario, il resto su conti di familiari (attenzione però a donare soldi: se si esagera, è revocabile come atto in frode).
- Dopo l’atto: opposizione in tribunale entro 20 giorni se vuoi contestare il titolo.
Altri pignoramenti presso terzi: AdER potrebbe pignorare crediti diversi, ad esempio affitti dovuti da tuoi inquilini, compensi da un cliente se sei libero professionista e ne è a conoscenza, rimborsi d’imposta presso l’Agenzia Entrate (bloccandoli in compensazione). Qualsiasi terzo che ti deve dare soldi può essere destinatario. AdER in alcuni casi pignora perfino le somme depositate su conto PayPal o simili, rivolgendosi alla società come terzo (sono casi limite, ma successi).
*Esempio situazioni e rimedi: Luigi subisce pignoramento del conto con €5.000 sopra. Non aveva altri redditi. La banca blocca €5.000. Luigi corre a rateizzare il debito di €8.000; AdER accetta ma il blocco era già attivo, quindi comunque quei €5.000 verranno prelevati a copertura delle prime rate. Luigi quindi perde accesso a quei soldi, ma almeno evita futuri pignoramenti su altro. – Maria riceve atto di pignoramento stipendio, 1/7 del suo netto da €3.500. Le vengono tolti ~€500 al mese. Decide di conviverci perché non ha possibilità di saldare €30.000 di colpo. In 5 anni circa il debito sarà estinto e tutto tornerà normale. – Franco, pensionato sociale, riceve atto di pignoramento pensione minima €600: l’INPS risponde che nulla è pignorabile perché sotto la soglia impignorabile. Debito insoddisfatto, AdER dovrà cercare altri beni.
4.5 Esecuzioni sui beni immobili: pignoramento e vendita all’asta
Il pignoramento immobiliare è l’azione più drastica: espropriare un immobile e metterlo all’asta per ricavare il credito. Come visto, per il Fisco ci sono restrizioni sulle prime case e soglie di importo:
- Prima casa unica (non di lusso): impignorabile dal Fisco. Quindi, se è la tua situazione, non potranno mai venderti casa per debiti tributari (diverso se fossero banche: quelle possono, ma qui parliamo di AdER).
- Altri immobili o prima casa non protetta: pignorabili se debito > €120.000. Inoltre, deve essere trascorso almeno 30 giorni dall’intimazione di pagamento e 6 mesi da eventuale iscrizione ipoteca prima di procedere.
- Importo < €120.000: il Fisco non può pignorare immobili, anche se hai seconde case.
La procedura di pignoramento immobiliare con AdER è simile a quella ordinaria, ma con formalità semplificate su notifica titolo. Comporta:
- Notifica di un atto di pignoramento immobiliare a te (debitore).
- Trascrizione del pignoramento nei registri immobiliari.
- Procedimento di vendita presso il Tribunale competente. Viene stimato il valore, fissata un’asta.
- Eventuale vendita all’asta; il ricavato paga spese, poi creditori (AdER ha privilegio su una parte di tributi, il resto chirografo).
Cosa puoi fare se minacciano o avviano pignoramento immobiliare:
- Prima dell’asta: hai ancora la possibilità di pagare il debito e liberare l’immobile. Fino a che la vendita non è avvenuta, se saldi tutto (compresi costi di esecuzione accumulati) il pignoramento viene revocato e casa salva. Anche una rateazione potrebbe fermare la procedura, ma attenzione: per legge, dopo che c’è un pignoramento, AdER non concede rateazioni su quelle somme pignorate (il D.Lgs 159/2015 lo vieta). In pratica, dovevi rateizzare prima. In alcuni casi, se paghi una buona parte e garantisci il resto, il concessionario potrebbe sospendere la vendita, ma è discrezionale e complicato. Quindi la vera salvezza è pagare interamente prima dell’asta.
- Opposizione legale: se ritieni il pignoramento illegittimo (debito inferiore a 120k, o casa protetta, o notifica nulla), puoi fare opposizione all’esecuzione al Tribunale. Puoi chiedere sospensione dell’asta. Se il giudice riconosce, ferma tutto.
- Vendita privata: Se sei ancora proprietario (prima dell’asta), potresti cercare tu stesso un acquirente che paghi un prezzo giusto, con cui soddisfi il Fisco e magari recuperi qualcosa in più. Questo però funziona solo se AdER collabora a rinviare l’asta per darti tempo. Spesso però dall’avvio all’asta passa del tempo, e se porti un compratore che versa il dovuto al Fisco, potete concludere la compravendita liberando l’ipoteca/pignoramento. A volte i debitori vendono a un amico/familiare simulatamente, ma attenzione: atti del genere possono essere revocati se fatti dopo che c’erano debiti.
- Concordato o procedure concorsuali: Se sei un imprenditore, aprire un concordato preventivo o procedura di sovraindebitamento blocca temporaneamente le esecuzioni (moratoria) e consente di inserire l’immobile in un piano di ristrutturazione del debito.
Dopo la vendita: se la casa viene venduta all’asta e il prezzo copre il debito, bene, il debito è estinto ed eventuale eccedenza va restituita a te. Se invece l’asta ricava meno del debito, il ricavato va al Fisco riducendo il debito, ma tu rimani debitore per la differenza residua (e potresti subire altri pignoramenti su altri beni se ne hai). Quindi non è detto che perdere la casa estingua tutto il debito.
Considera anche l’aspetto umano: il pignoramento della casa dove magari abiti (se non protetta) è traumatico. Ma ricorda, prima casa unica non la tolgono. Se invece hai seconde case, sono a rischio, valuta di monetizzarle tu stesso per pagare i debiti e salvare il salvabile, piuttosto che farle finire all’asta al 50% del valore.
*Esempio finale: Un imprenditore ha un capannone industriale e €300k di debiti IVA. Non avendo pagato né trovato accordi, AdER avvia pignoramento sul capannone. L’imprenditore riesce a trovare un acquirente disposto a pagare €400k per il capannone, cifra sufficiente a coprire i debiti e dargli un po’ di liquidità. Concorda con AdER di sospendere l’asta in corso, conclude il rogito privatamente: l’acquirente paga €300k ad AdER per liberare l’immobile dai vincoli e €100k al vecchio proprietario. Così il debito fiscale è estinto e il pignoramento viene cancellato. Questo è l’epilogo ideale (anche se l’imprenditore ha perso l’immobile, almeno non l’ha svenduto all’asta e ha azzerato i debiti).
5. Strategie di Negoziazione con l’Ente di Riscossione
Trattare con Agenzia delle Entrate-Riscossione non è come trattare con un creditore privato: è un ente pubblico con regole fisse. Non può “offrirti uno sconto” arbitrariamente, né cambiare le norme per te. Tuttavia, ci sono modi per interagire efficacemente con AdER e gestire al meglio la situazione. In questa sezione diamo consigli pratici su come negoziare e comunicare.
5.1 Contattare l’Agenzia Entrate-Riscossione: canali e consigli pratici
Comunicare tempestivamente: Non aspettare di essere con l’acqua alla gola. Appena ricevi cartelle o avvisi, o se già sai di avere debiti, contatta AdER per avere informazioni dettagliate. I canali disponibili:
- Sportelli fisici: presenti nelle principali città. Puoi recarti di persona (meglio su appuntamento, da fissare sul sito) e parlare con un funzionario. Porta con te i documenti (cartelle, codice fiscale) e spiega la tua situazione. Gli sportelli possono rilasciarti estratti di ruolo ufficiali e modulistica, nonché fornirti importi aggiornati.
- Contact center telefonico: numero unico 060101, utile per informazioni generali o semplici operazioni. Preparati a fornire dati personali per identificarti.
- Area riservata sul sito: se hai SPID/CIE, qui trovi praticamente tutto: la tua situazione debitoria, moduli di rateizzo precompilati, servizi per sospensione ecc. È un ottimo strumento per gestire senza intermediari.
- PEC o email: l’Agenzia ha indirizzi PEC per inviare istanze formali (la trovi sul sito in base alla direzione regionale competente). Usa la PEC per inviare per esempio la domanda di sospensione, allegando i documenti. La PEC vale come raccomandata AR.
- Assistenza social e chatbot: esistono anche un assistente virtuale sul sito e account social per informazioni di base, ma per questioni personali dovrai passare ai canali ufficiali.
Cosa dire/comunicare: Quando contatti AdER, spiega in modo chiaro la tua situazione. Se sei in difficoltà economica, dillo esplicitamente: i funzionari spesso suggeriscono la soluzione migliore (ad esempio, “ha valutato la rateizzazione straordinaria?”). Se stai attendendo l’esito di un ricorso, informa che c’è un contenzioso in corso e chiedi se è possibile una sospensione in autotutela. L’importante è mostrarti collaborativo: non serve accusare o arrabbiarsi con il funzionario (che applica solo le regole), meglio far capire che vuoi risolvere ma hai bisogno di aiuto in termini di tempo o chiarezza.
Traccia scritta: Se vai a uno sportello e prendi accordi orali, chiedi sempre una ricevuta o un riepilogo scritto. Ad esempio, se consegni una richiesta di rateizzazione, fatti dare protocollazione. Se telefoni, annota nome operatore e orario. Questo perché è bene poter provare eventuali cose dette (anche se in generale AdER è abbastanza trasparente, ma meglio cautelarsi).
Follow-up: Dopo aver avviato una pratica (es. domanda di dilazione), verifica l’esito: controlla nell’area riservata lo stato, oppure se non ricevi risposte entro i tempi previsti, ricontatta. Purtroppo gli errori burocratici capitano: non dare per scontato che “nessuna notizia è buona notizia”. Ad esempio, se chiedi sospensione per debito non dovuto e non hai conferma, trascorsi i 220 giorni la legge dice che è accolto, ma per sicurezza interfacciati per ottenere il documento di sgravio.
Utilizzare il mediatore (OCC) per sovraindebitamento: Se stai per intraprendere la procedura di sovraindebitamento, l’Organismo di Composizione della Crisi spesso comunica con AdER per proporre piani e cercare l’accordo su importi. In quel contesto, AdER può anche accettare riduzioni come previste dal piano (ma solo se c’è l’iter di legge). Il mediatore OCC sa come contattare i referenti giusti all’interno di AdER.
5.2 Preparare un piano di rientro sostenibile (analisi di reddito e spese)
Che tu decida di chiedere una rateizzazione, oppure di affrontare un saldo e stralcio via sovraindebitamento, è fondamentale avere chiaro quanto puoi permetterti di pagare. Preparare un piano di rientro significa mettere nero su bianco il tuo budget:
- Elenca le tue entrate mensili: stipendio, pensione, affitti attivi, ecc.
- Elenca le tue spese essenziali mensili: affitto/mutuo, bollette, cibo, trasporti, spese familiari, ecc. Non dimenticare nulla di essenziale (medicine, scuola figli, ecc.).
- La differenza tra entrate e spese essenziali è la tua capacità mensile di rimborso. Di quella, considerane prudenzialmente solo una parte (non impegnare il 100% di quel margine, perché servono anche fondi per imprevisti). Ad esempio, se hai €300 liberi al mese, forse è saggio prevederne €200 per debiti, lasciando €100 cuscinetto.
Con questa cifra in mente, vedi quanti mesi/anni ti servono a pagare il debito:
- Se con €200/mese estingui il debito in 5 anni, allora una rateizzazione 72 rate può andare.
- Se ne servirebbero 10 anni o più, allora bisogna puntare a una dilazione straordinaria o considerare che il debito è troppo grande e valutare saldo e stralcio (via legge 3/2012 o attendere rottamazioni).
Esempio di calcolo: Debito di €24.000. Capacità: €300/mese. In 72 mesi (6 anni) pagheresti €21.600 + interessi, quindi è quasi allineato (con qualche sacrificio potresti farcela). Debito di €100.000 con stessa capacità: in 6 anni arrivi a €21.600, in 10 anni €36.000: comunque insufficiente a coprire €100k. Ciò indica che serve uno stralcio o un consolidamento esterno (prestito, vendita di un bene, ecc.).
Ridurre le spese per aumentare la capacità: Se i conti non tornano, valuta dove tagliare costi o aumentare entrate. Ad esempio, un’auto costosa in leasing può essere venduta per prenderne una più economica e liberare cash; una casa troppo grande affittare una stanza; lavori extra per un periodo. Questi sacrifici temporanei potrebbero salvarti da guai peggiori. Spesso chi è sovraindebitato deve fare aggiustamenti allo stile di vita (se possibile) per destinare risorse al rientro.
Fissare obiettivi realistici: Non proporre mai ad AdER o al giudice un piano di pagamento che non sarai in grado di sostenere. Meglio una rata più bassa ma certa, che una alta sulla carta e poi saltare i pagamenti. Ad esempio, se la legge ti consente 84 rate, non vergognarti a chiedere il massimo se ne hai bisogno. Puoi sempre pagare anticipatamente se le cose migliorano.
Pianificazione patrimonio: Oltre al flusso mensile, guarda ai tuoi beni: hai qualcosa che potresti liquidare per abbattere il debito? Un’auto in più, un terreno inutilizzato, oggetti di valore? A volte vendere volontariamente un bene per pagare i debiti è preferibile che farselo pignorare più tardi. Fai una lista del tuo patrimonio cedibile e valuta se monetizzarne parte per ridurre l’esposizione.
Evita soluzioni miraggio: Attento a chi ti propone fantomatiche “finanziarie che pagano i debiti e poi tu restituisci”: se sei già indebitato fiscalmente, contrarre altri debiti può peggiorare la situazione, a meno che non sia un consolidamento a tasso inferiore. Verifica sempre la sostenibilità anche di un nuovo eventuale prestito. Spesso è meglio trattare con il Fisco direttamente che indebitarsi con finanziarie aggressive.
In sintesi, fai i compiti a casa: bilancio familiare, tagli possibili, valorizzazione attivi. Questo approccio analitico ti sarà utile sia nel confronto con AdER (ad es. per sapere quale rata puoi permetterti davvero) sia in eventuali procedure giudiziali (dove presentare il piano di fattibilità).
5.3 Sfruttare le finestre di definizione agevolata e “pace fiscale”
La storia recente insegna che periodicamente il legislatore offre opportunità di alleggerimento dei debiti fiscali (rottamazioni, stralci, condoni). Per il debitore, questo significa che a volte aspettare o saper cogliere il momento giusto può far risparmiare molti soldi. Alcune strategie:
- Tenersi informati: Segui le notizie sulle Leggi di Bilancio, decreti fiscali, ecc. Spesso entro fine anno si decidono rottamazioni o sanatorie. Se si prospetta una rottamazione imminente e il tuo debito è gestibile nel frattempo (ad es. non hai esecuzioni in corso immediate), potresti attendere per aderire all’agevolazione e risparmiare su sanzioni/interessi. Occhio però a non farti pignorare nel frattempo!
- Chiedere sospensioni nei periodi cuscinetto: Quando una norma annuncia che i debiti fino a un certo anno saranno definibili, di solito AdER sospende le azioni su quelli in attesa che si apra la finestra di adesione. Ad esempio, a fine 2022, sapendo che dal 2023 arrivava rottamazione-quater, molte attività esecutive su cartelle 2000-2022 sono state rallentate. Questo “fiato” consente di poi aderire. Non è garantito, ma è spesso prassi.
- Valutare la convenienza di aderire vs continuare a dilazionare: Se hai già una rateizzazione in corso ma esce una rottamazione, fare due conti: la rottamazione ti toglie sanzioni ma devi finire di pagare in 5 anni. La rateizzazione poteva essere più lunga ma con tutto l’importo. Spesso la definizione conviene comunque perché abbatte il totale. Ad esempio, Debito €10k, rottamazione ti fa pagare €7k in 18 rate, vs rateazione standard €10k in 72 rate con interessi. Probabilmente preferisci risparmiare €3k, sebbene in meno tempo.
- Attenzione a decadere dall’agevolazione: Come visto, se aderisci a rottamazioni o saldi e stralci, impegnati al massimo per rispettarli, perché le leggi di solito non perdonano il ritardo. La riammissione del 2025 è stata un’eccezione generosa, ma non è detto ricapiti. Quindi se vali quell’opzione, poi onorala scrupolosamente.
- Le “pace fiscale” possono riguardare anche liti pendenti: AdER a volte è coinvolta in definizioni di controversie (es. condono liti fino a un certo grado). Se hai cause in corso, valuta la chiusura agevolata se appare: potresti pagare qualcosa in meno e finire la disputa.
- Micro-stralcio dei mini debiti: come nel 2023 per i debiti < €1.000, ogni tanto il legislatore stralcia i crediti minuscoli perché costano più a riscuotere. Se hai tanti mini debiti, potresti sperare di tirarli in lungo finché li cancellano. Ma attenzione: puntare a far “invecchiare” il debito sperando in un condono è rischioso se il debito non è così piccolo: potresti accumulare interessi e subire azioni. Diciamo che funziona se i debiti sono proprio micro o se storicamente sai che dopo tot anni li annullano (ad es. è accaduto per ruoli <€3000 del 1999 e precedenti, e poi per <€1000 del 2000-2015). Però non c’è garanzia. Quindi non contare su condoni futuri come unica strategia; considerali come un bonus se arrivano, ma nel frattempo predisponi un piano.
In sostanza: cogli l’attimo quando c’è la definizione agevolata. Non essere diffidente ingiustificato (“chissà se è vero, sembra troppo bello”): informati bene (fonti ufficiali AdER, commercialista) e se è tutto chiaro, aderisci. Molti contribuenti hanno sistemato posizioni decennali grazie a queste misure, sarebbe un peccato non approfittarne se ne hai diritto.
5.4 Priorità nei pagamenti: quali debiti saldare prima e perché
Se hai diversi debiti e risorse limitate, devi fare scelte su chi pagare prima. Vale anche internamente al Fisco: potresti avere più cartelle, ma non riuscire a pagarle tutte. Alcune linee guida:
- Dai precedenza ai debiti che possono causare i danni maggiori a breve termine. Ad esempio, se hai un preavviso di fermo auto per €1.200 e anche una cartella IRPEF da €5.000 senza azioni ancora, e possiedi €1.200, conviene pagare quella del fermo e salvare l’auto, rimandando l’IRPEF (magari rateizzandola). Oppure se c’è un pignoramento in corso su stipendio e hai l’opportunità di saldare per liberarlo, dare priorità a quello può essere saggio.
- Debiti con garanzie reali o personali: Se un debito è garantito (es. un mutuo con ipoteca, o un prestito con tuo genitore garante) e uno è senza garanzie (es. cartella semplice), spesso conviene pagare prima quello garantito (per non perdere la casa o non far escutere il garante). I debiti fiscali non hanno garanti di solito (a parte soci per contributi, etc.), quindi possono andare in coda se ci sono in ballo beni primari con altri creditori.
- Interessi e sanzioni crescenti: Valuta quali debiti crescono più velocemente. Le cartelle hanno interessi moderati, mentre per esempio scoperti bancari hanno interessi altissimi. Quindi, se hai anche debiti verso banche con interessi elevati, può convenire ridurre quelli prima (per non pagar troppi interessi), e intanto magari dilazionare il Fisco che applica interessi minori. Naturalmente attenzione a non lasciare il Fisco troppo indietro da incorrere in prescrizione o azioni.
- Debiti non dilazionabili vs dilazionabili: Quelli fiscali li puoi rateizzare, quelli con privati magari no se non formalmente. Potresti quindi temporaneamente dedicare più cassa ai privati (evitando decreti ingiuntivi) e intanto tenere a bada AdER con una dilazione minima. L’importante è non generare irreparabili su nessun fronte.
- Somme contestate: Se stai facendo ricorso per un debito che ritieni ingiusto, ha senso nel frattempo dare priorità ad altri pagamenti certi. Puoi considerare di non pagare il debito contestato fino ad esito (a meno di necessità di sospendere esecuzioni).
- Verifica prescrizioni in arrivo: Se un tuo debito è a pochi mesi dalla prescrizione (perché AdER non si è fatto vivo da 5 anni meno qualche mese), forse conviene attendere a pagarlo (potrebbe prescriversi). Ma attenzione, è rischioso perché magari domani stesso ti mandano un sollecito e interrompono. È un po’ un’azzardo cronometrico.
Psicologicamente, può alleviare pagare prima i debiti più piccoli – toglierli di mezzo. La cosiddetta tecnica “palla di neve”: paghi i piccoli, poi col morale migliore affronti i grandi. Però, fiscalmente, se il piccolo non è pericoloso e il grande sì, non farti ingannare dalla psicologia: meglio evitare che il grande generi un pignoramento, anche se resta lì il piccolo a infastidirti.
Un altro aspetto: certificato di regolarità fiscale (DURC Fiscale). Se hai un’azienda o fai gare, potresti aver bisogno di dimostrare di non avere debiti fiscali in sospeso (o rateizzati regolarmente). In quel caso, per priorità professionale, devi almeno rateizzare tutti i debiti e pagare le prime rate per ottenere un certificato di regolarità. Quindi quell’esigenza può spingerti a sistemare subito i debiti con AdER anche se magari avresti dato priorità altrove.
5.5 Quando farsi assistere da un professionista (commercialista, avvocato)
Non sempre serve un professionista, specie per procedure standard come la rateizzazione o la rottamazione – queste puoi farle da solo. Tuttavia, ci sono situazioni in cui l’aiuto di un esperto è prezioso:
- Contenziosi complessi: Se intendi fare ricorso in Commissione Tributaria o opposizione in Tribunale su questioni di una certa entità, è consigliato un avvocato tributarista o commercialista esperto di contenzioso. Saprà impostare bene i motivi di ricorso, citare giurisprudenza, ecc. Un errore formale nel ricorso può farti perdere la causa anche se avevi ragione, quindi meglio evitare il fai-da-te improvvisato in cause importanti.
- Procedure di sovraindebitamento: Obbligatorio rivolgersi a un OCC o professionista nominato dal giudice. In questo contesto, l’assistenza è strutturata. Anche farsi supportare da consulenti per predisporre il piano economico può essere utile. I debiti fiscali intrecciati con altri debiti richiedono un piano legale-finanziario articolato: un professionista specializzato in crisi da sovraindebitamento (ci sono avvocati e consulenti proprio dedicati a Legge 3/2012) può massimizzare le chance di successo.
- Debiti aziendali elevati: Se sei un’impresa con molti debiti verso Erario, potrebbe essere opportuno incaricare un commercialista di studiare una strategia integrata (ad esempio: chiedere rateazioni, valutare transazione fiscale in concordato, ecc). Spesso queste figure hanno contatti con gli uffici e sanno come muoversi per evitare la paralisi dell’attività.
- Verifiche notifica e prescrizioni: Un avvocato può fare accesso agli atti, chiedere relate, controllare in dettaglio se AdER ha seguito le procedure. Se hai dubbi che da solo non sciogli (es: “mi dissero che mi notificarono quell’atto ma io non l’ho mai visto”), un legale può indagare tramite strumenti formali e poi consigliarti.
- Quando il “fai da te” non dà risultati: Se hai chiesto sospensioni e AdER non risponde, se hai tentato dialogo e non ottieni nulla, far scrivere una lettera da un avvocato a volte sblocca la situazione. Inviare una PEC a firma di studio legale segnalando un errore può far muovere più rapidamente ingranaggi burocratici fermi.
Costi vs benefici: Chiaramente, coinvolgere un professionista ha un costo. Devi valutare la proporzione: per una cartella da 500 €, pagare 1000 € un avvocato per far ricorso non conviene. Ma per 50.000 €, spenderne 2-3.000 può valerne la pena se c’è margine di vittoria o di risparmio. Molti professionisti offrono una prima consulenza a prezzo ridotto o gratuita per valutare il caso; approfittane per capire se c’è qualcosa da fare e il costo. Diffida invece di chi ti chiede immediatamente grosse somme senza nemmeno studiarti il caso o di agenzie che promettono miracoli (“cancelliamo tutti i debiti al 80%!”) perché potrebbero essere poco trasparenti.
Attenzione alle truffe: Purtroppo, il tema debiti attira anche personaggi spregiudicati. Non fidarti di chi ti suggerisce scorciatoie illegali (tipo “trasferisci tutto a prestanome e lascia che il Fisco si attacchi”: sono mosse che spesso falliscono e peggiorano la situazione, oltre a potenzialmente costituire reato di sottrazione fraudolenta). Affidati a professionisti iscritti a ordini (avvocati, commercialisti) o OCC pubblici. Verifica sempre le credenziali di chi ti offre assistenza. La Banca d’Italia consiglia di rivolgersi solo a operatori autorizzati e vigilati, per evitare rischio usura.
In definitiva, chiedere aiuto non è una vergogna né implica sempre grandi spese. Spesso la tranquillità e la competenza che un esperto ti dà nel gestire situazioni stressanti vale il costo. Il professionista fungerà da interfaccia con AdER, così tu non dovrai preoccuparti di scadenze, moduli, cavilli: se ne occuperà lui, aggiornandoti.
Perché Affidarsi all’Avvocato Monardo per Estinguere i Debiti con l’Ex Equitalia
Hai ricevuto cartelle esattoriali, intimazioni di pagamento, fermi o pignoramenti da parte di Agenzia delle Entrate Riscossione (ex Equitalia)? Non ignorare il problema:
Affidarsi all’Avvocato Giuseppe Monardo significa agire con competenza e tempestività per estinguere i debiti in modo sostenibile, sicuro e – quando possibile – ridotto.
Un Esperto in Riscossione Tributaria e Difesa del Contribuente
L’Avvocato Monardo, coordinatore di una rete di avvocati e commercialisti esperti in diritto tributario e bancario in tutta Italia, è specializzato nella gestione e risoluzione dei debiti fiscali con:
- Rateizzazioni e saldo e stralcio delle cartelle
- Rottamazioni e definizioni agevolate
- Contenziosi per cartelle prescritte o illegittime
- Procedure di sovraindebitamento per cancellare i debiti fiscali residui
Con Monardo hai al tuo fianco un difensore preparato che conosce ogni via legale per chiudere i conti con l’ex Equitalia.
Come Ti Aiuta a Estinguere i Debiti con Agenzia Entrate Riscossione
Con l’Avvocato Monardo puoi:
- Analizzare la posizione fiscale debitoria in dettaglio
- Verificare prescrizione o decadenza delle cartelle esattoriali
- Opporre atti illegittimi o notificati irregolarmente
- Richiedere la rateizzazione del debito secondo la normativa vigente
- Accedere a rottamazioni, saldo e stralcio o definizioni agevolate
- Bloccare pignoramenti, fermi, ipoteche in corso
- Chiudere la posizione debitoria tramite sovraindebitamento o esdebitazione, se non riesci a pagare
Ogni soluzione viene scelta in base alla tua situazione reale, patrimoniale e reddituale.
Gestore della Crisi da Sovraindebitamento e OCC
Se i debiti fiscali sono troppo alti per essere pagati, Monardo può attivare per te la procedura di sovraindebitamento, prevista dalla Legge 3/2012 aggiornata al 2025, per:
- Ridurre il debito fiscale
- Pagare solo quanto puoi realmente permetterti
- Cancellare i debiti residui con l’esdebitazione finale
Essendo Gestore della Crisi da Sovraindebitamento iscritto al Ministero della Giustizia e fiduciario di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), Monardo segue personalmente tutta la procedura, dalla domanda fino alla cancellazione del debito.
Anche Se Non Hai Redditi o Patrimonio
Monardo può attivare per te l’esdebitazione dell’incapiente, che consente – anche senza pagare nulla – di ottenere la cancellazione totale dei debiti fiscali, se sussistono i requisiti di legge.
In conclusione
I debiti con l’ex Equitalia non vanno ignorati, ma possono essere estinti, ridotti o cancellati in modo legale e definitivo.
Affidarsi all’Avvocato Giuseppe Monardo significa avere al tuo fianco un professionista esperto, riconosciuto e autorizzato, che difende i tuoi diritti e ti guida verso la liberazione dal peso delle cartelle.
Con Monardo, puoi chiudere davvero con il passato e ripartire con serenità.
Qui di seguito tutti i contatti del nostro Studio Legale specializzato in cancellazione debiti con Equitalia (ex) ora Agenzia Entrate Riscossione: