Cancellazione Società Dal Registro Imprese E Debiti Tributari: Cosa Fare e Come Difendersi

Cancellare una società dal Registro delle Imprese (sia di persone – SNC, SAS – sia di capitali – SRL, SPA) significa formalizzarne l’estinzione. Esistono due modalità principali di cancellazione: volontaria, quando i soci decidono di chiudere l’attività seguendo la procedura di liquidazione, e d’ufficio, quando la Camera di Commercio ordina la cancellazione per inadempienze (ad esempio mancato deposito del bilancio o irregolarità sulla sede legale). In entrambi i casi la cancellazione non elimina eventuali debiti fiscali: i tributi dovuti permangono e possono essere richiesti nei limiti di legge anche dopo l’estinzione dell’ente. Questa guida illustra le differenze, le conseguenze tributarie e le precauzioni da adottare prima e dopo la cancellazione, con esempi pratici di situazioni frequenti.

Ma andiamo ora ad approfondire con Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti tributari delle aziende:

Tipologie di cancellazione dal Registro Imprese: Quali Sono

  • Cancellazione volontaria: avviene dopo la chiusura formale dell’attività. I soci o gli amministratori deliberano lo scioglimento, nominano un liquidatore e redigono il bilancio finale di liquidazione. Durante la liquidazione si estinguono i debiti con i creditori (inclusi il Fisco e gli istituti di previdenza), poi si ripartisce l’eventuale residuo tra i soci. Compiuti questi atti, si presenta domanda di cancellazione al Registro delle Imprese. La volontaria è una procedura ordinaria, che presuppone la regolarità della gestione contabile e fiscale fino al giorno di chiusura.
  • Cancellazione d’ufficio: è disposta dalla Camera di Commercio quando la società non adempie a obblighi formali. Ad esempio, se per più anni consecutivi manca il deposito del bilancio, la sede legale risulta irreperibile, manca la nomina di un rappresentante, o ci sono altre irregolarità formali, l’ufficio può avviare la procedura di cancellazione d’ufficio. Questo tipo di cancellazione spesso avviene a sorpresa, lasciando i soci e gli amministratori senza la normale fase di liquidazione, e può comportare conseguenze impreviste sui debiti residui.

In entrambi i casi, la cancellazione segnala l’estinzione formale della società, ma non cancella automaticamente le obbligazioni tributarie maturate. Anzi, proprio in assenza di un corretto assetto contabile può rendere più difficoltoso riscuotere crediti e più complesso risolvere le pendenze fiscali.

Implicazioni tributarie prima della cancellazione: Quali Sono

Prima di procedere alla cancellazione volontaria è fondamentale regolarizzare la posizione fiscale della società. In questa fase bisogna:

  • Presentare tutte le dichiarazioni fiscali dovute: presentare le ultime dichiarazioni dei redditi (IRES o IRPEF, IRAP) e dell’IVA fino alla data di cessazione dell’attività. Anche le eventuali dichiarazioni Intrastat o sintetiche vanno compilate se applicabili.
  • Versare le imposte residue: calcolare e pagare le imposte dovute fino all’ultimo periodo dichiarativo. In particolare, vanno saldate eventuali imposte dirette, l’IVA e le ritenute d’acconto non versate (su dipendenti o professionisti). È consigliabile chiedere al commercialista un modello di calcolo aggiornato dei tributi residui.
  • Chiedere piani di rateizzazione o definizioni agevolate: se i debiti fiscali non possono essere pagati in un’unica soluzione, conviene richiedere subito forme di dilazione con l’Agenzia delle Entrate o aderire a eventuali rottamazioni/definizioni aperte. Ciò riduce il rischio di sanzioni e il peso delle passività all’atto della liquidazione.
  • Ottenere certificazioni di regolarità: in alcuni casi si può richiedere il certificato di regolarità fiscale (ad esempio ai fini INPS o DURC) per dimostrare che non ci sono pendenze pendenti. Anche se non obbligatorio per la cancellazione, è utile per avere evidenza ufficiale della propria situazione fiscale.
  • Liquidazione finale trasparente: redigere un bilancio finale di liquidazione che indichi chiaramente come sono stati pagati i debiti fiscali. Se i soci hanno ricevuto utili o liquidazioni, bisogna verificare che tutto sia avvenuto dopo aver saldato o contemplato le imposte dovute. In caso contrario esiste il rischio che tali utili debbano essere restituiti ai creditori (in primis il Fisco).
  • Esempio pratico: prima della cancellazione, una SNC verifica di non avere imposte IRPEF o IRAP arretrate. Scopre di avere un debito IVA dell’ultimo trimestre; i soci negoziano subito un piano di rateizzazione con l’Agenzia delle Entrate e saldano anche contributi INPS residui. Solo con la posizione “pulita” presentano la pratica di scioglimento e cancellazione. Questo evita il rischio di contestazioni successive su imposte non versate.

In sintesi, ogni obbligazione tributaria maturata prima della chiusura rimane dovuta. La cancellazione volontaria di per sé non estingue né le imposte né le sanzioni già maturate. Pertanto, è consigliabile affrontare tutte le pendenze con il Fisco prima di procedere: ciò facilita la conclusione della liquidazione e riduce il rischio di dover affrontare sorprese fiscali in futuro.

Cosa Succede Ai Debiti Tributari Dopo La Cancellazione Della Società

Anche dopo la cancellazione della società, gli organi tributari possono continuare a chiedere il pagamento delle imposte dovute. In particolare:

  • Termini di accertamento e riscossione: il termine di decadenza ordinario per l’accertamento delle imposte sui redditi (articolo 43 del DPR 600/1973) è di 5 anni (fino a 10 in caso di frode o omissione). Ciò significa che se dopo la cessazione vengono scoperti ricavi non dichiarati o spese non dedotte, l’Agenzia delle Entrate può notificare accertamenti fino a 5 anni dall’anno di imposta in questione. Anche l’IVA segue termini analoghi (con prescrizione quinquennale). Le cartelle esattoriali di riscossione, a loro volta, possono essere emesse fino a 5 anni dal giorno in cui il tributo è sorto (art. 68 del DPR 602/1973). In pratica l’Amministrazione può operare controlli e notificare debiti entro questi termini anche se la società è già cancellata.
  • Effetti sul contribuente: dopo la cancellazione la società cessata non ha più una personalità giuridica autonoma per difendersi. Però i debiti residui vengono “traslati” sui soggetti responsabili, in base alla legge:
    • Nelle società di persone (SNC, SAS), i soci sono sempre solidalmente e illimitatamente responsabili dei debiti sociali; quindi, anche dopo la cancellazione i creditori (compreso il Fisco) possono rivalersi sul patrimonio personale dei soci per recuperare i tributi non pagati. Il termine di 5 anni per l’accertamento vale anche in questo caso.
    • Nelle società di capitali (SRL, SPA) la responsabilità dei soci è in linea di principio limitata al capitale conferito. Tuttavia, il Fisco può richiedere il pagamento delle imposte non pagate alla società: se la società non esiste più, l’accertamento può riguardare direttamente i soci (in particolare nelle Srl a numero ridotto di soci) e gli amministratori. La giurisprudenza ha precisato che i soci possono essere considerati subentrati nei debiti tributari della società estinta, anche se non hanno ricevuto alcun utile in sede di liquidazione. In pratica, se la liquidazione è stata effettuata senza coprire il debito fiscale, i soci (e in alcuni casi anche il liquidatore) possono vedersi applicare gli accertamenti emessi a carico della ex-società.
  • Prescrizione e difesa: se è trascorso il termine di prescrizione (solitamente 5 anni) i soci o amministratori possono impugnare l’atto e ottenere l’annullamento della pretesa fiscale. È importante controllare la data di effettiva cessazione dell’attività e la data delle dichiarazioni presentate, per calcolare correttamente i termini. In alcuni casi, il termine può essere interrotto da comunicazioni o dalle stesse notifiche degli accertamenti. Superati i termini legali, non dovrebbe più essere possibile agire contro la società estinta o i suoi soci.
  • Esempio pratico: Una SRL, che è stata regolarmente liquidata e cancellata nel 2020, riceve nel 2024 un avviso di accertamento per IVA relativo all’anno 2019 (ultimo anno di attività). Anche se la società è cessata, l’Agenzia delle Entrate può far valere la pretesa nei confronti dei soci o dell’ex-amministratore. Se però emergesse che la notifica è stata inviata fuori dal termine di 5 anni, i destinatari potrebbero chiedere l’annullamento per prescrizione.

In conclusione, la cancellazione non sigilla la società da controlli futuri: entro i termini di legge l’Amministrazione finanziaria mantiene il diritto di effettuare verifiche fiscali, emettere avvisi di accertamento e cartelle esattoriali. Dopo la cancellazione, diventa fondamentale monitorare eventuali comunicazioni e ricorrere tempestivamente nelle sedi opportune.

Quali Sono Le Responsabilità di soci e amministratori in presenza di debiti

La gestione dei debiti tributari al momento della chiusura coinvolge direttamente sia i soci che gli amministratori:

  • Società di persone (SNC, SAS): in queste forme giuridiche i soci rispondono illimitatamente e in solido di tutte le obbligazioni sociali. In pratica, se la società non paga l’IVA o le imposte sui redditi, ciascun socio può essere perseguito per l’intero ammontare del debito, fino al totale richiesto dal Fisco. Questo vale sia durante la vita della società che dopo la sua cancellazione. Nei casi di SAS, il socio accomandante ha normalmente responsabilità limitata al conferimento; tuttavia, se la società è in dissesto o se l’amministratore accomandatario non ha adempiuto agli obblighi fiscali, l’Agenzia delle Entrate può comunque rivalersi sul socio accomandante per le quote non versate (specie se è emerso che la garanzia patrimoniale del socio accomandante è stata in qualche modo messa a disposizione del Fisco).
  • Società di capitali (SRL, SPA): il socio risponde in linea di principio solo fino al conferimento di capitale versato. Se il capitale sociale è stato interamente utilizzato per pagare debiti societari o è risultato insufficiente, in teoria i soci non devono nulla di più. Tuttavia, la legge stabilisce che i soci possono essere considerati successori nei debiti fiscali se la liquidazione è avvenuta in modo improprio. Ad esempio, se durante la liquidazione i beni sociali sono stati distribuiti tra i soci senza prima pagare le tasse dovute, l’Amministrazione può chiedere la restituzione di quelle somme (articoli 2467 e 2759 del codice civile). La giurisprudenza recente ha sottolineato che anche un socio di una SRL a partecipazione ridotta può essere assoggettato all’azione accertativa per le imposte non pagate dalla società. In definitiva, per le società di capitali esiste una tutela limitata, ma questa può essere superata in presenza di comportamenti anomali o fraudolenti.
  • Amministratori/liquidatori: indipendentemente dalla forma societaria, gli amministratori e i liquidatori possono essere chiamati a rispondere personalmente per violazioni fiscali. Ad esempio, se il liquidatore redige un bilancio finale irregolare, omette di contabilizzare ricavi o non versa le imposte trattenute, rischia sanzioni e responsabilità diretta. Se l’amministratore prima della liquidazione ha omesso di presentare le dichiarazioni o di versare le ritenute fiscali (ad esempio delle fatture di dipendenti), può essere perseguito per reati tributari o per omesso versamento di ritenute. In sostanza, un’operazione di cancellazione che mira a eludere i debiti fiscali può comportare responsabilità penali e patrimoniali per chi gestisce la società.
  • Esempio pratico 1: In una SNC con due soci, se alla chiusura rimane un debito IVA di 50.000 euro non saldato, ognuno dei due soci può essere chiamato a rispondere per intero. Se uno dei soci non ha beni sufficienti, il Fisco si rivolge direttamente all’altro socio per il residuo.
  • Esempio pratico 2: In una SRL, i soci avevano coperto solo in parte il conferimento richiesto e hanno liquidato l’attivo prima di saldare tutte le imposte. Dopo la cancellazione, l’Agenzia delle Entrate ha chiesto il pagamento dell’IRAP residua agli ex soci. Inoltre il liquidatore è stato considerato responsabile perché, secondo l’accusa, avrebbe dovuto prevedere le imposte in liquidazione prima di distribuire gli utili. In questo caso i soci hanno dovuto restituire parte degli utili per coprire i debiti tributari rimasti.

In pratica, società di persone e capitali differiscono nell’impatto personale, ma la regola generale è che non si può eludere il Fisco semplicemente cancellando la società. I soci e gli amministratori devono sempre considerare che i debiti tributari, se non pagati o definiti, torneranno comunque a bussare alla porta dei loro patrimoni personali.

Cosa fare prima della cancellazione della società per gestire o ridurre i rischi fiscali

Affrontare i debiti fiscali in modo preventivo prima della cancellazione può evitare problemi futuri. Alcuni passi consigliati sono:

  1. Check-up fiscale e contabile: far eseguire una verifica contabile approfondita (magari da un commercialista) per individuare tutte le imposte dovute. Controllare la corrispondenza tra libri contabili, dichiarazioni presentate e versamenti effettuati. Bisogna essere certi di non avere omissioni involontarie (ad esempio fatture fuori bilancio o crediti non dichiarati).
  2. Regolarizzare le pendenze: presentare dichiarazioni tardive se necessarie. Pagare o rateizzare subito i tributi che risultano non saldati. Se ci sono avvisi di accertamento incorsi, valutare la possibilità di opposizione o mediazione prima di chiudere i conti. Spesso conviene definire subito una controversia fiscale piuttosto che ignorarla: ad esempio, approfittare di definizioni agevolate periodicamente offerte dal Governo o chiedere rateizzazioni semplificate.
  3. Liquidazione degli effetti IVA e previdenziali: presentare il modello di cessazione attività per l’IVA e comunicare all’Agenzia delle Entrate la data di chiusura. Versare subito le eventuali ritenute (dipendenti o professionisti) non pagate e regolarizzare i contributi INPS. È importante non trascurare questi aspetti perché costituiscono debiti esattoriali prioritari.
  4. Predisporre il bilancio finale di liquidazione: assicurarsi che il bilancio di liquidazione includa chiaramente i debiti tributari e le coperture. Se emergono debiti superiori all’attivo, valutare se la società è effettivamente solvibile. In caso negativo, potrebbe essere il caso di valutare procedure concorsuali (es. fallimento) oppure accettare che i soci dovranno contribuire personalmente.
  5. Assistenza professionale: coinvolgere preventivamente un commercialista o un avvocato tributarista. Un esperto può suggerire strumenti specifici (ad esempio il ravvedimento operoso per regolarizzazioni spontanee) e preparare eventuali difese. La consulenza fa da guida per evitare passi falsi.
  6. Documentazione chiara: mantenere una traccia scritta di tutti i pagamenti e delle comunicazioni con l’Agenzia delle Entrate e l’INPS. Se si ottengono rateizzazioni o definizioni, conservare la documentazione ufficiale. Questo sarà utile in futuro in caso di contestazioni.
  • Esempio pratico: Prima di procedere allo scioglimento, i soci di una SRL verificano di non avere “debiti nascosti” con l’Agenzia delle Entrate. Scoprono che c’è una cartella esattoriale non notificata (contenente multe per errori IVA) e una ritenuta d’acconto 2022 non versata. Immediatamente chiedono il ravvedimento operoso per regolarizzare le violazioni minori e concedono il pagamento rateale di entrambe le somme. In questo modo, quando la società viene cancellata, non sussistono contenziosi aperti con il Fisco.

In sintesi, prima di ogni cancellazione occorre non lasciare nulla al caso: controllare e chiudere quante più posizioni possibili. Ciò non solo riduce i rischi, ma dimostra anche buona fede verso il Fisco, impedendo che l’amministrazione possa accusare i soci di aver tentato di sottrarsi ai doveri tributari.

Come difendersi da accertamenti e cartelle esattoriali dopo la cancellazione di una società

Se dopo la cancellazione arrivano accertamenti fiscali, cartelle esattoriali o notifiche, è comunque possibile reagire. È importante agire prontamente:

  • Verificare la legittimità dell’atto: anzitutto, controllare se l’atto è stato notificato nei termini legali. Se è già trascorso il termine di prescrizione (di solito 5 anni dall’anno d’imposta o dalla nascita del tributo), si può chiedere l’annullamento automatico. Bisogna calcolare il termine dalla data di presentazione della dichiarazione o, in mancanza, dalla data di imposta accertata.
  • Presentare tempestivamente ricorso: l’opposizione ad un avviso di accertamento segue le normali scadenze (solitamente 60 giorni dalla notifica) e può essere proposta sia dalla società (se ancora esistente nell’atto) sia, in caso di società cancellata, dai soci o dal liquidatore come soggetti titolari della posizione tributaria. Per le cartelle di pagamento, l’opposizione all’esecuzione si propone innanzi alla Commissione Tributaria entro 40 giorni dalla notifica, oppure si può chiedere all’ente di rateizzare o annullare l’intero debito.
  • Dimostrare eventuali prescrizioni o anomalie: se si può provare che il tributo è prescritto o che l’accertamento contiene errori formali, questi argomenti vanno evidenziati nel ricorso. Ad esempio, si può contestare un avviso relativo a un periodo oltre cinque anni prima della cancellazione (prescrizione) oppure far rilevare che un errore contabile è stato sanato con dichiarazioni integrative presentate nei termini.
  • Coinvolgere un legale: spesso, dopo la chiusura della società, i comuni mezzi di difesa (come un reclamo all’Agenzia) possono risultare complessi da gestire in prima persona. È consigliabile affidare il ricorso a un avvocato tributarista che conosca le recenti giurisprudenze. Un professionista può anche rappresentare i soci o il liquidatore in Commissione Tributaria.
  • Monitorare la corrispondenza: è importante comunicare ai creditori (es. fornitori) eventuali variazioni di indirizzo o nomina di liquidatori. A volte l’Agenzia delle Entrate invia prima un sollecito e solo dopo mesi arriva la cartella: tenere d’occhio la posta (anche PEC) può dare tempo per reagire.
  • Richiedere sgravio da riscossione: se la società è stata cancellata e non vi sono beni da confiscare, spesso le cartelle vengono indirizzate direttamente ai soci; in certi casi l’Agenzia potrebbe abbandonare l’esecuzione se i costi di riscossione superano il dovuto. È comunque pericoloso contare su questo: conviene sempre seguire le vie legali.
  • Esempio pratico: La SNC Alfa è stata cancellata due anni fa. Nel 2025 i soci ricevono una cartella esattoriale per contributi INPS non versati nel 2018. Pur essendo trascorsi quasi 7 anni, i soci contattano subito un consulente e calcolano che l’atto è ormai prescritto (scadenza 5 anni). Viene presentata opposizione con l’apposito modulo, allegando la documentazione che prova la presunta prescrizione. In parallelo, i soci ottengono dal commercialista una consulenza che dimostra come la società, nel 2018, fosse stata formalmente in liquidazione già dall’inizio dell’anno, fatto che accelera i termini per il Fisco. Grazie a questa difesa tempestiva, la cartella viene annullata.

In generale, l’opera difensiva dopo la cancellazione richiede attenzione alle scadenze legali e una buona documentazione. La cancellazione non impedisce al contribuente di esercitare i propri diritti di difesa, anzi spesso è necessario agire come persone fisiche (soci o amministratori) di fronte agli atti tributari. Sebbene l’assenza della società renda la situazione più complicata, il diritto di impugnare rimane valido.

Esempi pratici di società cancellate con debiti tributari e come difendersi

  • SRL cancellata con debiti IVA: un’impresa SRL si è trovata in difficoltà economiche e, pur proseguendo attività, non ha versato totalmente l’IVA di fine anno. I soci decidono di liquidarla e chiudono tutto senza sanare quel debito. Dopo la cancellazione, l’Agenzia delle Entrate rileva l’omissione. In base alla legge, i soci vengono considerati successori nei debiti tributari, anche se non hanno intascato profitti. In pratica l’accertamento IVA viene notificato direttamente a loro. Per difendersi, i soci devono ricorrere dimostrando se possibile che l’IVA residua è stata dichiarata (ad esempio mostrando la dichiarazione IVA annuale presentata) oppure richiedere rateizzazione personale per saldarla. Se l’atto è prescritto, potranno far valere la decadenza.
  • SNC con cartelle esattoriali in sospeso: una società di persone non ha dichiarato correttamente alcuni ricavi e ha accumulato cartelle per IRPEF e IRES. Dissolviamo la società senza aver pagato e, dopo la cancellazione, i soci ricevono notifiche di cartelle. Poiché in una SNC la responsabilità è personale, ognuno di loro deve affrontare le richieste. In questo caso è utile verificare se per caso si applicano termini di decadenza più brevi (ad esempio per la presentazione tardiva della dichiarazione dei redditi) e presentare opposizione immediatamente per contestare gli importi.
  • Società d’ufficio cancellata con debiti previdenziali: un amministratore di spa non depositava i bilanci da anni; la Camera di Commercio cancella la società d’ufficio. Tuttavia gli istituti di previdenza (INPS, INAIL) avanzano richieste per contributi non versati. In questo scenario, il liquidatore può essere considerato responsabile in primis. I soci, in linea di principio, non rispondono personalmente nel caso di spa, ma dovranno comunque fornire i riferimenti del legale rappresentante designato. Anche qui, verificare la prescrizione dei contributi (di norma 5 anni) è fondamentale: se il debito risale a più di 5 anni precedenti, si può chiedere l’annullamento.
  • SRL con patrimonio insufficiente e utili distribuiti: i soci di una SRL liquidano l’attivo e ricevono degli utili, ignorando che restano imposte da pagare. Dopo la cancellazione, l’Agenzia recupera il tributo non coperto prelevando sugli utili versati ai soci. Questi ultimi scoprono che, in base al codice civile, le somme distribuite in eccesso rispetto al patrimonio netto residuo devono essere restituite ai creditori, incluso il Fisco. In questo caso i soci sono tenuti a versare quanto ricevuto, in parte o in tutto, per coprire i debiti tributari.
  • Società inattiva proseguita come società di fatto: a volte, dopo la cancellazione ufficiale, i soci continuano informalmente alcune attività. Se il Fisco scopre tale “società di fatto” operativa, può imputare i ricavi e oneri ai soci come impresa personale, reintroducendo i tributi omessi. È quindi rischioso proseguire attività sotto banco pensando che la cancellazione automatizzi tutto.

Questi esempi evidenziano che la cancellazione non è una scorciatoia per cancellare i debiti fiscali. In ogni caso bisogna affrontare il problema con preparazione: regolarizzare quanto possibile prima della chiusura, e mantenere una posizione difensiva in caso di successive contestazioni. Consigliamo sempre di affidarsi a un consulente fiscale esperto per seguire correttamente ogni fase, dalla liquidazione alla risposta ad eventuali accertamenti post-cancellazione. In questo modo si minimizzano i rischi e si può gestire la chiusura societaria nel rispetto delle normative tributarie vigenti.

Perché Affidarsi a Studio Monardo In Caso di Cancellazione della Società dal Registro delle Imprese e Gestione dei Debiti Tributari

Cancellare una società dal Registro delle Imprese non significa liberarsi automaticamente dai debiti fiscali.
Anche dopo la cancellazione, l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione possono perseguire soci, amministratori e liquidatori per il pagamento di imposte e contributi rimasti insoluti.
In questa situazione complessa, affidarsi all’Avvocato Giuseppe Monardo è fondamentale per proteggere il proprio patrimonio personale e chiudere correttamente la posizione fiscale.

Un Avvocato Esperto in Diritto Tributario e Crisi d’Impresa

L’Avvocato Monardo, coordinatore di avvocati e commercialisti specializzati a livello nazionale in diritto bancario e tributario, vanta una solida esperienza nella gestione delle responsabilità tributarie post-cancellazione.
Conosce nel dettaglio:

  • Quando il Fisco può agire contro i soci o gli amministratori e quando non può
  • Come difendersi da cartelle esattoriali, accertamenti e pignoramenti successivi alla cancellazione
  • Come ottenere la chiusura definitiva della posizione fiscale, anche tramite procedure straordinarie

Monardo valuta caso per caso la correttezza delle pretese fiscali e costruisce la migliore difesa possibile, sia amministrativa sia giudiziale.

Cancellazione della Società e Tutela dei Soci

Dopo la cancellazione della società, Monardo ti aiuta a:

  • Verificare se la pretesa fiscale è ancora valida o è decaduta
  • Contestare la responsabilità dei soci, in particolare quella dei soci non amministratori o dei soci accomandanti
  • Opporsi legalmente a cartelle, intimazioni e pignoramenti notificati a titolo personale
  • Proteggere i beni personali (casa, conti correnti, stipendi, pensioni)

Monardo imposta una difesa su misura, tenendo conto della posizione specifica di ciascun soggetto coinvolto.

Soluzione Anche Attraverso il Sovraindebitamento

Se i debiti tributari sono troppo elevati per essere pagati, Monardo può attivare le procedure di sovraindebitamento previste dalla Legge 3/2012 aggiornata:

  • Ristrutturazione del debito fiscale con pagamento parziale
  • Liquidazione controllata, con protezione dai creditori
  • Esdebitazione, cioè cancellazione totale dei debiti fiscali residui

Grazie alla sua iscrizione come Gestore della Crisi da Sovraindebitamento presso il Ministero della Giustizia e al suo ruolo di fiduciario di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi), Monardo può guidarti in queste procedure garantendo correttezza formale e successo sostanziale.

Esperto Negoziatore della Crisi d’Impresa

Monardo è anche Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa (D.L. 118/2021). Questo significa che può:

  • Trattare direttamente con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione
  • Proporre piani di saldo a stralcio o rateizzazione protetta
  • Evitare nuove iscrizioni di ipoteche o fermi amministrativi

La negoziazione mirata consente, quando possibile, di ridurre il carico fiscale e salvare i beni più importanti.

In conclusione

La cancellazione della società non è la fine dei problemi fiscali: può essere solo l’inizio se non gestita correttamente.
Affidarsi all’Avvocato Giuseppe Monardo ti permette di difenderti in modo strategico ed efficace dalle richieste dell’Agenzia delle Entrate, proteggere i tuoi beni personali e, se necessario, ottenere la cancellazione definitiva dei debiti fiscali.

Con Monardo al tuo fianco, affronti la situazione con competenza, protezione legale e una reale possibilità di ripartenza.

Qui di seguito tutti i contatti del nostro Studio Legale specializzato in riduzione e cancellazione di debiti tributari:

Leggi con attenzione: Se stai affrontando difficoltà con il Fisco e hai bisogno di una rapida valutazione delle tue cartelle esattoriali e dei debiti, non esitare a contattarci. Siamo pronti ad aiutarti immediatamente! Scrivici su WhatsApp al numero 351.3169721 oppure inviaci un’e-mail all’indirizzo info@fattirimborsare.com. Ti ricontatteremo entro un’ora per offrirti supporto immediato.

Informazioni importanti: Studio Monardo e avvocaticartellesattoriali.com operano su tutto il territorio italiano attraverso due modalità.

  1. Consulenza digitale: si svolge esclusivamente tramite contatti telefonici e successiva comunicazione digitale via e-mail o posta elettronica certificata. La prima valutazione, interamente digitale (telefonica), è gratuita, ha una durata di circa 15 minuti e viene effettuata entro un massimo di 72 ore. Consulenze di durata superiore sono a pagamento, calcolate in base alla tariffa oraria di categoria.
  2. Consulenza fisica: è sempre a pagamento, incluso il primo consulto, il cui costo parte da 500€ + IVA, da saldare anticipatamente. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamento presso sedi fisiche specifiche in Italia dedicate alla consulenza iniziale o successiva (quali azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali in partnership, uffici temporanei). Anche in questo caso, sono previste comunicazioni successive tramite e-mail o posta elettronica certificata.

La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
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