Cosa Succede Dopo Un Invito A Comparire Dell’Agenzia Delle Entrate?

Ricevere un invito a comparire dall’Agenzia delle Entrate può generare molta preoccupazione, specialmente se non si ha piena familiarità con le dinamiche fiscali. È importante sapere che un invito a comparire non è di per sé una condanna o un’accusa, ma è piuttosto uno strumento attraverso cui l’Amministrazione Finanziaria chiede chiarimenti su aspetti specifici della tua posizione fiscale. L’obiettivo è raccogliere elementi utili per completare controlli o verifiche in corso, evitando così di procedere direttamente ad accertamenti più pesanti o sanzioni immediate.

Quando arriva un invito a comparire, è fondamentale non ignorarlo. L’Agenzia delle Entrate si aspetta una collaborazione tempestiva e trasparente. In genere, la comunicazione arriva tramite raccomandata o PEC e specifica data, ora e luogo dell’incontro. Viene anche indicato l’ufficio competente e, spesso, i documenti che sarà necessario portare con sé. Non presentarsi senza una valida giustificazione può aggravare la situazione, portando anche a sanzioni amministrative.

La prima cosa da fare è leggere attentamente l’invito. Bisogna capire il motivo per cui si è stati convocati. A volte riguarda redditi non dichiarati, operazioni sospette, detrazioni ritenute non corrette, o anche errori formali nelle dichiarazioni dei redditi. In altre occasioni, l’invito può riferirsi a verifiche su terzi: per esempio, potresti essere stato cliente o fornitore di un soggetto sotto controllo, e l’Agenzia vuole raccogliere informazioni anche da te.

Non è obbligatorio andare da soli. Anzi, è spesso consigliabile farsi assistere da un professionista, come un avvocato tributarista o un commercialista esperto. La presenza di un esperto può aiutarti a rispondere correttamente alle domande, a non fornire dichiarazioni che possano essere fraintese o utilizzate contro di te, e a presentare la documentazione in modo completo ed ordinato.

Durante l’incontro, l’atteggiamento conta molto. È importante mostrarsi collaborativi, rispondere con sincerità e fornire tutto ciò che viene richiesto. Tuttavia, bisogna anche stare molto attenti a non rilasciare dichiarazioni affrettate o imprecise. Se non si conosce una risposta, è meglio dichiararlo piuttosto che improvvisare. Inoltre, ogni documento consegnato o ogni dichiarazione rilasciata sarà verbalizzata: è quindi importante leggerli bene prima di firmare.

Se non si è in grado di presentarsi alla data stabilita, è possibile chiedere un rinvio. La richiesta deve essere motivata e inviata tempestivamente, preferibilmente utilizzando gli stessi canali ufficiali con cui è arrivato l’invito. La disponibilità a trovare una nuova data dimostra buona fede e collaborazione.

Dopo l’invito a comparire, cosa succede dipende da come si sviluppa l’incontro. Se tutto viene chiarito, l’Agenzia delle Entrate potrebbe chiudere la pratica senza ulteriori conseguenze. In altri casi, invece, potrebbero emergere criticità che porteranno all’emissione di un processo verbale di constatazione o di un avviso di accertamento. In queste situazioni, si apre la possibilità di contestare le richieste dell’Agenzia o di avviare una fase di adesione per definire la controversia evitando il contenzioso.

A volte, l’invito a comparire è il primo passo di un procedimento più complesso. Se le irregolarità riscontrate sono gravi, l’Agenzia potrebbe procedere con contestazioni importanti, applicando sanzioni salate e, nei casi più estremi, inviando il fascicolo alla Procura della Repubblica per valutare eventuali profili di reato tributario.

È quindi importantissimo non sottovalutare mai un invito a comparire. Anche se apparentemente riguarda questioni banali, il rischio di complicazioni è reale. Agire tempestivamente, prepararsi con cura, farsi assistere da professionisti esperti e mantenere un atteggiamento collaborativo sono le chiavi per gestire al meglio questa situazione.

La documentazione è centrale. Prima dell’incontro, occorre raccogliere tutti i documenti richiesti e anche quelli che potrebbero essere utili a dimostrare la propria posizione. Meglio portare materiale in più che dover giustificare delle mancanze. Se la documentazione è incompleta o insufficiente, è possibile che l’Agenzia decida di approfondire ulteriormente i controlli.

La chiarezza è un altro elemento fondamentale. I documenti devono essere ordinati, comprensibili e accompagnati da eventuali spiegazioni che possano agevolare il lavoro del funzionario. Non è utile presentarsi con scatoloni di carte disordinate, perché questo potrebbe irritare l’interlocutore e far nascere ulteriori sospetti.

Un invito a comparire può anche rappresentare un’opportunità. Se si sa di avere delle situazioni non perfettamente regolari, questo momento può essere usato per sanare le proprie posizioni attraverso strumenti come il ravvedimento operoso o le procedure conciliative previste dalla legge. Naturalmente, queste strade vanno valutate attentamente con l’assistenza di un professionista.

Infine, bisogna sapere che l’invito a comparire è anche un modo per evitare errori. L’Agenzia delle Entrate preferisce, quando possibile, chiarire e correggere spontaneamente piuttosto che arrivare a sanzioni o contenziosi. Questo è uno dei motivi per cui il legislatore ha previsto questo strumento: per promuovere il dialogo tra contribuente e fisco e per risolvere in via preventiva eventuali irregolarità.

Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati nel difenderti dagli accertamenti e dalle contestazioni che possono nascere dopo un invito a comparire dell’Agenzia delle Entrate.

Cosa Succede Dopo Un Invito A Comparire Dell’Agenzia Delle Entrate Tutto Dettagliato:

Ricevere un invito a comparire da parte dell’Agenzia delle Entrate è un evento che non va mai sottovalutato. Si tratta di un atto ufficiale, previsto dall’art. 32 del DPR 600/1973, con cui l’Amministrazione Finanziaria convoca il contribuente per ottenere chiarimenti, esibizione di documenti o informazioni in relazione a verifiche fiscali o controlli incrociati. Non è ancora un accertamento, ma rappresenta una fase preliminare e potenzialmente decisiva: da questa convocazione può scaturire un avviso di accertamento, oppure – se gestito correttamente – può portare a una chiusura della verifica senza sanzioni.

L’invito può arrivare tramite raccomandata A/R, PEC o notifica diretta. Generalmente riporta:

  • i dati identificativi del contribuente;
  • l’ufficio che ha emesso l’invito;
  • la data, l’orario e il luogo della comparizione;
  • la motivazione, spesso legata a presunte incongruenze, movimenti anomali o mancate dichiarazioni;
  • l’indicazione dei documenti da esibire.

Il primo punto da chiarire è che l’invito non è facoltativo. Il contribuente ha l’obbligo di presentarsi nel giorno indicato o, in alternativa, di chiedere un differimento motivato. Ignorare l’invito senza giustificato motivo comporta sanzioni amministrative (da 2.000 a 16.000 euro) e la perdita del diritto al contraddittorio, rendendo molto più difficile impugnare un successivo avviso di accertamento.

La finalità dell’invito è duplice: indagare e, se possibile, risolvere. In sede di comparizione, infatti, il contribuente può:

  • fornire chiarimenti;
  • consegnare documentazione giustificativa (fatture, estratti conto, contratti, dichiarazioni);
  • spiegare operazioni apparentemente anomale;
  • proporre una soluzione conciliativa, anche tramite adesione all’accertamento.

È quindi un momento cruciale per impostare una difesa efficace. Presentarsi preparati, con l’assistenza di un commercialista o di un avvocato tributarista, consente di rispondere in modo tecnico e preciso, evitando equivoci o dichiarazioni errate. Ogni parola pronunciata in sede di comparizione può avere valore probatorio.

L’invito a comparire può riguardare diverse ipotesi di irregolarità, tra cui:

  • incongruenze tra redditi dichiarati e spese sostenute;
  • omesse fatturazioni;
  • versamenti su conti non dichiarati;
  • incassi non giustificati;
  • attività in nero;
  • intestazioni fittizie;
  • utilizzo di fatture false;
  • differenze tra dati fiscali e banche dati (es. sistema Tessera Sanitaria, CU, INPS, dati bancari).

Una volta avvenuto il colloquio, l’Agenzia redige un verbale di contraddittorio. Questo documento riepiloga quanto dichiarato, quanto prodotto e le osservazioni fatte. Il verbale può concludersi in tre modi:

  1. Archiviazione della posizione, se il contribuente fornisce chiarimenti sufficienti;
  2. Emissione di un processo verbale di constatazione, se emergono irregolarità gravi;
  3. Proposta di adesione, se si apre la strada a una definizione concordata.

Vediamo in tabella le principali evoluzioni possibili:

Esito del colloquioConseguenzaAzioni consigliate
Posizione regolareArchiviazioneNessuna, ma conservare il verbale
Dati insufficientiProseguimento delle indaginiIntegrazione con ulteriori documenti
Presunzione di evasioneInvio PVC (processo verbale di constatazione)Prepara controdeduzioni
Accordo potenzialeInvito all’adesioneValutare convenienza e fare simulazioni
Omissione o assenzaSanzione + accertamento “secco”Ricorso solo sul merito dell’atto successivo

Se il contribuente accetta l’adesione, ottiene uno sconto significativo sulle sanzioni (ridotte a un terzo), può rateizzare l’importo dovuto, e soprattutto evita il contenzioso. In caso contrario, l’Agenzia emetterà un avviso di accertamento, contro cui sarà possibile fare ricorso, ma a condizioni meno favorevoli.

Non bisogna confondere l’invito a comparire con l’accertamento vero e proprio. Il primo è un atto istruttorio, che non ha natura impositiva e non determina automaticamente l’obbligo di pagare. Ma è la porta d’ingresso verso una possibile contestazione, quindi va gestito con attenzione strategica.

Inoltre, è bene sapere che anche la documentazione consegnata durante l’incontro può essere usata a fini probatori. Se si producono giustificazioni poco solide, incongruenti o reticenti, si indebolisce la posizione difensiva in un eventuale ricorso futuro.

Chi è sottoposto a invito a comparire può farsi assistere da un legale o un difensore abilitato. Questo non solo è consentito, ma è altamente consigliato. Un professionista può:

  • parlare al posto del contribuente (con delega);
  • valutare la legittimità dell’atto;
  • suggerire una linea difensiva coerente;
  • impedire dichiarazioni autolesionistiche.

E se l’invito a comparire è illegittimo o infondato? In casi specifici, si può contestare anche l’invito stesso. Ad esempio:

  • se non vi è motivazione sufficiente;
  • se viene richiesto per periodi prescritti;
  • se la documentazione richiesta è già in possesso dell’Agenzia;
  • se è frutto di un controllo formale già chiuso.

In questi casi, è possibile presentare un’istanza in autotutela o sollevare eccezioni nella fase successiva dell’accertamento.

Un’ultima possibilità per il contribuente in difficoltà è la procedura di sovraindebitamento. Se l’invito a comparire riguarda crediti tributari ormai fuori controllo, il contribuente può valutare:

  • l’accesso a una procedura di ristrutturazione o liquidazione del patrimonio;
  • la sospensione delle azioni esecutive;
  • la richiesta di esdebitazione parziale o totale.

In conclusione, dopo un invito a comparire non succede nulla di irreparabile, ma molto dipende da come ci si muove. È un momento cruciale per dialogare, chiarire e – se possibile – risolvere. Ma è anche una trappola per chi si presenta impreparato o con superficialità. Il supporto di un avvocato tributarista è fondamentale per impostare una linea difensiva solida, evitare sanzioni esorbitanti e – in molti casi – chiudere la questione prima che degeneri in accertamento e pignoramento.

Cosa devo fare appena ricevo un invito a comparire dall’Agenzia delle Entrate?

Ricevere un invito a comparire dall’Agenzia delle Entrate può sembrare un evento allarmante, ma è fondamentale affrontarlo con lucidità e metodo. La prima cosa da fare è leggere attentamente l’invito, verificando tutti i dettagli: la data, l’ora, il luogo della convocazione e l’ufficio competente. Spesso, nel documento vengono anche indicati i motivi della convocazione e l’elenco dei documenti richiesti. Non bisogna mai sottovalutare l’importanza di queste informazioni, perché prepararsi adeguatamente è essenziale per gestire al meglio la situazione.

È importantissimo mantenere la calma e non agire d’impulso. Anche se l’invito può creare ansia, è necessario affrontarlo con razionalità. In molti casi, infatti, l’invito non implica automaticamente un’accusa o un problema grave: spesso si tratta di semplici chiarimenti su alcune dichiarazioni fiscali o su movimenti sospetti che l’Amministrazione vuole verificare.

Dopo aver letto l’invito, occorre organizzare tutta la documentazione necessaria. Se nel testo vengono indicati documenti specifici da esibire, bisogna prepararli con cura, possibilmente ordinandoli in modo chiaro e facilmente consultabile. Se l’invito è più generico, è comunque consigliabile portare tutta la documentazione fiscale recente, come dichiarazioni dei redditi, fatture, estratti conto bancari, contratti e ogni altro documento che possa aiutare a chiarire la propria posizione.

È altamente consigliato contattare un professionista, come un avvocato tributarista o un commercialista, non appena si riceve l’invito. L’assistenza di un esperto è fondamentale per comprendere appieno il contenuto della comunicazione, per valutare la propria situazione fiscale e per preparare al meglio la documentazione e l’incontro. Un professionista può anche accompagnare il contribuente all’appuntamento, fornendo supporto tecnico e legale.

Se si hanno dubbi sui motivi della convocazione, è opportuno richiedere chiarimenti all’Agenzia delle Entrate. Questa richiesta deve avvenire in modo formale e rispettoso, preferibilmente attraverso i canali ufficiali, come la posta elettronica certificata (PEC). Chiarire eventuali punti oscuri aiuta a evitare errori o malintesi durante l’incontro.

Non bisogna mai ignorare un invito a comparire. La mancata presentazione senza un valido motivo può essere interpretata come un comportamento non collaborativo e può comportare conseguenze gravi, come l’applicazione di sanzioni amministrative o l’avvio di accertamenti d’ufficio più severi. Se per motivi seri (come malattia o impegni improrogabili) non si può rispettare la data fissata, è necessario chiedere un rinvio, motivando adeguatamente la richiesta e documentandola, se possibile.

Nei giorni che precedono l’appuntamento, è utile simulare l’incontro con il supporto di un professionista. Questa preparazione permette di anticipare le possibili domande che verranno poste e di predisporre risposte chiare, precise e documentate. È importante non improvvisare, perché ogni dichiarazione resa sarà verbalizzata e potrà avere rilevanza ai fini fiscali.

All’incontro, è necessario mantenere un comportamento corretto e collaborativo. Rispondere alle domande con sincerità, senza omettere informazioni rilevanti e senza fornire dati falsi o inesatti, è fondamentale. Allo stesso tempo, bisogna evitare di fornire più informazioni del necessario: ogni parola ha un peso e può influenzare l’esito del procedimento.

Prima di firmare qualsiasi verbale o dichiarazione, bisogna leggerlo attentamente. Se qualcosa non è chiaro o non si è d’accordo con il contenuto, è diritto del contribuente chiedere chiarimenti o proporre integrazioni. Firmare documenti senza comprenderne pienamente il significato può avere conseguenze molto serie.

Al termine dell’incontro, è importante conservare copia di tutta la documentazione rilasciata e ricevuta. Questi documenti potranno essere utili in futuro, sia per eventuali chiarimenti ulteriori, sia per tutelarsi in caso di contestazioni.

Se dall’incontro emergono problemi o contestazioni, non bisogna scoraggiarsi. La normativa fiscale prevede diverse possibilità di difesa e di risoluzione delle controversie, come l’adesione agli accertamenti, il ravvedimento operoso o il ricorso alle commissioni tributarie. Anche in questi casi, l’assistenza di un legale esperto può fare la differenza.

Infine, è utile sapere che l’invito a comparire è parte di un sistema che punta a favorire il dialogo tra fisco e contribuente. Collaborare in modo attivo può non solo risolvere la questione in maniera più rapida e indolore, ma anche dimostrare buona fede, elemento che viene spesso considerato positivamente dall’Amministrazione Finanziaria.

In sintesi, ricevere un invito a comparire è un evento da affrontare con attenzione, serietà e competenza. Agire tempestivamente, organizzare bene i documenti, farsi assistere da professionisti qualificati, comportarsi in modo corretto e conservare tutta la documentazione relativa sono i passi fondamentali per proteggere i propri interessi e gestire la situazione nel modo più favorevole possibile.

È obbligatorio presentarsi personalmente all’invito a comparire o posso farmi rappresentare?

Quando si riceve un invito a comparire dall’Agenzia delle Entrate, una delle prime domande che ci si pone riguarda la possibilità di farsi rappresentare da qualcun altro. È importante sapere che la legge consente la rappresentanza, ma a determinate condizioni. Il contribuente può, infatti, delegare un rappresentante per comparire in sua vece, purché il delegato sia munito di apposita procura e abbia le competenze necessarie per gestire l’incontro con l’Amministrazione Finanziaria.

Non è sempre obbligatorio presentarsi personalmente. Il diritto di farsi rappresentare è previsto per tutelare chi, per motivi di salute, lavoro o semplice necessità, non può presenziare. Tuttavia, è fondamentale che il rappresentante sia adeguatamente preparato e che conosca approfonditamente la situazione fiscale del contribuente, per poter rispondere in modo preciso ed esauriente alle domande che verranno poste.

La scelta del rappresentante non deve essere superficiale. Preferibilmente, dovrebbe trattarsi di un professionista abilitato, come un commercialista, un consulente del lavoro, o un avvocato tributarista. Queste figure hanno la preparazione tecnica necessaria per comprendere i rilievi dell’Agenzia delle Entrate e per gestire eventuali richieste di chiarimento o documentazione integrativa.

La rappresentanza deve essere formalizzata correttamente. Non basta una delega verbale o una lettera generica: occorre predisporre una procura scritta, che specifichi chiaramente l’incarico conferito. La procura deve essere firmata dal contribuente e, in alcuni casi, autenticata. Sarà cura del rappresentante presentarla all’ufficio insieme ad un documento d’identità valido.

L’Agenzia delle Entrate può comunque richiedere la presenza personale del contribuente. In casi particolari, soprattutto se si tratta di verifiche delicate o se emergono incongruenze significative, l’ufficio può insistere per ascoltare direttamente la persona interessata. In tali circostanze, il rappresentante potrà comunque affiancare il contribuente, ma non sostituirlo integralmente.

La possibilità di farsi rappresentare non esonera dalle proprie responsabilità. Anche se è un delegato a presenziare, il soggetto convocato rimane il responsabile delle dichiarazioni rilasciate e della documentazione esibita. È quindi essenziale che tutte le informazioni siano corrette e che il rappresentante agisca nell’interesse esclusivo del contribuente, senza omissioni o errori.

Nel caso in cui si decida di partecipare personalmente, è comunque consigliabile farsi accompagnare da un professionista. La presenza di un esperto non solo offre supporto tecnico durante l’incontro, ma aiuta anche a interpretare correttamente eventuali rilievi o osservazioni da parte dei funzionari dell’Agenzia. Inoltre, un professionista può suggerire sul momento come rispondere alle domande più delicate, evitando dichiarazioni avventate o dannose.

Se si opta per la rappresentanza, bisogna preparare il rappresentante con estrema cura. Fornirgli tutta la documentazione necessaria, spiegare in dettaglio la propria situazione fiscale, evidenziare eventuali punti critici e concordare una linea di risposta sono passi imprescindibili. Un rappresentante impreparato rischia non solo di non chiarire i dubbi dell’Agenzia, ma anche di aggravare la posizione del contribuente.

In alcuni casi, può essere opportuno inviare una comunicazione preventiva all’ufficio. Se si sa già che non si potrà essere presenti, è buona pratica informare per tempo l’Agenzia delle Entrate, indicando il nome del rappresentante delegato e allegando copia della procura. Questo comportamento dimostra correttezza e collaborazione, elementi che vengono sempre apprezzati dagli uffici fiscali.

La rappresentanza è uno strumento di tutela, ma deve essere usato con responsabilità. Affidarsi ad un professionista esperto, fornire informazioni complete e agire sempre con trasparenza sono le chiavi per trasformare la delega in un’opportunità e non in un rischio.

Nel caso di società o enti, è normale che la comparizione avvenga tramite il legale rappresentante o un procuratore. Anche in questo caso, tuttavia, è essenziale che chi si presenta abbia piena conoscenza della gestione fiscale dell’ente e sia in grado di fornire risposte puntuali.

In ogni situazione, è fondamentale ricordare che l’obiettivo dell’incontro è fornire chiarimenti all’Amministrazione Finanziaria. Che si tratti del contribuente stesso o di un suo rappresentante, il fine è sempre quello di collaborare in modo costruttivo, dimostrando buona fede e volontà di risolvere eventuali problemi.

Nonostante la possibilità della rappresentanza, in alcuni casi la presenza personale può risultare più vantaggiosa. Specialmente se la situazione è complessa o richiede spiegazioni dirette, il contribuente è spesso la persona più indicata per raccontare la propria versione dei fatti, ovviamente con il supporto di un esperto che lo assista.

In definitiva, la scelta tra presentarsi personalmente o farsi rappresentare va ponderata con attenzione. Deve basarsi sulla valutazione della propria disponibilità, della complessità della questione fiscale e della capacità del rappresentante di gestire efficacemente il confronto con l’Agenzia delle Entrate.

Affrontare un invito a comparire in modo preparato e consapevole è sempre il miglior approccio. Utilizzare gli strumenti che la legge mette a disposizione, come la rappresentanza, è un diritto che può semplificare la gestione dell’incontro, a condizione che venga esercitato con prudenza, professionalità e pieno rispetto delle procedure previste.

Cosa succede se ignoro l’invito a comparire senza giustificazione?

Ignorare un invito a comparire dell’Agenzia delle Entrate senza fornire una valida giustificazione può avere conseguenze molto serie. La mancata presentazione non è considerata un comportamento neutro, ma viene vista come un atto di non collaborazione da parte del contribuente. L’Amministrazione Finanziaria interpreta l’assenza come una possibile volontà di nascondere informazioni o come un tentativo di sottrarsi agli obblighi fiscali.

Il primo effetto immediato dell’assenza ingiustificata è l’aggravamento della posizione fiscale. Quando un contribuente non si presenta, l’Agenzia delle Entrate può procedere con l’emissione di un accertamento d’ufficio. In pratica, gli uffici fiscali redigono un atto basandosi esclusivamente sugli elementi in loro possesso, senza tener conto delle eventuali spiegazioni o dei chiarimenti che il contribuente avrebbe potuto fornire. Questo comporta spesso una valutazione meno favorevole e l’applicazione di maggiori imposte, sanzioni e interessi.

La mancata comparizione comporta anche la perdita di importanti opportunità di difesa. Durante l’incontro, il contribuente ha la possibilità di chiarire situazioni ambigue, di dimostrare la correttezza delle proprie dichiarazioni o di fornire documentazione che possa evitare o ridurre contestazioni. Ignorando l’invito, si rinuncia di fatto a questa opportunità di confronto e di spiegazione preventiva.

Dal punto di vista sanzionatorio, l’assenza può tradursi in multe pecuniarie. Le normative tributarie prevedono sanzioni amministrative specifiche per chi non ottempera agli obblighi di collaborazione con l’Amministrazione Finanziaria. Le sanzioni possono variare in base alla gravità della situazione e alla natura dei controlli in corso.

Se la mancata presentazione è reiterata o riguarda controlli particolarmente delicati, le conseguenze possono aggravarsi ulteriormente. In presenza di indizi di evasione fiscale, frode o altri illeciti tributari, l’Agenzia delle Entrate può inoltrare una segnalazione alla Procura della Repubblica. In questi casi, oltre alle sanzioni amministrative, potrebbero aprirsi procedimenti penali con esiti molto più gravi.

L’assenza senza giustificazione mina anche il rapporto di fiducia con l’Amministrazione Finanziaria. Collaborare con l’Agenzia è visto come un segnale di buona fede e di volontà di rispettare le regole. Al contrario, ignorare le richieste può spingere l’ufficio a considerare il contribuente come soggetto ad alto rischio, aumentando così la probabilità di futuri controlli, ispezioni e accertamenti più approfonditi.

In alcuni casi, è possibile che il contribuente si trovi oggettivamente impossibilitato a presentarsi. Malattie, impegni inderogabili o altre cause di forza maggiore possono rappresentare motivi validi per chiedere un rinvio dell’appuntamento. Tuttavia, è fondamentale comunicare tempestivamente all’Agenzia delle Entrate l’impossibilità di presenziare, fornendo adeguata documentazione giustificativa. Una semplice assenza senza comunicazione non è tollerata e viene automaticamente considerata ingiustificata.

Un invito a comparire non è una mera formalità burocratica, ma un atto ufficiale che richiede una risposta puntuale e formale. Non rispondere equivale a violare un obbligo legale, con tutte le conseguenze che ne derivano. Rispondere, anche chiedendo un rinvio o inviando un rappresentante delegato, dimostra invece rispetto delle istituzioni e serietà nell’affrontare eventuali verifiche fiscali.

Nel lungo termine, ignorare un invito può avere effetti anche sulla gestione del proprio patrimonio. Un accertamento d’ufficio sfavorevole può sfociare in cartelle esattoriali più pesanti, pignoramenti di beni mobili o immobili, iscrizioni ipotecarie o fermi amministrativi sui veicoli. Inoltre, difendersi in sede contenziosa diventa più difficile, perché si sarà privati della possibilità di aver chiarito preventivamente la propria posizione.

Dal punto di vista psicologico e pratico, ignorare l’invito peggiora il livello di stress e di incertezza. Un controllo fiscale è già di per sé una situazione complessa; affrontarla senza collaborazione rende tutto più complicato, aumenta i tempi delle procedure e crea un clima di tensione che può protrarsi per mesi o addirittura anni.

Molte volte, dietro un invito a comparire ci sono errori banali o semplici richieste di chiarimento. Presentarsi, chiarire subito, fornire i documenti richiesti può risolvere la questione rapidamente e senza danni. Evitare il confronto, invece, significa lasciare che l’Agenzia proceda con strumenti più rigidi e severi.

Anche nell’ipotesi in cui si ritenga di non avere nulla da temere, non presentarsi è un errore gravissimo. La convinzione di essere in regola non giustifica la mancata risposta. Solo attraverso il confronto diretto si può dimostrare la correttezza della propria posizione ed evitare conseguenze ingiuste.

Infine, bisogna ricordare che l’ordinamento fiscale italiano tutela il diritto di difesa. Ogni contribuente ha diritto di essere ascoltato, di esibire documentazione, di fornire spiegazioni. Ma questo diritto va esercitato nei tempi e nei modi previsti. Ignorare l’invito equivale a rinunciare a questo diritto e a esporsi alle determinazioni unilaterali dell’Amministrazione.

In conclusione, ignorare un invito a comparire è una scelta pericolosa e dannosa. Affrontare la situazione con responsabilità, presentarsi o farsi adeguatamente rappresentare, collaborare attivamente con l’Agenzia delle Entrate è sempre l’approccio più saggio e vantaggioso. Agire con tempestività e serietà consente non solo di tutelare i propri diritti, ma anche di mantenere una posizione fiscale corretta e solida nel tempo.

Quali documenti devo portare all’appuntamento con l’Agenzia delle Entrate?

Quando si riceve un invito a comparire dall’Agenzia delle Entrate, è fondamentale prepararsi con cura e portare tutta la documentazione necessaria. I documenti richiesti sono generalmente indicati nell’invito stesso, ma è buona norma raccogliere anche altri materiali che potrebbero essere utili a chiarire la propria posizione fiscale. La preparazione documentale è una delle armi principali per affrontare serenamente il colloquio e per evitare equivoci o contestazioni future.

Il primo gruppo di documenti indispensabili riguarda la dichiarazione dei redditi. Occorre portare le copie delle dichiarazioni presentate negli anni oggetto di controllo, comprensive di tutti gli allegati e le ricevute di trasmissione. Questi documenti servono a dimostrare quanto dichiarato ufficialmente all’Agenzia e sono il primo punto di confronto durante l’incontro.

Accanto alla dichiarazione dei redditi, è necessario esibire la documentazione che giustifica le entrate e le uscite. Questo significa raccogliere buste paga, certificazioni uniche, contratti di lavoro, contratti di affitto, visure catastali per eventuali immobili, e documenti bancari come estratti conto e movimenti finanziari. In caso di redditi da attività d’impresa o professionale, occorrerà presentare anche registri contabili, fatture emesse e ricevute, nonché la documentazione relativa ai costi sostenuti.

Se l’invito riguarda detrazioni o deduzioni fiscali, bisogna avere con sé i documenti che le giustificano. Ad esempio, per le spese mediche, servono le fatture o le ricevute rilasciate dai medici o dalle strutture sanitarie; per le spese scolastiche o universitarie, occorrono le quietanze di pagamento; per le ristrutturazioni edilizie, sono indispensabili i bonifici parlanti e le relative fatture.

Un altro gruppo importante di documenti riguarda i rapporti bancari e finanziari. L’Agenzia delle Entrate può richiedere la documentazione relativa a conti correnti, conti deposito, investimenti finanziari, polizze assicurative e ogni altro prodotto che comporti movimentazione di denaro. Gli estratti conto devono coprire l’intero periodo oggetto di verifica, e devono essere completi e leggibili.

Nel caso di possesso di immobili, è opportuno portare anche la documentazione catastale e i contratti di compravendita o locazione. Se gli immobili sono stati concessi in affitto, vanno presentati i contratti registrati e, se disponibili, i bonifici di pagamento dei canoni. Questi documenti servono a dimostrare la provenienza dei redditi dichiarati e a giustificare eventuali detrazioni.

Se l’invito a comparire riguarda movimenti sospetti o operazioni particolari, bisogna portare tutta la documentazione correlata. Ad esempio, per trasferimenti di denaro di una certa entità, è utile avere i contratti, le dichiarazioni sostitutive o ogni altro documento che possa spiegare la natura dell’operazione. La chiarezza su questi aspetti è cruciale per evitare che l’Agenzia formuli ipotesi di evasione o di comportamento anomalo.

Per chi svolge attività d’impresa o di lavoro autonomo, la documentazione contabile deve essere completa e aggiornata. Registri IVA, libro giornale, libro inventari, documenti relativi ai beni strumentali, contratti con clienti e fornitori, eventuali scritture private o accordi commerciali devono essere disponibili e facilmente consultabili. Un’azienda o un libero professionista senza una contabilità ordinata rischiano di apparire non trasparenti agli occhi dell’Agenzia.

Un altro aspetto importante riguarda la coerenza della documentazione. Tutto quello che viene presentato deve essere coerente con quanto dichiarato e facilmente riconducibile alle informazioni fiscali ufficiali. Discrepanze, documenti incompleti o contraddittori possono sollevare dubbi e portare a verifiche più approfondite.

Prima di recarsi all’appuntamento, è utile predisporre un fascicolo ordinato e logico. Dividere la documentazione per categorie (redditi, spese, conti bancari, immobili) e corredarla di eventuali note esplicative aiuta il funzionario dell’Agenzia a comprendere più rapidamente la situazione e può facilitare una conclusione favorevole dell’incontro.

Occorre anche essere pronti a fornire copie dei documenti. Di norma, l’Agenzia trattiene solo le copie, ma è bene avere con sé sia gli originali che le fotocopie. Presentare solo documenti originali senza aver predisposto copie potrebbe rallentare la procedura o richiedere ulteriori convocazioni.

In situazioni particolari, può essere necessario portare ulteriore documentazione non espressamente richiesta. Se si sa già che potrebbero emergere questioni delicate, anticipare le richieste dell’Agenzia presentando documenti giustificativi aggiuntivi può dimostrarsi una strategia vincente. La trasparenza e la disponibilità sono elementi che l’Amministrazione Finanziaria apprezza e che possono pesare positivamente nella valutazione finale.

Va sottolineato che ogni informazione fornita deve essere veritiera e verificabile. La presentazione di documenti falsi o alterati è un reato gravissimo, che può comportare non solo sanzioni amministrative ma anche conseguenze penali. L’onestà e la precisione sono quindi imprescindibili.

La documentazione da portare varia anche in base al tipo di controllo. Se si tratta di un controllo formale, basteranno i documenti giustificativi di alcune voci dichiarate. In caso di verifica fiscale più approfondita o di accesso, ispezione e verifica, invece, occorrerà esibire l’intera documentazione contabile e patrimoniale.

Infine, la presenza di un professionista al fianco del contribuente durante l’appuntamento è di grande aiuto. Un avvocato tributarista o un commercialista esperto sapranno valutare in tempo reale la correttezza delle richieste dell’Agenzia e potranno assistere nella gestione della documentazione, evitando errori o omissioni.

Preparare la documentazione in modo meticoloso è dunque il primo passo per affrontare con successo un invito a comparire. Dimostrare disponibilità, organizzazione e trasparenza è spesso la chiave per chiudere rapidamente e positivamente la verifica, evitando complicazioni future e proteggendo la propria posizione fiscale.

Dopo l’incontro con l’Agenzia delle Entrate, possono partire automaticamente accertamenti o sanzioni?

L’incontro con l’Agenzia delle Entrate rappresenta un momento molto delicato nel rapporto tra contribuente e Amministrazione Finanziaria. Partecipare a un invito a comparire non significa automaticamente subire un accertamento o una sanzione, ma il comportamento tenuto durante l’appuntamento e le informazioni fornite possono influenzare in modo decisivo il seguito della vicenda.

Se durante l’incontro vengono fornite spiegazioni chiare ed esaustive, corredate da documentazione idonea a giustificare la correttezza della propria posizione fiscale, nella maggior parte dei casi la procedura si chiude senza ulteriori conseguenze. L’Agenzia delle Entrate, infatti, mira a chiarire dubbi e a risolvere eventuali incongruenze prima di procedere ad accertamenti formali.

Tuttavia, se emergono discrepanze, irregolarità o omissioni non giustificate, l’Amministrazione può avviare un procedimento di accertamento. Questo può accadere, ad esempio, se dai documenti prodotti o dalle dichiarazioni rese risultano redditi non dichiarati, detrazioni indebite o operazioni sospette. In tali casi, l’ufficio redige un verbale di constatazione che può sfociare nell’emissione di un avviso di accertamento vero e proprio.

L’avviso di accertamento è l’atto attraverso il quale l’Agenzia delle Entrate contesta formalmente al contribuente una maggiore pretesa fiscale. In questo documento vengono indicate le imposte ritenute dovute, le sanzioni e gli interessi. Prima dell’emissione dell’avviso, è possibile che l’ufficio invii un invito al contraddittorio, dando così al contribuente un’ulteriore possibilità di difendersi e di chiarire la propria posizione.

Le sanzioni possono derivare non solo da condotte dolose, ma anche da semplici errori o dimenticanze. Anche l’omessa o infedele dichiarazione di dati, senza intenzione di evadere il fisco, può comportare l’applicazione di sanzioni amministrative. La normativa prevede infatti un sistema di sanzioni proporzionale alla gravità della violazione, con riduzioni nel caso di comportamento collaborativo o di regolarizzazione spontanea.

La collaborazione durante l’incontro è un elemento che può incidere positivamente sull’eventuale procedimento sanzionatorio. Dimostrare disponibilità, fornire documentazione completa e rispondere con chiarezza può portare a una valutazione più favorevole da parte dell’Agenzia e, in caso di contestazioni, a una riduzione delle sanzioni.

Non sempre l’accertamento segue immediatamente l’incontro. In alcuni casi, l’ufficio si riserva un periodo di analisi dei documenti ricevuti e delle dichiarazioni rilasciate. Questo significa che l’eventuale notifica di un avviso di accertamento può avvenire anche diversi mesi dopo l’appuntamento, rispettando comunque i termini di decadenza previsti dalla legge.

La tempistica e la modalità degli accertamenti dipendono anche dalla tipologia di controllo in corso. Se si tratta di un controllo formale, volto a verificare la correttezza formale delle dichiarazioni e della documentazione allegata, le irregolarità possono essere contestate rapidamente e con procedura semplificata. Se invece è in corso una verifica sostanziale o un’indagine più approfondita, il procedimento può essere più complesso e articolato.

Un altro aspetto importante è che l’accertamento non è sempre inevitabile. Se, ad esempio, durante l’incontro emerge un errore che il contribuente riconosce e intende correggere, può attivare istituti come il ravvedimento operoso o l’accertamento con adesione. Questi strumenti permettono di regolarizzare la propria posizione con sanzioni ridotte e senza contenzioso.

Nel caso in cui venga notificato un avviso di accertamento, il contribuente ha comunque diritto a difendersi. Può presentare osservazioni, chiedere un contraddittorio, proporre ricorso dinanzi alla Commissione Tributaria o, in alternativa, cercare una soluzione transattiva attraverso l’adesione.

La presenza di un professionista al proprio fianco fin dall’inizio può fare una grande differenza. Un avvocato tributarista o un commercialista esperto possono aiutare a impostare correttamente la difesa già in fase di incontro con l’Agenzia, riducendo il rischio di accertamenti o, quantomeno, limitandone la portata e le conseguenze.

In ogni caso, è fondamentale affrontare l’incontro con la massima serietà e preparazione. Fornire risposte evasive, incomplete o contraddittorie non solo non evita l’accertamento, ma lo rende più probabile e più gravoso. La chiarezza, la coerenza e la documentazione accurata sono le migliori difese.

Non bisogna mai sottovalutare l’importanza del verbale redatto durante l’incontro. Questo documento rappresenta la sintesi ufficiale di quanto discusso e delle dichiarazioni rese. Prima di firmarlo, occorre leggerlo attentamente e, se necessario, chiedere correzioni o integrazioni. Un verbale firmato senza osservazioni può essere usato come base per l’accertamento successivo.

Anche in assenza di irregolarità gravi, è possibile che l’Agenzia richieda ulteriori documenti o chiarimenti successivamente. Rispondere prontamente e in modo esaustivo è fondamentale per evitare che la situazione si complichi e per mantenere aperto un canale di dialogo costruttivo.

In definitiva, l’incontro con l’Agenzia delle Entrate è un momento decisivo che può indirizzare il procedimento fiscale in un senso o nell’altro. Un atteggiamento collaborativo, la predisposizione di documentazione completa, la chiarezza espositiva e l’assistenza di professionisti qualificati sono gli elementi che più di ogni altro contribuiscono ad evitare l’avvio di accertamenti e l’applicazione di sanzioni pesanti.

Posso chiedere un rinvio della data fissata per l’invito a comparire e come devo procedere?

Quando si riceve un invito a comparire dall’Agenzia delle Entrate, è importante sapere che il contribuente ha il diritto di chiedere un rinvio della data fissata, purché vi sia un motivo valido e la richiesta venga presentata nei modi corretti. Non sempre è possibile rispettare l’appuntamento indicato, e il nostro ordinamento prevede la possibilità di ottenere una nuova convocazione senza per questo aggravare la propria posizione fiscale.

La prima cosa da fare è leggere attentamente l’invito ricevuto. Nella comunicazione sono riportati i riferimenti dell’ufficio, la persona incaricata del procedimento e i recapiti attraverso i quali è possibile prendere contatti. Alcune lettere specificano già le modalità per chiedere un differimento, ma anche quando non indicato esplicitamente, il diritto al rinvio esiste.

Il rinvio deve essere chiesto tempestivamente. Non bisogna aspettare il giorno dell’appuntamento per comunicare l’impossibilità di presentarsi. È buona regola inviare la richiesta almeno alcuni giorni prima della data fissata, in modo da dare all’Agenzia delle Entrate il tempo necessario per valutare l’istanza e organizzare nuovamente l’incontro.

La richiesta di rinvio deve essere motivata. Non basta una semplice comunicazione generica. Occorre spiegare con chiarezza il motivo per cui non si può partecipare alla data stabilita. Tra le motivazioni più comuni vi sono motivi di salute, impegni professionali inderogabili, viaggi programmati da tempo, situazioni familiari urgenti. È sempre consigliabile allegare alla richiesta eventuali documenti che provino la causa indicata, come certificati medici, convocazioni ufficiali, biglietti aerei o documenti analoghi.

La forma della richiesta deve essere formale e rispettosa. Il mezzo migliore per inviare la richiesta è la posta elettronica certificata (PEC), se disponibile, perché garantisce la tracciabilità della comunicazione e la certezza della ricezione. In alternativa, è possibile utilizzare una raccomandata con ricevuta di ritorno o presentarsi personalmente presso l’ufficio e protocollare la richiesta.

Nel redigere la richiesta, è importante essere precisi. Occorre indicare i propri dati anagrafici completi, il riferimento all’invito ricevuto (numero di protocollo e data), la motivazione della richiesta di rinvio e, se possibile, proporre una o più date alternative in cui si è disponibili a presentarsi.

L’Agenzia delle Entrate valuta la richiesta di rinvio caso per caso. Se la motivazione viene ritenuta fondata e la documentazione è sufficiente, l’ufficio concede generalmente una nuova convocazione senza particolari problemi. In alcuni casi, l’ufficio può proporre direttamente una nuova data, mentre in altri può accogliere la data suggerita dal contribuente.

È importante sapere che il rinvio non è automatico. La semplice presentazione della richiesta non comporta automaticamente lo spostamento dell’appuntamento. Il contribuente deve attendere una conferma ufficiale da parte dell’Agenzia delle Entrate, che può avvenire via PEC, raccomandata o telefonicamente, a seconda dei canali utilizzati.

Se la richiesta viene respinta, il contribuente è comunque tenuto a presentarsi nella data originariamente fissata. Non farlo senza un valido motivo può avere conseguenze negative, tra cui l’applicazione di sanzioni amministrative e l’emissione di un accertamento d’ufficio.

Nel caso in cui il motivo dell’impossibilità a comparire sia una causa di forza maggiore improvvisa, come una malattia acuta o un incidente, è possibile comunicarlo anche all’ultimo momento. In questi casi, è fondamentale inviare immediatamente una comunicazione all’ufficio, spiegando l’accaduto e allegando il prima possibile la documentazione giustificativa.

È buona prassi mantenere un atteggiamento collaborativo con l’Agenzia delle Entrate. Anche nella gestione della richiesta di rinvio, è importante mostrare disponibilità al dialogo, proporre date alternative realistiche e rispondere prontamente a eventuali richieste di integrazione di documenti o di chiarimenti.

Se si è assistiti da un professionista, è consigliabile che sia lui a inviare la richiesta di rinvio. Un avvocato tributarista o un commercialista esperto conosce le modalità corrette di comunicazione con gli uffici fiscali e può redigere una richiesta completa e adeguata, aumentando le probabilità di un accoglimento rapido.

Nel caso di rinvii ripetuti, l’Agenzia delle Entrate può richiedere spiegazioni più approfondite o, in casi estremi, procedere comunque con l’accertamento sulla base degli elementi già disponibili. Per questo motivo, è fondamentale utilizzare il rinvio come strumento di gestione responsabile del procedimento e non come tentativo dilatorio ingiustificato.

In ogni situazione, è opportuno mantenere una tracciabilità completa di tutte le comunicazioni inviate e ricevute. Conservare copia della richiesta di rinvio, delle ricevute di invio e delle risposte ricevute è essenziale per tutelarsi in caso di future contestazioni.

In definitiva, chiedere un rinvio della data fissata per l’invito a comparire è perfettamente legittimo e, se gestito correttamente, non comporta alcuna penalizzazione. Agire tempestivamente, motivare adeguatamente la richiesta, utilizzare canali formali e mantenere un atteggiamento collaborativo sono le chiavi per ottenere il rinvio e per gestire serenamente il rapporto con l’Agenzia delle Entrate.

Come Studio Monardo ti aiuta in caso di avviso di comparizione delle Agenzie delle Entrate

Affrontare un avviso di comparizione dell’Agenzia delle Entrate è una situazione che richiede competenza, prontezza e strategia. L’avvocato Monardo rappresenta una guida sicura in questo percorso complesso, grazie alla sua lunga esperienza e alla collaborazione con un team di avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale. Il suo lavoro non si limita alla semplice assistenza burocratica, ma punta a costruire una vera e propria difesa fiscale, modellata sulle specifiche esigenze del contribuente.

In prima battuta, l’avvocato Monardo analizza con attenzione l’avviso di comparizione ricevuto. Ogni dettaglio viene esaminato: il motivo della convocazione, il periodo di imposta interessato, la documentazione richiesta, l’ufficio competente. Questo approccio consente di comprendere immediatamente la natura della verifica e di pianificare la strategia migliore per affrontarla.

Grazie alla sua formazione specifica nel diritto bancario e tributario, l’avvocato Monardo è in grado di individuare le criticità e le possibili soluzioni già prima dell’appuntamento. Attraverso una preparazione scrupolosa, aiuta il contribuente a raccogliere tutta la documentazione utile, organizzandola in modo chiaro e funzionale alle esigenze dell’Agenzia delle Entrate.

Durante l’incontro con l’Amministrazione Finanziaria, l’avvocato Monardo affianca personalmente il contribuente, o lo rappresenta attraverso procura, gestendo il colloquio con competenza tecnica e capacità negoziale. La sua presenza garantisce che le risposte fornite siano corrette, complete e in linea con la strategia difensiva concordata.

In caso di contestazioni o rilievi da parte dell’Agenzia, l’avvocato Monardo interviene immediatamente per controbattere con argomentazioni giuridiche fondate, evitando che si consolidino posizioni sfavorevoli. Questa tempestività può spesso evitare l’emissione di avvisi di accertamento o portare a una chiusura positiva del procedimento.

Nel caso in cui si renda necessario avviare una procedura di adesione o di definizione agevolata, l’avvocato Monardo mette a disposizione la sua esperienza di Gestore della Crisi da Sovraindebitamento, figura riconosciuta dal Ministero della Giustizia. Questo ruolo gli consente di negoziare efficacemente con l’Amministrazione, anche in situazioni particolarmente delicate o complesse.

Se l’avviso di comparizione sfocia in un accertamento formale, l’avvocato Monardo è pronto a difendere il contribuente davanti alle Commissioni Tributarie, predisponendo ricorsi solidi, fondati su approfondite analisi giurisprudenziali e su un’attenta lettura della normativa vigente.

La sua abilitazione come Esperto Negoziatore della Crisi di Impresa è un ulteriore valore aggiunto, perché consente di gestire anche le situazioni fiscali più complesse all’interno di piani di ristrutturazione o composizione negoziata dei debiti, evitando escalation dannose per l’impresa o per il privato.

In ogni fase, l’obiettivo dell’avvocato Monardo è proteggere il patrimonio del contribuente e garantire il massimo rispetto dei suoi diritti, senza mai trascurare il dialogo con l’Amministrazione e la ricerca di soluzioni vantaggiose.

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