Quando una persona si trova in difficoltà economiche e non riesce più a sostenere il pagamento dei debiti con la banca, una delle soluzioni possibili è quella di ricorrere al saldo e stralcio. Questa espressione, che può sembrare tecnica, in realtà descrive una procedura abbastanza semplice: si tratta di offrire alla banca una somma inferiore rispetto al debito totale, chiedendo che, in cambio, venga considerato estinto ogni obbligo residuo. In altre parole, si cerca un accordo con l’istituto di credito per chiudere la posizione debitoria con un pagamento ridotto, che consenta a entrambe le parti di evitare ulteriori problemi.
Per chi è sommerso dai debiti, il saldo e stralcio può rappresentare una vera e propria boccata d’ossigeno, una via d’uscita concreta per ripartire senza l’incubo di pignoramenti, telefonate di recupero crediti e continui solleciti. Ma è fondamentale capire bene come funziona questa procedura e soprattutto, quanto offrire alla banca per avere qualche possibilità che la proposta venga accettata. Offrire troppo poco rischia di far saltare la trattativa, mentre offrire troppo potrebbe significare fare uno sforzo economico eccessivo e non necessario.
La prima cosa da sapere è che non esiste una regola fissa, un numero magico valido per tutti i casi. Ogni situazione è diversa: contano il tipo di debito, l’anzianità della posizione, se ci sono garanzie come immobili ipotecati, la presenza di eventuali decreti ingiuntivi o procedure giudiziarie in corso, e soprattutto la politica interna della banca o della società di recupero crediti che gestisce il caso.
In linea generale, le banche sono disposte ad accettare una proposta di saldo e stralcio quando ritengono che sia più conveniente rispetto alle alternative. Se per esempio il debitore non ha beni aggredibili o ha già dimostrato di non riuscire a pagare, la banca potrebbe ritenere più utile chiudere subito la posizione recuperando almeno una parte del credito, piuttosto che trascinare una causa lunga e costosa senza la certezza di ottenere nulla.
Un altro aspetto cruciale riguarda il momento in cui si fa la proposta. Prima si interviene, meglio è. Se si aspetta troppo e si arriva alle fasi esecutive, come il pignoramento o la vendita all’asta di un immobile, la banca sarà meno incline ad accettare uno sconto importante. Viceversa, se ci si muove in fase stragiudiziale, magari già con il supporto di un professionista, ci sono più margini per negoziare.
Ma quindi, quanto offrire? Una media realistica per un saldo e stralcio efficace si aggira tra il 20% e il 60% del debito complessivo. Ovviamente non si tratta di una garanzia, ma di un range che emerge dalla pratica quotidiana degli avvocati che si occupano di queste trattative. Se ad esempio si ha un debito di 30.000 euro, potrebbe essere possibile chiuderlo con un pagamento tra i 6.000 e i 18.000 euro, a seconda delle condizioni specifiche.
Una banca sarà più propensa ad accettare una cifra più bassa se il debitore non ha redditi, non ha beni intestati e dimostra una reale difficoltà economica. In questi casi, la trattativa punta tutto sulla convenienza immediata: prendere qualcosa subito, piuttosto che attendere anni senza certezza di recupero. Al contrario, se il debitore ha uno stipendio fisso, un immobile, o magari dei beni in comunione con il coniuge, la banca potrebbe essere più rigida e richiedere una percentuale più alta per chiudere la pratica.
Anche la tipologia del debito ha un peso. I debiti derivanti da carte di credito o fidi bancari, ad esempio, sono spesso più facilmente oggetto di stralcio rispetto a mutui ipotecari o prestiti personali con garanzie. Questo perché, in caso di mancato pagamento, il recupero del credito è più difficile e costoso per la banca, quindi c’è maggiore disponibilità a trattare.
Un altro elemento importante è capire con chi si sta parlando. Se il credito è ancora gestito direttamente dalla banca, la trattativa potrebbe essere più lenta ma anche più trasparente. Se invece il debito è stato ceduto a una società di recupero crediti, magari per una cifra molto più bassa rispetto al valore originario, allora ci sarà più margine per ottenere uno sconto significativo. In questi casi, le società hanno tutto l’interesse a chiudere in fretta e monetizzare, anche accettando una proposta molto inferiore.
Quando si formula una proposta di saldo e stralcio, è fondamentale motivarla bene. Non basta scrivere una cifra su un foglio: bisogna spiegare perché si è in difficoltà, allegare eventualmente documenti come buste paga, estratti conto, spese mediche, e dimostrare la buona fede e l’intenzione concreta di risolvere il problema. Questo è uno degli aspetti più sottovalutati, ma spesso fa la differenza tra una proposta accettata e una respinta.
Infine, è sempre consigliabile farsi affiancare da un avvocato o da un professionista del settore. Non solo per impostare correttamente la trattativa, ma anche per evitare errori che potrebbero compromettere tutto. Ad esempio, accettare una proposta verbale senza mettere nulla per iscritto, oppure fare un bonifico senza ottenere una liberatoria formale, possono essere passi falsi molto gravi.
In conclusione, offrire alla banca una somma per un saldo e stralcio è un passo importante che va valutato con attenzione e realismo. Non esiste una cifra giusta in assoluto, ma solo una cifra giusta per quel singolo caso. Serve una valutazione accurata, una buona preparazione della proposta, e soprattutto la consapevolezza che si sta cercando una soluzione concreta, onesta e sostenibile per entrambe le parti. Quando tutto viene fatto con serietà, molte banche preferiscono chiudere e voltare pagina, piuttosto che insistere su un credito che rischia di restare inesigibile.
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Quanto Devo Offrire Alla Banca Per Un Saldo E Stralcio? Tutto Dettagliato
Quando si considera la possibilità di saldo e stralcio con una banca, una delle domande più comuni riguarda quanto offrire per chiudere il debito con un pagamento ridotto. Il saldo e stralcio è una soluzione che consente al debitore di saldare un debito con una somma inferiore rispetto a quella originariamente dovuta, ma la banca non accetta automaticamente qualsiasi proposta. Determinare l’importo da offrire non è semplice e dipende da diversi fattori, come l’importo totale del debito, la situazione finanziaria del debitore e la politica della banca. In questo articolo, esploreremo in dettaglio quanto bisogna offrire alla banca per un saldo e stralcio, come calcolare l’importo da proporre, e quali fattori influenzano la decisione della banca.
Cos’è il Saldo e Stralcio?
Il saldo e stralcio è un accordo in cui un debitore offre una somma ridotta rispetto al totale del debito dovuto e, in cambio, la banca accetta di considerare estinto il debito con il pagamento parziale. Questa soluzione è utilizzata soprattutto in situazioni di difficoltà economiche, in cui il debitore non è più in grado di pagare l’intero importo dovuto. In questo modo, la banca rinuncia a una parte del credito, accettando un pagamento inferiore rispetto al debito residuo. Il saldo e stralcio è vantaggioso per entrambe le parti: il debitore estingue il debito con una somma minore, mentre la banca evita un lungo processo di recupero crediti e possibili perdite.
Quanto Bisogna Offrire per un Saldo e Stralcio?
Non esiste una risposta univoca alla domanda di quanto bisogna offrire alla banca per un saldo e stralcio, poiché la somma dipende da una serie di fattori. Tuttavia, ci sono alcune linee guida che possono aiutare a determinare l’importo da proporre.
1. Valore del Debito
Il primo elemento da considerare è l’importo totale del debito. Più il debito è alto, più l’importo proposto per il saldo e stralcio potrebbe essere significativo, ma in generale, il pagamento per un saldo e stralcio si aggira attorno al 20-60% del debito totale. In alcuni casi, se la banca ritiene che non possa recuperare l’intero debito attraverso azioni legali, potrebbe accettare anche una somma inferiore, ma questo dipende dalle circostanze specifiche.
Ad esempio:
- Se il debito residuo è 10.000 euro, la banca potrebbe accettare un pagamento di 2.000-6.000 euro, a seconda della situazione finanziaria del debitore e della volontà della banca di risolvere rapidamente il caso.
- Se il debito è 50.000 euro, la somma offerta potrebbe essere 10.000-30.000 euro.
2. Situazione Finanziaria del Debitore
La situazione economica del debitore gioca un ruolo fondamentale nel determinare l’importo che può essere offerto. Se il debitore è in gravi difficoltà economiche e non è in grado di pagare neanche una parte del debito, la banca potrebbe essere più disposta ad accettare un saldo e stralcio a condizione che il pagamento venga effettuato in tempi brevi.
Alcune banche potrebbero richiedere una dimostrazione documentata della difficoltà economica del debitore, come:
- Certificati di reddito (ad esempio buste paga, dichiarazione dei redditi).
- Bilanci familiari che evidenziano le entrate e le uscite mensili.
- Eventuali spese straordinarie, come malattia, perdita del lavoro, ecc.
Se la banca vede che il debitore non ha possibilità di pagare l’intero debito e che non ha beni da pignorare, potrebbe essere più incline ad accettare una proposta ridotta.
3. Durata del Debito e Precedenti con la Banca
Un altro fattore importante è la durata del debito. Se il debito è stato contratto molti anni fa e la banca non ha intrapreso azioni legali per il recupero, potrebbe essere disposta a chiudere il caso con un saldo e stralcio, soprattutto se il debito è scaduto da tempo. La banca potrebbe preferire accettare una somma inferiore piuttosto che continuare con il recupero legale.
Inoltre, se il debitore ha già effettuato pagamenti parziali o ha cercato di negoziare con la banca in passato, questo potrebbe influire sulla decisione della banca. Un debitore che ha dimostrato di essere affidabile potrebbe essere visto come un candidato più idoneo per un accordo di saldo e stralcio.
4. Politica della Banca
Ogni banca ha una politica interna per quanto riguarda i saldi e stralci. Alcune banche sono più disposte a negoziare e accettare offerte ridotte, mentre altre potrebbero essere meno flessibili. La banca potrebbe accettare un saldo e stralcio solo se il debitore ha una solida motivazione per non poter pagare l’intero debito, e se la proposta è ragionevole rispetto alla capacità economica del debitore.
In generale, le banche sono più disposte a considerare un saldo e stralcio se:
- Il debito è difficile da recuperare attraverso il normale processo di recupero crediti.
- La somma proposta dal debitore è una cifra che la banca può considerare soddisfacente, rispetto al rischio di recuperare il credito attraverso azioni legali.
5. Tempistiche e Modalità di Pagamento
La banca potrebbe essere più disposta ad accettare un saldo e stralcio se il pagamento è immediato o a breve termine. Un pagamento in contante o un’offerta di pagamento rapido potrebbe essere più allettante per la banca, che potrebbe preferire risolvere la questione in tempi rapidi piuttosto che intraprendere azioni legali lunghe e costose.
Se il debitore propone di pagare una somma inferiore, ma non può pagare immediatamente, potrebbe essere richiesto di offrire un pagamento dilazionato, ma comunque con un impegno preciso di pagamento.
Come Calcolare l’Importo da Offrire?
- Analizzare la propria situazione finanziaria: Determinare quanto è possibile offrire in base ai propri redditi e spese mensili. È importante non offrire una cifra che poi non sarà possibile rispettare, poiché la banca potrebbe rifiutare l’offerta o l’accordo potrebbe saltare.
- Considerare il debito totale: In generale, l’offerta iniziale per un saldo e stralcio potrebbe essere tra il 20% e il 60% del debito totale. Se la banca è disposta a chiudere rapidamente il caso, potrebbe anche accettare una somma inferiore.
- Preparare una proposta formale: Una volta deciso l’importo, è necessario presentare una proposta formale alla banca, possibilmente con il supporto di documentazione che attesti le difficoltà economiche.
Tabella Riepilogativa
Fattore | Descrizione |
---|---|
Importo del Debito | L’importo dell’offerta è generalmente il 20-60% del debito totale. Più il debito è alto, più l’offerta potrebbe essere alta. |
Situazione Finanziaria del Debitore | La banca valuta la capacità di pagamento del debitore. Più il debitore è in difficoltà, più la banca può accettare una proposta ridotta. |
Politica della Banca | Ogni banca ha una politica diversa riguardo al saldo e stralcio. Alcune potrebbero essere più flessibili di altre. |
Durata del Debito | I debiti più vecchi e difficili da recuperare potrebbero essere soggetti a saldi e stralci più favorevoli per il debitore. |
Tempistiche di Pagamento | Le banche preferiscono pagamenti rapidi o immediati. Se il pagamento è dilazionato, la proposta potrebbe essere meno favorevole. |
Conclusioni
Determinare quanto offrire alla banca per un saldo e stralcio dipende da vari fattori, tra cui l’importo del debito, la situazione finanziaria del debitore e la politica della banca. In genere, la proposta di saldo e stralcio può variare tra il 20% e il 60% del debito totale, ma il debitore deve essere realistico riguardo alla propria capacità di pagamento. La negoziazione gioca un ruolo fondamentale, e preparare una proposta ben documentata aumenta le probabilità che la banca accetti l’accordo.
Quanto Offrire Ad Una Banca Per Un Saldo e Stralcio Dei Debiti?
Quando ci si trova in difficoltà economica e si inizia a valutare la possibilità di chiudere i propri debiti con una banca attraverso un saldo e stralcio, una delle domande più importanti è capire quali elementi influenzano l’importo che si può realisticamente offrire. Non esiste una cifra standard valida per tutti, perché ogni situazione è diversa e sono diversi anche i criteri con cui la banca valuta l’opportunità di accettare o meno una proposta.
Il primo elemento da considerare è il tipo di debito che si ha con la banca. Un conto è un debito derivante da un mutuo ipotecario, un altro è un fido bancario, una carta di credito o un prestito personale. Le banche tendono a fare valutazioni diverse a seconda della tipologia, perché cambia il grado di rischio, la facilità di recupero del credito e anche il valore reale del credito stesso. Ad esempio, un debito su una carta di credito potrebbe essere più facilmente stralciato rispetto a un mutuo con garanzia ipotecaria, perché nel primo caso il recupero forzoso è più difficile e costoso.
Un secondo fattore fondamentale riguarda lo stato patrimoniale e reddituale del debitore. La banca analizza sempre se il debitore ha uno stipendio, un immobile intestato, una pensione, beni mobili registrati o comunque elementi che possano essere aggrediti legalmente. Se una persona non ha nulla e vive una situazione di evidente disagio economico, la banca sa che recuperare l’intera somma è poco realistico, quindi sarà più disposta a chiudere la posizione accettando una cifra inferiore. Al contrario, se il debitore ha un reddito costante o proprietà intestate, la banca tenderà a chiedere una somma più alta, perché si sentirà più tutelata e più forte nella trattativa.
Anche l’anzianità del debito ha un ruolo importante. I crediti più vecchi, spesso, sono già stati ammortizzati dalle banche dal punto di vista contabile e quindi possono essere ceduti o chiusi con uno sconto maggiore. Se un debito è aperto da molti anni e il debitore non ha mai pagato nulla, è probabile che la banca, o la società che ha acquistato il credito, sia più disponibile a trattare per una somma ridotta. Al contrario, se si tratta di un debito recente, ancora fresco nei bilanci, l’istituto di credito potrebbe essere più rigido e meno incline ad accettare un forte ribasso.
Un altro fattore da considerare è la presenza o meno di procedure giudiziarie in corso, come un decreto ingiuntivo, un pignoramento o una procedura di esecuzione immobiliare. In presenza di azioni legali, la banca potrebbe trovarsi già in una posizione di vantaggio e avere meno motivi per accettare una proposta bassa. Tuttavia, anche in questi casi, se la realtà patrimoniale del debitore rende improbabile il successo del recupero forzato, il saldo e stralcio può tornare ad essere un’opzione ragionevole. Tutto dipende da quanto la banca ritiene probabile, veloce ed efficace il recupero del credito in via giudiziale.
Un aspetto spesso trascurato è la figura del creditore attuale. Molti crediti bancari vengono ceduti a società di recupero crediti o fondi specializzati. Queste società hanno acquistato il debito per una somma molto più bassa del suo valore nominale e, quindi, possono accettare offerte più basse rispetto alla banca originaria, pur realizzando un guadagno. Di conseguenza, se il proprio debito è stato ceduto, ci sono più margini per negoziare una cifra inferiore, a patto che la proposta sia formulata in modo serio e motivato.
Va considerato anche il comportamento del debitore negli anni precedenti. Se ha sempre ignorato le comunicazioni, non ha mai dato segnali di collaborazione, oppure ha fatto promesse senza mantenerle, la banca o la società di recupero potrebbero essere più diffidenti e meno propensi a concedere sconti rilevanti. Al contrario, una persona che si è sempre mostrata collaborativa, ha spiegato la propria situazione, ha fornito documentazione e ha cercato un accordo in buona fede, viene spesso vista con maggiore favore.
Inoltre, anche il contesto familiare e sociale del debitore può incidere, soprattutto quando si forniscono informazioni che documentano la presenza di figli minori, spese mediche ricorrenti, disoccupazione o condizioni di salute precarie. Le banche valutano anche l’immagine e il rischio reputazionale, e in certi casi preferiscono evitare di andare fino in fondo con una procedura giudiziale per non peggiorare la propria immagine pubblica.
Un altro fattore importante è la modalità di pagamento che si propone. Una proposta di saldo e stralcio è molto più convincente se accompagnata dalla disponibilità a pagare in tempi brevi. Offrire una somma inferiore, ma pronta in un unico versamento, può essere più efficace che proporre una cifra più alta da pagare in molte rate. Questo perché il creditore preferisce incassare subito piuttosto che diluire nel tempo il recupero, con il rischio che i pagamenti si interrompano.
Va infine citato il supporto di un professionista, che può fare una grande differenza. Un avvocato o un esperto di diritto bancario conosce le dinamiche delle trattative, sa quali argomentazioni usare, come impostare correttamente una proposta e come farla percepire in modo serio e credibile. Quando una banca riceve una proposta ben strutturata, accompagnata da documentazione, motivazioni concrete e gestita da un professionista, tende a prenderla più seriamente.
In sintesi, l’importo da offrire in un saldo e stralcio è il risultato di un mix complesso di fattori, tra cui la natura del debito, la situazione economica del debitore, la storia del rapporto con la banca, lo stato delle procedure giudiziarie, l’eventuale cessione del credito e la strategia con cui viene presentata la proposta. Non esiste una regola matematica che dica esattamente quanto offrire, ma più si conoscono questi elementi, più si è in grado di elaborare una proposta realistica, sostenibile e con buone probabilità di successo.
La consapevolezza della propria posizione e la capacità di negoziare con lucidità sono gli strumenti più importanti per arrivare a una chiusura vantaggiosa del debito. Ecco perché, in ogni caso, affrontare un saldo e stralcio con preparazione, trasparenza e, se possibile, con il supporto di chi ha esperienza, è la scelta migliore per non commettere errori e cogliere al volo un’occasione concreta per voltare pagina.
In quali casi la banca accetta più facilmente una proposta di saldo e stralcio?
Ci sono situazioni in cui la banca è più incline ad accettare una proposta di saldo e stralcio, perché il vantaggio economico immediato diventa più interessante del rischio di non recuperare nulla o di affrontare procedimenti lunghi e costosi. Le banche, come tutte le aziende, fanno valutazioni di convenienza: se la proposta risulta più utile di un eventuale recupero giudiziale, saranno più propense ad accettarla.
Una delle condizioni principali che favorisce l’accoglimento di una proposta è l’assenza di beni aggredibili da parte del debitore. Se la persona non ha un immobile intestato, non ha uno stipendio fisso, non ha un conto corrente con disponibilità rilevanti o beni mobili registrati, il creditore sa che anche avviando un procedimento giudiziario non otterrà molto. In questi casi, è più facile che venga accettata una somma anche bassa, purché certa e immediatamente esigibile.
Un altro caso frequente riguarda le situazioni in cui il debitore ha perso il lavoro o è in condizioni economiche precarie e documentate, come la disoccupazione, la malattia o un’invalidità. Le banche, di fronte a una situazione di evidente difficoltà, soprattutto se ben documentata, tendono a valutare con maggiore apertura un accordo stragiudiziale. In particolare, quando il debitore dimostra buona fede, offre quanto può e motiva la sua proposta con documenti chiari, la trattativa diventa più solida e credibile.
Un altro contesto favorevole è quello in cui il debito è molto vecchio e la banca lo ha già svalutato contabilmente. I debiti risalenti a diversi anni prima, che non hanno mai visto pagamenti o che sono già stati oggetto di tentativi di recupero falliti, diventano per le banche un peso amministrativo. In questi casi, ricevere anche solo una percentuale limitata può rappresentare un’opportunità, e dunque la proposta di saldo e stralcio ha più possibilità di essere accolta.
Le banche tendono ad accettare più facilmente anche quando il debito è stato ceduto a una società di recupero crediti, perché queste società hanno acquistato il credito a prezzi molto inferiori rispetto al valore originario. Una proposta che può sembrare bassa per il debitore può invece garantire un margine positivo per la società cessionaria, che quindi è più motivata a chiudere. Inoltre, queste realtà lavorano con obiettivi mensili e annuali, e in certi momenti dell’anno (come fine trimestre o fine esercizio) possono essere più flessibili e disponibili a trattare.
Un altro fattore determinante è la presenza di una proposta concreta, immediatamente esigibile, e non dilazionata nel tempo. Se il debitore ha la disponibilità di una somma pronta, magari raccolta tramite familiari o un piccolo prestito, e può versarla subito a fronte di un accordo scritto, la banca valuterà con più attenzione. Per gli istituti di credito, incassare subito è molto più interessante che aspettare mesi o anni con l’incertezza dell’esito.
Anche il comportamento del debitore può fare la differenza. Chi si è sempre dimostrato collaborativo, ha risposto alle comunicazioni, ha fornito documentazione e ha manifestato la volontà di risolvere la propria posizione, viene visto con maggiore fiducia. Al contrario, chi ha ignorato ogni contatto o ha agito in modo scorretto può trovare più resistenza nella trattativa.
Un contesto particolarmente favorevole alla chiusura in saldo e stralcio è quello delle separazioni, dei divorzi o delle situazioni familiari difficili, dove spesso si accumulano debiti anche a causa di disorganizzazione o spese impreviste. Le banche comprendono che in questi casi il recupero può diventare ancora più complesso e preferiscono una soluzione transattiva. Quando si riesce a dimostrare che il debito deriva da una fase di crisi familiare o personale, si possono ottenere condizioni più favorevoli.
Un elemento a volte decisivo è la capacità del debitore o del suo legale di presentare la proposta in modo serio e strutturato. Una semplice telefonata o una lettera generica non sono sufficienti. La banca ha bisogno di elementi oggettivi: documenti, spiegazioni chiare, una proposta scritta ben articolata e possibilmente la presenza di un professionista che segua la trattativa. Quando una proposta arriva su carta intestata di un avvocato o di un consulente, corredata da prove della situazione economica, viene presa più seriamente e ha molte più probabilità di essere accettata.
Non bisogna poi dimenticare che la fase della trattativa è cruciale. Le banche sono più propense ad accettare un saldo e stralcio prima che venga avviata una procedura giudiziaria, perché evitano costi e tempi lunghi. Se si aspetta troppo, quando ormai ci sono decreti ingiuntivi, pignoramenti o aste immobiliari in corso, la disponibilità a trattare diminuisce. Tuttavia, anche in quelle fasi è possibile raggiungere un accordo, se si riesce a dimostrare che il ricavato dell’azione legale sarebbe comunque basso o incerto.
Un altro caso in cui il saldo e stralcio è più facilmente accettato è quando ci sono altri creditori e si vuole evitare il rischio che il debitore venga dichiarato insolvente o presenti un’istanza di sovraindebitamento. Le banche sanno che, in caso di procedura concorsuale, potrebbero recuperare solo una piccola parte o addirittura nulla. Per questo, preferiscono a volte trovare un accordo separato, piuttosto che finire in una procedura collettiva che neghi il pieno recupero.
Infine, la disponibilità alla trattativa cresce quando ci si presenta con un piano concreto di risanamento, magari in combinazione con altri creditori, per uscire dalla crisi. Anche se il saldo e stralcio è una procedura individuale, le banche apprezzano quando vedono un disegno più ampio, una volontà reale di uscire dai debiti e ripartire. Questo è particolarmente vero nei casi di piccole imprese o lavoratori autonomi che vogliono rientrare nel circuito finanziario.
In definitiva, le possibilità che la banca accetti una proposta di saldo e stralcio aumentano sensibilmente quando la proposta è credibile, motivata, proporzionata alla situazione reale e accompagnata da buona fede e collaborazione. Le banche non sono insensibili alle difficoltà, ma hanno bisogno di essere messe nelle condizioni di capire che quella proposta rappresenta la miglior soluzione possibile. Quando questo messaggio passa, l’accordo diventa non solo possibile, ma conveniente per entrambe le parti.
Qual è il momento migliore per proporre un saldo e stralcio alla banca?
Capire quando proporre un saldo e stralcio alla banca è fondamentale per aumentare le possibilità che la proposta venga accettata e si riesca a chiudere il debito in modo vantaggioso. Il tempismo, in questo tipo di trattativa, può fare davvero la differenza tra il successo e il fallimento dell’accordo. Ogni fase della vita di un debito ha caratteristiche diverse e porta con sé opportunità o rischi specifici.
Uno dei momenti più favorevoli per avanzare una proposta è la fase iniziale, quando il debito è ancora gestito internamente dalla banca e non è stata avviata alcuna procedura giudiziaria. In questa fase, l’interlocutore è più flessibile e c’è ancora margine per una trattativa informale. Anche se la banca è più rigida rispetto alle società di recupero crediti, in alcuni casi è disposta a chiudere la posizione con una cifra inferiore, soprattutto se il cliente dimostra buona fede e fornisce una motivazione concreta della propria difficoltà economica. Tuttavia, in questa fase il debito è ancora considerato pienamente recuperabile e quindi è più difficile ottenere sconti significativi.
Un altro momento particolarmente strategico è quando la banca decide di cedere il credito a una società esterna. Questa operazione avviene solitamente dopo alcuni mesi o anni di mancati pagamenti, quando la banca ha ormai compreso che il recupero sarà difficile e ha interesse a liberarsi del credito iscrivendo la perdita a bilancio. La fase immediatamente successiva alla cessione del credito rappresenta una finestra di opportunità molto interessante per il debitore. Infatti, la società acquirente ha acquistato quel credito per una somma molto inferiore rispetto al valore nominale e ha tutto l’interesse a chiudere in fretta realizzando un margine.
Appena si riceve comunicazione dell’avvenuta cessione del debito, è spesso il momento migliore per fare una proposta concreta, chiara e realistica. In questa fase, il nuovo creditore è più aperto al dialogo e più interessato a trattare, perché sta iniziando la propria attività di recupero e può decidere di chiudere con un accordo piuttosto che proseguire con solleciti e azioni legali.
Anche i periodi dell’anno possono avere un impatto. Le società di recupero crediti, come tutte le realtà aziendali, lavorano con obiettivi trimestrali e annuali. Negli ultimi mesi dell’anno o alla fine di un trimestre, possono essere più disponibili ad accettare offerte inferiori pur di raggiungere i propri target interni. Questo non significa che accetteranno qualsiasi proposta, ma che avranno una maggiore propensione a chiudere le trattative. Presentarsi con una proposta concreta in quei periodi può aumentare le probabilità di successo.
Un’altra fase particolarmente delicata è quella che precede l’avvio di un’azione giudiziaria. Se si riceve una diffida o un’intimazione di pagamento, è fondamentale non aspettare che il problema degeneri. È proprio in quel momento che si può provare a proporre un accordo, evitando alla banca i costi e i tempi lunghi di una causa. In questa fase, il creditore sa che affrontare un giudizio implica spese legali, tempi incerti e rischi legati alla solvibilità del debitore. Proporre una somma ridotta ma certa può apparire come la soluzione più razionale per entrambe le parti.
Se invece si è già in una fase giudiziaria, le possibilità di trattativa diminuiscono ma non si azzerano. Anche durante un pignoramento o prima di un’asta immobiliare, si possono avanzare proposte di saldo e stralcio, ma queste dovranno essere più alte rispetto a quanto sarebbe stato possibile proporre prima. A quel punto, infatti, la banca ha già investito in attività legali e ha una posizione più forte. Tuttavia, se il bene oggetto dell’azione non ha grande valore o ci sono altri creditori concorrenti, la banca potrebbe preferire un accordo immediato piuttosto che attendere l’esito incerto di un’esecuzione.
Un momento particolarmente favorevole è anche quando il debitore riesce a raccogliere una somma grazie a terzi, come parenti, amici o un nuovo lavoro. Se si può offrire un pagamento immediato e per intero, anche se inferiore al debito originario, la banca è spesso più disponibile ad accettare. Un pagamento immediato è sempre più interessante di un incasso ipotetico dilazionato nel tempo.
Occorre poi considerare le situazioni di cambiamento nella normativa o nelle politiche delle banche. Ci sono momenti in cui le istituzioni finanziarie adottano politiche più conciliative, per ragioni economiche o reputazionali. In quegli anni, proporre un saldo e stralcio può diventare più facile.
Anche i cambiamenti nella situazione personale del debitore sono rilevanti. Se ad esempio si attraversa una crisi familiare, una malattia grave o si perde il lavoro, è utile documentare tutto e proporre un saldo e stralcio in quel periodo. La banca, di fronte a situazioni umane documentate, mostra spesso maggiore apertura, soprattutto se il debitore dimostra trasparenza e buona volontà.
In alcuni casi, infine, il miglior momento per proporre un saldo e stralcio coincide con l’avvio di una procedura di sovraindebitamento. Se si è già in contatto con un organismo di composizione della crisi, o si è predisposto un piano per rientrare dai debiti, è possibile coinvolgere la banca in una proposta concordata. Molti istituti preferiscono chiudere il proprio credito in via separata, piuttosto che affrontare una lunga procedura collettiva con esiti incerti.
In conclusione, non esiste un solo momento giusto per proporre un saldo e stralcio, ma ci sono fasi più favorevoli e altre più critiche. Agire per tempo, valutare il contesto e preparare una proposta ben documentata e realistica sono le chiavi per cogliere l’attimo giusto. Quando la proposta arriva nel momento adatto, con le giuste motivazioni e la disponibilità a pagare subito, è più probabile che venga accolta e si riesca finalmente a chiudere il debito.
Che differenza c’è tra trattare con la banca e con una società di recupero crediti?
Capire la differenza tra trattare con la banca e con una società di recupero crediti è essenziale per impostare correttamente una trattativa di saldo e stralcio. Anche se entrambe le figure gestiscono debiti non pagati, le logiche, gli obiettivi e le modalità operative sono molto diverse. Conoscere queste differenze può aiutare a fare scelte più consapevoli e ad aumentare le probabilità di concludere un accordo favorevole.
Quando si tratta direttamente con la banca, si ha a che fare con l’istituto originario che ha erogato il finanziamento o concesso il fido. Le banche hanno regole interne più rigide e una struttura più burocratica, il che significa che i margini di trattativa sono spesso più ristretti. Inoltre, le banche devono rispondere a requisiti di vigilanza, normative interne e controlli contabili che non sempre rendono agevole lo sconto del credito. In pratica, per la banca chiudere una posizione in perdita significa registrare una minusvalenza nei propri bilanci, e questo può avvenire solo se giustificato da motivazioni oggettive e documentate.
Trattare con una banca richiede più tempo, più documentazione e un approccio estremamente formale. Spesso la trattativa passa da più uffici: quello legale, quello recupero crediti interno, e infine quello decisionale. Ogni passaggio allunga i tempi e può complicare il raggiungimento dell’accordo, anche quando l’offerta del debitore è ragionevole. Tuttavia, va anche detto che le banche sono più attente alla reputazione e meno aggressive rispetto ad alcune società private. Questo significa che, se la trattativa è gestita con serietà e trasparenza, la banca può essere disposta a valutare con obiettività la proposta, soprattutto se il debitore è conosciuto e ha un rapporto storico con l’istituto.
Un’altra caratteristica della banca è che, nella maggior parte dei casi, conserva una visione complessiva del cliente. Se il debitore ha più rapporti attivi o è correntista, la banca può fare valutazioni anche più ampie, ad esempio sulla possibilità di recuperare in futuro il cliente oppure di mantenere un certo tipo di rapporto. Questo tipo di considerazioni può rendere la banca più prudente ma anche più disponibile ad accordi equilibrati nel lungo periodo.
Diverso, invece, è il discorso quando si tratta con una società di recupero crediti. In questo caso, si ha a che fare con un soggetto che ha acquistato il credito dalla banca, oppure ne gestisce la riscossione per conto dell’istituto. Se ha acquistato il credito, lo ha fatto a un prezzo molto inferiore rispetto all’importo originario, spesso anche al 10% o 20% del valore nominale. Questo significa che ha margine per trattare in modo più ampio e chiudere con una proposta anche molto ridotta, pur ottenendo un buon guadagno.
Le società di recupero crediti operano con logiche molto più commerciali rispetto alle banche. Il loro obiettivo principale è incassare, anche solo una parte, purché si tratti di una somma certa, rapida e che non comporti costi legali. Sono spesso molto rapide nel prendere decisioni e nella valutazione delle proposte, soprattutto quando ricevono offerte immediate e motivate. In molti casi, una proposta che sarebbe stata respinta dalla banca può essere accettata da una società di recupero crediti, proprio per la flessibilità del loro modello operativo.
D’altra parte, però, non tutte le società di recupero crediti sono uguali. Alcune sono molto professionali, gestiscono la trattativa in modo corretto e trasparente, e rispettano i diritti del debitore. Altre, invece, possono adottare metodi più aggressivi, pressioni psicologiche o tecniche borderline per spingere il debitore a pagare. In questi casi, è ancora più importante conoscere i propri diritti e farsi affiancare da un professionista, per evitare abusi o errori.
Una differenza fondamentale è che la banca ha più interesse a mantenere la relazione col cliente, mentre la società di recupero vede il debitore solo come un “caso” da chiudere. Questo significa che le motivazioni umane, il passato del rapporto o le prospettive future contano molto meno nella valutazione della proposta. Tuttavia, proprio per questo motivo, le società sono più disposte a concludere rapidamente e con meno vincoli.
Nel trattare con la banca è spesso necessario produrre documentazione molto dettagliata sulla propria situazione economica: dichiarazione dei redditi, estratti conto, spese mediche, stato di famiglia, certificati di disoccupazione. Le società di recupero, invece, possono essere più elastiche e basarsi anche su dichiarazioni informali, purché accompagnate da una proposta concreta. Il livello di formalità della trattativa è quindi molto più alto con la banca, mentre con le società può essere più snello ma anche meno tutelato.
Un altro punto da considerare riguarda la chiusura dell’accordo. Con la banca, è spesso possibile ottenere una liberatoria scritta formale e dettagliata, utile anche in caso di contenziosi futuri. Le società di recupero, invece, possono rilasciare documenti meno completi o, in alcuni casi, non fornire subito tutta la documentazione necessaria. È fondamentale quindi richiedere sempre, prima del pagamento, una scrittura che attesti l’accettazione della proposta, la rinuncia a ogni altra pretesa e l’impegno a cancellare eventuali segnalazioni negative.
Anche dal punto di vista psicologico, la trattativa con la banca e quella con una società di recupero crediti sono diverse. Con la banca ci si sente spesso in soggezione, perché si tratta di un’istituzione formale e potente. Con le società di recupero, invece, il tono può essere più diretto, ma anche più aggressivo. In entrambi i casi, però, è fondamentale mantenere lucidità, non farsi prendere dalla paura e valutare ogni proposta con attenzione.
In conclusione, la differenza tra trattare con la banca e con una società di recupero crediti è sostanziale, sia nei contenuti che nelle modalità. La banca opera con criteri più rigidi ma anche più strutturati e tutelanti; le società di recupero hanno più libertà d’azione, ma meno obblighi formali e, talvolta, meno garanzie per il debitore. Sapere con chi si ha a che fare e adattare di conseguenza la strategia è il primo passo per chiudere il debito in modo vantaggioso, sicuro e definitivo.
Perché è importante accompagnare la proposta con documentazione economica?
Quando si decide di affrontare una trattativa per un saldo e stralcio con una banca o con una società di recupero crediti, è fondamentale non limitarsi a presentare una semplice cifra. Una proposta priva di argomentazioni e documenti rischia di essere percepita come superficiale, improvvisata o addirittura strumentale. Per questo motivo, è essenziale accompagnare ogni offerta con documentazione economica dettagliata, che spieghi il contesto e renda comprensibile la reale situazione del debitore.
Le banche e i creditori non accettano un saldo e stralcio solo sulla base di quanto offerto, ma soprattutto in funzione di quanto potrebbero realisticamente recuperare con altri mezzi. Questo significa che ogni proposta deve essere supportata da prove concrete dell’incapacità attuale e futura del debitore di far fronte all’intero importo dovuto. Non basta dichiarare di essere in difficoltà: bisogna dimostrarlo con fatti, numeri, documenti ufficiali.
Un primo elemento fondamentale è la documentazione reddituale, come le ultime dichiarazioni dei redditi, le buste paga, i cedolini della pensione o gli estratti conto bancari. Questi documenti servono a dare un quadro chiaro delle entrate mensili e dell’eventuale disponibilità economica residua. Se un debitore ha un reddito basso o discontinuo, allegare le prove di questa condizione rafforza enormemente la credibilità della proposta. Al contrario, l’assenza di documenti può essere interpretata come una mancanza di trasparenza o addirittura come un tentativo di occultamento.
Oltre alle entrate, è importante documentare le spese. Un bilancio familiare è molto più credibile quando è accompagnato da bollette, ricevute di affitto, spese mediche, rette scolastiche o eventuali finanziamenti in corso. In questo modo il creditore può valutare se effettivamente la proposta rappresenta il massimo sforzo economico sostenibile da parte del debitore. Anche in presenza di un reddito stabile, spese fisse elevate possono giustificare un’offerta modesta ma proporzionata.
Altro elemento essenziale è la documentazione patrimoniale. Se il debitore non ha immobili intestati, automobili, risparmi o altri beni, deve dimostrarlo con visure catastali, certificati di proprietà negativi, estratti conto a saldo zero. Dimostrare l’assenza di patrimonio è uno dei fattori più forti per convincere un creditore ad accettare una proposta a saldo e stralcio. Nessun creditore ha interesse ad avviare costose procedure giudiziarie contro un soggetto che non ha nulla da perdere e da cui è impossibile recuperare.
Nel caso in cui vi siano immobili ipotecati, è utile allegare le perizie aggiornate del valore dell’immobile e indicare eventuali debiti pregressi che gravano su di esso. Anche la presenza di altri creditori o di pignoramenti già in corso può essere documentata e rappresentare un elemento di forza nella trattativa, perché mostra la concorrenza tra i creditori e riduce le aspettative di recupero.
Inoltre, è utile documentare eventuali eventi straordinari che hanno determinato la crisi economica, come una separazione, la perdita del lavoro, una malattia, la morte di un familiare, la chiusura di un’attività. Allegare certificati, lettere di licenziamento, diagnosi mediche o sentenze di separazione contribuisce a rendere la proposta più umana, più reale e quindi più meritevole di attenzione. I creditori non sono insensibili alle difficoltà personali, ma hanno bisogno di elementi concreti per giustificare una chiusura in perdita.
Un altro documento fondamentale è il piano dettagliato della proposta stessa. Non basta scrivere: “posso pagare 5.000 euro”. Bisogna specificare come si intende pagare (bonifico, assegno, contanti), in che tempi (subito, entro 30 giorni, in due rate) e condizionare il pagamento al rilascio di una liberatoria scritta. Una proposta ben formulata, con cifre chiare e tempi certi, trasmette serietà e aumenta la probabilità che venga accettata.
Tutti questi documenti, messi insieme, formano un dossier che consente al creditore di valutare la proposta su basi oggettive. In assenza di tale dossier, anche un’offerta generosa rischia di essere ignorata o respinta. Il creditore deve essere messo nella condizione di dimostrare internamente, ad esempio ai revisori o agli organi di controllo, che la chiusura del debito con una cifra inferiore è giustificata e documentata.
Al contrario, se il debitore invia una proposta vaga, non supportata da alcun elemento, potrebbe essere considerato poco affidabile o addirittura in malafede. Questo può compromettere irrimediabilmente la trattativa e chiudere ogni margine di dialogo.
Anche dal punto di vista legale, presentare una proposta corredata da documentazione offre una maggiore tutela. In caso di contenzioso, o se la banca o la società di recupero dovesse rifiutare ingiustamente l’offerta, il debitore avrà in mano le prove di aver agito con trasparenza, buona fede e serietà. Questo è un aspetto importante anche in sede giudiziale, per dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare un procedimento legale.
Un altro aspetto da considerare è che presentare una proposta completa consente di negoziare meglio. Se la controparte sa che si è preparati, che si conoscono i propri diritti e che si è in grado di documentare ogni affermazione, tenderà a trattare con maggiore rispetto e apertura. Al contrario, una proposta improvvisata o scritta in modo superficiale può portare il creditore ad assumere un atteggiamento più duro e meno collaborativo.
Infine, una buona documentazione accelera i tempi. Spesso, nelle trattative di saldo e stralcio, i ritardi sono dovuti alla necessità da parte del creditore di richiedere ulteriori informazioni. Se queste sono già presenti, il processo decisionale è più veloce, e si può arrivare prima alla chiusura dell’accordo.
In sintesi, accompagnare una proposta di saldo e stralcio con una documentazione economica completa è un passaggio fondamentale per renderla credibile, seria e valutabile. È l’unico modo per convincere il creditore che quella cifra rappresenta la reale possibilità del debitore e che accettarla è più conveniente che insistere con altre azioni. La trasparenza, la chiarezza e la preparazione sono le vere armi vincenti per chi vuole chiudere un debito in modo onesto e sostenibile.
Quali rischi si corrono se si conclude un saldo e stralcio senza assistenza legale?
Concludere un accordo di saldo e stralcio senza l’assistenza di un avvocato o di un professionista esperto può sembrare una scelta economica e veloce, ma in realtà espone il debitore a una serie di rischi che spesso vengono sottovalutati. Il saldo e stralcio è una procedura delicata, in cui la forma è importante quanto il contenuto. Anche un errore formale o una dimenticanza può compromettere il risultato finale, annullando gli sforzi fatti e lasciando il debito ancora aperto.
Uno dei principali pericoli è quello di non ottenere una liberatoria completa e corretta. Spesso chi conclude un accordo da solo si accontenta di una conferma verbale o di una semplice email che attesta il ricevimento della somma. Tuttavia, solo un documento scritto, firmato dal creditore, in cui si dichiara esplicitamente la rinuncia a qualsiasi ulteriore pretesa e la cancellazione del debito, ha valore legale. Senza questo documento, il rischio è che il debito venga considerato ancora attivo o, peggio, che venga ceduto a un’altra società che pretenderà il pagamento del residuo.
Molti debitori credono di aver chiuso la loro posizione solo perché hanno effettuato il pagamento concordato, ma non ricevono nulla di ufficiale che certifichi la chiusura definitiva. Questo errore, molto comune, può portare a spiacevoli sorprese anche dopo anni. Senza assistenza legale, è difficile sapere quali clausole inserire nella proposta e come strutturare correttamente l’accordo scritto.
Un altro rischio concreto è accettare condizioni sfavorevoli o addirittura lesive dei propri diritti. Alcune proposte che sembrano vantaggiose a prima vista possono contenere clausole poco chiare, come l’impegno a rinunciare a qualsiasi azione legale, a non impugnare futuri atti, o a versare ulteriori somme in caso di ritardo nel pagamento. Un avvocato esperto è in grado di leggere tra le righe e segnalare questi rischi, proteggendo il debitore da possibili abusi o conseguenze nascoste.
C’è poi la questione della validità fiscale e contabile dell’accordo. Un saldo e stralcio può avere conseguenze sul piano fiscale, specialmente se riguarda importi rilevanti. Senza una consulenza adeguata, il debitore potrebbe non sapere come dichiarare correttamente la somma versata o, peggio, potrebbe essere chiamato a rispondere per imposte su un importo che riteneva chiuso. La corretta formulazione dell’accordo può evitare anche problematiche con l’Agenzia delle Entrate, soprattutto se il debito era legato a cartelle esattoriali o imposte non pagate.
Un ulteriore aspetto critico è la gestione dei tempi e delle modalità di pagamento. Spesso le proposte vengono accettate a condizione che il pagamento avvenga entro una certa data o in un’unica soluzione. Se non si rispettano queste condizioni alla lettera, l’accordo può considerarsi nullo e il creditore può tornare a pretendere l’intera somma originaria. Un avvocato conosce bene queste dinamiche e può aiutare a negoziare tempi più realistici o a ottenere proroghe scritte che tutelino il debitore.
C’è anche il rischio di trattare con soggetti non legittimati o poco affidabili. Alcuni debitori, senza l’assistenza di un legale, non verificano se il soggetto con cui stanno trattando ha davvero il diritto di riscuotere quel debito. Possono quindi finire per versare somme a società che non sono i veri titolari del credito o che agiscono senza mandato formale. Un controllo preventivo da parte di un professionista evita truffe e garantisce che il pagamento vada al soggetto giusto, chiudendo effettivamente la posizione debitoria.
In mancanza di consulenza legale, è anche più difficile valutare se l’importo richiesto sia congruo rispetto alla propria situazione economica e alla reale possibilità del creditore di recuperare il debito. Un avvocato, analizzando i documenti, può consigliare se la proposta è equilibrata, se è il caso di rilanciare o se si può proporre una cifra più bassa, ottenendo comunque un risultato vantaggioso.
Molte trattative saltano per inesperienza o per errori di comunicazione, come proporre cifre troppo basse senza motivazione, non rispettare le scadenze, inviare documenti incompleti o usare un tono inappropriato. Un avvocato conosce i tempi, i toni e le strategie migliori per condurre la trattativa con professionalità e aumentare la credibilità del debitore.
Senza un legale, inoltre, il debitore può trovarsi impreparato in caso di evoluzione negativa della trattativa, ad esempio se il creditore decide di procedere per vie giudiziarie. In quel caso, è fondamentale aver impostato sin dall’inizio una strategia coerente, con documenti ben redatti e prove della propria disponibilità a chiudere il debito. Solo chi ha lavorato con metodo e competenza può dimostrare in sede legale di aver agito in buona fede, riducendo i rischi di condanne più gravi o pignoramenti.
C’è poi un elemento psicologico che non va sottovalutato. Trattare da soli con un creditore, soprattutto se aggressivo o pressante, può generare ansia, insicurezza, senso di colpa. Questo porta molte persone a cedere troppo in fretta, a firmare senza leggere o a promettere cifre che non riusciranno a pagare. La presenza di un avvocato riduce il carico emotivo, protegge il debitore dalle pressioni indebite e consente di affrontare la trattativa con maggiore lucidità.
Infine, un accordo di saldo e stralcio non è solo una questione di denaro, ma un atto giuridico che ha effetti importanti sulla vita del debitore. Può influire sulla reputazione bancaria, sulla possibilità di ottenere finanziamenti futuri, sulla situazione familiare. Affrontare questa procedura senza alcuna guida giuridica significa correre il rischio di sottovalutare conseguenze che potrebbero emergere anche anni dopo la chiusura dell’accordo.
In sintesi, i rischi di concludere un saldo e stralcio senza assistenza legale sono numerosi, concreti e spesso irreversibili. Dal mancato rilascio della liberatoria, alla firma di clausole dannose, passando per pagamenti inutili o trattative sbilanciate, ogni errore può avere un costo molto più alto di quanto si sarebbe speso affidandosi a un professionista. La consulenza legale non è un lusso, ma una forma di tutela indispensabile per chi vuole davvero chiudere un debito in modo definitivo, sicuro e vantaggioso
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