Istanza Fallimentare: Come Difendersi

Ricevere un’istanza di fallimento è uno degli eventi più destabilizzanti che possa accadere a un imprenditore individuale o a una piccola impresa. Si tratta di un atto con cui un creditore chiede al tribunale di aprire una procedura fallimentare nei tuoi confronti, ritenendoti insolvente. In quel momento, la domanda che sorge spontanea è: “Come posso difendermi?”

Fortunatamente, la legge italiana offre diversi strumenti per resistere a una istanza di fallimento e – in molti casi – per evitarla completamente. In questo articolo ti spiegherò passo passo cosa significa ricevere un’istanza, quali sono le conseguenze, quali difese puoi attivare, i tempi della procedura, e cosa fare per salvare la tua attività o il tuo patrimonio personale.

Ci concentreremo anche sul ruolo delle nuove norme introdotte dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) e sulle opportunità offerte dalla composizione negoziata della crisi, oltre che dalla legge sul sovraindebitamento, oggi accessibile anche per piccoli imprenditori e lavoratori autonomi.

Ma andiamo ora a approfondire con Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti e crisi d’impresa:

Istanza Fallimentare: Come Difendersi Nei Dettagli

L’istanza di fallimento è un procedimento con cui un creditore, o in alcuni casi il pubblico ministero o l’imprenditore stesso, chiede al tribunale di dichiarare il fallimento di un’impresa. Quando si riceve un’istanza del genere, è fondamentale reagire tempestivamente e con strategia, perché la dichiarazione di fallimento ha effetti gravi e immediati su tutti i beni e sull’attività economica del debitore.

Cosa Comporta un’Istanza di Fallimento

  • Il tribunale può essere adito da un creditore che vanta un credito certo, liquido ed esigibile.
  • Il presupposto è che il debitore sia in stato di insolvenza, cioè non sia in grado di far fronte regolarmente alle proprie obbligazioni.
  • Una volta ricevuta la notifica, il tribunale fissa l’udienza per la comparizione delle parti.
  • Se la domanda viene accolta, il giudice dichiara il fallimento con una sentenza immediatamente esecutiva.

Come Difendersi da un’Istanza Fallimentare

  1. Verificare la regolarità formale e procedurale
    • Controllare che l’istanza sia stata notificata correttamente.
    • Verificare se il creditore ha un credito certo, liquido ed esigibile.
    • L’inesistenza o l’indeterminatezza del credito può invalidare l’istanza.
  2. Dimostrare la solvibilità
    • È possibile presentare al giudice prove di solvibilità o di avvenuto pagamento del debito contestato.
    • Occorre dimostrare di non essere in stato di insolvenza, ad esempio con:
      • Bilanci aggiornati e regolarmente depositati.
      • Estratti conto che provano la regolarità dei pagamenti.
      • Accordi recenti con i creditori.
  3. Opporsi nel merito
    • Il debitore può contestare la natura del credito (es. prescritto, infondato, contestato giudizialmente).
    • Può eccepire che non sussistano i presupposti di legge per la dichiarazione di fallimento.
  4. Accedere a una procedura alternativa
    • Se sussistono i presupposti, il debitore può attivare una procedura di composizione negoziata della crisi o una procedura di sovraindebitamento.
    • Questo può sospendere o rendere superflua la procedura fallimentare.
  5. Presentarsi all’udienza con assistenza legale
    • È fondamentale comparire personalmente o tramite difensore all’udienza fissata dal tribunale, per esporre la propria posizione e presentare documenti difensivi.

Cosa Fare Subito Dopo la Notifica dell’Istanza

  • Contattare immediatamente un avvocato esperto in diritto fallimentare.
  • Raccogliere documentazione contabile, bancaria e contrattuale utile a dimostrare l’assenza di insolvenza.
  • Predisporre memoria difensiva da depositare prima dell’udienza.
  • Verificare eventuali irregolarità formali dell’atto.

Tabella Riepilogativa – Difesa da Istanza Fallimentare

Azione DifensivaEffetto AttesoTempistiche
Contestazione del creditoRigetto dell’istanzaEntro l’udienza
Dimostrazione della solvibilitàMantenimento dell’attivitàEntro l’udienza
Procedura alternativa attivataSospensione del procedimentoPrima dell’udienza
Vizi formali dell’istanzaInammissibilitàImmediato
Comparizione con legalePossibilità di difesa articolataUdienza fissata

Conclusione

Difendersi da un’istanza fallimentare richiede rapidità, preparazione e supporto tecnico-giuridico. La dichiarazione di fallimento può essere evitata se si dimostra che il credito non è valido o che l’impresa è in grado di onorare le proprie obbligazioni. Una difesa tempestiva e documentata può salvare l’attività e impedire la liquidazione forzata del patrimonio.

Cos’è un’istanza di fallimento?

Un’istanza di fallimento è un atto formale con cui un creditore, un pubblico ministero o lo stesso imprenditore chiede al tribunale di dichiarare il fallimento di un’impresa commerciale che si trova in stato di insolvenza. Si tratta dell’avvio di una procedura giudiziaria finalizzata ad accertare l’impossibilità dell’impresa di far fronte regolarmente ai propri debiti, e di attivare, se ne sussistono i presupposti, il processo di liquidazione del patrimonio aziendale.

L’istanza può essere presentata da più soggetti. Il creditore può proporla quando vanta un credito certo, liquido ed esigibile, cioè non contestato, di importo significativo e non pagato nei termini. Il pubblico ministero può intervenire in casi particolari, ad esempio per ragioni di interesse pubblico, in presenza di gravi irregolarità. L’imprenditore stesso può chiedere il proprio fallimento quando riconosce di non essere più in grado di proseguire l’attività in condizioni di equilibrio economico.

La presentazione dell’istanza avviene mediante ricorso al tribunale competente per territorio, ovvero il tribunale nella cui circoscrizione si trova la sede principale dell’impresa. Il ricorso deve contenere l’indicazione delle generalità dell’imprenditore, la descrizione dello stato di insolvenza e la documentazione che attesta la situazione debitoria. Nel caso in cui a presentare l’istanza sia un creditore, dovrà allegare la prova del credito e l’eventuale documentazione attestante l’inadempimento, come una fattura non pagata, un decreto ingiuntivo, una cambiale scaduta o una sentenza.

Una volta ricevuta l’istanza, il tribunale fissa un’udienza, solitamente entro 15-30 giorni, in cui convoca l’imprenditore per ascoltare la sua posizione. Se l’imprenditore non si presenta o non riesce a dimostrare di essere in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni, il giudice può dichiarare lo stato di fallimento. La sentenza viene emessa solo se sono accertati i requisiti previsti dalla legge, tra cui:
natura commerciale dell’impresa;
esistenza dello stato di insolvenza;
superamento delle soglie quantitative, cioè un attivo patrimoniale superiore a 300.000 euro, ricavi lordi annui oltre 200.000 euro, e debiti superiori a 500.000 euro (almeno due su tre nei tre anni precedenti).

La dichiarazione di fallimento comporta la perdita dell’amministrazione dei propri beni da parte dell’imprenditore, che vengono affidati a un curatore fallimentare nominato dal tribunale. Il curatore avvia la liquidazione del patrimonio e distribuisce il ricavato tra i creditori secondo l’ordine stabilito dalla legge. L’imprenditore fallito è inoltre soggetto a diverse restrizioni, anche personali, come il divieto di esercitare attività d’impresa per un certo periodo.

L’istanza di fallimento è quindi uno strumento estremamente incisivo, non solo per avviare la procedura liquidatoria, ma anche per esercitare una forte pressione sul debitore inadempiente. Non a caso, in molti casi, la semplice notifica dell’istanza induce l’impresa debitrice a saldare quanto dovuto per evitare il giudizio di insolvenza. Tuttavia, l’utilizzo strumentale di questo strumento è vietato e può comportare responsabilità legali per il creditore, se agisce in malafede o in assenza dei presupposti richiesti.

In sintesi, l’istanza di fallimento è il primo passo per attivare la procedura concorsuale di liquidazione di un’impresa che non è più in grado di pagare i propri debiti. Può essere presentata dal creditore, dal pubblico ministero o dallo stesso imprenditore, e richiede la verifica di specifici requisiti oggettivi e soggettivi da parte del tribunale. È una misura estrema, con effetti giuridici, patrimoniali e reputazionali molto pesanti, e va utilizzata con attenzione e consapevolezza.

Quando si può chiedere il fallimento?

Il fallimento – oggi denominato “liquidazione giudiziale” secondo il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019) – può essere richiesto solo al verificarsi di precisi presupposti oggettivi e soggettivi. Non tutte le imprese possono essere dichiarate fallite: servono condizioni specifiche e la richiesta deve essere presentata al tribunale competente secondo un iter ben definito.

Chi Può Chiedere il Fallimento

  • Uno o più creditori: devono vantare un credito certo, liquido ed esigibile.
  • Il debitore stesso: può domandare la propria liquidazione giudiziale.
  • Il pubblico ministero: in caso di notizia di gravi irregolarità o reati fallimentari.

Requisiti per Potere Essere Dichiarati Falliti

  1. Qualifica di imprenditore commerciale
    • Solo le imprese commerciali (individuali o societarie) possono essere soggette a fallimento.
    • Sono escluse le imprese agricole e i professionisti.
  2. Superamento dei limiti dimensionali previsti dalla legge
    • Non può essere dichiarato fallito l’imprenditore che:
      • Ha avuto negli ultimi tre esercizi un attivo patrimoniale annuo inferiore a 300.000 euro;
      • Ha avuto ricavi lordi annui inferiori a 200.000 euro;
      • Ha un ammontare di debiti anche non scaduti inferiore a 500.000 euro.
  3. Stato di insolvenza
    • L’imprenditore non è più in grado di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni.
    • L’insolvenza può emergere da protesti, decreti ingiuntivi non opposti, esecuzioni pendenti, chiusura dell’attività, mancato pagamento di dipendenti o fornitori.

Quando si Può Effettivamente Presentare la Domanda di Fallimento

  • Nel momento in cui l’insolvenza è attuale e manifesta: non serve attendere che l’impresa chiuda o che vi siano più procedimenti pendenti.
  • Dopo almeno un’inadempienza significativa e non occasionale: deve emergere una difficoltà strutturale e non solo transitoria.
  • Se non sono attive procedure alternative o piani omologati: la liquidazione giudiziale è l’ultima ratio se non ci sono altri strumenti attivati (es. composizione negoziata o concordato).

Tempistiche e Procedura

  1. Presentazione dell’istanza
    • Si deposita al tribunale competente in base alla sede dell’impresa.
    • L’istanza deve contenere gli elementi probatori dell’insolvenza.
  2. Fissazione udienza
    • Il tribunale convoca le parti (creditore, debitore) per l’audizione.
    • In caso di non comparizione del debitore, si procede comunque.
  3. Decisione del giudice
    • Dopo aver verificato i presupposti, il tribunale emette la sentenza di apertura della liquidazione giudiziale.

Tabella Riepilogativa – Quando si Può Chiedere il Fallimento

PresuppostoCondizione Richiesta
SoggettoImpresa commerciale, non agricola o professionale
Dimensioni minimeAttivo > €300.000, ricavi > €200.000, debiti > €500.000
InsolvenzaMancato pagamento strutturale e non occasionale
IstanzaCreditori, debitore, pubblico ministero
TempisticaDopo segni concreti di inadempienza

Conclusione

La richiesta di fallimento può essere avanzata solo quando l’impresa risponde a specifici requisiti dimensionali e si trova in stato di insolvenza accertato. È uno strumento previsto per tutelare i creditori, ma anche per regolare in modo ordinato la liquidazione dell’attività. Prima di arrivare alla liquidazione giudiziale, è fondamentale valutare con attenzione ogni altra strada possibile, come la composizione negoziata o il concordato preventivo. Agire tempestivamente, con l’assistenza di un avvocato esperto in diritto fallimentare, può fare la differenza tra una chiusura disordinata e una gestione protetta e legalmente guidata della crisi.

Cosa succede dopo aver ricevuto l’istanza di fallimento?

Dopo aver ricevuto un’istanza di fallimento, l’imprenditore si trova formalmente coinvolto in una procedura giudiziaria che può portare, se non affrontata correttamente e nei tempi stabiliti, alla dichiarazione di fallimento da parte del tribunale. Si tratta di un momento delicato e decisivo, che impone di reagire subito, con lucidità e strategia, perché il rischio è la perdita del controllo dell’attività e dei beni aziendali.

La prima cosa da sapere è che l’istanza di fallimento non equivale a un fallimento già dichiarato. È solo l’atto introduttivo di una procedura, che si concluderà con una decisione del tribunale dopo un contraddittorio tra le parti. Il ricevente, cioè l’imprenditore destinatario dell’istanza, ha diritto di difendersi e presentare le proprie ragioni.

Dopo il deposito dell’istanza, il tribunale fissa un’udienza entro un termine solitamente compreso tra 15 e 30 giorni. Il decreto di convocazione viene notificato all’imprenditore, che è tenuto a comparire personalmente o tramite legale per esporre la propria posizione. È in questa fase che si gioca la possibilità di evitare la dichiarazione di fallimento.

All’udienza, l’imprenditore può contestare il credito vantato dal soggetto che ha presentato l’istanza, dimostrando che il debito non esiste, è prescritto o è stato già saldato. Oppure può sostenere di non trovarsi in stato di insolvenza, producendo documenti che attestino la propria continuità aziendale: bilanci aggiornati, flussi di cassa, contratti attivi, disponibilità liquide, accordi in corso con altri creditori. L’onere della prova è essenziale: affermazioni generiche o prive di documentazione non sono sufficienti a evitare la procedura.

Se il giudice ritiene che il debito sia reale e che esista lo stato di insolvenza (cioè l’incapacità dell’impresa di pagare regolarmente i propri debiti), può pronunciare la sentenza di fallimento. Con essa vengono nominati un curatore fallimentare e un giudice delegato, e l’imprenditore perde la disponibilità dei beni aziendali. Da quel momento in poi, ogni attività patrimoniale passa sotto il controllo del curatore, che provvederà alla liquidazione e alla ripartizione ai creditori.

Tuttavia, non sempre l’istanza si conclude con il fallimento. Se l’imprenditore dimostra di aver saldato il debito o riesce a raggiungere un accordo con il creditore istante (ad esempio un pagamento, una dilazione o un saldo e stralcio), può chiedere l’estinzione della procedura prima che venga emessa la sentenza. In alternativa, può proporre una soluzione concorsuale alternativa, come un piano di ristrutturazione o un concordato preventivo, se ci sono i presupposti legali.

Un’altra possibilità, nei casi in cui l’imprenditore è una persona fisica non fallibile secondo i requisiti del Codice della Crisi (cioè soggetti sotto soglia), è sollevare l’eccezione di non fallibilità. La legge esclude dalla procedura fallimentare chi non ha superato almeno due dei tre seguenti parametri nei tre esercizi precedenti: attivo patrimoniale oltre 300.000 euro, ricavi lordi oltre 200.000 euro, debiti superiori a 500.000 euro.

È fondamentale, dopo aver ricevuto l’istanza, rivolgersi subito a un avvocato esperto in diritto fallimentare. Ogni giorno è prezioso: sia per costruire una difesa concreta, sia per avviare soluzioni negoziali che possano fermare l’iter prima della dichiarazione di fallimento. Anche la mancata comparizione all’udienza può essere letta come un’ammissione di resa e portare a un esito negativo.

In sintesi, dopo aver ricevuto un’istanza di fallimento:
– il tribunale fissa un’udienza;
– l’imprenditore deve comparire e difendersi;
– può contestare il debito, dimostrare la solvibilità, proporre soluzioni alternative o definire il debito con il creditore;
– se il giudice accerta lo stato di insolvenza, dichiara il fallimento;
– se il credito è infondato o il debito viene estinto prima della decisione, la procedura si chiude senza conseguenze.

Agire subito, informarsi bene e farsi assistere da un professionista competente sono le uniche strade per uscire da questa situazione con il minimo danno possibile. Ignorare o sottovalutare l’istanza significa lasciare che altri decidano il destino della propria attività.

Come difendersi dall’istanza di fallimento?

Come Difendersi dall’Istanza di Fallimento: Tutto Dettagliato

Ricevere un’istanza di fallimento è una situazione delicata che può compromettere in modo radicale la continuità dell’attività imprenditoriale. Si tratta di una richiesta, solitamente presentata da un creditore, con cui si chiede al tribunale di dichiarare la liquidazione giudiziale dell’impresa. Tuttavia, ci sono strumenti e strategie legali ben precisi per opporsi e difendersi in modo efficace, soprattutto se l’insolvenza non sussiste o i requisiti per la procedura non sono presenti.

Cosa Fare Subito Dopo la Notifica dell’Istanza

  • Non ignorare l’atto ricevuto: è fondamentale attivarsi immediatamente.
  • Contattare un avvocato esperto in diritto della crisi d’impresa per valutare la posizione e costruire una difesa mirata.
  • Recuperare tutta la documentazione contabile (bilanci, estratti conto, contratti, piani di pagamento, dichiarazioni fiscali).

Strategie di Difesa Possibili

  1. Contestare l’esistenza del credito
    • L’istanza è inammissibile se il credito vantato non è certo, liquido ed esigibile.
    • Se il debito è oggetto di contestazione giudiziale o non è maturato, si può chiedere il rigetto dell’istanza.
  2. Dimostrare l’assenza dello stato di insolvenza
    • Il fallimento richiede che l’imprenditore non sia in grado di soddisfare regolarmente le obbligazioni.
    • È possibile presentare documentazione che dimostri pagamenti regolari, accordi con fornitori, entrate imminenti.
  3. Evidenziare i limiti dimensionali sotto soglia
    • Il fallimento non può essere dichiarato se l’impresa ha avuto:
      • Ricavi inferiori a €200.000 annui per tre anni.
      • Attivo patrimoniale inferiore a €300.000.
      • Debiti complessivi inferiori a €500.000.
    • Se uno solo di questi limiti non è superato, l’istanza è inammissibile.
  4. Accedere a una procedura alternativa
    • Se sussistono i presupposti, il debitore può attivare una composizione negoziata della crisi o un concordato minore.
    • La procedura alternativa può sospendere o rendere improcedibile la domanda di fallimento.
  5. Comparire all’udienza e depositare memoria difensiva
    • È fondamentale essere presenti o rappresentati da un legale all’udienza fissata dal tribunale.
    • Entro tale data, si può depositare una memoria difensiva dettagliata e chiedere l’archiviazione.

Tabella Riepilogativa – Difesa da Istanza di Fallimento

Azione DifensivaObiettivoDocumenti Utili
Contestare il creditoDimostrare l’infondatezzaContratti, sentenze, estratti
Provare la solvibilitàDimostrare pagamenti regolariBilanci, ricevute, movimenti bancari
Dimostrare i limiti sotto sogliaInammissibilità oggettivaF24, dichiarazioni, contabilità
Attivare procedura alternativaBlocco della proceduraIstanza al tribunale o OCC
Presenziare in udienzaEsporre difesa direttaMemoria, delega legale

Conclusione

Difendersi da un’istanza di fallimento è possibile se si agisce con prontezza, organizzazione e assistenza qualificata. Non è sufficiente negare il debito: occorre dimostrare con prove solide l’insussistenza dei requisiti soggettivi e oggettivi per la dichiarazione di insolvenza. Una difesa ben articolata può impedire la liquidazione giudiziale, proteggere il patrimonio aziendale e offrire il tempo per ristrutturare la posizione finanziaria in modo legale e sostenibile.

Quanto tempo ho per reagire?

L’udienza viene fissata solitamente entro 15-30 giorni dalla notifica dell’istanza. Entro questo termine bisogna:

  • Nominare un avvocato;
  • Raccogliere la documentazione contabile;
  • Preparare la memoria difensiva.

Il tempismo è fondamentale. Un’azione rapida può fare la differenza tra il salvataggio dell’attività e l’apertura del fallimento.

Posso risolvere prima dell’udienza d’istanza di fallimento?

Sì, è possibile risolvere prima dell’udienza d’istanza di fallimento, ma solo se si agisce con rapidità, lucidità e una strategia chiara. Ricevere un’istanza di fallimento non equivale ancora alla dichiarazione di fallimento: si tratta di un procedimento che deve essere vagliato dal tribunale, e l’imprenditore ha diritto di intervenire, difendersi e, soprattutto, evitare che si arrivi alla pronuncia di insolvenza. Proprio per questo, i giorni che precedono l’udienza sono preziosi e decisivi.

La soluzione più immediata è il pagamento del debito oggetto dell’istanza. Se il creditore che ha presentato la domanda riceve quanto gli è dovuto prima dell’udienza, può rinunciare all’istanza, anche con una semplice dichiarazione scritta. In quel caso, il giudice prende atto dell’avvenuto pagamento e non dichiara il fallimento, poiché viene meno l’interesse ad agire. La rinuncia da parte del creditore chiude la procedura ancora prima che inizi formalmente.

Tuttavia, non è sempre necessario saldare l’intero importo. Se il creditore è disponibile, si può tentare una trattativa, proponendo un saldo e stralcio o un piano di pagamento rateizzato. L’importante è che l’accordo sia formalizzato in modo chiaro e, preferibilmente, trasmesso anche al giudice prima dell’udienza. In molti casi, un’intesa ben strutturata e credibile può portare alla revoca spontanea dell’istanza da parte del creditore.

Un altro modo per evitare la dichiarazione di fallimento è dimostrare entro l’udienza che il debito è insussistente, prescritto, contestato o già saldato in precedenza. Questo vale soprattutto quando l’istanza è basata su pretese che il debitore ritiene infondate. Se l’imprenditore riesce a produrre prove documentali chiare e tempestive (come ricevute di pagamento, documenti fiscali, controdeduzioni o contestazioni inviate per tempo), può chiedere al giudice il rigetto dell’istanza per mancanza dei presupposti.

È anche possibile intervenire proponendo una procedura alternativa al fallimento, ad esempio un concordato preventivo o un accordo di ristrutturazione dei debiti. Queste soluzioni, se presentate con documentazione completa e credibile, dimostrano che l’impresa ha un piano per far fronte ai propri obblighi e che esistono concrete prospettive di continuità aziendale. Il giudice, in tal caso, può sospendere la trattazione dell’istanza di fallimento e valutare il percorso alternativo.

In alcuni casi, è anche possibile eccepire la mancanza dei requisiti soggettivi e oggettivi per la fallibilità. Ad esempio, se l’impresa non ha superato nei tre anni precedenti almeno due dei tre seguenti parametri:
– attivo patrimoniale annuo superiore a 300.000 euro,
– ricavi lordi annui oltre 200.000 euro,
– debiti totali superiori a 500.000 euro,
può rientrare nei soggetti non fallibili secondo il Codice della Crisi d’Impresa. In tal caso, la semplice prova documentale che attesti questi limiti può bastare per ottenere il rigetto dell’istanza.

In sintesi, la fase prima dell’udienza è uno spazio utile e strategico per risolvere la questione ed evitare il fallimento. Le strade sono diverse, ma tutte richiedono rapidità e precisione:
– saldare il debito e ottenere la rinuncia del creditore,
– raggiungere un accordo e formalizzarlo in modo chiaro,
– dimostrare l’inesistenza o l’infondatezza della pretesa,
– avviare una procedura alternativa come il concordato,
– eccepire la non fallibilità per difetto dei requisiti di legge.

Non bisogna mai attendere l’udienza senza fare nulla. Ogni giorno che passa può aggravare la posizione dell’imprenditore e ridurre il margine di manovra. Agire subito significa poter ancora scegliere, difendersi, negoziare e preservare il valore della propria attività. Affidarsi a un legale esperto è spesso decisivo per impostare la risposta giusta nei tempi corretti. Il fallimento non è inevitabile, ma va evitato con una mossa anticipata.

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