Parcella Avvocato Per Difenderti Da Decreto Ingiuntivo: Quanto Prende e Costa

Quando un creditore ha un credito certo, liquido ed esigibile ma il debitore non paga, può rivolgersi a un avvocato per ottenere un decreto ingiuntivo. Si tratta di un provvedimento con cui il giudice ordina al debitore di pagare entro un determinato termine, evitando così una lunga causa giudiziaria.

Molti si chiedono quanto costa ottenere un decreto ingiuntivo, quale sia la parcella dell’avvocato e se sia possibile recuperare queste spese dal debitore. D’altra parte, anche chi riceve un decreto ingiuntivo vuole sapere quanto costerà opporsi e se può ridurre le spese legali.

In questo articolo vedremo quali sono i costi per ottenere un decreto ingiuntivo, quanto prende un avvocato per questa procedura, quali spese possono essere recuperate dal debitore e cosa fare se si riceve un decreto ingiuntivo e si vuole opporsi. Inoltre, analizzeremo le soluzioni previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) e dalla Legge 3/2012 sul sovraindebitamento, che permettono di annullare o ridurre i debiti nei casi di grave difficoltà economica.

Se hai bisogno di sapere quanto costa un avvocato per un decreto ingiuntivo o come ridurre queste spese, continua a leggere.

Qui di seguito tutti i dettagli direttamente da Studio Monardo, gli avvocati esperti nel difenderti da decreti ingiuntivi e cancellare i debiti:

Parcella Avvocato per Difenderti da un Decreto Ingiuntivo: Quanto Prende e Costa Dettagliatamente

Se hai ricevuto un decreto ingiuntivo, significa che un creditore ha chiesto al giudice di obbligarti a pagare una somma di denaro. Hai 40 giorni di tempo per opporti, altrimenti il decreto diventa esecutivo e il creditore potrà procedere con pignoramenti su stipendio, conto corrente o beni immobili.

💰 Ma quanto costa un avvocato per difenderti da un decreto ingiuntivo?
Il costo dipende da diversi fattori:

  • L’importo del debito contestato.
  • La complessità della causa.
  • Se il decreto è già esecutivo o meno.

Vediamo quanto prende un avvocato per difenderti e come risparmiare sulle spese legali.

📌 1. Cosa incide sul costo di un avvocato per difendersi da un decreto ingiuntivo?

I costi della difesa variano in base a diversi elementi chiave.

Fattori che influenzano il costo dell’avvocato:
1️⃣ Importo del debito contestato → Più alto è l’importo, maggiore sarà la parcella dell’avvocato.
2️⃣ Necessità di un’opposizione al decreto → Se il decreto è ingiusto o errato, serve un’opposizione legale, aumentando i costi.
3️⃣ Fase del procedimento → Se il decreto è già esecutivo, il caso diventa più complesso e costoso.
4️⃣ Onorari minimi e massimi stabiliti dalla legge → Gli avvocati devono seguire i parametri forensi definiti dal Ministero della Giustizia.

📌 Opporsi subito è fondamentale per evitare il pignoramento e ridurre i costi legali.

📌 2. Quanto prende un avvocato per difenderti da un decreto ingiuntivo?

Il compenso dell’avvocato segue i parametri forensi ministeriali e dipende dall’importo del debito.

💰 Tabella dei costi per la difesa da un decreto ingiuntivo:

Importo del debito (€)Costo minimo (€)Costo massimo (€)
Fino a 1.100 €300 – 600 €700 – 1.200 €
Da 1.100 € a 5.200 €600 – 1.200 €1.500 – 2.500 €
Da 5.200 € a 26.000 €1.200 – 2.500 €2.500 – 5.000 €
Da 26.000 € a 52.000 €2.500 – 4.000 €5.000 – 7.500 €
Da 52.000 € a 260.000 €4.000 – 8.000 €7.500 – 12.000 €
Oltre 260.000 €8.000 – 15.000 €12.000 – 25.000 €

📌 Questi costi si riferiscono alla sola fase di opposizione. Se la causa diventa più complessa, il costo può aumentare.

📌 3. Quanto costa un avvocato se il decreto ingiuntivo è già esecutivo?

Se il decreto ingiuntivo è diventato esecutivo, l’avvocato dovrà intervenire per bloccare il pignoramento o trovare un accordo con il creditore.

💰 Costi medi per difendersi da un decreto ingiuntivo già esecutivo:

Importo del debito (€)Costo minimo (€)Costo massimo (€)
Fino a 1.100 €500 – 1.000 €1.000 – 2.000 €
Da 1.100 € a 5.200 €1.000 – 2.000 €2.000 – 3.500 €
Da 5.200 € a 26.000 €2.000 – 3.500 €3.500 – 6.000 €
Da 26.000 € a 52.000 €3.500 – 6.000 €6.000 – 9.000 €
Da 52.000 € a 260.000 €6.000 – 12.000 €9.000 – 15.000 €
Oltre 260.000 €12.000 – 20.000 €15.000 – 30.000 €

📌 Se il decreto è già esecutivo, la difesa diventa più costosa perché richiede un’azione urgente per bloccare il pignoramento.

📌 4. Altri costi da considerare per la difesa da un decreto ingiuntivo

Oltre alla parcella dell’avvocato, ci sono altre spese da considerare.

Costi aggiuntivi per l’opposizione al decreto ingiuntivo:

Voce di spesaCosto stimato (€)
Contributo unificato (tassa per il tribunale)Da 43 a 1.686 € (in base all’importo del debito)
Marche da bollo27 €
Spese di notifica dell’atto di opposizione8 – 20 €
Spese per eventuali perizie o testimoniVariabili (da 200 a 2.000 €)

📌 Se la causa diventa lunga e complessa, i costi possono aumentare ulteriormente.

📌 5. Chi paga le spese legali?

💡 Se vinci l’opposizione, il giudice può condannare il creditore a rimborsarti le spese legali.
💡 Se perdi la causa, oltre a pagare il debito, potresti dover coprire le spese processuali dell’avversario.

📌 Se hai buone basi per opporsi, vale la pena difendersi. In caso contrario, è meglio cercare un accordo con il creditore.

📌 6. Come risparmiare sulle spese legali per difendersi da un decreto ingiuntivo?

Se vuoi ridurre il costo dell’avvocato per l’opposizione, puoi adottare alcune strategie.

Opzioni per risparmiare:

  • Trovare un avvocato con tariffe chiare e fisse → Alcuni studi offrono pacchetti a prezzo fisso.
  • Accedere al patrocinio a spese dello Stato → Se il tuo reddito è inferiore a 12.838,01 € annui, puoi avere un avvocato gratis.
  • Tentare una mediazione con il creditore → Un accordo extragiudiziale può evitarti una causa costosa.

📌 Se riesci a trovare un accordo prima che il decreto diventi esecutivo, puoi risparmiare migliaia di euro.

📌 7. Conclusione: Quanto costa difendersi da un decreto ingiuntivo?

📌 Costo medio per l’opposizione: 300 – 10.000 €, a seconda dell’importo del debito.
📌 Costo se il decreto è esecutivo: 500 – 20.000 €, se bisogna bloccare il pignoramento.
📌 Costi extra: Contributo unificato, marche da bollo e spese processuali.
📌 Se vinci, il creditore può essere condannato a pagare le tue spese legali.

⚠️ Se hai ricevuto un decreto ingiuntivo, non perdere tempo! Contatta subito un avvocato per capire se puoi opporsi e quale sia la soluzione più conveniente.

Cos’è un decreto ingiuntivo e quando ti può arrivare?

Un decreto ingiuntivo è un provvedimento giudiziario con cui un creditore può ottenere rapidamente un ordine di pagamento nei confronti di un debitore senza dover affrontare un lungo processo civile. Questo strumento legale viene utilizzato per recuperare crediti certi, liquidi ed esigibili, ovvero somme dovute che possono essere provate con documenti ufficiali come fatture, contratti o cambiali. Se il debitore non si oppone entro i termini previsti, il decreto diventa esecutivo e il creditore può procedere con il pignoramento dei beni del debitore.

Quando può arrivarti un decreto ingiuntivo?

Un decreto ingiuntivo può arrivare in diversi casi, principalmente quando il debitore ha un obbligo di pagamento non rispettato. Le situazioni più comuni in cui un creditore può richiederlo includono:

  • Mancato pagamento di fatture commerciali (per esempio, per forniture di beni o servizi).
  • Ritardo o mancato pagamento di affitti su immobili residenziali o commerciali.
  • Prestiti o finanziamenti non saldati con banche o istituti di credito.
  • Mancato rimborso di assegni o cambiali scadute.
  • Quote condominiali non versate.
  • Parcelle di avvocati, commercialisti o altri professionisti non pagate.

Il creditore deve dimostrare l’esistenza del credito tramite documenti scritti che attestino il diritto al pagamento, come contratti, estratti conto, scritture contabili o documenti con valore legale.

Come viene notificato un decreto ingiuntivo?

Quando il creditore presenta il ricorso al giudice, quest’ultimo valuta i documenti e, se ritiene che il credito sia fondato, emette il decreto ingiuntivo. Il decreto viene poi notificato al debitore tramite ufficiale giudiziario o posta raccomandata. La notifica contiene l’ordine di pagamento e il termine entro cui il debitore può opporsi.

Se il decreto ingiuntivo è provvisoriamente esecutivo, il creditore può procedere subito con l’esecuzione forzata, come il pignoramento del conto corrente o dello stipendio, senza dover attendere la scadenza dei termini per l’opposizione. Ciò accade, ad esempio, quando il credito è garantito da cambiali, assegni o atti notarili.

Cosa succede se ricevi un decreto ingiuntivo?

Se ricevi un decreto ingiuntivo, hai due possibilità:

  1. Pagare l’importo richiesto entro 40 giorni dalla notifica per evitare ulteriori azioni legali.
  2. Presentare opposizione entro 40 giorni dalla notifica per contestare il credito o le modalità con cui è stato richiesto.

Se il debitore non paga né presenta opposizione entro il termine previsto, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed esecutivo. A questo punto, il creditore può avviare un pignoramento sui beni del debitore, tra cui conto corrente, stipendio, pensione o immobili.

Come evitare conseguenze gravi dopo aver ricevuto un decreto ingiuntivo?

Se ritieni che il decreto sia ingiusto o eccessivo, puoi:

  • Contestarlo presentando opposizione con l’assistenza di un avvocato, provando che il debito è inesistente, già pagato o non dovuto.
  • Tentare una negoziazione con il creditore per rateizzare l’importo o proporre un saldo e stralcio.
  • Accedere alla Legge Salva Debiti (D.Lgs. 14/2019) per bloccare il pignoramento e ristrutturare il debito in modo sostenibile.

Conclusione

Un decreto ingiuntivo è un ordine di pagamento emesso dal giudice su richiesta di un creditore che dimostra l’esistenza di un debito certo. Se non viene opposto entro 40 giorni, diventa esecutivo e può portare al pignoramento dei beni del debitore. Agire tempestivamente con l’aiuto di un professionista è fondamentale per evitare conseguenze gravi e trovare una soluzione per la gestione del debito.

Chi paga le spese legali per il decreto ingiuntivo?

Le spese legali per un decreto ingiuntivo sono generalmente a carico del debitore, a meno che non vi siano motivi validi per contestarle o per ottenere una riduzione. Quando il creditore presenta un ricorso per decreto ingiuntivo, deve anticipare le spese di giudizio, tra cui il contributo unificato, i diritti di cancelleria e l’onorario dell’avvocato. Tuttavia, se il giudice accoglie la richiesta e il decreto ingiuntivo viene notificato al debitore, le spese processuali vengono solitamente addebitate a quest’ultimo, che dovrà rimborsare il creditore oltre al debito principale.

Se il debitore non paga il decreto ingiuntivo e questo diventa esecutivo, le spese legali aumentano con l’avvio dell’esecuzione forzata, che può includere pignoramenti di conti, stipendi, pensioni o beni immobili. In questa fase, il creditore dovrà anticipare ulteriori costi per l’atto di precetto, l’eventuale pignoramento e la procedura di vendita, ma potrà poi rivalersi sul debitore, che sarà obbligato a pagare anche questi importi.

Se il debitore decide di opporsi al decreto ingiuntivo, dovrà sostenere le spese del proprio avvocato e, in caso di rigetto del ricorso, potrebbe essere condannato anche a pagare le spese legali del creditore. Se invece l’opposizione viene accolta, il giudice può annullare il decreto ingiuntivo e condannare il creditore al pagamento delle spese processuali, se ritiene che la richiesta fosse infondata o irregolare.

Se il debitore si trova in difficoltà economica e non può pagare le spese legali, può valutare l’accesso alla Legge Salva Debiti per ristrutturare il debito e bloccare eventuali esecuzioni forzate, evitando di accumulare ulteriori costi giudiziari. In alcuni casi, se il debitore ha un reddito molto basso, può richiedere il patrocinio a spese dello Stato per ottenere assistenza legale gratuita nella fase di opposizione o di negoziazione con il creditore.

In conclusione, le spese legali di un decreto ingiuntivo sono generalmente a carico del debitore, salvo annullamento del provvedimento o accordo tra le parti. Più la procedura si prolunga, più i costi aumentano, quindi è essenziale valutare tempestivamente la possibilità di un pagamento, una rateizzazione o un’opposizione ben fondata per limitare gli oneri aggiuntivi.

Cosa fare se non si può pagare un decreto ingiuntivo? Ci si può opporre o ritardare in qualche modo?

Se non si può pagare un decreto ingiuntivo, esistono diverse strategie per ritardarne l’esecuzione, opporsi alla richiesta del creditore o trovare una soluzione che eviti il pignoramento dei propri beni. Il decreto ingiuntivo è un provvedimento con cui un giudice ordina il pagamento di un debito, su richiesta del creditore, quando quest’ultimo dimostra con documenti validi che esiste un credito certo, liquido ed esigibile. Se il debitore non paga entro i termini previsti, il decreto diventa esecutivo e il creditore può procedere con l’esecuzione forzata, tra cui il pignoramento dello stipendio, del conto corrente, della pensione o degli immobili. Tuttavia, se il debitore non ha la possibilità di pagare, può adottare alcune strategie per ritardare o bloccare l’esecuzione del provvedimento.

La prima possibilità per il debitore è presentare opposizione al decreto ingiuntivo entro 40 giorni dalla notifica. Se si ritiene che il credito richiesto non sia dovuto, sia stato già pagato o sia stato calcolato in modo errato, è possibile contestarlo attraverso un’opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.) o un’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.), a seconda del motivo della contestazione. L’opposizione sospende l’efficacia del decreto ingiuntivo fino alla decisione del giudice, permettendo al debitore di guadagnare tempo e di evitare un’esecuzione immediata. Tuttavia, se il decreto è stato emesso con clausola di provvisoria esecutorietà, il creditore può comunque procedere con l’esecuzione forzata anche se è stata presentata opposizione. In questo caso, il debitore può chiedere al giudice la sospensione dell’esecuzione, dimostrando che esistono gravi motivi per farlo.

Se l’opposizione non è un’opzione praticabile o non viene accolta, il debitore può cercare di raggiungere un accordo con il creditore per una rateizzazione o una riduzione del debito (saldo e stralcio). Molti creditori preferiscono accettare un piano di pagamento concordato piuttosto che avviare una lunga procedura di esecuzione, che può comportare costi aggiuntivi e incertezze sui tempi di recupero del credito. Se si riesce a negoziare una rateizzazione del debito prima che il creditore avvii il pignoramento, si può evitare di subire l’esecuzione forzata e gestire il pagamento in modo più sostenibile.

Se il pignoramento è già stato avviato, il debitore può comunque cercare di limitare i danni e bloccare l’azione esecutiva. Se il creditore ha pignorato il conto corrente o lo stipendio, il debitore può chiedere al giudice la riduzione dell’importo trattenuto se supera i limiti di legge. Ad esempio, lo stipendio può essere pignorato solo per un massimo di un quinto, mentre le pensioni possono essere pignorate solo nella parte eccedente il doppio dell’assegno sociale (circa 1.100 euro nel 2024). Se il pignoramento ha superato questi limiti, è possibile presentare un’opposizione per ottenere la restituzione delle somme indebitamente trattenute.

Se il debitore si trova in una situazione di grave difficoltà economica e non è in grado di pagare il debito, può accedere alla Legge Salva Debiti (D.Lgs. 14/2019) per bloccare l’esecuzione e ottenere una ristrutturazione del debito. Questa legge consente di presentare un piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore o un accordo di composizione della crisi, che permettono di sospendere i pignoramenti e negoziare un piano di rientro sostenibile con il creditore. Se il tribunale approva il piano, il creditore deve rispettarlo e non può più agire autonomamente per il recupero del credito. Se il debito è troppo elevato e il debitore non ha possibilità di pagarlo, può anche richiedere la liquidazione controllata del patrimonio, che consente di estinguere il debito mettendo a disposizione i propri beni. Al termine della procedura, il tribunale può concedere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione definitiva del debito residuo.

Un altro modo per ritardare il pagamento di un decreto ingiuntivo è la richiesta di rateizzazione del debito all’Agenzia delle Entrate Riscossione, se il decreto riguarda tributi non pagati. Se il debitore ottiene la rateizzazione, il pignoramento può essere sospeso fino al completamento del piano di pagamento. Questo consente di evitare la perdita immediata di somme di denaro e di riorganizzare le proprie finanze in modo più sostenibile.

Se il decreto ingiuntivo riguarda un immobile di proprietà del debitore, il creditore può avviare un pignoramento immobiliare e mettere la casa all’asta. In questo caso, il debitore può cercare di salvare la casa opponendosi al pignoramento per vizi procedurali, chiedendo una ristrutturazione del debito o accedendo alla Legge Salva Debiti. Se il pignoramento riguarda la prima casa e il creditore è l’Agenzia delle Entrate Riscossione, il pignoramento non è consentito se l’immobile è l’unica abitazione del debitore e il debito non supera i 120.000 euro.

In conclusione, se non si può pagare un decreto ingiuntivo, esistono diverse opzioni per ritardarne l’esecuzione o bloccare il pignoramento. Presentare opposizione, negoziare con il creditore, chiedere la rateizzazione o accedere alla Legge Salva Debiti sono tutte strategie valide per gestire il debito e proteggere il proprio patrimonio. Agire rapidamente è fondamentale per evitare che il decreto diventi definitivo e per trovare una soluzione sostenibile prima che il creditore avvii un’azione esecutiva.

La legge salva debiti agisce anche in caso di decreto ingiuntivo e può salvarmi davvero dai debiti oppure no?

La Legge Salva Debiti, ovvero il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019), può intervenire anche in caso di decreto ingiuntivo e offrire una soluzione concreta per evitare il pignoramento e la vendita forzata dei beni. Questo strumento è stato introdotto per aiutare chi si trova in una condizione di sovraindebitamento, ovvero quando il debito accumulato supera la capacità di rimborso del debitore. Se il decreto ingiuntivo è già stato notificato o se il debitore sta subendo una procedura esecutiva, la Legge Salva Debiti permette di riorganizzare il debito, ottenere la sospensione delle azioni esecutive e, in alcuni casi, la cancellazione definitiva del debito residuo.

Quando si riceve un decreto ingiuntivo e non si è in grado di pagarlo, la prima conseguenza è che il creditore può procedere con il pignoramento dello stipendio, della pensione, del conto corrente o degli immobili del debitore. Se il decreto non viene opposto entro 40 giorni dalla notifica, diventa esecutivo e il creditore può attivare la procedura di esecuzione forzata. La Legge Salva Debiti può intervenire in questa fase per bloccare l’azione del creditore e proporre una soluzione alternativa al pagamento immediato del debito.

Esistono tre procedure principali previste dalla Legge Salva Debiti che possono salvare un debitore da un decreto ingiuntivo e dalle relative azioni esecutive:

  1. Piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore:
    • Permette al debitore di presentare un piano di rientro sostenibile, basato sulle sue reali capacità economiche.
    • Se il giudice approva il piano, il pignoramento viene sospeso e il creditore è obbligato a rispettare il nuovo accordo.
    • Il debitore può ottenere la riduzione dell’importo dovuto e una dilazione dei pagamenti nel tempo.
  2. Accordo di composizione della crisi:
    • Consente di negoziare direttamente con i creditori un piano di pagamento più equo e sostenibile.
    • Se i creditori accettano la proposta e il tribunale omologa l’accordo, il pignoramento viene cancellato e il debitore può pagare in modo dilazionato senza perdere i propri beni.
  3. Liquidazione controllata del patrimonio ed esdebitazione:
    • Se il debito è troppo elevato e il debitore non ha la possibilità di pagarlo neanche con un piano di ristrutturazione, può accedere alla liquidazione controllata del patrimonio.
    • In questo caso, alcuni beni possono essere messi a disposizione per il pagamento del debito, ma il debitore ottiene un vantaggio fondamentale: al termine della procedura, il tribunale può concedere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione definitiva dei debiti residui.
    • Se il giudice riconosce che il debitore non ha beni sufficienti o che la vendita non coprirebbe il debito, il tribunale può cancellare interamente l’obbligo di pagamento.

Se il decreto ingiuntivo ha già portato al pignoramento dello stipendio, della pensione o del conto corrente, la Legge Salva Debiti può intervenire per ridurre o bloccare la trattenuta. La legge prevede che lo stipendio possa essere pignorato fino a un massimo di un quinto del netto percepito, mentre le pensioni possono essere pignorate solo nella parte eccedente il doppio dell’assegno sociale (circa 1.100 euro nel 2024). Se il debitore dimostra che la trattenuta è insostenibile o che compromette la sua capacità di mantenimento, il giudice può ridurre la quota pignorata o sospendere il pignoramento.

Se il decreto ingiuntivo riguarda un immobile e il creditore ha avviato un pignoramento immobiliare, la Legge Salva Debiti può bloccare la vendita all’asta. Se il debitore dimostra che l’immobile è la sua unica abitazione e che può pagare il debito attraverso un piano di ristrutturazione, il tribunale può ordinare la sospensione dell’esecuzione. Se il creditore è l’Agenzia delle Entrate Riscossione, la legge vieta il pignoramento della prima casa se il debito non supera i 120.000 euro.

Per accedere alla Legge Salva Debiti e salvare il proprio patrimonio da un decreto ingiuntivo, il debitore deve presentare la richiesta al tribunale con l’aiuto di un avvocato esperto o di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC). Il giudice esamina la situazione economica e patrimoniale del debitore e, se ritiene che ci siano i requisiti per accedere alla procedura, ordina la sospensione delle esecuzioni in corso. Una volta che il piano di ristrutturazione o l’accordo di composizione della crisi viene approvato, i creditori devono rispettarlo e non possono più procedere con il recupero forzato del credito.

Se il debitore non ha alcun patrimonio o possibilità di pagamento, può ottenere la liquidazione controllata con esdebitazione, che consente di chiudere definitivamente il debito senza subire più azioni di recupero crediti. Questa soluzione è particolarmente utile per chi si trova in una situazione di grave crisi finanziaria e ha bisogno di una ripartenza senza il peso di debiti insostenibili.

In conclusione, la Legge Salva Debiti è uno strumento efficace che può aiutare chi riceve un decreto ingiuntivo a evitare il pignoramento e riorganizzare il debito in modo più sostenibile. Attraverso le procedure di ristrutturazione del debito o di esdebitazione, il debitore può ottenere la sospensione dell’esecuzione, la riduzione dell’importo dovuto e, in alcuni casi, la cancellazione definitiva del debito. Agire rapidamente è fondamentale per evitare che il decreto ingiuntivo diventi definitivo e porti alla perdita dei beni. Con il supporto di un avvocato specializzato, è possibile accedere a queste tutele e proteggere il proprio patrimonio.

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