Pignoramento Presso Terzi Insufficiente: Cosa Succede E Come Tutelarsi

Quando il creditore ottiene un’ordinanza di pignoramento presso terzi, si aspetta di recuperare il proprio credito attraverso le somme dovute al debitore da soggetti terzi, come datori di lavoro, banche o clienti. Ma cosa succede quando l’importo pignorato si rivela insufficiente? Questo scenario, sempre più frequente, apre a numerose problematiche giuridiche e pratiche che il debitore e il creditore devono affrontare. Inoltre, questa situazione può essere aggravata dalla difficoltà nel reperire ulteriori risorse da parte del debitore o dalla presenza di altri creditori che avanzano diritti concorrenti sulle stesse somme.

Il pignoramento presso terzi rappresenta una delle procedure esecutive più utilizzate per il recupero crediti, grazie alla sua efficacia nel vincolare somme di denaro giacenti presso istituti bancari o crediti vantati dal debitore nei confronti di soggetti terzi. Tuttavia, la realtà dei fatti dimostra che non sempre questa misura garantisce il soddisfacimento del credito nella sua interezza. Vi sono molteplici motivazioni per cui ciò accade, tra cui la presenza di altri pignoramenti pregressi, l’esistenza di contratti tra il debitore e il terzo che limitano la disponibilità di somme immediatamente esigibili e, in alcuni casi, la mancata collaborazione del terzo nel rispondere all’ordinanza di pignoramento.

Cosa accade quando il pignoramento non copre l’intero importo dovuto? Quali strumenti sono a disposizione del creditore per ottenere il saldo? E il debitore come può tutelarsi? È fondamentale comprendere quali siano le strategie legali adottabili per evitare di rimanere in una situazione di stallo in cui né il creditore riesce a ottenere il suo credito, né il debitore trova una soluzione per riorganizzare le proprie finanze.

In questo articolo analizzeremo dettagliatamente gli effetti di un pignoramento presso terzi insufficiente, le azioni possibili per entrambe le parti coinvolte e le alternative giuridiche previste dalla normativa vigente. Verranno esaminati i principali riferimenti normativi, tra cui il Codice di Procedura Civile (artt. 543 e ss.), il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) e la Legge n. 3/2012 sul sovraindebitamento, fornendo anche esempi pratici per comprendere meglio le implicazioni.

La tutela del debitore e del creditore passa attraverso una corretta conoscenza della normativa e l’adozione di strategie legali adeguate. Il pignoramento presso terzi insufficiente non significa necessariamente l’impossibilità di recuperare il credito o l’assenza di soluzioni per il debitore. Esistono rimedi, opposizioni e strumenti giuridici che possono fare la differenza. Spesso, è necessario intraprendere azioni complementari, come l’individuazione di altri beni pignorabili, la ricerca di soluzioni transattive con il debitore o l’accesso a procedure di composizione della crisi che permettano di affrontare la problematica in modo strutturato.

Vediamo nel dettaglio quali sono le domande più comuni e le risposte a queste problematiche, attraverso una disamina approfondita della normativa, dei casi pratici e delle possibili soluzioni adottabili in sede giudiziale ed extragiudiziale.

Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati nel difenderti dai pignoramenti.

Pignoramento Presso Terzi Insufficiente: Cosa Succede Nei Dettagli

Pignoramento presso terzi insufficiente: cosa succede nei dettagli

Il pignoramento presso terzi è una procedura con cui un creditore, avendo ottenuto un titolo esecutivo, può recuperare il proprio credito bloccando somme o beni che il debitore ha presso terzi, come banche, datori di lavoro o altri soggetti che detengono denaro o crediti per conto del debitore.

Tuttavia, cosa succede se il pignoramento presso terzi non è sufficiente a coprire l’intero debito? Vediamo nei dettagli quali sono gli scenari possibili e le conseguenze per il debitore.

📌 1. Cosa significa “pignoramento presso terzi insufficiente”?

Un pignoramento presso terzi è insufficiente quando le somme o i crediti bloccati non bastano a coprire l’intero debito che il creditore sta cercando di recuperare.

Esempi comuni di insufficienza:

  • Pignoramento del conto corrente con saldo troppo basso: il creditore trova solo una parte dell’importo dovuto.
  • Pignoramento dello stipendio: il prelievo mensile del 20% dello stipendio netto è troppo lento e non permette di saldare il debito in tempi brevi.
  • Pignoramento della pensione: la trattenuta sulla pensione è limitata e il recupero del debito richiede molto tempo.
  • Pignoramento di crediti vantati dal debitore verso altre aziende: se il debitore ha crediti in sospeso, ma questi non vengono incassati, il pignoramento non porta a risultati immediati.

📌 Se il creditore non riesce a recuperare l’intera somma, può adottare nuove strategie per recuperare il debito.

📌 2. Cosa può fare il creditore se il pignoramento è insufficiente?

Se il pignoramento presso terzi non copre il debito, il creditore può:

🔹 1. Attendere nuovi accrediti sul conto o aumenti di stipendio

  • Se il pignoramento riguarda un conto corrente, il creditore può attendere nuovi accrediti (es. stipendio, bonifici futuri).
  • Se lo stipendio o la pensione aumentano, anche l’importo trattenuto potrebbe aumentare.

🔹 2. Pignorare altri beni del debitore

  • Se il pignoramento presso terzi è insufficiente, il creditore può chiedere un nuovo pignoramento su altri beni, come immobili, auto o oggetti di valore.

🔹 3. Pignorare presso un altro terzo

  • Se il creditore ha già pignorato il conto corrente ma i fondi sono insufficienti, può provare a pignorare lo stipendio o i crediti che il debitore ha verso altri soggetti.

🔹 4. Chiedere il fallimento del debitore (se è un imprenditore o un professionista)

  • Se il debito è molto alto e il debitore è un imprenditore, il creditore può chiedere il fallimento, con conseguente liquidazione di tutti i beni disponibili.

📌 Il creditore può quindi continuare l’azione esecutiva finché il debito non viene saldato completamente.

📌 3. Il pignoramento si annulla se il credito non viene soddisfatto?

No, il pignoramento non si annulla automaticamente se la somma bloccata è insufficiente.

Cosa succede se il pignoramento non copre il debito?

  • Il pignoramento sul conto corrente resta attivo: se il saldo è basso, ma in futuro arrivano nuove somme, queste potranno essere prelevate.
  • Se il pignoramento riguarda stipendio o pensione, continuerà con trattenute mensili fino alla copertura totale del debito.
  • Il creditore può avviare un nuovo pignoramento su altri beni se il primo non è stato sufficiente.

📌 Il debitore rimane obbligato a pagare l’importo residuo, anche se il primo pignoramento non è stato sufficiente.

📌 4. Come può difendersi il debitore?

Se il pignoramento presso terzi è insufficiente ma il debitore non ha altre risorse, ci sono alcune strategie per limitare i danni.

🔹 1. Opposizione al pignoramento (se ci sono irregolarità)

Se il pignoramento è stato fatto in modo errato, puoi presentare opposizione per chiederne la modifica o l’annullamento.

Motivi validi per l’opposizione:

  • Importo pignorato errato o superiore ai limiti di legge.
  • Debito già prescritto o già pagato.
  • Vizi di notifica nell’atto di pignoramento.

💡 Come fare?

  • Presentare opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.) o opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.) in tribunale.

📌 Se l’opposizione è accolta, il giudice può ridurre o annullare il pignoramento.

🔹 2. Chiedere una riduzione della quota pignorata

Se il pignoramento riguarda lo stipendio o la pensione, puoi chiedere al giudice di ridurre la trattenuta mensile.

Quando è possibile chiedere la riduzione?

  • Se il pignoramento sta creando gravi difficoltà economiche.
  • Se hai altri debiti o spese essenziali (es. affitto, spese mediche, mantenimento figli).

💡 Come fare?

  • Presentare un’istanza al giudice dell’esecuzione, dimostrando la difficoltà economica.

📌 Il giudice può ridurre la quota pignorata per garantire la sopravvivenza del debitore.

🔹 3. Trovare un accordo con il creditore

Se il pignoramento è insufficiente e non hai altri beni, puoi provare a negoziare un accordo per la chiusura del debito.

Soluzioni possibili:

  • Saldo e stralcio: paghi una parte del debito e il creditore rinuncia al resto.
  • Rateizzazione: ottieni un piano di pagamento sostenibile.

💡 Come fare?

  • Contattare il creditore e proporre un accordo scritto.
  • Se l’accordo viene formalizzato in tribunale, il pignoramento può essere revocato.

📌 Se il creditore accetta l’accordo, il pignoramento viene annullato.

🔹 4. Usare la Legge sul Sovraindebitamento per bloccare il pignoramento

Se hai troppi debiti e non riesci a pagarli, puoi accedere alla Legge sul Sovraindebitamento (Legge Salva Debiti, D.Lgs. 14/2019) per bloccare tutte le esecuzioni forzate.

⚖️ Vantaggi della Legge sul Sovraindebitamento:

  • Blocca immediatamente tutte le azioni esecutive.
  • Permette di ristrutturare il debito e pagarlo in base alle proprie possibilità.
  • In alcuni casi, consente la cancellazione totale dei debiti residui.

📌 Se il tribunale approva la procedura, il pignoramento viene sospeso.

In conclusione

Se un pignoramento presso terzi è insufficiente, il creditore può cercare altre vie per recuperare il debito, come nuovi pignoramenti o il blocco di futuri accrediti.

📌 Il debitore può difendersi facendo opposizione, chiedendo una riduzione della quota pignorata, trovando un accordo con il creditore o accedendo alla Legge sul Sovraindebitamento.

⚠️ Agire tempestivamente è fondamentale per evitare ulteriori azioni esecutive.

Perché un pignoramento presso terzi può essere insufficiente?

Un pignoramento presso terzi può risultare insufficiente per diversi motivi: il terzo pignorato potrebbe non detenere somme o crediti adeguati, il debitore potrebbe aver già subito altre esecuzioni o le somme pignorate potrebbero essere vincolate da privilegi e precedenze. Inoltre, la disponibilità delle somme può essere ridotta da vincoli contrattuali, contenziosi in corso o anche da disposizioni normative che tutelano determinati creditori. L’ordine dei creditori e la natura del credito influenzano direttamente l’effettivo soddisfacimento del pignoramento.

Un caso comune è quello di un debitore con più pignoramenti in corso sul proprio stipendio: il limite massimo pignorabile è stabilito dall’art. 545 c.p.c., il quale prevede che la quota mensile pignorabile non possa eccedere il quinto dello stipendio netto, salvo particolari eccezioni come i crediti alimentari. Se il primo creditore ha già esaurito la quota disponibile, il secondo non potrà ottenere alcuna somma fino all’estinzione del primo pignoramento. Tuttavia, se il debitore percepisce più redditi da fonti diverse, è possibile che altri creditori possano ottenere il soddisfacimento del proprio credito tramite ulteriori azioni esecutive.

Un altro aspetto da considerare riguarda il pignoramento dei conti correnti bancari. Se il saldo disponibile sul conto al momento della notifica del pignoramento è insufficiente, il creditore non riuscirà a ottenere il recupero dell’intero importo richiesto. Le banche, inoltre, devono rispettare le soglie di impignorabilità previste per i depositi di natura assistenziale e previdenziale, rendendo ulteriormente complesso il processo esecutivo.

Esempio: un dipendente con uno stipendio netto di 2.000 euro subisce un primo pignoramento di 400 euro mensili per un debito bancario. Se un secondo creditore tenta un altro pignoramento, non potrà ricevere alcuna somma finché il primo pignoramento non sarà esaurito. Tuttavia, se il debitore riceve anche un compenso da lavoro autonomo, il creditore potrebbe tentare un’azione su queste entrate aggiuntive, salvo limiti di legge.

Esempio: un dipendente con uno stipendio netto di 2.000 euro subisce un primo pignoramento di 400 euro mensili per un debito bancario. Se un secondo creditore tenta un altro pignoramento, non potrà ricevere alcuna somma finché il primo pignoramento non sarà esaurito.

Cosa può fare il creditore se il pignoramento è insufficiente?

Il creditore, di fronte a un pignoramento insufficiente, ha diverse opzioni:

  • Può procedere con ulteriori pignoramenti presso altri terzi se il debitore ha altri crediti o rapporti bancari attivi. Questo significa che il creditore può verificare l’esistenza di conti correnti presso istituti di credito differenti, chiedendo informazioni tramite indagini patrimoniali. Inoltre, può esaminare se il debitore vanta crediti nei confronti di clienti o fornitori, e in tal caso agire con nuovi pignoramenti presso quei soggetti. Un’opzione ulteriore è rappresentata dal pignoramento di somme spettanti a titolo di rimborsi fiscali o indennità di varia natura, qualora il debitore sia destinatario di pagamenti futuri da parte di enti pubblici o privati. Infine, il creditore può anche procedere con un’istanza per accertare l’esistenza di eventuali titoli finanziari, obbligazioni o fondi di investimento intestati al debitore, al fine di ottenere il recupero della somma dovuta.
  • Può chiedere l’intervento del giudice per ottenere la rateizzazione forzata del debito, presentando un’istanza di conversione del pignoramento, ai sensi dell’art. 495 c.p.c. Questa richiesta può essere utile quando il debitore dimostra di non poter saldare immediatamente il debito, ma di essere in grado di farlo mediante un pagamento dilazionato. In tal caso, il giudice può autorizzare un piano di rateizzazione che consenta di ripartire l’importo dovuto in più soluzioni, riducendo l’impatto economico sull’esecutato e garantendo comunque al creditore un recupero graduale della somma. Tale soluzione si rivela particolarmente utile nei casi di sovraindebitamento, poiché permette di evitare il blocco totale delle risorse finanziarie del debitore e consente una gestione più sostenibile del debito, evitando il rischio di ulteriori azioni esecutive.
  • Può convertire il pignoramento presso terzi in un pignoramento immobiliare o mobiliare se vi sono beni disponibili. Questa operazione consente al creditore di soddisfarsi su beni di valore più elevato rispetto alle somme liquide detenute da terzi, aumentando così le possibilità di recupero del credito. Il pignoramento immobiliare viene eseguito attraverso la trascrizione del provvedimento giudiziario nei registri immobiliari, con successiva vendita coattiva del bene in sede d’asta. Per procedere, il creditore deve ottenere un titolo esecutivo valido e notificare l’atto di pignoramento al debitore, oltre a iscrivere il pignoramento nei registri pertinenti.

Nel caso del pignoramento mobiliare, il creditore può agire su beni come autoveicoli, macchinari o altri beni di valore appartenenti al debitore, con il supporto dell’ufficiale giudiziario. In questa ipotesi, il bene pignorato viene messo all’asta, e il ricavato della vendita viene utilizzato per soddisfare il credito. Se il valore del bene pignorato è superiore al debito, l’eventuale eccedenza viene restituita al debitore.

Esempio: un creditore che non ha ottenuto il recupero totale del proprio credito tramite pignoramento presso terzi può agire su un immobile di proprietà del debitore, avviando un pignoramento immobiliare. Il bene sarà quindi sottoposto a vendita forzata e il ricavato destinato a soddisfare il debito.

Un’alternativa praticabile è rappresentata dall’azione revocatoria ex art. 2901 c.c., qualora il debitore abbia compiuto atti dispositivi per sottrarre beni alla garanzia del creditore.

Come può difendersi il debitore da un pignoramento in atto? Tutte le strategie spiegate

Un debitore che subisce un pignoramento ha diverse strategie per difendersi, ridurre l’impatto dell’azione esecutiva e, in alcuni casi, bloccarla completamente. Il pignoramento è un atto attraverso il quale un creditore, munito di titolo esecutivo, procede al recupero forzato delle somme dovute attraverso il sequestro di beni, conti correnti, stipendi o immobili del debitore. Tuttavia, esistono diversi strumenti legali per opporsi e limitare le conseguenze dell’esecuzione forzata.

1. Opposizione al pignoramento: contestare l’azione esecutiva

Se il pignoramento è ingiusto o irregolare, il debitore può presentare un’opposizione al giudice per bloccare l’azione esecutiva. Esistono due tipi principali di opposizione:

  • Opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.) → Si utilizza quando il debitore vuole contestare il diritto del creditore di procedere con il pignoramento. Questa opposizione è valida se:
    • Il debito è già stato pagato o non è più dovuto.
    • Il credito è prescritto e il creditore non ha interrotto i termini della prescrizione.
    • Il titolo esecutivo è nullo o viziato (ad esempio, un decreto ingiuntivo non correttamente notificato).
  • Opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.) → Si basa su errori procedurali o vizi formali del pignoramento. Ad esempio:
    • L’atto è stato notificato senza rispettare le tempistiche previste dalla legge.
    • Il creditore ha eseguito il pignoramento su somme impignorabili (ad esempio, pensione sotto la soglia di impignorabilità).
    • Il pignoramento è stato eseguito su un conto cointestato senza che il creditore abbia verificato la reale proprietà delle somme.

2. Richiedere la riduzione del pignoramento

Se il pignoramento è eccessivo rispetto all’importo dovuto, il debitore può chiedere al giudice una riduzione della quota pignorata. Questo vale per:

  • Pignoramento dello stipendio → Se il pignoramento è superiore al quinto consentito dalla legge o se ci sono più creditori che pignorano contemporaneamente.
  • Pignoramento del conto corrente → Se l’importo bloccato è superiore al debito effettivo o se colpisce somme protette.
  • Pignoramento immobiliare → Se il valore del bene pignorato è eccessivo rispetto al debito e il debitore può dimostrare la sproporzione.

3. Dimostrare che il pignoramento riguarda somme impignorabili

Alcune somme non possono essere pignorate o lo sono solo parzialmente. Se il pignoramento riguarda fondi protetti, il debitore può presentare un’istanza al giudice per sbloccare le somme. Le principali somme impignorabili sono:

  • Stipendi e pensioni accreditati su conto corrente, fino a tre volte l’assegno sociale (circa 1.600 euro nel 2024).
  • Indennità di disoccupazione, assegni familiari, sussidi sociali, che non possono essere pignorati.
  • TFR (Trattamento di Fine Rapporto), se non è già stato accreditato su un conto corrente.

4. Richiedere la conversione del pignoramento

Il debitore può sostituire il pignoramento con un pagamento rateizzato, evitando il blocco dei beni. L’articolo 495 del Codice di Procedura Civile consente al debitore di chiedere al giudice di convertire il pignoramento pagando il debito in più rate. Per ottenere la conversione, il debitore deve versare un acconto pari almeno a un sesto del debito e il resto in rate stabilite dal tribunale.

5. Tentare un accordo con il creditore (Saldo e Stralcio o Rateizzazione)

Se il debitore non ha possibilità di impugnare il pignoramento, può cercare di trovare un accordo con il creditore per ridurre l’importo dovuto o ottenere una dilazione del pagamento. Le soluzioni più comuni sono:

  • Saldo e stralcio → Il creditore accetta una somma inferiore rispetto al debito totale in cambio di un pagamento immediato.
  • Rateizzazione del debito → Il debitore propone un piano di pagamento che permette di saldare il debito in modo sostenibile.

6. Se il pignoramento riguarda debiti fiscali: richiedere la rateizzazione

Se il pignoramento è stato avviato dall’Agenzia delle Entrate Riscossione, il debitore può richiedere la rateizzazione del debito fiscale.

  • Se la rateizzazione viene accettata, l’Agenzia delle Entrate può sospendere il pignoramento e sbloccare le somme.
  • La rateizzazione è possibile per debiti fino a 120 rate mensili in casi di difficoltà economica dimostrata.

7. Accedere alla Legge Salva Debiti (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza)

Se il debitore si trova in una situazione di grave difficoltà economica, può ricorrere alle procedure di sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi d’Impresa. Questo permette di bloccare immediatamente tutte le azioni esecutive in corso, inclusi i pignoramenti.

Le opzioni disponibili sono:

  • Piano del consumatore → Se il debitore è una persona fisica con debiti privati, può proporre un piano di ristrutturazione che blocca il pignoramento e stabilisce un pagamento sostenibile.
  • Accordo di composizione della crisi → Per piccoli imprenditori, autonomi e professionisti, consente di negoziare con i creditori una soluzione vantaggiosa.
  • Liquidazione controllata → Se il debitore non ha possibilità di pagare, può chiedere la liquidazione dei beni con la possibilità di ottenere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione dei debiti residui.

8. Difendersi dal pignoramento di un immobile: verificare le tutele sulla prima casa

Se il pignoramento riguarda un immobile, il debitore deve verificare se la legge prevede tutele per la prima casa.

  • L’Agenzia delle Entrate Riscossione non può pignorare la prima casa se è l’unico immobile di proprietà e il debitore vi risiede.
  • Se il pignoramento riguarda un immobile con valore molto superiore al debito, il debitore può chiedere al giudice una riduzione dell’azione esecutiva.
  • Se l’immobile è stato pignorato e messo all’asta, il debitore può ancora trovare un accordo con il creditore per evitare la vendita forzata.

In conclusione, il debitore può difendersi dal pignoramento con diverse strategie, a seconda della sua situazione finanziaria e delle irregolarità presenti nell’azione esecutiva. L’opposizione legale, la riduzione delle somme pignorate, la rateizzazione del debito e l’accesso alle procedure di sovraindebitamento sono tutti strumenti che possono permettere di evitare il completo blocco delle risorse economiche. È fondamentale agire rapidamente, con il supporto di un avvocato esperto, per valutare la soluzione più efficace e tutelare il proprio patrimonio.

Sei sotto scacco di un pignoramento presso terzi? Ecco come ti può aiutare Studio Monardo, gli avvocati esperti in opposizione a pignoramenti presso terzi e cancellazione debiti

L’Avvocato Monardo coordina un team di avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nel settore del diritto bancario e tributario. Specializzato nelle procedure esecutive e nelle soluzioni per il recupero crediti e la tutela del debitore, offre assistenza qualificata nelle seguenti aree:

  • Pignoramenti presso terzi, mobiliari e immobiliari, con un’analisi approfondita delle strategie legali più efficaci per garantire il recupero del credito in tempi ragionevoli. Il pignoramento presso terzi permette di aggredire crediti vantati dal debitore nei confronti di soggetti terzi, come datori di lavoro, clienti o istituti bancari, mentre il pignoramento mobiliare consente di espropriare beni mobili di valore, tra cui veicoli, attrezzature e altri beni materiali che possono essere messi all’asta. Il pignoramento immobiliare, invece, rappresenta la forma più incisiva di esecuzione, consentendo la vendita forzata di immobili per il soddisfacimento del credito. L’Avvocato Monardo fornisce assistenza su tutte queste procedure, garantendo un approccio strategico per massimizzare l’efficacia delle azioni esecutive e, al contempo, per tutelare il debitore da eventuali abusi procedurali o eccessi di esecuzione.
  • Strategie di tutela per debitori e creditori nelle esecuzioni forzate, con un focus dettagliato sulle azioni difensive e offensive a disposizione di entrambe le parti. Per i creditori, vengono analizzati gli strumenti più efficaci per garantire il recupero del credito, tra cui l’individuazione di beni alternativi da pignorare, l’intervento in procedure già in corso e l’utilizzo delle azioni revocatorie per contrastare operazioni elusive da parte del debitore. Per i debitori, invece, si approfondiscono le soluzioni di opposizione all’esecuzione, le possibilità di ristrutturazione del debito e le strategie per negoziare con i creditori evitando il rischio di aggressione patrimoniale totale. Inoltre, viene fornito un supporto nella gestione della crisi finanziaria attraverso strumenti specifici previsti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, offrendo un quadro completo per affrontare al meglio le esecuzioni forzate.
  • Gestione della crisi da sovraindebitamento ai sensi della Legge n. 3/2012, con un approfondimento sulle soluzioni legali disponibili per soggetti che si trovano in una situazione di difficoltà economica non reversibile. La normativa consente a privati e piccole imprese di accedere a strumenti di ristrutturazione e liquidazione del debito, evitando il rischio di azioni esecutive e consentendo una ripartenza finanziaria. Le procedure previste includono il piano del consumatore, l’accordo di ristrutturazione e la liquidazione controllata, ciascuna con specifiche caratteristiche e requisiti. L’Avvocato Monardo assiste nella predisposizione della documentazione necessaria, nell’interazione con l’OCC (Organismo di Composizione della Crisi) e nella gestione delle trattative con i creditori, con l’obiettivo di individuare la soluzione più adatta per ottenere la liberazione dal peso dei debiti e la stabilità economica.
  • Procedure di composizione della crisi e esdebitazione ai sensi del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, con un focus specifico sulle modalità di accesso a questi strumenti e sulle implicazioni per debitori e creditori. Le procedure di composizione della crisi consentono a soggetti sovraindebitati di evitare l’esposizione a procedure esecutive aggressive e di ristrutturare il proprio debito in modo sostenibile. Tra le principali opzioni vi sono il concordato minore, che permette al debitore di proporre un piano di rientro ai creditori con l’omologazione del tribunale, e il piano di ristrutturazione dei debiti, che offre soluzioni personalizzate per chi intende mantenere la continuità aziendale o lavorativa. L’esdebitazione, invece, rappresenta l’ultima risorsa per chi non dispone di alcuna possibilità di ripagare i debiti, garantendo la cancellazione degli stessi previa verifica delle condizioni di legge. L’Avvocato Monardo fornisce assistenza in tutte le fasi di queste procedure, dalla predisposizione della documentazione necessaria alla gestione delle trattative con i creditori, fino alla rappresentanza in sede giudiziaria per l’ottenimento dell’omologazione del piano.

L’Avvocato Monardo è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi), fornendo un supporto efficace per chi si trova in difficoltà finanziarie o deve affrontare un recupero crediti complesso. Grazie alla sua esperienza nel diritto bancario e tributario, assiste privati e imprese nel gestire situazioni di sovraindebitamento, identificando le soluzioni legali più adeguate per risolvere le criticità finanziarie. Oltre alla consulenza per la ristrutturazione del debito e le procedure di composizione della crisi, offre rappresentanza legale in sede giudiziaria e assistenza nella negoziazione con i creditori, garantendo una gestione strategica delle problematiche economiche. Il suo approccio personalizzato e la rete di professionisti qualificati con cui collabora permettono di affrontare con efficacia anche i casi più complessi, fornendo strumenti concreti per il superamento delle difficoltà finanziarie e il ripristino della stabilità economica.

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