Come Non Pagare Un Atto Di Precetto? è Possibile?

Ricevere un atto di precetto è un’esperienza che può generare ansia e preoccupazione. Questo documento, infatti, rappresenta l’ultimo avviso formale prima dell’esecuzione forzata di un credito. Ma è davvero inevitabile pagarlo? Esistono strumenti legali che permettono di opporsi, contestarlo o addirittura annullarlo?

Molti debitori si trovano in difficoltà economiche e vedono l’atto di precetto come un ostacolo insormontabile. Tuttavia, il sistema giuridico italiano offre diverse soluzioni per evitare di doverlo saldare immediatamente o addirittura per annullarlo del tutto. Dalla contestazione della validità del titolo esecutivo fino all’opposizione per vizi formali, passando per l’istituto del sovraindebitamento, esistono molteplici strategie legali che possono essere messe in campo.

Per prima cosa, è fondamentale comprendere la natura dell’atto di precetto e verificare che sia stato notificato in modo corretto. Spesso, infatti, errori procedurali o formali possono portare alla sua nullità o inefficacia. Una notifica errata, la mancanza di un elemento essenziale o un vizio nel titolo esecutivo possono rendere il precetto contestabile.

Un’altra strategia è quella di verificare la legittimità del credito. Non tutti i crediti vantati dai creditori sono realmente dovuti. Clausole abusive, tassi usurari o irregolarità contrattuali possono compromettere la validità della richiesta di pagamento.

Inoltre, la tempistica gioca un ruolo fondamentale. Reagire tempestivamente all’atto di precetto può fare la differenza tra l’obbligo di pagare e la possibilità di annullare il procedimento. Il debitore ha infatti un termine preciso per presentare opposizione e, in caso di difficoltà economica, può anche valutare strumenti di tutela come il sovraindebitamento o la richiesta di rateizzazione del debito.

In questo articolo vedremo come agire in caso di notifica di un precetto, quali sono i principali motivi di opposizione e quali strumenti possono essere adottati per non dover pagare. L’importante è non farsi prendere dal panico e agire tempestivamente, affidandosi a professionisti esperti che possano guidare nella scelta della strategia più adatta.

La normativa vigente prevede diverse vie d’uscita che analizzeremo nel dettaglio, con esempi concreti e riferimenti alla giurisprudenza più recente. Perché pagare un atto di precetto se esistono soluzioni per evitarlo?

Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati nel difenderti dagli atti di precetto

Si può non pagare un atto di precetto? Quando e Come?

L’atto di precetto è un’intimazione formale di pagamento con cui un creditore, sulla base di un titolo esecutivo (come un decreto ingiuntivo, una sentenza di condanna, un assegno o una cartella esattoriale), ordina al debitore di pagare una somma dovuta entro 10 giorni, pena l’avvio del pignoramento.

Ma è possibile non pagare un atto di precetto ed evitare comunque il pignoramento? Sì, in alcuni casi si può contestare o sospendere l’esecuzione. Vediamo quando e come farlo.

📌 1. Quando si può non pagare un atto di precetto?

Esistono alcune situazioni in cui il debitore non è obbligato a pagare immediatamente o può bloccare il precetto con un’azione legale.

Casi in cui si può non pagare l’atto di precetto:

  • Se il debito è prescritto (es. multe dopo 5 anni, cartelle esattoriali dopo 10 anni).
  • Se il precetto presenta errori formali o vizi di notifica.
  • Se il titolo esecutivo non è stato notificato correttamente.
  • Se il debito è già stato pagato.
  • Se l’importo richiesto è errato o gonfiato.
  • Se si avvia una procedura di sovraindebitamento per bloccare tutte le azioni esecutive.

📌 In questi casi, il debitore può non pagare e contestare il precetto per evitare il pignoramento.

📌 2. Opporsi al precetto per non pagare legalmente

Se ritieni che il precetto sia ingiusto o illegittimo, puoi presentare opposizione in tribunale per chiederne l’annullamento o la sospensione.

Motivo di opposizioneTipo di opposizioneTermine per presentarla
Errori formali nel precetto (importo errato, titolo esecutivo mancante, dati errati)Opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.)Entro 20 giorni
Debito prescritto o già pagatoOpposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.)Entro 40 giorni
Mancata notifica del titolo esecutivo prima del precettoOpposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.)Entro 40 giorni
Eccessiva onerosità del pignoramentoOpposizione per riduzione dell’esecuzioneEntro 40 giorni

💡 Come presentare opposizione?

  • Depositare un ricorso scritto con l’aiuto di un avvocato.
  • Presentarlo presso il tribunale competente (civile, tributario o del lavoro, a seconda del debito).
  • Chiedere la sospensione dell’esecuzione, se il pignoramento è imminente.

📌 Se il giudice accoglie l’opposizione, il precetto viene annullato o modificato e il pignoramento bloccato.

📌 3. Chiedere la sospensione del precetto per non pagare subito

Se il precetto è stato notificato e il creditore sta per avviare il pignoramento, puoi chiedere al giudice di sospendere temporaneamente l’esecuzione per evitare il blocco di stipendio, conto corrente o beni.

Quando puoi richiedere la sospensione?

  • Se hai presentato un’opposizione e il giudice deve ancora decidere.
  • Se il pignoramento potrebbe compromettere la tua sopravvivenza economica.
  • Se hai avviato una trattativa con il creditore per trovare un accordo di pagamento.

💡 Come richiedere la sospensione?

  • Presentare un’istanza urgente al tribunale, allegando documenti che dimostrano la necessità di sospendere l’esecuzione.
  • Se il giudice accoglie la richiesta, il creditore non potrà procedere con il pignoramento fino alla decisione finale.

📌 Se la sospensione viene concessa, il debitore può non pagare fino alla decisione definitiva del tribunale.

📌 4. Non pagare un atto di precetto trovando un accordo con il creditore

Se il precetto è valido ma non puoi pagare subito l’intero debito, puoi negoziare con il creditore per trovare una soluzione alternativa.

Possibili soluzioni:

  • Saldo e stralcio: paghi solo una parte del debito e il creditore rinuncia al resto.
  • Rateizzazione: il creditore accetta un pagamento a rate e revoca l’atto di precetto.
  • Conversione del pignoramento: chiedere al giudice di sostituire il pignoramento con un pagamento dilazionato.

💡 Come fare?

  • Contattare il creditore o il suo avvocato e proporre un accordo scritto.
  • Se il creditore accetta, l’atto di precetto può essere annullato e il pignoramento evitato.

📌 Se raggiungi un accordo con il creditore prima della scadenza dei 10 giorni, eviti il pignoramento.

📌 5. Usare la Legge sul Sovraindebitamento per bloccare il precetto

Se hai troppi debiti e non riesci a pagarli, puoi accedere alla Legge sul Sovraindebitamento (Legge Salva Debiti – D.Lgs. 14/2019) per bloccare il precetto e ristrutturare il debito.

⚖️ Vantaggi della Legge sul Sovraindebitamento:

  • Blocca immediatamente tutte le esecuzioni forzate, compreso il pignoramento.
  • Permette di ridurre il debito e pagarlo in base alle proprie possibilità economiche.
  • In alcuni casi, consente la cancellazione totale dei debiti residui.

💡 Come fare?

  • Rivolgiti a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) per avviare la procedura.
  • Presenta la domanda al tribunale per ottenere la sospensione dell’esecuzione forzata.

📌 Se il tribunale approva il piano di ristrutturazione del debito, il creditore non può più agire con azioni esecutive.

📌 6. Riepilogo: Come non pagare un atto di precetto legalmente

StrategiaRisultatoEntro quando?
Opposizione agli atti esecutiviAnnullamento per vizi formaliEntro 20 giorni
Opposizione all’esecuzioneAnnullamento se il debito è prescritto o inesistenteEntro 40 giorni
Sospensione dell’esecuzioneBlocco temporaneo del pignoramentoSubito dopo il precetto
Accordo con il creditoreRateizzazione o saldo e stralcioPrima del pignoramento
Legge sul SovraindebitamentoBlocco immediato delle azioni esecutiveIl prima possibile

In conclusione

Se ricevi un atto di precetto, non sei sempre obbligato a pagarlo subito. Puoi fare opposizione, chiedere la sospensione, negoziare un accordo con il creditore o accedere alla Legge sul Sovraindebitamento per bloccare l’esecuzione.

⚠️ Se non fai nulla entro 10 giorni, il creditore può procedere con il pignoramento. Agire rapidamente è fondamentale per proteggere il tuo patrimonio!

L’atto di precetto è sempre valido?

Un atto di precetto può presentare vizi formali o sostanziali che ne compromettono la validità. La legge impone requisiti precisi, e se uno di essi non viene rispettato, il precetto può essere impugnato.

Tra i vizi formali, i più comuni riguardano errori nella notifica, omissioni nelle indicazioni essenziali o difetti nella firma del creditore o dell’ufficiale giudiziario. Se un precetto non rispetta rigorosamente i parametri imposti dal Codice di Procedura Civile, la sua efficacia può essere annullata.

Dal punto di vista sostanziale, invece, il precetto deve basarsi su un titolo esecutivo valido. Se il titolo è stato oggetto di contestazione o non è più valido per motivi giuridici (ad esempio, a causa di prescrizione del credito o di un errore nell’importo richiesto), il debitore può presentare opposizione.

È importante sottolineare che anche errori nel calcolo degli interessi, l’applicazione di tassi usurari o la richiesta di somme non dovute possono costituire un vizio sostanziale capace di rendere inefficace l’atto di precetto. Un’analisi approfondita di ogni dettaglio del precetto è fondamentale per individuare eventuali irregolarità e costruire una strategia di opposizione efficace.

Ad esempio, deve contenere:

  • L’indicazione esatta della somma dovuta, comprensiva di capitale, interessi maturati, spese legali e altri eventuali oneri accessori previsti dal titolo esecutivo. È fondamentale che ogni voce sia chiaramente dettagliata per evitare contestazioni da parte del debitore. L’omissione o un errore nel calcolo di una di queste componenti può costituire motivo di opposizione al precetto, rendendolo annullabile o inefficace. Inoltre, la somma richiesta non deve superare quella stabilita dal titolo esecutivo, pena la possibilità di impugnazione dell’atto per eccesso di esecuzione.
  • Il riferimento al titolo esecutivo su cui si basa, specificando con precisione il tipo di titolo esecutivo (sentenza, decreto ingiuntivo, cambiale, assegno, contratto di mutuo, ecc.) e la data della sua emissione. Questo riferimento deve essere chiaro e non lasciare spazio a interpretazioni, in quanto un errore nell’indicazione del titolo potrebbe costituire motivo di opposizione al precetto. Inoltre, se il titolo esecutivo è stato oggetto di contestazione, sospensione o revoca, il precetto potrebbe risultare inefficace o illegittimo. È quindi fondamentale verificare che il titolo su cui si basa sia ancora valido e non sia stato dichiarato nullo o decaduto per qualsiasi motivo legale.
  • L’intimazione a pagare entro 10 giorni, con la specificazione che il mancato pagamento entro tale termine legittima il creditore ad avviare l’esecuzione forzata. Questo aspetto è di fondamentale importanza, poiché rappresenta il passaggio immediatamente precedente all’azione esecutiva vera e propria. L’atto deve indicare con precisione il termine esatto a partire dal quale possono essere avviate le procedure esecutive, come il pignoramento mobiliare, immobiliare o presso terzi. Inoltre, è essenziale che il debitore sia consapevole che eventuali vizi nella notifica dell’intimazione o nella determinazione del termine possano costituire motivo di opposizione, consentendo di ottenere la sospensione dell’esecuzione.

Se manca uno di questi elementi, il precetto può essere dichiarato nullo. Un errore nell’indicazione del titolo esecutivo o nel calcolo degli interessi può invalidare il precetto stesso. Inoltre, se il precetto si basa su un titolo esecutivo contestato, inesistente o annullato, l’atto risulta privo di efficacia giuridica.

È altrettanto rilevante considerare che, oltre agli errori formali, possono sussistere vizi di sostanza che incidono sulla legittimità dell’atto. Ad esempio, se il creditore ha richiesto un importo superiore a quanto stabilito dal titolo esecutivo, o ha applicato interessi usurari, il precetto può essere impugnato.

Anche il mancato rispetto dei termini procedurali può rendere inefficace l’atto di precetto. Se il titolo esecutivo è soggetto a prescrizione e il precetto è stato emesso dopo la scadenza prevista dalla legge, il debitore può far valere la decadenza dell’azione esecutiva. In questi casi, è possibile ottenere l’annullamento del precetto tramite un’opposizione mirata che evidenzi tali difetti.

Come opporsi all’atto di precetto secondo la legge

L’opposizione all’atto di precetto è regolata dall’articolo 615 del Codice di Procedura Civile e permette di contestarne la legittimità.

Questo strumento legale consente al debitore di sollevare obiezioni alla richiesta di pagamento prima che si arrivi all’esecuzione forzata. L’opposizione può essere proposta davanti al giudice competente e mira a sospendere, ritardare o addirittura annullare l’atto di precetto qualora vi siano motivi fondati per farlo.

Le motivazioni che giustificano un’opposizione possono riguardare sia questioni di merito, come l’estinzione del debito o la prescrizione dello stesso, sia questioni formali, come vizi nella redazione del precetto, errori nella notifica o irregolarità nel titolo esecutivo su cui si basa.

Inoltre, se il debitore si trova in una situazione di grave difficoltà economica, potrebbe valutare soluzioni alternative, come la richiesta di una dilazione del pagamento o l’accesso agli strumenti previsti dalla normativa sul sovraindebitamento. In alcuni casi, il tribunale può concedere la sospensione dell’efficacia dell’atto di precetto, evitando così che si passi immediatamente all’esecuzione forzata.

Si può presentare opposizione se:

  • Il credito è già stato estinto, ad esempio attraverso un pagamento totale o parziale che soddisfa l’importo dovuto. In alcuni casi, il debitore potrebbe aver raggiunto un accordo con il creditore per la riduzione o la rateizzazione del debito, con conseguente chiusura della posizione.

Un altro caso frequente è quello in cui il debito sia stato saldato indirettamente, ad esempio tramite la compensazione con un credito vantato dal debitore nei confronti del creditore. Questo accade quando esistono rapporti economici reciproci tra le parti e il saldo del debito avviene attraverso la detrazione di somme dovute.

Inoltre, vi sono situazioni in cui il debito si estingue per decorrenza dei termini di prescrizione, stabiliti dalla legge a seconda della tipologia del credito. Se il creditore ha lasciato trascorrere il tempo massimo previsto senza atti interruttivi, il debito non può più essere richiesto in via giudiziale.

È fondamentale conservare e presentare la documentazione che attesta l’avvenuta estinzione del debito, come ricevute di pagamento, accordi sottoscritti o atti ufficiali che dimostrino la compensazione o la prescrizione, in modo da poter opporre il proprio diritto all’annullamento del precetto.

  • Il titolo esecutivo è viziato quando presenta irregolarità che ne compromettono la validità giuridica, rendendo possibile l’opposizione all’atto di precetto. Tali vizi possono riguardare diversi aspetti, tra cui l’errata individuazione del soggetto obbligato, la mancata sottoscrizione da parte di un’autorità competente o la mancanza di elementi essenziali richiesti dalla normativa.

Inoltre, il titolo esecutivo potrebbe essere stato emesso in violazione di norme imperative o su presupposti errati, come nel caso di una sentenza non ancora passata in giudicato, di un decreto ingiuntivo opposto o di una cambiale non valida. Un altro aspetto critico è la prescrizione del titolo esecutivo: se il diritto azionato è decaduto a causa del decorso del tempo senza che siano stati compiuti atti interruttivi, il precetto che ne deriva diventa impugnabile.

Infine, vi possono essere vizi sostanziali, come errori nel calcolo delle somme dovute o l’inclusione di oneri non previsti dal titolo originale. In questi casi, il debitore può agire con un’opposizione mirata, dimostrando l’infondatezza della pretesa e chiedendo l’annullamento dell’atto di precetto.

  • Sono presenti errori di notifica, che possono riguardare sia il destinatario che le modalità con cui l’atto viene comunicato. Un errore comune è la notifica effettuata a un indirizzo errato o a una persona diversa dal destinatario effettivo.

Inoltre, la legge impone regole precise sulla consegna dell’atto: se la notifica avviene tramite ufficiale giudiziario, posta raccomandata o PEC, devono essere rispettati determinati requisiti formali. Se uno di questi elementi è carente o inesatto, il precetto può essere contestato.

Un altro caso è la mancata consegna dell’avviso di giacenza in caso di raccomandata, che impedisce al debitore di prendere conoscenza dell’atto nei termini previsti dalla legge. Anche un errore nell’indicazione della data di notifica o la mancata apposizione della relata di notifica da parte dell’ufficiale giudiziario possono costituire vizi opponibili.

In questi casi, il debitore può avvalersi di un’opposizione mirata per eccepire l’invalidità della notifica e ottenere la sospensione dell’esecuzione.

In tal caso, si può chiedere la sospensione dell’esecuzione, evitando così il pagamento immediato. Spesso, anche un solo vizio procedurale può bastare per bloccare l’intera esecuzione.

Cosa fare se il debito è illegittimo?

Non tutti i crediti vantati dai creditori sono legittimi. Se il debito deriva da anatocismo bancario, usura o clausole vessatorie, si può contestare l’intero importo richiesto. In molti casi, le banche e gli istituti finanziari hanno applicato condizioni contrattuali irregolari che hanno portato a un incremento ingiustificato del debito.

L’anatocismo bancario, ad esempio, si verifica quando gli interessi maturati vengono capitalizzati periodicamente, generando nuovi interessi sugli interessi già scaduti. Questa pratica, vietata dalla legge in determinati contesti, può comportare un indebito aggravio del debito originario, rendendo il precetto illegittimo se fondato su tali calcoli.

L’usura è un altro fattore determinante: se il tasso di interesse applicato supera i limiti previsti dalla legge, il contratto può essere dichiarato nullo, e il debitore ha il diritto di ottenere la restituzione degli importi versati in eccesso. Molti tribunali hanno riconosciuto la natura usuraria di alcuni finanziamenti, consentendo ai debitori di opporsi con successo all’atto di precetto.

Le clausole vessatorie, invece, sono disposizioni contrattuali che pongono il debitore in una posizione di netto svantaggio rispetto al creditore. Se un atto di precetto si basa su un contratto che contiene tali clausole, è possibile impugnarlo e far valere l’eventuale nullità di alcune condizioni.

Molti istituti bancari e finanziari hanno applicato interessi illegittimi nei mutui e nei finanziamenti, spesso senza che il debitore ne fosse pienamente consapevole. Se il credito ha origine da un contratto bancario irregolare, è possibile impugnare il precetto e ridurre o eliminare il debito. In alcuni casi, la contestazione di tali irregolarità ha portato all’annullamento totale dell’azione esecutiva, restituendo ai debitori il diritto di difendersi da richieste ingiuste.

La procedura di sovraindebitamento può annullare il precetto?

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) offre ai debitori in difficoltà la possibilità di ristrutturare o cancellare i propri debiti attraverso strumenti specifici che consentono di gestire in modo sostenibile il proprio stato di indebitamento.

Questo codice ha introdotto nuove procedure che permettono ai soggetti sovraindebitati di evitare l’aggressione del proprio patrimonio da parte dei creditori, offrendo alternative concrete all’esecuzione forzata.

Tra le soluzioni previste rientrano l’accordo di ristrutturazione dei debiti, il concordato minore e la liquidazione controllata, che consentono di negoziare piani di rientro sostenibili o, in alcuni casi, di ottenere la liberazione dai debiti attraverso l’esdebitazione.

Grazie a queste misure, il debitore può avvalersi di strumenti legali per riorganizzare la propria posizione finanziaria e, nei casi più gravi, liberarsi totalmente dalle obbligazioni che non è più in grado di adempiere. Se applicate correttamente, queste procedure possono fermare gli atti di precetto e bloccare qualsiasi azione esecutiva in corso.

In particolare, la Legge 3/2012 sul sovraindebitamento permette di accedere a procedure che consentono di:

  • Ridurre i debiti attraverso piani di ristrutturazione che permettano una gestione sostenibile delle obbligazioni finanziarie del debitore. Questi piani prevedono la rinegoziazione delle condizioni economiche con i creditori, consentendo il pagamento dilazionato nel tempo con importi proporzionati alle effettive capacità economiche del debitore. In alcuni casi, possono includere la riduzione del capitale dovuto, l’abbattimento degli interessi o la sospensione temporanea delle rate. Grazie a questi strumenti, il debitore può evitare l’aggressione del proprio patrimonio e ripristinare gradualmente la propria stabilità finanziaria, evitando il ricorso a procedure esecutive e migliorando la propria posizione debitoria senza dover affrontare misure drastiche come il fallimento o la liquidazione controllata.
  • Bloccare le azioni esecutive dei creditori attraverso specifici strumenti giuridici che consentano di sospendere o annullare le procedure di recupero forzoso. Una volta avviata la procedura di sovraindebitamento, il debitore può ottenere una protezione immediata, impedendo che vengano eseguite misure coercitive come pignoramenti di beni mobili, immobili o stipendi. Questo blocco può derivare dalla presentazione di un piano di ristrutturazione dei debiti o dall’avvio di una procedura di liquidazione controllata, che obbliga i creditori a interrompere le azioni esecutive in corso. In alcuni casi, il giudice può concedere la sospensione anche prima dell’omologazione del piano, garantendo al debitore un margine di respiro essenziale per riorganizzare la propria situazione finanziaria e negoziare soluzioni più vantaggiose con i creditori.
  • Ottenere l’esdebitazione, ossia la cancellazione totale dei debiti per chi non è in grado di pagarli, rappresenta una possibilità concreta per chi si trova in una situazione di grave difficoltà economica e non ha alcuna prospettiva di poter soddisfare le richieste dei creditori. Questo strumento consente di liberarsi definitivamente dalle obbligazioni residue, permettendo al debitore di ripartire da zero senza il peso di debiti non più sostenibili. L’esdebitazione può essere richiesta al termine di una procedura di liquidazione controllata o di un piano di ristrutturazione che non sia andato a buon fine. Il giudice, dopo aver verificato l’assenza di dolo o colpa grave da parte del debitore, può concedere la cancellazione totale dei debiti, garantendo così una nuova opportunità economica. Tale beneficio è particolarmente utile per chi non possiede beni pignorabili e non ha la possibilità di generare un reddito sufficiente per far fronte ai debiti accumulati. In questo modo, il debitore può evitare ulteriori azioni esecutive e riacquistare la propria dignità finanziaria. L’esdebitazione è quindi un potente strumento di tutela per chi si trova in una situazione di sovraindebitamento cronico, impedendo ai creditori di agire ulteriormente per il recupero forzoso.

Se si rientra nei requisiti, il precetto diventa inefficace e l’esecuzione forzata viene interrotta, garantendo al debitore una tutela effettiva contro le azioni esecutive dei creditori. Inoltre, una volta ottenuto l’accesso alle procedure di sovraindebitamento o all’esdebitazione, il debitore non solo blocca l’azione esecutiva immediata, ma si mette nella condizione di risolvere definitivamente la propria situazione debitoria. Ciò significa che il patrimonio del debitore viene preservato da eventuali pignoramenti, le pressioni dei creditori cessano e il debitore può riprendere il controllo della propria vita finanziaria senza il timore di nuove azioni coercitive.

L’esdebitazione del debitore incapiente può cancellare il precetto?

L’esdebitazione permette ai soggetti che non hanno beni e non possono saldare i debiti di ottenere la cancellazione delle loro obbligazioni. Questo istituto, introdotto con il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, rappresenta una via d’uscita definitiva per chi non ha possibilità economiche e si trova in una condizione di sovraindebitamento irrisolvibile.

Questo strumento legale è riservato a chi non dispone di redditi sufficienti o beni liquidabili per soddisfare i creditori e ha dimostrato di aver agito in buona fede, senza aver contratto i debiti in maniera fraudolenta o irresponsabile. L’iter per ottenere l’esdebitazione prevede un’analisi accurata della situazione patrimoniale del debitore, da parte del tribunale e degli organismi di composizione della crisi, per accertare che non vi siano risorse disponibili per il pagamento.

Se il debitore dimostra di non possedere beni pignorabili e di non poter far fronte ai debiti, può ottenere la cancellazione definitiva delle obbligazioni, inclusi gli atti di precetto. In questo modo, si libera definitivamente dal peso dei debiti e ha l’opportunità di ricostruire la propria situazione finanziaria senza il timore di nuove azioni esecutive. Una volta concessa l’esdebitazione, i creditori non possono più avanzare alcuna pretesa nei confronti del soggetto esdebitato, garantendo così una ripartenza economica effettiva e definitiva.

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Ha maturato un’ampia esperienza nella gestione delle situazioni di sovraindebitamento, garantendo soluzioni concrete e tempestive per chi rischia di subire azioni esecutive illegittime o indebite da parte di creditori e istituti finanziari. La sua competenza si estende alla contestazione di titoli esecutivi, atti di precetto e procedure di pignoramento, con un focus specifico sulla tutela dei diritti del debitore.

È Gestore della Crisi da Sovraindebitamento ai sensi della Legge 3/2012, figura come professionista fiduciario presso un OCC (Organismo di Composizione della Crisi) ed è iscritto negli elenchi del Ministero della Giustizia, garantendo un supporto legale qualificato per chi necessita di accedere agli strumenti di ristrutturazione del debito o di ottenere l’esdebitazione.

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La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
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