Come Sbloccare Un Conto Corrente Bloccato

Avere un conto corrente bloccato può essere un problema serio. Chiunque si trovi in questa situazione si rende subito conto di quanto sia difficile gestire la propria vita quotidiana senza accesso ai propri soldi. Il blocco del conto può dipendere da diverse cause, come un pignoramento, un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione o una segnalazione sospetta da parte della banca.

Capire come sbloccare un conto corrente è fondamentale per recuperare il controllo della propria situazione finanziaria. Esistono diverse soluzioni per risolvere questo problema, ma la chiave è capire quale sia la causa specifica del blocco. Infatti, a seconda del motivo per cui il conto è stato bloccato, si possono adottare strategie differenti per ottenere lo sblocco o ridurre le limitazioni imposte.

Nel corso di questo articolo, analizzeremo le principali cause che possono portare al blocco di un conto corrente, quali sono le normative attuali che regolano la materia e come si può intervenire per risolvere la situazione nel modo più efficace. Verranno forniti esempi concreti e riferimenti normativi aggiornati fino al 2025, per aiutarti a comprendere meglio quali siano i tuoi diritti e le tue possibilità di azione.

Ma andiamo a dettagliare con Studio Monardo, gli avvocati specializzati nello sbloccare conti correnti pignorati:

Perché un conto corrente può essere bloccato? Tutti i casi nel dettaglio

Perché un conto corrente può essere bloccato? Tutti i casi nel dettaglio

Il blocco di un conto corrente è una situazione che può creare gravi difficoltà economiche, impedendo di effettuare pagamenti, prelevare denaro o ricevere accrediti. Questo può accadere per motivi legali, fiscali, bancari o giudiziari.

Ecco tutti i motivi per cui un conto corrente può essere bloccato, come riconoscerli e quali soluzioni adottare.

📌 1. Blocco del conto corrente per pignoramento

Uno dei motivi più comuni per cui un conto corrente viene bloccato è il pignoramento da parte di un creditore.

Come funziona il pignoramento del conto corrente?

  1. Il creditore ottiene un titolo esecutivo (es. decreto ingiuntivo, sentenza).
  2. Viene notificato un atto di precetto, intimando il pagamento entro 10 giorni.
  3. Se il debito non viene saldato, il creditore può chiedere al tribunale di pignorare il conto corrente.
  4. La banca blocca immediatamente le somme presenti sul conto e avvisa il cliente.

Quali somme possono essere pignorate?

  • Tutto il saldo disponibile al momento del pignoramento.
  • Eventuali accrediti successivi fino alla copertura del debito.

⚠️ Eccezioni:

  • Stipendio e pensione accreditati dopo il pignoramento → Il creditore può trattenere solo la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale (~1.600€ nel 2024).
  • Conto cointestato → Può essere pignorata solo la parte spettante al debitore.

💡 Come sbloccarlo?

  • Opposizione al pignoramento (se ci sono errori o somme impignorabili).
  • Saldo e stralcio con il creditore per sbloccare il conto.
  • Legge sul sovraindebitamento per bloccare le azioni esecutive.

📌 Tempo di blocco: Fino alla decisione del giudice o al pagamento del debito.

📌 2. Blocco del conto per sequestro giudiziario

Il conto corrente può essere sequestrato su ordine della magistratura per indagini penali o procedimenti giudiziari.

Motivi per il sequestro giudiziario:

  • Indagini per reati finanziari (es. riciclaggio, frode fiscale).
  • Sospetto di attività illecite (es. evasione fiscale, corruzione).
  • Contenzioso legale tra due soggetti che rivendicano le somme sul conto.

⚠️ Chi può richiederlo?

  • Procura della Repubblica → In caso di reati.
  • Tribunale Civile → Se c’è una lite tra più soggetti sullo stesso denaro.

💡 Come sbloccarlo?

  • Dimostrare la legittima provenienza delle somme.
  • Impugnare il provvedimento in tribunale.

📌 Tempo di blocco: Variabile, fino alla conclusione del procedimento legale.

📌 3. Blocco del conto per indagini antiriciclaggio

Le banche devono rispettare rigide normative antiriciclaggio e possono bloccare un conto se sospettano operazioni anomale.

Quando può avvenire il blocco?

  • Movimenti di denaro insoliti o ingiustificati.
  • Bonifici da paesi considerati a rischio.
  • Operazioni frequenti con importi elevati senza chiara motivazione.
  • Prelievi o versamenti sopra i limiti di controllo (es. oltre 10.000€ senza giustificazione).

⚠️ Se la banca segnala l’anomalia, può sospendere il conto e segnalare l’operazione all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF).

💡 Come sbloccarlo?

  • Fornire alla banca la documentazione richiesta (es. fatture, contratti, dichiarazioni di reddito).
  • Dimostrare la legittima provenienza delle somme.

📌 Tempo di blocco: Fino alla verifica delle operazioni sospette (da pochi giorni a mesi).

📌 4. Blocco del conto per decesso del titolare

Alla morte del titolare del conto, la banca è obbligata a bloccare il conto fino alla definizione della successione.

Cosa succede ai soldi sul conto?

  • I fondi vengono congelati fino alla divisione tra gli eredi.
  • I pagamenti e le carte collegate al conto vengono sospesi.

💡 Come sbloccarlo?

  • Presentare la dichiarazione di successione alla banca.
  • Dimostrare la propria qualifica di erede con il certificato di morte e il testamento (se presente).
  • Se ci sono più eredi, serve il consenso di tutti per prelevare i fondi.

📌 Tempo di blocco: Fino alla definizione della successione (da settimane a mesi).

📌 5. Blocco del conto per mancata identificazione del cliente

Secondo la normativa antiriciclaggio (D.Lgs. 231/2007), le banche devono avere dati aggiornati sui clienti.

Motivi di blocco per mancata identificazione:

  • Carta d’identità o documenti scaduti.
  • Mancata comunicazione delle informazioni richieste dalla banca.
  • Residenza non aggiornata.

💡 Come sbloccarlo?

  • Fornire alla banca i documenti richiesti.

📌 Tempo di blocco: Fino alla presentazione dei documenti aggiornati.

📌 6. Blocco del conto per superamento dei limiti di prelievo o deposito

Le banche impongono limiti giornalieri e mensili per prelievi e versamenti in contanti.

Quando può avvenire il blocco?

  • Se si prelevano somme superiori ai limiti giornalieri senza autorizzazione.
  • Se si versano grandi quantità di denaro senza giustificazione.

💡 Come sbloccarlo?

  • Richiedere alla banca un’autorizzazione preventiva per operazioni straordinarie.
  • Fornire la documentazione che giustifica il movimento di denaro.

📌 Tempo di blocco: Fino alla verifica della banca.

📌 Riepilogo: Tutti i motivi per cui un conto corrente può essere bloccato

Motivo del bloccoChi lo impone?Come risolverlo?Tempo di blocco
Pignoramento per debitiTribunale e bancaOpposizione o saldo e stralcioFino al pagamento o alla decisione del giudice
Sequestro giudiziarioMagistraturaImpugnazione in tribunaleVariabile, fino a fine processo
Indagini antiriciclaggioBanca e UIFFornire documentazione sulle operazioniDa giorni a mesi
Decesso del titolareBancaSuccessione completataSettimane o mesi
Mancata identificazione del clienteBancaFornire documenti aggiornatiFino alla verifica
Superamento limiti di prelievo o versamentoBanca e Banca d’ItaliaFornire giustificativiPochi giorni

In conclusione

Un conto corrente può essere bloccato per pignoramento, sequestro, controlli bancari, decesso del titolare o mancata identificazione. Ogni caso ha una soluzione, ma è fondamentale agire rapidamente per evitare di rimanere senza accesso ai propri fondi.

⚠️ Se il tuo conto è stato bloccato, verifica subito il motivo e contatta la banca o un avvocato per sbloccarlo il prima possibile.

Cosa fare se il conto è bloccato per un pignoramento? Ecco le migliori strategie vincenti

Ricevere un pignoramento sul conto corrente è un evento che può avere conseguenze gravi, bloccando l’accesso ai propri fondi e impedendo di effettuare pagamenti essenziali. Questa situazione può colpire sia i privati che le aziende, creando difficoltà economiche immediate e mettendo a rischio la gestione della vita quotidiana o dell’attività lavorativa. Ma cosa si può fare se il conto è stato bloccato? Esistono strategie efficaci per liberare le somme e riprendere il controllo della propria situazione finanziaria?

La prima cosa da fare quando si scopre che il conto corrente è stato bloccato per un pignoramento è identificare l’origine del problema. Il blocco avviene solitamente in seguito a un atto di precetto non saldato, che ha portato il creditore a richiedere l’esecuzione forzata. La banca riceve l’atto di pignoramento e procede immediatamente al congelamento delle somme disponibili, senza necessità di avvisare preventivamente il titolare del conto. Il blocco riguarda l’importo indicato dal creditore, maggiorato di spese legali e interessi, ma se sul conto non è presente una somma sufficiente, il saldo viene interamente congelato.

Una volta ricevuta la notifica del pignoramento, il debitore ha due possibilità principali: contestare il pignoramento o trovare un accordo con il creditore. Se si ritiene che il pignoramento sia illegittimo o irregolare, è possibile presentare un’opposizione al giudice dell’esecuzione. I motivi per cui un pignoramento può essere contestato includono la prescrizione del debito, errori di notifica, vizi nell’atto di precetto o importi gonfiati da interessi e spese non dovute. Se l’opposizione viene accolta, il giudice può sospendere il pignoramento e ordinare alla banca di sbloccare il conto.

Se il pignoramento è legittimo, la strategia più veloce per sbloccare il conto è raggiungere un accordo con il creditore. In molti casi, il creditore è disposto a negoziare un saldo e stralcio o una rateizzazione del debito per evitare le lungaggini della procedura esecutiva. Un pagamento parziale concordato può portare alla revoca del pignoramento e consentire il recupero delle somme bloccate.

Un’altra strategia efficace è la conversione del pignoramento, prevista dall’articolo 495 del Codice di Procedura Civile. Questa opzione consente al debitore di sostituire il blocco del conto con un pagamento rateale stabilito dal giudice. Il debitore deve versare una somma iniziale e garantire il saldo del debito nel tempo, evitando così la paralisi finanziaria causata dal congelamento del conto.

Nel caso in cui il conto pignorato sia intestato a più persone, come un conto cointestato, è importante sapere che il pignoramento colpisce solo la quota di spettanza del debitore. Se il titolare del conto può dimostrare che le somme presenti appartengono all’altro intestatario e non al debitore, può richiedere la liberazione della parte non soggetta a esecuzione. Anche in questo caso, è necessario presentare un’opposizione al giudice con prove documentali della provenienza dei fondi.

Per chi percepisce stipendio o pensione, esistono delle protezioni legali che impediscono il pignoramento totale delle somme presenti sul conto. La legge stabilisce che lo stipendio o la pensione già accreditati sul conto prima del pignoramento siano pignorabili solo nella misura di un quinto dell’importo eccedente il minimo vitale. Se la banca ha bloccato l’intera somma, il debitore può presentare un’istanza di riduzione del pignoramento, chiedendo che venga rispettata la soglia di impignorabilità prevista dalla legge.

Se il conto bloccato è un conto aziendale, la situazione può essere ancora più complessa, poiché il pignoramento potrebbe impedire il pagamento di fornitori, dipendenti e spese operative. In questo caso, è fondamentale agire rapidamente per evitare il collasso finanziario dell’impresa. Oltre a tentare un accordo con il creditore, è possibile valutare l’accesso a procedure di sovraindebitamento o a strumenti di protezione dell’attività, come la richiesta di un concordato preventivo per ristrutturare il debito senza subire il blocco totale dell’operatività.

Se il debitore si trova in una situazione di grave difficoltà economica e non ha possibilità di pagare il debito, può ricorrere alla legge salva debiti (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza). Attraverso il piano di ristrutturazione dei debiti o la liquidazione controllata, è possibile ottenere la sospensione delle azioni esecutive e, in alcuni casi, l’esdebitazione totale, ovvero la cancellazione definitiva del debito. Se la richiesta viene accolta dal tribunale, il pignoramento viene revocato e il conto corrente viene sbloccato.

Nel frattempo, per gestire la quotidianità senza accesso al conto pignorato, è possibile aprire un nuovo conto presso un’altra banca. La legge non vieta a un debitore di aprire un nuovo conto, a meno che non vi sia un divieto specifico nell’atto di pignoramento. Questa soluzione può permettere di ricevere nuovi accrediti e gestire le spese essenziali mentre si cerca di risolvere la situazione con il creditore. Tuttavia, è importante sapere che, se il creditore è a conoscenza di questo nuovo conto, potrebbe procedere con un nuovo pignoramento.

Se il blocco del conto è stato eseguito in modo illegittimo o eccessivo, il debitore può chiedere al giudice dell’esecuzione la riduzione del pignoramento. Ad esempio, se l’importo pignorato è superiore al debito effettivo o se il blocco ha causato danni ingiusti al debitore, il giudice può ordinare alla banca di sbloccare parte delle somme congelate. Questa strategia è particolarmente utile se il conto viene utilizzato per ricevere pagamenti essenziali o se il pignoramento ha colpito somme non dovute.

In conclusione, un pignoramento del conto corrente non è una condanna definitiva, ma una situazione che può essere affrontata con strategie legali efficaci. Le migliori soluzioni includono l’opposizione al pignoramento per vizi formali, la negoziazione con il creditore per ottenere un saldo e stralcio, la conversione del pignoramento con un pagamento rateale e l’accesso a strumenti di sovraindebitamento per la sospensione delle azioni esecutive. L’elemento fondamentale è agire rapidamente per evitare che il blocco del conto comprometta irrimediabilmente la situazione finanziaria del debitore. Rivolgersi a un avvocato esperto in diritto esecutivo o a un Organismo di Composizione della Crisi può fare la differenza tra subire passivamente le conseguenze del pignoramento o trovare una soluzione concreta per recuperare il controllo della propria situazione economica.

In sintesi come faccio a sbloccare un conto corrente bloccato per pignoramento?

Se il tuo conto corrente è stato bloccato a causa di un pignoramento, significa che un creditore ha ottenuto un titolo esecutivo e ha richiesto alla banca di congelare le somme disponibili per recuperare il debito. In questa situazione, puoi agire per sbloccare il conto e riottenere l’accesso ai tuoi fondi.

Ecco le strategie più efficaci per liberare il conto corrente pignorato.

📌 1. Verificare la legittimità del pignoramento

Prima di tutto, devi controllare se il pignoramento è stato eseguito correttamente e se ci sono motivi validi per impugnarlo.

Cosa controllare:

  • Hai ricevuto un atto di precetto almeno 10 giorni prima? Se il precetto non è stato notificato correttamente, il pignoramento può essere contestato.
  • L’importo pignorato è corretto? Controlla che il creditore non abbia richiesto somme superiori al dovuto.
  • Sono stati pignorati fondi impignorabili? Alcuni importi sul conto non possono essere toccati (es. pensione minima, sussidi statali).

💡 Se ci sono irregolarità, puoi presentare opposizione per chiedere il blocco del pignoramento.

📌 2. Presentare opposizione al pignoramento

Se ritieni che il pignoramento sia ingiusto o errato, puoi contestarlo in tribunale per cercare di far sbloccare il conto.

🔹 Quando si può fare opposizione?

Motivo dell’opposizioneTipo di ricorsoEntro quando presentarlo?
Errore nell’importo pignoratoOpposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.)Entro 20 giorni
Debito già pagato o prescrittoOpposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.)Entro 40 giorni
Violazione dei limiti di pignorabilità (es. somme impignorabili bloccate)Opposizione all’esecuzioneEntro 40 giorni
Mancata notifica del titolo esecutivo prima del pignoramentoOpposizione all’esecuzioneEntro 40 giorni

💡 Se il giudice accoglie il ricorso, il pignoramento viene annullato o ridotto e il conto sbloccato.

📌 3. Dimostrare che il conto contiene somme impignorabili

Alcuni importi sul conto corrente non possono essere pignorati. Se la banca ha bloccato questi fondi, puoi chiedere il loro sblocco.

Somme impignorabili:

  • Stipendio o pensione accreditati dopo il pignoramento → Il creditore può prelevare solo la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale (~1.600€ nel 2024).
  • Sussidi statali e assegni familiari → Non possono essere pignorati.
  • Fondi destinati a spese di mantenimento minori o coniuge → Devono restare disponibili.

💡 Come fare?

  • Presentare un’istanza al tribunale per chiedere lo sblocco delle somme impignorabili.
  • Dimostrare la natura dei fondi (ad esempio, fornendo buste paga o certificati di accredito della pensione).

📌 Se il giudice accoglie la richiesta, la banca è obbligata a sbloccare le somme protette.

📌 4. Concordare un saldo e stralcio con il creditore

Se non puoi contestare il pignoramento, un’alternativa è negoziare con il creditore per ottenere lo sblocco del conto.

Possibili soluzioni:

  • Saldo e stralcio → Paghi una parte del debito e il creditore rinuncia al resto.
  • Rateizzazione → Accordi un pagamento dilazionato per evitare il pignoramento.
  • Ritiro del pignoramento → Se il creditore accetta un accordo, può chiedere alla banca di sbloccare il conto.

💡 Come fare?

  • Contattare il creditore o il suo avvocato e proporre un accordo scritto.
  • Formalizzare il pagamento con una scrittura privata registrata.

📌 Se il creditore revoca il pignoramento, la banca riattiva il conto.

📌 5. Chiedere la conversione del pignoramento

Se il pignoramento è già in corso e non puoi pagare subito l’intero debito, puoi chiedere al tribunale di convertire il pignoramento in un pagamento rateale.

Come funziona?

  • Devi versare una somma iniziale pari a 1/5 del debito.
  • Il tribunale ti permette di pagare il resto a rate.
  • Il pignoramento sul conto viene revocato e le somme sbloccate.

💡 Come fare?

  • Presentare un’istanza di conversione del pignoramento al tribunale.
  • Dimostrare di avere un reddito sufficiente a coprire le rate.

📌 Se il giudice accetta, il conto viene sbloccato e il debito può essere pagato a rate.

📌 6. Usare la Legge sul Sovraindebitamento per bloccare il pignoramento

Se hai troppi debiti e non puoi pagarli, puoi accedere alla Legge sul Sovraindebitamento (Legge Salva Debiti – D.Lgs. 14/2019) per bloccare tutte le esecuzioni forzate, incluso il pignoramento del conto.

Vantaggi della Legge sul Sovraindebitamento:

  • Blocco immediato di tutti i pignoramenti.
  • Possibilità di ridurre il debito con un piano di pagamento sostenibile.
  • Cancellazione totale del debito residuo in alcuni casi.

💡 Come fare?

  • Rivolgerti a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) e avviare la procedura.
  • Presentare la domanda al tribunale per ottenere la sospensione del pignoramento.

📌 Se il tribunale approva il piano di ristrutturazione del debito, il conto viene sbloccato.

📌 Riepilogo: Tutti i modi per sbloccare un conto pignorato

StrategiaRisultatoEntro quando?
Opposizione agli atti esecutiviAnnullamento per errori nel pignoramentoEntro 20 giorni
Opposizione all’esecuzioneAnnullamento se il debito è prescritto o inesistenteEntro 40 giorni
Richiesta di sblocco delle somme impignorabiliRecupero di stipendi, pensioni e sussidiSubito dopo il blocco
Saldo e stralcio con il creditoreRevoca del pignoramento con un accordoPrima dell’esecuzione
Conversione del pignoramentoPagamento a rate e sblocco del contoEntro 15 giorni dalla notifica del pignoramento
Legge sul SovraindebitamentoBlocco immediato delle azioni esecutiveIl prima possibile

In conclusione

Se il tuo conto corrente è stato pignorato, agire subito è fondamentale. Hai diverse soluzioni per bloccare il pignoramento, ma devi rispettare i tempi previsti dalla legge.

Cosa succede se il conto è bloccato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Quando il conto corrente viene bloccato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER), significa che l’ente ha avviato una procedura di pignoramento per il recupero di crediti fiscali non pagati. Questo può derivare da imposte, contributi previdenziali, multe o altre somme dovute allo Stato che non sono state saldate nei termini previsti. A differenza di un pignoramento ordinario, il blocco del conto da parte dell’AdER segue una procedura speciale, che ha regole diverse rispetto al pignoramento richiesto da un creditore privato.

Il primo effetto del pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è il congelamento delle somme disponibili sul conto corrente. Questo significa che il contribuente non può prelevare denaro né effettuare pagamenti, salvo alcune eccezioni previste dalla legge. La banca riceve l’ordine di blocco e trattiene le somme fino a quando l’AdER non completa la procedura esecutiva o fino a quando il debitore non riesce a sbloccare il conto con azioni specifiche.

A differenza del pignoramento eseguito da un creditore privato, quello dell’AdER prevede un passaggio intermedio prima che le somme vengano effettivamente trasferite all’ente riscossore. Dopo la notifica del pignoramento alla banca, il contribuente ha 60 giorni di tempo per saldare il debito o per presentare un’opposizione. Se entro questo termine il debito non viene pagato o contestato con successo, la banca trasferisce le somme all’AdER e il pignoramento diventa definitivo.

Se il contribuente scopre che il conto è stato bloccato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, la prima cosa da fare è verificare il motivo del pignoramento e l’importo richiesto. Questo può essere fatto accedendo al sito dell’AdER con le proprie credenziali SPID, CIE o CNS, oppure contattando direttamente l’ente per richiedere dettagli sulla cartella esattoriale che ha portato al pignoramento. Se il debito non è corretto o è già stato saldato, è possibile presentare un’istanza di sgravio o chiedere la sospensione dell’esecuzione.

Se il debito è effettivamente dovuto, il modo più rapido per sbloccare il conto è pagare l’importo richiesto entro 60 giorni dalla notifica del pignoramento. Il pagamento può essere effettuato integralmente o in forma rateizzata, se il contribuente ha i requisiti per accedere alla dilazione del debito. Una volta che il pagamento è stato effettuato, la banca riceve l’ordine di sblocco e il contribuente può tornare a utilizzare il proprio conto normalmente.

Se il contribuente non può pagare immediatamente l’intero importo, può richiedere la rateizzazione del debito, che sospende l’efficacia del pignoramento. L’AdER consente di rateizzare le somme dovute fino a 72 rate mensili (6 anni), o fino a 120 rate mensili (10 anni) in caso di grave difficoltà economica. Una volta ottenuta la rateizzazione, il conto corrente viene sbloccato e il contribuente può continuare a utilizzarlo, purché rispetti il piano di pagamento concordato.

Un’altra possibilità per sbloccare il conto è verificare se esistono somme impignorabili tra quelle bloccate. La legge prevede che alcuni tipi di reddito non possano essere pignorati integralmente dall’AdER. Se il conto corrente contiene esclusivamente stipendio, pensione o trattamenti assistenziali accreditati prima del pignoramento, il contribuente può chiedere alla banca lo sblocco delle somme impignorabili. Per gli stipendi e le pensioni accreditati prima del pignoramento, l’AdER può prelevare solo la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale (circa 1.500 euro nel 2024). Per le somme accreditate dopo il pignoramento, invece, il prelievo è limitato a un quinto dello stipendio o della pensione.

Se il contribuente ritiene che il pignoramento sia illegittimo, può presentare opposizione al giudice entro 60 giorni dalla notifica. I motivi di opposizione più comuni includono la prescrizione del debito, errori nella cartella esattoriale, vizi di notifica o il fatto che il debito sia stato già pagato. Se l’opposizione viene accolta, il giudice può sospendere il pignoramento e ordinare alla banca di sbloccare il conto.

In alcuni casi, il contribuente può anche valutare l’accesso alle procedure di sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Se il pignoramento riguarda un soggetto in grave difficoltà economica, è possibile presentare un’istanza per il piano di ristrutturazione dei debiti o la liquidazione controllata. Questa procedura consente di sospendere le azioni esecutive, compreso il pignoramento del conto corrente, e di negoziare un piano di pagamento sostenibile.

Se il conto corrente bloccato è intestato a una società o a un’impresa individuale, il pignoramento può mettere a rischio l’operatività dell’attività. In questi casi, oltre alla rateizzazione del debito, è possibile valutare la richiesta di un concordato preventivo o di altre procedure concorsuali per ottenere la sospensione delle azioni esecutive e la ristrutturazione del debito fiscale. Un’azione tempestiva è essenziale per evitare il fallimento dell’attività e garantire la continuità aziendale.

Nel frattempo, per continuare a gestire le spese essenziali, il contribuente può aprire un nuovo conto corrente presso un’altra banca. La legge non vieta questa operazione, ma se l’AdER viene a conoscenza del nuovo conto, potrebbe avviare un nuovo pignoramento. Per questo motivo, è importante risolvere il problema alla radice attraverso una rateizzazione o una sospensione dell’esecuzione.

In conclusione, il blocco del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione non è irreversibile, ma deve essere affrontato tempestivamente per evitare la perdita delle somme congelate. Le soluzioni più efficaci includono il pagamento del debito, la richiesta di rateizzazione, la verifica delle somme impignorabili e l’opposizione legale in caso di irregolarità. Se il contribuente si trova in una situazione di grave difficoltà economica, può accedere alle procedure di sovraindebitamento per ottenere la sospensione delle azioni esecutive e la riorganizzazione del debito. L’importante è non ignorare il pignoramento e attivarsi immediatamente per trovare la soluzione più adatta alla propria situazione finanziaria.

Come sbloccare un conto bloccato per motivi di sicurezza bancaria?

Un conto corrente bloccato per motivi di sicurezza bancaria può causare gravi disagi, impedendo al titolare di accedere ai propri fondi, effettuare pagamenti e ricevere accrediti. Le banche possono sospendere temporaneamente o bloccare definitivamente un conto corrente per diverse ragioni legate alla sicurezza, come movimenti sospetti, sospetto di frode, violazione delle normative antiriciclaggio o tentativi di accesso non autorizzati. Se ci si trova in questa situazione, è fondamentale agire rapidamente per identificare la causa del blocco e adottare le strategie giuste per ottenere il ripristino del conto nel minor tempo possibile.

Il primo passo da compiere quando si scopre che il conto è stato bloccato è contattare immediatamente la banca per chiedere spiegazioni. La maggior parte degli istituti bancari informa il titolare del conto del blocco tramite e-mail, SMS o comunicazione interna nell’home banking, ma in alcuni casi il blocco può avvenire senza preavviso. Telefonare al servizio clienti o recarsi direttamente in filiale permette di comprendere le motivazioni del blocco e quali azioni siano necessarie per sbloccare il conto.

Tra le cause più comuni del blocco di un conto corrente per motivi di sicurezza ci sono operazioni considerate sospette dalla banca. Transazioni di importo elevato rispetto alla media del conto, bonifici internazionali in aree considerate a rischio, prelievi insoliti o movimenti frequenti e non coerenti con lo storico dell’utente possono attivare un blocco preventivo per verifiche. In questi casi, la banca potrebbe richiedere una conferma dell’operazione o una giustificazione per i movimenti effettuati prima di ripristinare l’operatività del conto.

Un’altra ragione per cui una banca può bloccare un conto è il sospetto di frode o accesso non autorizzato. Se il sistema di sicurezza dell’istituto rileva un tentativo di accesso da un dispositivo sconosciuto o da una posizione geografica inusuale, può attivare un blocco temporaneo per proteggere il conto. In questi casi, il titolare deve confermare la propria identità, utilizzando i canali ufficiali della banca o recandosi in filiale con un documento valido.

Le banche sono inoltre obbligate a rispettare le normative antiriciclaggio e a segnalare movimenti sospetti alle autorità competenti. Se un conto riceve accrediti da fonti considerate a rischio o se l’utente effettua operazioni che rientrano nei criteri di allerta per il riciclaggio di denaro, l’istituto può sospendere l’operatività del conto fino a quando non vengono effettuate verifiche approfondite. In questi casi, il titolare del conto potrebbe dover fornire documenti che attestino la provenienza lecita delle somme movimentate, come fatture, contratti o dichiarazioni fiscali.

Un altro motivo frequente per il blocco del conto è la mancata verifica dell’identità del titolare, specialmente per i conti aperti online. Le normative KYC (Know Your Customer) impongono agli istituti di credito di verificare l’identità dei propri clienti, richiedendo l’invio di documenti di riconoscimento validi e aggiornati. Se il conto è stato aperto senza completare correttamente la procedura di identificazione o se la banca richiede un aggiornamento dei documenti, il conto può essere sospeso fino a quando il titolare non fornisce le informazioni richieste.

Per sbloccare un conto bloccato per motivi di sicurezza, è fondamentale seguire una serie di passaggi chiave per accelerare il processo di riattivazione. Il primo passo è contattare immediatamente il servizio clienti della banca e richiedere dettagli specifici sulla causa del blocco. A seconda del motivo, potrebbero essere richiesti documenti aggiuntivi o una conferma dell’identità per riattivare l’operatività.

Se il blocco è dovuto a operazioni sospette o a un tentativo di accesso non autorizzato, la banca potrebbe richiedere al titolare di rispondere a domande di sicurezza o di eseguire una procedura di autenticazione aggiuntiva, come l’invio di un codice OTP al numero di telefono registrato. In alcuni casi, potrebbe essere necessario modificare la password dell’home banking o aggiornare i dati di contatto per garantire un livello di sicurezza più elevato.

Se il blocco è stato attivato per sospette violazioni delle normative antiriciclaggio, il titolare del conto deve fornire alla banca la documentazione che attesti la provenienza lecita delle somme movimentate. Questo può includere estratti conto, contratti, fatture, dichiarazioni fiscali o qualsiasi altro documento che dimostri la natura legittima delle transazioni. Se le verifiche della banca confermano che non vi sono irregolarità, il conto verrà sbloccato.

Se il conto è stato bloccato per mancato aggiornamento dei dati identificativi, la soluzione è fornire alla banca i documenti richiesti nel più breve tempo possibile. In alcuni casi, la verifica può essere completata online, caricando la copia di un documento d’identità e una prova di residenza tramite l’app della banca o il sito web. Se il blocco è stato imposto a causa di discrepanze nei dati forniti, potrebbe essere necessario recarsi in filiale per chiarire la situazione.

Se il conto rimane bloccato nonostante il rispetto di tutte le richieste della banca, il titolare può inviare un reclamo formale all’istituto di credito. La richiesta deve essere inviata tramite PEC o raccomandata con ricevuta di ritorno, specificando il problema e allegando eventuali documenti già forniti. Se la banca non risponde entro i termini previsti, il titolare può rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) o segnalare il caso alla Banca d’Italia.

Nel frattempo, se il conto resta bloccato e il titolare ha bisogno di accedere a nuovi strumenti finanziari, è possibile valutare l’apertura di un altro conto presso un diverso istituto bancario. Tuttavia, se il blocco è stato imposto per motivi di sicurezza gravi o per sospette attività irregolari, anche altri istituti potrebbero applicare restrizioni all’apertura di nuovi conti, specialmente se la segnalazione è stata trasmessa agli organi di vigilanza.

Se il blocco del conto ha causato danni economici rilevanti, come l’impossibilità di pagare fornitori, stipendi o altre spese essenziali, il titolare può valutare l’azione legale contro la banca. In questi casi, è consigliabile rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto bancario per valutare la possibilità di un risarcimento per danni economici subiti a causa del blocco ingiustificato.

In conclusione, sbloccare un conto bloccato per motivi di sicurezza bancaria richiede un’azione tempestiva e mirata. Identificare rapidamente la causa del blocco e seguire le procedure richieste dalla banca è fondamentale per ridurre i tempi di attesa e recuperare l’accesso ai propri fondi. Se il problema persiste nonostante la documentazione fornita, è possibile ricorrere a organi di tutela come l’Arbitro Bancario Finanziario o, nei casi più complessi, intraprendere un’azione legale contro l’istituto di credito. L’importante è non rimanere inerti, ma agire con determinazione per risolvere il problema nel minor tempo possibile.

Cosa prevede la legge salva debiti per chi ha il conto bloccato e come ti può aiutare

La cosiddetta “legge salva debiti” (Legge n. 3/2012, ora integrata nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza) è uno strumento fondamentale per chi ha il conto corrente bloccato a causa di debiti non pagati e rischia di subire il pignoramento delle somme depositate. Questa normativa è stata creata per aiutare persone fisiche, piccoli imprenditori e professionisti in una situazione di sovraindebitamento, ovvero quando i debiti accumulati sono così elevati da rendere impossibile il pagamento con le risorse disponibili. Se il blocco del conto è stato causato da un’azione esecutiva, la legge salva debiti offre diverse soluzioni per sbloccare il conto e ristrutturare la posizione debitoria in modo sostenibile.

Quando un conto corrente viene bloccato per debiti, significa che un creditore ha avviato un pignoramento delle somme disponibili. Questo può accadere a seguito di un atto di precetto, di un decreto ingiuntivo non contestato o di una cartella esattoriale emessa dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione. In questi casi, la banca congela i fondi presenti sul conto fino a quando il creditore non ottiene il trasferimento delle somme pignorate o il debitore non trova un modo legale per opporsi o ristrutturare il debito.

La legge salva debiti offre tre principali strumenti per chi ha il conto bloccato e non è in grado di pagare il debito immediatamente: il piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore, l’accordo di composizione della crisi e la liquidazione controllata del patrimonio. Ciascuna di queste procedure permette di ottenere la sospensione delle azioni esecutive, inclusa la revoca del pignoramento e il recupero delle somme bloccate sul conto corrente.

Il piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore è la soluzione più adatta per chi ha accumulato debiti per esigenze personali e non imprenditoriali. Se il debitore dimostra di trovarsi in una situazione di grave difficoltà economica, può presentare al tribunale un piano di pagamento sostenibile che prevede la riduzione dell’importo complessivo del debito e la rateizzazione dell’importo residuo in base alle proprie possibilità economiche. Una volta che il tribunale accetta il piano, il pignoramento del conto viene sospeso e le somme bloccate possono essere sbloccate.

Per chi ha un’attività imprenditoriale o è un lavoratore autonomo, l’accordo di composizione della crisi è il miglior strumento per evitare il blocco del conto. Questa procedura consente di negoziare con i creditori un piano di pagamento dilazionato e, in alcuni casi, la riduzione del debito complessivo. Se l’accordo viene accettato dalla maggioranza dei creditori (almeno il 60%), diventa obbligatorio per tutti e impedisce al creditore di procedere con il pignoramento. Se il pignoramento è già stato avviato, l’accordo di composizione della crisi può bloccare la procedura esecutiva e sbloccare le somme congelate sul conto corrente.

Se il debitore non ha alcuna possibilità di pagare, neppure in forma dilazionata, l’unica soluzione per sbloccare il conto è la liquidazione controllata del patrimonio. Questa procedura consente di vendere eventuali beni del debitore per soddisfare i creditori, ma con un vantaggio importante: se il valore dei beni non è sufficiente a coprire l’intero debito, il tribunale può concedere l’esdebitazione, cioè la cancellazione del debito residuo. In questo modo, il debitore viene liberato da qualsiasi obbligo e può ripartire senza il peso dei debiti pregressi. Una volta che la procedura di liquidazione controllata è stata accettata, il pignoramento viene sospeso e il conto corrente viene sbloccato.

Uno degli aspetti più importanti della legge salva debiti è che offre una protezione immediata contro le azioni esecutive. Non appena il debitore presenta la richiesta di accesso a una delle procedure di sovraindebitamento, il tribunale può sospendere qualsiasi azione dei creditori, impedendo il pignoramento e sbloccando il conto corrente. Questo significa che anche se la procedura di ristrutturazione o liquidazione richiede alcuni mesi per essere completata, il debitore può ottenere un sollievo immediato e tornare ad avere accesso alle proprie risorse finanziarie.

Per avviare una delle procedure previste dalla legge salva debiti, il debitore deve rivolgersi a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), che ha il compito di analizzare la sua situazione economica e predisporre la richiesta al tribunale. Una volta che il giudice accetta la richiesta, le azioni esecutive vengono sospese e il debitore può iniziare il percorso per ristrutturare il proprio debito o ottenere l’esdebitazione. Se il conto corrente è stato bloccato, il tribunale può ordinare alla banca di revocare il blocco e ripristinare la disponibilità delle somme.

Se il conto corrente è stato bloccato per un pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, la legge salva debiti offre strumenti specifici per ottenere la sospensione dell’azione esecutiva e la rateizzazione del debito. Se il debitore accede a una procedura di sovraindebitamento, il tribunale può disporre la sospensione immediata del pignoramento, permettendo al contribuente di recuperare le somme congelate sul conto. In alternativa, è possibile richiedere direttamente all’AdER una rateizzazione del debito, che blocca il pignoramento e consente di pagare in modo sostenibile.

Se il pignoramento del conto è stato eseguito illegittimamente o ha colpito somme impignorabili (come stipendio o pensione), il debitore può presentare un’opposizione al giudice dell’esecuzione per ottenere lo sblocco immediato delle somme. La legge prevede che le somme accreditate sul conto prima del pignoramento possano essere pignorate solo nella misura eccedente il triplo dell’assegno sociale (circa 1.500 euro nel 2024). Se la banca ha bloccato un importo superiore al limite previsto dalla legge, il debitore può ottenere la restituzione delle somme bloccate in eccesso.

Nel frattempo, per continuare a gestire la vita quotidiana senza accesso al conto bloccato, è possibile aprire un nuovo conto corrente presso un’altra banca. La legge non vieta questa operazione, ma se il creditore viene a conoscenza del nuovo conto, potrebbe avviare un nuovo pignoramento. Per questo motivo, è essenziale risolvere il problema alla radice attraverso una delle soluzioni offerte dalla legge salva debiti.

In conclusione, la legge salva debiti offre una serie di strumenti efficaci per chi ha il conto bloccato a causa di un pignoramento o di una procedura esecutiva. Le opzioni disponibili includono la ristrutturazione del debito, l’accordo con i creditori e la liquidazione controllata, tutte con l’obiettivo di ridurre o cancellare il debito e permettere al debitore di recuperare la propria stabilità finanziaria. L’elemento chiave è agire tempestivamente: più velocemente si attiva la procedura, maggiori sono le possibilità di sbloccare il conto e riprendere il controllo della propria situazione economica.

Come L’Avvocato Monardo ti può aiutare a sbloccare un conto corrente bloccato

L’Avvocato Monardo è un esperto riconosciuto a livello nazionale nel diritto bancario e tributario. Grazie alla sua esperienza, coordina un team di avvocati e commercialisti specializzati nel recupero della disponibilità dei conti bloccati per cause fiscali, pignoramenti o altre problematiche legali.

È gestore della Crisi da Sovraindebitamento ai sensi della L. 3/2012, iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi). Le sue competenze includono:

  • Analisi delle cause del blocco e verifica delle possibilità di sblocco immediato. Prima di procedere con qualsiasi azione, è essenziale individuare con precisione la causa che ha portato al blocco del conto corrente. Il blocco può derivare da un pignoramento, da un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, da una verifica bancaria o da altre situazioni legali. Ogni caso ha una procedura specifica per la risoluzione, che deve essere affrontata con l’adeguato supporto legale.Dopo aver identificato la causa, si possono valutare diverse opzioni per lo sblocco immediato. Se il blocco deriva da un pignoramento, si può verificare la legittimità della procedura e, se necessario, presentare opposizione al giudice dell’esecuzione. Se il problema riguarda l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, si può procedere con una richiesta di rateizzazione o una contestazione del debito. Nel caso di verifiche bancarie, può essere sufficiente fornire la documentazione richiesta per dimostrare la liceità delle operazioni effettuate. Un’analisi dettagliata delle cause e delle opzioni disponibili consente di intervenire rapidamente per ridurre i disagi e ripristinare la normale operatività del conto. È fondamentale rivolgersi a un professionista per garantire che tutte le azioni siano intraprese correttamente e nei tempi previsti dalla legge.
  • Assistenza legale per impugnare pignoramenti e blocchi bancari illegittimi. Affrontare un pignoramento o il blocco di un conto corrente può essere un’esperienza complessa e destabilizzante, soprattutto se il provvedimento è stato applicato senza il rispetto delle norme di legge. L’assistenza legale diventa fondamentale per valutare la legittimità del pignoramento e per avviare, se necessario, un’opposizione efficace. Un avvocato esperto in diritto bancario e tributario può analizzare il caso specifico e individuare eventuali vizi di procedura, come la mancata notifica dell’atto di pignoramento, errori nei calcoli dell’importo dovuto o l’inapplicabilità della misura per alcune tipologie di reddito, come stipendi e pensioni che godono di protezioni particolari. Inoltre, se il blocco bancario deriva da azioni dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, è possibile impugnare il provvedimento in Commissione Tributaria per far valere diritti di tutela economica e verificare la possibilità di rateizzare il debito o accedere a misure agevolative. In alcuni casi, è possibile ottenere la revoca del blocco attraverso il ricorso in autotutela o l’istanza di sgravio del debito ingiustamente iscritto a ruolo. L’assistenza legale può anche rivelarsi cruciale nei casi in cui il blocco sia stato imposto dalla banca per sospetti di operazioni illecite. Un avvocato specializzato può interagire direttamente con l’istituto di credito, fornire la documentazione necessaria per dimostrare la liceità delle operazioni e accelerare il ripristino dell’operatività del conto. In situazioni più critiche, può essere necessario un intervento giudiziario per sollevare contestazioni formali e ottenere lo sblocco tramite provvedimenti cautelari.
  • Supporto nella richiesta di rateizzazione o rottamazione del debito fiscale. Affrontare un debito fiscale può essere particolarmente gravoso, soprattutto quando l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha già adottato misure restrittive come il blocco del conto corrente. In questi casi, la rateizzazione o la rottamazione del debito possono rappresentare soluzioni praticabili per ottenere lo sblocco delle somme e ripristinare la gestione finanziaria del debitore. La normativa vigente prevede la possibilità di rateizzare i debiti con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione fino a un massimo di 120 rate mensili per chi dimostra una situazione di difficoltà economica. Presentare una richiesta ben documentata e correttamente articolata aumenta le probabilità di ottenere l’approvazione del piano di rateizzazione. Se accettata, l’ente sospende le azioni esecutive in corso, compreso il blocco del conto. Per quanto riguarda la rottamazione delle cartelle esattoriali, il legislatore ha introdotto diverse misure negli ultimi anni, tra cui la definizione agevolata, che consente di estinguere il debito pagando solo l’importo dovuto senza sanzioni e interessi di mora. Tuttavia, è fondamentale rispettare le scadenze imposte dalla normativa per evitare la decadenza dal beneficio. L’assistenza legale in questa fase è cruciale per individuare la soluzione più vantaggiosa, predisporre la documentazione necessaria e negoziare con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Un avvocato esperto può verificare se vi siano errori nel calcolo del debito o vizi procedurali che possano giustificare un annullamento parziale o totale dell’importo richiesto. In alcuni casi, è possibile anche proporre transazioni fiscali per ridurre ulteriormente l’esposizione debitoria e agevolare il recupero della liquidità necessaria a mantenere attiva l’attività economica del debitore.
  • Soluzioni personalizzate per accedere alle procedure di sovraindebitamento ed esdebitazione. Ogni situazione di sovraindebitamento è unica e richiede un’analisi dettagliata per individuare la strategia più efficace per uscire dalla crisi finanziaria. Attraverso la Legge 3/2012 e il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), è possibile accedere a strumenti che permettono di ridurre, ristrutturare o cancellare i debiti non più sostenibili. Il Piano del Consumatore rappresenta una soluzione ideale per chi ha contratto debiti senza colpa grave e desidera un piano di rimborso sostenibile, approvato dal giudice senza necessità di accordo con i creditori. Questo strumento consente di preservare i beni essenziali e di rientrare nel sistema economico senza subire azioni esecutive paralizzanti. Per chi possiede un patrimonio liquidabile, la Liquidazione Controllata del Patrimonio consente di destinare i beni disponibili al soddisfacimento dei creditori, ottenendo in cambio l’esdebitazione finale. Questo procedimento è utile per chi vuole chiudere definitivamente una situazione debitoria insostenibile e ripartire da zero. L’Esdebitazione del Debitore Incapiente, invece, offre la possibilità di cancellare definitivamente i debiti per chi si trova in una condizione economica disperata, senza redditi né beni da destinare al pagamento. Questa procedura è riservata ai soggetti in stato di comprovata difficoltà e consente di ottenere una liberazione definitiva dai vincoli finanziari.

Un avvocato esperto in diritto bancario e sovraindebitamento può guidare il debitore nell’iter burocratico e legale, valutando quale tra questi strumenti sia più adatto alla sua situazione e predisponendo tutta la documentazione necessaria per avviare la procedura nel modo più efficace e tempestivo possibile.

Se hai il conto corrente bloccato e vuoi sapere come risolvere il problema nel minor tempo possibile, è fondamentale rivolgersi a un professionista esperto che possa analizzare la tua situazione specifica e offrirti la soluzione più adeguata. Lo Studio Monardo, grazie alla sua esperienza pluriennale nel diritto bancario e tributario, ti fornisce un’assistenza completa per individuare la causa del blocco e agire tempestivamente con gli strumenti legali più efficaci.

Che tu sia vittima di un pignoramento, di un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione o di un blocco amministrativo da parte della banca, ogni situazione può essere affrontata con una strategia mirata. Lo Studio Monardo valuta le possibili opposizioni legali, le richieste di rateizzazione, le contestazioni per vizi procedurali e le opzioni per il sovraindebitamento, garantendoti il massimo supporto in ogni fase del procedimento.

Non lasciare che il blocco del conto paralizzi la tua vita economica. Affidati a un team di esperti che saprà guidarti verso la soluzione più veloce ed efficace. Contatta oggi stesso lo Studio Monardo per una consulenza personalizzata e riprendi il controllo delle tue finanze.

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La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

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