Notifica Del Pignoramento Del Conto Corrente: Come Funziona

Ricevere una notifica di pignoramento del conto corrente rappresenta un momento critico per qualsiasi cittadino o imprenditore. L’azione del creditore si concretizza con un atto giudiziario che vincola le somme presenti sul conto, limitando l’operatività bancaria del debitore. Questo evento può colpire chiunque abbia difficoltà economiche, causando un impatto immediato sulla gestione quotidiana delle spese, dei pagamenti e degli impegni finanziari. Questa procedura, disciplinata dal Codice di Procedura Civile, ha conseguenze immediate e spesso devastanti per chi la subisce. Molti scoprono la notifica solo quando tentano di effettuare un pagamento e si rendono conto che il conto è bloccato. In casi estremi, ciò può significare l’impossibilità di coprire affitti, mutui o persino le spese quotidiane come cibo e trasporti.

Ma come avviene esattamente la notifica del pignoramento? Quali sono le tempistiche, le modalità e le possibili soluzioni per chi si trova in questa condizione? Ricevere questa comunicazione può generare panico e confusione, ma conoscere il processo e le proprie opzioni legali può fare la differenza tra una gestione efficace della situazione e un impatto devastante sulla propria vita finanziaria. È fondamentale comprendere chi può avviare un pignoramento, come viene notificato e cosa si può fare per difendersi o trovare una soluzione. Nel panorama normativo attuale, la tutela del debitore e la sicurezza per il creditore convivono in un equilibrio delicato, regolato da norme precise e vincolanti.

La crisi economica degli ultimi anni ha portato ad un aumento significativo dei casi di pignoramento presso terzi, in particolare dei conti correnti. Molti debitori si trovano impreparati e scoprono solo al momento del blocco del conto di essere stati soggetti a questa procedura. La legge impone regole stringenti in merito alle notifiche e ai diritti delle parti coinvolte, ed è essenziale comprendere quali siano i passi che conducono a questa misura esecutiva.

Il pignoramento del conto corrente può avvenire per iniziativa di diversi creditori: banche, agenzie di riscossione fiscale, privati cittadini o aziende. L’elemento comune è sempre la presenza di un titolo esecutivo che giustifica l’azione e l’intervento dell’ufficiale giudiziario o di un ente preposto alla riscossione. Questo significa che un creditore non può procedere arbitrariamente al pignoramento senza un provvedimento giuridico che attesti il suo diritto a recuperare il credito. Ad esempio, una banca può avviare il pignoramento per il mancato pagamento di rate di un mutuo, mentre un privato cittadino può farlo solo dopo aver ottenuto un decreto ingiuntivo contro un debitore insolvente.

Il legislatore ha stabilito norme dettagliate per garantire che la procedura venga eseguita correttamente e senza abusi. Tuttavia, esistono margini di difesa per il debitore che possono essere sfruttati con l’assistenza legale adeguata. Ad esempio, è possibile contestare la validità del titolo esecutivo, verificare eventuali errori procedurali nella notifica o dimostrare l’impignorabilità delle somme presenti sul conto. Inoltre, esistono strumenti legali che permettono di dilazionare o ridurre l’importo del debito, evitando così il blocco totale delle finanze del debitore. Un’azione tempestiva può fare la differenza tra una crisi finanziaria irreparabile e una soluzione gestibile.

Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti del conto corrente.

Quali sono i passaggi previsti per la notifica del pignoramento del conto corrente?

Il pignoramento del conto corrente è una delle forme di esecuzione forzata più immediate e invasive, ma deve seguire una procedura ben precisa per essere valido. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione o un creditore privato non possono procedere arbitrariamente: la legge impone specifici passaggi per garantire che il debitore sia informato e abbia la possibilità di difendersi. Conoscere questi passaggi è fondamentale per capire se il pignoramento è stato eseguito correttamente e per valutare eventuali strategie di opposizione.

Il primo passaggio essenziale è l’emissione di un titolo esecutivo. Prima di poter avviare il pignoramento, il creditore deve disporre di un atto che certifichi l’esistenza del debito e l’obbligo di pagamento da parte del debitore. Nel caso dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, il titolo esecutivo è la cartella esattoriale, che diventa esecutiva se il contribuente non paga entro 60 giorni dalla notifica. Per i creditori privati, il titolo esecutivo può essere una sentenza, un decreto ingiuntivo o un assegno protestato.

Se il debito non viene saldato entro i termini previsti, il creditore può notificare l’atto di precetto. Questo documento rappresenta un ultimo avvertimento al debitore, concedendogli 10 giorni per pagare spontaneamente prima di avviare l’esecuzione forzata. Nel caso dei debiti fiscali, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può invece procedere direttamente con il pignoramento, senza la necessità di notificare un precetto.

Il passaggio successivo è la notifica dell’atto di pignoramento. Questo atto viene inviato sia alla banca che al debitore e ha lo scopo di informare entrambi dell’avvio della procedura esecutiva. La notifica al debitore può avvenire tramite ufficiale giudiziario o tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, e deve contenere l’indicazione dell’importo pignorato e del titolo esecutivo su cui si basa l’azione.

Non appena riceve l’atto di pignoramento, la banca è tenuta a bloccare le somme presenti sul conto corrente fino all’importo indicato nel pignoramento. Se il saldo disponibile è inferiore alla somma richiesta, la banca deve congelare tutto il saldo presente al momento della notifica, impedendo al correntista di prelevare o disporre delle somme. Se sul conto vengono accreditate somme successive alla data del pignoramento, queste non sono automaticamente pignorate, a meno che il giudice non disponga il cosiddetto “pignoramento a saldo crescente”.

Dopo il blocco delle somme, il creditore deve notificare l’atto di pignoramento anche al tribunale competente. Entro 30 giorni dalla notifica alla banca, il creditore deve depositare l’atto presso il giudice dell’esecuzione per ottenere l’assegnazione delle somme pignorate. Se questo passaggio non viene rispettato, il pignoramento decade e la banca deve sbloccare le somme congelate.

Il debitore ha la possibilità di opporsi al pignoramento presentando un ricorso al giudice dell’esecuzione. L’opposizione può essere fondata su vizi formali dell’atto (ad esempio, una notifica irregolare o un errore nell’importo richiesto) oppure su motivi sostanziali, come la dimostrazione che il debito è già stato pagato o che le somme pignorate rientrano tra quelle impignorabili. Se il giudice accoglie il ricorso, il pignoramento può essere ridotto o annullato.

Se il debitore non presenta opposizione, il giudice, una volta verificata la regolarità della procedura, può emettere un’ordinanza di assegnazione delle somme pignorate. A questo punto, la banca è obbligata a trasferire l’importo pignorato al creditore, chiudendo così la procedura esecutiva. Se il saldo disponibile non copre l’intero importo richiesto, il creditore potrà eventualmente avviare ulteriori azioni esecutive per il recupero della parte rimanente.

Un aspetto importante riguarda i limiti di pignorabilità. Se il conto corrente è intestato a un lavoratore dipendente o a un pensionato, la legge prevede delle soglie di protezione per garantire al debitore un minimo vitale. In particolare, il fisco può pignorare solo l’importo eccedente il triplo dell’assegno sociale, pari a circa 4.515 euro nel 2024. Se il saldo disponibile è inferiore a questa soglia, il pignoramento non può essere eseguito.

Nel caso dei conti cointestati, il pignoramento può essere più complesso. La banca può bloccare solo la quota di saldo riferibile al debitore, che viene generalmente considerata pari al 50% del totale, salvo diversa dimostrazione. Se il correntista dimostra che le somme appartengono all’altro intestatario, può chiedere la revoca del pignoramento per la parte indebitamente bloccata.

Se il debitore non dispone di somme sufficienti per saldare il debito, può valutare la richiesta di rateizzazione all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Se il piano di pagamento viene accettato, l’ente di riscossione è tenuto a sospendere l’azione esecutiva, consentendo lo sblocco delle somme congelate. Tuttavia, questa opzione è disponibile solo se la richiesta di rateizzazione viene presentata prima che il giudice emetta l’ordinanza di assegnazione delle somme.

Un altro strumento per bloccare il pignoramento è la procedura di sovraindebitamento prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Se il debitore dimostra di trovarsi in una condizione di difficoltà economica grave, il tribunale può sospendere l’esecuzione e permettere un piano di rientro più sostenibile. Questa soluzione è particolarmente utile per chi ha più debiti e rischia di subire ulteriori pignoramenti.

Conoscere i passaggi della notifica del pignoramento del conto corrente è fondamentale per valutare eventuali strategie di difesa. Controllare la validità della notifica, verificare i limiti di pignorabilità e agire tempestivamente con un’opposizione o una richiesta di rateizzazione possono fare la differenza tra la perdita delle somme pignorate e la possibilità di recuperarle o ridurre l’importo dovuto. Affidarsi a un professionista esperto in diritto tributario o in esecuzioni forzate può essere decisivo per individuare la soluzione più efficace e proteggere il proprio patrimonio.

Chi può disporre il pignoramento del conto corrente?

Non tutti i creditori hanno la facoltà di avviare un pignoramento del conto corrente. Solo coloro che dispongono di un titolo esecutivo possono procedere, come le banche e istituti di credito per mancato pagamento di mutui o finanziamenti, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione che può agire senza passare dal tribunale in presenza di cartelle esattoriali non pagate e privati cittadini o aziende, che devono prima ottenere un decreto ingiuntivo o una sentenza di condanna.

Si pensi al caso di un artigiano che non riceve il pagamento per un lavoro svolto: dopo aver ottenuto un decreto ingiuntivo, può procedere al pignoramento del conto del cliente moroso. Questo meccanismo può risultare particolarmente gravoso per chi si trova in difficoltà finanziaria, poiché anche una piccola somma dovuta può portare a conseguenze significative. In questi casi, il debitore può vedersi improvvisamente privato della disponibilità del proprio conto corrente, il che può compromettere la gestione delle spese quotidiane e dei pagamenti urgenti.

Un altro esempio frequente è quello delle aziende che vantano crediti commerciali nei confronti di clienti insolventi. Un’impresa che non riceve il pagamento per una fornitura può attivare il pignoramento del conto del debitore, ma la procedura potrebbe complicarsi se i fondi presenti non sono sufficienti a coprire l’intero importo del credito. In questi casi, il creditore può tentare ulteriori azioni esecutive su altri beni del debitore, come immobili o veicoli, aggravando ancora di più la situazione finanziaria dello stesso.

È essenziale sottolineare che non tutti i conti possono essere pignorati senza limitazioni. Ad esempio, esistono somme impignorabili come le indennità di disoccupazione, i sussidi assistenziali o una parte delle pensioni. Tuttavia, se il conto corrente è utilizzato per ricevere accrediti misti, cioè sia stipendio sia altre entrate, la situazione può diventare più complessa e potrebbe essere necessario un intervento legale per determinare la quota realmente pignorabile.

Esistono somme non pignorabili sul conto corrente?

Sì, la legge prevede dei limiti alla pignorabilità delle somme depositate. L’art. 545 c.p.c. stabilisce che stipendi, pensioni e altre entrate vitali siano pignorabili solo in misura parziale. Se accreditati prima del pignoramento, possono essere bloccati solo per la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale. Se accreditati dopo il pignoramento, il prelievo massimo consentito è di un quinto.

Tuttavia, è importante comprendere che esistono delle eccezioni e dei criteri specifici che possono variare a seconda delle circostanze. Ad esempio, se un debitore ha più fonti di reddito che confluiscono in un unico conto corrente, la banca o l’ente pignorante potrebbe avere difficoltà a distinguere quali somme siano effettivamente pignorabili e quali invece rientrino nei limiti di impignorabilità. In alcuni casi, è possibile dimostrare che l’intero saldo è composto da redditi protetti, presentando la documentazione appropriata al giudice dell’esecuzione.

Ad esempio, un pensionato con un assegno mensile di 1.200 euro vedrà prelevato al massimo il quinto di questa cifra, salvaguardando una parte del proprio sostentamento. Ma cosa accade se sul conto confluiscono anche piccoli risparmi accumulati nel tempo o somme derivanti da aiuti familiari? La giurisprudenza ha chiarito che queste somme potrebbero essere considerate impignorabili, a seconda del contesto e della dimostrazione del loro utilizzo per esigenze di prima necessità.

Inoltre, vi sono categorie di lavoratori che potrebbero trovarsi in difficoltà nel momento in cui il loro stipendio viene pignorato senza tenere conto delle spese fisse essenziali. Ad esempio, un dipendente con un mutuo in corso e spese mediche elevate potrebbe richiedere al giudice una riduzione dell’importo pignorato per garantire la sua sussistenza e quella della sua famiglia. Questo principio si applica in particolare ai casi di grave difficoltà economica, dove il pignoramento eccessivo potrebbe portare il debitore in una situazione di estrema precarietà.

Come ci si può difendere da un pignoramento del conto corrente? Tutte Le strategie legali

Difendersi da un pignoramento del conto corrente è possibile utilizzando diverse strategie legali, a seconda della fase della procedura e delle motivazioni del pignoramento. Quando un creditore, che può essere un privato, una banca o l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER), ottiene un titolo esecutivo contro un debitore, può procedere con il blocco delle somme depositate sul suo conto corrente per recuperare il credito. Tuttavia, il debitore ha diversi strumenti per limitare, sospendere o annullare il pignoramento, evitando la perdita dei propri fondi.

Il pignoramento del conto corrente inizia con un atto notificato alla banca, che ha l’obbligo di bloccare immediatamente le somme disponibili fino a concorrenza del debito. Se il conto ha un saldo sufficiente, la banca trasferisce direttamente al creditore l’importo richiesto. Se il saldo è inferiore, l’intera disponibilità viene congelata fino a nuova disposizione del tribunale. Il debitore può ancora difendersi, ma deve agire rapidamente.

Una delle prime strategie consiste nel verificare la legittimità del pignoramento. Se il debitore non ha mai ricevuto la notifica del titolo esecutivo (come un decreto ingiuntivo o una cartella esattoriale), può presentare un’opposizione al pignoramento per vizio di notifica. La legge prevede che il debitore debba essere informato dell’esistenza del debito e avere il tempo di difendersi prima dell’esecuzione. Se la notifica è assente o irregolare, il pignoramento può essere annullato.

Un’altra strategia efficace è dimostrare che il conto corrente contiene somme impignorabili. La legge tutela alcune tipologie di redditi che non possono essere pignorati o lo possono essere solo parzialmente. Ad esempio:

  • Stipendi e pensioni accreditati prima del pignoramento sono impignorabili fino a una volta e mezza l’assegno sociale (circa 754 euro nel 2024). Solo l’eccedenza può essere pignorata nei limiti previsti dalla legge.
  • Stipendi e pensioni accreditati dopo il pignoramento possono essere trattenuti solo fino a un massimo di un quinto.
  • Sussidi di invalidità e assegni sociali sono completamente impignorabili.

Se il conto corrente è cointestato con un’altra persona, il pignoramento può riguardare solo la quota spettante al debitore. In caso di pignoramento su un conto cointestato tra coniugi, il debitore può opporsi dimostrando che le somme presenti appartengono esclusivamente all’altro intestatario.

Il debitore può inoltre difendersi contestando l’importo richiesto dal creditore. Se l’importo pignorato supera il debito reale, è possibile chiedere una riduzione del pignoramento per evitare un prelievo eccessivo. Questa strategia è particolarmente utile nei casi in cui vi siano errori nei calcoli degli interessi o sovrapposizione di più creditori.

Se il creditore è Agenzia delle Entrate-Riscossione, il pignoramento del conto corrente può essere bloccato con la richiesta di rateizzazione del debito. Se il contribuente chiede e ottiene una rateizzazione, il pignoramento deve essere sospeso immediatamente, consentendo al debitore di riprendere il controllo del proprio conto. Questo strumento è molto efficace e può essere utilizzato anche dopo che il pignoramento è stato avviato, purché il debitore rispetti le scadenze dei pagamenti rateali.

Un altro strumento di difesa è il saldo e stralcio, che consiste in un accordo con il creditore per pagare una parte del debito in un’unica soluzione in cambio della cancellazione del pignoramento. Se il creditore accetta una transazione e l’accordo viene formalizzato, il pignoramento viene revocato. Questa soluzione è spesso utilizzata con le banche o le finanziarie, che possono essere disposte ad accettare un importo inferiore pur di incassare immediatamente.

Se il pignoramento è già stato eseguito, è possibile presentare un’opposizione all’esecuzione forzata. Questa azione è utile quando il debito è contestabile per motivi come prescrizione, vizi formali o illegittimità della procedura. L’opposizione va presentata al giudice dell’esecuzione entro 20 giorni dalla notifica del pignoramento e, se accolta, può portare alla revoca del blocco sul conto.

Un’altra possibilità è la conversione del pignoramento, prevista dall’articolo 495 del Codice di Procedura Civile. Il debitore può chiedere al giudice di sostituire il pignoramento con un pagamento rateale o con un versamento in deposito di una somma che garantisca il credito del creditore. Questa strategia permette di sbloccare subito il conto corrente e guadagnare tempo per trovare una soluzione definitiva.

Infine, per chi si trova in una situazione di sovraindebitamento, esiste la possibilità di accedere alla Legge Salva Suicidi (Legge n. 3/2012), che permette di bloccare il pignoramento e ottenere una ristrutturazione del debito con l’omologazione del tribunale. Se il giudice approva il piano di rientro o la liquidazione controllata del patrimonio, tutti i pignoramenti in corso vengono sospesi, compreso quello del conto corrente.

Difendersi da un pignoramento del conto corrente è possibile, ma è fondamentale agire tempestivamente e scegliere la strategia più adatta in base al proprio caso. Se il pignoramento non è ancora stato eseguito, è possibile intervenire con opposizioni, saldo e stralcio o rateizzazioni. Se il conto è già stato bloccato, si può ricorrere alla contestazione dell’atto, alla conversione o alla richiesta di esdebitazione. In ogni caso, è consigliabile rivolgersi a un esperto legale, perché un intervento rapido e ben impostato può fare la differenza tra la perdita dei fondi e la possibilità di salvaguardare le proprie risorse economiche.

Si può bloccare a priori la notifica del pignoramento del conto corrente?

Bloccare a priori la notifica di un pignoramento del conto corrente è possibile solo adottando strategie preventive che impediscano al creditore di avviare la procedura esecutiva. Sebbene non sia possibile impedire materialmente la notifica di un pignoramento già autorizzato, esistono diverse azioni legali e pratiche che possono evitare che il creditore possa arrivare al pignoramento.

1. Impedire che il creditore ottenga un titolo esecutivo

Il pignoramento del conto corrente può avvenire solo se il creditore ha un titolo esecutivo, come:

  • Un decreto ingiuntivo per mancato pagamento di un debito.
  • Una sentenza di condanna che riconosce il credito.
  • Una cartella esattoriale da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Per bloccare il pignoramento a priori, è essenziale impedire che il creditore ottenga questi strumenti legali. Se si riceve un atto di precetto o un decreto ingiuntivo, è possibile presentare opposizione entro 40 giorni, dimostrando che il debito non è dovuto, è già stato pagato, è prescritto o presenta vizi formali.

2. Rateizzare il debito per bloccare le azioni esecutive

Se il creditore è un ente pubblico come Agenzia delle Entrate-Riscossione, la richiesta di rateizzazione del debito blocca immediatamente qualsiasi azione esecutiva, incluso il pignoramento del conto. Questa strategia è efficace solo prima della notifica del pignoramento e consente di evitare il blocco del conto.

Per debiti con banche o finanziarie, si può proporre un piano di rientro o un accordo di saldo e stralcio, ovvero il pagamento di una parte del debito in cambio della rinuncia al pignoramento.

3. Trasferire i fondi su un conto non pignorabile

Se il pignoramento è imminente, una soluzione preventiva può essere quella di spostare i fondi su un conto non pignorabile o protetto:

  • Conti intestati a terzi: un conto intestato a un familiare non può essere pignorato per debiti personali del titolare. Tuttavia, questa pratica può essere contestata se il trasferimento viene fatto con l’intento di sottrarre beni ai creditori (atto in frode ai creditori).
  • Conti cointestati: se il debitore ha un conto cointestato, il pignoramento può avvenire solo sulla quota parte del debitore (solitamente il 50%).
  • Conti aziendali separati: se il debitore è un professionista o un imprenditore, mantenere un conto dedicato solo all’attività può ridurre il rischio di pignoramento del conto personale.

4. Dimostrare che il conto contiene somme impignorabili

Se il conto corrente è alimentato solo da redditi impignorabili, si può presentare un’opposizione per bloccare l’esecuzione. Ad esempio:

  • Stipendi e pensioni già accreditati sono impignorabili fino a una volta e mezza l’assegno sociale (circa 754 euro nel 2024).
  • Assegni di invalidità, sussidi e indennità sociali non possono essere pignorati.
  • Indennità di accompagnamento e altri trattamenti assistenziali sono completamente impignorabili.

Se il conto contiene solo queste somme, è possibile opporsi al pignoramento dimostrando che il denaro depositato non può essere sequestrato per legge.

5. Verificare eventuali vizi procedurali per annullare la notifica

Anche se la notifica è stata effettuata, il pignoramento può essere annullato se presenta irregolarità:

  • Notifica inesatta o inesistente: se il creditore non ha notificato correttamente gli atti, il pignoramento è nullo.
  • Prescrizione del debito: se il credito è prescritto, il pignoramento può essere contestato.
  • Errore nell’importo richiesto: se l’importo del debito è stato calcolato in modo errato, è possibile chiedere una revisione e la sospensione del pignoramento.

In questi casi, è necessario presentare un’opposizione al pignoramento entro 20 giorni dalla notifica, rivolgendosi al giudice dell’esecuzione.

6. Attivare la procedura di sovraindebitamento

Se il debitore è in una situazione di grave difficoltà finanziaria, può accedere alla Legge Salva Suicidi (Legge n. 3/2012) e ottenere una ristrutturazione del debito. Se il giudice approva il piano di rientro, tutti i pignoramenti in corso vengono sospesi, compreso quello del conto corrente.

In conclusione, bloccare a priori la notifica del pignoramento del conto corrente è possibile solo evitando che il creditore possa avviare la procedura. Questo si può ottenere attraverso:

  • Opposizione a decreti ingiuntivi e precetti, per evitare che il creditore ottenga un titolo esecutivo.
  • Rateizzazione del debito, che sospende l’azione esecutiva.
  • Spostamento dei fondi su conti non pignorabili (senza violare la legge).
  • Dimostrazione che il conto contiene somme impignorabili, per opporsi legalmente.
  • Controllo della regolarità della procedura e opposizione per vizi formali.
  • Accesso alla procedura di sovraindebitamento, per bloccare tutti i pignoramenti in corso.

Se si riceve un preavviso di pignoramento, è fondamentale agire immediatamente per evitare il blocco del conto. Un’azione tempestiva può fare la differenza tra il perdere l’accesso ai propri fondi e riuscire a proteggere il proprio patrimonio.

Come Ti Può Difendere Dal Pignoramento Di Un Conto Corrente L’Avvocato Giuseppe Monardo

Di fronte a una procedura esecutiva così invasiva come il pignoramento del conto corrente, è fondamentale affidarsi a professionisti esperti. Il rischio di vedersi privati della disponibilità del proprio denaro può avere conseguenze drammatiche sulla gestione della vita quotidiana e delle attività imprenditoriali. L’Avvocato Monardo, con un’ampia esperienza nel settore, coordina a livello nazionale avvocati e commercialisti altamente specializzati nel diritto bancario e tributario, offrendo assistenza mirata a tutela dei debitori.

Grazie alla sua competenza, l’Avvocato Monardo fornisce consulenza personalizzata per individuare le migliori strategie di difesa contro pignoramenti illegittimi o viziati da errori procedurali, supporta nella gestione della crisi da sovraindebitamento ai sensi della Legge 3/2012 e studia soluzioni alternative al pignoramento attraverso trattative dirette con i creditori. Ogni caso viene analizzato con attenzione per garantire un approccio su misura, evitando azioni esecutive sproporzionate e salvaguardando il patrimonio del debitore.

Essere iscritti presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e ricoprire il ruolo di fiduciario di un OCC rappresenta una garanzia di professionalità e affidabilità. L’Avvocato Monardo mette a disposizione competenze tecniche avanzate per offrire strategie di difesa efficaci e innovative, permettendo ai propri assistiti di affrontare il pignoramento con strumenti concreti e mirati. Attraverso la negoziazione con gli istituti di credito, la revisione dei piani di pagamento e il ricorso agli strumenti legali disponibili, è possibile trovare soluzioni concrete per salvaguardare la stabilità economica del debitore.

Se hai ricevuto una notifica di pignoramento del conto corrente, non aspettare: contattaci subito per una consulenza personalizzata. Ogni giorno perso può aggravare la tua situazione finanziaria. Proteggi i tuoi diritti con l’assistenza di un professionista esperto.

Per maggiori informazioni e richiedere un primo supporto, qui tutti i nostri riferimenti del nostro studio legale specializzato in blocco dei pignoramenti sul conto corrente

Leggi con attenzione: Se stai affrontando difficoltà con il Fisco e hai bisogno di una rapida valutazione delle tue cartelle esattoriali e dei debiti, non esitare a contattarci. Siamo pronti ad aiutarti immediatamente! Scrivici su WhatsApp al numero 351.3169721 oppure inviaci un’e-mail all’indirizzo info@fattirimborsare.com. Ti ricontatteremo entro un’ora per offrirti supporto immediato.

Informazioni importanti: Studio Monardo e avvocaticartellesattoriali.com operano su tutto il territorio italiano attraverso due modalità.

  1. Consulenza digitale: si svolge esclusivamente tramite contatti telefonici e successiva comunicazione digitale via e-mail o posta elettronica certificata. La prima valutazione, interamente digitale (telefonica), è gratuita, ha una durata di circa 15 minuti e viene effettuata entro un massimo di 72 ore. Consulenze di durata superiore sono a pagamento, calcolate in base alla tariffa oraria di categoria.
  2. Consulenza fisica: è sempre a pagamento, incluso il primo consulto, il cui costo parte da 500€ + IVA, da saldare anticipatamente. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamento presso sedi fisiche specifiche in Italia dedicate alla consulenza iniziale o successiva (quali azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali in partnership, uffici temporanei). Anche in questo caso, sono previste comunicazioni successive tramite e-mail o posta elettronica certificata.

La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
Si invita a leggere attentamente il disclaimer del sito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Privacy and Consent by My Agile Privacy

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. 

Puoi accettare, rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati. 

Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare. 

Torna in alto

Abbiamo Notato Che Stai Leggendo L’Articolo. Desideri Una Prima Consulenza Gratuita A Riguardo? Clicca Qui e Prenotala Subito!