I Limiti Al Pignoramento Della Pensione e Cosa Fare Se Ti Capita

Il pignoramento della pensione rappresenta un tema di grande rilevanza per i cittadini italiani, specialmente per coloro che si trovano in difficoltà economiche. Nel 2025, la normativa sul pignoramento delle pensioni continua a essere regolata dal Codice di Procedura Civile e da diverse leggi speciali, che fissano limiti e tutele per i pensionati. Tuttavia, le regole sul pignoramento non sono statiche, ma si sono evolute nel corso degli anni per rispondere alle esigenze della popolazione in un contesto economico e sociale in costante mutamento.

Il principio cardine è che la pensione non può essere interamente pignorata, ma esistono soglie e percentuali specifiche che variano a seconda del tipo di credito vantato dal creditore. Lo scopo del legislatore è bilanciare il diritto del creditore a recuperare il proprio credito con l’esigenza del pensionato di mantenere un minimo vitale per la propria sopravvivenza. Per questa ragione, sono state introdotte tutele per evitare che il pignoramento possa ridurre eccessivamente il reddito del pensionato, garantendogli una qualità della vita dignitosa.

Le domande principali a cui risponderemo in questo articolo riguardano le percentuali pignorabili, le tipologie di crediti che possono giustificare il pignoramento, il ruolo dell’INPS e delle banche, nonché le recenti modifiche normative introdotte fino al 2025. Esploreremo, inoltre, come queste disposizioni vengano applicate nella pratica e quali strumenti possano essere utilizzati dai pensionati per evitare di essere colpiti da un pignoramento eccessivo. Uno degli aspetti più delicati riguarda le strategie difensive che un pensionato può adottare, inclusi i ricorsi giudiziari e le procedure di sovraindebitamento.

Affronteremo anche il tema della giurisprudenza più recente in materia, per comprendere in che modo i tribunali italiani stanno interpretando le disposizioni esistenti. La legge non è un’entità statica, ma vive attraverso le decisioni dei giudici e le interpretazioni fornite nelle singole sentenze, il che può determinare significative differenze nell’applicazione delle norme a seconda del caso concreto.

Infine, analizzeremo nel dettaglio le soluzioni a disposizione dei pensionati per proteggere la propria pensione, compreso l’istituto del sovraindebitamento e l’esdebitazione del debitore incapiente. Questi strumenti giuridici possono rappresentare un’ancora di salvezza per coloro che si trovano in condizioni di forte difficoltà economica, permettendo di riequilibrare la propria situazione debitoria e ritrovare una stabilità finanziaria.

Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti della pensione:

Quali Sono Le Percentuali Pignorabili Della Pensione?

Secondo l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, le pensioni possono essere pignorate solo nella misura di un quinto della parte eccedente il minimo vitale. Nel 2025, il minimo vitale è fissato a circa 690 euro mensili, soggetto a rivalutazione annuale. Questo significa che solo l’importo eccedente questa soglia può essere aggredito dai creditori. Tuttavia, la normativa introduce alcune eccezioni e situazioni particolari da considerare.

Se il pignoramento riguarda crediti di natura alimentare, come quelli derivanti dal mancato versamento dell’assegno di mantenimento, la percentuale pignorabile può aumentare significativamente, arrivando fino al 50% della parte eccedente il minimo vitale. Inoltre, nel caso di debiti con l’Agenzia delle Entrate, la percentuale di trattenuta può variare tra un decimo e un quinto della pensione netta, in base all’entità del debito e alla situazione patrimoniale del pensionato.

Un altro aspetto rilevante riguarda la modalità di accredito della pensione. Se la pensione è versata su un conto corrente, l’importo già depositato da oltre 30 giorni gode di una tutela particolare e non può essere pignorato nella sua interezza. Diversamente, se il pignoramento avviene prima che la somma venga accreditata, la protezione del minimo vitale potrebbe non applicarsi, esponendo l’intero importo al rischio di prelievo da parte del creditore.

Inoltre, le ultime interpretazioni giurisprudenziali hanno sottolineato la necessità di valutare la situazione economica complessiva del pensionato, specialmente nei casi in cui il pignoramento potrebbe comprometterne la sussistenza. Per questo motivo, è sempre consigliabile rivolgersi a un esperto per verificare l’applicabilità delle tutele previste dalla legge e, se necessario, proporre opposizione al pignoramento dinanzi al tribunale competente.

Qual è la prima cosa da fare se ti pignorano la pensione?

Il pignoramento della pensione è una delle situazioni più temute da chi si trova in difficoltà economiche. Quando un creditore avvia un’azione esecutiva su una pensione, il debitore rischia di vedersi sottrarre una parte del proprio reddito mensile, con gravi ripercussioni sulla propria stabilità finanziaria. Tuttavia, la legge prevede tutele specifiche per evitare che il pensionato si trovi in una condizione di indigenza totale.

Ma qual è la prima cosa da fare se si riceve una notifica di pignoramento sulla pensione?

Il primo passo fondamentale è verificare la legittimità del pignoramento e accertarsi che il prelievo sia stato eseguito nel rispetto delle norme di legge.

Non tutti i creditori possono pignorare una pensione e, anche quando il pignoramento è ammesso, esistono limiti precisi sugli importi che possono essere trattenuti. Il pensionato deve quindi controllare alcuni aspetti fondamentali:

  • Chi ha avviato il pignoramento? Solo determinati soggetti, come l’Agenzia delle Entrate-Riscossione per debiti fiscali o creditori privati con un titolo esecutivo, possono procedere al pignoramento.
  • L’importo pignorato è corretto? La legge stabilisce delle soglie di impignorabilità e dei limiti massimi di trattenuta.
  • La notifica è stata effettuata correttamente? Se la procedura presenta vizi formali, potrebbe essere possibile contestarla.

Un errore comune è accettare il pignoramento senza verificare se sia possibile opporsi.

Molti pensionati subiscono il pignoramento senza sapere che possono far valere i propri diritti. La legge stabilisce che la pensione può essere pignorata solo entro determinati limiti, e spesso i creditori cercano di trattenere somme superiori a quelle consentite.

Ma quali sono le regole per il pignoramento della pensione?

Se la pensione viene accreditata su conto corrente, la legge prevede una doppia tutela:

  • Prima dell’accredito: l’ente previdenziale (INPS o altro) può trattenere fino a un quinto della pensione, ma solo sulla parte eccedente la soglia minima vitale.
  • Dopo l’accredito: se la pensione è già stata versata sul conto, il creditore può pignorare solo la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale (circa 1.600 euro nel 2024).

Se il pignoramento avviene in violazione di questi limiti, la prima cosa da fare è presentare un’opposizione al giudice dell’esecuzione.

Come si presenta l’opposizione?

Se il pensionato ritiene che il pignoramento sia illegittimo o che gli importi trattenuti siano eccessivi, può agire in due modi:

  1. Opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.) se si contesta il diritto del creditore a pignorare la pensione.
  2. Opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.) se si evidenziano vizi formali nella procedura.

Queste opposizioni vanno presentate al tribunale competente entro 20 giorni dalla notifica del pignoramento.

Un’altra azione immediata è verificare se la pensione sia l’unico reddito del debitore.

Se la pensione rappresenta l’unica fonte di sostentamento, il pensionato può chiedere al giudice di ridurre l’importo del pignoramento per garantire il minimo vitale. Questo principio è stato riconosciuto dalla giurisprudenza come una tutela essenziale per evitare che il debitore si trovi in una condizione di povertà assoluta.

E se la pensione è stata accreditata su un conto pignorato?

Se il conto corrente del pensionato è stato pignorato e vi sono depositate somme derivanti dalla pensione, il debitore può richiedere al giudice lo svincolo della parte impignorabile.

La richiesta deve contenere:

  • La prova che le somme pignorate derivano da pensione.
  • L’indicazione dell’importo minimo non pignorabile.
  • La richiesta di sblocco delle somme eventualmente pignorate in eccesso.

Un’altra azione cruciale è valutare un accordo con il creditore per un saldo e stralcio.

Se il debito è elevato e il pignoramento rischia di protrarsi per anni, una soluzione alternativa può essere la trattativa con il creditore per trovare un accordo transattivo. Spesso i creditori accettano un pagamento ridotto in un’unica soluzione piuttosto che attendere anni di trattenute sulla pensione.

Ma cosa accade se il pignoramento è stato avviato da Agenzia delle Entrate-Riscossione?

Per i debiti fiscali, le regole sono diverse:

  • Se la pensione è inferiore a 1.000 euro, non può essere pignorata.
  • Se è superiore, il pignoramento segue le seguenti fasce:
    • 1/10 per pensioni fino a 2.500 euro
    • 1/7 per pensioni tra 2.500 e 5.000 euro
    • 1/5 per pensioni sopra i 5.000 euro

Un’altra possibilità è verificare se si rientra nelle condizioni per chiedere l’esdebitazione.

La legge sul sovraindebitamento prevede che chi si trova in una situazione di grave difficoltà economica e non ha prospettive di miglioramento possa chiedere la cancellazione totale dei debiti. Questo strumento, noto come “esdebitazione del debitore incapiente”, può permettere al pensionato di liberarsi definitivamente dei debiti e bloccare il pignoramento.

Infine, è fondamentale rivolgersi a un professionista esperto in diritto esecutivo per valutare le migliori strategie di difesa.

Un avvocato specializzato può verificare la correttezza del pignoramento, presentare opposizioni e negoziare con i creditori per trovare soluzioni alternative. Non agire in modo tempestivo può significare perdere la possibilità di recuperare somme indebitamente pignorate o di ridurre l’impatto dell’azione esecutiva.

In sintesi, la prima cosa da fare se si subisce il pignoramento della pensione è verificare se l’importo trattenuto rispetta i limiti di legge e, in caso contrario, presentare immediatamente opposizione al giudice.

Se il pignoramento è legittimo ma insostenibile, è possibile negoziare un accordo con il creditore, valutare l’accesso alle procedure di esdebitazione o richiedere la riduzione della trattenuta per garantire il minimo vitale. Affrontare la situazione con consapevolezza e con il supporto di un esperto può fare la differenza tra una soluzione efficace e il rischio di subire trattenute indebite per anni.

Esistono Differenze Tra Pignoramenti Per Crediti Ordinari, Alimentari E Tributari?

Sì, il limite del quinto si applica solo ai crediti ordinari, come prestiti personali o debiti verso privati. Per i crediti alimentari, come il mancato pagamento di un assegno di mantenimento, la percentuale può arrivare fino al 50%. Questa percentuale elevata si giustifica con la necessità di tutelare i soggetti più vulnerabili, come coniugi separati o figli minori, che dipendono economicamente dall’obbligato. Tuttavia, la legge prevede margini di discrezionalità per il giudice, che può valutare caso per caso le condizioni economiche del pensionato e dell’avente diritto, riducendo la quota pignorabile in particolari situazioni di difficoltà.

Per i crediti erariali, come debiti con l’Agenzia delle Entrate, il limite varia tra un decimo e un quinto della pensione netta. Questo significa che il prelievo può oscillare in funzione della gravità del debito fiscale e della disponibilità finanziaria del pensionato. Inoltre, la normativa vigente nel 2025 impone ulteriori tutele per i pensionati con redditi inferiori a determinate soglie, riducendo l’incidenza del pignoramento e introducendo strumenti per la rateizzazione del debito fiscale. In alcuni casi, il pensionato può accedere a procedure di esdebitazione o di saldo e stralcio, che consentono di ridurre significativamente l’importo complessivo del debito erariale.

È importante sottolineare che, indipendentemente dalla tipologia del credito, il pensionato ha sempre la possibilità di opporsi al pignoramento se ritiene che esso comprometta il proprio sostentamento. Attraverso un ricorso al giudice dell’esecuzione, può dimostrare che il prelievo stabilito è eccessivo rispetto alle proprie necessità e chiedere una riduzione della quota pignorabile.

Chi Si Occupa Del Pignoramento Della Pensione e Come Agisce? Tutti I Casi

Il pignoramento della pensione è un’azione esecutiva attraverso la quale un creditore ottiene il pagamento di un debito trattenendo una parte della pensione del debitore. L’operazione viene eseguita secondo precise regole stabilite dalla legge, che garantiscono al pensionato una soglia minima di protezione per il proprio sostentamento.

1. Chi può pignorare la pensione?

Il pignoramento della pensione può essere richiesto da diversi soggetti, a seconda della natura del debito:

  • Banche e finanziarie: se il debitore non ha pagato rate di prestiti, mutui o carte di credito.
  • Agenzia delle Entrate-Riscossione: se il pensionato ha debiti fiscali, come cartelle esattoriali non saldate.
  • Privati cittadini e aziende: se il pensionato ha debiti derivanti da sentenze civili, come risarcimenti danni o assegni non pagati.
  • Ex coniuge o figli: se vi è un mancato pagamento di assegni di mantenimento stabiliti dal tribunale.

A seconda del tipo di creditore, le modalità e i limiti del pignoramento possono variare.

2. Come avviene il pignoramento della pensione?

Il pignoramento della pensione può avvenire con due modalità principali:

A. Pignoramento presso l’INPS (prima che la pensione venga accreditata sul conto)

Se il creditore ottiene un decreto esecutivo dal giudice, può notificare all’INPS l’ordine di pignoramento. In questo caso, l’INPS trattiene direttamente la quota della pensione spettante al creditore e versa la parte restante al pensionato.
Vantaggi per il creditore: il pagamento è garantito e avviene automaticamente.
Svantaggi per il debitore: la trattenuta è immediata e non può essere evitata.

B. Pignoramento del conto corrente (dopo l’accredito della pensione)

Se la pensione è già stata accreditata sul conto corrente del pensionato, il creditore può chiedere alla banca di bloccare le somme disponibili. In questo caso, però, esistono limiti più rigidi.

Vantaggi per il debitore: c’è una soglia di impignorabilità che protegge una parte della pensione.
Svantaggi per il creditore: non può pignorare tutto il saldo disponibile, ma solo la parte eccedente i limiti legali.

3. Quali sono i limiti di pignoramento della pensione?

Le leggi italiane impongono precisi limiti per proteggere il pensionato e garantirgli un minimo di sussistenza.

A. Limiti per il pignoramento presso l’INPS

  • Il pignoramento non può superare un quinto (20%) della pensione netta.
  • Esiste una soglia di impignorabilità, pari a 1,5 volte l’assegno sociale (nel 2024 circa 763 euro).
  • Se la pensione è inferiore a questo importo, non può essere pignorata.

Esempio pratico:

  • Pensione netta: 1.500 euro
  • Soglia impignorabile: 763 euro
  • Importo pignorabile: 1.500 – 763 = 737 euro
  • 20% di 737 euro = 147 euro pignorabili al mese

B. Limiti per il pignoramento del conto corrente

  • Se la pensione è già stata accreditata sul conto, il creditore può pignorare solo le somme eccedenti il triplo dell’assegno sociale, pari a circa 1.527 euro nel 2024.
  • Se sul conto è presente meno di 1.527 euro, il pignoramento non può avvenire.
  • Se la pensione è accreditata da meno di un mese, valgono le stesse regole del pignoramento presso l’INPS.

4. Differenze nei casi di pignoramento in base al tipo di debito

A seconda della natura del debito, il pignoramento segue regole diverse:

A. Pignoramento per debiti bancari e finanziari

  • Limite massimo: 20% della pensione netta.
  • Si applica solo alla parte eccedente la soglia impignorabile.
  • Se il pensionato ha altri pignoramenti in corso, le trattenute non possono superare il 50% del totale della pensione.

B. Pignoramento per debiti fiscali (Agenzia delle Entrate-Riscossione)

  • Se la pensione è inferiore a 2.500 euro, il pignoramento massimo è 1/10 (10%).
  • Se la pensione è tra 2.500 e 5.000 euro, il pignoramento massimo è 1/7 (circa 14%).
  • Se la pensione è superiore a 5.000 euro, il pignoramento massimo è 1/5 (20%).

C. Pignoramento per assegno di mantenimento

  • Non esistono limiti fissi: il giudice stabilisce la quota pignorabile in base alla necessità dell’ex coniuge o dei figli.
  • Può superare il 20% della pensione.
  • Se il pensionato ha altri pignoramenti in corso, il mantenimento ha priorità su tutti gli altri creditori.

5. Quando il pignoramento della pensione può essere evitato o ridotto?

In alcuni casi, il pensionato può impedire o ridurre il pignoramento, ricorrendo a specifiche strategie legali.

A. Opposizione al pignoramento

Se vi sono errori nella procedura o se il creditore ha pignorato somme superiori ai limiti di legge, il pensionato può presentare opposizione all’esecuzione forzata presso il tribunale.

B. Rateizzazione del debito

Se il pignoramento è eseguito dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, il pensionato può chiedere una rateizzazione del debito fino a 120 rate, evitando così il blocco della pensione.

C. Accordo di saldo e stralcio

Se il creditore è una banca o una finanziaria, il pensionato può negoziare un saldo e stralcio, proponendo il pagamento di una somma ridotta per chiudere il debito.

6. Chi si occupa di eseguire il pignoramento della pensione?

Il pignoramento della pensione viene eseguito da diversi soggetti, a seconda della tipologia del creditore:

  • Per debiti bancari o finanziari → Il creditore deve ottenere un titolo esecutivo dal giudice e inviare la richiesta all’INPS o alla banca.
  • Per debiti fiscali (cartelle esattoriali) → L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può procedere direttamente, senza bisogno di un’udienza in tribunale.
  • Per assegni di mantenimento → L’ex coniuge può chiedere al giudice il pignoramento diretto della pensione, se il debitore non ha versato gli importi stabiliti.
  • Per altri debiti civili (risarcimenti danni, fatture non pagate, ecc.) → È necessaria una sentenza del tribunale prima di procedere con il pignoramento.

In conclusione, il pignoramento della pensione è regolato da precise norme che proteggono il debitore, garantendo una soglia minima di sopravvivenza. Tuttavia, in caso di debiti elevati, il creditore può ottenere una trattenuta fino al 20% della pensione, a seconda della natura del debito. È fondamentale conoscere i propri diritti e, in caso di difficoltà, valutare soluzioni alternative come la rateizzazione o il saldo e stralcio per evitare il blocco delle proprie entrate.

Cosa Succede Se La Pensione Viene Accreditata Su Un Conto Corrente?

Il pignoramento presso terzi segue regole differenti. Se la pensione è già accreditata da oltre 30 giorni, il creditore può pignorare solo la parte eccedente il minimo vitale. Tuttavia, è importante verificare che il pignoramento sia stato eseguito nel rispetto delle soglie di legge e che la parte impignorabile non sia stata intaccata. In alcuni casi, il pensionato può opporsi al pignoramento dimostrando che la somma sottratta è superiore ai limiti consentiti dalla normativa.

Se invece il pignoramento avviene prima dell’accredito, la situazione è più complessa. Non si applica alcuna tutela specifica, e la somma può essere pignorata interamente entro i limiti di legge, salvo eventuali opposizioni fondate su vizi procedurali o sulla dimostrazione che l’importo prelevato compromette la sussistenza del pensionato. Alcuni tribunali hanno riconosciuto, in casi particolari, che il pignoramento anticipato può violare i principi di tutela del minimo vitale, permettendo quindi ai pensionati di recuperare parte delle somme pignorate attraverso un’azione legale specifica.

Inoltre, è consigliabile verificare sempre la propria situazione bancaria. Alcuni istituti di credito, infatti, applicano procedure interne che possono influenzare le modalità di esecuzione del pignoramento, rendendo necessaria una consulenza legale per chiarire i propri diritti e le eventuali azioni da intraprendere.

Come Può Un Pensionato Difendersi Dal Pignoramento? Tutte Le Strategie Legali

Il pignoramento della pensione è un’azione esecutiva attraverso la quale un creditore cerca di recuperare un debito sottraendo una parte della pensione del debitore. Tuttavia, la legge prevede diverse tutele per i pensionati, che possono difendersi con strumenti legali per ridurre o evitare il pignoramento.

Di seguito, tutte le strategie legali che un pensionato può adottare per proteggere la propria pensione dal pignoramento.

1. Conoscere i limiti legali sul pignoramento della pensione

La legge stabilisce limiti precisi per il pignoramento della pensione, che variano a seconda della modalità di esecuzione:

A. Pignoramento della pensione presso l’INPS

  • Non può essere pignorata la parte di pensione che corrisponde a 1,5 volte l’assegno sociale (circa 763 euro nel 2024).
  • L’importo eccedente può essere pignorato fino a un massimo del 20% (1/5) della somma disponibile.

Esempio pratico:

  • Pensione netta: 1.500 euro
  • Soglia impignorabile: 763 euro
  • Parte pignorabile: 1.500 – 763 = 737 euro
  • Pignoramento massimo: 20% di 737 euro = 147 euro al mese

B. Pignoramento della pensione sul conto corrente

  • Se la pensione è già stata accreditata sul conto corrente, il creditore può pignorare solo l’importo eccedente il triplo dell’assegno sociale (circa 1.527 euro nel 2024).
  • Se la pensione è stata accreditata da meno di un mese, valgono le stesse regole del pignoramento presso l’INPS.
  • Se il saldo è inferiore a 1.527 euro, il pignoramento non può essere effettuato.

C. Pignoramento per debiti fiscali (Agenzia delle Entrate-Riscossione)

  • Se la pensione è inferiore a 2.500 euro, il pignoramento massimo è 1/10 (10%).
  • Se la pensione è tra 2.500 e 5.000 euro, il pignoramento massimo è 1/7 (circa 14%).
  • Se la pensione è superiore a 5.000 euro, il pignoramento massimo è 1/5 (20%).

👉 Strategia: Se il creditore pignora una somma superiore ai limiti previsti, è possibile presentare un’opposizione al pignoramento per chiedere la restituzione delle somme indebitamente trattenute.

2. Presentare Opposizione al Pignoramento

Se il pensionato ritiene che il pignoramento sia illegittimo o eccessivo, può presentare opposizione al giudice dell’esecuzione per chiedere la sospensione o la riduzione della trattenuta.

Quando si può presentare opposizione?

✅ Se il creditore ha pignorato somme superiori ai limiti di legge.
✅ Se il debito è già stato pagato o prescritto.
✅ Se ci sono errori procedurali nella notifica del pignoramento.
✅ Se il pensionato dimostra di essere in grave difficoltà economica, chiedendo una riduzione della quota pignorata.

👉 Strategia: L’opposizione deve essere presentata al tribunale competente, con l’aiuto di un avvocato, entro 40 giorni dalla notifica del pignoramento.

3. Chiedere la Rateizzazione del Debito

Se il pignoramento è eseguito dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione per debiti fiscali, il pensionato può chiedere la rateizzazione del debito per bloccare l’esecuzione forzata.

Requisiti per la rateizzazione

  • Se il debito è inferiore a 60.000 euro, la rateizzazione viene concessa automaticamente fino a 72 rate.
  • Se il debito è superiore a 60.000 euro, è necessario dimostrare una difficoltà economica per ottenere fino a 120 rate mensili.
  • Se la rateizzazione viene accettata, il pignoramento viene sospeso.

👉 Strategia: Presentare domanda di rateizzazione all’Agenzia delle Entrate-Riscossione il prima possibile per evitare che il pignoramento venga eseguito.

4. Negoziare un Accordo di Saldo e Stralcio

Se il debito è con una banca, una finanziaria o un privato, è possibile proporre un saldo e stralcio, ovvero il pagamento di una somma ridotta per chiudere la posizione debitoria.

Quando conviene il saldo e stralcio?

✅ Se il pensionato non può pagare l’intero debito.
✅ Se il creditore preferisce incassare subito una parte del debito piuttosto che affrontare una lunga procedura esecutiva.
✅ Se il debito è stato ceduto a una società di recupero crediti, che potrebbe accettare un pagamento ridotto per chiudere il caso.

👉 Strategia: Contattare il creditore per proporre un accordo formale scritto, che preveda l’estinzione totale del debito dopo il pagamento della somma concordata.

5. Proteggere il Conto Corrente con un Conto Separato

Se il pensionato teme il pignoramento del conto corrente, può proteggere le proprie entrate adottando alcune strategie:
Aprire un conto separato dedicato esclusivamente all’accredito della pensione.
Prelevare periodicamente le somme necessarie, lasciando sul conto solo l’importo minimo impignorabile.
Usare una carta prepagata con IBAN per evitare il blocco del conto principale.

👉 Strategia: Se la pensione viene pignorata sul conto, verificare che siano rispettati i limiti di impignorabilità e, in caso di irregolarità, presentare opposizione.

6. Utilizzare la Legge sul Sovraindebitamento (D.Lgs. 14/2019)

Se il pensionato ha più debiti e non riesce a farvi fronte, può ricorrere alla Legge sul Sovraindebitamento, che permette di:
Bloccare il pignoramento della pensione presentando un Piano del Consumatore al tribunale.
Dilazionare i pagamenti in base alle reali possibilità economiche del debitore.
Cancellare i debiti residui al termine del piano, ottenendo l’esdebitazione.

👉 Strategia: Rivolgersi a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) per presentare un piano di rientro che fermi il pignoramento.

Quali Sono I Casi Pratici Di Pignoramento Della Pensione?

Caso 1: Un pensionato con una pensione di 1.500 euro ha un debito con una finanziaria. In base alle regole del 2025, potrà essere pignorato un quinto della parte eccedente il minimo vitale (690 euro), ovvero circa 162 euro al mese. Tuttavia, se il pensionato dimostra che il prelievo mensile compromette la sua capacità di sostenere spese essenziali, come affitto e cure mediche, può fare ricorso al giudice dell’esecuzione per chiedere una riduzione della quota pignorabile. Inoltre, nel caso in cui il pensionato abbia altre trattenute in corso, il giudice può valutare la possibilità di ridurre ulteriormente l’importo destinato al pignoramento per garantire un equilibrio economico più sostenibile. È sempre consigliabile, in questi casi, affidarsi a un legale esperto per valutare le opzioni disponibili e intraprendere le azioni più opportune.

Caso 2: Un pensionato con una pensione di 1.200 euro deve pagare un assegno di mantenimento. Il creditore può ottenere fino al 50% della quota eccedente il minimo vitale, ovvero circa 255 euro mensili. Tuttavia, se il pensionato ha altre spese fisse documentabili, come affitto o cure mediche, può presentare un’istanza al giudice dell’esecuzione per chiedere una revisione dell’importo pignorato.

Inoltre, il pensionato può tentare di negoziare un accordo con il creditore, proponendo un piano di pagamento dilazionato che gli consenta di mantenere un equilibrio finanziario più sostenibile. In alcuni casi, il tribunale può decidere di ridurre la quota pignorata se dimostra che il prelievo compromette la sua sussistenza.

Se il pensionato si trova in una situazione di grave difficoltà economica, può valutare l’accesso alla procedura di sovraindebitamento, che consente di riorganizzare i propri debiti e, in certi casi, ottenere una riduzione delle somme dovute. L’assistenza di un legale esperto è fondamentale per comprendere i propri diritti e trovare la soluzione più adatta al proprio caso.

Caso 3: Un pensionato con debiti tributari viene colpito da un pignoramento dell’Agenzia delle Entrate. L’importo massimo pignorabile sarà tra un decimo e un quinto della pensione netta. Tuttavia, il pensionato può valutare diverse strategie per ridurre l’impatto del pignoramento sul proprio reddito. Se dimostra che il prelievo compromette il suo sostentamento o se ha già altri debiti in corso, può presentare un’istanza al giudice per chiedere una riduzione della quota pignorabile.

Inoltre, potrebbe essere possibile accedere a una rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate, negoziando piani di pagamento più sostenibili. In alcuni casi, è anche possibile presentare un’istanza per la procedura di sovraindebitamento, che consente di ottenere un piano di ristrutturazione dei debiti o, nei casi più gravi, l’esdebitazione totale. Questa possibilità è particolarmente utile per i pensionati che si trovano in situazioni di grave difficoltà economica e non possono far fronte alle trattenute previste.

Affidarsi a un professionista esperto in diritto tributario e bancario è fondamentale per valutare le migliori opzioni e intraprendere le azioni più adeguate per difendere il proprio reddito pensionistico.

Come Studio Monardo Ti Può Aiutare In Caso Di Pignoramento Della Pensione

L’Avvocato Monardo è un professionista altamente specializzato nella tutela dei pensionati e dei debitori in difficoltà. Coordina avvocati e commercialisti esperti in diritto bancario e tributario a livello nazionale, offrendo assistenza mirata ai pensionati colpiti da pignoramenti e debiti difficili da gestire.

Grazie alla sua vasta esperienza, supporta i clienti in ogni fase del procedimento esecutivo, dall’analisi preliminare della situazione patrimoniale fino alla definizione di strategie personalizzate per contrastare azioni aggressive da parte dei creditori. Attraverso il suo lavoro, garantisce che le procedure di pignoramento rispettino le tutele previste dalla legge, proteggendo il diritto del pensionato a un tenore di vita dignitoso.

È gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012) ed è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia, garantendo assistenza nei procedimenti di esdebitazione e nei ricorsi contro il pignoramento. Grazie alla sua competenza in materia di sovraindebitamento, aiuta i pensionati a ristrutturare i propri debiti, evitando azioni esecutive e individuando soluzioni più sostenibili. Offre consulenza specifica per l’accesso a procedure agevolate, come l’accordo con i creditori e il piano del consumatore.

Fa parte dei professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi), offrendo soluzioni concrete per liberarsi dai debiti e salvaguardare il proprio reddito pensionistico. Assiste i pensionati nella predisposizione della documentazione necessaria per l’accesso alle misure di esdebitazione e rappresenta un punto di riferimento per chi desidera ottenere una ristrutturazione del debito conforme alle proprie possibilità economiche. Il suo approccio pratico e orientato ai risultati consente ai pensionati di affrontare con maggiore serenità le problematiche legate alle esecuzioni forzate e ai debiti.

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Se sei un pensionato e vuoi capire come proteggere la tua pensione dal pignoramento, contatta subito l’Avvocato Monardo per una consulenza personalizzata. Attraverso un’analisi dettagliata della tua situazione finanziaria e legale, sarà possibile individuare le migliori strategie per difendere il tuo reddito e prevenire future problematiche.

Le leggi sul pignoramento delle pensioni sono complesse e in continua evoluzione, pertanto è fondamentale essere assistiti da un esperto che conosca tutti i possibili strumenti di tutela. Potresti avere diritto a forme di protezione che riducono l’importo pignorabile o addirittura ne impediscono l’esecuzione in determinati casi. Inoltre, potresti accedere a strumenti di ristrutturazione del debito, come il piano del consumatore o l’accordo con i creditori, che consentono di riorganizzare le tue finanze senza compromettere il tuo tenore di vita.

Grazie alla sua esperienza nel diritto bancario e tributario, l’Avvocato Monardo può supportarti in ogni fase del procedimento, dalla verifica della legittimità dell’azione esecutiva al ricorso contro il pignoramento. Non aspettare che la situazione peggiori: proteggi oggi il tuo futuro e il tuo benessere economico. Investire nella giusta assistenza legale oggi può significare evitare problemi più gravi in futuro e garantirti maggiore tranquillità finanziaria.

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Informazioni importanti: Studio Monardo e avvocaticartellesattoriali.com operano su tutto il territorio italiano attraverso due modalità.

  1. Consulenza digitale: si svolge esclusivamente tramite contatti telefonici e successiva comunicazione digitale via e-mail o posta elettronica certificata. La prima valutazione, interamente digitale (telefonica), è gratuita, ha una durata di circa 15 minuti e viene effettuata entro un massimo di 72 ore. Consulenze di durata superiore sono a pagamento, calcolate in base alla tariffa oraria di categoria.
  2. Consulenza fisica: è sempre a pagamento, incluso il primo consulto, il cui costo parte da 500€ + IVA, da saldare anticipatamente. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamento presso sedi fisiche specifiche in Italia dedicate alla consulenza iniziale o successiva (quali azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali in partnership, uffici temporanei). Anche in questo caso, sono previste comunicazioni successive tramite e-mail o posta elettronica certificata.

La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
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