Il pignoramento da parte dell’ex Equitalia, oggi Agenzia delle Entrate-Riscossione, è una misura che può colpire chi ha debiti fiscali non pagati. Molti contribuenti si trovano improvvisamente con conti correnti bloccati, stipendi pignorati o immobili vincolati senza aver compreso appieno il meccanismo che porta a questa situazione.
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha poteri molto ampi e può agire direttamente sul patrimonio del debitore senza necessità di un’azione giudiziaria preventiva. Tuttavia, esistono limiti e tutele per i contribuenti che possono evitare o contestare il pignoramento.
Capire quando scatta il pignoramento dell’ex Equitalia, quali beni sono a rischio e quali strumenti possono essere utilizzati per difendersi è essenziale per chiunque abbia ricevuto una cartella esattoriale o una notifica di pagamento.
Ma andiamo ora ad approfondire con i legali di Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti con l’ex Equitalia:
Quali sono i tempi e le procedure prima che scatti il pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione?
Il pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER) segue una procedura ben definita dalla normativa italiana, regolata dal DPR n. 602/1973 e dal Codice di Procedura Civile (c.p.c.). Prima che il pignoramento diventi effettivo, devono trascorrere determinati tempi e devono essere rispettati specifici passaggi procedurali. Il debitore ha diverse opportunità per evitare il pignoramento intervenendo in tempo utile.
Il primo passo è la notifica della cartella esattoriale, prevista dall’art. 25 del DPR n. 602/1973. Dopo che l’ente creditore (ad esempio, Agenzia delle Entrate, INPS o Comuni) ha accertato il debito, trasmette l’ordine di riscossione all’AdER, che notifica la cartella al debitore. Il contribuente ha 60 giorni dalla notifica per pagare il debito o presentare un’istanza di rateizzazione, evitando così ulteriori azioni esecutive.
Se il contribuente non paga entro i 60 giorni, l’AdER può inviare un avviso di intimazione di pagamento, previsto dall’art. 50 del DPR n. 602/1973. Questo avviso sollecita il pagamento entro 5 giorni, avvisando il debitore che, in caso di mancato saldo, l’AdER potrà avviare il pignoramento. Se il debitore non regolarizza la sua posizione entro questi 5 giorni, scatta la fase esecutiva vera e propria.
A questo punto, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha tre modalità principali di pignoramento, ognuna con tempi e procedure differenti:
- Pignoramento del conto corrente (art. 72-bis DPR 602/1973) – Questa forma di pignoramento è molto rapida, poiché l’AdER può notificare direttamente alla banca l’ordine di blocco delle somme disponibili. Il contribuente non riceve alcun preavviso, se non quello già contenuto nell’intimazione di pagamento. Dopo la notifica alla banca, il conto viene bloccato e l’istituto di credito deve trattenere le somme dovute fino alla concorrenza del debito. Dopo 60 giorni dalla notifica alla banca, se il debitore non ha impugnato il pignoramento o saldato il debito, la banca trasferisce le somme pignorate all’AdER.
- Pignoramento dello stipendio o della pensione (art. 72-ter DPR 602/1973) – L’AdER può notificare il pignoramento direttamente al datore di lavoro o all’ente previdenziale. Anche in questo caso, non è necessario un ulteriore avviso al debitore oltre all’intimazione di pagamento. Il datore di lavoro è obbligato a trattenere dallo stipendio una percentuale variabile:
- 1/10 dello stipendio se inferiore a 2.500 euro
- 1/7 dello stipendio se compreso tra 2.500 e 5.000 euro
- 1/5 dello stipendio se superiore a 5.000 euro
La trattenuta continua fino all’estinzione del debito. Per le pensioni, il pignoramento è possibile solo sulla parte eccedente il minimo vitale (circa 1,5 volte l’assegno sociale).
- Pignoramento immobiliare (art. 76 DPR 602/1973) – Questa è la forma più lunga e complessa di pignoramento. L’AdER può procedere con il pignoramento di immobili solo se il debito supera i 120.000 euro e se il contribuente possiede immobili non destinati a prima casa. Se il debitore ha un solo immobile e vi risiede, l’AdER non può procedere con il pignoramento, a meno che l’immobile non sia di lusso (categorie catastali A/1, A/8, A/9).
- Prima del pignoramento, l’AdER deve notificare al debitore una comunicazione di preavviso di ipoteca (art. 77 DPR 602/1973), dando 30 giorni di tempo per opporsi o pagare il debito.
- Se il debitore non paga, l’AdER iscrive l’ipoteca sull’immobile.
- Se dopo 6 mesi dall’iscrizione dell’ipoteca il debito non è stato estinto, l’AdER può notificare l’atto di pignoramento e avviare la vendita forzata tramite asta giudiziaria.
Il contribuente ha diverse possibilità di bloccare il pignoramento prima che diventi effettivo. Una delle soluzioni più immediate è la rateizzazione del debito, prevista dall’art. 19 del DPR n. 602/1973. Se il debitore presenta un’istanza di rateizzazione prima che il pignoramento sia completato, la procedura esecutiva viene sospesa. È possibile ottenere fino a 120 rate mensili se si dimostra una temporanea difficoltà economica.
Un’altra opzione è il ricorso contro la cartella esattoriale o l’intimazione di pagamento, se vi sono vizi di forma o se il debito è già stato pagato. Il ricorso deve essere presentato:
- Entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale alla Commissione Tributaria per debiti fiscali.
- Entro 40 giorni dalla notifica al Tribunale del Lavoro per contributi previdenziali INPS.
- Entro 30 giorni dalla notifica al Giudice Ordinario per altri tipi di debiti.
Un altro strumento per evitare il pignoramento è la transazione fiscale e contributiva, introdotta dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019, art. 63). Questa procedura permette di negoziare con l’AdER un pagamento ridotto, ottenendo uno sconto su sanzioni e interessi.
Se il debito è particolarmente elevato e la SRL si trova in difficoltà economica, può accedere alla composizione negoziata della crisi (art. 12 Codice della Crisi) o al concordato preventivo con transazione fiscale. In questi casi, l’AdER può accettare un piano di pagamento dilazionato o una riduzione del debito, evitando il pignoramento.
In conclusione, i tempi per il pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione dipendono dal tipo di procedura utilizzata. Il pignoramento del conto corrente può avvenire in pochi giorni dopo l’intimazione di pagamento, mentre il pignoramento dello stipendio richiede il coinvolgimento del datore di lavoro. Il pignoramento immobiliare è più lungo e può richiedere diversi mesi, soprattutto per la necessità di iscrivere un’ipoteca prima della vendita all’asta. Il contribuente ha diverse possibilità di evitare il pignoramento, tra cui la rateizzazione del debito, il ricorso contro le cartelle esattoriali e la transazione fiscale, ma è fondamentale agire rapidamente per evitare l’esecuzione forzata.
Quali beni possono essere pignorati dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione in caso di debiti?
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AER) ha il potere di avviare il pignoramento dei beni del debitore per recuperare crediti derivanti da tributi non pagati, contributi previdenziali e altre obbligazioni verso lo Stato. A differenza dei creditori privati, l’AER può procedere con il pignoramento senza passare attraverso un giudice, applicando procedure più rapide ed efficaci per il recupero forzato.
Ma quali beni possono essere effettivamente pignorati? E quali sono i limiti imposti dalla legge per tutelare il debitore?
1. Pignoramento del conto corrente
Uno dei primi beni a essere pignorato in caso di debiti fiscali è il conto corrente bancario o postale. L’AER può notificare direttamente alla banca un ordine di blocco delle somme depositate sul conto del debitore, fino all’ammontare del debito dovuto.
Cosa accade dopo il pignoramento del conto corrente?
- La banca è obbligata a bloccare le somme disponibili e informare il debitore dell’esecuzione.
- Il pignoramento si estende anche ai futuri accrediti, fino al completo soddisfacimento del credito.
- Se il saldo disponibile è inferiore all’importo richiesto, il conto rimane pignorato fino a quando non vengono depositate nuove somme.
Quali sono i limiti del pignoramento del conto corrente?
- Se il conto è intestato solo al debitore, l’intero saldo può essere bloccato.
- Se il conto è cointestato, può essere pignorata solo la parte di spettanza del debitore.
- Se sul conto affluiscono stipendi o pensioni, il pignoramento deve rispettare i limiti previsti dalla legge (ad esempio, il quinto dello stipendio disponibile).
2. Pignoramento dello stipendio o della pensione
Se il debitore è un lavoratore dipendente o un pensionato, l’AER può pignorare una quota dello stipendio o della pensione direttamente presso il datore di lavoro o l’ente previdenziale.
Quali sono le percentuali di pignoramento?
- Per gli stipendi:
- Fino a 1/10 dello stipendio netto se l’importo non supera 2.500 euro mensili.
- Fino a 1/7 dello stipendio netto per importi tra 2.500 e 5.000 euro.
- Fino a 1/5 dello stipendio netto se supera i 5.000 euro.
- Per le pensioni:
- L’importo minimo impignorabile è pari a 1,5 volte l’assegno sociale, quindi non si può pignorare la parte di pensione che rientra in questa soglia di protezione.
3. Pignoramento dei beni mobili
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può pignorare anche i beni mobili registrati e non registrati del debitore.
Beni mobili registrati (veicoli, imbarcazioni, aeromobili)
- L’AER può pignorare automobili, moto, barche e altri beni registrati al PRA o nei registri pubblici.
- Il fermo amministrativo è il primo passo: l’Agenzia blocca l’uso del veicolo, impedendone la vendita o la circolazione.
- Se il debito non viene saldato, il bene può essere venduto all’asta.
Beni mobili non registrati (arredi, attrezzature, macchinari, oggetti di valore)
- Il pignoramento può avvenire con un accesso dell’ufficiale giudiziario presso il domicilio o la sede dell’impresa.
- Possono essere pignorati mobili, attrezzature aziendali, gioielli, opere d’arte e altri beni di valore.
- Non possono essere pignorati i beni essenziali per la vita quotidiana, come il letto, il frigorifero o la lavatrice.
4. Pignoramento di beni immobili
Se il debito supera i 120.000 euro e il debitore possiede immobili, l’AER può procedere al pignoramento immobiliare.
Quali immobili possono essere pignorati?
- Seconda casa e immobili commerciali: possono essere pignorati senza particolari restrizioni.
- Prima casa:non può essere pignorata se soddisfa le seguenti condizioni:
- È l’unico immobile di proprietà del debitore.
- È adibita a abitazione principale del debitore.
- Non è accatastata come abitazione di lusso (categorie A/8 e A/9).
Se la prima casa non rispetta queste condizioni, può essere pignorata e messa all’asta.
5. Pignoramento presso terzi (crediti e fatture)
Se il debitore ha crediti verso terzi, l’AER può pignorarli direttamente. Questo significa che somme dovute al debitore da clienti o fornitori possono essere sequestrate e versate all’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Esempi di pignoramento presso terzi:
- Un professionista con crediti verso clienti può vedersi sequestrare i pagamenti in arrivo.
- Un’azienda con fatture emesse e non ancora incassate può subire il pignoramento delle somme spettanti.
- Anche somme depositate presso intermediari finanziari (come investimenti o titoli) possono essere pignorate.
6. Pignoramento di quote societarie
Se il debitore è socio di una società, le sue quote possono essere pignorate per soddisfare il debito fiscale.
- Per una SRL: le quote possono essere sequestrate e messe all’asta.
- Per una SNC o SAS: il creditore può rivalersi anche sul patrimonio della società, a seconda della forma giuridica.
7. Beni che non possono essere pignorati
La legge prevede alcune tutele per il debitore, stabilendo che determinati beni non possano essere pignorati:
- Beni indispensabili alla vita quotidiana (letto, frigorifero, cucina, vestiario, etc.)
- Strumenti di lavoro necessari per l’attività professionale, se non superano il valore di un quinto del debito.
- Sussidi di assistenza sociale o somme destinate al mantenimento familiare.
8. Possibilità di difesa e opposizione al pignoramento
Il debitore può tentare di bloccare il pignoramento attraverso diverse strategie legali:
- Rateizzazione del debito: se il contribuente ottiene una dilazione del pagamento, il pignoramento viene sospeso.
- Opposizione al pignoramento: il debitore può contestare eventuali irregolarità nella procedura o dimostrare che il debito non è dovuto.
- Sospensione per gravi condizioni economiche: in casi eccezionali, il debitore può chiedere una sospensione temporanea delle azioni esecutive.
In conclusione l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha a disposizione diversi strumenti per pignorare i beni del debitore in caso di mancato pagamento di tributi e contributi. Dal conto corrente agli immobili, passando per stipendi, veicoli e crediti verso terzi, il pignoramento può colpire quasi tutti i beni del contribuente. Tuttavia, esistono limiti e tutele legali che impediscono il pignoramento di beni essenziali e della prima casa in determinate condizioni.
Per chi si trova in difficoltà, è fondamentale agire tempestivamente, valutando soluzioni come la rateizzazione del debito o il ricorso a strumenti di tutela legale per evitare le conseguenze più gravi del pignoramento.
Si può evitare il pignoramento dell’Ex Equitalia prima che venga avviato e come si fa?
Evitare il pignoramento da parte dell’Ex Equitalia, oggi Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER), è possibile, ma è fondamentale agire tempestivamente prima che la procedura esecutiva venga avviata. La normativa italiana, in particolare il DPR n. 602/1973, prevede diversi strumenti per bloccare il pignoramento, tra cui la rateizzazione del debito, la sospensione della riscossione, il ricorso contro la cartella esattoriale e la transazione fiscale.
Il primo passo per prevenire il pignoramento è monitorare attentamente eventuali cartelle esattoriali notificate dall’AdER. Ai sensi dell’art. 25 del DPR n. 602/1973, una volta ricevuta la cartella esattoriale, il debitore ha 60 giorni di tempo per saldare il debito o avviare una procedura di rateizzazione. Trascorso questo termine, l’AdER può avviare azioni esecutive, tra cui il pignoramento del conto corrente, dello stipendio, della pensione o degli immobili.
Se il debito non viene saldato entro i 60 giorni, l’AdER invia un avviso di intimazione di pagamento, previsto dall’art. 50 del DPR n. 602/1973. Questo atto sollecita il debitore a regolarizzare la propria posizione entro 5 giorni, pena l’inizio delle procedure esecutive. Questo è il momento cruciale per intervenire ed evitare il pignoramento.
Uno dei metodi più efficaci per bloccare l’azione dell’AdER è la rateizzazione del debito, disciplinata dall’art. 19 del DPR n. 602/1973. Se il debitore presenta domanda di rateizzazione prima che il pignoramento venga avviato, la riscossione coattiva viene sospesa automaticamente. È possibile ottenere un piano di pagamento fino a 120 rate mensili, dimostrando una temporanea difficoltà economica. La rateizzazione è vantaggiosa perché, una volta accettata, evita qualsiasi azione esecutiva, compresi i pignoramenti già programmati.
Se il debitore ritiene che la cartella esattoriale sia illegittima, può presentare un ricorso contro la cartella esattoriale. Il termine per l’impugnazione varia in base alla natura del debito:
- 60 giorni dalla notifica per i debiti fiscali (ricorso alla Commissione Tributaria).
- 40 giorni dalla notifica per i contributi INPS (ricorso al Tribunale del Lavoro).
- 30 giorni dalla notifica per altri debiti (ricorso al Giudice Ordinario).
Un altro strumento utile per evitare il pignoramento è la sospensione della riscossione, regolata dall’art. 2-quater del DL 564/1994. Se il contribuente presenta domanda di sospensione perché ritiene che la cartella sia illegittima o già pagata, l’AdER è tenuta a sospendere l’azione esecutiva fino alla verifica della richiesta. Se la sospensione viene accolta, il pignoramento non può essere avviato.
Se il debito riguarda imposte e contributi previdenziali, il debitore può tentare la transazione fiscale e contributiva, prevista dall’art. 63 del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019). Questo strumento consente di negoziare un pagamento ridotto del debito con l’AdER, ottenendo uno sconto su sanzioni e interessi.
Se il pignoramento è imminente e il debito è elevato, il debitore può valutare la composizione negoziata della crisi, introdotta dall’art. 12 del Codice della Crisi. Questa procedura permette di avviare una trattativa con l’AdER sotto la guida di un esperto indipendente, bloccando temporaneamente le azioni esecutive.
Per i contribuenti che si trovano in grave difficoltà economica, un’ulteriore soluzione è il saldo e stralcio, un accordo diretto con l’AdER per pagare solo una parte del debito in cambio della cancellazione del residuo. Anche se questa possibilità non è sempre prevista per tutti i debiti, può essere richiesta nei casi di grave crisi finanziaria.
Se il pignoramento riguarda un immobile, il debitore ha ancora un margine di manovra. L’AdER, ai sensi dell’art. 76 del DPR n. 602/1973, può procedere con il pignoramento solo se il debito supera i 120.000 euro e l’immobile non è l’unica casa di residenza del contribuente (a meno che non sia di lusso, categoria A/1, A/8, A/9). Se l’AdER intende procedere, deve prima notificare un preavviso di iscrizione di ipoteca, concedendo 30 giorni di tempo per opporsi o pagare il debito.
Nel caso di pignoramento del conto corrente, regolato dall’art. 72-bis del DPR n. 602/1973, l’AdER può notificare l’atto direttamente alla banca, senza bisogno di ulteriori avvisi al debitore. Tuttavia, il contribuente può ancora fermare l’operazione presentando istanza di rateizzazione o impugnando la cartella esattoriale.
Se il pignoramento riguarda stipendi o pensioni, disciplinato dall’art. 72-ter del DPR n. 602/1973, il datore di lavoro o l’ente previdenziale è obbligato a trattenere una quota della retribuzione, ma il debitore può ancora evitare la trattenuta se presenta un’istanza di rateizzazione o una richiesta di sospensione.
In sintesi, evitare il pignoramento dell’AdER è possibile, ma è essenziale agire prima che la procedura venga avviata. Le soluzioni più efficaci includono:
- Rateizzazione del debito, che sospende automaticamente la riscossione.
- Ricorso contro la cartella esattoriale, se vi sono vizi di forma o contestazioni.
- Sospensione della riscossione, per verificare la legittimità del debito.
- Transazione fiscale, per ridurre l’importo dovuto.
- Composizione negoziata della crisi, per bloccare il pignoramento con un accordo preventivo.
- Saldo e stralcio, nei casi di difficoltà economica.
Intervenire tempestivamente con il supporto di un avvocato o di un commercialista esperto in diritto tributario è fondamentale per valutare la soluzione più adatta e bloccare il pignoramento prima che diventi esecutivo.
Come funziona il pignoramento del conto corrente da parte dell’Ex Equitalia?
Il pignoramento del conto corrente da parte dell’Ex Equitalia, oggi Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER), è una misura di riscossione coattiva disciplinata dall’art. 72-bis del DPR n. 602/1973. Questa procedura consente all’AdER di recuperare i crediti vantati nei confronti di contribuenti morosi bloccando direttamente le somme presenti sui conti correnti intestati al debitore. Si tratta di un pignoramento presso terzi, in cui la banca assume il ruolo di terzo pignorato.
Il processo si avvia quando il contribuente non ha saldato un debito fiscale o previdenziale dopo la notifica di una cartella esattoriale. Dopo 60 giorni dalla notifica della cartella, se il debito non è stato pagato né rateizzato, l’AdER può procedere con la notifica di un avviso di intimazione di pagamento (art. 50 DPR 602/1973), concedendo ulteriori 5 giorni per regolarizzare la situazione. Trascorso anche questo termine senza un pagamento o una sospensione, l’AdER può avviare il pignoramento del conto corrente.
A differenza del pignoramento eseguito da privati, che richiede l’autorizzazione del tribunale, il pignoramento dell’AdER non necessita di un’ordinanza del giudice, rendendo la procedura più rapida e diretta. L’AdER notifica direttamente alla banca l’ordine di pignoramento, bloccando immediatamente le somme disponibili fino a concorrenza del debito. Il contribuente non riceve un preavviso specifico oltre a quello già contenuto nell’intimazione di pagamento.
Una volta notificato il pignoramento, la banca è obbligata a congelare i fondi presenti sul conto corrente e a darne comunicazione all’AdER. Il debitore può accorgersi del pignoramento quando tenta di effettuare prelievi o pagamenti e riscontra il blocco del conto. Tuttavia, la banca non trasferisce immediatamente le somme pignorate all’AdER. Il contribuente ha ancora 60 giorni di tempo per regolarizzare la sua posizione prima che il denaro venga definitivamente versato all’AdER.
Se il debitore paga il debito o ottiene una rateizzazione prima dello scadere dei 60 giorni, il pignoramento viene revocato e le somme tornano nella sua disponibilità. Se invece il termine decorre senza alcuna azione, la banca è tenuta a versare all’AdER le somme pignorate fino all’importo del debito.
Il pignoramento del conto corrente può riguardare conti personali, conti aziendali e conti cointestati, ma con alcune limitazioni. Se il conto è intestato a più soggetti, l’AdER può pignorare solo la quota parte di spettanza del debitore. Se il conto è legato a un’attività professionale, il pignoramento potrebbe compromettere la gestione dell’azienda, ma non impedisce del tutto la prosecuzione dell’attività.
Esistono alcune somme impignorabili, stabilite dall’art. 545 del Codice di Procedura Civile. Se sul conto vengono accreditati stipendi o pensioni, l’AdER può pignorarli solo nella misura prevista dall’art. 72-ter del DPR 602/1973:
- 1/10 dello stipendio netto se inferiore a 2.500 euro.
- 1/7 dello stipendio netto se compreso tra 2.500 e 5.000 euro.
- 1/5 dello stipendio netto se superiore a 5.000 euro.
Per le pensioni, è possibile pignorare solo la parte eccedente il minimo vitale, pari a 1,5 volte l’assegno sociale.
Per difendersi dal pignoramento del conto corrente da parte dell’AdER, il debitore ha diverse opzioni:
- Rateizzazione del debito: Se il contribuente presenta domanda di rateizzazione prima che le somme vengano trasferite all’AdER, il pignoramento viene sospeso automaticamente.
- Ricorso contro la cartella esattoriale: Se il debitore ritiene che la cartella sia illegittima o già pagata, può presentare ricorso entro 60 giorni dalla notifica alla Commissione Tributaria per debiti fiscali o al Tribunale del Lavoro per contributi previdenziali.
- Sospensione della riscossione: Se vi sono errori nella cartella o altre irregolarità, il debitore può chiedere all’AdER la sospensione immediata dell’azione esecutiva.
- Transazione fiscale e contributiva: Permette di negoziare con l’AdER un pagamento ridotto, ottenendo uno sconto su sanzioni e interessi.
- Composizione negoziata della crisi: Per le imprese e i professionisti in difficoltà economica, questa procedura consente di bloccare il pignoramento e riorganizzare il debito.
In conclusione, il pignoramento del conto corrente da parte dell’AdER è una procedura molto rapida e diretta, che può avvenire pochi giorni dopo l’intimazione di pagamento. Tuttavia, il debitore ha diversi strumenti per evitarlo o sospenderlo, agendo tempestivamente con il supporto di un avvocato o di un consulente esperto in diritto tributario.
Si può fermare il pignoramento dello stipendio o della pensione da parte dell’Agenzia Entrate Riscossione e Come?
Il pignoramento dello stipendio o della pensione da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è una misura di recupero crediti che può incidere pesantemente sulla situazione economica del debitore. Tuttavia, esistono strumenti legali e amministrativi che permettono di sospendere, limitare o annullare il pignoramento.
Le soluzioni per fermare il pignoramento includono:
- Richiesta di rateizzazione del debito
- Opposizione legale per contestare il pignoramento
- Accordo con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione
- Accesso alla procedura di sovraindebitamento
- Prescrizione o decadenza del debito
Rateizzazione del debito e sospensione del pignoramento
Uno dei metodi più efficaci per fermare il pignoramento è la richiesta di rateizzazione del debito. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione consente di dilazionare il pagamento delle somme dovute, e la concessione della rateizzazione comporta la sospensione automatica del pignoramento.
Sono disponibili diverse forme di rateizzazione:
- Piano ordinario fino a 72 rate per debiti fino a 120.000 euro
- Piano straordinario fino a 120 rate per chi dimostra una grave difficoltà economica
- Riammissione alla rateizzazione se il debitore ha interrotto i pagamenti ma vuole riprendere il piano
Il pignoramento resta sospeso fino a quando il debitore rispetta il piano di pagamento. Se il pagamento di almeno cinque rate non viene effettuato, il pignoramento riprende immediatamente.
Opposizione al pignoramento
Se il pignoramento è stato avviato in modo irregolare o il debito non è più esigibile, il debitore può presentare opposizione per ottenere l’annullamento della procedura.
Le principali cause per cui è possibile contestare il pignoramento sono:
- Irregolarità formali nell’atto di pignoramento
- Prescrizione o decadenza del debito fiscale
- Mancata notifica della cartella esattoriale o degli atti preliminari
- Importo pignorato superiore ai limiti di legge
L’opposizione può essere presentata al Giudice dell’Esecuzione presso il Tribunale competente o alla Commissione Tributaria, a seconda del tipo di contestazione. Se accolta, il pignoramento viene annullato.
Accordi con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione
In alcuni casi è possibile negoziare con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione per trovare una soluzione alternativa al pignoramento.
Tra le opzioni disponibili:
- Richiesta di riduzione o annullamento delle sanzioni e degli interessi
- Proposta di saldo e stralcio per il pagamento parziale del debito
- Conversione del pignoramento in un’altra forma di garanzia, come l’ipoteca su un immobile
L’efficacia di questa soluzione dipende dalla disponibilità dell’Agenzia a negoziare e dalla capacità del debitore di offrire un accordo vantaggioso.
Procedura di sovraindebitamento e sospensione immediata del pignoramento
Se il debitore si trova in una grave crisi economica, può accedere alla procedura di sovraindebitamento prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza.
Questa procedura permette di:
- Sospendere immediatamente il pignoramento
- Ristrutturare il debito con un piano di pagamento sostenibile
- Ottenere la cancellazione parziale o totale del debito in alcuni casi
Per avviare questa procedura è necessario rivolgersi a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), che assisterà il debitore nella predisposizione della domanda.
Prescrizione o decadenza del debito
Se il debito fiscale è prescritto o decaduto, il pignoramento non è legittimo e può essere annullato.
I principali termini di prescrizione per i debiti fiscali sono:
- IRPEF, IRES, IVA: 10 anni
- IMU, TASI, TARI: 5 anni
- Multe stradali: 5 anni
- Contributi INPS e INAIL: 5 anni
Se il pignoramento viene avviato su un debito già prescritto, il debitore può presentare opposizione per chiederne l’annullamento. È necessario verificare che non ci siano stati atti interruttivi della prescrizione, come solleciti o ingiunzioni.
In conclusione, il pignoramento dello stipendio o della pensione da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione può essere fermato con diversi strumenti, a seconda della situazione del debitore.
Le soluzioni principali sono:
- Richiedere la rateizzazione del debito, che sospende automaticamente il pignoramento
- Presentare opposizione se ci sono vizi di forma o se il debito è prescritto
- Negoziare un accordo con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione per ridurre o convertire il debito
- Accedere alla procedura di sovraindebitamento per ottenere una ristrutturazione del debito
- Dimostrare che il debito è prescritto e quindi non più esigibile
Agire tempestivamente è essenziale per evitare il blocco delle proprie entrate e trovare una soluzione sostenibile per la gestione del debito.
Come funziona il pignoramento immobiliare da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione
Il pignoramento immobiliare da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER) è una procedura di esecuzione forzata disciplinata dal DPR n. 602/1973, che consente all’ente di riscossione di recuperare crediti fiscali e previdenziali attraverso la vendita all’asta di immobili appartenenti al debitore. Tuttavia, l’AdER non può procedere con il pignoramento in qualsiasi situazione: esistono limiti di importo e tutele per l’unica casa di residenza.
1. Quando l’AdER può pignorare un immobile
L’art. 76 del DPR n. 602/1973 stabilisce che l’AdER può avviare un pignoramento immobiliare solo se:
- Il debito del contribuente supera i 120.000 euro.
- Il contribuente possiede almeno un altro immobile oltre a quello in cui risiede, a meno che non si tratti di un immobile di lusso.
- Sono trascorsi 6 mesi dall’iscrizione dell’ipoteca senza che il contribuente abbia pagato il debito.
Se il contribuente possiede un solo immobile che è la sua prima casa, l’AdER non può pignorarlo, a meno che non appartenga alle categorie catastali di lusso (A/1 – abitazioni signorili, A/8 – ville, A/9 – castelli e palazzi storici).
2. La procedura prima del pignoramento
Prima di avviare il pignoramento, l’AdER deve seguire alcuni passaggi:
- Notifica della cartella esattoriale (art. 25 DPR 602/1973): il contribuente ha 60 giorni dalla notifica per pagare o chiedere una rateizzazione.
- Intimazione di pagamento (art. 50 DPR 602/1973): se il debito non viene saldato, l’AdER invia un’intimazione con un ulteriore termine di 5 giorni per il pagamento.
- Iscrizione di ipoteca (art. 77 DPR 602/1973): se il debito supera i 20.000 euro, l’AdER può iscrivere un’ipoteca sull’immobile, notificandola al debitore almeno 30 giorni prima.
- Attesa di 6 mesi: se dopo l’iscrizione dell’ipoteca il debito non viene saldato, l’AdER può avviare il pignoramento immobiliare notificando l’atto di pignoramento.
3. L’atto di pignoramento e l’asta giudiziaria
Dopo la notifica dell’atto di pignoramento, l’AdER deposita il pignoramento presso il Tribunale competente, avviando la procedura esecutiva. Viene fissata un’asta giudiziaria per la vendita dell’immobile, e il ricavato viene utilizzato per coprire il debito.
Durante la procedura esecutiva, il contribuente può ancora evitare la vendita dell’immobile utilizzando uno dei seguenti strumenti:
- Rateizzazione del debito (art. 19 DPR 602/1973): se il debitore presenta una richiesta di rateizzazione, il pignoramento viene sospeso.
- Conversione del pignoramento (art. 495 c.p.c.): il debitore può chiedere di sostituire il pignoramento con il pagamento di una somma pari al debito, dilazionata nel tempo.
- Opposizione al pignoramento (art. 615 c.p.c.): se vi sono irregolarità nella procedura, il contribuente può impugnare l’atto di pignoramento davanti al giudice dell’esecuzione.
4. Limitazioni e protezioni per il contribuente
La normativa tutela i contribuenti in difficoltà, stabilendo che:
- L’unica casa di residenza non può essere pignorata, salvo che sia un immobile di lusso.
- Se l’immobile è cointestato, il pignoramento riguarda solo la quota del debitore.
- Se il debito è inferiore a 120.000 euro, l’AdER non può procedere al pignoramento, ma può comunque iscrivere un’ipoteca.
5. Come evitare il pignoramento
Per evitare il pignoramento dell’immobile da parte dell’AdER, è possibile:
- Pagare il debito nei tempi previsti o chiedere una rateizzazione.
- Presentare un ricorso se vi sono vizi di forma nella cartella esattoriale o nell’ipoteca.
- Proporre una transazione fiscale, prevista dall’art. 63 del Codice della Crisi d’Impresa, per ridurre l’importo del debito.
- Avviare una composizione negoziata della crisi, bloccando l’esecuzione forzata e negoziando un accordo con l’AdER.
In conclusione, il pignoramento immobiliare da parte dell’AdER è un processo lungo, con diversi passaggi obbligatori prima della vendita all’asta. Il contribuente ha diverse opportunità per evitare la perdita dell’immobile, tra cui la rateizzazione del debito, la conversione del pignoramento e la transazione fiscale. Agire tempestivamente è fondamentale per bloccare la procedura e trovare una soluzione alternativa.
Il Codice della Crisi d’Impresa e l’esdebitazione possono aiutare chi ha debiti con l’Agenzia Entrate Riscossione?
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019) e l’esdebitazione offrono diverse soluzioni per chi ha debiti con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER), permettendo di gestire la situazione senza subire pignoramenti o azioni esecutive. Questi strumenti sono pensati per chi si trova in uno stato di crisi economica e ha difficoltà nel pagare i debiti fiscali e contributivi.
1. La Composizione Negoziata della Crisi: Blocco delle Azioni Esecutive
Una delle novità più rilevanti introdotte dal Codice della Crisi è la Composizione Negoziata della Crisi, prevista dall’art. 12 del D.Lgs. 14/2019. Questa procedura consente al debitore di avviare trattative con i creditori, tra cui l’AdER, sotto la supervisione di un esperto indipendente.
L’accesso alla Composizione Negoziata permette di:
- Bloccare i pignoramenti e le azioni esecutive dell’AdER.
- Negoziare un piano di pagamento sostenibile, riducendo la pressione fiscale.
- Evitare la liquidazione forzata dei beni.
La procedura non richiede l’approvazione del tribunale, ma viene gestita con il supporto di un esperto nominato dalla Camera di Commercio. Se l’accordo con i creditori viene raggiunto, l’AdER può accettare una dilazione dei pagamenti o una riduzione del debito.
2. Il Concordato Preventivo con Transazione Fiscale
Per chi ha debiti elevati con l’AdER, il Concordato Preventivo, regolato dagli artt. 84-120 del Codice della Crisi, consente di:
- Ridurre l’ammontare complessivo del debito.
- Rateizzare il pagamento in più anni.
- Sospendere le procedure esecutive in corso, inclusi pignoramenti su stipendi, conti correnti e immobili.
Se il concordato prevede una proposta ragionevole e sostenibile, l’AdER può accettare una transazione fiscale, prevista dall’art. 63 del Codice della Crisi, con uno sconto su interessi e sanzioni. Questo strumento è particolarmente utile per le imprese in crisi che vogliono evitare la chiusura e ristrutturare il debito fiscale.
3. L’Esdebitazione: La Cancellazione del Debito Residuo
L’esdebitazione, disciplinata dagli artt. 278-282 del Codice della Crisi, è una misura che consente al debitore di ottenere la cancellazione definitiva dei debiti non pagati al termine della procedura di liquidazione.
L’esdebitazione si applica a:
- Persone fisiche che hanno debiti personali con l’AdER (non imprese).
- Imprenditori individuali o ex soci di società fallite.
- Debitori incapienti, cioè coloro che non hanno beni sufficienti per coprire i debiti.
Se il debitore dimostra di aver collaborato con i creditori e di non aver commesso frodi, il giudice può concedere l’esdebitazione, liberandolo da ogni obbligo residuo nei confronti dell’AdER.
4. La Liquidazione Controllata del Patrimonio
Per chi non può pagare i propri debiti e non riesce a ottenere un accordo con l’AdER, è possibile accedere alla Liquidazione Controllata del Patrimonio, prevista dagli artt. 268-277 del Codice della Crisi. In questa procedura:
- I beni del debitore vengono liquidati per pagare i creditori, inclusa l’AdER.
- Il debitore può ottenere l’esdebitazione dopo la liquidazione, cancellando i debiti residui.
- Alcuni beni essenziali possono essere esclusi dalla liquidazione, come la prima casa, se non di lusso.
Questa soluzione è indicata per chi non ha più possibilità di ripagare i debiti ma vuole evitare pignoramenti prolungati e cancellare definitivamente la propria esposizione debitoria.
5. Rateizzazione e Sospensione della Riscossione
Se il debitore non è in grado di saldare immediatamente il debito, può chiedere la rateizzazione del debito fiscale, disciplinata dall’art. 19 del DPR n. 602/1973. Questa opzione consente di:
- Bloccare il pignoramento e altre azioni esecutive.
- Ottenere fino a 120 rate mensili, in caso di gravi difficoltà economiche.
- Sospendere il pagamento in caso di peggioramento della situazione finanziaria.
Se vi sono errori nella cartella esattoriale o nella procedura, il debitore può anche presentare un’istanza di sospensione della riscossione, regolata dall’art. 2-quater del DL 564/1994, ottenendo il blocco dell’esecuzione in attesa della verifica del debito.
In conclusione, il Codice della Crisi d’Impresa e l’esdebitazione offrono diverse soluzioni per chi ha debiti con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, consentendo di negoziare il pagamento, ridurre l’importo del debito o ottenere la cancellazione definitiva dei debiti residui. A seconda della situazione finanziaria del debitore, è possibile optare per la Composizione Negoziata della Crisi, il Concordato Preventivo con Transazione Fiscale, la Liquidazione Controllata o l’Esdebitazione.
Intervenire tempestivamente è fondamentale per evitare il pignoramento e trovare una soluzione che consenta di risolvere il debito in modo sostenibile. Per scegliere la strategia più adatta, è consigliabile consultare un esperto in diritto tributario o un professionista specializzato in crisi d’impresa.
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