Pignoramento Partita IVA: Come Tutelarsi Bene Con L’Avvocato

Il pignoramento della partita IVA è una delle situazioni più critiche per professionisti e imprenditori. Quando il Fisco o un creditore avvia un’azione esecutiva, il rischio di blocco dei conti, fermi amministrativi e sequestri di beni diventa concreto. Questo può mettere in seria difficoltà l’attività lavorativa, rendendo impossibile il pagamento dei fornitori, dei collaboratori e delle imposte dovute.

Ma è possibile difendersi dal pignoramento della partita IVA? Sì, la legge offre diverse tutele che, se ben applicate, consentono di proteggere il proprio patrimonio e garantire la continuità lavorativa. Conoscere i propri diritti, i limiti previsti dalla normativa e le strategie legali più efficaci è fondamentale per ridurre o evitare l’impatto del pignoramento.

Ma andiamo ora ad approfondire con i legali di Studio Monardo, gli avvocati esperti in cancellazione pignoramenti di partite IVA:

Cosa prevede la legge in caso di pignoramento della partita IVA?

Il pignoramento della partita IVA è una misura esecutiva che può colpire i professionisti, i lavoratori autonomi e le imprese individuali che non hanno saldato debiti nei confronti di creditori privati, banche, finanziarie o enti pubblici, come l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Tuttavia, la legge non consente di pignorare direttamente una partita IVA, in quanto non è un bene materiale o una fonte di reddito, ma un semplice codice identificativo fiscale. Ciò non significa che il titolare della partita IVA sia immune da azioni esecutive: i creditori possono colpire i suoi beni e le sue fonti di reddito attraverso altri strumenti di pignoramento.

Pignoramento delle somme su conto corrente intestato alla partita IVA

Uno dei metodi più comuni per aggredire il patrimonio di un lavoratore autonomo o di un’impresa individuale è il pignoramento del conto corrente associato alla partita IVA. Se il creditore ottiene un titolo esecutivo, come una sentenza o una cartella esattoriale definitiva, può notificare l’atto di pignoramento alla banca presso cui il debitore ha il proprio conto professionale.

In questo caso, la banca deve bloccare le somme disponibili fino a concorrenza del debito, e il creditore può chiedere al tribunale di disporne l’assegnazione. Se il conto viene utilizzato sia per scopi personali che professionali, il debitore potrebbe tentare di dimostrare che una parte delle somme è necessaria per la sua attività lavorativa e chiedere di escluderle dal pignoramento.

Pignoramento dei crediti verso clienti e committenti

Un altro strumento efficace per i creditori è il pignoramento dei crediti vantati dal titolare della partita IVA nei confronti di clienti e committenti. Se il debitore ha fatture non ancora incassate, il creditore può notificare l’atto di pignoramento direttamente ai soggetti che devono pagare il professionista o l’imprenditore, obbligandoli a versare le somme dovute direttamente al creditore anziché al debitore.

Questa forma di pignoramento è particolarmente invasiva perché impedisce al debitore di riscuotere i propri guadagni e può metterlo in difficoltà nel proseguire la propria attività. Tuttavia, se il pignoramento riguarda crediti periodici o di modesta entità, il giudice potrebbe valutare la possibilità di limitarne l’impatto per garantire la continuità dell’attività lavorativa.

Pignoramento dei beni strumentali dell’attività

Se il titolare della partita IVA possiede beni mobili strumentali, come attrezzature, macchinari, computer, arredi professionali o veicoli utilizzati per il lavoro, il creditore può richiedere il pignoramento mobiliare. Questo comporta il sequestro e la successiva vendita all’asta dei beni, con il ricavato destinato al soddisfacimento del credito.

Tuttavia, l’articolo 515 del Codice di Procedura Civile stabilisce che gli strumenti essenziali per l’esercizio dell’attività lavorativa non possono essere pignorati oltre il limite di un quinto del loro valore, a meno che il debito non derivi da imposte o tributi dovuti allo Stato. Ciò significa che, se un professionista ha solo un computer o un macchinario necessario per svolgere il proprio lavoro, potrebbe opporsi al pignoramento dimostrando che senza quegli strumenti non potrebbe più esercitare la sua professione.

Pignoramento dello stipendio del lavoratore autonomo

Se il titolare della partita IVA percepisce redditi periodici, come compensi mensili da collaborazioni o contratti continuativi, il creditore può richiedere il pignoramento presso terzi sulle somme che il debitore riceve dai propri committenti. In questo caso, il giudice può applicare le stesse regole previste per il pignoramento dello stipendio, stabilendo che il creditore possa trattenere al massimo un quinto delle somme percepite dal lavoratore autonomo.

Se invece il debitore incassa redditi in modo irregolare, il creditore può pignorare l’intero importo delle somme disponibili al momento dell’esecuzione, senza i limiti previsti per i lavoratori dipendenti.

Pignoramento della partita IVA da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione

Quando il debitore ha debiti fiscali, come IVA, IRPEF o contributi INPS non pagati, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può avviare un pignoramento senza bisogno di passare dal tribunale, notificando un atto di pignoramento esattoriale. In questi casi, l’amministrazione può aggredire:

  • Il conto corrente intestato alla partita IVA, bloccando le somme disponibili.
  • I crediti vantati verso terzi, impedendo al debitore di incassare pagamenti dai clienti.
  • I beni immobili di proprietà, se il debito supera determinate soglie e il debitore non lo estingue entro i termini di legge.

Se il debito fiscale è elevato, l’Agenzia può arrivare a iscrivere ipoteca sugli immobili e successivamente procedere con il pignoramento immobiliare, portando alla vendita forzata dell’immobile. Tuttavia, se il debitore dimostra di essere in difficoltà economica, può chiedere una rateizzazione del debito per sospendere l’azione esecutiva.

Come difendersi dal pignoramento della partita IVA con l’Avvocato?

Quando un titolare di partita IVA si trova ad affrontare un pignoramento, è fondamentale agire rapidamente e con il supporto di un avvocato specializzato in diritto esecutivo e fallimentare. Sebbene la partita IVA in sé non possa essere direttamente pignorata, i creditori possono comunque agire su beni, crediti e conti correnti del professionista o dell’imprenditore individuale. Un avvocato può intervenire in diversi modi per limitare o annullare gli effetti del pignoramento, utilizzando strumenti legali e negoziali.

1. Opposizione al pignoramento: verificare vizi e illegittimità

Un primo passo fondamentale è verificare se il pignoramento presenta irregolarità o vizi procedurali. Un avvocato può esaminare l’atto di pignoramento e valutare se esistono motivi per fare opposizione davanti al giudice dell’esecuzione.

L’opposizione può essere di due tipi:

  • Opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.): viene presentata quando il debitore contesta l’esistenza del debito o la sua esigibilità. Ad esempio, se il debito è già stato saldato, prescritto o contestato in altre sedi.
  • Opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.): si basa su vizi formali della procedura, come errori nella notifica dell’atto, violazione dei termini di legge o pignoramento di beni non pignorabili.

Se il giudice accoglie l’opposizione, il pignoramento può essere sospeso o annullato, restituendo al titolare della partita IVA la disponibilità dei beni o dei crediti bloccati.

2. Pignoramento del conto corrente: come tutelarsi

Se il creditore ha pignorato il conto corrente professionale, l’avvocato può agire in diversi modi:

  • Dimostrare che le somme pignorate sono necessarie per l’attività lavorativa, chiedendo al giudice di escludere dal pignoramento quelle indispensabili per la prosecuzione dell’attività.
  • Negoziare un accordo con il creditore per ottenere la revoca del pignoramento in cambio di un pagamento rateale o di una transazione.
  • Verificare la regolarità del procedimento, contestando eventuali vizi di notifica o errori nell’importo del debito richiesto.

Se il pignoramento riguarda un conto misto (utilizzato sia per spese personali che professionali), l’avvocato può chiedere la separazione delle somme, escludendo quelle destinate ai pagamenti aziendali.

3. Pignoramento dei crediti verso clienti: come evitarlo

Un creditore può notificare un pignoramento direttamente ai clienti o committenti del professionista o dell’imprenditore, bloccando il pagamento delle fatture in corso. Un avvocato può intervenire in questi casi per:

  • Dimostrare che il pignoramento mette in pericolo la sopravvivenza economica del debitore, chiedendo una sospensione al giudice.
  • Negoziare con il creditore un accordo per evitare il blocco dei pagamenti, magari garantendo un rientro controllato del debito.
  • Verificare se il pignoramento riguarda somme future, in quanto alcuni crediti ancora non esigibili non possono essere pignorati.

Se il pignoramento viene dichiarato eccessivamente lesivo per l’attività del debitore, il giudice può limitarne gli effetti o disporre una quota ridotta di trattenuta sui crediti in arrivo.

4. Pignoramento dei beni strumentali: tutela legale

Se il creditore pignora beni essenziali per l’attività lavorativa, come computer, macchinari, strumenti professionali o veicoli aziendali, l’avvocato può invocare la tutela prevista dall’art. 515 c.p.c., che stabilisce che i beni indispensabili all’attività non possono essere pignorati oltre un quinto del loro valore.

Il professionista può quindi opporsi dimostrando che:

  • Il bene pignorato è essenziale per svolgere la professione, come un avvocato che subisce il pignoramento del proprio PC con tutti i fascicoli legali.
  • La vendita del bene impedirebbe di generare reddito e quindi di pagare il debito stesso.

Se il giudice accoglie l’istanza, il pignoramento sui beni strumentali viene ridotto o annullato.

5. Debiti fiscali e pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate

Se il pignoramento è avviato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, l’avvocato può proporre diverse soluzioni:

  • Rateizzazione del debito, che sospende automaticamente le azioni esecutive se accettata dall’Agenzia.
  • Opposizione per contestare vizi di notifica delle cartelle esattoriali, se il debitore non ha ricevuto correttamente gli atti di riscossione.
  • Sospensione del pignoramento, dimostrando che il pagamento immediato del debito comprometterebbe gravemente la sostenibilità economica dell’attività.

Se l’Agenzia ha già avviato un pignoramento immobiliare, è possibile tentare di bloccare la vendita all’asta attraverso un piano di rientro o con una richiesta di revisione del debito.

6. Accesso alla procedura di sovraindebitamento

Se il titolare della partita IVA si trova in una situazione di grave difficoltà economica, l’avvocato può valutare il ricorso alla Legge sul Sovraindebitamento (Legge n. 3/2012), ora inclusa nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Attraverso questa procedura, il debitore può:

  • Chiedere la sospensione di tutti i pignoramenti in corso.
  • Rinegoziare il debito con i creditori, pagando solo una parte della somma dovuta in base alla propria capacità economica.
  • Ottenere l’esdebitazione, ossia la cancellazione definitiva dei debiti residui al termine del piano di rientro.

Questa soluzione è particolarmente utile per i professionisti e le piccole imprese in difficoltà, perché permette di evitare la perdita di beni e garantire la continuità dell’attività lavorativa.

7. Transazione con il creditore e saldo e stralcio

Infine, una delle soluzioni più rapide per difendersi dal pignoramento è la negoziazione diretta con il creditore. Un avvocato esperto può proporre un accordo di saldo e stralcio, offrendo al creditore un pagamento parziale immediato in cambio della rinuncia alla procedura esecutiva.

Se il creditore accetta, il pignoramento viene revocato e il debito si considera chiuso. Questo approccio è particolarmente utile quando il debitore ha risorse limitate ma può garantire un pagamento parziale in tempi brevi.

In conclusione, difendersi dal pignoramento della partita IVA richiede una strategia legale chiara e tempestiva. Un avvocato può valutare le irregolarità del pignoramento, presentare opposizioni in tribunale, negoziare con i creditori o attivare strumenti di protezione come la rateizzazione e il sovraindebitamento. Agire in modo proattivo è essenziale per evitare la paralisi dell’attività e ridurre l’impatto economico della procedura esecutiva. Prima di subire conseguenze irreversibili, è fondamentale rivolgersi a un avvocato specializzato per scegliere la soluzione più efficace in base al proprio caso specifico.

Come funziona nel dettaglio il pignoramento del conto corrente di una partita IVA?

Il pignoramento del conto corrente di una partita IVA è una procedura esecutiva che consente ai creditori di recuperare forzatamente le somme dovute da un imprenditore o un libero professionista. Si tratta di una misura drastica che può mettere a rischio la continuità dell’attività economica del debitore. Ma quali sono le fasi di questa procedura? Quali limiti e tutele esistono per il titolare della partita IVA?

La procedura di pignoramento del conto corrente avviene in più fasi e coinvolge diversi soggetti: il creditore, il tribunale, la banca e il debitore. Ogni passaggio è regolato dal Codice di Procedura Civile e, nel caso di debiti fiscali, dalla normativa speciale che disciplina l’azione dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

1. Titolo esecutivo e atto di precetto

Per avviare il pignoramento, il creditore deve disporre di un titolo esecutivo. Questo può essere una sentenza, un decreto ingiuntivo definitivo, una cambiale non pagata o un altro documento che certifichi il diritto del creditore a ottenere il pagamento. Se il creditore è un ente pubblico, come l’Agenzia delle Entrate o l’INPS, il titolo esecutivo può consistere direttamente in una cartella esattoriale o un avviso di addebito.

Prima di procedere al pignoramento, il creditore deve notificare al debitore un atto di precetto, un avviso formale che concede un termine di 10 giorni per saldare il debito. Se il debitore non paga entro questo termine, il creditore può procedere con il pignoramento del conto corrente.

2. Notifica dell’atto di pignoramento alla banca e al debitore

Una volta scaduto il termine del precetto, il creditore può notificare alla banca del debitore un atto di pignoramento presso terzi. Questo documento ordina alla banca di bloccare tutte le somme presenti sul conto corrente intestato alla partita IVA fino all’importo necessario a soddisfare il credito.

L’atto viene notificato anche al debitore, che viene informato della misura e della possibilità di presentare opposizione. Da questo momento, il debitore non può più disporre liberamente delle somme presenti sul conto.

3. Dichiarazione della banca e udienza in tribunale

Dopo aver ricevuto l’atto di pignoramento, la banca deve fornire una dichiarazione di terzo al tribunale, specificando:

  • L’esistenza del conto corrente intestato al debitore
  • L’ammontare delle somme disponibili
  • L’eventuale presenza di altri vincoli sul conto (es. altri pignoramenti già in corso)

Se il conto ha fondi sufficienti, il tribunale può autorizzare il prelievo delle somme pignorate per soddisfare il credito del creditore. Se, invece, il saldo è insufficiente, il pignoramento rimane attivo e si estende a eventuali versamenti futuri fino al raggiungimento dell’importo dovuto.

4. Trasferimento delle somme al creditore

Se il giudice convalida il pignoramento, le somme bloccate sul conto vengono trasferite al creditore. A questo punto, il pignoramento si considera eseguito e il conto corrente del debitore viene sbloccato per l’eventuale residuo.

Se, invece, il debitore ha presentato opposizione e il tribunale accoglie le sue motivazioni, il pignoramento può essere revocato o ridotto, e le somme bloccate restituite.

Pignoramento del conto corrente e debiti fiscali

Se il creditore è l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, la procedura di pignoramento segue regole speciali. A differenza dei creditori privati, l’Agenzia delle Entrate può procedere al blocco del conto corrente senza dover ottenere un provvedimento del tribunale.

Dopo la notifica della cartella esattoriale e il mancato pagamento entro i termini previsti, l’Agenzia può inviare direttamente alla banca un ordine di pignoramento, che ha effetto immediato. In questo caso, il debitore scopre spesso del pignoramento solo quando tenta di accedere al proprio conto.

Tuttavia, il pignoramento esattoriale segue alcuni limiti:

  • Non si possono pignorare i saldi inferiori a 1.344,21 euro se il debitore ha solo quel conto per ricevere pagamenti legati alla propria attività lavorativa.
  • Se il conto corrente contiene somme derivanti da stipendi o pensioni, il pignoramento deve rispettare i limiti imposti per il pignoramento del quinto.

Opposizione al pignoramento del conto corrente di una partita IVA

Il titolare di una partita IVA può opporsi al pignoramento del proprio conto corrente per diverse ragioni:

  • Vizi formali dell’atto di pignoramento (errori di notifica, mancanza di titolo esecutivo valido)
  • Irregolarità nell’azione del creditore (ad esempio, se il debito è già stato saldato)
  • Esigenze di tutela del patrimonio aziendale (se il pignoramento blocca somme necessarie per l’attività lavorativa)

Per presentare opposizione, il debitore deve rivolgersi al tribunale dell’esecuzione e dimostrare che il pignoramento è illegittimo o che sussistono motivi validi per ridurre l’importo prelevabile.

Il pignoramento può essere sospeso o annullato?

Sì, in alcuni casi il pignoramento del conto corrente può essere sospeso o annullato. Il giudice può sospendere il pignoramento se il debitore dimostra che l’esecuzione pregiudica gravemente la continuità della sua attività professionale o imprenditoriale.

Anche la Legge sul Sovraindebitamento offre una soluzione per bloccare il pignoramento. Se il debitore accede a una delle procedure previste (piano del consumatore, accordo di composizione della crisi o liquidazione controllata), il giudice può sospendere le esecuzioni in corso, incluso il pignoramento del conto.

Come evitare il pignoramento del conto corrente?

I titolari di partita IVA possono adottare alcune strategie per ridurre il rischio di pignoramento del conto corrente:

  • Separare il conto personale da quello aziendale, riducendo il rischio che il pignoramento colpisca i fondi necessari all’attività.
  • Mantenere monitorata la propria posizione debitoria, intervenendo prima che il credito diventi oggetto di esecuzione forzata.
  • Valutare soluzioni di ristrutturazione del debito, come la negoziazione con i creditori o l’accesso alle procedure di sovraindebitamento.
  • Se possibile, costituire una società di capitali (SRL o SPA) per separare il patrimonio personale da quello aziendale e proteggere il conto corrente privato da eventuali azioni esecutive.

In conclusione, il pignoramento del conto corrente di una partita IVA è una procedura che può avere conseguenze gravi sulla stabilità economica del debitore. Se il conto è intestato a una ditta individuale o a un libero professionista, il pignoramento può avvenire senza particolari limitazioni. Nel caso di conti aziendali intestati a società di capitali, invece, la situazione è più complessa, e il creditore dovrà dimostrare la legittimità dell’azione esecutiva.

Per chi si trova in difficoltà finanziarie, è fondamentale agire tempestivamente, cercando soluzioni per evitare il pignoramento o limitare i danni derivanti dalla procedura. Una gestione attenta delle proprie finanze e un intervento tempestivo possono fare la differenza tra la continuità dell’attività e il rischio di blocco delle risorse economiche necessarie alla sopravvivenza dell’impresa.

La legge salva debiti è in grado di bloccare il pignoramento di una partita IVA e come?

La legge salva debiti, formalmente conosciuta come Legge sul Sovraindebitamento (Legge n. 3/2012), ora integrata nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, offre una soluzione concreta per bloccare il pignoramento che colpisce i titolari di partita IVA. Sebbene la partita IVA in sé non possa essere direttamente pignorata, i creditori possono aggredire i beni del debitore, i suoi conti correnti, i crediti vantati nei confronti di clienti e persino i beni strumentali dell’attività. Grazie a questa normativa, i lavoratori autonomi e gli imprenditori individuali in grave difficoltà economica possono accedere a una procedura che consente di ristrutturare il debito e sospendere le azioni esecutive in corso, incluso il pignoramento.

Quando un professionista o un imprenditore non riesce più a far fronte ai propri debiti e si trova in una situazione di insolvenza, può presentare al tribunale una richiesta di accesso alla procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento. Una volta avviato il procedimento, il giudice può concedere la sospensione immediata delle procedure esecutive, bloccando i pignoramenti in corso, sia quelli già avviati sia quelli che potrebbero essere attivati successivamente. Questa sospensione tutela il debitore, consentendogli di continuare a lavorare senza subire ulteriori pressioni finanziarie.

La legge prevede diverse soluzioni per ristrutturare il debito e ottenere la cancellazione del pignoramento. Il Piano del Consumatore, riservato ai soggetti che hanno debiti personali e non derivanti da un’attività imprenditoriale, permette di proporre al giudice un piano di rientro sostenibile, basato sulla reale capacità economica del debitore. Se il piano viene approvato, il pignoramento non può più essere eseguito e il creditore deve attenersi alle nuove condizioni di pagamento stabilite dal tribunale. Per i titolari di partita IVA che operano come imprese individuali, la soluzione più adatta è l’Accordo con i Creditori, che consente di negoziare una ristrutturazione del debito con il consenso della maggioranza dei creditori. Una volta omologato dal giudice, l’accordo blocca tutte le esecuzioni in corso e consente al debitore di proseguire la propria attività, evitando il rischio di perdere beni essenziali per il proprio lavoro.

Se la situazione finanziaria è particolarmente grave e il debitore non è in grado di garantire alcuna forma di pagamento sostenibile, può ricorrere alla Liquidazione del Patrimonio. Questa procedura prevede la cessione di alcuni beni per soddisfare, almeno parzialmente, i creditori, ma consente al debitore di ottenere, al termine del processo, l’esdebitazione, ossia la cancellazione definitiva dei debiti residui. Inoltre, se i beni pignorati sono essenziali per l’attività lavorativa, il debitore può chiedere al giudice di escluderli dalla liquidazione per garantire la continuità del lavoro.

La legge salva debiti offre anche una tutela specifica contro il pignoramento dei crediti vantati dal titolare della partita IVA nei confronti dei propri clienti. Se il creditore ha notificato un pignoramento ai committenti del debitore, bloccando il pagamento delle fatture in entrata, il giudice può sospendere l’efficacia del pignoramento e permettere al professionista di incassare nuovamente le somme dovute. Questo è fondamentale per garantire la liquidità necessaria al mantenimento dell’attività e alla ristrutturazione del debito.

Un altro aspetto rilevante riguarda il pignoramento dei conti correnti intestati alla partita IVA. Se un lavoratore autonomo o un imprenditore individuale si vede bloccare il proprio conto a causa di un pignoramento, la legge sul sovraindebitamento permette di ottenere la sospensione dell’atto esecutivo e, in alcuni casi, il dissequestro delle somme necessarie alla gestione dell’attività. Se il pignoramento riguarda beni strumentali, come macchinari, veicoli o attrezzature indispensabili al lavoro, il giudice può disporre l’esclusione di tali beni dalla procedura esecutiva, garantendo al debitore la possibilità di continuare a esercitare la propria professione.

Nel caso in cui il pignoramento sia stato avviato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, la procedura di sovraindebitamento può rappresentare un’ancora di salvezza per il debitore. Una volta accettata dal tribunale, essa comporta la sospensione delle azioni esecutive e l’impossibilità per l’ente di procedere con nuove misure di recupero forzoso, inclusa la vendita all’asta di beni immobili o mobili. Inoltre, il debitore può proporre un piano di pagamento rateale in base alla propria effettiva capacità economica, evitando il rischio di vedersi privato dei mezzi di sussistenza.

Uno degli elementi più vantaggiosi della legge salva debiti è che, al termine della procedura, il debitore può ottenere l’esdebitazione, ossia la cancellazione definitiva dei debiti non soddisfatti. Questo significa che, una volta concluso il piano di rientro o la liquidazione del patrimonio, il debitore non sarà più perseguito per le somme residue, e il pignoramento decade automaticamente.

Grazie alla legge salva debiti, quindi, il titolare di una partita IVA può difendersi dal pignoramento e ottenere una seconda possibilità per rimettere in equilibrio la propria situazione finanziaria. È fondamentale, però, agire tempestivamente e con il supporto di un avvocato esperto in sovraindebitamento, che possa guidare il debitore nella scelta della procedura più adatta e presentare la domanda nel modo corretto. Solo in questo modo è possibile sfruttare appieno le tutele offerte dalla legge e riprendere il controllo della propria attività senza subire ulteriori azioni esecutive.

Come Studio Monardo Può Aiutare a Cancellare I Debiti Di Una Partita IVA

L’Avvocato Monardo è un punto di riferimento consolidato nella tutela dei professionisti e degli imprenditori con partita IVA. Grazie alla sua vasta esperienza in diritto bancario e tributario, offre assistenza completa per evitare il blocco delle attività a seguito di pignoramenti e procedure esecutive. Il suo studio fornisce supporto dettagliato nella gestione di pratiche complesse, individuando le migliori strategie legali per proteggere il patrimonio e garantire la continuità dell’attività lavorativa. L’Avvocato Monardo analizza ogni caso con attenzione, proponendo soluzioni mirate per arginare gli effetti negativi delle azioni esecutive.

È gestore della Crisi da Sovraindebitamento ai sensi della L. 3/2012, iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi). Il suo intervento è fondamentale per affrontare le criticità connesse ai pignoramenti, offrendo un supporto professionale sia nella fase pre-contenziosa che in quella esecutiva. Lo Studio Monardo si occupa di proteggere i beni aziendali, negoziare con i creditori e ottenere la sospensione delle azioni esecutive, individuando le migliori soluzioni giuridiche per limitare i danni economici e finanziari subiti dai professionisti e dagli imprenditori.

Se la tua partita IVA è a rischio pignoramento, non aspettare che la situazione peggiori. Contatta subito lo Studio Monardo per una consulenza personalizzata e dettagliata. Un’analisi tempestiva può fare la differenza tra il mantenimento dell’attività e il rischio di insolvenza. Proteggi il tuo futuro finanziario affidandoti a un team di esperti che saprà guidarti attraverso le migliori soluzioni legali disponibili.

Qui di seguito tutti i contatti del nostro Studio Legale esperto in cancellazione dei debiti delle partite IVA:

Leggi con attenzione: Se stai affrontando difficoltà con il Fisco e hai bisogno di una rapida valutazione delle tue cartelle esattoriali e dei debiti, non esitare a contattarci. Siamo pronti ad aiutarti immediatamente! Scrivici su WhatsApp al numero 351.3169721 oppure inviaci un’e-mail all’indirizzo info@fattirimborsare.com. Ti ricontatteremo entro un’ora per offrirti supporto immediato.

Informazioni importanti: Studio Monardo e avvocaticartellesattoriali.com operano su tutto il territorio italiano attraverso due modalità.

  1. Consulenza digitale: si svolge esclusivamente tramite contatti telefonici e successiva comunicazione digitale via e-mail o posta elettronica certificata. La prima valutazione, interamente digitale (telefonica), è gratuita, ha una durata di circa 15 minuti e viene effettuata entro un massimo di 72 ore. Consulenze di durata superiore sono a pagamento, calcolate in base alla tariffa oraria di categoria.
  2. Consulenza fisica: è sempre a pagamento, incluso il primo consulto, il cui costo parte da 500€ + IVA, da saldare anticipatamente. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamento presso sedi fisiche specifiche in Italia dedicate alla consulenza iniziale o successiva (quali azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali in partnership, uffici temporanei). Anche in questo caso, sono previste comunicazioni successive tramite e-mail o posta elettronica certificata.

La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
Si invita a leggere attentamente il disclaimer del sito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Privacy and Consent by My Agile Privacy

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. 

Puoi accettare, rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati. 

Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare. 

Torna in alto

Abbiamo Notato Che Stai Leggendo L’Articolo. Desideri Una Prima Consulenza Gratuita A Riguardo? Clicca Qui e Prenotala Subito!