Come Funziona Il Pignoramento Sulla Pensione e Difendersi Con L’Avvocato

Nel 2025, il pignoramento della pensione continua a essere una procedura legale attraverso la quale un creditore può ottenere il pagamento di un debito non saldato, agendo direttamente sulle somme spettanti al debitore pensionato. Questo strumento, regolato dal Codice di Procedura Civile e da norme speciali, prevede limiti specifici, modifiche normative e possibilità di tutela per il debitore.

Il pignoramento della pensione rappresenta uno degli strumenti più discussi in ambito esecutivo, soprattutto per l’impatto che ha sui pensionati già in condizioni economiche difficili. L’aggiornamento normativo del 2025 introduce ulteriori meccanismi di protezione per evitare eccessivi prelievi forzati, garantendo il rispetto della dignità e del minimo vitale del debitore.

Ma quali sono i limiti effettivi? Quando il pignoramento non è consentito? Quali sono le recenti modifiche legislative? Quali sono i criteri per stabilire se una pensione è pignorabile? Rispondere a queste domande è essenziale per comprendere i diritti e i doveri di chi percepisce una pensione e si trova di fronte a una procedura esecutiva.

Il pignoramento della pensione è disciplinato principalmente dall’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, che stabilisce soglie di impignorabilità per garantire che il pensionato disponga sempre di una somma minima necessaria per vivere. Tuttavia, le regole cambiano a seconda del tipo di debito: quelli verso privati, enti pubblici, fisco o alimentari seguono criteri diversi. L’esigenza di bilanciare il diritto dei creditori con la tutela dei pensionati ha portato a numerose revisioni giurisprudenziali e legislative negli ultimi anni.

Nel 2025, la normativa prevede ulteriori garanzie per i pensionati in condizioni di particolare difficoltà economica, con nuovi aggiornamenti derivanti dalla giurisprudenza recente e dalle direttive europee sulla tutela dei debitori fragili. L’introduzione di procedure di revisione periodica del pignoramento consente ora di rivalutare le condizioni economiche del pensionato e ridurre l’importo prelevato in caso di peggioramento della situazione finanziaria.

Un’altra importante novità riguarda i controlli sulle modalità di esecuzione forzata: i giudici possono ora intervenire con maggiore flessibilità per ridurre il pignoramento in presenza di situazioni di particolare gravità economica, garantendo una valutazione caso per caso.

Per questo motivo, chi riceve un atto di pignoramento sulla pensione deve essere pienamente informato sui propri diritti e sulle possibilità di difesa. Non tutti i pignoramenti sono legittimi e, in alcuni casi, possono essere contestati con successo attraverso le opportune azioni legali.

Ma come funziona esattamente il pignoramento della pensione? Cosa succede se la pensione è accreditata in banca? Quali sono le possibilità di opposizione? Approfondiamo ogni aspetto di questa complessa materia, con particolare attenzione ai diritti del debitore e alle opportunità di tutela offerte dalle leggi più recenti.

Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti sulla pensione

Quando si può pignorare la pensione e quanto?

A partire dal 1° gennaio 2025, le norme italiane sul pignoramento delle pensioni prevedono specifici limiti per tutelare il sostentamento dei pensionati, garantendo al contempo i diritti dei creditori.

Importo Impignorabile della Pensione

La legge stabilisce che una parte della pensione è impignorabile, ossia non può essere oggetto di pignoramento. Questo importo corrisponde al doppio dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 euro. Considerando che l’assegno sociale per il 2025 è stimato intorno a 538 euro, il doppio sarebbe 1.076 euro; tuttavia, poiché la legge prevede un minimo di 1.000 euro, le pensioni fino a tale importo sono completamente impignorabili.

Percentuali di Pignoramento

Per la parte della pensione eccedente l’importo impignorabile, la legge prevede specifiche percentuali di pignoramento:

  • Fino a 2.500 euro: è pignorabile fino al 10% della somma eccedente i 1.000 euro.
  • Tra 2.500 e 5.000 euro: la percentuale pignorabile è del 14,28% (pari a un settimo).
  • Oltre 5.000 euro: l’importo massimo pignorabile è del 20% (un quinto).

Queste percentuali sono applicate per garantire che il pensionato mantenga una parte sufficiente del proprio reddito per le esigenze quotidiane.

Debiti con l’Agenzia delle Entrate

Se il creditore è l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, si applicano regole specifiche:

  • Pensioni fino a 2.500 euro: pignoramento fino al 10% della somma eccedente i 1.000 euro.
  • Pensioni tra 2.500 e 5.000 euro: pignoramento fino al 14,28% (un settimo) della somma eccedente i 1.000 euro.
  • Pensioni oltre 5.000 euro: pignoramento fino al 20% (un quinto) della somma eccedente i 1.000 euro.

Queste percentuali sono state introdotte per bilanciare le esigenze di recupero crediti con la tutela del reddito minimo vitale del pensionato.

Eccezioni e Pensioni Impignorabili

Alcune tipologie di pensioni sono totalmente impignorabili, indipendentemente dall’importo. Tra queste rientrano:

  • Pensioni di invalidità civile: erogate a persone con disabilità.
  • Indennità di accompagnamento: destinate a chi necessita di assistenza continua.
  • Assegno sociale: concesso a chi si trova in condizioni economiche disagiate.

Queste prestazioni sono protette dalla legge e non possono essere oggetto di pignoramento.

Procedura di Pignoramento

Il pignoramento della pensione avviene attraverso una procedura legale che prevede:

  1. Notifica di un atto di precetto: il creditore intima al debitore di pagare entro un termine specifico.
  2. Decorso del termine senza pagamento: se il debitore non adempie, il creditore può procedere con il pignoramento.
  3. Ordine del giudice: viene emesso un provvedimento che autorizza il pignoramento presso l’ente erogatore della pensione (ad esempio, l’INPS).

È importante notare che il pignoramento non può avvenire senza una previa autorizzazione giudiziaria e senza che il debitore ne sia stato informato.

In conclusione, le norme sul pignoramento delle pensioni sono state concepite per proteggere il reddito minimo necessario al sostentamento del pensionato, stabilendo limiti e percentuali precise. È fondamentale per i pensionati essere consapevoli di questi limiti e, in caso di difficoltà finanziarie, valutare le opzioni disponibili, come la rinegoziazione del debito o la richiesta di assistenza legale, per tutelare al meglio i propri diritti e il proprio benessere economico.

Cosa succede se la pensione è accreditata in banca?

Se la pensione è versata su un conto corrente, le regole cambiano in modo significativo. In base all’articolo 545 c.p.c., la pensione accreditata è pignorabile solo nella parte che eccede il doppio del minimo vitale, quindi sopra i 1.512 euro. Tuttavia, la giurisprudenza recente ha chiarito che tale soglia può essere aggiornata in caso di aumento del costo della vita, garantendo una maggiore tutela ai pensionati. Inoltre, alcune banche adottano procedure interne che, se non contestate tempestivamente, possono limitare l’accesso ai fondi anche in situazioni non previste dalla legge.

Se il conto è intestato esclusivamente al pensionato, la banca bloccherà solo la parte eccedente tale soglia, mentre la restante somma rimarrà disponibile per le spese quotidiane. Tuttavia, è importante monitorare attentamente i movimenti del conto per evitare trattenute errate o prelievi non autorizzati. Se invece il conto è cointestato con un familiare o un coniuge, la situazione si complica: il creditore dovrà dimostrare quale parte del saldo sia effettivamente riferibile al debitore pensionato. In alcuni casi, il giudice può intervenire per evitare che somme non direttamente riconducibili al debitore vengano coinvolte nel pignoramento. Esistono sentenze recenti che hanno dichiarato illegittimo il blocco dell’intero saldo in conti cointestati, tutelando la parte di patrimonio appartenente al cointestatario estraneo al debito.

Un ulteriore aspetto da considerare è il limite temporale del pignoramento: se la pensione viene accreditata su un conto prima dell’atto di pignoramento, le somme già presenti potrebbero essere soggette a restrizioni più rigide. I pensionati devono quindi prestare attenzione alla gestione del proprio conto bancario per evitare blocchi improvvisi delle disponibilità finanziarie. In alcuni casi, è possibile presentare un’istanza di svincolo per ottenere la restituzione delle somme indebitamente bloccate, ma è fondamentale agire con tempestività. Un’opzione aggiuntiva è quella di aprire un conto dedicato esclusivamente all’accredito della pensione, separandolo da altre entrate, per ridurre il rischio di confusione patrimoniale e garantire una maggiore trasparenza nella gestione dei fondi.

Ci si può opporre al pignoramento della pensione e come?

Il pignoramento della pensione è una delle forme più delicate di esecuzione forzata, poiché riguarda somme destinate al sostentamento del debitore. A differenza del pignoramento di altri beni, quello sulle pensioni è soggetto a limiti ben precisi stabiliti dalla legge, volti a garantire che il debitore non si trovi in una situazione di estrema indigenza. Tuttavia, nonostante queste tutele, è possibile che un creditore tenti di pignorare una quota della pensione per soddisfare un debito. In questi casi, il debitore ha il diritto di opporsi, ma deve farlo nei modi e nei tempi stabiliti dalla normativa vigente.

Il primo elemento da considerare riguarda i limiti imposti dalla legge sul pignoramento delle pensioni. L’articolo 545 del Codice di procedura civile stabilisce che le pensioni possono essere pignorate solo nella misura eccedente il minimo vitale, ovvero una soglia fissata per garantire un livello minimo di sussistenza al pensionato. Questo limite viene aggiornato periodicamente ed è calcolato in base all’importo dell’assegno sociale aumentato della metà. Attualmente, il minimo impignorabile è pari a circa 1,5 volte l’assegno sociale, ossia intorno ai 700-800 euro, ma può variare in base agli aggiornamenti ISTAT.

Se il creditore tenta di pignorare una somma superiore a quella consentita, il debitore può presentare opposizione per ottenere la riduzione dell’importo pignorato. L’opposizione può essere proposta davanti al giudice dell’esecuzione presso il tribunale competente e deve essere motivata dalla violazione dei limiti imposti dalla legge.

Un altro aspetto cruciale è la distinzione tra pignoramento presso l’ente previdenziale e pignoramento presso la banca. Se la pensione viene accreditata direttamente su un conto corrente, la protezione del minimo vitale si applica solo fino al momento dell’accredito. Una volta che la somma è stata depositata sul conto, diventa soggetta alle regole generali del pignoramento del saldo bancario, con la possibilità che venga aggredita per intero, fatta salva la soglia di impignorabilità.

Per evitare questo problema, il pensionato può chiedere al giudice che venga applicata la tutela del minimo vitale anche sulle somme depositate in banca. Questo è particolarmente importante per chi riceve la pensione su un conto corrente e rischia di veder pignorate somme che, altrimenti, sarebbero protette se riscosse in contanti.

Ma come si può formalmente opporsi al pignoramento della pensione?

L’opposizione può essere di due tipi:

  1. Opposizione all’esecuzione, se il pensionato ritiene che il creditore non abbia diritto a procedere con il pignoramento o che vi siano vizi nel titolo esecutivo. Ad esempio, se il debito è già stato saldato o se il creditore non ha un titolo valido per agire.
  2. Opposizione agli atti esecutivi, se il pensionato contesta il modo in cui è stato eseguito il pignoramento, ad esempio perché è stata pignorata una somma superiore a quella consentita.

L’opposizione deve essere presentata con un ricorso al giudice dell’esecuzione presso il tribunale competente. Il ricorso deve contenere l’indicazione del pignoramento impugnato, le ragioni della contestazione e le prove a sostegno della richiesta. Il giudice può disporre la sospensione dell’esecuzione se ritiene che vi siano fondati motivi per ritenere illegittimo il pignoramento.

Un caso particolare riguarda il pignoramento per debiti fiscali. Se il pignoramento della pensione è stato effettuato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, si applicano regole specifiche. In questo caso, la normativa prevede che l’ente possa pignorare fino a un massimo del 20% della parte eccedente il minimo vitale, ma con limiti proporzionali in base all’ammontare della pensione.

Ad esempio:

  • Per pensioni fino a 2.500 euro, il pignoramento massimo è del 10%.
  • Per pensioni tra 2.500 e 5.000 euro, il pignoramento massimo è del 14%.
  • Per pensioni superiori a 5.000 euro, il pignoramento massimo è del 20%.

Se il pignoramento supera questi limiti, il pensionato può presentare opposizione per ottenere la riduzione della quota trattenuta. L’opposizione deve essere presentata entro 40 giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento e deve essere rivolta alla Commissione Tributaria Provinciale, se riguarda tributi, o al giudice ordinario, se riguarda altri tipi di debiti.

Un’altra possibilità di opposizione riguarda la prescrizione del debito. Se il credito è ormai prescritto, il pensionato può eccepire la prescrizione e chiedere l’annullamento del pignoramento. Per i debiti di natura fiscale, il termine di prescrizione varia in base al tipo di tributo, ma in generale si aggira tra i 5 e i 10 anni.

Un aspetto da non sottovalutare è l’eventuale presenza di vizi procedurali. Se il creditore non ha notificato correttamente l’atto di precetto o se il pignoramento non rispetta le forme previste dalla legge, il pensionato può contestare la validità dell’intera procedura. In questi casi, l’opposizione può portare all’annullamento del pignoramento per vizio di forma.

Ma quali strumenti può adottare il pensionato per evitare il pignoramento?

Se il pensionato si trova in difficoltà economica, può valutare l’accesso alla procedura di sovraindebitamento prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Questa procedura consente di ristrutturare i debiti e, in alcuni casi, di ottenere l’esdebitazione, impedendo ai creditori di procedere con il pignoramento della pensione.

Un’altra strategia è la negoziazione con i creditori. In molti casi, è possibile ottenere una dilazione del pagamento o un saldo e stralcio del debito per evitare il pignoramento. Un accordo con il creditore può risultare vantaggioso per entrambe le parti, evitando i costi e i tempi della procedura esecutiva.

Infine, il pensionato può valutare la conversione del pignoramento. Questa opzione consente di sostituire il pignoramento con il pagamento di una somma rateizzata concordata con il giudice. Ciò permette al debitore di mantenere il controllo sulla propria pensione e di gestire il debito in modo sostenibile.

In conclusione, il pignoramento della pensione è un evento che può avere conseguenze gravi per il debitore, ma esistono strumenti giuridici per opporsi e limitarne gli effetti. La conoscenza dei propri diritti e la tempestività nell’agire sono essenziali per evitare di subire un’esecuzione ingiusta o eccessiva. Per questo motivo, è sempre consigliabile rivolgersi a un avvocato esperto in diritto dell’esecuzione forzata per valutare la strategia più efficace in base al proprio caso specifico.

La legge salva debiti può aiutare il pensionato con pignoramento in corso? e Come?

Il pignoramento della pensione rappresenta una delle situazioni più delicate per chi si trova in difficoltà economica, poiché incide direttamente sulle risorse necessarie per il sostentamento quotidiano. Tuttavia, la normativa italiana prevede diversi strumenti per tutelare i pensionati in condizioni di sovraindebitamento, tra cui la cosiddetta “legge salva debiti”. Questa normativa, parte integrante del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.lgs. 14/2019), offre ai debitori la possibilità di ristrutturare i propri debiti e, in alcuni casi, ottenere una riduzione dell’importo dovuto o persino la cancellazione del debito residuo.

Ma come funziona concretamente la legge salva debiti per un pensionato con pignoramento in corso?

Il primo elemento da considerare è che la legge salva debiti è stata concepita per offrire una seconda possibilità ai soggetti non fallibili, come i privati cittadini e i pensionati, che si trovano in una situazione di sovraindebitamento. Se il pensionato ha debiti che non riesce più a sostenere e si trova con una parte della pensione già pignorata, può presentare un’istanza di accesso alla procedura di sovraindebitamento, chiedendo la sospensione delle azioni esecutive, compreso il pignoramento della pensione.

L’accesso alla procedura di sovraindebitamento prevede diverse opzioni, a seconda della situazione del pensionato e della tipologia di debiti accumulati:

  • Il piano del consumatore, una soluzione che consente di ristrutturare il debito in base alla capacità economica del pensionato, senza la necessità di ottenere il consenso dei creditori. Se il piano viene approvato dal giudice, il pignoramento della pensione può essere sospeso o ridotto, permettendo al pensionato di mantenere un livello di vita dignitoso.
  • L’accordo di ristrutturazione dei debiti, che prevede un’intesa tra il debitore e i creditori, con la possibilità di ottenere una riduzione del debito complessivo e una rateizzazione più sostenibile. Anche in questo caso, se l’accordo viene approvato, il pignoramento può essere interrotto.
  • La liquidazione controllata del patrimonio, che consente al pensionato di vendere eventuali beni per soddisfare parzialmente i creditori e ottenere la cancellazione del debito residuo. Questa procedura può portare alla sospensione del pignoramento, se il giudice ritiene che sia necessario per garantire la sopravvivenza del pensionato.

Una volta avviata la procedura di sovraindebitamento, il pensionato può ottenere la sospensione delle azioni esecutive, compreso il pignoramento della pensione. Questa richiesta deve essere presentata al giudice dell’esecuzione, che valuterà se esistono i presupposti per concedere la sospensione. Se il giudice accoglie la domanda, il creditore non potrà continuare a trattenere la quota pignorata della pensione fino alla conclusione della procedura di ristrutturazione.

Ma quali sono i requisiti per accedere alla legge salva debiti?

Il pensionato deve dimostrare di trovarsi in una situazione di sovraindebitamento, ossia di non essere più in grado di far fronte ai propri debiti con il reddito disponibile. Inoltre, deve dimostrare di non aver agito con dolo o colpa grave nella gestione dei propri debiti. Ad esempio, se il debito è stato contratto per spese mediche o eventi imprevisti, sarà più facile ottenere l’accesso alla procedura rispetto a un caso in cui il debito è derivato da una gestione negligente delle proprie risorse.

Un altro aspetto fondamentale è la sostenibilità del piano di ristrutturazione. Il pensionato deve presentare un piano credibile, che dimostri la possibilità di rimborsare almeno una parte dei debiti senza compromettere il proprio sostentamento. Se il piano è irrealistico o eccessivamente penalizzante per i creditori, il giudice potrebbe respingere la richiesta.

Il ruolo dell’Organismo di Composizione della Crisi (OCC) è cruciale in questo processo. Questo ente assiste il pensionato nella predisposizione della domanda e nell’elaborazione del piano di ristrutturazione, garantendo che sia conforme ai requisiti di legge. L’OCC svolge anche una funzione di mediazione con i creditori, cercando di raggiungere un accordo che consenta la riduzione del debito e la sospensione del pignoramento.

Ma cosa succede se il pignoramento della pensione è già in corso?

Se il pensionato si trova già con una parte della pensione trattenuta dal creditore, può chiedere al giudice di sospendere il pignoramento in attesa dell’esito della procedura di sovraindebitamento. Se il giudice accoglie la richiesta, il creditore non potrà più trattenere le somme pignorate fino alla definizione della procedura. In alcuni casi, se il piano di ristrutturazione viene approvato, il pensionato potrebbe ottenere la restituzione delle somme pignorate indebitamente.

Un altro strumento utile per il pensionato con pignoramento in corso è la conversione del pignoramento. Questa opzione consente al debitore di sostituire il pignoramento con un pagamento rateizzato concordato con il giudice. Ciò permette di ridurre l’impatto del pignoramento sulla pensione e di gestire il debito in modo più sostenibile.

Un aspetto da non sottovalutare è la possibilità di ottenere l’esdebitazione, ossia la cancellazione del debito residuo. Se il pensionato dimostra di aver rimborsato il debito nella misura massima possibile, il giudice può concedere l’esdebitazione, impedendo ai creditori di avanzare ulteriori richieste di pagamento. Questo rappresenta una soluzione definitiva per chi si trova in una condizione di sovraindebitamento cronico e non ha possibilità di ripagare integralmente i debiti.

Tuttavia, non tutti i debiti possono essere cancellati. Ad esempio, i debiti per obbligazioni alimentari o per risarcimenti danni derivanti da fatti illeciti non possono essere eliminati attraverso la legge salva debiti. È quindi fondamentale valutare attentamente la propria posizione con l’aiuto di un professionista esperto.

Ma quali sono i tempi per ottenere la sospensione del pignoramento?

La durata della procedura di sovraindebitamento varia in base alla complessità del caso e alla rapidità con cui il giudice valuta la richiesta. In genere, la sospensione del pignoramento può essere ottenuta entro pochi mesi dalla presentazione della domanda, ma è importante agire tempestivamente per evitare che il creditore continui a trattenere le somme pignorate.

In conclusione, la legge salva debiti rappresenta un’opportunità concreta per i pensionati che si trovano con un pignoramento in corso e non riescono più a sostenere i propri debiti. Grazie alla possibilità di ristrutturare il debito, ottenere una riduzione dell’importo dovuto e, in alcuni casi, cancellare il debito residuo, il pensionato può recuperare una stabilità economica e tutelare la propria pensione. Tuttavia, per ottenere questi benefici è fondamentale agire tempestivamente e affidarsi a un professionista esperto, che possa guidare il pensionato nel percorso di sovraindebitamento e nella richiesta di sospensione del pignoramento.

Come Ti Può Aiutare Studio Monardo In Caso Di Pignoramento Della Pensione

L’Avvocato Monardo coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nel diritto bancario e tributario, con un focus specifico sulle procedure di pignoramento della pensione e sul sovraindebitamento.

È gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), figura negli elenchi del Ministero della Giustizia ed è professionista fiduciario di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Grazie alla sua esperienza, offre assistenza per:

– Opposizione ai pignoramenti illegittimi, analizzando la legittimità dell’atto esecutivo, verificando il rispetto delle normative vigenti e presentando ricorsi per ottenere la sospensione o la revoca del pignoramento quando non conforme ai limiti di legge. In alcuni casi, è possibile dimostrare che il provvedimento è stato emesso in violazione del minimo vitale o che il debito sottostante è già stato oggetto di un accordo di rientro, evitando così conseguenze economiche gravi per il pensionato.

– Rinegoziazione del debito con i creditori, attraverso trattative mirate per ottenere condizioni più favorevoli, riduzione degli interessi, dilazione dei pagamenti o abbattimento parziale dell’importo dovuto. Questo processo può avvenire sia in via stragiudiziale, con accordi diretti con i creditori, sia attraverso procedure previste dalla normativa sul sovraindebitamento, garantendo ai pensionati un percorso sostenibile per uscire dalla crisi finanziaria. Inoltre, in alcuni casi, è possibile richiedere la ristrutturazione del debito tramite piani di saldo e stralcio che consentono di chiudere definitivamente le posizioni debitorie con un pagamento ridotto.

– Accesso alle procedure di esdebitazione e sovraindebitamento, valutando la situazione economica complessiva del pensionato per determinare il miglior percorso da intraprendere. Questo include l’analisi della possibilità di ridurre l’importo complessivo del debito, la sospensione delle azioni esecutive in corso e la predisposizione di un piano di rientro personalizzato. Attraverso la legge sul sovraindebitamento, è possibile richiedere anche la liquidazione controllata del patrimonio, garantendo una gestione più equilibrata delle risorse disponibili. Inoltre, si offrono soluzioni per accedere ai benefici dell’esdebitazione, che consentono di ottenere una cancellazione totale dei debiti residui in caso di comprovata impossibilità di pagamento. Questo strumento rappresenta un’opportunità concreta per i pensionati di ripartire senza il peso delle obbligazioni finanziarie precedenti, favorendo il recupero di un equilibrio economico sostenibile.

– Assistenza in fase esecutiva per ridurre l’impatto del pignoramento, attraverso strategie mirate a limitare le conseguenze economiche per il pensionato. Questo include la valutazione della legittimità dell’azione esecutiva, l’individuazione di eventuali vizi di forma che possano portare all’annullamento del pignoramento, e la presentazione di istanze di riduzione della quota pignorata in base alla normativa vigente. Inoltre, si offre supporto per la rinegoziazione delle condizioni di pagamento, facilitando accordi che consentano di ridurre la pressione finanziaria sul pensionato. In alcuni casi, è possibile richiedere la sospensione dell’esecuzione o un riesame delle condizioni economiche che giustificano una revisione del pignoramento già in atto.

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