Le società in accomandita semplice (SAS) rappresentano una forma societaria ampiamente utilizzata in Italia per la flessibilità nella gestione e la possibilità di differenziare la responsabilità tra i soci. Tuttavia, molti si chiedono: quali sono i veri rischi per il socio accomandante? Questo tipo di socio partecipa con un apporto di capitale ma senza poteri di amministrazione. Apparentemente, potrebbe sembrare una posizione sicura, ma è davvero così?
Il socio accomandante risponde solo nei limiti della sua quota, a meno che non violi specifiche disposizioni di legge. Tuttavia, nella pratica, ci sono diverse situazioni che possono portarlo a subire responsabilità patrimoniali e legali. La distinzione tra socio accomandante e accomandatario è netta solo sulla carta: nella realtà, le azioni del socio accomandante possono avere conseguenze molto più gravi di quanto si possa immaginare.
Ad esempio, un socio accomandante che partecipa a riunioni strategiche, fornisce direttive sugli investimenti o firma documenti finanziari rischia di essere considerato un amministratore di fatto. In questo caso, potrebbe perdere il beneficio della responsabilità limitata e rispondere con il proprio patrimonio personale. Le implicazioni fiscali, civilistiche e persino penali non devono essere sottovalutate.
Un’analisi dettagliata della normativa e della giurisprudenza più recente permette di comprendere quali situazioni possono esporre il socio accomandante a rischi non previsti, quali sono le conseguenze in termini di obbligazioni e quali azioni è opportuno intraprendere per proteggersi.
Attraverso un’attenta analisi normativa e giurisprudenziale, approfondiremo le principali insidie che possono colpire il socio accomandante. Vedremo casi concreti in cui la sua responsabilità si è estesa, le conseguenze fiscali e le possibili azioni da intraprendere per tutelarsi. Inoltre, analizzeremo le strategie preventive che possono ridurre significativamente i rischi per chi ricopre questo ruolo in una SAS.
Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti di SAS.
Come Cancellare I Debiti Di Una SAS
Cancellare i debiti di una SAS (Società in Accomandita Semplice) è un processo che richiede un’attenta valutazione delle possibilità legali e finanziarie disponibili. Non esiste una soluzione unica valida per tutti i casi, ma ci sono diverse strategie per estinguere o ridurre i debiti di una SAS, a seconda della situazione economica della società e della volontà dei creditori di trovare un accordo.
Uno dei primi passi per affrontare la cancellazione dei debiti è la trattativa diretta con i creditori. Se la SAS ha debiti con fornitori, banche o altri creditori privati, può proporre un piano di rientro o un saldo e stralcio, offrendo una somma ridotta rispetto all’importo totale dovuto in cambio della chiusura definitiva del debito. Questa soluzione è particolarmente efficace se la SAS non è in grado di sostenere l’intero debito e i creditori preferiscono incassare una parte piuttosto che avviare lunghe e costose azioni legali.
Un’altra opzione per eliminare i debiti di una SAS è la cessione dell’azienda o la vendita dei beni sociali. Se la società possiede immobili, macchinari, attrezzature o altri asset di valore, può liquidare parte del suo patrimonio per saldare i creditori. In alcuni casi, può essere conveniente cedere l’intera attività a un’altra società o a nuovi soci, con la contestuale assunzione dei debiti da parte dell’acquirente. Questa operazione, se gestita correttamente, consente di chiudere la posizione debitoria senza dover ricorrere a procedure concorsuali.
Se la SAS non è in grado di ripagare i debiti con le risorse interne, può valutare l’accesso a nuove forme di finanziamento. La rinegoziazione dei prestiti con le banche o l’ottenimento di un finanziamento agevolato possono fornire la liquidità necessaria per coprire i debiti in scadenza e ristrutturare l’esposizione finanziaria della società. Tuttavia, questa soluzione è praticabile solo se la SAS ha ancora una capacità di generare reddito sufficiente per sostenere il nuovo debito.
Se la SAS è in crisi finanziaria e non è fallibile ai sensi della legge, può accedere alle procedure di sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Attraverso strumenti come l’Accordo con i Creditori o la Liquidazione Controllata, la società può ristrutturare il debito e ottenere la cancellazione delle somme non pagabili. Queste procedure permettono di ridurre il debito in modo legale e di ottenere una sospensione delle azioni esecutive in corso.
Nel caso in cui la SAS sia impossibilitata a continuare la sua attività, una soluzione definitiva è la liquidazione volontaria. La società può essere messa in liquidazione per pagare i creditori con i beni disponibili e, al termine della procedura, ottenere la cancellazione dal Registro delle Imprese. Se al termine della liquidazione rimangono debiti non saldati, i soci accomandatari potrebbero essere chiamati a risponderne personalmente, mentre gli accomandanti perderebbero solo il capitale investito.
Se i debiti della SAS sono troppo elevati e non ci sono possibilità di recupero, i soci accomandatari possono richiedere l’esdebitazione, ossia la cancellazione dei debiti residui una volta liquidato tutto il patrimonio disponibile. L’esdebitazione è uno strumento che permette ai soci di chiudere definitivamente i debiti e ripartire senza più obbligazioni finanziarie.
Infine, per evitare problemi futuri, i soci possono valutare la trasformazione della SAS in una società di capitali (SRL) prima che la crisi diventi irrecuperabile. Questo passaggio, se fatto in modo corretto e in assenza di intenti fraudolenti, può proteggere il patrimonio personale dei soci accomandatari e limitare la responsabilità ai soli beni della società.
In conclusione, la cancellazione dei debiti di una SAS può avvenire attraverso trattative con i creditori, vendita dei beni, accesso a procedure di sovraindebitamento o liquidazione della società. Ogni soluzione deve essere valutata in base alla situazione specifica della società e alla posizione dei soci, con l’obiettivo di minimizzare le perdite e proteggere il patrimonio personale.
Quando il socio accomandante perde la limitazione della responsabilità?
Il principio cardine della SAS stabilisce che il socio accomandante risponda soltanto nei limiti della sua quota conferita. Tuttavia, se partecipa attivamente alla gestione della società, perde questa limitazione e diventa responsabile illimitatamente, proprio come un socio accomandatario.
Esempio: un socio accomandante che firma contratti per conto della società, rappresentandola con terzi, si espone al rischio di essere considerato un amministratore di fatto. I creditori potrebbero quindi rivalersi direttamente sul suo patrimonio personale.
Ma non solo: partecipare a decisioni strategiche, dare indicazioni operative o influenzare le scelte di gestione espone il socio accomandante a responsabilità personali e patrimoniali. Anche semplici comunicazioni con clienti, fornitori o istituti di credito possono essere considerate elementi di ingerenza nella gestione, aprendo la porta a contestazioni legali.
Un caso emblematico riguarda una SAS nel settore della ristorazione, in cui il socio accomandante, pur non figurando ufficialmente nella gestione, ha fornito direttive ai dipendenti su prezzi e strategie promozionali. Un tribunale ha riconosciuto il suo ruolo di amministratore di fatto, estendendo nei suoi confronti la responsabilità per i debiti della società.
Il Codice Civile, all’art. 2320, specifica che il socio accomandante non può compiere atti di amministrazione, né trattare o concludere affari in nome della società, pena la perdita della limitazione della responsabilità. Tuttavia, la giurisprudenza ha dimostrato che anche azioni apparentemente secondarie possono essere interpretate come attività di amministrazione, con conseguenze devastanti per il patrimonio del socio accomandante.
Cosa succede se la SAS fallisce?
Se la società fallisce, i soci accomandatari rispondono illimitatamente, mentre gli accomandanti, in teoria, perdono solo il capitale investito. Tuttavia, se il socio accomandante ha interferito nella gestione o se il tribunale lo considera amministratore di fatto, può essere coinvolto nel fallimento.
Le implicazioni di un fallimento per il socio accomandante possono essere particolarmente complesse. Oltre alla perdita del capitale investito, la sua posizione potrebbe essere esaminata per verificare eventuali responsabilità aggiuntive. Se risultasse aver svolto un ruolo attivo nella gestione, potrebbe essere soggetto a richieste di risarcimento da parte dei creditori. Inoltre, se il fallimento della SAS si traduce in procedimenti penali per bancarotta fraudolenta, anche il socio accomandante potrebbe essere coinvolto, soprattutto se si dimostra che ha contribuito, direttamente o indirettamente, a operazioni irregolari o dannose per i creditori.
Un caso emblematico si è verificato nel 2022, quando un tribunale ha dichiarato responsabile un socio accomandante per aver dato direttive sugli investimenti aziendali, considerandolo di fatto un amministratore. Questo gli ha comportato la perdita della limitazione di responsabilità e l’obbligo di coprire parte dei debiti societari. Questo caso ha creato un precedente importante, dimostrando che non è necessario avere un ruolo ufficiale per essere ritenuti responsabili: è sufficiente un coinvolgimento attivo, anche parziale, nelle decisioni della società.
In alcuni casi, il socio accomandante potrebbe persino essere coinvolto in azioni revocatorie o sanzioni per concorso in bancarotta fraudolenta, qualora si dimostri che ha partecipato a operazioni dannose per i creditori. Ad esempio, se ha avallato finanziamenti sospetti o ha contribuito a spostare capitali prima del fallimento, potrebbe essere chiamato a rispondere penalmente e civilmente.
Inoltre, il socio accomandante potrebbe essere coinvolto anche nel caso in cui abbia ricevuto somme dalla società sotto forma di utili o compensi poco giustificabili nei periodi immediatamente precedenti al fallimento. Se il curatore fallimentare dimostra che tali somme sono state erogate a danno dei creditori, potrebbe richiederne la restituzione, aggravando ulteriormente la posizione del socio accomandante.
È quindi fondamentale che il socio accomandante mantenga una netta separazione dal ruolo gestionale e si tuteli con un’adeguata documentazione che dimostri la sua estraneità alle decisioni operative. È utile, inoltre, evitare qualsiasi tipo di coinvolgimento in pratiche dubbie, registrando tutte le operazioni economiche e assicurandosi che i movimenti finanziari della SAS siano sempre tracciabili e giustificabili.
Prevenire è sempre meglio che dover affrontare un contenzioso giudiziario in situazioni di crisi societaria, e una consulenza professionale può fare la differenza nel proteggere il proprio patrimonio personale da eventuali azioni legali.
Il socio accomandante può essere perseguito per debiti fiscali?
L’Agenzia delle Entrate può rivalersi sul socio accomandante solo nei limiti della sua quota di capitale conferito. Tuttavia, se ha partecipato alla gestione o ha fornito direttive operative, può essere considerato solidalmente responsabile per i debiti tributari della SAS.
Non solo: il socio accomandante potrebbe essere soggetto a controlli più approfonditi se risulta coinvolto in decisioni strategiche relative alla gestione fiscale della società. Se, ad esempio, ha approvato politiche di fatturazione, ha partecipato a riunioni con consulenti fiscali o ha espresso opinioni decisive sulla strategia tributaria della SAS, potrebbe essere chiamato a rispondere in sede di accertamento.
Un caso emblematico si è verificato nel 2023: l’Agenzia delle Entrate ha contestato l’elusione fiscale a una SAS e ha incluso tra i responsabili il socio accomandante che firmava documenti contabili e dava indicazioni sulle operazioni aziendali. Risultato? Il socio si è ritrovato a dover pagare imposte arretrate per centinaia di migliaia di euro.
In altri casi, il fisco ha evidenziato responsabilità del socio accomandante quando questo ha effettuato prelievi di somme ingenti senza giustificazione economica, o ha ricevuto utili sproporzionati rispetto alla sua quota. Questi elementi possono far emergere un comportamento elusivo, con conseguenze non solo finanziarie, ma anche potenzialmente penali.
Per questi motivi, è fondamentale che il socio accomandante eviti ogni coinvolgimento nella gestione tributaria e si assicuri che la documentazione fiscale della SAS sia trasparente e in linea con la normativa vigente. In caso di dubbi, una consulenza fiscale preventiva può evitare spiacevoli sorprese future.
Come si può difendere il socio accomandante dai debiti di una SAS?
Per ridurre i rischi, il socio accomandante deve evitare qualsiasi atto di gestione e mantenere un ruolo puramente finanziario. Alcune precauzioni utili includono:
- Non firmare contratti o documenti societari, nemmeno a titolo di garanzia o per agevolare operazioni finanziarie, poiché qualsiasi sottoscrizione potrebbe essere interpretata come un’ingerenza nella gestione. È opportuno evitare anche di fornire dichiarazioni scritte o autorizzazioni per conto della società, nonché sottoscrivere fideiussioni o impegni di qualsiasi natura, al fine di preservare il proprio status di socio accomandante e ridurre il rischio di responsabilità illimitata.
- Non partecipare a riunioni strategiche operative, nemmeno a titolo informativo, poiché anche la semplice presenza potrebbe essere interpretata come un segno di coinvolgimento attivo nella gestione aziendale. È opportuno evitare qualsiasi discussione riguardante le decisioni strategiche della società, limitandosi a ricevere aggiornamenti esclusivamente attraverso i canali formali e documentati, per dimostrare la propria estraneità alla gestione diretta.
- Non dare ordini diretti ai dipendenti o ad altri soci, né intervenire nelle loro attività lavorative con suggerimenti o indicazioni operative, anche se informali. Qualsiasi interazione che possa essere interpretata come un esercizio del potere direttivo potrebbe compromettere la posizione del socio accomandante, esponendolo al rischio di essere considerato un amministratore di fatto. È opportuno mantenere un atteggiamento distaccato dalle dinamiche interne della gestione aziendale e limitarsi a ruoli di consulenza passiva o espressione di pareri senza vincolo decisionale, al fine di evitare qualsiasi contestazione sulla propria funzione all’interno della società.
Inoltre, una chiara stesura dell’atto costitutivo della SAS può proteggere il socio accomandante da eventuali contestazioni.
Quali soluzioni per i soci accomandanti in difficoltà finanziarie?
Per i soci accomandanti che si trovano esposti a debiti societari o personali, esiste una via d’uscita: il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Questo strumento normativo è stato introdotto per favorire il risanamento e la gestione delle crisi economiche, offrendo soluzioni concrete anche ai soci di una SAS in difficoltà finanziarie.
Con la procedura di sovraindebitamento (Legge 3/2012), il socio accomandante può ottenere l’esdebitazione, liberandosi dai debiti non sostenibili. Questo significa che, in presenza di una comprovata impossibilità di far fronte agli obblighi finanziari, il debitore può vedersi riconosciuto un piano di ristrutturazione o, nei casi più estremi, la cancellazione totale dei debiti residui.
L’esdebitazione è particolarmente utile quando il socio accomandante non ha mezzi per ripagare i creditori e dimostra di trovarsi in una situazione di difficoltà economica non imputabile a colpa grave. In tal modo, il patrimonio personale viene protetto. Tuttavia, è fondamentale seguire l’iter corretto, dimostrando la buona fede del debitore e l’assenza di manovre fraudolente nella gestione dei debiti pregressi.
Un esempio pratico è rappresentato da un socio accomandante che si trova a dover rispondere a istanze di pagamento a seguito del fallimento della SAS. Presentando un’istanza di sovraindebitamento con un piano di ristrutturazione del debito, potrebbe ottenere una dilazione dei pagamenti o persino l’azzeramento di parte delle somme dovute, a seconda delle condizioni economiche dimostrate e dell’approvazione del giudice.
Per questo motivo, è consigliabile rivolgersi a esperti del settore, in grado di assistere il socio accomandante in tutte le fasi della procedura, garantendo il rispetto dei requisiti legali e la massima tutela del suo patrimonio personale.
Come Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza Può Aiutare a Cancellare I Debiti Di Una SAS
Come Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza Può Aiutare a Cancellare I Debiti Di Una SAS
Le società in accomandita semplice (SAS) sono una forma societaria ampiamente utilizzata in Italia, ma presentano una criticità rilevante: la responsabilità illimitata dei soci accomandatari. Questo significa che, in caso di difficoltà economiche, i debiti della società possono ricadere anche sul patrimonio personale dei soci accomandatari, mettendoli a rischio di pignoramenti e altre azioni esecutive. Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.lgs. 14/2019) introduce strumenti che possono consentire la ristrutturazione o la cancellazione dei debiti di una SAS, evitando conseguenze devastanti per i soci.
Ma in che modo una SAS può beneficiare delle procedure previste dal Codice della Crisi d’Impresa?
Uno degli strumenti principali introdotti dalla normativa è la composizione negoziata della crisi, un procedimento stragiudiziale che consente alle imprese in difficoltà di avviare un confronto con i creditori prima che la crisi diventi irreversibile. Attraverso la nomina di un esperto indipendente, la SAS può cercare un accordo con i creditori per ridurre i debiti e ottenere una ristrutturazione finanziaria. Se le trattative vanno a buon fine, la società può evitare l’apertura di una procedura concorsuale più gravosa e continuare l’attività senza il peso di debiti insostenibili.
Se la composizione negoziata non è sufficiente, la SAS può valutare l’accesso a un concordato preventivo. Questa procedura consente alla società di presentare un piano di ristrutturazione che preveda il pagamento parziale dei debiti e, in alcuni casi, la cancellazione della parte rimanente. Se il piano viene approvato dai creditori e omologato dal tribunale, la società può liberarsi di una parte significativa del proprio debito e proseguire l’attività in condizioni economiche più sostenibili.
Ma cosa succede se la SAS non è più in grado di proseguire l’attività e deve essere liquidata?
In questo caso, la società può accedere alla liquidazione controllata, una procedura che sostituisce il vecchio fallimento e che consente di liquidare il patrimonio sociale per soddisfare, almeno parzialmente, i creditori. Se il patrimonio della SAS non è sufficiente a coprire tutti i debiti, la liquidazione controllata può portare alla cancellazione del debito residuo, evitando che i soci accomandatari vengano inseguiti per il pagamento delle somme rimanenti.
Ma i soci accomandatari possono essere liberati dai debiti della SAS?
La responsabilità illimitata dei soci accomandatari li espone al rischio di dover rispondere con il proprio patrimonio personale se la società non è in grado di saldare i debiti. Tuttavia, il Codice della Crisi d’Impresa prevede che i soci possano accedere individualmente alla procedura di sovraindebitamento, ottenendo una ristrutturazione o una cancellazione dei debiti derivanti dalla loro posizione di garanti o debitori solidali.
Un socio accomandatario che si trovi in difficoltà può presentare un piano di ristrutturazione del sovraindebitato, cercando un accordo con i creditori per la riduzione e la rateizzazione del debito. Se il piano viene omologato, il socio può evitare il pignoramento dei propri beni e ottenere una gestione sostenibile dell’esposizione debitoria.
Se il socio accomandatario non ha la possibilità di ripagare il debito, può accedere alla liquidazione controllata del proprio patrimonio. Questa procedura consente di liquidare i beni personali per soddisfare, almeno in parte, i creditori. Al termine della procedura, il giudice può concedere l’esdebitazione, cancellando definitivamente i debiti residui e permettendo al socio di ripartire senza vincoli finanziari.
Ma quali sono i requisiti per accedere a queste procedure?
Per beneficiare degli strumenti previsti dal Codice della Crisi d’Impresa, la SAS deve dimostrare di trovarsi in una situazione di crisi o insolvenza, ossia di non essere in grado di far fronte ai propri debiti con le risorse disponibili. Nel caso del concordato preventivo e della composizione negoziata, la società deve presentare un piano credibile che dimostri la possibilità di risanamento.
I soci accomandatari, invece, per accedere alle procedure di sovraindebitamento devono dimostrare di trovarsi in una situazione di difficoltà economica che impedisce il pagamento dei debiti senza compromettere il proprio sostentamento. Se il giudice ritiene che il debito sia eccessivo rispetto alle possibilità del socio, può concedere la riduzione o la cancellazione del debito attraverso l’esdebitazione.
Ma la cancellazione dei debiti è sempre possibile?
Non tutti i debiti possono essere cancellati. Ad esempio, i debiti derivanti da obbligazioni alimentari, risarcimenti per danni da responsabilità extracontrattuale e sanzioni amministrative non possono essere eliminati tramite le procedure di sovraindebitamento. Tuttavia, la maggior parte dei debiti commerciali e bancari può essere rinegoziata o ridotta attraverso gli strumenti previsti dal Codice della Crisi d’Impresa.
Un altro aspetto importante riguarda il ruolo dell’Organismo di Composizione della Crisi (OCC). Questo ente assiste la SAS o i soci nella gestione delle procedure di sovraindebitamento, aiutandoli a predisporre i documenti necessari e a negoziare con i creditori. Grazie al supporto dell’OCC, è possibile aumentare le possibilità di ottenere una ristrutturazione vantaggiosa e una riduzione dell’esposizione debitoria.
Ma quali sono i tempi per ottenere la cancellazione dei debiti di una SAS o di un socio accomandatario?
La durata delle procedure varia a seconda della complessità del caso. La composizione negoziata può durare da pochi mesi a un anno, mentre il concordato preventivo può richiedere dai sei mesi ai due anni. Le procedure di sovraindebitamento dei soci, invece, possono avere tempi più rapidi, con una durata media di sei mesi per il piano di ristrutturazione e fino a due anni per la liquidazione controllata.
Ma quali sono le strategie migliori per una SAS in crisi che vuole cancellare i propri debiti?
La scelta della strategia dipende dalla situazione finanziaria della società e dei soci. Se la SAS ha ancora possibilità di ripresa, la composizione negoziata o il concordato preventivo rappresentano le soluzioni migliori per ridurre i debiti e proseguire l’attività. Se, invece, la società non è più in grado di operare, la liquidazione controllata può essere una via d’uscita per chiudere l’attività senza conseguenze devastanti per i soci.
Per i soci accomandatari, la priorità è evitare che il debito della SAS ricada integralmente sul loro patrimonio personale. Se il rischio è elevato, è opportuno valutare l’accesso alle procedure di sovraindebitamento per ottenere una riduzione o una cancellazione del debito personale.
In conclusione, il Codice della Crisi d’Impresa offre strumenti concreti per cancellare o ridurre i debiti di una SAS e proteggere il patrimonio personale dei soci. Tuttavia, è fondamentale agire tempestivamente e con il supporto di professionisti esperti per individuare la soluzione più adatta e massimizzare le possibilità di successo. Affrontare la crisi con un approccio strategico e informato può fare la differenza tra una soluzione sostenibile e il rischio di perdere tutto.
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Gestore della Crisi da Sovraindebitamento, è iscritto negli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi). Queste competenze gli permettono di assistere i soci accomandanti in difficoltà, individuando le migliori strategie per ridurre i rischi, ristrutturare il debito ed evitare eventuali responsabilità personali, grazie a un’analisi approfondita delle normative vigenti e delle possibilità offerte dalla legislazione in materia di crisi d’impresa.
Inoltre, la sua esperienza si estende anche al settore della contrattualistica societaria e alle dinamiche legate alla gestione fiscale e tributaria delle SAS, garantendo un’assistenza completa per prevenire problematiche future e proteggere il patrimonio del socio accomandante nel lungo termine.
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