Chi Deve Pagare I Debiti Di Una SAS?

La Società in Accomandita Semplice (SAS) è una forma societaria particolarmente diffusa tra le piccole e medie imprese italiane. La sua struttura prevede due categorie di soci: gli accomandatari, che rispondono illimitatamente con il proprio patrimonio personale, e gli accomandanti, che invece rispondono solo nei limiti della quota conferita.

Questa distinzione assume un’importanza cruciale quando si parla di debiti societari, soprattutto nei casi in cui la SAS si trovi in difficoltà finanziaria. Chi deve pagare i debiti della società? Esiste un modo per tutelare il proprio patrimonio personale? Quali strumenti giuridici possono essere utilizzati per gestire una crisi di debiti in una SAS?

Per rispondere a queste domande, è essenziale analizzare la normativa vigente, i ruoli dei soci e le eventuali tutele previste dal diritto bancario e tributario. In alcuni casi, infatti, il rischio di esposizione al pagamento dei debiti può essere limitato o addirittura eliminato attraverso strumenti giuridici specifici.

La recente normativa, compreso il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), ha introdotto importanti innovazioni per le imprese in difficoltà, fornendo possibilità concrete per la gestione del sovraindebitamento e per l’esdebitazione del debitore incapiente.

Affrontare i debiti di una SAS richiede una valutazione accurata del contesto e delle possibilità offerte dal sistema giuridico. Una corretta analisi della situazione patrimoniale della società e dei soci è essenziale per individuare le migliori strategie di tutela. Ogni caso può presentare variabili specifiche che rendono necessaria una consulenza mirata.

Le SAS rappresentano una scelta comune per le imprese italiane, ma chi decide di avviare questa forma societaria deve essere pienamente consapevole delle responsabilità che ne derivano. La distinzione tra accomandatari e accomandanti non è solo formale, ma ha conseguenze concrete in termini di responsabilità patrimoniale. Per questo motivo, una gestione prudente e una conoscenza approfondita delle normative vigenti sono strumenti fondamentali per evitare conseguenze inaspettate.

La protezione del patrimonio personale è una delle principali preoccupazioni per chi si trova ad affrontare una crisi di debiti all’interno di una SAS. Non è raro che i soci accomandatari si trovino in difficoltà a causa di esposizioni finanziarie che non avevano previsto. Tuttavia, è possibile adottare strategie per limitare o mitigare gli effetti della responsabilità illimitata, a condizione che si intervenga tempestivamente con strumenti adeguati.

Proseguiamo con l’analisi dei diversi scenari possibili e delle soluzioni disponibili.

Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti di SAS.

I soci accomandatari di una SAS rispondono sempre con il loro patrimonio personale?

La normativa italiana prevede che i soci accomandatari rispondano illimitatamente e solidalmente per le obbligazioni societarie. Questo significa che, in caso di debiti della SAS, i creditori possono agire direttamente sui beni personali degli accomandatari. Tuttavia, esistono alcune eccezioni e strategie che possono limitare questa responsabilità, evitando conseguenze economiche devastanti per i soci.

Ad esempio, se il socio accomandatario non ha sottoscritto direttamente il debito, la sua esposizione potrebbe essere limitata. Inoltre, in caso di crisi societaria, strumenti come la composizione negoziata della crisi possono fornire alternative alla richiesta immediata di pagamento, permettendo alla società di trovare soluzioni concordate con i creditori senza dover ricorrere a misure drastiche.

Un altro aspetto rilevante riguarda la possibilità di separare il patrimonio personale da quello aziendale, attraverso strumenti giuridici come il fondo patrimoniale o l’intestazione di beni in trust. Queste soluzioni, se adottate tempestivamente e nel rispetto della normativa vigente, possono ridurre significativamente il rischio di aggressione da parte dei creditori.

In alcuni casi, la responsabilità del socio accomandatario può essere mitigata anche attraverso l’adozione di accordi di ristrutturazione del debito, che consentono di rinegoziare le condizioni con i creditori e ottenere una dilazione nei pagamenti. Inoltre, la liquidazione controllata può rappresentare un’opzione percorribile per chiudere la società limitando l’impatto sul patrimonio personale.

L’importanza di una consulenza legale adeguata in queste situazioni non può essere sottovalutata: un’azione tempestiva e ben pianificata può evitare che il socio accomandatario subisca conseguenze finanziarie disastrose, offrendo soluzioni che garantiscano una gestione efficace del debito.

Un socio accomandante può essere obbligato a pagare i debiti della SAS?

Il socio accomandante, per legge, non risponde con il proprio patrimonio personale per i debiti della SAS. La sua responsabilità è limitata alla quota conferita, e questa è una delle principali differenze con i soci accomandatari. Tuttavia, la legge stabilisce alcune eccezioni a questa regola, che possono mettere a rischio il patrimonio personale del socio accomandante.

Se il socio accomandante ha partecipato alla gestione della società in modo diretto e visibile, ad esempio firmando contratti, trattando con i clienti o assumendo un ruolo di decisione operativa, potrebbe essere considerato un socio di fatto. In questo caso, i tribunali potrebbero ritenere che abbia assunto le stesse responsabilità di un socio accomandatario, esponendolo alla responsabilità illimitata per i debiti della SAS.

Esistono casi in cui il comportamento del socio accomandante ha portato i creditori a ritenere che egli avesse un ruolo attivo nella gestione, anche senza un titolo formale. La giurisprudenza ha dimostrato che, in queste situazioni, l’accomandante può essere chiamato a rispondere dei debiti societari. Per questo motivo, è fondamentale che il socio accomandante mantenga sempre un ruolo passivo e non interferisca nella gestione ordinaria.

Un altro rischio riguarda il coinvolgimento in operazioni di finanziamento. Se il socio accomandante firma fideiussioni o garanzie personali per prestiti contratti dalla SAS, potrebbe diventare responsabile di quei debiti, indipendentemente dal suo status giuridico.

Per evitare rischi, è essenziale che il socio accomandante rispetti rigorosamente i limiti imposti dalla legge e si astenga da qualsiasi comportamento che possa essere interpretato come una gestione attiva della società. In caso di dubbi, una consulenza legale preventiva può risultare determinante per evitare conseguenze economiche inattese.

Se la SAS fallisce, chi paga i debiti?

Se una SAS (Società in Accomandita Semplice) fallisce, la responsabilità per il pagamento dei debiti dipende dalla tipologia dei soci e dalle condizioni della società al momento del fallimento. La SAS è una forma societaria caratterizzata dalla presenza di due categorie di soci: gli accomandatari, che hanno responsabilità illimitata e amministrano la società, e gli accomandanti, che rispondono solo nei limiti della loro quota di capitale. Questo significa che, in caso di insolvenza, le conseguenze per ciascun socio possono essere molto diverse.

Il fallimento di una SAS viene dichiarato dal tribunale quando la società non è più in grado di pagare i propri debiti e si trova in uno stato di insolvenza conclamata. A differenza di altre forme di società di capitali, la SAS non offre una protezione completa ai suoi soci accomandatari, che rispondono con il loro patrimonio personale. Questo comporta che, se il patrimonio della società non è sufficiente a coprire i debiti, i creditori possono agire direttamente sui beni personali dei soci accomandatari per ottenere il pagamento.

Per quanto riguarda gli accomandanti, invece, la loro responsabilità è limitata alla quota di capitale che hanno conferito nella società. Ciò significa che, una volta persa la loro quota sociale, non possono essere obbligati a coprire il debito con il loro patrimonio personale, a meno che non abbiano svolto attività gestionali, violando così il divieto di immistione nella gestione della società. Se un socio accomandante ha partecipato attivamente all’amministrazione, potrebbe essere ritenuto responsabile come un accomandatario e, di conseguenza, essere chiamato a rispondere anche con i suoi beni personali.

Nel caso di fallimento della SAS, viene nominato un curatore fallimentare che gestisce la procedura. Il primo passo è la liquidazione del patrimonio sociale, ossia la vendita di tutti i beni della società per cercare di soddisfare, almeno parzialmente, i creditori. Se le risorse della società non sono sufficienti, si passa al coinvolgimento dei soci accomandatari. Questi ultimi possono vedersi sequestrare e liquidare i loro beni personali per coprire il passivo residuo, fino all’integrale soddisfacimento dei creditori.

Esistono alcune strategie di tutela per gli accomandatari. Una delle più comuni è la costituzione di un patrimonio separato, ad esempio attraverso un fondo patrimoniale o un trust, che può rendere più difficile l’aggressione da parte dei creditori. Tuttavia, queste soluzioni devono essere adottate prima dell’insorgere dello stato di insolvenza, altrimenti potrebbero essere considerate un tentativo di frode ai creditori e quindi annullate dal tribunale.

Un altro elemento da considerare è il ruolo delle banche e degli istituti di credito, che spesso chiedono fideiussioni personali agli accomandatari al momento della concessione di prestiti o finanziamenti alla SAS. Se esistono garanzie personali rilasciate dagli accomandatari, questi saranno tenuti a onorare il debito indipendentemente dal fallimento della società, rendendo ancora più grave la loro esposizione finanziaria.

Anche il fisco può avere un ruolo rilevante nella crisi di una SAS. Se la società ha debiti tributari o contributivi, l’Agenzia delle Entrate e l’INPS possono rivalersi sui soci accomandatari, considerando la loro responsabilità illimitata. Questo significa che, anche dopo la chiusura della procedura fallimentare, i soci potrebbero ritrovarsi a dover saldare personalmente i debiti fiscali della società.

Una questione delicata è quella legata alla responsabilità post-fallimentare. Se la SAS viene dichiarata fallita e successivamente il curatore scopre ulteriori passività non emerse inizialmente, i creditori possono ancora agire contro i soci accomandatari. Questo rischio rende particolarmente complessa la gestione del fallimento e impone ai soci di valutare attentamente le conseguenze della loro posizione.

I creditori che vantano crediti verso la SAS devono insinuarsi nel passivo fallimentare per poter recuperare parte delle somme dovute. La suddivisione delle risorse avviene secondo un ordine di priorità, con i crediti privilegiati (come quelli dei dipendenti o dell’Erario) che vengono pagati prima di quelli chirografari, ossia i crediti non garantiti da ipoteche o pegni. In molti casi, i creditori chirografari ricevono solo una percentuale minima del credito vantato, se non addirittura nulla.

Un aspetto rilevante è il trattamento dei contratti in corso di esecuzione. Se la SAS aveva contratti in essere al momento del fallimento, il curatore può decidere se proseguirli o risolverli, in base alla convenienza per la massa fallimentare. Questo può avere un impatto significativo soprattutto nei casi di contratti di locazione o forniture continuative.

La procedura fallimentare non è immediata e può durare diversi anni, durante i quali i soci accomandatari potrebbero trovarsi in una situazione di forte instabilità economica e legale. È fondamentale che, in caso di difficoltà finanziarie, si valutino alternative al fallimento, come la ristrutturazione del debito, l’accordo con i creditori o la liquidazione volontaria della società, che potrebbero limitare le conseguenze negative per i soci.

Uno dei modi per evitare il fallimento e proteggere il patrimonio personale è trasformare la SAS in una società di capitali (ad esempio una SRL) prima che la situazione diventi critica. Questo passaggio, se effettuato correttamente e senza intenti fraudolenti, può limitare la responsabilità dei soci e impedire che i creditori possano aggredire il patrimonio personale degli accomandatari.

In alcuni casi, se il fallimento della SAS è dovuto a comportamenti dolosi o gravemente negligenti, i soci accomandatari possono essere soggetti a azioni di responsabilità per bancarotta fraudolenta o semplice. Se viene dimostrato che i soci hanno distratto beni, aggravato il dissesto o falsificato la contabilità, possono essere sottoposti a conseguenze penali, che includono il rischio di sanzioni severe o addirittura la reclusione.

Anche i soci accomandanti possono subire ripercussioni, sebbene in misura minore. Se un socio accomandante ha effettuato finanziamenti alla società, questi potrebbero essere postergati rispetto ai creditori ordinari, riducendo le possibilità di recupero delle somme investite. Inoltre, se la società ha subito un fallimento fraudolento, i soci accomandanti potrebbero essere coinvolti nelle indagini, sebbene la loro posizione sia generalmente più tutelata rispetto a quella degli accomandatari.

Un aspetto spesso sottovalutato è l’impatto psicologico e sociale del fallimento su chi lo subisce. Gli accomandatari che si trovano a dover rispondere personalmente dei debiti della società possono subire un grave stress finanziario e personale, con conseguenze che vanno ben oltre la perdita economica immediata. In molti casi, il fallimento può compromettere la possibilità di accedere a nuovi finanziamenti o di avviare nuove attività imprenditoriali per diversi anni.

Un consiglio fondamentale per gli imprenditori che operano con una SAS è quello di monitorare costantemente la situazione finanziaria della società e intervenire prima che il dissesto diventi irreversibile. Strumenti come la negoziazione con i creditori, la ristrutturazione del debito o l’accesso a procedure di sovraindebitamento possono rappresentare soluzioni alternative al fallimento, riducendo il rischio di un impatto devastante sui soci accomandatari.

In definitiva, se una SAS fallisce, i soci accomandatari rischiano di perdere il proprio patrimonio personale, mentre gli accomandanti possono limitare le perdite alla loro quota di capitale, salvo eccezioni specifiche. La responsabilità illimitata degli accomandatari rende questa forma societaria particolarmente rischiosa in caso di crisi, motivo per cui è fondamentale una gestione prudente e una valutazione attenta delle alternative disponibili.

Come evitare che i debiti della SAS ricadano sui soci?

Per limitare i rischi derivanti dai debiti di una SAS, è fondamentale adottare strategie preventive e strumenti giuridici adeguati. Tra le soluzioni più efficaci troviamo:

  • La gestione attenta della separazione tra il patrimonio personale e quello societario è un elemento cruciale per prevenire eventuali rischi finanziari che potrebbero compromettere la stabilità economica dei soci. Per ottenere una chiara distinzione tra i due patrimoni, è fondamentale adottare strategie giuridiche e amministrative efficaci, come la creazione di strumenti di protezione patrimoniale che limitino l’esposizione dei beni personali a eventuali azioni dei creditori societari. L’utilizzo di veicoli giuridici come trust, fondi patrimoniali e polizze assicurative mirate può offrire un’ulteriore protezione, riducendo al minimo la possibilità di confusione tra le risorse personali e quelle aziendali. Inoltre, mantenere una rigorosa contabilità separata e una chiara documentazione delle transazioni tra il socio e la società è essenziale per evitare problematiche legali future. La corretta distinzione tra patrimonio personale e aziendale può essere rafforzata anche attraverso la strutturazione di una governance trasparente, con processi decisionali ben definiti che evitino commistioni di responsabilità. Queste precauzioni, se applicate in modo sistematico e con il supporto di esperti legali e fiscali, possono garantire una gestione finanziaria più sicura e sostenibile.
  • L’adozione di strumenti di tutela patrimoniale è un passaggio essenziale per chi desidera proteggere i propri beni da eventuali ripercussioni legali o finanziarie derivanti dall’attività imprenditoriale. Questi strumenti possono includere la costituzione di fondi patrimoniali, trust, polizze assicurative specifiche e l’intestazione strategica di beni a terzi di fiducia. Una gestione consapevole di tali risorse consente di creare una barriera giuridica tra il patrimonio personale e quello aziendale, riducendo il rischio di aggressione da parte dei creditori in caso di difficoltà economiche della SAS. Inoltre, una pianificazione patrimoniale attenta può garantire una maggiore sicurezza finanziaria anche per i familiari del socio, evitando che eventuali problemi societari possano compromettere il benessere del nucleo familiare. Implementare strategie di tutela patrimoniale richiede una conoscenza approfondita delle normative vigenti e una consulenza specializzata per assicurarsi che le scelte effettuate siano conformi alla legge e realmente efficaci nel tempo. Questo approccio proattivo è fondamentale per evitare conseguenze inaspettate e per garantire la continuità e la stabilità economica del singolo socio e della sua famiglia.
  • L’accesso agli strumenti previsti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza è di fondamentale importanza per le imprese e i soci che si trovano in difficoltà finanziarie. Questo codice offre una serie di strumenti e procedure che possono aiutare le aziende a ristrutturare il proprio debito e a evitare il fallimento attraverso percorsi guidati e controllati. Tra le misure più rilevanti si annoverano la composizione negoziata della crisi, che consente di dialogare con i creditori per trovare soluzioni condivise, e il concordato preventivo minore, che permette alle imprese di presentare un piano di risanamento senza necessariamente cessare l’attività.

Un altro aspetto chiave è l’esdebitazione del debitore incapiente, che consente a chi non ha più risorse disponibili di ottenere la cancellazione dei debiti residui, offrendo così una vera e propria ripartenza economica. Questi strumenti sono stati progettati per dare un’opportunità di risanamento a soggetti sovraindebitati, evitando il ricorso a procedure più drastiche come la liquidazione giudiziale. Per accedere a questi strumenti è necessario seguire un iter specifico e rispettare determinati requisiti normativi, motivo per cui è sempre consigliabile il supporto di professionisti esperti nel settore.

In caso di difficoltà finanziarie, una consulenza tempestiva può fare la differenza tra la gestione efficace del debito e la sua escalation in una situazione irreversibile.

Il Codice della Crisi d’Impresa offre soluzioni per i debiti della SAS?

Con l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 14/2019, sono state introdotte misure per prevenire e gestire situazioni di insolvenza. Gli strumenti principali sono:

  • La composizione negoziata della crisi, che consente di trovare un accordo con i creditori attraverso una procedura strutturata volta a individuare soluzioni di risanamento aziendale prima che la situazione finanziaria diventi irreversibile. Questo strumento permette di coinvolgere un esperto indipendente, il quale ha il compito di mediare tra la società e i creditori al fine di valutare le possibilità di recupero e suggerire strategie alternative al fallimento. Il percorso negoziato offre numerosi vantaggi, tra cui la possibilità di sospendere eventuali azioni esecutive promosse dai creditori, consentendo all’impresa di operare in un contesto più stabile. Inoltre, l’accesso a questa procedura favorisce un migliore rapporto con gli istituti di credito, che possono essere più inclini a rivedere le condizioni del debito alla luce della prospettiva di un piano di ristrutturazione credibile. La composizione negoziata rappresenta dunque un’opportunità concreta per le aziende in difficoltà, purché vi sia un approccio trasparente e collaborativo tra tutte le parti coinvolte.
  • Il concordato minore, che permette di proporre una soluzione concordata alla crisi attraverso una procedura semplificata, particolarmente indicata per le imprese di dimensioni ridotte che si trovano in difficoltà finanziaria. Questo strumento consente di negoziare con i creditori una ristrutturazione del debito, evitando il fallimento e permettendo la prosecuzione dell’attività aziendale. Il concordato minore prevede la presentazione di un piano dettagliato che dimostri la capacità della società di onorare i propri impegni con una riduzione o una dilazione del debito. Una volta accettato, il piano diventa vincolante per tutti i creditori, offrendo così un’opportunità concreta di rilancio. Uno dei principali vantaggi di questo strumento è che permette di preservare il valore aziendale, evitando lo smembramento forzato dei beni e consentendo la continuità operativa. Inoltre, a differenza di altre procedure concorsuali, il concordato minore garantisce un maggiore controllo da parte del debitore sulla gestione della propria azienda durante la ristrutturazione. Per accedere a questa procedura, è necessario dimostrare la reale sostenibilità del piano proposto e il rispetto di determinati requisiti previsti dalla normativa. Grazie alla sua flessibilità e alla possibilità di adattare le soluzioni alle specifiche esigenze dell’impresa, il concordato minore si configura come una delle soluzioni più efficaci per chi cerca di superare una crisi senza subire le conseguenze drastiche di un fallimento.
  • L’esdebitazione del debitore incapiente, che consente di liberarsi dai debiti residui quando non si hanno più beni disponibili, rappresenta uno degli strumenti più efficaci per chi si trova in una situazione di grave difficoltà economica senza la possibilità di ripagare i propri creditori. Questo meccanismo è stato introdotto con l’obiettivo di offrire un’opportunità di ripartenza alle persone fisiche che, a causa di eventi imprevedibili, hanno accumulato un indebitamento insostenibile e non dispongono di risorse per farvi fronte. Attraverso l’esdebitazione, il debitore incapiente può ottenere la cancellazione dei debiti residui, a condizione che dimostri di aver agito in buona fede e di non aver commesso atti di frode o mala gestio nel generare il proprio stato di insolvenza. La procedura segue un iter ben preciso: dopo una verifica delle condizioni patrimoniali del debitore e una valutazione della sua impossibilità di soddisfare i creditori, il tribunale può concedere l’esdebitazione, liberandolo dagli obblighi finanziari pendenti. Un aspetto fondamentale di questa misura è che essa consente al debitore di ricostruire la propria situazione economica senza l’oppressione di debiti impossibili da estinguere, evitando il rischio di rimanere bloccato in una condizione di perenne indebitamento. Inoltre, il beneficio non è automatico, ma viene concesso solo se il debitore dimostra di aver collaborato pienamente con la procedura e di non aver nascosto beni o risorse. Grazie all’evoluzione della normativa in materia di crisi d’impresa e sovraindebitamento, l’esdebitazione è diventata uno strumento sempre più accessibile, offrendo una soluzione concreta a chi si trova impossibilitato a risanare la propria posizione debitoria. Per questo motivo, affidarsi a un professionista esperto in diritto della crisi può essere determinante per valutare l’opportunità di accedere a questa forma di tutela e ottenere una ripartenza finanziaria senza il peso del debito pregresso.

Queste soluzioni possono rappresentare una via d’uscita per i soci accomandatari che si trovano schiacciati dai debiti della SAS.

Hai Una SAS Con Debiti? Fatti Aiutare Da Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti di Soci SAS

Affrontare i debiti di una SAS richiede una conoscenza approfondita delle normative vigenti e delle strategie disponibili. Una gestione tempestiva può evitare conseguenze disastrose per i soci accomandatari, proteggendo il loro patrimonio e garantendo una soluzione efficace ai problemi finanziari. È essenziale adottare un approccio proattivo, valutando le opzioni disponibili prima che la situazione diventi irreparabile.

L’Avvocato Monardo coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, fornendo assistenza mirata nella gestione delle crisi d’impresa e del sovraindebitamento. È gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi). Grazie alla sua esperienza, è in grado di individuare soluzioni su misura per ogni situazione, supportando i clienti nella scelta delle strategie più efficaci per ristrutturare i debiti e tutelare il proprio futuro finanziario.

La sua consulenza si basa su un’analisi approfondita della situazione debitoria e sulla valutazione delle opzioni disponibili, tra cui la composizione negoziata della crisi, la ristrutturazione del debito e l’esdebitazione. Questi strumenti permettono di evitare il fallimento e di garantire la continuità aziendale o una gestione più serena del proprio patrimonio personale.

Se hai problemi con i debiti di una SAS e vuoi capire come proteggere il tuo patrimonio, contatta subito l’Avvocato Monardo per una consulenza personalizzata e scopri le migliori strategie per affrontare la crisi in modo efficace e sicuro.

Per maggiori informazioni e richiedere un primo supporto, qui tutti i nostri riferimenti del nostro studio legale specializzati in pignoramenti e cancellazione debiti di SAS.

Leggi con attenzione: Se stai affrontando difficoltà con il Fisco e hai bisogno di una rapida valutazione delle tue cartelle esattoriali e dei debiti, non esitare a contattarci. Siamo pronti ad aiutarti immediatamente! Scrivici su WhatsApp al numero 351.3169721 oppure inviaci un’e-mail all’indirizzo info@fattirimborsare.com. Ti ricontatteremo entro un’ora per offrirti supporto immediato.

Informazioni importanti: Studio Monardo e avvocaticartellesattoriali.com operano su tutto il territorio italiano attraverso due modalità.

  1. Consulenza digitale: si svolge esclusivamente tramite contatti telefonici e successiva comunicazione digitale via e-mail o posta elettronica certificata. La prima valutazione, interamente digitale (telefonica), è gratuita, ha una durata di circa 15 minuti e viene effettuata entro un massimo di 72 ore. Consulenze di durata superiore sono a pagamento, calcolate in base alla tariffa oraria di categoria.
  2. Consulenza fisica: è sempre a pagamento, incluso il primo consulto, il cui costo parte da 500€ + IVA, da saldare anticipatamente. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamento presso sedi fisiche specifiche in Italia dedicate alla consulenza iniziale o successiva (quali azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali in partnership, uffici temporanei). Anche in questo caso, sono previste comunicazioni successive tramite e-mail o posta elettronica certificata.

La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
Si invita a leggere attentamente il disclaimer del sito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Privacy and Consent by My Agile Privacy

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. 

Puoi accettare, rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati. 

Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare. 

Torna in alto

Abbiamo Notato Che Stai Leggendo L’Articolo. Desideri Una Prima Consulenza Gratuita A Riguardo? Clicca Qui e Prenotala Subito!