Il pignoramento presso terzi INPS rappresenta una delle forme di esecuzione forzata più comuni nei confronti dei debitori che percepiscono trattamenti previdenziali o assistenziali. Nel 2025, con le recenti modifiche normative e l’evoluzione giurisprudenziale, diventa fondamentale comprendere come funziona questo procedimento, quali sono i limiti di pignorabilità delle somme erogate dall’INPS e quali strategie possono essere adottate per tutelarsi.
Ma cosa significa realmente pignorare una pensione o un altro trattamento economico erogato dall’INPS? Si tratta di un’azione esecutiva con cui un creditore, che abbia ottenuto un titolo esecutivo, può richiedere direttamente all’INPS il pagamento di quanto dovuto dal debitore, entro i limiti imposti dalla legge. Tuttavia, la normativa vigente prevede una serie di protezioni per i pensionati e per i percettori di altre indennità, volte a garantire un’esistenza dignitosa anche in presenza di debiti.
Negli ultimi anni, sono stati introdotti cambiamenti rilevanti in materia di pignoramento di pensioni e indennità, con particolare riferimento al Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) e alla disciplina del sovraindebitamento, che consente in alcuni casi di evitare il pignoramento attraverso soluzioni alternative.
Nel presente articolo verranno analizzati i meccanismi del pignoramento INPS, le soglie di pignorabilità aggiornate al 2025, le modalità di difesa del debitore e le possibilità offerte dal sovraindebitamento per ottenere l’esdebitazione. Verranno forniti esempi pratici e riferimenti normativi precisi, in modo da fornire un quadro chiaro e operativo sia per i professionisti del settore sia per coloro che si trovano a dover affrontare un pignoramento.
Per comprendere appieno la tematica, è essenziale approfondire i criteri con cui le somme percepite dai pensionati vengono suddivise tra importi impignorabili e quote soggette a pignoramento. Molti pensionati si trovano in difficoltà nel momento in cui ricevono un atto di pignoramento, non sapendo esattamente quale parte del loro reddito sia realmente aggredibile. Di conseguenza, una guida chiara e dettagliata diventa uno strumento imprescindibile per chi si trova coinvolto in un procedimento esecutivo.
Il quadro normativo è stato arricchito da numerosi interventi legislativi e pronunce giurisprudenziali che hanno ridefinito i confini dell’azione esecutiva sui trattamenti pensionistici e assistenziali. Oltre alla protezione del minimo vitale, è stata prevista una tutela rafforzata per particolari categorie di pensionati, come coloro che percepiscono prestazioni di invalidità o assegni sociali. Questi ultimi sono espressamente esclusi dalla pignorabilità in quanto destinati a garantire il sostentamento minimo dell’individuo.
Inoltre, è fondamentale evidenziare come, negli ultimi anni, siano aumentati i casi di opposizione al pignoramento basati su irregolarità formali o su vizi nella notificazione degli atti esecutivi. La giurisprudenza ha chiarito che un pignoramento non conforme alle disposizioni normative può essere annullato attraverso un’azione legale mirata, garantendo così al debitore la possibilità di rivedere la propria posizione debitoria prima che vengano prelevate somme non dovute.
Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti presso terzi Inps.
Chi può richiedere il pignoramento presso terzi INPS?
Il pignoramento presso terzi INPS può essere richiesto da qualsiasi creditore che abbia un titolo esecutivo nei confronti del debitore. Si tratta di una procedura utilizzata sia da soggetti privati che da enti pubblici, come l’Agenzia delle Entrate-Riscossione per il recupero di imposte non pagate.
Nel 2025, l’accesso a questa misura è stato ulteriormente agevolato dalla digitalizzazione delle procedure esecutive, consentendo ai creditori di avviare la richiesta di pignoramento in modo più rapido ed efficace. I creditori più comuni che richiedono il pignoramento INPS sono:
- Banche e finanziarie per prestiti non rimborsati, incluse le somme derivanti da scoperti di conto corrente, carte di credito non saldate, finanziamenti rateali e mutui ipotecari. In particolare, le istituzioni finanziarie possono agire attraverso il pignoramento presso terzi INPS per recuperare le somme dovute, anche in presenza di ristrutturazioni del debito o di accordi transattivi non rispettati da parte del debitore. Questa procedura è frequentemente utilizzata per i crediti deteriorati, i cosiddetti NPL (Non-Performing Loans), che rappresentano una fetta significativa dei contenziosi bancari in Italia.
- Agenzia delle Entrate-Riscossione per tasse e contributi non pagati, incluse le cartelle esattoriali non saldate, le sanzioni amministrative e gli interessi di mora maturati nel tempo. Questa agenzia può procedere al pignoramento presso terzi INPS anche per recuperare somme dovute a seguito di accertamenti fiscali, rateizzazioni decadute e altre forme di recupero tributario. La crescente digitalizzazione delle procedure ha reso il pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione ancora più rapido ed efficiente, limitando i tempi di notifica e l’accesso ai conti del debitore per l’ottenimento delle somme dovute.
- Privati cittadini che abbiano ottenuto un titolo esecutivo nei confronti del debitore (ad esempio, in caso di mancato pagamento di un affitto, un risarcimento danni, un mancato pagamento per prestazioni professionali o il mancato rispetto di un obbligo contrattuale). Il pignoramento presso terzi INPS rappresenta una delle soluzioni più efficaci per i creditori privati che intendono recuperare il proprio credito senza dover necessariamente affrontare lunghe e costose cause civili. L’iter prevede che il creditore, munito di un titolo esecutivo e previa notifica dell’atto di precetto, possa ottenere il pagamento direttamente dalle somme dovute al debitore dall’INPS. È una procedura particolarmente diffusa in casi di morosità cronica nei rapporti di locazione, mancato versamento di somme relative a prestazioni lavorative o violazioni contrattuali riconosciute da un giudice. Tuttavia, esistono anche limiti e tutele per il debitore, che deve essere adeguatamente informato sui suoi diritti e sulle possibili difese da opporre in sede legale.
- Ex coniugi per il mancato versamento di assegni di mantenimento, una situazione che può portare a serie conseguenze economiche e giuridiche per il debitore. Il pignoramento presso terzi INPS è uno degli strumenti più utilizzati per garantire il recupero delle somme dovute all’ex coniuge, specialmente quando il debitore percepisce una pensione o un’indennità previdenziale. La legge consente di pignorare fino a un quinto delle somme spettanti al debitore, ma vi sono circostanze in cui il giudice può stabilire percentuali diverse in base alla capacità economica delle parti e alla presenza di minori a carico. È fondamentale ricordare che, nel caso di assegni di mantenimento non pagati, il creditore può agire direttamente nei confronti dell’INPS per ottenere il pagamento delle somme dovute, senza necessità di ulteriori passaggi giudiziari. In alcuni casi, l’azione legale può estendersi anche ad altre forme di reddito del debitore, come il trattamento di fine rapporto (TFR) o altre liquidazioni previste dal datore di lavoro. Questo tipo di pignoramento ha una forte connotazione sociale e si inserisce nell’ambito delle tutele previste per l’ex coniuge e i figli, con l’obiettivo di garantire un adeguato sostegno economico alle persone coinvolte.
Quali somme erogate dall’INPS possono essere pignorate?
La legge italiana stabilisce limiti precisi in merito alla pignorabilità delle somme erogate dall’INPS. Non tutte le prestazioni possono essere oggetto di pignoramento, e per quelle che lo sono esistono soglie di protezione.
Nel dettaglio, possono essere pignorati:
- Le pensioni, ma solo nella parte eccedente il minimo vitale, che viene stabilito in base ai criteri fissati annualmente dalla normativa vigente. Nel 2025, il minimo vitale è calcolato in riferimento a due volte l’assegno sociale, un parametro che varia a seconda dell’adeguamento ISTAT e delle condizioni economiche generali. La parte eccedente tale soglia può essere pignorata fino a un massimo di un quinto, salvo eccezioni previste dalla legge per debiti alimentari o tributi erariali. Il pignoramento della pensione deve comunque garantire al debitore la possibilità di mantenere un livello di vita dignitoso, evitando di compromettere il sostentamento essenziale. In presenza di più pignoramenti, il giudice dell’esecuzione può disporre una valutazione caso per caso, considerando la necessità di bilanciare il diritto del creditore con quello del debitore a disporre di un reddito sufficiente per le spese quotidiane.
- L’assegno di mantenimento e le somme destinate agli alimenti, con regole specifiche che variano in base alla natura del credito e alla situazione economica del debitore. Nel caso dell’assegno di mantenimento dovuto all’ex coniuge o ai figli, il pignoramento presso terzi INPS può avvenire in misura superiore rispetto ad altri crediti, tenendo conto della necessità di garantire il sostentamento della parte beneficiaria. La giurisprudenza ha più volte ribadito che il pagamento degli alimenti ha una funzione prioritaria rispetto ad altri debiti, e quindi il giudice dell’esecuzione può autorizzare il pignoramento anche oltre il quinto della pensione o del trattamento economico erogato dall’INPS. Tuttavia, è possibile che il debitore richieda una revisione delle somme pignorate in presenza di comprovate difficoltà economiche. Inoltre, nel caso di più pignoramenti concorrenti, il giudice può stabilire un criterio di priorità, privilegiando sempre il diritto all’assegno di mantenimento rispetto ad altre forme di crediti ordinari.
- Alcuni trattamenti di invalidità, se non destinati esclusivamente alla sopravvivenza del beneficiario, possono essere soggetti a pignoramento nei limiti previsti dalla normativa vigente. In particolare, le prestazioni che includono una componente assistenziale finalizzata alla copertura di spese mediche o di sostentamento quotidiano sono generalmente impignorabili. Tuttavia, nel caso di trattamenti che abbiano una natura previdenziale più ampia e che superino determinate soglie di reddito, è possibile che una parte venga destinata al soddisfacimento dei creditori. La giurisprudenza ha chiarito che l’elemento determinante è la destinazione primaria dell’indennità, ossia se essa rappresenta un aiuto essenziale per la sopravvivenza del beneficiario o se può essere considerata un’integrazione reddituale. Inoltre, i tribunali possono valutare caso per caso la legittimità del pignoramento in relazione alla condizione economica del debitore, tenendo conto della sua capacità di mantenere un tenore di vita dignitoso pur essendo soggetto a esecuzione forzata.
Non possono essere pignorati:
- Le pensioni minime, definite di volta in volta dalla normativa vigente, rappresentano una tutela fondamentale per garantire un tenore di vita dignitoso ai pensionati che percepiscono redditi previdenziali molto bassi. Queste pensioni sono stabilite sulla base di parametri economici aggiornati periodicamente e variano in relazione all’adeguamento annuale del costo della vita. Nel 2025, il limite minimo viene calcolato in base all’assegno sociale maggiorato di una quota stabilita dalla normativa vigente, con l’obiettivo di proteggere i pensionati dal rischio di indigenza. Inoltre, le pensioni minime sono espressamente escluse dal pignoramento, tranne nei casi di obblighi alimentari e per debiti tributari di particolare rilevanza. La giurisprudenza ha ribadito più volte che la protezione del minimo vitale è un principio essenziale per garantire ai cittadini in pensione il necessario per affrontare le spese quotidiane e sostenere le necessità primarie, evitando che le azioni esecutive possano compromettere la loro sussistenza.
- Le indennità assistenziali destinate alla sopravvivenza, come l’assegno sociale, sono espressamente escluse dal pignoramento in quanto considerate fondamentali per garantire un minimo di sostentamento alle persone in condizioni di fragilità economica. La finalità di queste indennità è quella di fornire un supporto finanziario a coloro che non dispongono di altri mezzi di sussistenza, pertanto la legge tutela tali somme da qualsiasi tipo di aggressione da parte dei creditori. Anche se un soggetto ha debiti pendenti, l’assegno sociale e le altre indennità assistenziali non possono essere oggetto di esecuzione forzata, a meno che non si tratti di recupero di somme dovute per obblighi alimentari, come previsto dalla normativa vigente. La giurisprudenza ha più volte confermato il carattere impignorabile di queste prestazioni, sottolineando l’importanza di preservare la dignità economica delle fasce più vulnerabili della popolazione.
- Le somme erogate per invalidità totale, che rappresentano un sostegno essenziale per coloro che si trovano in condizioni di disabilità grave e permanente, sono generalmente impignorabili, salvo specifiche eccezioni previste dalla normativa vigente. Questo tipo di prestazioni è finalizzato a garantire il mantenimento di un livello minimo di vita dignitoso e a coprire le spese mediche, di assistenza e di sostegno alla persona. Tuttavia, in alcune circostanze, come in presenza di debiti alimentari, il giudice dell’esecuzione può valutare caso per caso la possibilità di pignoramento parziale, tenendo conto delle necessità vitali del beneficiario. Inoltre, la giurisprudenza ha più volte confermato che il carattere assistenziale e compensativo di tali somme ne giustifica l’impignorabilità, tutelando i percettori da azioni esecutive che potrebbero comprometterne la sopravvivenza.
Quali sono le soglie di pignorabilità?
Nel 2025, le soglie di pignorabilità delle pensioni sono state confermate e aggiornate con riferimento al minimo vitale, che corrisponde a due volte l’assegno sociale. La parte eccedente tale soglia può essere pignorata fino a un massimo di un quinto, salvo casi particolari in cui il giudice può valutare percentuali differenti in base alla condizione economica del debitore e alla natura del credito.
Esempio pratico:
Se un pensionato percepisce una pensione di 1.500 euro e il minimo vitale è fissato a 600 euro, la parte pignorabile sarà calcolata su 900 euro, con un massimo di 180 euro al mese (ossia il 20% della quota eccedente il minimo vitale). Tuttavia, se il pensionato ha altri debiti pregressi o è soggetto a più pignoramenti contemporaneamente, il giudice può intervenire per rimodulare la percentuale trattenuta, garantendo comunque il rispetto delle soglie di legge.
In alcuni casi particolari, come il recupero di somme dovute per assegni alimentari o debiti fiscali di particolare rilevanza, la legge consente di superare il limite del quinto pignorabile. Questo significa che il pensionato potrebbe vedersi trattenere una percentuale superiore rispetto ai casi di pignoramento per debiti ordinari. Pertanto, è fondamentale che il debitore conosca i propri diritti e, se necessario, valuti la possibilità di opporsi al pignoramento o richiedere una revisione delle somme prelevate.
Come si può difendere il debitore dal pignoramento INPS?
Esistono diverse strategie di difesa che il debitore può adottare per limitare gli effetti del pignoramento presso terzi INPS:
- Opposizione al pignoramento: se il pignoramento è stato effettuato in violazione delle soglie di legge, è possibile contestarlo davanti al giudice dell’esecuzione. Il debitore può presentare un’opposizione sia per vizi formali dell’atto esecutivo, sia per errori di calcolo sulle somme pignorate. L’opposizione deve essere tempestiva e ben motivata, e può basarsi su elementi quali la mancata osservanza del minimo vitale, l’errata individuazione delle somme pignorabili o la violazione delle tutele previste per specifiche categorie di reddito. Inoltre, in caso di più pignoramenti concorrenti, il debitore può chiedere una revisione giudiziale delle trattenute per garantire che non vengano superati i limiti di legge. La giurisprudenza ha più volte ribadito che un pignoramento illegittimo può essere sospeso o annullato su richiesta del debitore, il quale ha diritto a presentare la sua difesa e a ottenere una riduzione o cancellazione delle trattenute indebite.
- Sovraindebitamento e Codice della Crisi d’Impresa: l’accesso alle procedure previste dalla L. 3/2012 può consentire al debitore di ristrutturare il debito ed evitare l’esecuzione forzata. Questa normativa offre diverse opzioni per i soggetti in difficoltà finanziaria, tra cui il piano del consumatore, l’accordo con i creditori e la liquidazione controllata. Il piano del consumatore permette una riorganizzazione dei debiti senza necessità di ottenere il consenso di tutti i creditori, mentre l’accordo con i creditori rappresenta una forma di composizione concordata che consente di raggiungere un’intesa su un piano di rientro sostenibile. La liquidazione controllata, invece, è una misura estrema per chi si trova in uno stato di grave difficoltà economica, permettendo di liquidare il patrimonio in maniera ordinata per soddisfare, almeno parzialmente, i creditori. Grazie all’applicazione del Codice della Crisi d’Impresa, il debitore può evitare il pignoramento e gestire i propri debiti in modo più strutturato, beneficiando di un quadro normativo che tutela sia i suoi interessi sia quelli dei creditori.
- Accordi con i creditori: in alcuni casi, è possibile negoziare una soluzione alternativa al pignoramento attraverso piani di rientro personalizzati. Questi accordi possono prevedere una ristrutturazione del debito con rate sostenibili, la riduzione degli interessi o la dilazione del pagamento nel tempo. Spesso, la mediazione con i creditori permette di trovare un’intesa che eviti il ricorso all’esecuzione forzata, garantendo al debitore una maggiore serenità finanziaria. Inoltre, un accordo può includere la possibilità di sospendere le azioni esecutive già avviate, evitando così il blocco di somme vitali per il debitore. La flessibilità di questi strumenti rende questa soluzione particolarmente efficace per chi dispone di entrate limitate e necessita di un piano di rientro equilibrato, evitando conseguenze più drastiche sul proprio patrimonio.
Quali soluzioni offre la legge sul sovraindebitamento In Caso Di Pignoramento Presso Terzi INPS?
La L. 3/2012, modificata dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), consente al debitore in grave difficoltà economica di accedere a strumenti di ristrutturazione del debito che possono bloccare il pignoramento presso terzi INPS.
Tra le soluzioni previste troviamo:
- Il piano del consumatore, che permette di rinegoziare i debiti senza il consenso dei creditori, rappresenta una soluzione particolarmente vantaggiosa per coloro che si trovano in una situazione di sovraindebitamento. Questa procedura consente al debitore di ottenere una riduzione e una riorganizzazione dei debiti in base alle proprie possibilità economiche, garantendo una sostenibilità a lungo termine. Il piano del consumatore può prevedere la sospensione di eventuali azioni esecutive, incluse le procedure di pignoramento presso terzi INPS, evitando il prelievo forzoso di somme destinate al sostentamento del debitore. Il grande vantaggio di questa misura è che, a differenza di altri strumenti di ristrutturazione del debito, non richiede l’accordo dei creditori, ma viene approvato direttamente dal giudice, che valuta la fattibilità del piano e la buona fede del debitore. Inoltre, il piano può includere una dilazione dei pagamenti, una riduzione del debito totale e, in alcuni casi, l’esdebitazione finale al termine del percorso di rientro.
- L’accordo con i creditori, che consente di definire un piano di pagamento sostenibile, rappresenta un’opportunità per i debitori di negoziare condizioni di rimborso più favorevoli rispetto a quanto stabilito nei contratti originari. Questo strumento permette di evitare l’esecuzione forzata attraverso un compromesso tra le parti, con l’obiettivo di rendere il pagamento dei debiti più gestibile nel tempo. In alcuni casi, può prevedere una riduzione dell’ammontare complessivo dovuto, l’abbassamento degli interessi applicati o un allungamento dei termini di pagamento. Tale soluzione è particolarmente vantaggiosa per i soggetti che dispongono di entrate regolari ma che si trovano temporaneamente in difficoltà finanziaria. Un accordo con i creditori può essere raggiunto tramite mediazione legale o con il supporto di esperti nel settore del sovraindebitamento, garantendo che il debitore possa preservare una parte del proprio reddito per le necessità quotidiane. Inoltre, grazie alle recenti riforme normative, questi accordi possono beneficiare di una maggiore flessibilità nella loro applicazione, rendendo più accessibile la risoluzione di situazioni debitorie complesse.
- L’esdebitazione del debitore incapiente, che offre la possibilità di cancellare i debiti quando il debitore non ha alcuna possibilità di rimborsarli. Questa misura è stata introdotta per garantire una seconda opportunità a chi si trova in condizioni economiche disperate, senza alcuna prospettiva realistica di risanamento del debito. L’accesso a tale procedura è subordinato a una verifica della situazione patrimoniale del debitore da parte del tribunale, il quale deve accertare che il soggetto non disponga di alcun reddito o beni utilmente aggredibili per soddisfare i creditori. Questa forma di esdebitazione può includere non solo debiti nei confronti di soggetti privati, come banche e finanziarie, ma anche obbligazioni verso l’Agenzia delle Entrate e altri enti pubblici. Tuttavia, alcune tipologie di debiti, come quelli alimentari o derivanti da risarcimenti per danni, possono essere esclusi dalla cancellazione automatica. Una volta ottenuta l’esdebitazione, il debitore viene liberato dai vincoli derivanti dai debiti pregressi e può riprendere un percorso di vita economica senza l’ombra costante delle richieste di pagamento. È fondamentale affidarsi a un professionista esperto per valutare l’idoneità a questa misura e seguire con attenzione l’iter burocratico necessario per l’ottenimento del provvedimento di cancellazione dei debiti.
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Tra i servizi offerti:
- Assistenza nel pignoramento presso terzi INPS, fornendo supporto in tutte le fasi del procedimento, dalla notifica dell’atto di pignoramento fino alla gestione delle opposizioni e delle istanze di riduzione delle somme pignorate. L’assistenza legale comprende l’analisi della posizione del debitore, la valutazione delle possibilità di contestazione del pignoramento e la negoziazione con i creditori per individuare soluzioni alternative che possano ridurre l’impatto economico dell’esecuzione forzata. Inoltre, il servizio include la consulenza personalizzata per coloro che intendono accedere a strumenti di tutela come il sovraindebitamento, evitando così il blocco di risorse essenziali per il sostentamento quotidiano.
- Opposizioni esecutive, con una valutazione approfondita delle eventuali irregolarità procedurali e vizi di notifica degli atti esecutivi. L’analisi legale si concentra su possibili errori nella determinazione delle somme pignorate, sulle violazioni delle soglie di impignorabilità e sulla mancata considerazione delle condizioni economiche del debitore. L’opposizione può essere avviata con un ricorso dinanzi al giudice dell’esecuzione per ottenere la sospensione o l’annullamento del pignoramento, garantendo una tutela effettiva dei diritti del debitore e una verifica dell’equità della procedura esecutiva.
- Strategie di difesa dal pignoramento, che includono l’opposizione giudiziaria all’atto esecutivo, la richiesta di riduzione delle somme pignorate e la negoziazione con i creditori per una soluzione stragiudiziale. Il debitore può avvalersi di strumenti legali come la contestazione delle modalità di esecuzione, l’eccezione di impignorabilità di alcune somme e la verifica della regolarità della procedura seguita dal creditore. Inoltre, un’adeguata difesa può prevedere l’accesso a forme di ristrutturazione del debito, il ricorso a piani di rateizzazione e la dimostrazione dell’eccessivo pregiudizio economico derivante dal pignoramento. In presenza di più creditori, il giudice può intervenire per stabilire criteri di ripartizione equi tra le parti, evitando che il debitore si trovi in condizioni di indigenza.
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- Consulenza su piani di ristrutturazione del debito, con un’analisi dettagliata della situazione finanziaria del debitore e delle possibili soluzioni per riequilibrare i propri obblighi economici. L’assistenza comprende la valutazione delle opzioni più vantaggiose, tra cui la rinegoziazione con i creditori, l’accesso a strumenti di consolidamento del debito e l’applicazione delle normative in materia di sovraindebitamento. La consulenza mira a strutturare piani personalizzati che consentano di ridurre l’impatto economico delle passività e garantire una gestione sostenibile delle risorse finanziarie, evitando il ricorso a procedure esecutive più gravose.
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