Nel 2025, il pignoramento del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è una procedura sempre più diffusa e temuta dai contribuenti italiani. Questa misura viene attuata nei confronti di chi non ha saldato i propri debiti tributari, consentendo all’ente di riscossione di prelevare le somme dovute direttamente dal conto del debitore. Un’operazione rapida e spesso senza preavviso, che può mettere in difficoltà sia privati cittadini che imprese, portando in alcuni casi a situazioni di grave disagio economico.
La possibilità di subire un pignoramento cresce con l’inasprimento dei controlli fiscali e l’integrazione dei sistemi telematici di monitoraggio. Le banche, infatti, collaborano direttamente con l’Agenzia delle Entrate, permettendo un accesso più rapido ai conti dei debitori e riducendo i tempi di intervento dell’ente di riscossione. Questo meccanismo ha suscitato polemiche e preoccupazioni tra contribuenti e associazioni di tutela del consumatore, che lamentano una riduzione delle garanzie a favore dei debitori.
Le normative vigenti hanno subito aggiornamenti e modifiche, con il D.L. n. 193/2016, che ha riformato Equitalia trasformandola in Agenzia delle Entrate-Riscossione, e con il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), che introduce nuove tutele per i debitori in difficoltà. Comprendere il funzionamento di questa procedura e conoscere i propri diritti è fondamentale per proteggersi e agire tempestivamente.
Dal 2023, ulteriori aggiornamenti normativi hanno reso più efficace il processo di riscossione, con una maggiore digitalizzazione delle procedure e una più stretta collaborazione tra l’Agenzia delle Entrate, l’INPS e altri enti pubblici. Questo ha permesso di individuare i patrimoni dei debitori con maggiore precisione e di avviare il pignoramento in tempi più rapidi. Per questo motivo, i contribuenti devono prestare particolare attenzione alla gestione dei propri debiti fiscali.
Nel corso dell’articolo di Studio Monardo, glia avvocati specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti sul conto corrente, vedremo quando l’Agenzia delle Entrate può pignorare un conto corrente, come si svolge la procedura, quali sono i limiti e le eccezioni, e quali strumenti legali possono essere utilizzati per difendersi. Inoltre, approfondiremo le possibilità offerte dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, con particolare riferimento all’esdebitazione del debitore incapiente, una misura fondamentale per coloro che non possono far fronte ai debiti accumulati e che necessitano di una soluzione definitiva per ripartire senza il peso delle passività pregresse.
Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti conto corrente dell’Agenzia Entrate Riscossione:
Quando l’Agenzia delle Entrate Riscossione Può Pignorare un Conto Corrente? Tutti I Casi
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER) può pignorare un conto corrente quando il contribuente ha debiti fiscali non pagati e non ha provveduto a saldarli entro i termini previsti. Tuttavia, il pignoramento non avviene immediatamente dopo il mancato pagamento, ma solo dopo una serie di passaggi ben definiti dalla legge.
Il primo passaggio è la notifica di una cartella esattoriale, che rappresenta la richiesta ufficiale di pagamento da parte dell’AdER. Il contribuente ha 60 giorni di tempo per pagare o contestare l’importo. Se non si effettua alcun pagamento o non si ottiene una rateizzazione, l’Agenzia può procedere con azioni esecutive, incluso il pignoramento del conto corrente.
Se il debito rimane insoluto, l’AdER può inviare un’intimazione di pagamento, che dà al contribuente altri 5 giorni di tempo per regolarizzare la situazione prima di avviare il pignoramento. Se anche questa scadenza viene ignorata, l’Agenzia può procedere con il blocco delle somme disponibili sul conto corrente.
Il pignoramento può riguardare qualsiasi tipo di conto corrente, sia bancario che postale, a condizione che il contribuente abbia fondi sufficienti a coprire il debito. Tuttavia, esistono delle eccezioni:
- Se il conto corrente è intestato a un lavoratore dipendente o a un pensionato, il pignoramento è limitato. Se lo stipendio o la pensione sono già accreditati sul conto, l’AdER può pignorare solo la parte eccedente il minimo vitale (circa 1,5 volte l’assegno sociale).
- Se lo stipendio o la pensione vengono pignorati alla fonte presso il datore di lavoro o l’INPS, allora la quota pignorabile sul conto corrente è illimitata, poiché si tratta di somme già soggette a trattenuta.
- Se il conto è cointestato, l’Agenzia può pignorare solo la quota di spettanza del debitore e non l’intero saldo disponibile.
L’AdER può anche pignorare un conto corrente senza necessità di passare dal giudice, inviando direttamente l’ordine di pignoramento alla banca o alla posta. La banca è obbligata a bloccare immediatamente le somme disponibili fino all’importo del debito, impedendo al titolare del conto di effettuare prelievi o bonifici fino alla definizione della procedura.
Il contribuente può ancora evitare la perdita delle somme pignorate pagando il debito entro 60 giorni dall’atto di pignoramento. Se il pagamento non viene effettuato, la banca trasferisce le somme all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, che le utilizza per estinguere il debito.
In conclusione, l’AdER può pignorare un conto corrente quando il contribuente non paga un debito fiscale dopo la notifica della cartella esattoriale e l’intimazione di pagamento. Tuttavia, esistono limiti per stipendi e pensioni già accreditati sul conto, mentre le somme di altri conti possono essere bloccate senza passare dal tribunale.
Come Avviene il Pignoramento Del Conto Corrente Da Parte dell’Agenzia Entrate Riscossione? Tutti I Passaggi Nel Dettaglio
Il pignoramento del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER) è una procedura esecutiva che consente allo Stato di recuperare crediti fiscali non pagati direttamente dai fondi depositati in banca o in posta. Questo procedimento avviene attraverso una serie di passaggi ben definiti dalla normativa, che danno al contribuente la possibilità di intervenire prima che il pignoramento diventi definitivo.
1. Notifica della cartella esattoriale
Il primo passo per il pignoramento è la notifica di una cartella esattoriale. Questo documento rappresenta la richiesta ufficiale di pagamento da parte dell’AdER e indica:
- L’importo dovuto.
- Gli interessi e le eventuali sanzioni.
- Il termine di 60 giorni per il pagamento o la presentazione di un ricorso.
Se il contribuente ignora la cartella esattoriale senza pagare né contestare l’importo, l’AdER può avviare le azioni esecutive.
2. Intimazione di pagamento
Se il debito non viene saldato entro i 60 giorni, l’Agenzia può inviare un’intimazione di pagamento, concedendo un ulteriore termine di 5 giorni per saldare la somma dovuta. Questa è l’ultima possibilità per il debitore di evitare il pignoramento.
Se il contribuente non interviene entro il termine indicato, l’AdER può procedere con l’esecuzione forzata.
3. Notifica dell’atto di pignoramento alla banca
Scaduti i termini di pagamento, l’Agenzia invia direttamente alla banca o alla posta l’atto di pignoramento senza bisogno di un intervento del tribunale. Questo significa che il creditore pubblico ha il potere di ordinare alla banca il blocco immediato delle somme disponibili sul conto corrente, fino a coprire l’importo dovuto.
A questo punto, la banca è obbligata a:
- Congelare le somme presenti sul conto, impedendo al titolare di prelevarle o utilizzarle.
- Informare l’AdER sull’esatto importo disponibile.
- Comunicare al contribuente che il conto è stato pignorato.
Se sul conto corrente non sono presenti fondi sufficienti a coprire l’intero debito, l’Agenzia potrà comunque trattenere l’importo disponibile e proseguire con altri strumenti esecutivi per recuperare il resto.
4. Termine per il pagamento prima dell’esecuzione definitiva
Una volta notificato il pignoramento, il contribuente ha ancora 60 giorni di tempo per:
- Pagare l’importo dovuto e chiedere lo sblocco del conto.
- Rateizzare il debito, ottenendo la sospensione dell’esecuzione.
- Presentare un’opposizione al pignoramento, se ritiene che vi siano errori o illegittimità nella procedura.
Se il debitore non fa nulla entro il termine stabilito, la banca è obbligata a trasferire le somme pignorate all’AdER, che le utilizzerà per estinguere il debito.
5. Limitazioni e casi particolari
Non tutti i conti correnti possono essere pignorati senza restrizioni. La legge prevede alcune tutele:
- Se il conto è cointestato, l’AdER può pignorare solo la quota di spettanza del debitore.
- Se il conto contiene solo lo stipendio o la pensione, il pignoramento è soggetto a limiti:
- Se lo stipendio o la pensione sono già accreditati sul conto, il pignoramento può avvenire solo sulla parte eccedente 1,5 volte l’assegno sociale (circa 780 euro nel 2024).
- Se lo stipendio o la pensione vengono pignorati alla fonte (presso il datore di lavoro o l’INPS), allora la quota pignorabile sul conto è illimitata.
- Conti con saldo insufficiente: Se sul conto ci sono pochi fondi, l’Agenzia può comunque bloccare il saldo disponibile, ma dovrà utilizzare altri strumenti (come pignoramenti su stipendi, immobili o altre proprietà) per recuperare il resto del debito.
6. Possibili soluzioni per evitare il pignoramento
Il contribuente può evitare il pignoramento o limitarne gli effetti adottando alcune strategie:
- Rateizzare il debito: Presentando una richiesta di rateizzazione all’AdER, il pignoramento può essere sospeso, permettendo di rientrare gradualmente nel pagamento del debito.
- Chiedere la sospensione dell’atto esecutivo: Se ci sono vizi di procedura, si può presentare un’opposizione per bloccare l’azione esecutiva.
- Verificare la prescrizione del debito: Se il debito è prescritto (generalmente dopo 10 anni, ma con eccezioni per alcune imposte), si può contestare la legittimità del pignoramento.
In conclusione, il pignoramento del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione avviene senza bisogno di un’azione in tribunale e segue un iter preciso che parte dalla notifica della cartella esattoriale e termina con il blocco dei fondi sul conto e il successivo trasferimento all’AdER. Tuttavia, il contribuente ha diverse opportunità per intervenire prima che il pignoramento diventi definitivo, come il pagamento del debito, la rateizzazione o il ricorso. Agire tempestivamente è fondamentale per evitare il blocco del conto e la perdita delle somme depositate.
Esistono Limiti al Pignoramento del Conto Corrente Da Parte Del Fisco?
Sì, esistono alcune tutele per il debitore previste dalla legge:
- Stipendi e pensioni accreditati sul conto corrente: sono pignorabili solo nella misura di un quinto, se già versati, e nei limiti del triplo dell’assegno sociale se accreditati dopo l’atto di pignoramento. Tuttavia, è importante sottolineare che questi limiti valgono solo per somme destinate al sostentamento del debitore, quindi i prelievi effettuati prima del pignoramento non rientrano nelle tutele previste. Inoltre, se lo stipendio o la pensione vengono accreditati su un conto in cui confluiscono anche altre entrate, il creditore potrebbe richiedere una verifica sulla composizione del saldo per determinare quale parte sia effettivamente soggetta a protezione. Nel caso di pensionati o lavoratori con redditi minimi, il giudice può stabilire un’ulteriore riduzione della quota pignorabile, per garantire che il debitore possa comunque soddisfare le esigenze essenziali di vita. Inoltre, il pignoramento su stipendi e pensioni avviene sempre con modalità che rispettano la priorità degli obblighi alimentari e familiari già esistenti, impedendo che il prelievo superi una soglia che possa compromettere la sopravvivenza del debitore e dei suoi familiari a carico. Per chi si trova in una situazione economica particolarmente fragile, esistono strumenti di tutela come la sospensione del pignoramento per comprovate condizioni di indigenza o l’accesso a procedure di saldo e stralcio per ridurre il debito complessivo. È fondamentale valutare attentamente ogni caso specifico con un esperto per individuare la soluzione più adeguata e proteggere i propri diritti.
- Conti cointestati: la somma pignorabile si riferisce solo alla quota del debitore. Tuttavia, in alcuni casi particolari, può essere richiesta un’analisi più approfondita per determinare l’effettiva titolarità delle somme presenti sul conto. Se il conto è alimentato in modo sproporzionato da uno dei cointestatari, il creditore potrebbe chiedere al giudice di ricalcolare la quota effettivamente pignorabile, basandosi sui flussi finanziari storici del conto. Inoltre, quando il cointestatario non è coinvolto nel debito oggetto di pignoramento, può presentare un’opposizione giudiziale per evitare che vengano sottratte somme appartenenti esclusivamente a lui. Questo tipo di procedura richiede la presentazione di prove documentali per dimostrare la reale suddivisione dei fondi presenti nel conto. Nel caso di conti intestati tra coniugi in regime di separazione dei beni, il giudice valuterà anche eventuali implicazioni legali legate alla proprietà delle somme depositate.
- Soglie di impignorabilità: su conti con saldo inferiore a determinati limiti, il pignoramento non può essere effettuato in modo integrale. La normativa vigente stabilisce che se il saldo presente sul conto corrente è inferiore alla somma minima necessaria per garantire la sussistenza del debitore e della sua famiglia, l’ente di riscossione non può procedere al prelievo totale delle somme disponibili. Tale limite è determinato in base all’ammontare dell’assegno sociale, con possibili variazioni annuali in base ai parametri stabiliti dall’INPS. Nel caso di lavoratori autonomi o professionisti, la legge prevede un trattamento specifico, riconoscendo che il conto corrente potrebbe essere destinato anche a spese operative e non solo a esigenze personali. In queste situazioni, il giudice può valutare caso per caso se limitare il pignoramento per garantire la continuità dell’attività lavorativa. È importante sapere che, in presenza di conti intestati esclusivamente al debitore e utilizzati per la gestione familiare, il pignoramento non può mai ridurre il saldo al di sotto della soglia minima di sopravvivenza. Per chi si trova in condizioni di estrema difficoltà economica, è possibile presentare una richiesta di sospensione del pignoramento dimostrando la propria incapacità a sostenere le spese essenziali della vita quotidiana.
Come Difendersi da un Pignoramento Del Conto Corrente Da Parte Del Fisco?
Esistono diversi strumenti per tutelarsi dal pignoramento del conto corrente:
- Rateizzazione del debito: il D.Lgs. n. 159/2015 permette ai debitori di richiedere una dilazione fino a 120 rate, offrendo così la possibilità di ripartire il debito in pagamenti mensili sostenibili. Questa opzione consente di evitare l’azione esecutiva immediata da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione e di mantenere una certa liquidità per la gestione delle spese quotidiane. Tuttavia, è fondamentale rispettare rigorosamente il piano di pagamento concordato, poiché il mancato pagamento di più rate può portare alla revoca della dilazione e alla ripresa immediata delle azioni di recupero forzato. Inoltre, nel corso degli anni sono stati introdotti diversi piani di rateizzazione agevolata, che prevedono condizioni più favorevoli per chi dimostra uno stato di difficoltà economica. Ad esempio, in alcuni casi è possibile ottenere una riduzione temporanea delle rate iniziali, che aumenteranno progressivamente con il miglioramento della situazione finanziaria del debitore. Oltre alla rateizzazione standard, esistono anche procedure straordinarie di saldo e stralcio, che consentono una riduzione dell’importo complessivo dovuto in presenza di particolari condizioni, come l’incapacità economica dimostrata o l’assenza di beni pignorabili. Questa possibilità, sebbene più rara, rappresenta un’opportunità importante per chi si trova in una situazione di grave indebitamento e necessita di un percorso più sostenibile per regolarizzare la propria posizione fiscale.
- Opposizione al pignoramento: se vi sono irregolarità nella procedura, si può presentare ricorso presso il giudice competente, contestando la legittimità dell’azione esecutiva intrapresa dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Questo può avvenire in diverse situazioni, come nel caso di notifica irregolare della cartella esattoriale, errori nel calcolo dell’importo dovuto o prescrizione del credito vantato dall’ente di riscossione. L’opposizione può essere avanzata tramite un ricorso al giudice dell’esecuzione o al tribunale competente, a seconda della natura del vizio contestato. Se il ricorso viene accolto, il pignoramento può essere sospeso o annullato, restituendo al contribuente l’accesso ai propri fondi. È fondamentale agire tempestivamente e fornire tutta la documentazione necessaria a dimostrare l’irregolarità della procedura. Inoltre, il contribuente può anche richiedere una sospensione dell’esecuzione in attesa della decisione giudiziale, soprattutto se l’azione esecutiva rischia di compromettere la sua capacità di sostenere spese essenziali. Per questa ragione, è sempre consigliabile affidarsi a un avvocato esperto in diritto tributario che possa individuare la strategia migliore per contestare il pignoramento e tutelare i diritti del debitore.
- Accordo con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione: in alcuni casi, è possibile ottenere una riduzione dell’importo dovuto, specialmente quando il debitore dimostra di trovarsi in una situazione di difficoltà economica comprovata. Questo tipo di accordo può avvenire attraverso una richiesta formale all’ente riscossore, allegando la documentazione necessaria che attesti la ridotta capacità finanziaria. Le possibilità di ottenere una riduzione dell’importo variano in base alla situazione specifica del contribuente. Ad esempio, in presenza di debiti di importo elevato, è possibile proporre un piano di saldo e stralcio che preveda il pagamento di una percentuale del dovuto in un’unica soluzione o attraverso un piano rateale agevolato. Inoltre, nei casi di indebitamento grave, si può richiedere la revisione dell’importo con il supporto di un avvocato specializzato o di un esperto tributario. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione potrebbe accettare un accordo più favorevole al contribuente se quest’ultimo dimostra l’impossibilità oggettiva di adempiere integralmente al pagamento. L’accordo può includere anche la sospensione temporanea delle procedure di riscossione, evitando così l’immediata esecuzione del pignoramento e offrendo al debitore il tempo necessario per riorganizzare le proprie finanze. Per questo motivo, è sempre consigliabile avvalersi di professionisti esperti per negoziare al meglio i termini dell’accordo e massimizzare le possibilità di ottenere condizioni più vantaggiose.
La Legge Salva Debiti Può Bloccare Il Pignoramento Del Conto Corrente Da Parte Dell’Agenzia Entrate Riscossione?
La Legge Salva Debiti, ovvero la normativa sul sovraindebitamento prevista dalla Legge n. 3/2012 e successivamente integrata nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019), può bloccare il pignoramento del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER), offrendo al debitore una via d’uscita per ristrutturare i propri debiti.
Quando un contribuente si trova in una situazione di sovraindebitamento, ovvero non è più in grado di far fronte ai propri obblighi di pagamento, può accedere a una delle procedure previste dalla legge per ottenere la sospensione delle azioni esecutive in corso, incluso il pignoramento del conto corrente.
Come la Legge Salva Debiti blocca il pignoramento del conto corrente
Se l’AdER ha avviato il pignoramento del conto corrente o sta per farlo, il debitore può presentare un’istanza al tribunale per accedere a una delle seguenti procedure:
- Piano del Consumatore: riservato a chi ha contratto debiti di natura personale, permette di proporre un piano di rientro sostenibile, anche senza l’approvazione dei creditori. Se il giudice omologa il piano, tutte le azioni esecutive vengono sospese, incluso il pignoramento del conto corrente.
- Accordo con i Creditori: se il debitore è un piccolo imprenditore o un professionista, può negoziare una soluzione con i creditori, ottenendo la sospensione del pignoramento se l’accordo viene approvato dal giudice.
- Liquidazione del Patrimonio: in situazioni più gravi, il debitore può mettere a disposizione parte dei propri beni per pagare i creditori. Anche in questo caso, il pignoramento viene sospeso fino alla decisione del tribunale.
- Esdebitazione del debitore incapiente: se il debitore non ha alcuna capacità di pagamento, può chiedere la cancellazione dei debiti residui. Se il giudice concede l’esdebitazione, l’AdER non potrà più procedere con il pignoramento.
Quando il pignoramento viene effettivamente bloccato?
Il blocco del pignoramento avviene in due momenti:
- Presentazione dell’istanza al tribunale: una volta avviata la procedura, il giudice può disporre la sospensione immediata delle azioni esecutive, impedendo all’AdER di proseguire con il pignoramento.
- Omologazione della procedura: se il piano viene approvato dal tribunale, tutti i pignoramenti in corso diventano inefficaci, inclusi quelli sul conto corrente.
Cosa succede se il pignoramento è già avvenuto?
Se l’AdER ha già bloccato le somme sul conto corrente, ma il debitore riesce ad accedere alla Legge Salva Debiti prima che la banca trasferisca i fondi all’AdER (entro 60 giorni dal pignoramento), il giudice può ordinare la liberazione delle somme pignorate, permettendo al debitore di riutilizzarle secondo il piano di rientro stabilito.
In conclusione, la Legge Salva Debiti può bloccare il pignoramento del conto corrente da parte dell’AdER, offrendo al contribuente la possibilità di riorganizzare il debito ed evitare la perdita delle somme disponibili. Tuttavia, è fondamentale agire tempestivamente e presentare la richiesta di accesso alla procedura prima che il pignoramento diventi definitivo. Con un piano di rientro approvato dal giudice, il debitore può ottenere la sospensione o l’annullamento del pignoramento, proteggendo il proprio conto corrente.
Come L’Avvocato Monardo Può Difenderti Dal Pignoramento Del Conto Corrente Da Parte Del Fisco
L’Avvocato Monardo coordina un team di avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nel diritto bancario e tributario. Grazie alla sua vasta esperienza nel settore, ha assistito numerosi clienti nella risoluzione di problematiche complesse legate ai debiti fiscali e bancari, fornendo strategie personalizzate per difendersi dalle azioni di pignoramento del conto corrente e per individuare soluzioni concrete atte a proteggere il patrimonio dei propri assistiti.
In qualità di gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), l’Avvocato Monardo è iscritto negli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC). Questo gli consente di assistere i debitori nella richiesta di esdebitazione, permettendo loro di ripartire senza il peso di debiti insostenibili. Grazie alla sua competenza, è in grado di valutare in maniera approfondita ogni singolo caso, proponendo soluzioni che permettono di ridurre al minimo le conseguenze legali ed economiche per i suoi clienti.
La sua consulenza non si limita alla fase difensiva, ma comprende anche una strategia proattiva volta a prevenire future problematiche finanziarie, attraverso una gestione oculata delle risorse e l’adozione di strumenti di tutela patrimoniale. Inoltre, collabora con una rete di professionisti specializzati, tra cui commercialisti e consulenti finanziari, per fornire ai propri assistiti un supporto completo e multidisciplinare. Questo approccio integrato garantisce soluzioni efficaci e sostenibili, aiutando i debitori a ristabilire un equilibrio finanziario senza subire ulteriori azioni esecutive.
Richiedi Subito una Consulenza Se Hai Bisogno Di Un Avvocato Specializzato In Pignoramento Del Conto Corrente
Se hai ricevuto un pignoramento del conto corrente o temi di poter subire un’azione esecutiva da parte dell’Agenzia delle Entrate, è fondamentale agire immediatamente per evitare il blocco totale delle risorse finanziarie e proteggere il tuo patrimonio. Il pignoramento può avere conseguenze significative sulla tua vita quotidiana, limitando l’accesso ai tuoi fondi e rendendo difficoltoso gestire le spese essenziali.
Non aspettare che la situazione peggiori: contatta oggi stesso l’Avvocato Monardo per una consulenza personalizzata e scopri quali strumenti legali possono aiutarti a contrastare il pignoramento, negoziare un piano di rientro o valutare soluzioni alternative per proteggere il tuo futuro finanziario. Una consulenza tempestiva può fare la differenza tra una risoluzione efficace del problema e ulteriori difficoltà economiche.
Per maggiori informazioni e richiedere un primo supporto, qui tutti i nostri riferimenti del nostro studio legale specializzati in pignoramenti del conto corrente da parte del Fisco: