Pignoramento Conto Corrente Del Libero Professionista: Come Funziona E Difendersi Con L’Avvocato

Il pignoramento del conto corrente è una delle misure più temute dai liberi professionisti, che spesso si trovano a dover gestire una situazione finanziaria instabile. Avere un conto corrente bloccato significa non poter incassare i pagamenti dei clienti, non poter disporre del proprio denaro per pagare fornitori, tasse o spese personali, e in molti casi può portare al blocco totale dell’attività professionale.

Ma come funziona esattamente il pignoramento del conto corrente per un libero professionista? Chi può eseguirlo, quali somme possono essere bloccate e quali sono le strategie per difendersi da questa misura? Conoscere i propri diritti e le azioni legali possibili è fondamentale per proteggere il proprio patrimonio e garantire la continuità della propria attività.

In questo articolo di Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti e sblocco conti correnti aziendali pignorati, analizzeremo come funziona il pignoramento del conto corrente per i liberi professionisti, quali sono le norme attuali, quali somme possono essere sottratte e quali strategie adottare per difendersi da un blocco totale delle risorse finanziarie.

Ma andiamo ora ad approfondire:

Chi può pignorare il conto corrente di un libero professionista?

Il pignoramento del conto corrente di un libero professionista è uno strumento legale che può essere attivato da diversi soggetti, ma solo in presenza di condizioni specifiche e di un titolo esecutivo valido. Questo meccanismo, regolato dal codice di procedura civile, consente ai creditori di aggredire direttamente la liquidità del professionista per recuperare quanto loro dovuto. Ma chi può effettivamente pignorare il conto corrente di un libero professionista e in quali circostanze?

In primo luogo, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione è uno dei soggetti più comuni che possono pignorare il conto corrente di un libero professionista. Questo avviene quando il professionista ha debiti tributari non saldati, come imposte, contributi previdenziali o sanzioni. L’Agenzia, una volta ottenuto un titolo esecutivo (ad esempio un accertamento fiscale definitivo), può procedere al pignoramento del conto corrente per recuperare il credito. La procedura inizia con la notifica dell’atto di pignoramento alla banca, che è obbligata a bloccare i fondi fino alla risoluzione della controversia.

Anche i creditori privati, come banche, finanziarie o fornitori, possono pignorare il conto corrente di un libero professionista. In questo caso, il creditore deve disporre di un titolo esecutivo, come una sentenza giudiziale, un decreto ingiuntivo o un contratto con clausola esecutiva. Una volta ottenuto il titolo, il creditore può rivolgersi a un ufficiale giudiziario, che procederà a notificare l’atto di pignoramento alla banca. I fondi presenti sul conto vengono così bloccati e destinati al soddisfacimento del credito.

Un altro soggetto che può pignorare il conto corrente di un libero professionista è l’INPS o altri enti previdenziali. Questo avviene quando il professionista è in debito con i contributi previdenziali obbligatori. L’ente, dopo aver ottenuto un titolo esecutivo, può agire per recuperare le somme dovute, pignorando il conto corrente o altri beni del professionista. Anche in questo caso, la banca è obbligata a bloccare i fondi fino alla risoluzione della controversia.

Il pignoramento del conto corrente può essere attivato anche da altri creditori pubblici, come i Comuni o le Regioni, in caso di debiti derivanti da tributi locali, come la TARI o l’IMU. Anche in questo caso, è necessario un titolo esecutivo valido, come un’ordinanza ingiuntiva o un accertamento definitivo. Una volta ottenuto il titolo, il creditore pubblico può procedere al pignoramento del conto corrente, bloccando i fondi necessari a coprire il debito.

La procedura di pignoramento del conto corrente di un libero professionista segue un iter ben definito. Innanzitutto, il creditore deve ottenere un titolo esecutivo, che rappresenta la base giuridica per agire. Successivamente, deve rivolgersi a un ufficiale giudiziario, il quale notificherà l’atto di pignoramento alla banca. La banca, a sua volta, è obbligata a bloccare i fondi presenti sul conto, comunicando all’ufficiale giudiziario l’entità delle somme disponibili. Se i fondi sono sufficienti a coprire il debito, il creditore potrà recuperare quanto gli è dovuto; in caso contrario, potrà valutare altre forme di esecuzione forzata.

Il libero professionista, tuttavia, non è del tutto indifeso di fronte a un pignoramento del conto corrente. La legge prevede alcune tutele, come la possibilità di opporsi al pignoramento, dimostrando che il blocco dei fondi comporterebbe un grave pregiudizio per la sua attività professionale o per la sua famiglia. Inoltre, il professionista può cercare di raggiungere un accordo con il creditore, proponendo un piano di rientro del debito che eviti il ricorso a misure così drastiche.

Un aspetto cruciale da considerare è l’impatto del pignoramento sull’attività del libero professionista. La liquidità è infatti un elemento fondamentale per la gestione quotidiana della professione, e il blocco dei fondi può compromettere seriamente la capacità del professionista di far fronte ai propri impegni finanziari. Pagamento di fornitori, spese professionali, stipendi di eventuali collaboratori: tutte queste attività possono essere messe a rischio da un pignoramento del conto corrente.

Per questo motivo, è fondamentale che il libero professionista adotti una gestione finanziaria prudente e proattiva, cercando di prevenire l’insorgere di situazioni di insolvenza che possano portare a misure come il pignoramento. Ad esempio, potrebbe essere utile diversificare i conti correnti, aprendo più conti presso diverse banche. In questo modo, anche se uno dei conti venisse pignorato, il professionista avrebbe comunque accesso ad altre fonti di liquidità. Tuttavia, questa strategia richiede una pianificazione accurata e non è sempre praticabile.

In conclusione, il pignoramento del conto corrente di un libero professionista è uno strumento potente a disposizione di vari creditori, pubblici e privati, per recuperare i propri crediti. Tuttavia, rappresenta anche una minaccia significativa per l’attività del professionista, che potrebbe vedere compromessa la propria capacità di operare. Per questo motivo, è essenziale che il libero professionista sia informato dei propri diritti e delle possibilità di difesa, e che adotti una gestione finanziaria oculata per prevenire l’insorgere di situazioni critiche. Allo stesso tempo, è importante che i creditori agiscano con responsabilità, valutando attentamente l’impatto delle proprie azioni sulla capacità del professionista di continuare a esercitare la propria attività. Solo attraverso un approccio equilibrato e rispettoso degli interessi di tutte le parti coinvolte è possibile trovare soluzioni sostenibili ai conflitti finanziari.

Come avviene il pignoramento del conto corrente di un libero professionista? Tutti i passaggi

Il pignoramento del conto corrente di un libero professionista è una procedura esecutiva che consente a un creditore di recuperare un credito insoluto attingendo direttamente ai fondi disponibili sul conto. Questo strumento, regolato dal codice di procedura civile, viene attivato quando il professionista non adempie ai propri obblighi di pagamento, nonostante il creditore disponga di un titolo esecutivo valido. Ma come avviene esattamente il pignoramento del conto corrente di un libero professionista? Quali sono i passaggi che portano al blocco dei fondi?

Il primo passo per il pignoramento del conto corrente è l’ottenimento di un titolo esecutivo da parte del creditore. Il titolo esecutivo è un atto giuridico che conferisce al creditore il diritto di agire legalmente per il recupero del credito. Può trattarsi di una sentenza definitiva, di un decreto ingiuntivo, di un’ordinanza o di qualsiasi altro atto che abbia forza esecutiva. Senza un titolo esecutivo, il creditore non può procedere al pignoramento.

Una volta in possesso del titolo esecutivo, il creditore deve rivolgersi a un ufficiale giudiziario. L’ufficiale giudiziario è la figura autorizzata a notificare l’atto di pignoramento alla banca presso cui il libero professionista detiene il conto corrente. La notifica dell’atto di pignoramento è un passaggio cruciale, poiché segna l’inizio ufficiale della procedura esecutiva.

L’atto di pignoramento deve contenere informazioni precise, come l’identità del creditore e del debitore, l’importo del credito da recuperare e il riferimento al titolo esecutivo. Inoltre, deve specificare che il pignoramento riguarda il conto corrente del libero professionista. Una volta redatto, l’atto viene notificato alla banca, che è obbligata a conformarsi alle disposizioni in esso contenute.

Dopo la notifica dell’atto di pignoramento, la banca procede al blocco dei fondi presenti sul conto corrente del libero professionista. Questo blocco può riguardare l’intero saldo disponibile o una parte di esso, a seconda dell’entità del credito da recuperare. La banca è tenuta a comunicare all’ufficiale giudiziario l’entità dei fondi bloccati, in modo che il creditore possa valutare se la somma è sufficiente a coprire il debito.

Se i fondi bloccati sono sufficienti, il creditore può richiedere il trasferimento della somma sul proprio conto, chiudendo così la procedura di pignoramento. Se, invece, i fondi sono insufficienti, il creditore potrà valutare altre forme di esecuzione forzata, come il pignoramento di beni mobili o immobili del libero professionista. In ogni caso, la banca è obbligata a mantenere il blocco dei fondi fino alla risoluzione della controversia.

Il libero professionista, tuttavia, non è del tutto indifeso di fronte a un pignoramento del conto corrente. La legge prevede alcune tutele, come la possibilità di opporsi al pignoramento, dimostrando che il blocco dei fondi comporterebbe un grave pregiudizio per la sua attività professionale o per la sua famiglia. Ad esempio, il professionista potrebbe dimostrare che i fondi bloccati sono necessari per far fronte a spese essenziali, come il pagamento di fornitori o il sostentamento della famiglia.

Inoltre, il libero professionista può cercare di raggiungere un accordo con il creditore, proponendo un piano di rientro del debito che eviti il ricorso a misure così drastiche. Questo accordo potrebbe prevedere, ad esempio, il pagamento rateizzato del debito o la riduzione dell’importo dovuto in cambio di un pagamento immediato. Se il creditore accetta l’accordo, il pignoramento può essere revocato e i fondi sbloccati.

Un aspetto cruciale da considerare è l’impatto del pignoramento sull’attività del libero professionista. La liquidità è infatti un elemento fondamentale per la gestione quotidiana della professione, e il blocco dei fondi può compromettere seriamente la capacità del professionista di far fronte ai propri impegni finanziari. Pagamento di fornitori, spese professionali, stipendi di eventuali collaboratori: tutte queste attività possono essere messe a rischio da un pignoramento del conto corrente.

Per questo motivo, è fondamentale che il libero professionista adotti una gestione finanziaria prudente e proattiva, cercando di prevenire l’insorgere di situazioni di insolvenza che possano portare a misure come il pignoramento. Ad esempio, potrebbe essere utile diversificare i conti correnti, aprendo più conti presso diverse banche. In questo modo, anche se uno dei conti venisse pignorato, il professionista avrebbe comunque accesso ad altre fonti di liquidità. Tuttavia, questa strategia richiede una pianificazione accurata e non è sempre praticabile.

In conclusione, il pignoramento del conto corrente di un libero professionista è una procedura complessa che coinvolge diversi passaggi, dall’ottenimento del titolo esecutivo alla notifica dell’atto di pignoramento, fino al blocco dei fondi da parte della banca. Tuttavia, il libero professionista ha la possibilità di opporsi al pignoramento o di raggiungere un accordo con il creditore, evitando così conseguenze irreparabili per la propria attività. È essenziale che il professionista sia informato dei propri diritti e delle possibilità di difesa, e che adotti una gestione finanziaria oculata per prevenire l’insorgere di situazioni critiche. Allo stesso tempo, è importante che i creditori agiscano con responsabilità, valutando attentamente l’impatto delle proprie azioni sulla capacità del professionista di continuare a esercitare la propria attività. Solo attraverso un approccio equilibrato e rispettoso degli interessi di tutte le parti coinvolte è possibile trovare soluzioni sostenibili ai conflitti finanziari.

Quali somme possono essere pignorate dal conto corrente di un libero professionista?

Il pignoramento del conto corrente di un libero professionista segue regole precise che stabiliscono quali somme possono essere prelevate dai creditori e quali invece sono protette dalla legge. A differenza di un lavoratore dipendente, il libero professionista non ha una retribuzione fissa mensile, ma percepisce compensi variabili a seconda del volume d’affari e dei pagamenti ricevuti dai clienti. Questo aspetto incide sul pignoramento, poiché la normativa distingue tra somme già presenti sul conto al momento dell’atto esecutivo e somme che verranno accreditate successivamente.

Se il pignoramento colpisce un conto corrente su cui il libero professionista ha già depositate delle somme, il creditore può prelevare l’intero saldo disponibile fino a concorrenza del debito. A differenza del lavoratore dipendente, per il quale esiste una soglia di impignorabilità legata alla retribuzione mensile, il libero professionista non gode di una protezione automatica sul denaro già presente nel conto al momento del pignoramento. Questo significa che se sul conto sono disponibili importi superiori al debito esecutato, la banca dovrà versare al creditore tutta la somma richiesta, lasciando eventualmente il conto completamente svuotato.

Se invece il conto corrente riceve nuovi accrediti dopo la notifica del pignoramento, la legge prevede delle tutele simili a quelle applicabili ai lavoratori dipendenti. In particolare, se il professionista percepisce compensi che possono essere assimilati a un reddito da lavoro, è possibile applicare il limite di un quinto sul pignoramento delle somme future. Questo significa che per ogni nuovo accredito ricevuto, il creditore può trattenere fino al 20% dell’importo, mentre il restante 80% rimane a disposizione del professionista per le spese personali e lavorative.

Le somme che derivano da indennità di carattere assistenziale o previdenziale non possono essere pignorate, se non nei limiti previsti dalla legge. Se sul conto confluiscono pensioni o assegni di invalidità, il creditore non può prelevare l’intero importo, ma solo la parte eccedente il minimo vitale stabilito annualmente dalla normativa. Anche sussidi di disoccupazione, assegni familiari e contributi assistenziali godono di protezione dall’esecuzione forzata.

Se il conto corrente è cointestato con un’altra persona, il pignoramento può colpire solo la quota parte del libero professionista, salvo prova contraria. In genere, si presume che le somme siano divise in parti uguali tra i cointestatari, ma se uno di loro dimostra di aver versato l’intero importo, il creditore non può prelevare la quota spettante all’altro cointestatario. Questa situazione è frequente nei conti condivisi tra coniugi o tra soci di uno studio professionale.

Le somme necessarie per garantire la continuità dell’attività lavorativa del libero professionista possono essere oggetto di tutela in sede giudiziaria. Se il pignoramento del conto mette a rischio la sopravvivenza dello studio o impedisce di sostenere le spese essenziali per l’attività, il professionista può presentare un’istanza al giudice dell’esecuzione per chiedere la riduzione dell’importo pignorato o la possibilità di accedere a una quota minima del saldo disponibile.

Se il pignoramento è stato richiesto dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione per debiti fiscali, le regole sono ancora più stringenti. In caso di cartelle esattoriali non pagate, il Fisco può procedere al blocco immediato del conto e prelevare direttamente le somme necessarie senza l’intervento del giudice. Tuttavia, anche in questo caso, restano valide le soglie di impignorabilità previste per i redditi minimi e per le somme di carattere assistenziale.

In conclusione, il pignoramento del conto corrente di un libero professionista può colpire l’intero saldo disponibile fino a concorrenza del debito, ma le somme future possono essere prelevate solo in parte, secondo le limitazioni previste dalla legge. Esistono tutele per i redditi di carattere previdenziale e assistenziale, così come per i conti cointestati e per le somme necessarie alla continuità lavorativa. Per evitare il blocco totale delle risorse finanziarie, il libero professionista deve monitorare la propria esposizione debitoria e, se necessario, attivare misure di protezione legale per ridurre l’impatto del pignoramento sul proprio patrimonio.

Come reagire legalmente al pignoramento di un conto corrente di un libero professionista e come ti può aiutare un avvocato specializzato

Il pignoramento del conto corrente di un libero professionista è un evento che può mettere a repentaglio la stabilità finanziaria e operativa della sua attività. Tuttavia, la legge offre diverse possibilità per reagire legalmente a questa misura, proteggendo i propri interessi e cercando di risolvere la situazione nel modo meno dannoso possibile. In questo contesto, un avvocato specializzato in diritto esecutivo e tributario può diventare un alleato fondamentale, guidando il professionista attraverso le opzioni legali disponibili e aiutandolo a difendere i propri diritti.

La prima cosa da fare quando si viene a conoscenza di un pignoramento del conto corrente è verificare la legittimità dell’atto. Il creditore, infatti, deve disporre di un titolo esecutivo valido, come una sentenza, un decreto ingiuntivo o un atto amministrativo definitivo. Un avvocato specializzato può analizzare l’atto di pignoramento e il titolo esecutivo su cui si basa, per accertare che siano stati rispettati tutti i requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge. Se l’atto è viziato da irregolarità, l’avvocato può presentare un’opposizione al pignoramento, chiedendo al giudice di annullarlo.

Un’altra possibilità è quella di contestare il debito alla base del pignoramento. Se il libero professionista ritiene che il credito non sia dovuto, o che sia stato calcolato in modo errato, può opporsi al pignoramento dimostrando l’infondatezza della pretesa del creditore. In questo caso, l’avvocato può aiutare a raccogliere le prove necessarie, come documenti contabili, fatture o corrispondenza con il creditore, e presentare un ricorso al tribunale competente.

Se il debito è effettivamente dovuto, ma il pignoramento rischia di compromettere gravemente l’attività professionale, il libero professionista può chiedere la sospensione o la riduzione della misura. La legge prevede infatti che il giudice possa disporre la sospensione del pignoramento se questo comporta un pregiudizio sproporzionato per il debitore. Un avvocato specializzato può preparare una richiesta dettagliata, dimostrando che il blocco dei fondi impedisce al professionista di far fronte a spese essenziali, come il pagamento di fornitori, stipendi o spese familiari.

Un’ulteriore strategia è quella di negoziare un accordo con il creditore. In molti casi, infatti, il creditore può essere disposto a revocare il pignoramento in cambio di un piano di rientro del debito, che preveda pagamenti rateizzati o la riduzione dell’importo dovuto. L’avvocato può svolgere un ruolo chiave in questa fase, rappresentando il professionista nelle trattative e aiutandolo a raggiungere un accordo vantaggioso. Una volta raggiunto l’accordo, l’avvocato può assistere nella formalizzazione dello stesso, garantendo che sia rispettato da entrambe le parti.

Se il pignoramento è già stato eseguito e i fondi sono stati bloccati, il libero professionista può chiedere il rilascio di una parte delle somme, necessarie per far fronte a spese urgenti e indifferibili. Ad esempio, può chiedere che venga sbloccata una somma per pagare le bollette, l’affitto o le spese mediche. Anche in questo caso, l’avvocato può preparare la richiesta e rappresentare il professionista in tribunale, dimostrando l’urgenza e la necessità delle spese.

Un avvocato specializzato può inoltre aiutare il libero professionista a valutare altre forme di tutela, come la richiesta di concordato preventivo o di altre procedure concorsuali. Queste soluzioni possono essere utili se il professionista si trova in una situazione di difficoltà finanziaria più ampia, che va oltre il singolo pignoramento. Il concordato preventivo, ad esempio, consente di ristrutturare i debiti e di ottenere una sospensione delle procedure esecutive, dando al professionista il tempo di riorganizzare la propria attività.

Infine, l’avvocato può assistere il libero professionista nella gestione preventiva del rischio di pignoramento. Ad esempio, può consigliare di diversificare i conti correnti, aprendo più conti presso diverse banche, in modo da ridurre l’impatto di un eventuale pignoramento. Inoltre, può aiutare a valutare la possibilità di ricorrere a strumenti di rifinanziamento del debito, come prestiti aziendali o linee di credito, per evitare il ricorso a misure estreme come il pignoramento.

In conclusione, il pignoramento del conto corrente di un libero professionista è una misura gravosa, ma non insormontabile. Con l’aiuto di un avvocato specializzato, il professionista può reagire legalmente, opporsi alla misura, negoziare un accordo o cercare altre forme di tutela. È essenziale agire tempestivamente e con competenza, per proteggere i propri interessi e garantire la continuità dell’attività professionale. Solo attraverso un approccio strategico e ben pianificato è possibile superare questa difficoltà e riprendere il controllo della propria situazione finanziaria.

Come L’Avvocato Monardo ti può aiutare un libero professionista con un conto corrente bloccato e pignorato

Un avvocato esperto in diritto bancario e tributario è fondamentale per proteggere il libero professionista dal blocco totale del proprio conto corrente.

L’Avvocato Monardo coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario. È gestore della Crisi da Sovraindebitamento ai sensi della Legge 3/2012, è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Grazie alla sua esperienza, offre assistenza per:

  • Impugnare pignoramenti illegittimi e ottenere la revoca del blocco del conto corrente, valutando attentamente eventuali vizi procedurali e illegittimità dell’azione esecutiva. Il pignoramento può essere contestato se il creditore non ha seguito correttamente l’iter previsto dalla legge, se l’atto è stato notificato in modo irregolare o se le somme pignorate eccedono i limiti imposti dalla normativa vigente. Un avvocato esperto può presentare opposizione al pignoramento presso il tribunale competente, richiedendo la sospensione dell’atto e dimostrando che il blocco delle somme causa un danno ingiusto al professionista. Inoltre, può evidenziare la natura delle somme presenti sul conto, come incassi destinati al pagamento di spese essenziali o risorse necessarie per lo svolgimento dell’attività lavorativa, chiedendo un provvedimento di sblocco parziale o totale. Oltre all’impugnazione diretta, è possibile valutare anche la possibilità di negoziare con il creditore una soluzione alternativa, come una dilazione del pagamento o un saldo e stralcio che permetta di ridurre l’importo dovuto e rimuovere il blocco del conto.
  • Negoziare con i creditori per ridurre il debito ed evitare ulteriori azioni esecutive, adottando strategie di mediazione e transazione che possano garantire un rientro sostenibile delle somme dovute. Spesso, i creditori sono disposti ad accettare soluzioni alternative al recupero coattivo del credito, purché vi sia una proposta concreta e affidabile di pagamento. Un avvocato esperto può avviare trattative mirate con banche, finanziarie, fornitori e altri creditori, presentando un piano di rientro strutturato o un accordo di saldo e stralcio per ridurre significativamente l’importo complessivo del debito. La negoziazione diretta consente di ottenere sconti sugli interessi moratori, riduzioni sulle penali e condizioni più flessibili per la restituzione del dovuto. Nel caso di debiti fiscali, è possibile accedere alle transazioni fiscali con l’Agenzia delle Entrate, che consentono di diluire il pagamento su un lungo periodo o di ottenere un abbattimento parziale del debito. Anche per i crediti bancari e commerciali, il dialogo con i creditori può evitare la totale immobilizzazione del conto corrente e ridurre il rischio di ulteriori azioni esecutive. L’obiettivo principale è proteggere il libero professionista da misure che potrebbero compromettere la continuità lavorativa, garantendo un percorso di risanamento economico che permetta di recuperare il pieno controllo delle proprie risorse finanziarie.
  • Attivare le procedure di sovraindebitamento per ottenere l’esdebitazione e liberarsi definitivamente delle passività, sfruttando i meccanismi previsti dalla normativa vigente per cancellare i debiti insostenibili e ripristinare una condizione di equilibrio finanziario. Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) prevede strumenti specifici per i liberi professionisti che si trovano in una condizione di grave difficoltà economica, offrendo soluzioni concrete per ristrutturare o eliminare il debito accumulato. Tra le opzioni disponibili, il piano del consumatore consente di proporre un piano di rientro che tenga conto delle effettive capacità economiche del professionista, permettendo di evitare azioni esecutive drastiche. In alternativa, la liquidazione controllata consente di gestire i debiti attraverso la cessione ordinata di una parte del patrimonio, proteggendo al contempo i beni essenziali per l’attività lavorativa. Per coloro che si trovano in una condizione di impossibilità assoluta di pagamento, la normativa prevede l’esdebitazione del debitore incapiente, che consente di cancellare definitivamente i debiti residui. Un avvocato esperto può assistere il professionista nell’intero iter procedurale, garantendo la corretta presentazione della domanda e la gestione di eventuali negoziazioni con i creditori. Grazie a un’adeguata strategia legale, è possibile ottenere una soluzione definitiva che consenta al debitore di ripartire senza il peso delle passività pregresse, evitando ulteriori azioni esecutive e proteggendo il proprio futuro finanziario.
  • Difendere il professionista da azioni aggressive dei creditori e proteggere il patrimonio personale, adottando strategie legali efficaci per contrastare misure coercitive come pignoramenti, sequestri e iscrizioni ipotecarie. Quando un creditore agisce in modo aggressivo, il libero professionista rischia di subire il blocco dei propri beni e risorse finanziarie, compromettendo la continuità dell’attività lavorativa. Un avvocato specializzato può intervenire per contestare le richieste di pagamento indebite, verificare la correttezza delle procedure esecutive e impugnare atti viziati da errori di forma o da abusi di diritto. In alcuni casi, è possibile ottenere la sospensione delle azioni esecutive, avviare trattative per ridurre il debito o accedere a strumenti di tutela come il saldo e stralcio o la transazione fiscale. È inoltre fondamentale adottare misure preventive per proteggere il proprio patrimonio, come la pianificazione delle risorse finanziarie e l’eventuale costituzione di strumenti giuridici che impediscano l’aggressione indiscriminata dei creditori. La difesa legale permette di limitare i danni economici e di garantire una gestione più equilibrata delle proprie passività, evitando il rischio di insolvenza definitiva.

Perciò, se sei un libero professionista e hai subito un pignoramento del conto corrente, non aspettare che la situazione peggiori. Ogni giorno che passa può aumentare il rischio di blocco delle tue risorse finanziarie, rendendo sempre più difficile il recupero del controllo economico.

Un intervento legale tempestivo può fare la differenza. Un avvocato esperto analizzerà la tua posizione, verificherà la legittimità del pignoramento e individuerà le strategie migliori per proteggere il tuo conto corrente e la tua attività professionale.

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