Estinzione Pignoramento Presso Terzi e Svincolo Somme

Il pignoramento presso terzi è uno strumento legale attraverso il quale un creditore può ottenere il pagamento di un debito direttamente da un soggetto terzo, come una banca o un datore di lavoro, che detiene somme appartenenti al debitore. Questo meccanismo può comportare il blocco di conti correnti, stipendi o altre entrate economiche del debitore, limitandone la disponibilità finanziaria.

Ma è possibile estinguere il pignoramento presso terzi e ottenere lo svincolo delle somme trattenute? La risposta è sì, ma è necessario seguire specifiche procedure previste dalla legge. Il debitore ha a disposizione diverse strategie per liberarsi da questa misura esecutiva, tra cui il pagamento del debito, l’opposizione legale e il ricorso alle procedure di sovraindebitamento disciplinate dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019).

In questo articolo di Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti, analizzeremo come funziona il pignoramento presso terzi, quali sono le modalità per estinguerlo e in che modo è possibile ottenere il rilascio delle somme bloccate. Vedremo inoltre quali strumenti giuridici possono essere utilizzati per contestare il pignoramento o ridurre l’importo delle somme trattenute.

Ma andiamo ora nei dettagli:

Come funziona il pignoramento presso terzi?

Come funziona il pignoramento presso terzi? Questa è una domanda cruciale per chi rischia di subire un’azione esecutiva su somme dovute da terzi, come stipendi, pensioni o crediti verso clienti.

Il pignoramento presso terzi è una procedura esecutiva che consente al creditore di soddisfare il proprio credito agendo direttamente su somme o beni detenuti da un soggetto terzo, come un datore di lavoro, una banca o un ente previdenziale. Questa tipologia di pignoramento viene disciplinata dagli articoli 543 e seguenti del Codice di Procedura Civile e prevede un iter specifico per garantire la correttezza dell’azione esecutiva.

La procedura ha inizio con la notifica dell’atto di pignoramento sia al terzo che al debitore. Il creditore deve indicare con precisione l’importo del credito vantato e il soggetto presso cui si trovano le somme o i beni da pignorare. Il terzo pignorato ha l’obbligo di comunicare, entro il termine di legge, la propria dichiarazione in cui specifica l’esistenza o meno delle somme dovute al debitore.

Se il terzo conferma la disponibilità delle somme pignorate, il giudice dell’esecuzione può disporre l’assegnazione diretta delle somme al creditore. Nel caso in cui il terzo non risponda o neghi l’esistenza del credito, si apre una fase di accertamento giudiziale per stabilire se il pignoramento sia legittimo.

Il pignoramento presso terzi può riguardare diverse tipologie di crediti, tra cui:

  • Stipendi e pensioni: possono essere pignorati nei limiti previsti dalla legge (ad esempio, fino a un quinto per debiti ordinari, con percentuali variabili per debiti fiscali e alimentari);
  • Somme depositate in banca: solo per la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale nel caso di depositi provenienti da stipendi o pensioni;
  • Crediti commerciali: somme dovute al debitore da clienti o altri soggetti.

Il debitore ha la possibilità di opporsi al pignoramento presso terzi qualora ritenga che l’azione esecutiva sia illegittima. Può farlo attraverso l’opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.), se contesta la validità del debito, o l’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.), se ritiene che vi siano irregolarità nella procedura.

In conclusione, il pignoramento presso terzi è uno strumento efficace per il recupero crediti, ma è soggetto a rigide regole di procedura. È fondamentale per il debitore conoscere i propri diritti e, se necessario, consultare un esperto per verificare la legittimità dell’azione esecutiva e valutare eventuali possibilità di opposizione.

Quando il pignoramento presso terzi può essere estinto?

Quando il pignoramento presso terzi può essere estinto? Questa è una questione importante per chi subisce un’azione esecutiva e desidera liberarsi dal vincolo imposto sui propri crediti.

Il pignoramento presso terzi può essere estinto in diversi casi previsti dalla legge, a seconda della situazione del debitore e del creditore. La normativa italiana prevede che l’estinzione possa avvenire per il pagamento del debito, per accordo tra le parti o per vizi nella procedura esecutiva.

Uno dei modi più comuni per estinguere il pignoramento presso terzi è il pagamento integrale del debito da parte del debitore o di un terzo. Se il debitore salda l’importo dovuto, comprese le spese e gli interessi, il creditore è tenuto a rilasciare un atto di quietanza e il giudice dell’esecuzione può dichiarare estinto il pignoramento.

Il pignoramento presso terzi può essere estinto anche per accordo tra le parti. Il debitore e il creditore possono trovare un’intesa per una soluzione transattiva, come un pagamento parziale o una rateizzazione. In questo caso, il creditore può rinunciare all’azione esecutiva e chiedere al giudice la revoca del pignoramento.

L’estinzione può avvenire anche per vizi nella procedura esecutiva. Se il pignoramento presenta irregolarità formali, come errori nella notifica o nell’individuazione del terzo pignorato, il debitore può presentare opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.). Se il giudice riconosce l’irregolarità, può dichiarare nullo il pignoramento e disporne l’estinzione.

Un altro caso di estinzione è l’inerzia del creditore. Se, dopo l’atto di pignoramento, il creditore non compie atti esecutivi entro i termini previsti dalla legge, il pignoramento può decadere per inattività. In tal caso, il giudice può dichiarare l’estinzione del pignoramento su istanza del debitore.

Nel caso di pignoramento presso terzi eseguito dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, il debitore può ottenere l’estinzione tramite la definizione agevolata del debito o la rateizzazione. Se il debitore aderisce a una rottamazione delle cartelle esattoriali o a una dilazione del pagamento, il pignoramento può essere sospeso e successivamente estinto al termine del piano di rientro.

In conclusione, il pignoramento presso terzi può essere estinto per saldo del debito, per accordo tra le parti, per vizi nella procedura o per inerzia del creditore. Conoscere i propri diritti e agire tempestivamente è essenziale per ottenere la revoca del pignoramento e tutelare il proprio patrimonio. Consultare un avvocato esperto può facilitare il processo e individuare la strategia più adatta alla propria situazione.

Come ottenere lo svincolo delle somme pignorate?

Come ottenere lo svincolo delle somme pignorate? Questa è una questione fondamentale per chi subisce un pignoramento e desidera recuperare le somme trattenute.

Lo svincolo delle somme pignorate può essere ottenuto attraverso diverse procedure legali, a seconda della situazione specifica del debitore. La legge consente il recupero delle somme in determinati casi, tra cui l’estinzione del debito, l’irregolarità del pignoramento o la presenza di somme impignorabili.

Il metodo più diretto per ottenere lo svincolo è il pagamento del debito. Se il debitore salda integralmente l’importo dovuto, comprese le spese e gli interessi, il creditore deve rilasciare una quietanza di pagamento e richiedere al giudice dell’esecuzione la revoca del pignoramento e il conseguente svincolo delle somme bloccate.

Un’altra possibilità è presentare un’opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.), se il debitore ritiene che il pignoramento sia illegittimo o che il credito non sia più esigibile. Se il giudice accoglie l’opposizione, dispone la revoca del pignoramento e il rilascio delle somme bloccate.

Se il pignoramento presenta irregolarità formali, come errori nella notifica o vizi negli atti esecutivi, il debitore può proporre un’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.). Se il giudice riconosce la violazione procedurale, può annullare il pignoramento e ordinare lo svincolo delle somme trattenute.

Le somme pignorate possono essere svincolate anche se rientrano tra quelle impignorabili per legge. Ad esempio, il triplo dell’assegno sociale è impignorabile quando si tratta di somme depositate su conto corrente provenienti da stipendio o pensione. Nel 2025, con un assegno sociale di circa 538 euro, il limite impignorabile è di 1.614 euro. Se il pignoramento ha colpito somme inferiori a questa soglia, il debitore può chiedere lo svincolo immediato.

Nei casi di pignoramento presso terzi, se il creditore non compie atti esecutivi nei tempi previsti dalla legge, il pignoramento può decadere per inerzia del creditore. In tal caso, il debitore può presentare un’istanza al giudice per ottenere lo svincolo delle somme bloccate.

Se il pignoramento è stato eseguito dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, il debitore può richiedere la rateizzazione del debito. Se la rateazione viene concessa, il pignoramento può essere sospeso e, al completamento del pagamento, le somme pignorate vengono svincolate.

In conclusione, ottenere lo svincolo delle somme pignorate è possibile attraverso il saldo del debito, l’opposizione all’esecuzione, la contestazione di vizi procedurali o la dimostrazione dell’impignorabilità delle somme. È sempre consigliabile rivolgersi a un avvocato esperto per valutare la strategia più adatta e agire tempestivamente per tutelare i propri diritti.

Quali sono i limiti di pignorabilità delle somme pignorate?

Quali sono i limiti di pignorabilità delle somme pignorate? Questa è una questione fondamentale per chi subisce un pignoramento e desidera conoscere i limiti imposti dalla legge per tutelare il proprio reddito e patrimonio.

La legge italiana stabilisce limiti precisi alla pignorabilità delle somme, a seconda della loro origine e della natura del debito. L’articolo 545 del Codice di Procedura Civile disciplina i limiti di pignorabilità per stipendi, pensioni e somme depositate in banca, garantendo la protezione di una quota minima necessaria alla sopravvivenza del debitore.

Per gli stipendi e le pensioni pignorati alla fonte, il massimo prelevabile è generalmente pari a un quinto (20%) dell’importo netto. Tuttavia, per i debiti alimentari, la percentuale può salire fino al 50%, a discrezione del giudice. Nel caso di debiti fiscali o tributari, le trattenute variano in base all’importo percepito:

  • 10% per stipendi fino a 2.500 euro;
  • 14,3% per stipendi tra 2.500 e 5.000 euro;
  • 20% per stipendi superiori a 5.000 euro.

Le somme depositate in banca seguono un criterio diverso. Se derivano da stipendio o pensione, il pignoramento può avvenire solo sulla parte eccedente il triplo dell’assegno sociale. Nel 2025, con un assegno sociale di circa 538 euro, il limite impignorabile è di 1.614 euro. Se il saldo disponibile è inferiore a questa soglia al momento del pignoramento, il creditore non può prelevare alcuna somma.

Alcune somme sono totalmente impignorabili per legge. Tra queste rientrano le indennità assistenziali, come assegni di invalidità e indennità di accompagnamento, che non possono essere oggetto di esecuzione forzata in nessuna circostanza.

Se il pignoramento supera i limiti previsti dalla legge, il debitore può presentare opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.) o agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.), chiedendo la riduzione della somma pignorata o l’annullamento dell’atto esecutivo. Se il pignoramento è stato disposto dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, il debitore può anche richiedere la rateizzazione del debito per ottenere la sospensione della misura.

In conclusione, la legge impone limiti chiari alla pignorabilità delle somme, proteggendo una parte del reddito e del patrimonio del debitore. È essenziale conoscere questi limiti e, in caso di violazioni, agire tempestivamente per far valere i propri diritti con l’aiuto di un avvocato specializzato.

Quali strumenti possono ridurre oppure eliminare il pignoramento?

Quali strumenti possono ridurre o eliminare il pignoramento? Questa è una questione fondamentale per chi subisce un’azione esecutiva e desidera ridurre o annullare l’impatto sul proprio reddito e patrimonio.

La legge italiana prevede diversi strumenti per ridurre o eliminare il pignoramento, a seconda della natura del debito e delle condizioni economiche del debitore. Tra le principali opzioni figurano l’opposizione all’esecuzione, la conversione del pignoramento, la rateizzazione del debito e la procedura di sovraindebitamento.

L’opposizione all’esecuzione, disciplinata dall’articolo 615 del Codice di Procedura Civile, consente di contestare la legittimità del pignoramento. Se il debitore dimostra che il credito è prescritto, già estinto o inesigibile, può ottenere l’annullamento del pignoramento e il recupero delle somme trattenute. Se invece il problema riguarda vizi procedurali, si può presentare un’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.).

La conversione del pignoramento, prevista dall’articolo 495 del Codice di Procedura Civile, permette al debitore di sostituire il bene o la somma pignorata con un pagamento rateale o un deposito cauzionale. Questa opzione è utile per evitare la vendita forzata di beni o la trattenuta continuativa su stipendio e pensione.

Se il pignoramento deriva da debiti fiscali, il debitore può richiedere la rateizzazione del debito all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Se la richiesta viene accolta, il pignoramento può essere sospeso o annullato al completamento del piano di pagamento.

Un altro strumento efficace è la procedura di sovraindebitamento, regolata dalla Legge n. 3 del 2012, che consente ai soggetti non fallibili di ottenere una ristrutturazione del debito. Se il giudice approva un piano del consumatore o un accordo con i creditori, il pignoramento viene sospeso o revocato, permettendo una gestione più equilibrata del debito.

In conclusione, ridurre o eliminare un pignoramento è possibile attraverso diversi strumenti legali, a seconda della situazione del debitore. È consigliabile agire tempestivamente e con l’assistenza di un avvocato esperto per individuare la strategia più adatta e proteggere il proprio patrimonio.

Come Cancellare Un Pignoramento Presso Terzi Con Studio Monardo, Gli Avvocati Specializzati In Cancellazione Debiti e Pignoramenti

L’Avvocato Monardo è un esperto in diritto bancario e tributario e offre assistenza per l’estinzione del pignoramento presso terzi e lo svincolo delle somme pignorate.

È Gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), iscritto negli elenchi del Ministero della Giustizia e tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Grazie alla sua esperienza, assiste i clienti in:

  • Impugnazione di pignoramenti presso terzi e richieste di svincolo delle somme trattenute.

L’impugnazione di un pignoramento presso terzi è una procedura complessa che permette al debitore di contestare il blocco delle proprie somme, quando ritiene che esso sia stato eseguito in modo illegittimo o eccessivo. Esistono diversi motivi per cui un pignoramento può essere impugnato e, se la contestazione viene accolta, le somme trattenute possono essere sbloccate, in tutto o in parte.

Uno dei motivi più comuni per opporsi a un pignoramento presso terzi è l’errore nell’importo trattenuto, che può derivare da un calcolo errato del credito o dall’applicazione di una percentuale superiore a quella consentita dalla legge. Ad esempio, se il pignoramento riguarda uno stipendio o una pensione, la legge prevede soglie massime di trattenuta che devono essere rispettate.

Un altro caso frequente è quello della mancata notifica dell’atto di pignoramento, che impedisce al debitore di esercitare tempestivamente il proprio diritto di difesa. Se il debitore non ha ricevuto la notifica secondo le modalità previste dal Codice di procedura civile, può chiedere al giudice la revoca del pignoramento e il rilascio immediato delle somme.

Inoltre, il debitore può presentare un’opposizione all’esecuzione se ritiene che il pignoramento sia stato disposto per un credito già estinto o prescritto. Se il giudice accerta che il debito non è più esigibile, il pignoramento viene revocato e le somme devono essere restituite al debitore.

Un’ulteriore possibilità è quella di dimostrare che le somme pignorate sono impignorabili. La legge stabilisce infatti che alcune somme, come una parte della pensione o il reddito minimo vitale, non possano essere oggetto di pignoramento. Se il debitore dimostra che il blocco ha riguardato somme non pignorabili, può ottenere lo svincolo delle somme trattenute.

Infine, il debitore può tentare di negoziare con il creditore un accordo transattivo, offrendo un pagamento dilazionato o un saldo e stralcio. In alcuni casi, i creditori accettano una soluzione concordata, evitando così di attendere le lunghe tempistiche di un procedimento esecutivo.

Per impugnare un pignoramento presso terzi e ottenere lo svincolo delle somme trattenute, è fondamentale agire tempestivamente e con il supporto di un legale esperto in esecuzioni forzate, che possa presentare il ricorso in tribunale e tutelare i diritti del debitore.

  • Opposizioni legali per ridurre o eliminare trattenute bancarie e su stipendi.

Le opposizioni legali rappresentano un’importante tutela per chi subisce trattenute bancarie o sullo stipendio che risultano eccessive o non conformi alla normativa vigente. Il debitore ha il diritto di contestare ogni trattenuta che superi i limiti di pignorabilità previsti dalla legge o che sia stata applicata senza il rispetto delle procedure corrette.

Uno dei primi strumenti per ridurre o eliminare una trattenuta è l’opposizione all’esecuzione forzata, che può essere presentata quando il pignoramento risulta illegittimo. Ad esempio, se la trattenuta è stata applicata a una pensione senza rispettare la soglia minima impignorabile, il debitore può chiedere l’annullamento della misura esecutiva.

Un altro strumento fondamentale è l’opposizione agli atti esecutivi, utilizzata per contestare errori procedurali o notifiche irregolari. Se il debitore non è stato informato adeguatamente del pignoramento o se l’importo richiesto non è corretto, può richiedere al tribunale la revisione o l’annullamento della trattenuta.

In alcuni casi, è possibile richiedere una riduzione della quota pignorata, soprattutto quando il debitore dimostra che la trattenuta compromette la sua capacità di sostentamento. Il giudice può intervenire per riequilibrare la situazione e garantire al debitore un reddito sufficiente per le spese essenziali.

Un’opzione alternativa è la negoziazione con il creditore, che può portare a un accordo stragiudiziale per la riduzione del debito o per una dilazione più sostenibile. Molti creditori, infatti, preferiscono accettare un pagamento rateale piuttosto che affrontare lunghi procedimenti legali.

Infine, per chi si trova in una condizione di grave difficoltà economica, esistono le procedure di sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Queste procedure consentono di ristrutturare il debito o, in alcuni casi, di ottenere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione definitiva delle pendenze economiche.

Per ottenere la riduzione o l’eliminazione delle trattenute, è fondamentale agire tempestivamente e con l’assistenza di un avvocato esperto, che possa valutare la situazione specifica e proporre la strategia più efficace per proteggere il reddito del debitore.

  • Soluzioni di sovraindebitamento per la riduzione o cancellazione dei debiti.

Il sovraindebitamento è una condizione in cui il debitore non è più in grado di adempiere ai propri obblighi finanziari senza compromettere la sua sussistenza. Per chi si trova in questa situazione, la legge offre strumenti specifici per la gestione e la riduzione del debito, previsti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019).

Una delle soluzioni più efficaci è il piano del consumatore, che consente al debitore di proporre un piano di pagamento rateizzato in base alle sue reali capacità economiche, senza necessità di approvazione da parte dei creditori. Questa procedura è particolarmente vantaggiosa per chi ha debiti contratti per esigenze personali e non legati ad attività imprenditoriali.

Un’altra opzione è l’accordo con i creditori, che permette al debitore di proporre un piano di rientro del debito da approvare con il consenso di almeno il 60% dei creditori. Se accettato, questo strumento consente di bloccare le azioni esecutive in corso e garantisce un pagamento sostenibile per il debitore.

Per chi si trova in una situazione di estrema difficoltà economica, è possibile ricorrere all’esdebitazione del debitore incapiente, una misura che permette la cancellazione totale dei debiti per chi dimostra di non avere alcuna capacità di pagamento. Questo strumento consente al debitore di ripartire da zero, liberandosi definitivamente dai debiti pregressi.

Un’ulteriore possibilità è la liquidazione controllata del patrimonio, che prevede la messa a disposizione di beni del debitore per il soddisfacimento parziale dei creditori, con la possibilità di ottenere l’esdebitazione al termine del procedimento.

Accedere a queste soluzioni richiede il rispetto di specifici requisiti e la presentazione di una documentazione dettagliata. È fondamentale affidarsi a un professionista esperto in crisi da sovraindebitamento, in grado di individuare la strategia più adatta alla situazione del debitore e di massimizzare le possibilità di ottenere una riduzione o cancellazione del debito.

Perciò, se hai subito un pignoramento presso terzi e vuoi ottenere lo svincolo delle somme trattenute, contatta subito l’Avvocato Monardo per una consulenza personalizzata e scopri le soluzioni disponibili per tutelare il tuo patrimonio.

Qui tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in cancellazione debiti e pignoramenti:

Leggi con attenzione: Se stai affrontando difficoltà con il Fisco e hai bisogno di una rapida valutazione delle tue cartelle esattoriali e dei debiti, non esitare a contattarci. Siamo pronti ad aiutarti immediatamente! Scrivici su WhatsApp al numero 351.3169721 oppure inviaci un’e-mail all’indirizzo info@fattirimborsare.com. Ti ricontatteremo entro un’ora per offrirti supporto immediato.

Informazioni importanti: Studio Monardo e avvocaticartellesattoriali.com operano su tutto il territorio italiano attraverso due modalità.

  1. Consulenza digitale: si svolge esclusivamente tramite contatti telefonici e successiva comunicazione digitale via e-mail o posta elettronica certificata. La prima valutazione, interamente digitale (telefonica), è gratuita, ha una durata di circa 15 minuti e viene effettuata entro un massimo di 72 ore. Consulenze di durata superiore sono a pagamento, calcolate in base alla tariffa oraria di categoria.
  2. Consulenza fisica: è sempre a pagamento, incluso il primo consulto, il cui costo parte da 500€ + IVA, da saldare anticipatamente. Questo tipo di consulenza si svolge tramite appuntamento presso sedi fisiche specifiche in Italia dedicate alla consulenza iniziale o successiva (quali azienda del cliente, ufficio del cliente, domicilio del cliente, studi locali in partnership, uffici temporanei). Anche in questo caso, sono previste comunicazioni successive tramite e-mail o posta elettronica certificata.

La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

Disclaimer: Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista personale degli Autori, basato sulla loro esperienza professionale. Non devono essere intese come consulenza tecnica o legale. Per approfondimenti specifici o ulteriori dettagli, si consiglia di contattare direttamente il nostro studio. Si ricorda che l’articolo fa riferimento al quadro normativo vigente al momento della sua redazione, poiché leggi e interpretazioni giuridiche possono subire modifiche nel tempo. Decliniamo ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in queste pagine.
Si invita a leggere attentamente il disclaimer del sito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. 

Puoi accettare, rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati. 

Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare. 

Torna in alto