Per Quale Somma Scatta Il Pignoramento Del Conto Corrente?

Quando si affronta il tema del pignoramento del conto corrente, la prima domanda che sorge spontanea riguarda la soglia di debito necessaria affinché il creditore possa agire. Non esiste una cifra minima universale, poiché tutto dipende dalla tipologia del debito, dal creditore e dalla procedura seguita. Tuttavia, ci sono limiti e normative precise che regolano questa possibilità, con distinzioni tra debiti di natura fiscale, bancaria o privata.

Ad esempio, nel caso di un cittadino che abbia contratto un debito di 3.000 euro con una finanziaria, il creditore potrà attivare una procedura di recupero forzato, mentre per debiti fiscali l’Agenzia delle Entrate potrà intervenire solo oltre i 1.000 euro, seguendo un iter specifico. Ciò significa che non tutti i debiti portano automaticamente al pignoramento del conto corrente, ma devono rispettare determinati requisiti procedurali.

Nel caso di debiti con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, la procedura prevede che l’ente notifichi la cartella esattoriale e, in assenza di pagamento entro 60 giorni, possa procedere con il pignoramento senza dover passare per un giudice. Tuttavia, prima di procedere al pignoramento, l’ente deve inviare un’intimazione di pagamento, concedendo al debitore almeno 30 giorni per regolarizzare la sua posizione. Un esempio pratico potrebbe essere quello di un lavoratore autonomo che, a causa di difficoltà economiche, non ha versato l’IVA per un importo di 2.500 euro: l’Agenzia delle Entrate notificherà la cartella esattoriale e, in mancanza di pagamento, potrà avviare il pignoramento.

Diverso è il caso di un creditore privato che, per ottenere il pignoramento del conto corrente, deve prima ottenere un titolo esecutivo e un’ingiunzione di pagamento. Un esempio classico è quello di un commerciante che non ha saldato un debito di 800 euro nei confronti di un fornitore: in tal caso, il fornitore dovrà prima ottenere un decreto ingiuntivo e poi procedere con il pignoramento.

Ma quali sono le soglie concrete che fanno scattare il pignoramento? Quali sono i limiti imposti dalla legge e le tutele previste per il debitore? E soprattutto, come è possibile difendersi da un pignoramento che rischia di bloccare completamente la propria capacità economica? Esistono strumenti giuridici che consentono di contenere gli effetti del pignoramento, proteggendo una parte delle risorse economiche necessarie alla sopravvivenza del debitore e della sua famiglia.

Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti del conto corrente.

Qual è la soglia di debito per il pignoramento del conto corrente?

Per il pignoramento del conto corrente non esiste una somma fissa e predeterminata, ma dipende dal titolo esecutivo e dal tipo di credito vantato. Tuttavia, ci sono alcuni riferimenti normativi utili:

  • Per i debiti fiscali, l’Agenzia delle Entrate può procedere al pignoramento per importi superiori a 1.000 euro, ma deve rispettare i termini di preavviso e notificare l’intimazione di pagamento almeno 30 giorni prima. Questo significa che un contribuente con un debito fiscale di 1.500 euro potrebbe vedersi recapitare una notifica di pagamento e, in assenza di regolarizzazione nei tempi previsti, subire il pignoramento del conto corrente. Tuttavia, l’Agenzia non può agire in modo arbitrario: deve seguire una procedura ben definita, garantendo al debitore il diritto di conoscere l’azione in corso e di poter eventualmente opporsi.

Ad esempio, se un lavoratore autonomo non versa l’IVA per un ammontare di 2.200 euro, riceverà una cartella esattoriale. Se non paga entro 60 giorni, l’Agenzia delle Entrate potrà procedere al pignoramento. Un altro caso potrebbe riguardare un pensionato che ha accumulato un debito IRPEF di 1.200 euro: anche in questo caso, se non saldato entro il termine previsto, l’Agenzia potrà bloccare il conto, tenendo conto delle somme impignorabili previste dalla legge.

Inoltre, se il debitore dimostra di trovarsi in una situazione di grave difficoltà economica, può avviare una procedura di opposizione al pignoramento, presentando istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere una revisione del provvedimento. Questo strumento è particolarmente utile per chi ha entrate limitate e non può permettersi il pagamento immediato del debito.

  • Per i crediti di origine privata, come quelli derivanti da contratti di finanziamento o obbligazioni civili, il pignoramento può avvenire anche per cifre modeste, purché il creditore abbia ottenuto un titolo esecutivo da un giudice. Questo significa che anche un debito di poche centinaia di euro potrebbe dar luogo a un’azione esecutiva, a condizione che sia accertato e certificato legalmente.

Ad esempio, un cliente che non salda un debito di 600 euro per una fornitura potrebbe subire il pignoramento se il fornitore ottiene un decreto ingiuntivo e procede con la notifica dell’atto. Questo vale anche per piccoli prestiti bancari, rate non pagate di un acquisto o debiti derivanti da una sentenza giudiziaria.

Un altro caso comune riguarda i canoni di locazione non versati. Se un inquilino accumula un debito di 1.200 euro per mancati pagamenti dell’affitto, il proprietario può avviare la procedura esecutiva, ottenere un titolo esecutivo e procedere al pignoramento del conto corrente dell’inquilino. Questo dimostra come anche importi relativamente contenuti possano portare a conseguenze finanziarie significative.

Inoltre, il creditore può avvalersi di più strumenti per recuperare il credito, come il pignoramento presso terzi o il pignoramento mobiliare. Il pignoramento del conto corrente è spesso la prima azione scelta, poiché è immediata e consente di bloccare le somme disponibili sul conto. Tuttavia, se il saldo non è sufficiente a soddisfare il credito, il creditore potrebbe optare per altre azioni esecutive per garantire il recupero dell’importo dovuto.

È possibile il pignoramento per un debito inferiore a 1.000 euro?

Sì, se il creditore è un soggetto privato e ha un titolo esecutivo. In tal caso, non esiste un limite minimo per l’azione esecutiva, e il creditore può procedere anche per importi di poche centinaia di euro, purché abbia seguito l’iter giudiziario richiesto per ottenere l’esecuzione forzata.

Un esempio pratico potrebbe riguardare un professionista che ha prestato un servizio per 500 euro e non ha ricevuto il pagamento: egli potrà agire legalmente per recuperare l’importo dovuto e, se necessario, ottenere un pignoramento del conto corrente del debitore. Un altro caso potrebbe essere quello di un privato che ha concesso un prestito di 700 euro senza ottenere la restituzione: anche in questo caso, tramite un titolo esecutivo, il creditore può richiedere il pignoramento delle somme depositate sul conto del debitore.

Tuttavia, per i crediti fiscali esistono delle soglie sotto le quali il pignoramento diretto non è consentito senza ulteriori procedure. Ad esempio, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non può avviare un pignoramento del conto corrente per importi inferiori a 1.000 euro, salvo che il debitore non abbia accumulato altre somme dovute che portino l’importo totale oltre tale soglia.

Nel caso di cartelle esattoriali di importo modesto, il contribuente potrebbe essere soggetto a procedure di sollecito prima che l’ente di riscossione possa attivare strumenti coercitivi. Se il debitore dimostra di essere in una condizione di particolare difficoltà economica, potrebbe inoltre richiedere la rateizzazione del debito ed evitare il blocco del conto corrente.

Il pignoramento può essere totale?

Dipende dalla natura del conto e dalle somme depositate.

Se il conto è alimentato esclusivamente da stipendio o pensione, la legge prevede una protezione parziale, impedendo il pignoramento totale. Le somme accreditate prima del pignoramento possono essere bloccate integralmente, ma solo per la parte eccedente il minimo vitale. Se il conto contiene risparmi personali e non solo redditi da lavoro, il creditore può agire su tutto il saldo disponibile.

Esempio: Un lavoratore dipendente con uno stipendio accreditato di 1.500 euro mensili subirà un pignoramento parziale, lasciando disponibile almeno il doppio dell’assegno sociale, ovvero circa 1.000 euro.

Tuttavia, esistono casi particolari in cui il pignoramento può subire delle limitazioni aggiuntive. Ad esempio, se il conto corrente è cointestato con un coniuge o un familiare, il creditore potrebbe agire solo sulla quota parte appartenente al debitore, rendendo più difficile il recupero dell’intero importo dovuto. Inoltre, se sul conto corrente vengono accreditati esclusivamente emolumenti derivanti da attività lavorativa o pensionistica, il pignoramento potrà avvenire solo entro i limiti previsti dalla normativa vigente.

Un altro caso da considerare è quello dei lavoratori autonomi e dei professionisti che ricevono pagamenti irregolari. Se un professionista riceve un pagamento una tantum di 5.000 euro per una prestazione lavorativa e subito dopo subisce un pignoramento, una parte di questa somma potrebbe essere bloccata, ma solo se non rientra nelle soglie di impignorabilità previste per redditi da lavoro. In questo caso, il debitore potrebbe presentare opposizione al pignoramento dimostrando la natura della somma accreditata sul conto.

Infine, occorre sottolineare che il pignoramento del conto corrente non può azzerare completamente le disponibilità del debitore, lasciando sempre un margine minimo per la sussistenza. La legge tutela i soggetti economicamente più deboli, garantendo che il blocco delle somme non renda impossibile il sostentamento quotidiano del debitore e della sua famiglia.

Quali somme sono impignorabili?

Secondo l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile, esistono limiti precisi:

  • Le pensioni e gli stipendi accreditati sul conto sono impignorabili per un importo pari al doppio dell’assegno sociale (circa 1.000 euro nel 2025). Questo significa che un pensionato o un lavoratore dipendente non può vedersi sottrarre dal conto somme inferiori a questa soglia, garantendo un minimo vitale per le esigenze quotidiane. Tuttavia, è importante sapere che questa tutela si applica solo alle somme accreditate successivamente alla notifica del pignoramento: gli importi già presenti sul conto al momento dell’esecuzione potrebbero essere bloccati interamente, se superano il limite stabilito.

Ad esempio, un pensionato che percepisce un assegno mensile di 1.200 euro e ha sul conto un saldo di 3.000 euro potrebbe vedersi pignorare 2.000 euro, lasciando sul conto solo l’importo minimo protetto. Viceversa, se il saldo fosse stato di 900 euro, nessuna somma sarebbe pignorabile.

Allo stesso modo, per un lavoratore che riceve lo stipendio direttamente sul conto, la quota pignorabile è determinata dal limite di impignorabilità, ma è anche necessario considerare eventuali altri accrediti. Se, ad esempio, il saldo del conto è formato da una combinazione di stipendio e altre entrate, solo la parte relativa allo stipendio verrà protetta nei limiti di legge.

Un’altra eccezione riguarda i conti cointestati. In questo caso, se il debitore ha un conto condiviso con un familiare, il pignoramento può avvenire solo sulla parte del saldo che si presume di sua proprietà, solitamente il 50% della somma totale, a meno che non si dimostri una diversa attribuzione delle somme depositate.

  • Per il pignoramento presso il datore di lavoro o l’INPS, la quota pignorabile è limitata al 20% dello stipendio netto o della pensione. Tuttavia, esistono delle eccezioni e delle variabili che devono essere considerate. Ad esempio, se il debitore ha più pignoramenti in corso, la percentuale pignorabile potrebbe variare a seconda dell’importo totale dovuto e della ripartizione tra diversi creditori.

Inoltre, il pignoramento presso il datore di lavoro può riguardare anche eventuali tredicesime, quattordicesime e premi di produzione, purché il prelievo complessivo non superi il limite del 20%. Se il debitore percepisce altri compensi, come indennità di trasferta o rimborsi spese, questi potrebbero non essere soggetti a pignoramento, a meno che non siano considerati parte integrante dello stipendio.

Per i pensionati, la normativa prevede un’ulteriore tutela: la pensione può essere pignorata solo per la parte eccedente il doppio dell’assegno sociale. Nel 2025, questa soglia si aggira intorno ai 1.000 euro, quindi se un pensionato percepisce 1.500 euro mensili, il pignoramento potrà essere applicato solo sulla quota eccedente i 1.000 euro, ovvero 500 euro, e il 20% sarà calcolato solo su questa somma.

Un ulteriore aspetto da considerare è che, in caso di pensioni molto basse, il pignoramento potrebbe risultare non applicabile, lasciando l’intero importo disponibile per il debitore. Questa misura è pensata per garantire la sussistenza minima ai soggetti economicamente più fragili.

Cosa succede in caso di saldo negativo o insufficiente sul conto?

Se il conto non dispone di fondi sufficienti, il pignoramento resta inefficace fino al momento in cui vengono effettuati nuovi accrediti. Il creditore potrà attendere che vi siano somme disponibili o intraprendere altre azioni esecutive.

Come ci si può difendere dal pignoramento del conto corrente?

Esistono diverse strategie di difesa:

  • Verificare la correttezza della procedura: Se il creditore ha agito senza rispettare i termini di legge, è possibile contestare l’atto di pignoramento. È essenziale controllare che tutti i passaggi previsti dalla normativa siano stati rispettati, tra cui la corretta notifica del titolo esecutivo e il rispetto dei termini per l’opposizione. In alcuni casi, il creditore potrebbe non aver seguito correttamente l’iter procedurale, rendendo il pignoramento nullo o annullabile.

Se il debitore ritiene che vi siano irregolarità nella procedura, può presentare un’opposizione al giudice dell’esecuzione, dimostrando che il pignoramento è stato effettuato senza il rispetto delle norme. Ad esempio, un pignoramento basato su un debito prescritto, o su un titolo esecutivo nullo, può essere contestato con successo.

Un altro aspetto da valutare riguarda il rispetto delle soglie minime di impignorabilità e delle tutele previste dalla legge. Se, ad esempio, il pignoramento ha colpito somme impignorabili, come il minimo vitale della pensione o parte dello stipendio, è possibile richiedere la riduzione o l’annullamento del provvedimento.

In alcuni casi, la banca stessa potrebbe aver applicato erroneamente il pignoramento su somme che, per legge, dovrebbero rimanere disponibili per il debitore. È quindi consigliabile verificare dettagliatamente ogni aspetto della procedura e, in caso di dubbi, consultare un professionista esperto in diritto bancario ed esecutivo per valutare le possibili azioni di difesa.

  • Chiedere la conversione del pignoramento: È possibile proporre un pagamento dilazionato al creditore per evitare il blocco totale delle somme. Questo strumento permette al debitore di continuare ad avere accesso al proprio conto corrente, senza subire l’impatto immediato del pignoramento.

Il debitore può avanzare una proposta di pagamento rateale, dimostrando la propria disponibilità a saldare il debito in modo graduale. Il giudice dell’esecuzione può autorizzare la conversione se ritiene che sia equa per entrambe le parti.

Ad esempio, se un debitore ha un saldo di 5.000 euro sul conto e un pignoramento per un debito di 3.000 euro, può proporre di versare 500 euro al mese per sei mesi, evitando così il prelievo immediato dell’intero importo.

La conversione del pignoramento è particolarmente utile per chi ha necessità di mantenere liquidità sul conto per spese quotidiane e obblighi essenziali, come affitto, bollette e spese familiari.

Inoltre, questa opzione può essere vantaggiosa anche per il creditore, che potrebbe preferire una soluzione rateizzata piuttosto che dover attendere l’intero importo a seguito dell’esecuzione del pignoramento.

  • Fare ricorso al giudice dell’esecuzione: Nel caso in cui il pignoramento riguardi somme impignorabili o ecceda i limiti previsti dalla legge, il debitore ha la possibilità di presentare un’opposizione formale per ottenere una revisione della misura. Questa azione può essere intrapresa quando vi sono evidenti irregolarità nell’esecuzione o quando l’importo pignorato supera le soglie di protezione previste per pensioni e stipendi.

Ad esempio, se un lavoratore dipendente con uno stipendio mensile di 1.500 euro si trova a subire un pignoramento che viola il limite di 1.000 euro impignorabili, può rivolgersi al giudice per ottenere una rettifica dell’atto esecutivo. Lo stesso vale per un pensionato che percepisce 1.200 euro al mese: se il pignoramento intacca la quota minima di sopravvivenza, il giudice potrebbe disporre una riduzione o l’annullamento del provvedimento.

Inoltre, il ricorso al giudice può essere utile in caso di pignoramento attuato senza le necessarie notifiche al debitore o quando il creditore non ha rispettato i tempi e le modalità previsti dalla normativa. Un altro esempio riguarda i casi in cui il pignoramento venga richiesto su un conto cointestato, senza che sia accertata la quota effettiva di proprietà del debitore. In tali situazioni, il giudice dell’esecuzione può intervenire per garantire il rispetto dei diritti del soggetto coinvolto.

Il sovraindebitamento può bloccare il pignoramento del conto corrente?

Sì. Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) ha introdotto strumenti a tutela del debitore:

  • L’esdebitazione del debitore incapiente, che consente di cancellare i debiti residui per chi si trova in una situazione di comprovata impossibilità economica. Questo strumento è fondamentale per chi non ha alcuna possibilità di far fronte ai propri debiti, permettendo l’annullamento delle pendenze finanziarie e offrendo una seconda possibilità a chi si trova in difficoltà.

L’istituto dell’esdebitazione si applica principalmente ai soggetti che hanno dimostrato di non poter ripagare i creditori, non possedendo beni sufficienti a coprire il debito residuo. Ad esempio, una persona che ha perso il lavoro e non ha alcuna proprietà potrebbe ottenere l’esdebitazione, vedendo azzerati i propri debiti e potendo ripartire economicamente da zero.

Inoltre, l’esdebitazione del debitore incapiente è particolarmente utile per chi è stato colpito da eventi imprevisti, come una grave malattia o una crisi finanziaria familiare, che hanno impedito il normale adempimento degli obblighi economici. La legge consente quindi di sollevare il debitore da un peso insostenibile, offrendo la possibilità di ricostruire la propria stabilità economica senza essere perseguitato dai creditori.

  • Il piano del consumatore, che permette di ristrutturare il debito e sospendere le azioni esecutive. Questo strumento si rivolge specificamente ai soggetti che, pur trovandosi in difficoltà economiche, hanno un reddito sufficiente per affrontare un piano di rimborso graduale. Il piano deve essere presentato al Tribunale e approvato da un giudice, il quale verifica la sostenibilità della proposta e l’equità nei confronti dei creditori.

Il vantaggio principale di questo strumento è che permette di evitare il pignoramento e di riorganizzare i debiti secondo un piano più favorevole al debitore. Ad esempio, un lavoratore dipendente con debiti complessivi di 30.000 euro potrebbe ottenere una riduzione della rata mensile, adattandola al proprio reddito disponibile, garantendo comunque ai creditori un pagamento in misura sostenibile.

Un caso pratico potrebbe riguardare un padre di famiglia con uno stipendio di 1.800 euro mensili, che ha accumulato debiti per prestiti e carte di credito. Grazie al piano del consumatore, potrebbe ridurre i pagamenti mensili da 800 euro a 300 euro, evitando il rischio di pignoramento e mantenendo una stabilità economica.

Il piano consente anche di bloccare le azioni esecutive in corso, impedendo che i creditori possano proseguire con pignoramenti o sequestri dei beni. Inoltre, una volta approvato, diventa vincolante per tutti i creditori, compresi quelli che non hanno dato il loro consenso iniziale, offrendo al debitore una protezione maggiore contro eventuali pressioni o azioni unilaterali.

  • L’accordo di composizione della crisi, che coinvolge tutti i creditori per trovare una soluzione sostenibile.

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