Passaporto Negato Per Debiti: Cosa Posso Fare?

Avere un passaporto bloccato a causa di debiti può rappresentare una grave limitazione per chiunque abbia necessità di viaggiare per lavoro, famiglia o altre esigenze personali. L’impossibilità di ottenere il documento può causare problemi significativi, specialmente per chi deve spostarsi frequentemente per motivi professionali o per chi ha legami affettivi e familiari all’estero. Sebbene la libertà di movimento sia considerata un diritto fondamentale, ci sono circostanze specifiche in cui le autorità possono negare il rilascio o il rinnovo del passaporto, generando incertezze e difficoltà pratiche.

Questa problematica porta a una serie di domande e dubbi: quando un debito può costituire un ostacolo al rilascio del passaporto? Quali sono le leggi che regolano questa materia? Esistono rimedi per evitare tali limitazioni?

Nel nostro ordinamento giuridico, il passaporto può essere negato o revocato solo in circostanze ben definite, stabilite dalla normativa vigente. Il semplice mancato pagamento di un debito non è di per sé sufficiente per impedire il rilascio del documento, ma ci sono casi in cui la posizione debitoria può avere conseguenze legali tali da determinare una limitazione nella libertà di espatrio.

Ad esempio, il passaporto può essere negato se il soggetto ha debiti derivanti da obblighi di mantenimento non adempiuti, se ha ricevuto condanne penali o se è sottoposto a misure di sicurezza personali. In aggiunta, chi ha posizioni debitorie rilevanti con il Fisco o con istituti bancari potrebbe trovarsi in difficoltà quando il debito diventa oggetto di un provvedimento giudiziario specifico che impone restrizioni sulla libertà di movimento.

L’articolo 3 della Legge n. 1185/1967 disciplina i casi in cui il passaporto può essere negato o revocato, stabilendo che questa limitazione può essere imposta quando esistono obblighi giuridici specifici che impediscono l’espatrio, come nel caso di pendenze giudiziarie o misure cautelari personali.

Ma cosa accade se il problema riguarda debiti fiscali o bancari? Il Fisco o un istituto di credito hanno davvero il potere di impedire l’ottenimento del passaporto? Quali sono i mezzi legali a disposizione di un cittadino per contestare il diniego e riuscire ad ottenere il documento?

Questo articolo di Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti, analizza nel dettaglio le norme in vigore fino al 2025, esplorando i casi più comuni in cui un cittadino può vedersi negato il passaporto e le possibili soluzioni legali per superare il problema.

Ma andiamo ora nei dettagli.

In Quali Casi Il Passaporto Può Essere Negato Per Debiti?

La normativa italiana stabilisce che il passaporto può essere negato solo in situazioni specifiche e non per qualsiasi tipo di debito. L’articolo 3 della Legge n. 1185/1967 elenca i motivi di diniego, tra cui:

  • Condanne penali per determinati reati, tra cui quelli legati a frodi fiscali, reati finanziari, reati contro la pubblica amministrazione o delitti gravi che compromettono la sicurezza dello Stato. In particolare, coloro che hanno subito condanne per reati che prevedono pene superiori a determinati limiti possono vedersi negato il rilascio del passaporto. Questo include reati come l’evasione fiscale di ingente entità, il riciclaggio di denaro, la bancarotta fraudolenta e le truffe aggravate a danno di enti pubblici.

Inoltre, chi è stato condannato per reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, terrorismo o traffico internazionale di droga può vedersi applicate misure restrittive sulla libertà di movimento, comprese limitazioni nell’ottenimento del passaporto. In questi casi, il Ministero dell’Interno può richiedere il diniego o la revoca del documento, qualora sussistano elementi che facciano ritenere che il soggetto possa costituire un pericolo per la sicurezza nazionale.

Un esempio concreto è rappresentato dai soggetti che, pur avendo scontato una pena, sono sottoposti a misure di sorveglianza speciale o a obblighi di dimora, che possono impedire loro di ottenere un passaporto per l’espatrio. Anche chi è in libertà vigilata potrebbe essere soggetto a tali restrizioni, in base alle valutazioni dell’autorità giudiziaria. In questi casi, l’unica possibilità di ottenere il passaporto è dimostrare che la misura è eccessiva o che non sussistono più i presupposti per il suo mantenimento.

  • Misure di sicurezza personali includono una serie di provvedimenti giuridici applicati a persone ritenute pericolose per l’ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato. Tali misure possono derivare da indagini penali, processi o condanne definitive e sono finalizzate a limitare la libertà di movimento dell’individuo per prevenire possibili minacce.

Queste misure possono comprendere la sorveglianza speciale, il divieto di espatrio, la restrizione della circolazione in determinati luoghi e la confisca di documenti di viaggio. Le persone sottoposte a tali provvedimenti possono includere soggetti con precedenti per reati di terrorismo, criminalità organizzata o traffico internazionale di droga. Inoltre, i tribunali possono applicare queste misure anche in presenza di elementi concreti che dimostrino un rischio di fuga o la possibilità di reiterazione di reati.

Un esempio concreto riguarda individui condannati per associazione mafiosa che, pur avendo scontato parte della pena, restano sotto stretto controllo da parte delle autorità, con limitazioni nei loro movimenti e nella possibilità di ottenere documenti per viaggi internazionali. Anche coloro che sono stati segnalati per attività di finanziamento a gruppi terroristici o per operazioni economiche sospette possono essere soggetti a tali restrizioni.

Il sistema giuridico prevede che le misure di sicurezza personali possano essere revocate o modificate solo attraverso una valutazione giudiziaria approfondita, sulla base di prove che dimostrino l’assenza di pericolo attuale per la collettività. L’interessato può, dunque, presentare ricorsi o istanze di riesame per contestare la legittimità della misura o per dimostrare che le condizioni che ne hanno giustificato l’applicazione non sussistono più.

  • Obblighi di mantenimento non adempiuti rappresentano una delle principali cause che possono comportare il diniego del passaporto. Secondo la normativa vigente, il mancato pagamento di assegni di mantenimento per coniugi o figli a seguito di una separazione o divorzio può determinare serie conseguenze giuridiche, incluse limitazioni alla libertà di movimento.

Le sentenze dei tribunali italiani hanno più volte confermato che il mancato rispetto degli obblighi di mantenimento non è soltanto una questione economica, ma incide direttamente sul benessere delle persone coinvolte, specialmente quando a subirne le conseguenze sono i minori. Per questo motivo, la giurisprudenza ha ritenuto legittimo l’impedimento all’espatrio per coloro che, nonostante la possibilità economica, si rifiutano di adempiere ai propri doveri.

Inoltre, il mancato pagamento degli obblighi di mantenimento può condurre a sanzioni ulteriori, quali il pignoramento dei beni, il blocco dei conti correnti e persino la possibilità di sanzioni penali per il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, previsto dall’articolo 570 del Codice Penale.

Tuttavia, esistono strumenti legali per contestare o ridurre l’impatto di tali restrizioni. Se il debitore dimostra di essere in una situazione di grave difficoltà economica e di non essere in grado di onorare gli impegni assunti, può richiedere una revisione delle condizioni economiche imposte dal giudice, presentando documentazione adeguata.

Un caso pratico riguarda un genitore che, a seguito della perdita del lavoro, si trova nell’impossibilità di versare la somma stabilita dal tribunale. In tali situazioni, è possibile richiedere la rinegoziazione dell’assegno di mantenimento per evitare conseguenze gravi, come il diniego del passaporto o altre misure restrittive.

  • Provvedimenti giudiziari che limitano la libertà di movimento possono essere adottati in diversi contesti legali, specialmente quando un individuo è soggetto a procedimenti giudiziari in corso o ha subito condanne che comportano restrizioni sui suoi spostamenti. Questi provvedimenti possono derivare da misure cautelari, condanne definitive, pene accessorie o obblighi di sorveglianza speciale imposti dall’autorità giudiziaria.

Nel caso specifico di debiti rilevanti, un tribunale può intervenire per limitare la libertà di movimento del soggetto qualora sussista il rischio concreto che quest’ultimo tenti di eludere il pagamento trasferendosi all’estero. Ad esempio, se un creditore ha ottenuto un’ordinanza di sequestro cautelare dei beni e l’autorità giudiziaria ritiene che il debitore possa tentare di sottrarsi agli obblighi patrimoniali, il passaporto può essere revocato o negato.

Un caso emblematico riguarda il mancato pagamento di somme ingenti dovute in seguito a sentenze passate in giudicato. Se il debitore è coinvolto in una procedura esecutiva e risulta che i suoi spostamenti potrebbero compromettere la riscossione del credito, il giudice può adottare misure restrittive. Questo accade frequentemente nei casi di frodi finanziarie, bancarotte fraudolente o reati di natura economica.

Oltre alle misure restrittive dirette, un provvedimento giudiziario può anche prevedere l’imposizione di cauzioni o garanzie patrimoniali per garantire la presenza del soggetto sul territorio nazionale fino al completamento del procedimento giudiziario. Le decisioni in tal senso sono prese caso per caso, valutando la gravità della situazione e il comportamento del debitore.

Tuttavia, chi si trova in queste condizioni può presentare ricorso, dimostrando che la misura è sproporzionata o che non sussistono i presupposti per la sua applicazione. È fondamentale, in questi casi, affidarsi a un avvocato esperto per tutelare i propri diritti e valutare tutte le possibili soluzioni legali per ottenere nuovamente la libertà di movimento.

Il semplice fatto di avere un debito con una banca, con un privato o con il Fisco non comporta automaticamente il blocco del passaporto, a meno che non siano intervenute specifiche decisioni giudiziarie.

Il Fisco Può Bloccare Il Passaporto Per Debiti?

L’Agenzia delle Entrate non può autonomamente impedire il rilascio di un passaporto solo sulla base di un debito fiscale. Tuttavia, se il contribuente ha un debito molto elevato, ha ricevuto cartelle esattoriali non saldate per importi significativi ed è soggetto a misure cautelari o esecutive, potrebbe vedersi negare il documento a seguito di provvedimenti giudiziari.

Un caso tipico riguarda chi ha un debito fiscale superiore a 100.000 euro e si trova in una situazione di grave esposizione con il Fisco. In questi casi, l’Amministrazione Finanziaria può agire per il sequestro di beni, il blocco dei conti correnti, l’iscrizione di ipoteche e altre misure restrittive, ma il passaporto può essere bloccato solo se interviene un giudice con una specifica ordinanza restrittiva.

È importante sottolineare che il semplice fatto di avere un debito fiscale non comporta automaticamente il diniego del passaporto. Tuttavia, se l’Agenzia delle Entrate o l’Agenzia delle Entrate-Riscossione rilevano tentativi del debitore di sottrarsi ai pagamenti, ad esempio spostando beni all’estero o occultando il proprio patrimonio, possono richiedere misure di tutela che includono la limitazione della libertà di espatrio.

Un ulteriore scenario riguarda le persone che hanno accumulato debiti fiscali derivanti da attività professionali o imprenditoriali e che, a causa di procedure esecutive avviate dal Fisco, si trovano nell’impossibilità di ottenere il passaporto per viaggiare all’estero per lavoro. Se il debitore dimostra che il viaggio è necessario per adempiere a obblighi contrattuali o per sanare la propria posizione economica, può presentare ricorso al giudice per ottenere un’autorizzazione temporanea all’espatrio.

Chi si trova in questa situazione può valutare diverse strategie legali, tra cui la richiesta di rateizzazione del debito, il ricorso a strumenti di definizione agevolata come la rottamazione delle cartelle esattoriali o, in casi estremi, l’accesso alle procedure di esdebitazione previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Queste soluzioni possono evitare che il debito fiscale si trasformi in un ostacolo insormontabile alla libertà di movimento.

Posso Ottenere Il Passaporto Se Ho Un Pignoramento In Corso?

Il pignoramento di beni mobili o immobili non rappresenta, di per sé, un motivo di diniego del passaporto. Tuttavia, se il debitore è oggetto di misure restrittive decise dal giudice per evitare la fuga dal Paese e l’elusione del pagamento, potrebbe trovarsi nell’impossibilità di ottenere il documento. La situazione può complicarsi ulteriormente se il debitore è coinvolto in un contenzioso giudiziario che potrebbe aggravare la sua esposizione debitoria, inducendo il tribunale a ritenere necessaria una limitazione ai suoi spostamenti.

Un caso pratico riguarda chi ha subito un pignoramento per obblighi di mantenimento: se non versa gli importi dovuti, il giudice può vietargli l’espatrio. In tali circostanze, la restrizione può essere giustificata dalla necessità di garantire che il debitore non sfugga ai suoi doveri di assistenza economica. Un’altra ipotesi ricorrente è quella dei debitori che hanno accumulato ingenti passività con creditori privati o istituti bancari: se vi sono elementi che indicano il rischio di sottrarsi ai pagamenti attraverso l’espatrio, il giudice può imporre restrizioni specifiche, fino a impedire il rilascio del passaporto.

Inoltre, un debitore soggetto a procedimenti di esecuzione forzata potrebbe trovarsi nell’impossibilità di ottenere il documento se il tribunale ritiene che la sua presenza in Italia sia fondamentale per il regolare svolgimento delle procedure di recupero del credito. In questi casi, il diniego può essere impugnato attraverso specifiche azioni legali, dimostrando che la misura è sproporzionata o che il viaggio all’estero è necessario per motivi inderogabili, come opportunità lavorative o esigenze familiari urgenti.

Come Posso Difendermi Se Mi Negano Il Passaporto Per Debiti?

Se il passaporto viene negato ingiustamente, è possibile presentare un ricorso al TAR o un’istanza al giudice competente, contestando il provvedimento.

Le strategie legali più comuni includono:

  • Dimostrare che il debito non rientra nei casi previsti dalla legge è un passo fondamentale per contestare il diniego del passaporto. Questo può avvenire attraverso un’analisi dettagliata della normativa vigente e della specifica situazione debitoria del richiedente. È possibile fornire documentazione che dimostri che il debito non rientra nelle categorie per cui è previsto un blocco del passaporto, come ad esempio obblighi di mantenimento non adempiuti o sanzioni penali.

Un altro aspetto importante è la presentazione di prove che attestino la natura del debito e il suo inquadramento giuridico. Ad esempio, se si tratta di un debito commerciale o di un’obbligazione civile e non di un debito legato a reati fiscali o a misure cautelari, è possibile argomentare che non vi sono basi legali per la restrizione del documento.

In alcuni casi, può essere utile avvalersi di perizie contabili e di pareri legali che dimostrino l’estraneità del debito alle fattispecie che comportano limitazioni alla libertà di movimento. La giurisprudenza ha evidenziato più volte che il blocco del passaporto deve essere basato su norme chiare e specifiche e non può essere applicato indiscriminatamente a ogni tipo di debito.

Infine, il soggetto interessato può anche avviare un’istanza presso il giudice competente per ottenere una revoca del provvedimento, presentando tutti gli elementi probatori che dimostrano che il debito non rientra nei casi previsti dalla legge.

  • Chiedere un piano di rientro del debito per dimostrare la volontà di pagare è un’azione fondamentale per dimostrare la buona fede del debitore e la sua intenzione di risolvere la situazione. Questo strumento permette di negoziare un accordo con i creditori, stabilendo rate sostenibili in base alle proprie capacità economiche.

Un piano di rientro può essere strutturato in modo tale da garantire il pagamento graduale del debito senza compromettere ulteriormente la situazione finanziaria del debitore. Ad esempio, nel caso di debiti con il Fisco, si può accedere a procedure di rateizzazione previste dalla normativa vigente, come la definizione agevolata o il saldo e stralcio.

Se il debito è con banche o finanziarie, il piano di rientro può essere negoziato tramite un accordo di ristrutturazione del debito, che consente di rivedere le condizioni del prestito e ottenere una riduzione degli interessi o una dilazione più lunga. Anche per i debiti di natura privata, come quelli derivanti da obblighi di mantenimento o prestiti personali, la predisposizione di un piano di rientro può essere un elemento chiave per evitare il diniego del passaporto.

Un caso concreto riguarda un lavoratore autonomo che, a causa di una temporanea difficoltà economica, ha accumulato debiti significativi. Invece di ignorare la problematica, ha presentato un piano di rientro ai suoi creditori, ottenendo un accordo per dilazionare i pagamenti e dimostrando così la sua volontà di adempiere agli obblighi assunti. Questo gli ha permesso di evitare provvedimenti restrittivi, tra cui il blocco del passaporto.

Pertanto, richiedere un piano di rientro rappresenta una delle soluzioni più efficaci per regolarizzare la propria posizione ed evitare restrizioni alla libertà di movimento.

  • Impugnare eventuali provvedimenti di blocco illegittimi è un’azione fondamentale per chi ritiene di essere stato oggetto di una restrizione ingiustificata della libertà di movimento. In questi casi, è possibile presentare un’istanza di riesame o un ricorso dinanzi al giudice competente, contestando la legittimità del provvedimento che ha impedito il rilascio o il rinnovo del passaporto.

Per avviare una procedura di impugnazione, è essenziale raccogliere tutta la documentazione utile a dimostrare che la misura è infondata o sproporzionata. Ad esempio, se il blocco è stato motivato da un debito che non rientra nei casi previsti dalla legge, si può fornire la prova della natura del debito e della sua irrilevanza ai fini della limitazione del diritto di espatrio.

Un ulteriore elemento utile in fase di ricorso è l’indicazione di eventuali errori procedurali o interpretazioni errate da parte dell’autorità che ha imposto il blocco. Se il provvedimento è stato adottato senza una valutazione adeguata della situazione patrimoniale del debitore o senza rispettare le garanzie previste dalla normativa, il giudice potrebbe accogliere il ricorso e ordinare la revoca della misura restrittiva.

Chi si trova in questa situazione può anche richiedere un provvedimento d’urgenza, specialmente se il diniego del passaporto sta compromettendo opportunità lavorative, sanitarie o familiari. In tali casi, il ricorso può essere accompagnato da una richiesta di sospensione immediata della misura in attesa della decisione definitiva.

Sovraindebitamento: Una Soluzione Per Recuperare Il Passaporto?

Per chi ha debiti insostenibili, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) offre la possibilità di esdebitazione, cioè la cancellazione definitiva dei debiti residui, compresa quella del debitore incapiente. Questo strumento legale consente a coloro che non hanno i mezzi economici per far fronte alle proprie obbligazioni di ottenere una liberazione totale dalle passività, garantendo una ripartenza finanziaria senza il peso delle vecchie pendenze.

Questo meccanismo è particolarmente utile per coloro che, a causa di debiti eccessivi, si trovano nell’impossibilità di ottenere il passaporto, poiché libera il soggetto da ogni obbligo nei confronti dei creditori, eliminando eventuali restrizioni sulla sua libertà di movimento. L’esdebitazione può avvenire attraverso una procedura giudiziaria che verifica l’assenza di risorse per il pagamento del debito e, una volta accolta, comporta la cancellazione definitiva di ogni pendenza economica.

Inoltre, con l’aggiornamento delle normative nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, l’accesso alle procedure di esdebitazione è stato reso più agevole per chi dimostra di essere un debitore incolpevole e senza alcuna possibilità concreta di risanamento. Chi si trova in difficoltà può dunque rivolgersi a un professionista per valutare la propria posizione e avviare la richiesta di esdebitazione, in modo da eliminare qualsiasi ostacolo che possa precludere il rilascio del passaporto e la possibilità di viaggiare liberamente.

Le Competenze Dell’Avvocato Monardo In Materia Per Recuperare Il Passaporto

L’Avvocato Monardo è un punto di riferimento in materia di diritto bancario e tributario, coordinando avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale.

È Gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), iscritto negli elenchi del Ministero della Giustizia e tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Grazie alla sua esperienza, offre assistenza specializzata per:

  • Impugnazione del diniego del passaporto per debiti

Impugnare un provvedimento che nega il rilascio o il rinnovo del passaporto a causa di debiti è un’operazione complessa ma possibile, se si dimostra l’ingiustizia della misura adottata. La normativa prevede diversi strumenti di tutela che consentono al cittadino di contestare il diniego e ottenere la revoca della decisione.

Il primo passo per avviare un’impugnazione efficace è comprendere le motivazioni specifiche del diniego e raccogliere la documentazione necessaria per dimostrare che il debito in questione non rientra nei casi previsti dalla legge per la limitazione della libertà di espatrio. È fondamentale consultare un legale esperto per analizzare la posizione debitoria e valutare le opzioni disponibili.

Il ricorso può essere presentato dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), che ha il compito di valutare se il provvedimento di diniego sia stato emesso nel rispetto delle normative vigenti. In alternativa, è possibile presentare un’istanza al giudice ordinario per chiedere la sospensione del provvedimento, soprattutto se il diniego compromette la possibilità di lavorare o adempiere a obblighi personali e professionali all’estero.

Un altro strumento utile è la richiesta di riesame del provvedimento presso l’autorità competente, come il Ministero dell’Interno o la Questura che ha emesso il diniego. Se si dimostra che il debito è stato erroneamente classificato tra quelli che impediscono il rilascio del passaporto, è possibile ottenere una revisione della decisione.

I casi in cui i ricorsi hanno esito positivo spesso riguardano errori di valutazione da parte delle autorità o situazioni in cui il debitore dimostra di aver avviato un piano di rientro e di non rappresentare un rischio di fuga dal Paese. Per aumentare le possibilità di successo, è consigliabile allegare prove di solvibilità, dichiarazioni di avvenuti pagamenti o piani di rateizzazione approvati dai creditori.

  • Gestione e risoluzione di pendenze fiscali e bancarie

Affrontare problemi legati a pendenze fiscali e bancarie può essere un percorso complesso e stressante, ma con la giusta assistenza legale è possibile individuare strategie efficaci per risolvere le difficoltà economiche e ripristinare la stabilità finanziaria.

L’Avvocato Monardo offre un servizio specializzato nella gestione di debiti con il Fisco e con gli istituti bancari, aiutando i clienti a navigare attraverso le normative vigenti e a trovare soluzioni sostenibili per regolarizzare la propria posizione. La sua consulenza si concentra sull’analisi approfondita della situazione debitoria, sulla valutazione delle opzioni disponibili e sull’elaborazione di piani di rientro personalizzati.

Tra le principali attività svolte rientrano:

  • Negoziazione di piani di rientro e rateizzazioni fiscali: Per chi ha debiti con l’Agenzia delle Entrate o con Equitalia, è possibile accedere a forme di pagamento dilazionato che permettono di ridurre il carico economico senza subire provvedimenti esecutivi.
  • Contenzioso tributario: In caso di cartelle esattoriali errate o di accertamenti fiscali contestabili, è possibile presentare ricorsi e opposizioni per ottenere la riduzione o l’annullamento del debito.
  • Rinegoziazione di debiti bancari: Attraverso accordi stragiudiziali con banche e finanziarie, si possono ottenere condizioni più favorevoli sui prestiti in essere, riducendo i tassi di interesse e prolungando i termini di pagamento.
  • Difesa da procedure esecutive: Per chi è soggetto a pignoramenti o ipoteche giudiziarie, l’intervento tempestivo di un avvocato può limitare i danni patrimoniali e trovare soluzioni alternative alla liquidazione dei beni.

L’obiettivo è fornire al cliente una strategia chiara e realizzabile per superare le difficoltà economiche, evitando che le pendenze fiscali o bancarie diventino un ostacolo insormontabile alla libertà personale e alla continuità lavorativa.

  • Soluzioni di esdebitazione e sovraindebitamento

Affrontare una situazione di sovraindebitamento può sembrare un’impresa insormontabile, ma grazie agli strumenti giuridici a disposizione, è possibile trovare una via d’uscita. La normativa italiana prevede diverse soluzioni che consentono ai soggetti indebitati di riorganizzare le proprie finanze, ridurre il carico dei debiti e, in alcuni casi, ottenere l’esdebitazione totale, ovvero la cancellazione definitiva degli obblighi residui.

Una delle opzioni più efficaci è l’accesso alle procedure previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Tra queste, vi sono:

  • Piano del consumatore: una soluzione dedicata alle persone fisiche che non esercitano attività imprenditoriale e che, a causa di eventi imprevisti, non riescono più a far fronte ai propri debiti. Il piano permette di ridurre e ristrutturare il debito con l’approvazione del giudice, anche senza il consenso dei creditori.
  • Accordo di ristrutturazione del debito: uno strumento che consente ai debitori di concordare con i creditori una nuova modalità di pagamento, con possibilità di riduzione dell’importo complessivo e allungamento dei tempi di restituzione.
  • Liquidazione controllata del patrimonio: una procedura che consente di mettere a disposizione dei creditori il proprio patrimonio per saldare i debiti, ottenendo al termine del processo la cancellazione delle pendenze rimanenti.
  • Esdebitazione del debitore incapiente: una misura particolarmente utile per chi non dispone di alcun patrimonio né di redditi adeguati a soddisfare i creditori. Con questa procedura, il debitore può ottenere la cancellazione totale dei debiti senza dover fornire alcun tipo di garanzia.

L’accesso a queste soluzioni richiede il supporto di professionisti esperti, in grado di valutare la situazione finanziaria del debitore e proporre la strategia più adatta per ripristinare la stabilità economica e garantire il diritto alla libertà di movimento, inclusa l’eventuale riottenimento del passaporto.

Hai problemi con il rilascio del passaporto a causa di debiti? Affidati a un esperto per valutare la tua situazione e trovare la soluzione più efficace. Contatta l’Avvocato Monardo per una consulenza personalizzata.

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