Il pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione rappresenta una delle forme più incisive di recupero coattivo dei crediti vantati dallo Stato. Molti cittadini e imprese si trovano improvvisamente a dover fronteggiare procedure esecutive senza avere piena consapevolezza dei loro diritti e delle possibili soluzioni. Il pignoramento, in questi casi, non riguarda solo i conti bancari, ma può colpire stipendi, pensioni, immobili e persino veicoli.
Capire le dinamiche di questa procedura è fondamentale per adottare le migliori strategie di difesa. Infatti, non sempre l’azione dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è inoppugnabile: esistono limiti ben precisi, tempistiche da rispettare e strumenti di tutela previsti dalla legge.
Negli ultimi anni, il legislatore ha introdotto diverse norme per regolamentare la riscossione forzata e, con l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), sono state ampliate le possibilità per i debitori di trovare soluzioni alternative al pignoramento.
Oltre alla possibilità di rateizzare il debito o di contestare gli importi richiesti, negli ultimi tempi sono stati implementati strumenti giuridici che consentono di ridurre l’impatto economico del pignoramento. Ad esempio, il ricorso all’istanza di sospensione dell’atto esecutivo può rappresentare una via temporanea per guadagnare tempo e cercare soluzioni più definitive. Spesso, i debitori non sanno che è possibile proporre opposizioni basate su vizi di notifica o errori formali contenuti nella cartella esattoriale.
Un’altra alternativa è rappresentata dalla possibilità di attivare procedure di saldo e stralcio, laddove consentito, per ridurre l’ammontare complessivo del debito. Molti contribuenti hanno ottenuto una riduzione significativa delle somme dovute grazie a questi strumenti, evitando così il blocco totale delle proprie risorse finanziarie.
Un caso emblematico è quello di un piccolo imprenditore che, a causa di un debito fiscale accumulato durante la crisi economica, si è visto pignorare il conto corrente aziendale. Grazie all’intervento di esperti del settore, è stato possibile dimostrare che il pignoramento avrebbe arrecato un danno sproporzionato rispetto all’importo richiesto, ottenendo così una sospensione temporanea dell’atto esecutivo.
Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti e pignoramenti delle Agenzie delle Entrate
Quando l’Agenzia delle Entrate può avviare il pignoramento?
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può avviare il pignoramento solo dopo aver notificato la cartella esattoriale e il successivo avviso di intimazione di pagamento. Questo processo è regolato da norme precise che tutelano sia il creditore pubblico sia il debitore, garantendo la trasparenza e il rispetto dei diritti fondamentali. La cartella esattoriale rappresenta il primo atto formale con cui il debitore viene informato della somma dovuta e delle modalità per adempiere al pagamento. Tuttavia, la notifica della cartella non comporta automaticamente l’avvio delle azioni esecutive.
L’avviso di intimazione di pagamento costituisce un passaggio obbligato. Dopo la notifica della cartella esattoriale, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione deve inviare un ulteriore sollecito formale, chiamato appunto avviso di intimazione. Questo documento offre al debitore un termine perentorio di 5 giorni per provvedere al pagamento dell’importo dovuto. Solo in caso di inadempimento entro tale termine, l’ente può procedere con l’avvio del pignoramento.
Molti debitori scoprono troppo tardi l’avvio dell’azione esecutiva, spesso solo quando il conto corrente viene bloccato o lo stipendio ridotto. Questo accade perché le notifiche potrebbero non essere state recepite correttamente o perché il debitore ha sottovalutato la gravità della situazione. Il blocco improvviso del conto corrente può avere un impatto devastante sulla gestione delle finanze personali e familiari, compromettendo la capacità di sostenere spese essenziali come l’affitto, le utenze o l’acquisto di beni di prima necessità.
Le basi giuridiche del pignoramento esattoriale si trovano nel D.P.R. n. 602/1973, che disciplina l’esecuzione forzata, e nel Codice di Procedura Civile, che regola le modalità del pignoramento. Il D.P.R. n. 602/1973 è il testo di riferimento per le procedure di riscossione coattiva delle imposte e stabilisce le regole su come l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può procedere contro i debitori inadempienti. Il Codice di Procedura Civile, invece, disciplina le forme e i limiti dell’esecuzione forzata, offrendo una cornice normativa più ampia che riguarda anche le azioni esecutive tra privati.
Non tutte le somme possono essere pignorate senza limiti, poiché la legge impone restrizioni su stipendi, pensioni e beni essenziali. In particolare, per gli stipendi e le pensioni esistono soglie di impignorabilità e limiti percentuali che tutelano il minimo vitale del debitore. Ad esempio, per le pensioni, la legge prevede che non possa essere pignorato l’importo pari al doppio dell’assegno sociale, al netto delle ritenute fiscali. Per gli stipendi, la percentuale pignorabile varia in base all’importo percepito e al tipo di creditore, con una protezione maggiore per i redditi più bassi.
Il processo di pignoramento può riguardare diverse tipologie di beni:
- Pignoramento presso terzi: coinvolge somme di denaro o crediti che il debitore vanta nei confronti di terzi, come ad esempio lo stipendio presso il datore di lavoro o il saldo del conto corrente presso una banca.
- Pignoramento mobiliare: riguarda beni mobili del debitore, come veicoli, gioielli, opere d’arte o altri oggetti di valore.
- Pignoramento immobiliare: colpisce i beni immobili, come case, terreni o edifici commerciali, che possono essere messi all’asta per soddisfare il credito dell’Agenzia delle Entrate.
L’efficacia del pignoramento dipende dalla corretta notifica degli atti. La normativa prevede specifiche modalità di notifica per garantire che il debitore sia pienamente informato della situazione. Tuttavia, possono verificarsi situazioni in cui il debitore non riceve effettivamente la comunicazione, ad esempio per cambio di residenza non comunicato o per notifiche effettuate presso indirizzi errati. In questi casi, il debitore ha la possibilità di impugnare gli atti esecutivi dimostrando la mancata notifica o l’irregolarità delle procedure.
Il debitore ha diversi strumenti di difesa per contrastare un pignoramento. Oltre a contestare eventuali irregolarità formali, può richiedere la rateizzazione del debito, presentare opposizione agli atti esecutivi o avviare una procedura di sovraindebitamento. Quest’ultima opzione, regolata dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), consente ai soggetti in grave difficoltà economica di ottenere una ristrutturazione del debito o, in alcuni casi, la cancellazione totale dello stesso.
Il pignoramento ha anche un impatto psicologico significativo sul debitore. La sensazione di perdita di controllo sulle proprie finanze, l’ansia per il futuro e lo stress derivante dalle difficoltà economiche possono compromettere il benessere personale e familiare. Per questo motivo, è fondamentale affrontare tempestivamente la situazione, cercando supporto legale e finanziario per individuare la strategia più adeguata.
Un aspetto cruciale è la prevenzione del pignoramento. Mantenere un dialogo aperto con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione e affrontare i debiti in modo proattivo può evitare l’aggravarsi della situazione. Richiedere un piano di rateizzazione appena emergono difficoltà di pagamento, ad esempio, può impedire l’avvio delle procedure esecutive.
Infine, è importante considerare l’evoluzione normativa in materia di pignoramento. Le leggi possono subire modifiche che incidono sui limiti di pignorabilità, sulle modalità di notifica e sui diritti dei debitori. Rimanere aggiornati sulle novità legislative è essenziale per comprendere appieno i propri diritti e doveri e per adottare le misure più appropriate in caso di difficoltà finanziarie.
Quali tipi di pignoramento può effettuare l’Agenzia delle Entrate?
Il pignoramento può avvenire in diverse forme. Il pignoramento presso terzi colpisce direttamente le somme che il debitore deve ricevere da soggetti terzi, come stipendi, pensioni, canoni d’affitto o crediti commerciali. L’ente invia un ordine di pagamento direttamente al terzo, senza necessità di ulteriori passaggi in tribunale. Questo significa che un lavoratore dipendente, un pensionato o anche un piccolo imprenditore possono ritrovarsi con un reddito decurtato senza preavviso. Un esempio tipico riguarda un lavoratore dipendente che si vede decurtare lo stipendio senza preavviso. Il datore di lavoro è obbligato a trattenere la quota stabilita dalla legge e a versarla all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. In alcuni casi, le trattenute possono prolungarsi per anni, causando notevoli difficoltà economiche.
Il pignoramento del conto corrente può avere effetti devastanti. L’ente può bloccare le somme presenti fino a concorrenza del debito. Se il conto è intestato solo al debitore, il blocco è immediato. Se è cointestato, l’azione deve rispettare alcune limitazioni stabilite dalla giurisprudenza. In molti casi, il blocco del conto può mettere in ginocchio un’intera famiglia, impedendo il pagamento di bollette, affitto o mutuo. Un caso comune è quello di un padre di famiglia che scopre improvvisamente di non poter accedere ai propri risparmi, lasciandolo nell’impossibilità di acquistare generi di prima necessità.
Il pignoramento immobiliare si verifica quando il debito supera i 120.000 euro. Se l’immobile non è l’unico di proprietà del debitore e non è adibito a prima casa, l’Agenzia può procedere con la vendita forzata. Tuttavia, la legge vieta il pignoramento dell’unico immobile di residenza del debitore, a condizione che non sia di lusso. Questo aspetto è fondamentale per molte famiglie che rischiano di perdere la propria abitazione. Ad esempio, una famiglia con figli piccoli potrebbe trovarsi costretta a cercare una nuova sistemazione, con tutte le difficoltà che ne conseguono.
Il pignoramento dell’automobile è un’altra misura spesso adottata. Il fermo amministrativo dei veicoli impedisce la circolazione del mezzo fino al saldo del debito. Molti debitori scoprono questa situazione solo al momento di una revisione o di un controllo stradale, quando la vettura viene sequestrata. Questo accade spesso a professionisti che utilizzano l’auto per lavoro, come tassisti, agenti di commercio o corrieri, mettendoli in seria difficoltà economica. L’ente invia un ordine di pagamento direttamente al terzo, senza necessità di ulteriori passaggi in tribunale.
Un esempio tipico riguarda un lavoratore dipendente che si vede decurtare lo stipendio senza preavviso. Il datore di lavoro è obbligato a trattenere la quota stabilita dalla legge e a versarla all’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Il pignoramento del conto corrente può avere effetti devastanti. L’ente può bloccare le somme presenti fino a concorrenza del debito. Se il conto è intestato solo al debitore, il blocco è immediato. Se è cointestato, l’azione deve rispettare alcune limitazioni stabilite dalla giurisprudenza. In molti casi, il blocco del conto può mettere in ginocchio un’intera famiglia, impedendo il pagamento di bollette, affitto o mutuo.
Il pignoramento immobiliare si verifica quando il debito supera i 120.000 euro. Se l’immobile non è l’unico di proprietà del debitore e non è adibito a prima casa, l’Agenzia può procedere con la vendita forzata. Tuttavia, la legge vieta il pignoramento dell’unico immobile di residenza del debitore, a condizione che non sia di lusso.
Il pignoramento dell’automobile è un’altra misura spesso adottata. Il fermo amministrativo dei veicoli impedisce la circolazione del mezzo fino al saldo del debito. Molti debitori scoprono questa situazione solo al momento di una revisione o di un controllo stradale, quando la vettura viene sequestrata.
Esistono dei limiti al pignoramento dello stipendio e della pensione?
Sì, il legislatore ha previsto dei limiti ben precisi. Nel caso degli stipendi, la trattenuta massima è pari a un quinto dello stipendio netto. Se invece l’importo è già accreditato sul conto corrente, l’ente può pignorare solo l’eccedenza rispetto al triplo dell’assegno sociale.
Per le pensioni, la parte intangibile è pari al doppio dell’assegno sociale, mentre il pignoramento può avvenire solo sulla parte eccedente, sempre nel limite di un quinto. Tuttavia, è fondamentale comprendere che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non può prelevare indiscriminatamente le somme, e vi sono ulteriori tutele per i pensionati. In particolare, se la pensione viene accreditata su un conto corrente, la legge stabilisce che l’importo disponibile al momento del pignoramento non può scendere sotto la soglia minima garantita.
Ad esempio, se una pensione mensile è pari a 1.200 euro e il doppio dell’assegno sociale corrisponde a 1.000 euro, il pignoramento potrà avvenire solo sulla differenza di 200 euro, e solo per un quinto di essa. Inoltre, se la somma già accreditata supera il triplo dell’assegno sociale, il pignoramento può riguardare la parte eccedente.
Un caso concreto è quello di un pensionato che percepiva 1.500 euro al mese e che si è visto recapitare un atto di pignoramento. Dopo un’attenta analisi legale, è stato possibile dimostrare che la somma pignorata superava i limiti stabiliti dalla legge, ottenendo così una riduzione del prelievo. Questo dimostra quanto sia essenziale conoscere i propri diritti e, quando necessario, contestare eventuali azioni illegittime.
Cosa fare subito se si riceve un atto di pignoramento?
Ricevere un atto di pignoramento rappresenta un momento critico per chiunque, ma sapere come reagire immediatamente può fare la differenza tra una gestione efficace e il rischio di conseguenze economiche gravi. La prima azione da intraprendere è la verifica della legittimità dell’azione esecutiva. Questo significa controllare scrupolosamente la regolarità della notifica: deve essere stata effettuata nel rispetto delle norme procedurali, indicando chiaramente il creditore, l’importo del debito e le motivazioni del pignoramento.
Un’attenzione particolare va posta sulla correttezza degli importi richiesti. Non è raro che nelle cartelle esattoriali o negli atti di pignoramento si trovino sanzioni e interessi calcolati erroneamente. Questi errori possono derivare da duplicazioni di voci, calcoli sbagliati o applicazioni improprie di normative fiscali. Per questo motivo, è fondamentale esaminare ogni dettaglio dell’atto ricevuto, confrontandolo con la propria situazione contabile e finanziaria.
Un altro aspetto cruciale riguarda la presenza di errori procedurali, come la mancata notifica di atti precedenti. Se il debitore non ha ricevuto notifiche pregresse, l’intera procedura potrebbe essere viziata. Inoltre, è importante verificare se il credito sia ancora esigibile o se sia decaduto per prescrizione. Ad esempio, per i debiti fiscali la prescrizione può variare da cinque a dieci anni, a seconda della natura del tributo.
In presenza di irregolarità, il debitore ha il diritto di presentare opposizione all’esecuzione. Questa azione legale consente di chiedere al giudice l’annullamento del pignoramento. L’opposizione va presentata presso il tribunale competente, allegando tutta la documentazione utile a dimostrare le irregolarità riscontrate. Il giudice, valutando le prove fornite, può decidere di sospendere o annullare l’atto.
Parallelamente, è possibile avviare un’azione per la sospensione immediata dell’esecuzione, soprattutto se il pignoramento sta causando gravi pregiudizi economici, come il blocco del conto corrente aziendale o personale. La sospensione può essere richiesta con un ricorso d’urgenza, motivato dall’esigenza di evitare danni irreparabili.
La verifica delle somme richieste non si limita ai soli calcoli aritmetici, ma richiede un’analisi approfondita delle voci di spesa. In molti casi, è possibile riscontrare anomalie legate a interessi di mora sproporzionati o a sanzioni che superano i limiti imposti dalla legge. In tali circostanze, il debitore può richiedere una riduzione dell’importo dovuto, dimostrando l’erroneità dei conteggi eseguiti dal creditore o dall’ente riscossore.
Un’ulteriore strategia difensiva consiste nella richiesta di rateizzazione del debito. Questo strumento consente di diluire il pagamento nel tempo, riducendo l’impatto economico immediato del pignoramento. La rateizzazione può essere concessa sia dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione sia dal giudice, a seconda della natura del debito e delle condizioni economiche del debitore. Accedere a una rateizzazione non solo alleggerisce il carico finanziario, ma può anche sospendere temporaneamente l’esecuzione forzata.
In alcuni casi specifici, è possibile avvalersi della transazione fiscale, un accordo tra il debitore e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione che consente di definire il debito con un pagamento ridotto rispetto all’importo originario. La transazione fiscale richiede una trattativa formale e la presentazione di un piano di rientro sostenibile, supportato da documentazione che attesti la reale incapacità di saldare l’intero importo dovuto.
Un esempio concreto può aiutare a comprendere meglio l’efficacia di queste azioni. Si consideri il caso di un professionista che ha ricevuto un atto di pignoramento per un debito fiscale accumulato negli anni. Dopo un’analisi dettagliata della sua posizione debitoria, è emerso che una parte significativa del debito era già prescritta e che gli interessi erano stati calcolati in modo errato. Presentando opposizione al giudice competente, il professionista è riuscito a ottenere una riduzione del 40% dell’importo richiesto e la rateizzazione del debito residuo. Questo risultato ha permesso di evitare il blocco dei suoi conti correnti, garantendo la continuità dell’attività professionale.
In situazioni di pignoramento, la rapidità delle azioni intraprese è determinante. Ogni giorno di inattività può aggravare la situazione finanziaria del debitore, rendendo più difficile la gestione del problema. Per questo motivo, è fondamentale rivolgersi tempestivamente a un avvocato esperto in materia esecutiva, in grado di valutare le possibili strategie difensive e di assistere il debitore nelle procedure legali.
Un ulteriore elemento da considerare riguarda la possibilità di contestare non solo l’atto di pignoramento in sé, ma anche gli atti prodromici che lo hanno preceduto. Ad esempio, se il pignoramento deriva da una cartella esattoriale non regolarmente notificata, è possibile impugnare la cartella stessa, chiedendo l’annullamento dell’intera procedura. Questo approccio richiede una conoscenza approfondita delle normative fiscali e processuali, nonché una capacità di analisi dettagliata della documentazione.
In conclusione, affrontare un atto di pignoramento richiede lucidità, competenza e rapidità. Ogni dettaglio può fare la differenza tra la perdita di beni e la tutela dei propri diritti. Verificare la legittimità dell’azione esecutiva, controllare la correttezza degli importi richiesti, individuare eventuali errori procedurali, presentare opposizione al giudice, richiedere la sospensione dell’esecuzione, negoziare una rateizzazione o una transazione fiscale: questi sono gli strumenti a disposizione del debitore per difendersi in modo efficace. La consulenza di un professionista qualificato può trasformare una situazione critica in un’opportunità per risolvere definitivamente le proprie difficoltà economiche.Scrivi qualcosa…
Come può il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza aiutare i debitori in caso di pignoramento?
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) rappresenta un punto di svolta cruciale per i debitori che si trovano in situazioni di sovraindebitamento, offrendo strumenti concreti per gestire e superare le difficoltà finanziarie, anche in presenza di procedure esecutive come il pignoramento. Questo corpo normativo è stato concepito per garantire un approccio più tempestivo ed efficace alla crisi, promuovendo la continuità aziendale e la tutela del patrimonio residuo dei debitori.
Uno degli aspetti più rilevanti è la possibilità di accedere a procedure di composizione della crisi, che consentono di sospendere o limitare gli effetti di un pignoramento in corso. Quando un debitore presenta una domanda per l’apertura di una procedura di sovraindebitamento, il giudice può disporre la sospensione delle azioni esecutive individuali, compresi i pignoramenti già avviati. Questo offre una boccata d’ossigeno preziosa per chi è soffocato dai debiti, permettendo di riorganizzare la propria posizione finanziaria senza la pressione costante dei creditori.
Il Codice introduce inoltre il concetto di esdebitazione, ovvero la possibilità per il debitore onesto ma sfortunato di ottenere la liberazione dai debiti residui dopo aver adempiuto al piano di ristrutturazione o liquidazione. Questo significa che, una volta completato il percorso previsto dalla procedura, il debitore non sarà più perseguito per le obbligazioni non soddisfatte, offrendo una reale opportunità di ripartenza economica e personale.
Un altro strumento fondamentale è rappresentato dall’accordo di composizione della crisi, che consente al debitore di negoziare con i creditori un piano di rientro sostenibile. Grazie a questo meccanismo, è possibile ridurre significativamente l’importo complessivo dei debiti e definire nuove modalità di pagamento, spesso più favorevoli rispetto a quelle imposte da una procedura esecutiva standard. In questo contesto, il pignoramento può essere non solo sospeso, ma in alcuni casi addirittura annullato, se il nuovo accordo prevede il soddisfacimento del credito in forma alternativa.
Il Codice prevede anche la figura del gestore della crisi, un professionista incaricato di supportare il debitore nella predisposizione della domanda e nella gestione della procedura. Questo ruolo è cruciale per garantire che il debitore possa affrontare la crisi con un supporto tecnico adeguato, aumentando le probabilità di successo della procedura e di superamento del pignoramento.
Inoltre, il Codice disciplina la liquidazione controllata, una procedura che consente di liquidare i beni del debitore sotto la supervisione del tribunale. Anche in questo caso, l’obiettivo è massimizzare la soddisfazione dei creditori senza compromettere eccessivamente la dignità e le condizioni di vita del debitore, prevedendo meccanismi di protezione per i beni essenziali e la possibilità di mantenere una parte del reddito per le necessità vitali.
Un ulteriore vantaggio del Codice è la sua applicabilità non solo alle imprese ma anche alle persone fisiche non imprenditrici, ampliando così la platea dei soggetti che possono beneficiare delle sue disposizioni. Questo significa che anche i privati cittadini sovraindebitati, che si trovano a fronteggiare pignoramenti su stipendi, pensioni o conti correnti, possono ricorrere alle procedure di composizione della crisi per ottenere una sospensione delle azioni esecutive e una ristrutturazione del debito.
La normativa favorisce inoltre la prevenzione della crisi attraverso l’introduzione di obblighi di monitoraggio per le imprese e la promozione di una cultura della gestione anticipata delle difficoltà finanziarie. Ciò riduce il rischio di arrivare a situazioni estreme come il pignoramento, incentivando una gestione più consapevole e responsabile delle finanze personali e aziendali.
Infine, il Codice promuove un approccio più umano e inclusivo verso il debitore, riconoscendo che la crisi economica non è sempre frutto di cattiva gestione o irresponsabilità, ma può derivare da fattori esterni imprevisti come crisi economiche globali, pandemie o eventi personali drammatici. In questo senso, la normativa rappresenta un cambio di paradigma, ponendo al centro la persona e la possibilità di un nuovo inizio, anche dopo un pignoramento.
In sintesi, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre ai debitori una serie di strumenti legali efficaci per affrontare e superare le difficoltà finanziarie, riducendo l’impatto negativo dei pignoramenti e favorendo il ritorno a una condizione di stabilità economica e sociale. Grazie a procedure di composizione della crisi, esdebitazione, accordi di ristrutturazione e liquidazione controllata, i debitori hanno oggi più opportunità di difendersi e di costruire un futuro libero dal peso insostenibile dei debiti.
Come Ti Può Aiutare L’Avvocato Monardo In Caso Di Pignoramento Dell’Agenzia Delle Entrate
Affrontare un pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate richiede un approccio strategico e un’assistenza qualificata. L’Avvocato Monardo coordina avvocati e commercialisti esperti in diritto bancario e tributario a livello nazionale, garantendo un supporto completo ai debitori in difficoltà. La sua competenza si estende a tutte le fasi della procedura esecutiva, dall’analisi preliminare della posizione del debitore fino alla gestione delle opposizioni e dei ricorsi avverso atti illegittimi.
Oltre a fornire assistenza nella difesa legale contro pignoramenti ingiustificati o eccessivi, l’Avvocato Monardo e il suo team lavorano attivamente nella negoziazione di soluzioni alternative con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, come la rateizzazione del debito o la ristrutturazione delle passività. Questa attività è essenziale per quei contribuenti che, pur avendo accumulato debiti significativi, possono dimostrare la volontà di adempiere ai loro obblighi senza subire l’aggressione dei propri beni.
È Gestore della Crisi da Sovraindebitamento ai sensi della Legge 3/2012 e figura tra i professionisti iscritti negli elenchi del Ministero della Giustizia, nonché tra i fiduciari di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC). Grazie a questa esperienza, è in grado di assistere persone fisiche, imprese e professionisti nella presentazione di piani di risanamento, garantendo un supporto tecnico per la riduzione e la ristrutturazione dei debiti.
La sua esperienza consente di valutare ogni caso nel dettaglio e individuare le soluzioni più efficaci per proteggere il patrimonio del debitore. Che si tratti di un lavoratore dipendente con stipendio pignorato, di un imprenditore che rischia il fermo amministrativo dei propri veicoli o di un pensionato con somme bloccate sul conto corrente, l’Avvocato Monardo offre un’assistenza completa per contrastare le azioni esecutive e ottenere condizioni più favorevoli per il rientro del debito.
Perciò, se hai ricevuto un atto di pignoramento o vuoi prevenire un’azione esecutiva dell’Agenzia delle Entrate, è essenziale affidarsi a un esperto per individuare la strategia giusta. Ignorare il problema potrebbe portare a conseguenze irreparabili, come il blocco dei conti bancari, il fermo amministrativo dei veicoli o la perdita di beni immobili. È importante agire tempestivamente per valutare tutte le opzioni disponibili e adottare le soluzioni più efficaci per proteggere il proprio patrimonio.
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