Cancellazione Debiti Agenzia Entrate E Riscossione: Come Ottenere Il Risultato

L’idea di poter cancellare i debiti con l’Agenzia delle Entrate è un tema che suscita sempre grande interesse e, al contempo, notevole apprensione. Nel panorama italiano, esistono procedure e strumenti normativi che consentono di alleggerire o addirittura di annullare gli oneri fiscali, sebbene ciò avvenga in circostanze molto specifiche. Comprendere quando e come sia possibile liberarsi da un carico di debiti tributari rappresenta un passo cruciale per intraprendere un percorso di riequilibrio economico. Molti contribuenti, infatti, si trovano in situazioni di reale difficoltà e, spesso, non riescono a individuare con chiarezza le opportunità offerte dalla legge.

Nel corso degli ultimi anni, il legislatore italiano ha introdotto diverse misure volte a gestire il problema delle cartelle esattoriali e a favorire un rapporto più collaborativo tra contribuente e Agenzia delle Entrate-Riscossione. È importante capire che la cancellazione dei debiti non corrisponde a un generico “condono”. Esistono strumenti come la rottamazione, il saldo e stralcio e altre procedure di definizione agevolata, ma anche meccanismi più complessi, tra cui quelli previsti dal diritto fallimentare e dalla normativa sulla crisi d’impresa e da sovraindebitamento.

Negli ultimi anni, in particolare a ridosso del 2025, si è registrata un’evoluzione legislativa significativa, per esempio con l’implementazione del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), che ha introdotto procedure innovative, come l’esdebitazione del debitore incapiente. Oggi esamineremo in dettaglio quali siano i casi in cui i debiti con l’Agenzia delle Entrate possono effettivamente essere cancellati, soffermandoci su alcuni esempi e sulle principali normative di riferimento.

Attraverso una serie di domande frequenti, cercheremo di chiarire i dubbi più ricorrenti, offrendo risposte approfondite e autorevoli. È fondamentale sottolineare che, in quest’ambito, ogni situazione concreta richiede un’analisi specifica, poiché il quadro normativo varia a seconda di fattori come la tipologia del debito, l’ammontare, la sussistenza o meno di violazioni penali, le possibilità economiche del contribuente e molto altro ancora. Di seguito, troverai una panoramica generale capace di orientarti tra le principali vie percorribili per azzerare o, in alcuni casi, ridurre drasticamente i tuoi debiti con il Fisco.

Ma andiamo ad approfondire con Studio Monardo, i legali specializzati in cancellazione debiti con l’Agenzia Entrate Riscossione.

Quando si parla di cancellazione dei debiti con l’Agenzia delle Entrate, di cosa si tratta esattamente?

Nel linguaggio quotidiano, quando si sente parlare di cancellazione dei debiti con l’Agenzia delle Entrate, la prima reazione è spesso di stupore. Non è raro pensare che basti un provvedimento statale per eliminare ogni onere fiscale e ritornare a una situazione di piena tranquillità economica. In realtà, la cancellazione dei debiti con l’Agenzia delle Entrate implica l’adozione di procedure ben precise che possono condurre a un alleggerimento totale o parziale degli importi dovuti. Ciò accade, ad esempio, quando lo Stato, in virtù di determinate leggi, concede la possibilità di definire in modo agevolato o di estinguere alcuni carichi tributari.

Uno strumento spesso citato è la cosiddetta rottamazione delle cartelle, che in diverse edizioni e con modalità variabili consente di pagare i debiti con un abbattimento degli interessi e delle sanzioni. Un altro meccanismo è il saldo e stralcio, che mira a ridurre ulteriormente la somma da corrispondere, spesso riservando l’accesso a soggetti in comprovata difficoltà economica. Non si tratta, tuttavia, di un condono totale, e l’applicazione di tali agevolazioni segue regole molto specifiche, soggette a termini e requisiti di legge.

È doveroso precisare che la cancellazione di cui si parla può avvenire anche in situazioni di pagamento integrale del debito residuo dopo l’applicazione di determinate agevolazioni. Per esempio, se con la rottamazione quater – entrata in vigore negli ultimi anni – il contribuente salda tutti i bollettini previsti dalla dilazione agevolata, il debito viene poi considerato estinto e, conseguentemente, “cancellato” dalla situazione debitoria del soggetto. L’effetto di cancellazione, dunque, è la naturale conseguenza dell’avvenuto pagamento nei termini stabiliti.

Altre volte la cancellazione può dipendere dalla decadenza dei termini di riscossione, comunemente definita come prescrizione. In alcune circostanze, infatti, se passano troppi anni senza che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione intervenga con atti interruttivi della prescrizione, il debito può decadere. È un fenomeno complesso, poiché le regole sulla prescrizione fiscale non sono sempre lineari, e spesso richiedono il supporto di un professionista esperto per essere ben comprese. Non raramente la prescrizione si interrompe a seguito di notifiche, intimazioni o piani di rateizzazione che riattivano i termini.

Un ulteriore scenario è quello delle procedure concorsuali o di sovraindebitamento, dove il giudice, verificandone i presupposti, può “disporre” l’esdebitazione, ossia una pronuncia formale che libera il soggetto dai debiti residui dopo una procedura di liquidazione o di accordo. Queste procedure sono state notevolmente influenzate dall’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, che ha introdotto importanti novità volte a favorire la continuità aziendale e a dare una nuova possibilità alle persone fisiche e agli imprenditori onesti ma sfortunati.

Da non trascurare è la questione temporale, poiché molte di queste procedure sono legate a scadenze e norme che vengono periodicamente prorogate o modificate. Fino al 2025, si prevede che l’ordinamento possa subire ulteriori aggiustamenti, soprattutto in conseguenza delle riforme comunitarie e delle spinte alla semplificazione tributaria. In un contesto così cangiante, avere un quadro chiaro e aggiornato è essenziale per conoscere a fondo le opportunità di cancellazione dei propri debiti fiscali e per non perdere i termini utili ad aderire alle procedure agevolate.

Quali sono i principali strumenti di definizione agevolata che portano all’annullamento (o riduzione) dei debiti fiscali?

Molti contribuenti italiani sentono spesso parlare di rottamazione e saldo e stralcio, e talvolta di condono. Nel panorama normativo, lo strumento più noto per la riduzione dei debiti fiscali è stato, negli anni recenti, la cosiddetta rottamazione delle cartelle. Attraverso quest’ultima, il legislatore ha permesso il pagamento di gran parte delle somme originariamente dovute, al netto di sanzioni e interessi di mora. I vantaggi per il contribuente si traducono in un alleggerimento economico, oltre alla possibilità di rateizzare il residuo senza ulteriori aggravi.

Un secondo meccanismo è il saldo e stralcio, rivolto in genere ai contribuenti che dimostrino una particolare condizione di difficoltà economica, spesso attestata dall’ISEE. In alcuni casi, questa soluzione consente un taglio piuttosto rilevante del debito, coprendo non solo interessi e sanzioni, ma anche parte del tributo stesso. È uno strumento che richiede requisiti più stringenti rispetto alla rottamazione classica, ma che può condurre a una cancellazione pressoché totale dei debiti per chi versi in condizioni di grave e comprovata fragilità finanziaria.

Oltre a queste due vie maggiormente note e temporanee (poiché legate a scadenze specifiche stabilite dal governo), esistono altre possibilità di definizione agevolata, come la definizione degli avvisi bonari o delle liti pendenti. Nel caso degli avvisi bonari, si tratta di ridurre le sanzioni per chi decide di pagare entro termini stretti. Nel caso delle liti pendenti, il legislatore può introdurre formule di definizione agevolata che permettono di chiudere il contenzioso pagando una percentuale del dovuto, variabile a seconda del grado di giudizio o delle probabilità di vittoria del contribuente.

Un altro strumento di grande importanza è costituito dalle procedure per la dilazione dei pagamenti. Pur non trattandosi di una vera e propria cancellazione, una rateizzazione ben gestita consente di onorare gradualmente i propri debiti, evitando l’accumularsi di ulteriori sanzioni o interessi. Con l’entrata in vigore di varie leggi di bilancio, infatti, il numero di rate e i limiti massimi per la concessione della dilazione sono stati più volte modificati, con l’obiettivo di favorire la collaborazione tra contribuente e Fisco.

Non bisogna dimenticare la possibilità della compensazione, che non si traduce in un “annullamento” formale ma, di fatto, riduce l’importo da pagare. Chi vanta crediti nei confronti dell’Erario (ad esempio, per rimborsi IRPEF o IVA) può “compensarli” con i propri debiti tributari. È un sistema che, in talune circostanze, si rivela estremamente vantaggioso e che rientra nel quadro più ampio delle politiche fiscali volte a evitare che il contribuente debba prima pagare un debito per poi attendere un rimborso.

Gli strumenti che portano a una cancellazione o riduzione del debito fiscale sono quindi molteplici. La distinzione fondamentale risiede nell’esistenza di procedure straordinarie e temporanee (come rottamazione e saldo e stralcio) e procedure ordinarie (definizione bonaria, dilazione, compensazione). Nel loro complesso, queste misure mirano ad agevolare il rapporto tra contribuente e Fisco e, per chi è in difficoltà, rappresentano opportunità preziose per ripristinare la propria stabilità economica senza dover subire procedure esecutive invasive come ipoteche, pignoramenti o blocchi dei conti correnti.

Quando interviene la prescrizione o la decadenza per i debiti con l’Agenzia delle Entrate?

La questione della prescrizione e della decadenza rappresenta un tema delicato e spesso frainteso. In linea generale, la prescrizione dei debiti fiscali fa riferimento al termine entro cui l’Agenzia delle Entrate-Riscossione è legittimata a esigere il credito. Decorsi determinati anni, senza atti interruttivi validi, il debito non può più essere richiesto al contribuente. Tuttavia, la durata della prescrizione varia a seconda del tipo di tributo: i contributi previdenziali hanno un termine di prescrizione diverso rispetto all’IVA, e ancora diverso da quello delle imposte dirette.

Vi sono poi gli atti interruttivi, come la notifica di una cartella, un’intimazione di pagamento o un pignoramento. Ogni atto formale emesso dalla Riscossione entro i termini previsti dalla legge “riapre” il conteggio, impedendo la maturazione della prescrizione e spostandola in avanti. È per questa ragione che la prescrizione fiscale, contrariamente a quanto si possa pensare, non si verifica così frequentemente, soprattutto se il debito è cospicuo e l’Agente della Riscossione è attivo nel sollecitare il contribuente.

Un aspetto interessante è la distinzione tra prescrizione e decadenza. La decadenza riguarda il termine entro cui l’ente impositore deve notificare l’atto impositivo o la cartella, mentre la prescrizione si riferisce al termine entro cui il Fisco deve riscuotere il credito già maturato e reso esecutivo. Se decorre il termine di decadenza, l’amministrazione non può più recuperare i tributi relativi a un determinato periodo, perché è venuto meno il potere di emettere e notificare la pretesa. Se invece decorre il termine di prescrizione, l’amministrazione perde la possibilità di esigere un debito già iscritto a ruolo e notificato.

Ecco perché, in alcune situazioni, i contribuenti si ritrovano con cartelle di pagamento “vecchie”, non notificate in tempo, che potrebbero essere contestate per intervenuta decadenza. Altre volte, invece, è la prescrizione ad agire, sebbene si verifichi dopo la notifica della cartella, quando l’Agente di Riscossione rimane inerte per un periodo prolungato. In ogni caso, far valere la prescrizione o la decadenza è un’operazione complessa, che quasi sempre necessita di un intervento legale per verificare la conformità degli atti e i tempi di notifica. Non è sufficiente, infatti, che siano trascorsi semplicemente degli anni: occorre analizzare la tipologia del tributo, gli atti notificati e la loro validità legale.

Numerosi sono gli esempi di contribuenti che hanno ottenuto l’annullamento del debito perché l’ente impositore ha fatto decorrere inutilmente i termini. Alcuni casi riguardano vecchie cartelle relative a multe stradali confluite in ruoli esattoriali, altre volte si tratta di tributi locali, come IMU o TARI, per i quali la prescrizione può essere addirittura quinquennale. Capire quando l’Agenzia delle Entrate non possa più agire è dunque un aspetto fondamentale per chi cerca di ottenere la cancellazione del debito. Ma è sempre bene muoversi con cautela, poiché la materia è costellata di continue riforme e la giurisprudenza evolve di conseguenza.

In che modo il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) e la legge sul sovraindebitamento consentono di cancellare i debiti con l’Agenzia delle Entrate?

L’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza ha rappresentato una vera rivoluzione nel panorama giuridico italiano. Lo scopo principale di questa riforma è favorire la prevenzione e la gestione tempestiva dello stato di crisi delle imprese e dei privati, con l’obiettivo di evitare il fallimento disordinato e le situazioni di insolvenza irreversibile. In questo contesto si collocano le procedure di esdebitazione, che mirano a liberare il debitore dai debiti insostenibili, consentendogli di ripartire da zero.

Un tassello fondamentale di questa evoluzione è la legge n. 3/2012 sul sovraindebitamento, successivamente inglobata e riformulata nel Codice della Crisi. La legge 3/2012 consente ai consumatori, ai lavoratori autonomi e alle imprese non fallibili di accedere a specifiche procedure (accordo di composizione della crisi, piano del consumatore e liquidazione del patrimonio) per gestire in maniera unitaria i debiti contratti con banche, fornitori, privati e Agenzia delle Entrate. Il debitore, con il supporto dell’Organismo di Composizione della Crisi (OCC) e di un professionista, presenta una proposta di ristrutturazione del debito, che, se approvata dai creditori o dal giudice, può condurre a una riduzione significativa delle somme dovute o, in alcuni casi, all’eliminazione totale dei debiti residui.

Un’innovazione rilevante nel nuovo Codice è l’esdebitazione del debitore incapiente, introdotta con l’art. 283 del D.Lgs. n. 14/2019, che mira a offrire una seconda chance a chi, in stato di sovraindebitamento, non sia riuscito a soddisfare parzialmente le pretese creditorie neanche con la liquidazione del proprio patrimonio. Questa norma prevede che, se il debitore agisce in buona fede e non ha commesso atti in frode ai creditori, il tribunale possa dichiarare inesigibili i debiti che residuano, di fatto cancellandoli. È una forma di tutela estrema, applicabile a casi particolarmente gravi, in cui il debitore non possiede risorse per soddisfare le richieste dei creditori.

Nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, queste procedure agiscono come un “contenitore” unico dei debiti tributari e non, offrendo un piano di ristrutturazione o liquidazione che include anche il carico fiscale. Se il giudice omologa la proposta, l’Ente impositore dovrà attenersi all’accordo raggiunto, con la conseguenza che i debiti relativi alle imposte potrebbero essere fortemente ridotti o addirittura annullati in caso di incapienza totale. L’importanza di tali meccanismi è crescente nel panorama odierno, soprattutto in previsione delle sfide economiche e finanziarie che si prospettano fino al 2025.

Esempi concreti di applicazione non mancano. Immagina un piccolo artigiano che, a causa di una crisi congiunturale, ha accumulato debiti IVA, IRPEF e contributi previdenziali, oltre a debiti con fornitori. Il sovraindebitamento gli consente di riunire tutte queste passività in un’unica procedura, presentando un piano di pagamento rateale o una proposta di saldo e stralcio. Se tutti gli elementi vengono approvati, anche l’Agenzia delle Entrate si vedrà costretta a ridurre sostanzialmente le proprie pretese, cancellando gli importi residui una volta terminato il percorso. È una possibilità rivoluzionaria, soprattutto per i piccoli imprenditori o per i cittadini che si trovano in un “circolo vizioso” di debiti e non intravedono vie d’uscita con le normali procedure fiscali o bancarie.

Quali sono gli esempi pratici più frequenti di cancellazione dei debiti con l’Agenzia delle Entrate e quanto incidono le riforme previste fino al 2025?

Nella pratica quotidiana, la cancellazione dei debiti con l’Agenzia delle Entrate si verifica per diversi motivi, spesso interconnessi tra loro. Un caso frequente riguarda il contribuente che ha aderito a una rottamazione (ad esempio, la rottamazione quater) e ha effettivamente onorato il pagamento delle rate previste. Alla fine del piano, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione “stralcia” le sanzioni e gli interessi rimanenti, determinando un effettivo azzeramento di quella parte di debito. Il risultato finale è un carico fiscale notevolmente ridotto, che il contribuente riesce a estinguere in più soluzioni, senza subire azioni esecutive.

Un altro esempio concreto si verifica quando il contribuente riceve, a distanza di molti anni dalla scadenza, una cartella di pagamento contenente un debito già prescritto o emesso in violazione dei termini di decadenza. Se il soggetto agisce con tempestività, impugnando la cartella davanti al giudice competente, può ottenere l’annullamento totale del debito per decadenza o prescrizione. Anche in questo caso, si parla di cancellazione di fatto, poiché l’Agenzia delle Entrate non può più pretendere alcunché.

Tuttavia, l’ambito in cui si osserva la cancellazione più estesa è probabilmente quello delle procedure di sovraindebitamento. Il piccolo imprenditore, il consumatore o il professionista che dimostri l’impossibilità di pagare i debiti a causa di eventi straordinari (crisi economica generale, malattia, perdita del lavoro, calo drastico del fatturato) può ottenere una pronuncia di esdebitazione. Questa pronuncia, una volta omologata, vincola anche l’Agenzia delle Entrate, che deve rinunciare a riscuotere i crediti residui. È una situazione che accade sempre più di frequente, specialmente in periodi di recessione o in seguito a emergenze sanitarie che incidono profondamente sull’economia.

Riguardo alle riforme previste fino al 2025, ci si attende un ulteriore affinamento delle procedure di composizione della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Il legislatore ha manifestato la volontà di semplificare l’accesso alle procedure concorsuali e di sovraindebitamento, per sostenere chi versa in reali difficoltà e premiare la trasparenza e la cooperazione con i creditori. Ciò potrebbe tradursi in una maggiore possibilità di cancellare i debiti fiscali, specialmente se il contribuente agisce precocemente, prima che la situazione debitoria diventi insanabile. In aggiunta, le misure di definizione agevolata varate in questi anni e quelle ipotizzate per il futuro tendono a favorire l’adesione spontanea del contribuente, offrendo condizioni più vantaggiose per l’estinzione del debito.

Non mancano neppure esempi di contenziosi con l’Agenzia delle Entrate che si risolvono in tribunale con la remissione parziale del debito, specie quando emerge che la pretesa originaria del Fisco è viziata da errori o eccessi di tassazione. È bene, però, evidenziare che il percorso giudiziale può risultare lungo e costoso, motivo per cui, in diversi casi, la definizione bonaria o agevolata si dimostra la soluzione più rapida ed efficace per archiviare la pendenza con l’Agenzia delle Entrate.

Come Ti Può Aiutare Avvocato Monardo, Avvocato Esperto In Cancellazione Cartelle Esattoriali

La materia dei debiti con l’Agenzia delle Entrate è quanto mai complessa e stratificata. È fondamentale, per chiunque desideri affrontare seriamente il problema, affidarsi a professionisti in grado di analizzare la situazione specifica, valutando lo stato di fatto (tipologia e importo dei debiti, tempistiche di notifica degli atti, eventuali atti esecutivi in corso, ecc.) e individuando la strategia più idonea. Può trattarsi di un’adesione a procedure agevolate come la rottamazione, di un contenzioso mirato a far valere la prescrizione, di un accordo stragiudiziale con i creditori o, nei casi più gravi, di un percorso di sovraindebitamento finalizzato all’esdebitazione.

A questo proposito, Avvocato Monardo coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, offrendo un servizio di consulenza integrata che abbraccia tutte le sfaccettature del problema. È gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), è iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi). Grazie a queste competenze, è in grado di assistere il contribuente sin dalla fase di analisi e pianificazione, fino alla definizione conclusiva della propria posizione debitoria.

La possibilità di cancellare i debiti con l’Agenzia delle Entrate non è dunque un’illusione o un sogno, ma un obiettivo concretamente raggiungibile in presenza di specifici presupposti e con gli strumenti legali giusti. Conoscere le norme, i termini e le procedure consente non solo di orientarsi in un sistema articolato, ma soprattutto di compiere scelte informate e vantaggiose. Quello che occorre evitare è la passività, la rassegnazione o il timore di affrontare l’argomento, perché un approccio proattivo e tempestivo può segnare la differenza tra la spirale del debito e un futuro finalmente libero da pendenze con il Fisco.

Le riforme attuate negli ultimi anni e quelle ipotizzate entro il 2025 costituiscono un ulteriore tassello per favorire la ripresa economica e la regolarizzazione della posizione di migliaia di contribuenti. Le procedure di sovraindebitamento e le disposizioni del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, in particolare, hanno introdotto uno spirito nuovo, che punta a preservare la dignità del debitore meritevole e a coniugare le esigenze del creditore con la possibilità di un recupero graduale o parziale del proprio credito.

In sintesi, la cancellazione dei debiti con l’Agenzia delle Entrate non è una chimera, ma è fondamentale intraprendere tempestivamente un percorso di risanamento, farsi assistere da professionisti di comprovata esperienza e valutare tutte le opzioni disponibili, dalla definizione agevolata fino all’esdebitazione. È in questo quadro che si inserisce in modo ideale la figura di un legale esperto, come l’Avvocato Monardo, affiancato da un team di commercialisti e avvocati specializzati. Solamente con un approccio integrato e personalizzato si possono tracciare le strategie migliori per arrivare a un’effettiva cancellazione del debito.

Gli strumenti legislativi ci sono, e le possibilità sono reali. Non resta che coglierle e, soprattutto, agire con consapevolezza e determinazione.

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La consulenza fisica, a differenza di quella digitale, viene organizzata a partire da due settimane dal primo contatto.

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