Nel panorama delle imprese italiane, la Società in nome collettivo (SNC) rappresenta una delle forme societarie più diffuse, soprattutto nelle piccole e medie attività a conduzione familiare. Comprendere che cosa possa essere pignorato a una SNC e in che modo la società e i suoi soci possano difendersi dall’azione esecutiva è fondamentale per prevenire o contenere i danni di una procedura che può avere conseguenze rilevanti. La responsabilità dei soci è illimitata e solidale, il che rende essenziale l’approfondimento sia degli aspetti normativi sia di quelli pratici che ruotano intorno a questo tema, soprattutto in un contesto in cui i pignoramenti risultano in aumento.
Le analisi condotte negli ultimi anni mostrano che un numero crescente di creditori, tra cui banche, fornitori e persino l’Agenzia delle Entrate Riscossione, ha fatto ricorso allo strumento del pignoramento per recuperare i crediti vantati verso le società in nome collettivo. Le proiezioni fino al 2025 indicano un incremento delle azioni esecutive, legato anche alle recenti modifiche normative e all’evoluzione del quadro economico nazionale. Diventa quindi indispensabile comprendere i punti focali della procedura e le strategie difensive. È importante ricordare che la SNC ha un patrimonio proprio, distinto da quello dei suoi soci, ma questi ultimi possono comunque essere chiamati a rispondere con i propri beni personali, perché la responsabilità è appunto illimitata. Questa caratteristica rende la SNC una forma societaria di particolare interesse quando si parla di esecuzione forzata, in quanto i creditori possono agire sia sul patrimonio sociale sia su quello personale dei soci.
Occorre inoltre sottolineare come i tribunali, alla luce della normativa vigente, tendano a riconoscere il diritto del creditore a individuare la strada più rapida ed efficace per soddisfare la propria pretesa. In molti casi, l’azione esecutiva si indirizza inizialmente verso i beni della società, ma non è raro che, a seguito di infruttuose ricerche o in presenza di dubbi sulla consistenza patrimoniale della SNC, i creditori rivolgano lo sguardo direttamente ai soci. Tale passaggio risulta particolarmente oneroso per chi pensava di poter limitare il rischio d’impresa all’interno dei confini societari. In ragione della responsabilità illimitata, infatti, i soci di una SNC possono trovarsi esposti a pignoramenti anche su beni estranei all’attività per debiti maturati nell’esercizio dell’impresa.
Sul versante della tutela, la legge offre alcune possibilità di difesa, che includono la richiesta di sospensione dell’esecuzione e l’opposizione, purché sussistano validi motivi. È altresì fondamentale conoscere i casi in cui beni specifici risultano impignorabili, per legge o in ragione della loro natura strettamente personale, nonché considerare la possibilità di percorrere soluzioni negoziali con i creditori, al fine di scongiurare il blocco dell’attività aziendale. In aggiunta, la normativa sul sovraindebitamento, contenuta nella Legge 3/2012 e integrata dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), offre una prospettiva concreta per gestire le situazioni di squilibrio economico-finanziario, anche attraverso procedure che conducono all’esdebitazione del debitore incapiente. Tali procedure, in costante evoluzione, si applicano non solo ai soggetti consumatori ma, in alcuni casi, anche ai soci di società personali. È quindi fondamentale monitorare le più recenti modifiche legislative e le interpretazioni giurisprudenziali, che possono incidere sulle possibilità di difesa e di ristrutturazione del debito.
Chi opera in questo settore legale sa bene che la prevenzione del pignoramento e la gestione tempestiva di eventuali azioni esecutive sono aspetti cruciali per la continuità e la sopravvivenza aziendale. Molte imprese, infatti, riescono a rinegoziare i debiti o a raggiungere accordi stragiudiziali con i creditori, evitando così che l’esecuzione forzata comprometta definitivamente il patrimonio societario e personale dei soci. Nel prosieguo di questo articolo, attraverso una serie di domande e risposte, verrà fornita una panoramica autorevole su cosa i creditori possono effettivamente pignorare e come i debitori, siano essi la società o i soci, possono legittimamente tutelarsi.
Quali beni può pignorare un creditore nei confronti di una SNC?
La Società in nome collettivo è un soggetto dotato di personalità giuridica imperfetta, nel senso che gode di autonomia patrimoniale ma non al livello di altre forme societarie come la Srl o la Spa. I creditori possono innanzitutto pignorare i beni intestati alla SNC, ossia quei beni materiali e immateriali riconducibili alla società. Se la SNC possiede immobili, macchinari, attrezzature e crediti verso terzi, tali asset rappresentano il bersaglio primario di un’azione esecutiva. Quando la società detiene depositi bancari, anche i saldi dei conti correnti possono essere bloccati e assoggettati a pignoramento.
È determinante ricordare che i soci rispondono illimitatamente e solidalmente per i debiti della società. Questo significa che, una volta escusso o comunque qualora risulti insufficiente il patrimonio sociale, il creditore può rivolgersi direttamente al patrimonio personale di ciascun socio per il soddisfacimento del credito. In molte circostanze, i creditori preferiscono avviare contestualmente l’esecuzione sia verso la SNC sia verso i soci, soprattutto quando sussiste il timore che il patrimonio della società non sia sufficiente. Così, beni immobili intestati ai soci, veicoli, conti correnti privati e persino stipendi o pensioni possono essere oggetto di pignoramento, entro i limiti previsti dalla legge. È fondamentale sottolineare che non esiste un vincolo di preventiva escussione del patrimonio societario prima di procedere contro i soci, a meno che l’atto costitutivo della SNC non preveda la responsabilità sussidiaria, eventualità rara e comunque subordinata ad accordi specifici.
Esempi ricorrenti di beni aggredibili comprendono i locali commerciali utilizzati dalla società, se registrati a nome della SNC, o i macchinari necessari alla produzione, che saranno spesso i primi a essere colpiti da un provvedimento di pignoramento mobiliare. Nella prassi giudiziale, però, i creditori puntano anche su conti correnti societari e sui crediti derivanti dalle vendite o dalle prestazioni rese dalla SNC. Un caso tipico si verifica nel settore del commercio all’ingrosso, dove la società deve ricevere pagamenti dai clienti: il creditore può notificare un atto di pignoramento presso terzi ai debitori della SNC, costringendoli a versare direttamente nelle mani dell’ufficiale giudiziario le somme dovute.
È possibile difendersi dal pignoramento dei beni della SNC?
Molti si chiedono se esistano strategie efficaci per impedire o limitare il pignoramento dei beni societari. La legge consente di opporsi all’esecuzione attraverso l’opposizione agli atti esecutivi, che richiede la sussistenza di motivi di merito o procedurali, quali la prescrizione del credito, l’infondatezza della pretesa o eventuali irregolarità nella notifica degli atti. L’opposizione va proposta al giudice competente entro termini rigorosi. In situazioni in cui si rilevi un vizio formale, come un difetto nella notifica del precetto, oppure si contesti la legittimazione del creditore a procedere, vi è la possibilità di chiedere la sospensione dell’esecuzione, ottenendo una pronuncia urgente che blocchi momentaneamente la procedura.
Nel merito, i soci possono far valere eventuali vizi del titolo esecutivo o eccepire che il debito non è riconducibile alla società bensì a una specifica responsabilità personale. Non è raro che sorgano controversie relative alla natura del debito o all’esistenza di patti che circoscrivano la responsabilità dei singoli soci. Se il pignoramento colpisce beni che non appartengono alla società, per esempio perché erano stati venduti o trasferiti a terzi in buona fede prima del pignoramento, questi ultimi possono far valere la propria titolarità per ottenere la liberazione del bene. In tali casi, si può agire con un’azione di terzo opponente all’esecuzione, dimostrando la titolarità del bene e l’estraneità al debito della SNC. I tempi e le modalità di queste azioni possono variare a seconda della natura dell’opposizione, ed è cruciale agire tempestivamente per evitare che il bene venga effettivamente messo all’asta.
Talvolta, la difesa non riguarda tanto la legittimità o l’esistenza del debito, ma si concentra sulla ricerca di soluzioni transattive. La rinegoziazione del debito con il creditore può portare a un accordo che impedisce l’avvio o la prosecuzione dell’esecuzione, specialmente quando il creditore ha interesse a evitare le lungaggini processuali. Molti professionisti consigliano di cercare un dialogo con il creditore non appena si profila il rischio di esecuzione, offrendo piani di rientro o garanzie reali alternative. Questa strada si rivela spesso vantaggiosa per entrambe le parti, poiché consente di scongiurare i costi e le incertezze di una procedura esecutiva. Tuttavia, è fondamentale che l’accordo sia messo per iscritto e formalizzato con l’assistenza di professionisti legali, per evitare successive contestazioni.
Cosa accade ai beni personali dei soci di una SNC e come possono tutelarsi?
Nella SNC, i soci rispondono con il proprio patrimonio personale dei debiti contratti dalla società. Questo principio, sancito dal Codice Civile, costituisce il tratto distintivo della SNC rispetto a forme societarie che garantiscono una responsabilità limitata. Dal punto di vista pratico, ciò significa che la casa di abitazione, il conto corrente personale, eventuali veicoli e altri beni intestati al singolo socio possono essere pignorati se il patrimonio societario risulta insufficiente, o addirittura contestualmente al patrimonio della SNC, qualora il creditore lo ritenesse più rapido ed efficace.
Esistono casi in cui i soci riescono a proteggere alcuni beni dal pignoramento. Ad esempio, in determinati contesti la prima casa può essere salvaguardata se la procedura esecutiva è avviata da un creditore diverso dal fisco, purché non si tratti di un immobile di lusso e sempre entro i limiti stabiliti dalla legge. Ci sono limiti di pignorabilità anche per i conti correnti su cui confluiscono stipendi o pensioni, dato che la legge fissa una soglia minima impignorabile per garantire la dignità e il sostentamento del debitore. Questi limiti, comunque, non annullano la responsabilità del socio, ma ne disciplinano le modalità di escussione.
La migliore forma di tutela per i soci è spesso una pianificazione preventiva. Alcuni soci, temendo il pignoramento, considerano la possibilità di trasferire la proprietà di determinati beni a soggetti terzi o di costituire un fondo patrimoniale o un trust. Tali strumenti, però, sono efficaci solo se attuati in un’ottica di pianificazione e non in frode ai creditori. Se il trasferimento avviene in un periodo sospetto, può essere revocato su istanza dei creditori in base all’azione revocatoria ordinaria o fallimentare, soprattutto se è dimostrabile l’intento di sottrarre il bene alle pretese esecutive. La legge e la giurisprudenza mostrano scarsa tolleranza verso manovre volte a sottrarre attivi ai creditori, quindi è fondamentale valutare con precisione le tempistiche e la legittimità di ogni operazione.
I soci che subiscono un pignoramento possono comunque opporsi qualora emergano irregolarità sostanziali o formali. Se il creditore ha omesso di notificare correttamente il titolo esecutivo o il precetto, oppure se il socio è convinto che il debito non sia di sua competenza, egli può far valere tali circostanze in un’apposita procedura di opposizione. Tuttavia, se la pretesa del creditore è fondata e il debito effettivamente esigibile, il giudice respingerà le doglianze e l’esecuzione seguirà il suo corso.
Come si inserisce la normativa sul sovraindebitamento e sul Codice della Crisi d’Impresa nella difesa contro i pignoramenti?
Negli ultimi anni, la gestione delle crisi aziendali è stata profondamente rinnovata. La Legge 3/2012, detta Legge sul sovraindebitamento, e il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) hanno introdotto o raffinato procedure finalizzate a favorire il risanamento o l’uscita dal mercato delle imprese in difficoltà, garantendo al contempo maggiore tutela ai creditori. Uno degli strumenti più rilevanti è la possibilità, per il debitore, di accedere a procedure di composizione della crisi che possono sfociare, se vi sono i presupposti, in piani di ristrutturazione del debito o addirittura in forme di esdebitazione. L’obiettivo è quello di fornire al debitore un’ancora di salvezza quando i debiti superano di gran lunga la capacità di rimborso, permettendogli di proseguire l’attività o di liberarsi dell’oppressione dei debiti in modo legale e trasparente.
La procedura di sovraindebitamento consente, in determinati casi, anche ai soci di SNC di tentare un accordo con i creditori che, se approvato dal tribunale, blocca le azioni esecutive e i pignoramenti. Per poter accedere a questi strumenti è necessario soddisfare una serie di condizioni, tra cui l’assenza di procedure concorsuali già pendenti e la dimostrazione della situazione di persistente difficoltà finanziaria. Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza ha poi introdotto la fase dell’allerta, con l’intento di anticipare la presa di coscienza della crisi e intervenire prima che la situazione si aggravi in modo irrimediabile.
L’esdebitazione del debitore incapiente costituisce uno dei passaggi centrali: se il debitore, persona fisica, si trova in una situazione di conclamata insolvenza e non ha mezzi per soddisfare i creditori, il giudice può, a determinate condizioni, esdebitare completamente i debiti residui, offrendo una sorta di “seconda opportunità”. Questo istituto, già presente nella Legge 3/2012, è stato potenziato e coordinato con le nuove regole del Codice della Crisi. Per le SNC, la questione è più complessa, dato che non tutte le procedure concorsuali previste per le società di capitali si applicano a quelle di persone. Ciò non toglie che i soci, come persone fisiche, possano avvalersi delle norme in tema di sovraindebitamento, soprattutto quando gli obblighi della società gravano sul loro patrimonio personale, purché ricorrano le condizioni richieste dalla legge.
Queste procedure mostrano la crescente attenzione del legislatore verso la prevenzione di fallimenti e la salvaguardia del tessuto imprenditoriale, con un occhio di riguardo anche alla situazione personale dei debitori. Avviare una procedura di sovraindebitamento può essere strategico per fermare o sospendere i pignoramenti e aprire un tavolo di discussione con i creditori sotto la supervisione di un organismo di composizione della crisi (OCC) o del tribunale competente, per giungere a un piano sostenibile che tuteli sia gli interessi dell’imprenditore sia quelli dei creditori.
Quali esempi pratici evidenziano le criticità e i rimedi più comuni?
Un primo esempio riguarda una SNC operante nel settore della ristorazione, composta da due soci, proprietaria di un locale commerciale e di alcuni beni strumentali come tavoli, sedie e attrezzature da cucina. A fronte di debiti contratti con un fornitore di alimentari, la società non ha potuto onorare alcuni pagamenti, portando il fornitore a ottenere un titolo esecutivo. Il fornitore ha avviato il pignoramento sui beni della società, compresi i macchinari presenti nel locale. Il giudice dell’esecuzione, a causa del mancato accordo tra le parti, ha autorizzato la vendita all’asta degli arredi. Il rischio di interrompere l’attività era altissimo, poiché senza quegli strumenti la SNC non avrebbe potuto operare. Per evitare il collasso, i soci hanno proposto un piano di rientro con una parziale garanzia personale, riuscendo così a scongiurare la vendita forzata dei beni societari.
Un secondo esempio coinvolge un socio di SNC che, avendo firmato fideiussioni personali a garanzia di un finanziamento bancario acceso dalla società, si è trovato esposto a un pignoramento immobiliare sulla casa di sua proprietà. Il debito complessivo era molto elevato, e il patrimonio societario non copriva l’intera somma. La banca ha quindi agito direttamente sul socio, cercando di espropriare il suo immobile. Tuttavia, quest’ultimo ha dimostrato che la casa era gravata da un fondo patrimoniale costituito prima dell’insorgere dei debiti e destinato a soddisfare i bisogni della famiglia. In tribunale si è aperta una disputa: la banca sosteneva che il fondo patrimoniale fosse stato creato appositamente per sottrarre il bene ai creditori, mentre il socio sosteneva la validità del vincolo. In quel caso specifico, il giudice ha riconosciuto la buona fede del socio, poiché il fondo era stato istituito anni addietro, in un periodo in cui il debito non era ancora sorto. Il pignoramento è stato così limitato a beni diversi dalla casa di abitazione.
Un terzo esempio riguarda una SNC che si è ritrovata a fronteggiare più azioni esecutive contemporaneamente, una promossa dal fisco e un’altra da un importante fornitore di materie prime. L’insieme dei debiti superava di gran lunga le risorse disponibili, e la società era sull’orlo del fallimento. I soci hanno scelto di rivolgersi a un organismo di composizione della crisi per tentare una procedura di sovraindebitamento. È stato quindi predisposto un piano di liquidazione dei beni non indispensabili, unito a un accordo con i creditori che prevedeva l’esdebitazione finale delle somme non coperte dal realizzo. Il tribunale ha omologato l’accordo, imponendo di fatto un blocco delle esecuzioni in corso e garantendo un percorso di risanamento. Questa soluzione ha permesso alla SNC di proseguire l’attività in forma ridotta, pur sacrificando parte del patrimonio, con la prospettiva di tornare competitiva una volta alleggerita dal peso dei debiti pregressi.
I casi evidenziano come la linea di confine tra responsabilità societaria e responsabilità personale sia molto sottile nelle SNC. Allo stesso tempo, mostrano che esistono rimedi concreti: accordi transattivi, opposizioni ben fondate, costituzioni di vincoli patrimoniali non fraudolenti, accesso a procedure di sovraindebitamento, ristrutturazioni del debito e piani di risanamento possono tutti rappresentare armi valide per difendersi dal pignoramento. La cosa più importante è agire tempestivamente e con il supporto di professionisti competenti, poiché un ritardo ingiustificato può pregiudicare la riuscita di qualsiasi strategia difensiva. Gli aggiornamenti legislativi fino al 2025, con l’implementazione di meccanismi di allerta e l’ulteriore affinamento delle procedure concorsuali, contribuiranno probabilmente a ridurre il numero di situazioni in cui i pignoramenti sfociano in espropriazioni totali, incentivando soluzioni negoziate e piani di recupero aziendale.
Come Ti Può Aiutare L’Avvocato Monardo In Caso Di Pignoramento Di Una SNC
Nella complessa materia dei pignoramenti alle SNC e delle procedure di sovraindebitamento, rivolgersi a un legale esperto è spesso la chiave per prevenire o risolvere situazioni potenzialmente devastanti. L’Avvocato Monardo coordina avvocati e commercialisti esperti a livello nazionale nell’ambito del diritto bancario e tributario, offrendo un supporto qualificato sia nelle fasi stragiudiziali di trattativa con i creditori sia nelle procedure giudiziali vere e proprie. È gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi). Tali competenze consentono un intervento mirato sia per analizzare la situazione patrimoniale e finanziaria della società e dei soci sia per individuare la strategia migliore per ristrutturare o alleggerire il debito, facendo leva sulle procedure offerte dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza e dalla normativa sul sovraindebitamento, anche con la prospettiva dell’esdebitazione del debitore incapiente.
Il pignoramento di una SNC non è un evento raro né può essere sottovalutato, ma gli strumenti giuridici per difendersi o per gestire in modo sostenibile la crisi esistono e sono in evoluzione. Affidarsi a professionisti specializzati permette di orientarsi in una normativa complessa e in continua mutazione, evitando errori che possono comportare la perdita di beni essenziali e il blocco dell’attività imprenditoriale. Con un’adeguata consulenza, la valutazione delle possibili vie d’uscita diventa più chiara, e ciò aiuta soci e imprese a intraprendere percorsi di ripianamento del debito o di composizione della crisi, salvaguardando al contempo la continuità aziendale e il patrimonio personale. Essere proattivi e informati sulle opportunità offerte dal legislatore, infine, costituisce la base di ogni strategia vincente per chi intende preservare il proprio ruolo nel mercato e guardare al futuro con maggiore serenità.
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